Autore |
Discussione |
alepazzi
Salottino
Utente Maestro
|
Inserito il - 03/02/2008 : 10:35:20
|
provero' a fare la sachertorte con la ricetta di mario... in vita mia l'ho fatta solo un paio di volte, l'interno mi usciva molto basso e umido, appiccicoso, mentre la glassa era da rompere con lo scalpello da tanto usciva dura!!!!!
|
|
Cala Goloritzè
Baunei (Nu)
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna |
|
Regione Lombardia ~
Città: lodi/arbatax ~
Messaggi: 6382 ~
Membro dal: 15/08/2007 ~
Ultima visita: 11/11/2013
|
|
|
annika
Nuovo Utente
|
Inserito il - 03/02/2008 : 14:00:03
|
Tagliata di Manzo con asparagi
prendete 2 fettine di manzo...disossate...tagliatele a pezzetti, a vostro piacere... 4- 6 cm..condite con olio extra vergine di oliva e prezzemolo....infornate : 200 gradi per circa 15 minuti, nel frattempo..bollite gli asparagi selvatici, (io uso il microonde, bastano 5 minuti a 700 watt).... quando la carne e' quasi pronta..incorporate gli asparagi.... bastano altri 5 minuti ...togliete dal forno..... aggiungete un po' di olio....e coprite con scaglie di parmigiano...
piatto semplice e leggero..... una variante : al posto degli asparagi...si utilizza la rucola.. in base ai gusti......buon appettito !!!
|
|
"I confini ? esistono eccome !!! " Nei miei viaggi ne' ho incontrati molti..e stanno tutti nella mente degli uomini. (Lizard) |
|
Regione Estero ~
Città: Sirbony ~
Messaggi: -20 ~
Membro dal: 21/06/2007 ~
Ultima visita: 26/06/2008
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 04/02/2008 : 09:59:42
|
La Bavarese agli agrumi nostrani
450 g di marmellata di arance amare, 5 tuorli, 4 cucchiai di liquore all'arancia, 50 g di burro, 3 fogli di colla di pesce, 400 g di ricotta di pecora, 100 g di panna montata, il succo di 2 arance, spicchi di arancia candita per decorare. Preparazione: Fate ammorbidire la colla di pesce in acqua fredda. Mettete in una casseruola la marmellata di arance con il succo d'arancia e riscaldate sul fuoco finché la marmellata non si sarà sciolta. In una grossa ciotola sbattete i tuorli, poi unite lentamente il miscuglio di marmellata e succo d'arancia. Rimettete il composto in una casseruola e fatelo addensare a fuoco basso senza farlo bollire e continuando a mescolare. Spegnete il fuoco e unite la colla di pesce ammorbidita e strizzata. Quando sarà sciolta unite il liquore e il burro. Lasciate intiepidire il composto, poi frullatelo bene nel mixer e versatelo in una terrina. Aggiungete la ricotta (che avrete sbattuto a lungo per renderla cremosa) e la panna montata e mescolerete molto delicatamente finché il composto non sarà perfettamente omogeneo. Versate la preparazione in uno stampo da budino da 22 cm di diametro e della capacità di circa un litro e mettete in frigo per 4 ore. Dopodiché immergete lo stampo per un attimo in acqua bollente, sformate la bavarese su un piatto da portata e decoratela a piacere con spicchi di arancia candita e con altra panna montata mario vacca
|
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 05/02/2008 : 10:24:01
|
Un dessert che avevo dedicato a mia figlia La delizia di Anna Giulia
Ingredienti: 1 limette (si dice cosi il limoncino verde) - 1 stecca di vaniglia - 350 gr di yogurt di latte fresco - 100 gr di yogurt greco di panna - 225 gr di zucchero a velo - 7 fogli di gelatina bianca - 350 ml di succo di pompelmo rosa - 20 gr di ingwer (Zenzero) - 1 papaia e... una buona dose di fantasia. Preparazione: Ho lavato la limette, asciugata e dopo averne grattuggiato la scorza, la verso insieme alla vaniglia di quella bacca che prima avevo aperto a metà nei due yogurt mescolati. Ho mescolato anche 50 gr di zucchero a velo, ho fatto amorbidire in acqua fredda 3 fogli di gelatina che poi, dopo averla strizzata, l'ho fatta sobollire con alcuni cucchiai di yogurt. Quindi dopo sciolta, versata nel composto, mescolo bene e tengo al fresco per alcune ore. Ho preso 6 formine da 150 ml. e verso lo yogurt spartendolo, lascio riposare affinché si rapprenda (si solidifichi abbastanza). Ammollo anche gli altri fogli di gelatina e li metto in 125 ml di succo di pompelmo con 250 gr di zucchero a velo, porto a dolce calore affinché la gelatina si sciolga ed intanto mischio bene con un cucchiaio. Lascio riposare anche questo in luogo fresco, quindi riempio le formine con lo yogurt, metto in frigo per alcune ore (5-6). Pelato lo Zenzero, lo trancio a cubetti finissimi e porto in ebollizione molto leggera con il restante zucchero ed il succo del pompelmo... diventerà uno sciroppo. La papaia che ho proveduto a sbucciare e dimezzare, dopo averci levato tutti i semi la taglio a spicchietti regolari. Sul piatto individuale dopo aver passato gli stampini sull'acqua tiepida gli accomodo al centro levandoli con delicatezza, ci guarnisco alcuni spicchi di papaia, una cucchiaiata di sciroppo e... come sempre Buon appettito a tutti mario vacca
|
Modificato da - Ichnos in data 05/02/2008 10:25:06 |
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 06/02/2008 : 10:57:03
|
Le Allodole al crostone in salsa
16 Allodole 16 Fettine Lardo 16 Crostoni Pane 100 G Burro 1 Fegatino Di Pollo 1 Cucchiaino Farina Poco Brodo 1 Bicchierino Cognac Olio D'oliva Sale Pepe
Pulire le allodole (tenere da parte i fegatini), salarle, peparle, avvolgerle nelle fettine di lardo e legarle. Farle rosolare in una teglia con metà burro e poco olio a fuoco vivo; quando hanno preso colore, bagnarle con qualche cucchiaio di brodo e portare a termine la cottura in forno a temperatura media. Cuocere intanto i fegatini delle allodole e il fegatino di pollo con una noce di burro; passarli al setaccio, salare, pepare, bagnare con il cognac e far asciugare al fuoco. Friggere nel rimanente burro (tenerne da parte una noce) i crostoni di pane, scolarli, spalmarli con il passato di fegatini, disporli su un piatto e mettere su ciascuno una allodola. Aggiungere ancora un poco di brodo al sughetto di cottura delle allodole, rimetterlo al fuoco staccando bene il fondo con un cucchiaio di legno, incorporatevi la noce di burro tenuta da parte impastata con la farina, mescolare bene, fare addensare un poco la salsa, quindi versarla sulle allodole. mario vacca
|
Modificato da - Ichnos in data 06/02/2008 10:57:36 |
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
afabica
Salottino
Utente Master
Manuse de Oru
|
Inserito il - 06/02/2008 : 12:32:22
|
| ICHNOS ha scritto:
[center][u]Le Allodole al crostone in salsa
|
le allodole in sardo come si chiamano? io non ne ho mai viste in vendita, ma sono di allevamento o è selvaggina? altrimenti....................
|
|
_____________________ http://www.coquinaria.it/ http://afabica.blogspot.com/
DEU SEU "very" sarda |
|
Regione Sardegna ~
Prov.: Cagliari ~
Città: selargius ~
Messaggi: 2190 ~
Membro dal: 04/10/2006 ~
Ultima visita: 05/11/2021
|
|
|
loulunes
Salottino
Utente Medio
|
Inserito il - 06/02/2008 : 14:18:03
|
| afabica ha scritto:
le allodole in sardo come si chiamano? io non ne ho mai viste in vendita, ma sono di allevamento o è selvaggina? altrimenti....................
|
Nella mia zona si chiamano accuccadìttas, se non sbaglio in Campidanese.....calandiri, calandironi o qualcosa del genere.
|
|
|
Regione Sardegna ~
Messaggi: 244 ~
Membro dal: 19/04/2006 ~
Ultima visita: 03/11/2008
|
|
|
campidano
Salottino
Utente Master
|
Inserito il - 06/02/2008 : 14:38:01
|
| loulunes ha scritto:
| afabica ha scritto:
le allodole in sardo come si chiamano? io non ne ho mai viste in vendita, ma sono di allevamento o è selvaggina? altrimenti....................
|
Nella mia zona si chiamano accuccadìttas, se non sbaglio in Campidanese.....calandiri, calandironi o qualcosa del genere.
|
In Trexenta, AXRABI, o forse ASRABI, o forse anche ARGIALI, e' piu difficile scriverlo che pronunciarlo. C'e' anche S'AXRABE'CANNACA che si riconosce per il cerchietto di piume a forma di collana nel collo.
|
|
|
Regione Sardegna ~
Città: cagliari ~
Messaggi: 2526 ~
Membro dal: 17/01/2007 ~
Ultima visita: 25/02/2024
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 06/02/2008 : 20:26:06
|
l allodola....eccola qui.....manca solo il crostone hahahah comunque questi uccelli si prestano benissimo anche all allevamento anche se........capito?tuttaltra cosa eh! mario vacca
|
Modificato da - Ichnos in data 06/02/2008 20:27:22 |
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 07/02/2008 : 10:08:59
|
Il pesto alle noci
Sbollentare in acqua caldissima 200 gr di gherigli di noce, indi privarli della pellicola esterna, che renderebbe amara la salsa. Mettere a bagno in una sufficiente quantità di latte 3 cucchiai di mollica di pane sbriciolato, quindi strizzare per bene. Sarebbe preferibile, a questo punto, utilizzare un mortaio, ma in mancanza, utilizzare il mixer, versando nel bicchiere contenitore i gherigli pelati di noce , 40 gr di pinoli, 3 spicchi d'aglio, la mollica di pane, un rametto sfrondato di maggiorana (o un pizzico di maggiorana secca) ed un pizzico di sale. Quando gli ingredienti saranno bene amalgamati, aggiungere un filo d'olio di oliva extravergine in quantità tale da ottenere una salsa abbastanza fluida. mario vacca
|
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 08/02/2008 : 12:18:12
|
Un idea x chi volesse fare qualcosa x una festa importante e sopratutto....avesse tanto tempo a disposizione
L Aragosta o Astice in forma Per la buona riuscita di una ricetta a base di aragosta è importante che il crostaceo venga acquistato e cucinato vivo; solo in questo modo si ha la sicurezza che sia fresco e che la sua carne sia tenera. Bisogna però fare molta attenzione a maneggiare l'astice perché facilmente può graffiarvi con le chele. Procuratevi innanzitutto un'assicella di legno e del filo bianco; l'assicella servirà a mantenere dritto il crostaceo durante la cottura. Con la massima attenzione (e possibilmente con le mani protette da un paio di guanti), appoggiate l'aragosta sull'assicella e, iniziando dalla coda, legatela con il filo; poi ripiegate le chele e le antenne sopra la coda e legate anche queste. Preparate il court-bouillon portando ad ebollizione, in una grande pentola, tre o quattro litri di acqua con una manciata di sale grosso, qualche granello di pepe, il mazzetto aromatico e le cipolle e le carote tagliate a rondelle. Fate bollire il liquido per circa 10 minuti, poi immergetevi l'aragosta che, dopo qualche minuto di cottura, assumerà una bellissima colorazione rosso vivo. Fate cuocere per 30 minuti, quindi spegnete il fuoco e lasciate intiepidire l'aragosta nel brodo. Intanto fate sciogliere la gelatina, seguendo le istruzioni annesse alla confezione, e lasciatela raffreddare in modo che diventi leggermente oleosa. Scolate l'aragosta, ponetela sul tagliere con la pancia verso l'alto e con una forbice praticate due tagli longitudinali lungo la membrana molle che ricopre il ventre. Sollevate la membrana e staccatela, recidendola all'altezza della testa; poi introducete delicatamente la punta del coltello tra la carne e il guscio e, con molta delicatezza, estraete la polpa, cercando di mantenere perfettamente intatte sia la carne che la corazza. Adagiate la polpa sul tagliere e tagliatela in medaglioni. Liberate dalla crosta il pancarré e tagliatelo diagonalmente per il lungo, in modo da ottenere un triangolo che vi servirà come supporto per la corazza del crostaceo. Appoggiate quindi il pane, sul piatto di servizio e adagiatevi sopra il guscio dell'aragosta. Allineate i medaglioni di polpa su una gratella per dolci e spennellateli con un po' di gelatina; posate su ciascun medaglione una fettina di tartufo e coprite con altra gelatina, che lascerete consolidare. Se volete, contornate l'aragosta con foglie di lattuga, poi distribuite dei pezzetti di burro su tutto il guscio e disponetevi sopra i medaglioni. Infine decorate il tutto circondando l'aragosta con delle uova sode, tagliate a metà e coperte con un ciuffo di salsa cocktail (preparata mescolando una tazza di maionese con due cucchiai di tomato ketchup e uno spruzzo di Worcester). Naturalmente potete scegliere anche altre decorazioni a vostro gusto, come piccoli pomodori ripieni di insalata russa, sottaceti, eccetera. Come vedete, si tratta di una preparazione un po' complessa ed estremamente raffinata, assai indicata per un pranzo importante. mario vacca
|
Modificato da - Ichnos in data 08/02/2008 12:19:56 |
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 09/02/2008 : 09:47:39
|
Carne all Uccelletto
Ingredienti (per 4 persone): 400 gr di fettine di vitello molto sottili, 50 gr di burro, 4 cucchiai di olio, 1 limone, 1 foglia di alloro, 1 spicchio d'aglio, sale, pepe. Preparazione: In una casseruola possibilmente di terracotta, mettere il burro, l'olio, lo spicchio d'aglio schiacciato, e la foglia di lauro. Appena il burro si sarà sciolto, senza lasciarlo soffriggere, aggiungere le fettine di carne, salare , pepare, alzare la fiamma e lasciar rosolare la carne 1 minuto per parte, poi trasferirla su di un piatto da portata e tenere al caldo. Togliere dalla casseruola lo spicchio d'aglio e l'alloro, lasciar soffriggere il sugo rimasto ancora qualche minuto, poi togliere dal fuoco, unire il succo di mezzo limone, rimescolare, versare sul vitello all'uccelletto e servire. mario vacca
|
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 10/02/2008 : 09:53:02
|
I Tartufi al Cioccolato
300grammi di cioccolato fondente 90 grammi di burro 60 grammi di zucchero 3 cucchiaini raso di caffè ristretto 3 tuorlo d'uovo cacao amaro Fate fondere a bagno maria il cioccolato e amalgamatevi il burro, lo zucchero e il caffè. Togliete dal fuoco e lasciate riposare almeno 10 minuti e poi incorporatevi le uova emulsionando velocemente. Fate raffreddare bene, anhce due o tre ore quindi prelevatene una piccola parte e fatene delle palline aiutandovi con il palmo delle mani. Passatele nel cacao amaro (o nella granella di nocciola) e lasciatele ancora al fresco per un'oretta mario vacca
|
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Memi
Salottino
Utente Medio
|
Inserito il - 10/02/2008 : 10:56:52
|
quante idee deliziose, grazie ICHNOS
|
|
|
Regione Sardegna ~
Messaggi: 130 ~
Membro dal: 07/02/2008 ~
Ultima visita: 10/02/2011
|
|
|
Ichnos
Salottino
Utente Attivo
|
Inserito il - 11/02/2008 : 10:21:33
|
Tantissimi anni fa con una semplice ricerca preparai una piccola tesina da immettere poi nei testi scolastici di una scuola alberghiera,mi riusci simpatica e fu gradita da tantissimi
La storia del re dell orto „Il Pomodoro“ Il pomodoro è una pianta orticola della famiglia delle solanacee (Lycopersicon esculentum) che può raggiungere l’altezza di 2 metri se accuratamente sostenuta. Il suo frutto, protagonista in prima linea all’interno della gastronomia italiana, è largamente diffuso in tutto il mondo per il suo apprezzabile gusto oltre che per le sue importanti proprietà nutrizionali. Infatti, il pomodoro in ogni sua varietà è ricco di fibre e vitamine quali la A, C, B1, B2, K, P e PP. Da dove viene il pomodoro? La pianta è originaria del Cile e dell’Ecuador dove, per effetto del clima tropicale, offre i suoi frutti tutto l’anno. Della sua coltivazione abbiamo chiare testimonianze già in epoca precolombiana sia in Messico che in Perù. Come è giunto in Europa? Originario dell’America Latina, il viaggio transoceanico di questo ingrediente è stato lungo, burrascoso e avvolto anche di mistero. Furono gli Spagnoli durante la prima metà del ‘500 a importare questa pianta, ma inizialmente il suo utilizzo fu esclusivamente ornamentale. Addirittura il frutto era ritenuto velenoso per il suo alto contenuto di solanina, sostanza considerata all’epoca dannosa per l’organismo. Proprio un erborista italiano, Pietro Matthioli , nel 1544 la classificò fra le specie velenose, anche se ammise di aver sentito voci secondo le quali in alcune regioni il suo frutto veniva mangiato fritto nell'olio. Ma al pomodoro venivano al contempo attribuiti misteriosi poteri afrodisiaci e, per tale motivo, veniva impiegato dagli alchimisti in diverse pozioni e filtri magici. Aneddoti e testimonianze storiche ricordano che in Francia era usanza per gli uomini offrire piantine di pomodoro alle dame, come atto d’amor gentile e che nel 1640 la nobiltà di Tolone omaggiò il cardinale Richelieu di quattro rigogliose piante di pomodoro. Il suo successo estetico fu tale che la coltivazione partendo dalla Spagna, e passando per il Marocco, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando un clima adatto per il suo sviluppo soprattutto in Italia, in particolare nella regione dell’agro nocerino-sarnese, tra Napoli e Salerno.
Quale è l’origine del suo nome? Subito dopo l’importazione, in Europa si divulgò tra gli alchimisti dell’epoca la convinzione dei poteri afrodisiaci del pomodoro. Ciò ci porta a fare una prima considerazione sulla probabile origine del suo nome. Infatti, nomi come love apple in inglese, pomme d’amour in francese, Libesapfel in tedesco e pomo (o mela) d’oro in italiano, fanno tutti esplicito riferimento all’arte amatoria. Diversamente altre fonti fanno risalire il nome ad una storpiatura dell’espressione pomo dei Mori, giacché il pomodoro appartiene alla famiglia delle solanacee, al pari della melanzana, ortaggio preferito da tutto il mondo arabo. Ai giorni nostri, con l’eccezione dell’italiano, le vecchie espressioni, precedentemente citate, sono state tutte sostituite da derivazioni dell’originario termine azteco ‘tomatl’. In questo caso, il nome è frutto di un errore. Infatti, la pianta che fu importata in Europa era chiamata dagli Aztechi ‘xitomatl’, che significa grande tomatl. La tomatl era un’altra pianta, simile al pomodoro, ma più piccola e con i frutti di colore verde-giallo (chiamata oggi Tomatillo e impiegata nella cucina centro-americana). Furono quindi gli Spagnoli che chiamando entrambe i frutti ‘tomate’ diedero origine ai nomi moderni nelle lingue europee. Come è arrivato sulle nostre tavole? Ricostruzione ancora più complessa è quella su come e dove, nell’Europa barocca, questo frutto esotico ornamentale, accompagnato da una ricca serie di credenze e dicerie popolari, comparve sulla tavola di qualche coraggioso (oppure affamato) contadino. Infatti, anche gli stessi indigeni del Perù, primi coltivatori del pomodoro, usavano il frutto solo a scopo ornamentale. Le prime sporadiche segnalazioni di impiego come alimento commestibile, fresco o spremuto e bollito per farne un sugo, si registrano in varie regioni dell’Europa meridionale del XVII secolo. Verso la fine del Settecento la coltivazione a scopo alimentare del pomodoro conobbe un forte impulso in Europa, principalmente in Francia e nell’Italia meridionale. Ma mentre in Francia il pomodoro veniva consumato soltanto alla corte dei re, a Napoli si diffuse rapidamente tra la popolazione più umile. Nel 1762 ne furono definite le tecniche di conservazione in seguito agli studi di Lazzaro Spallanzani che, per primo, notò come gli estratti fatti bollire e posti in contenitori chiusi non si alterassero. In seguito, nel 1809, un cuoco parigino, Nicolas Appert, pubblicò l'opera L'art de conserver les substances alimentaires d'origine animale et végétale pour pleusieurs années, dove fra gli altri alimenti era citato anche il pomodoro. Nelle Americhe il passaggio fu più lento, essendo molto ben radicata la convinzione della sua tossicità. Nel 1820, il colonnello statunitense Robert Gibbon Johnson decise di mangiare, provocatoriamente, davanti ad una folla un pomodoro, dimostrando di non subire alcuna disastrosa conseguenza. Addirittura, si narra, che alcuni avversari politici di Abrahm Lincoln convinsero il suo cuoco a preparare una pietanza a base di pomodoro per avvelenarlo. Dopo la cena la congiura fu scoperta, e l’episodio contribuì addirittura a rendere molto popolare il pomodoro, poiché Lincoln ne divenne un appassionato consumatore. Nel 1819, il grande cuoco napoletano di corte Vincenzo Corrado pubblica Il Cuoco Galante, dove sono descritte molte ricette con pomodori farciti e poi fritti: “Per servirli bisogna prima rotolarli su le braci o, per poco, metterli nell'acqua bollente per toglierli la pelle. Se li tolgono i semi o dividendoli per metà, o pure facendoli una buca.” (Il cuoco galante, 1773 Napoli, prima ed.) Finalmente nel 1839, il napoletano Don Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, codificando quello che presumibilmente era diventata nel popolino un’usanza alquanto diffusa, nella seconda edizione della sua Cucina Teorico Pratica propose di condire la pasta col pomodoro e illustrò la prima ricetta del ragù.
Da lì il pomodoro divenne uno degli ingredienti con i quali far sbizzarrire la fantasia e il gusto, dando vita all’innumerevole utilizzo che tutt’oggi manteniamo quale caposaldo della nostra alimentazione. Addirittura la scrittrice Matilde Serao (1856-1927), commettendo un anacronismo, attribuisce ad un mago del ‘200 la ricetta dei maccheroni con il pomodoro. Non possiamo che commentare che gli abbinamenti tra il sugo di pomodoro e la pasta, la pizza e le altre conosciute specialità sembrano veramente essere nate grazie a delle intuizioni che hanno molto di magico. Questa ben riuscita avventura del pomodoro ha reso e renderà felici non solo generazioni di italiani, ma tutti coloro che amano e apprezzano la buona cucina in tutto il mondo! Spero che questa piccola parte del carambolesco viaggio compiuto dal pomodoro per giungere sino alle nostre cucine sia stata per voi una lettura interessante. mario vacca
|
|
Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
|
|
Regione Estero ~
Città: berlino ~
Messaggi: 606 ~
Membro dal: 29/10/2007 ~
Ultima visita: 09/10/2023
|
|
|
Discussione |
|
|
|