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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 28/12/2008 : 22:30:05
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Struggenti, intimiste, belle...
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John tutor
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 29/12/2008 : 22:44:02
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| Giuseppe Aricò ha scritto:
Rocce bianche di Gallura
Resta fra i tuoi ripari perché il vento non ferisca lo sguardo antico, sfinito dalla dolcezza naturale delle solitudini interiori
Lascia che scorrano i giorni degli uomini disponibili dei nuovi cannibali dagli occhi freddi, senza sentimenti
Quest’alba eterna, lunga una vita, che noi spezziamo in briciole di tempo nel calice dell’ostia benedetta, annega in una nuova primavera
Deborda l’onda lungo la sabbia sospinta con violenza dal mare, un cappio stretto doma il vento fino a quietare polvere e aghi di pino.
Luccica d’argento all’orizzonte un vascello deserto dalle vele bianche c’è ancora tempo prima che faccia notte c’è ancora mare prima di nuove rotte
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Bellissima. Hugo.
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Ascolta...è silenzio, svela la tua essenza, la tua luce nell'ombra, la tua ombra nella luce, l'eternità in un istante.
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 10/01/2009 : 00:52:37
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Nel vuoto e nel pieno di luce nera
Questa notte percorro strade deserte porto i pensieri stretti nel pugno perché voglio vedere la radice maligna del mio silenzio originario Follia di chi cerca una qualunque ragione madre dolorosa vedova silenziosa
Questa notte tornerò negli antichi palazzi d’una vacanza dolce e stranita ma non ci sarà il tuo stupore infantile Il tuo braccio appeso al mio Ogni cosa scivolerà senza consistenza incomprensibile impalpabile
Questa notte Torinese che l’assenza ingombra toglie l’aria uccide il ricordo Le strade sono vigne d’acini secchi erba marcia stalattiti nere Dietro le luci gialle di piazza Vittorio la polvere m’incanta
Impalpabile come questo strano destino
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Non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà....... |
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 10/01/2009 : 07:11:44
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Si! strano destino, il nostro. bella! Antonio
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I bastioni
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 17/01/2009 : 23:14:11
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Quando mi parli,
le parole hanno luce, sono profonde, colorate dai sentimenti, s’avvolgono perché il sole non sciolga l’incanto ed il vento non interrompa le onde.
Sfilano lungo il raggio d’uno sguardo come bimbi in un giorno di festa e modulano in echi allungati, suoni ricchi di curve armoniche, ed angoli a legare pensieri e scale cromatiche dei chiaroscuri raccolti nell’anima.
Potrei morire dei tuoi lunghi silenzi che gelano il tempo, e tu dei miei
Le tue pause mute, sono isole di galassie lontane dove si nutre l’aspra consapevolezza d’un eterno ancora a venire, nero ed inconsistente.
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Non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà....... |
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John tutor
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 17/01/2009 : 23:59:10
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| Giuseppe Aricò ha scritto:
Quando mi parli,
le parole hanno luce, sono profonde, colorate dai sentimenti, s’avvolgono perché il sole non sciolga l’incanto ed il vento non interrompa le onde.
Sfilano lungo il raggio d’uno sguardo come bimbi in un giorno di festa e modulano in echi allungati, suoni ricchi di curve armoniche, ed angoli a legare pensieri e scale cromatiche dei chiaroscuri raccolti nell’anima.
Potrei morire dei tuoi lunghi silenzi che gelano il tempo, e tu dei miei
Le tue pause mute, sono isole di galassie lontane dove si nutre l’aspra consapevolezza d’un eterno ancora a venire, nero ed inconsistente.
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Complimenti Giuseppe, quanta verità, ..le parole hanno luce..le parole dell'essenzialità, un bagliore..in piena libertà di ascolto..prima che la luce si spenga e che l'eco svanisca. I silenzi, gli unici silenzi..son quelli di Dio..degli abissi che sprofondano uno dentro l'altro..cento universi che fuggono uno dentro l'altro e si chiudono per sempre nell'oscurità..nell'ignoto. bello il contrapposto Voce-silenzi, ma non sono separabili e vanno letti insieme. Complimenti. Hugo
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Ascolta...è silenzio, svela la tua essenza, la tua luce nell'ombra, la tua ombra nella luce, l'eternità in un istante.
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UtBlocc
Utente Bloccato
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Inserito il - 18/01/2009 : 06:22:53
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| Giuseppe Aricò ha scritto:
Quando mi parli,
le parole hanno luce, sono profonde, colorate dai sentimenti, s’avvolgono perché il sole non sciolga l’incanto ed il vento non interrompa le onde.
Sfilano lungo il raggio d’uno sguardo come bimbi in un giorno di festa e modulano in echi allungati, suoni ricchi di curve armoniche, ed angoli a legare pensieri e scale cromatiche dei chiaroscuri raccolti nell’anima.
Potrei morire dei tuoi lunghi silenzi che gelano il tempo, e tu dei miei
Le tue pause mute, sono isole di galassie lontane dove si nutre l’aspra consapevolezza d’un eterno ancora a venire, nero ed inconsistente.
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Bella...le parole hanno luce, si Giuseppe...il silenzio gela la vita. Complimenti, è stupenda.
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 18/02/2009 : 22:34:07
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Armonie senza speranza
Arrivo col fiato corto nel cono di luce dei lampioni guerra d’ombre gialle e nere striscia colorata dentro la notte
Tu sei fortezza impenetrabile mentre dormi nel cuore delle cose. Una reggia sontuosa di silenzi un corpo senza volto, un ricordo
La risacca è una baiadera Si muove lungo curve sinuose di spuma bollente e fasci di luce che accendono rocce laviche
immobili armonie dimenticate
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Tizi
Salottino
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Inserito il - 19/02/2009 : 10:01:42
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ciao Giuseppe ben tornato e come sempre alla grande....
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Panorama
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 19/02/2009 : 14:01:17
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Grazie Tizi....! Sai, avevo innanzi agli occhi Isd Aruttas quando l'ho scritta..... Un abbraccio.
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 19/02/2009 : 15:16:23
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meravigliosa descrizione....poetica.... un abbraccio
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 28/02/2009 : 18:18:44
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La lontananza
Devo dare risposte a qualcuno ? Al mio datore di lavoro o alla donna che pensava d’amarmi ? Il tavolo colmo di gusci sembra un golfo piatto, un mare che non possiede risposte. Ingoio noci novelle per dare vita alle stanche mascelle di vecchio. Inciampo nel tempo indeciso, tutto è disordine. Scrivo un trattato sulla solitudine e le righe simmetriche sono la rappresentazione dell’inutile, escrescenze in forma di poesia, parole male assortite, diluvio nero. La donna che pensava d’amarmi s’è ritratta sconfitta dal filo spinato che circonda l’anima senza amore, un deserto d’anima che invita a desistere
Devo mostrare la pelle piena di cicatrici? Il tavolo colmo di gusci non possiede risposte alle mie domande e il tempo sembra più deciso mentre ispeziona le stanze, colme di lenzuola bianche Ho finito il trattato sulla solitudine Ho finito le noci e la voglia di parlare La poesia s’allontana dentro le pagine d’un libro in formato tascabile C’è l’ombra avvilente del mio passato a ricordarmi le cose frantumate dal tempo L’orchestra ripiega gli strumenti e il concerto finisce. Spengo lo schermo bianco e dormo Io sono solo un poeta che ha scritto un trattato sulla solitudine
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Modificato da - Giuseppe Aricò in data 28/02/2009 18:21:48 |
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 05/08/2009 : 02:07:29
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La quieta morte
Certo, c’è fatica in questa vita passata a leggere nel fiume echi d’antichi suoni di marine stremate dall’andare e ritornare
Certo, c’è dolore a ricordare secchi rimpianti d’un amore perso quando sui prati il corpo suo riverso scioglieva il peso d’una notte oscura
Il ciclo dei tramonti e dei risvegli ha l’ombra affascinante dei suoi occhi, quegli occhi chiari dagli sguardi puri Certo che c’è dolore a ricordare
Questo presente a cui rinuncio, le ore che abbandono infastidito, hanno l’impronta d’un lontano addio ancora vivo, un male corrosivo
E c’è fatica in ogni nuovo giorno a scendere e salire cento scale col peso dei ricordi sulle spalle, a trasportare vento senza tracce
Dietro un castello diroccato abbandonato dalla buona sorte sale maestoso il sole del mattino e quieta s’avvicina la mia morte
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oltre i limiti
Utente Medio
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Inserito il - 05/08/2009 : 07:55:32
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[ ciò che noi comunemente chiamiamo arte, nel moderno, si differenzia da qualsiasi altro lavoro perché l’artista è committente di se stesso pone lui-stesso le domande e trova gli approdi; cerca non contando su ciò che vede ma su ciò che avrebbe valuto vedere, per tracciare la rotta; dunque, trova in ciò che l’artista chiama ‘intuizione’. Il risultato non è tuttavia un percorso per se stesso. La cosa che tutte le volte ci appassiona non è, tanto, in ciò che dice, ma nel distacco che lui riesce a porre da se stesso, e se ciò può essere di consolazione per chi legge, per l’artista diventa ancora più lacerante e senza soluzione; così, i suoi mali possono essere consolazione per noi, perché espressi proprio come noi avremmo voluto esprimerli.
Nel tuo lavoro , manca un po’ questo -distacco-, ciò che dici finisce per essere ‘affar-tuo’ e il sentimento che entra in gioco nella relazione fra il testo e il lettore, è di partecipazione , non di catarsi.]
avrei isolato il -certo- iniziale r
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Modificato da - oltre i limiti in data 05/08/2009 08:09:14 |
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Giuseppe Aricò
Utente Medio
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Inserito il - 05/08/2009 : 10:16:57
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Condivido la tua analisi; a volte chi scrive cerca di rappresentare a sè stesso la lontananza dalla propria vita e ne cerca la radice. Per quanta riguarda il "Certo" devo dirti che nella versione ultima sono stati eliminati quelli della 1 e della 2 strofa. Grazie della tua lettura molto attenta!
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