Nota Bene: Sino ai primi del novecento si conservavano ad Ittiri diversi letti a baldacchino , di un tipo molto diffuso in tutta la Sardegna sin dal 1600 almeno e soppiantati quasi ovunque nel corso del 1800 da letti cittadini. Il caratteristico letto, detto " lettu a pabaglione ", arrivava all'altezza di oltre tre metri dal suolo ed il piano su cui si dormiva era alto circa m.1,80! Vi si saliva tramite una scaletta o una sedia e lo si addobbava con un apparto tessile molto ricercato, formato da coperte decorate e bande a filet. Nel 1908 il pittore costumbrista spagnolo Antonio Ortiz Echague dipinse a Ittiri uno di queti letti , nella tela detta "Hilandera "( la filatrice).
Mission... Sarà un caso che è uno dei miei film preferiti? No che non è un caso. E se parliamo di Morricone e di emozioni, nel ringraziare ricambio con un altra perla.
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Ah , la musica ! Chiamala magia , chiamala poesia : sai una cosa ? Se mi chiedessero : cosa vorresti trovare laggiù ( dire lassù mi sembra presuntuoso) ? Senza esitazione , la mia risposta sarebbe la musica.
Ps: Rachel Portman brava come nostro Morricone ma meno incisiva ?
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Ah , la musica ! Chiamala magia , chiamala poesia : sai una cosa ? Se mi chiedessero : cosa vorresti trovare laggiù ( dire lassù mi sembra presuntuoso) ? Senza esitazione , la mia risposta sarebbe la musica.
Ma laggiù, lassù, dove sarà, troveremo Musica. Senza bisogno che qualcuno ce lo chieda. Perchè, tolto il peggio di quaggiù, restano l'amore e la musica.
La musica è il lasciapassare per accedere alla parte migliore di noi e, quando sarà il momento, ci ricongiungeremo con essa.
Appena potrò trascriverò un brano di un libro che parla di aldilà e di musica. Mi sembra pertinente.
Ps: Rachel Portman brava come nostro Morricone ma meno incisiva ?
Sì, molto brava, ma la profondità di Morricone resta unica.
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La musica è il lasciapassare per accedere alla parte migliore di noi e, quando sarà il momento, ci ricongiungeremo con essa.
Appena potrò trascriverò un brano di un libro che parla di aldilà e di musica. Mi sembra pertinente.
Mi piacerà leggerlo . Intanto , ecco una Signora che suona il piano divinamente , ama la letteratura , ha scritto una discreta autobiografia e ama i lupi . Signora di nostro gusto , Hélène Grimaud , no ?
«Da quando ho memoria i libri sono stati i miei primi amici. Sono cresciuta con loro. Ho scoperto il mondo attraverso le loro parole, il loro ritmo, la loro armonia. Non ho mai smesso di tornare a loro come se fossero degli esseri vivi. Senza la letteratura mi mancherebbe qualcosa di essenziale: il rapporto con il silenzio, meglio ancora, la comunione con la solitudine. La solitudine che non è ciò che ci separa dagli altri, ma quello che ci lega a loro, in profondità. Noi siano tutti soli. Ma esserne consapevoli porta a creare dei legami di compassione con chi ci è vicino».
« Musica e letteratura non sono così lontani come si crede, sono il diritto e il rovescio della stessa stoffa. A ciascuno la sua melodia. Non si escludono, si completano, si appoggiano l'uno sull'altra, allargano i territori del nostro cuore. La musica è in rapporto con il dominio sensibile, è al di la delle parole. E la letteratura è un rapporto con il dominio intellettuale, in mezzo del ritmo. Non ho voluto far altro che prolungare il piacere che provavo quando, adolescente, leggevo i libri di Dostojevski e dei romantici come Hönderlin o Novalis. Ho voluto scrivere il libro che volevo leggere a quell'età e che la mia vita mi ha offerto la possibilità di vivere da adulta. Era un modo di porgere uno specchio al lettore, dicendogli con semplicità: quello che io ho fatto tu lo puoi fare. Sono felice solo quando i miei lettori mi confessano di mettersi in viaggio con un obiettivo: cambiare se stessi».
<<Cosa vorrei trasmettere ai bambini? Come il lupo possiede la terra e il pesce l’oceano, l’uccello il cielo e gli dèi il fuoco, così l’uomo deve trovare il suo elemento, il quinto elemento, il solo da cui non sarà mai escluso. Questo elemento è l’arte, senza la quale siamo errabondi, orfani e infelici per la vita; senza la quale ci separiamo dalla natura e dal cosmo perché sordi, ciechi, indifferenti, insensibili. Vorrei aiutare i bambini a riconoscere questo spazio, il loro spazio, quello che i lupi mi hanno aiutata a ritrovare: la parte di sé che possiede l’universo e con l’universo il tempo, la cui chiave è la musica.>>
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Marialuisa ha scritto: Intanto , ecco una Signora che suona il piano divinamente , ama la letteratura , ha scritto una discreta autobiografia e ama i lupi . Signora di nostro gusto , Hélène Grimaud , no ?
«Da quando ho memoria i libri sono stati i miei primi amici. Sono cresciuta con loro. Ho scoperto il mondo attraverso le loro parole, il loro ritmo, la loro armonia. Non ho mai smesso di tornare a loro come se fossero degli esseri vivi. Senza la letteratura mi mancherebbe qualcosa di essenziale: il rapporto con il silenzio, meglio ancora, la comunione con la solitudine. La solitudine che non è ciò che ci separa dagli altri, ma quello che ci lega a loro, in profondità. Noi siano tutti soli. Ma esserne consapevoli porta a creare dei legami di compassione con chi ci è vicino».
« Musica e letteratura non sono così lontani come si crede, sono il diritto e il rovescio della stessa stoffa. A ciascuno la sua melodia. Non si escludono, si completano, si appoggiano l'uno sull'altra, allargano i territori del nostro cuore. La musica è in rapporto con il dominio sensibile, è al di la delle parole. E la letteratura è un rapporto con il dominio intellettuale, in mezzo del ritmo. Non ho voluto far altro che prolungare il piacere che provavo quando, adolescente, leggevo i libri di Dostojevski e dei romantici come Hönderlin o Novalis. Ho voluto scrivere il libro che volevo leggere a quell'età e che la mia vita mi ha offerto la possibilità di vivere da adulta. Era un modo di porgere uno specchio al lettore, dicendogli con semplicità: quello che io ho fatto tu lo puoi fare. Sono felice solo quando i miei lettori mi confessano di mettersi in viaggio con un obiettivo: cambiare se stessi».
<<Cosa vorrei trasmettere ai bambini? Come il lupo possiede la terra e il pesce l’oceano, l’uccello il cielo e gli dèi il fuoco, così l’uomo deve trovare il suo elemento, il quinto elemento, il solo da cui non sarà mai escluso. Questo elemento è l’arte, senza la quale siamo errabondi, orfani e infelici per la vita; senza la quale ci separiamo dalla natura e dal cosmo perché sordi, ciechi, indifferenti, insensibili. Vorrei aiutare i bambini a riconoscere questo spazio, il loro spazio, quello che i lupi mi hanno aiutata a ritrovare: la parte di sé che possiede l’universo e con l’universo il tempo, la cui chiave è la musica.>>
Altro che se è di nostro gusto! Deliziosa pianista e, non sapevo, filosofa profonda e lucidissima. Le due qualità, a ben guardare, non sono casuali, ma due facce dello stesso prisma. Le considerazioni sul silenzio e sull'arte sono fantastiche. Grazie del contributo. Questo thread sta diventando incredibilmente ricco e stimolante.
A proposito di artisti speciali, ho finalmente trovato il brano che cercavo. E' uno stralcio di una rarissima chiacchierata radiofonica di Federico Fellini, registrata pochi anni prima della sua scomparsa. Parla della musica.
“La musica è proprio misteriosa per me. Ne rimango affascinato e impaurito. Fin da ragazzino mi ha sempre fatto sprofondare in una dimensione di profonda malinconia, mi restituisce ad una condizione animalesca, quasi canina. Mi metterei a ululare di malinconia. Mi devo difendere. A meno che non lavori. Ecco, se lavoro posso far tutto, il lavoro diventa un grande scafandro, una protezione. Sennò, la musica mi aggredisce. Probabilmente è perché ti restituisce il peso, la miserabilità della tua situazione, con questo continuo ricatto di alludere a qualche cosa di più perfetto, di più armonioso, qualcosa dalla quale sembra che tu debba essere escluso. Insomma, è ricattatoria. Io ho fatto dire a un mio personaggio La musica dovrebbe essere proibita per legge. Perché quattro note, una nota seguita da un’altra, una piccola pausa e una terza nota, devono strangolarti di emozione? A cosa allude? Di cosa parla? Perché la musica ha questa immediatezza, ti consegna a lei completamente? Stravinskij diceva che non si può dire niente della musica perché è vicina a Dio. Al di là del misticismo, la frase di Stravinskij è da condividere. Io guardo i musicisti con una forma di ammirazione un po’ stupefatta: mi sembrano un po’ come gli astronauti, i palombari o quelli che si espongono a radiazioni pericolose. A meno che non debba lavorare, la musica la evito, perché credo che bussi a una porta che uno preferisce tener chiusa. E’ il veicolo che porta alla stanza segreta. I musicisti sono come coraggiosissimi argonauti che riescono ad andare là dove la maggior parte della gente si rifiuta di andare."
"Nino (Nino Rota, il compositore delle colonne sonore di molti suoi film) non poteva fare musica tutto il giorno. Un altro aspetto sacerdotale o comunque iniziatico. Aveva un paio d’ore vere, dove entrava in contatto con quella parte di se stesso che abitava in questo mondo della musica, dove forse i motivi erano già pronti. E ciò accadeva verso il tramonto. Nino i miei film non li vedeva. Non li aveva mai visti. Perché Nino aveva una prerogativa tipica degli angeli e dei neonati: ancora prima che si spegnesse completamente la luce della sala, si addormentava. Certe volte ho proprio controllato, ho visto che c’era ancora un riverbero delle lampade intorno alla sala, ancora un lucore tenuissimo, e Nino aveva già l’occhio chiuso. Si svegliava a tratti e diceva – per esempio – Bello quell’albero…dove l’hai trovato? A parte il fatto che non c’era nessun albero… Alla fine mi diceva Allora, quando cominciamo? Ma lo sai che ho dormito tutto il tempo? Me n’ero accorto perché aveva anche un lieve ronfare. A Nino però bastava che io ne parlassi un po’. I miei discorsi, poi, non erano tanto riferiti al film quanto al sentimento che volevo esprimere in una certa sequenza. Una volta Bernstein, rispondendo a una domanda sull’essenza della musica, disse una cosa che mi parve geniale: l’ineluttabilità. Quella nota, quello spazio, quell’altra nota, l’allusione a una terza nota, che non può essere che quella e soltanto quella, fra un milione di combinazioni, soltanto quelle tre note, con quella misura e quella distanza, come fosse appunto una costruzione, una cattedrale o una chiesa, dove non puoi mettere un mattone in più o un mattone in meno. E, infatti, mi ricordo che quando Nino componeva le sue canzoni, che io giudicavo soltanto sul piano delle emozioni che mi provocavano – cioè se mi facevano venire gli occhi lustri o mi mettevano in quello stato d’animo che ti fa balbettare, era il segno che era giusto quello che aveva fatto -, lui mi guardava stupito e mi diceva Che strano, tu giudichi la musica sul piano emotivo. Per un musicista, o almeno per me, non è così. Ma perché, dicevo, a te cosa fa pensare che questo motivo è giusto? Per me rispondeva la musica è architettura. Questo motivo che tu trovi bello, io lo trovo giusto perché è architettonicamente composto bene: ha le sue colonne, i suoi basamenti… Aveva una visione quasi matematica, non giudicava la musica sul piano delle emozioni."
"I miei riferimenti musicali sono gli stessi quattro o cinque da sempre. Io sono convinto che se, alla fine della vita, ci fosse concesso di dire qualcosa, se uno fosse completamente sincero direbbe una canzonetta, come senso di tutta la vita. Me ne accorgo da questi quattro o cinque motivi che torno a trascinarmi appresso e che mi aggrediscono con la stessa commozione, la stessa nostalgia, lo stesso rimpianto. Ecco, questo fatto del rimpianto. Che cosa ti fa rimpiangere la musica? E’ una enorme, ambigua e traditrice consolazione.”
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Mansardo ha scritto: Questo thread sta diventando incredibilmente ricco e stimolante.
Buongiorno Mansardo lo scettico , posso correggere il tiro ? Questo thread sta diventando piacevolmente ricco e stimolante ! Fellini non manca mai di stupirmi : l'ho "conosciuto "attraverso il carteggio con George Simenon e da allora ho imparato sempre più ad apprezzarlo .
Non so se ti sia capitato di leggere Musicofilia di Oliver Sacks : certamente l'autore avrebbe ascritto Fellini tra le persone sedotte dalla musica .
<<Ciò che nella musica vi è di ineffabilmente intimo ....eppur così inspiegabile , sta nel suo riprodurre tutti i moti della nostra più intima natura , ma senza la loro tormentosa realtà ....>> Schopenhauer
Ps Buona giornata in Musica
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Marialuisa ha scritto: Buongiorno Mansardo lo scettico , posso correggere il tiro ? Questo thread sta diventando piacevolmente ricco e stimolante ! Fellini non manca mai di stupirmi : l'ho "conosciuto "attraverso il carteggio con George Simenon e da allora ho imparato sempre più ad apprezzarlo . Non so se ti sia capitato di leggere Musicofilia di Oliver Sacks : certamente l'autore avrebbe ascritto Fellini tra le persone sedotte dalla musica . <<Ciò che nella musica vi è di ineffabilmente intimo ....eppur così inspiegabile , sta nel suo riprodurre tutti i moti della nostra più intima natura , ma senza la loro tormentosa realtà ....>> Schopenhauer Ps Buona giornata in Musica
Scettico? Ti assicuro che l'entusiasmo del mio avverbio non è inferiore a quello che hai usato tu. La mia espressione tradiva lo stupito candore che si ha ogni volta che qualcosa di bello sembra aver dato già tanto e invece riserva ancora una piacevole sorpresa. Hai presente un bambino di fronte all'albero di Natale, quando pensa di aver visto tutte le decorazioni e ne scopre sempre una nuova?
Di Oliver Sacks ho letto tanti anni fa "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" e (dopo aver visto il film omonimo) "Risvegli". Molto belli e malinconici, ma pieni di speranza. Non conoscevo quest'altro libro, me lo procurerò senz'altro. Buona musica.
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Mi scuso, Mansardo , per quello "scettico": è che quando si parla di musica niente è incredibile , tutto è possibile , non v'è inizio nè fine , solo un viaggio che riserva una sorpresa dopo l'altra .
Da Un vento sottilissimo di Paolo Terni , musicologo
<< Ad ascoltarla , la musica , si tenta di adottare generalmente la postura mentale dello scrittore : il testo viene percorso e ripercorso come per tracciare mentalmente un'immagine parallela , un simulacro , una sorta di riscrittara a partire dall'interazione di suoni appena recepiti , ricordati , previsti che strutturano un complesso di attese e di sorprese , di ricordi , speranze e delusioni . E questa tensione , questo palpitare , sono ricchi di mille "affetti" , di mille misteriose emozioni suscitate dall'antica , ineffabile , seduzione musicale . Come la passione d'amore , l'ascolto però è sempre incompiuto : tutti gli approdi - altrettante <<corone >> o <<punti d'organo>>, tappe , soste , scali - a garantire la speranza ( anzi la certezza, senza la quale moriremmo !)di infinite ulteriori e necessarie iterazioni , dell'indispensabile , eterna rivisitazione di quei percorsi sensibili e cognitivi ... ( E non conosco oggi testo più esemplare , in questo senso , de Les barricades mystérieuses di François Couperin -tratto dal Second livre de pièces de clavecin , sixième ordre - ma specialmente , ed è molto curioso , nella incredibile , inquietantissima interpretazione - al pianoforte di Marcelle Meyer...)>>
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Mi scuso, Mansardo , per quello "scettico": è che quando si parla di musica niente è incredibile , tutto è possibile , non v'è inizio nè fine , solo un viaggio che riserva una sorpresa dopo l'altra .
Non ti devi scusare, Marialuisa. Sono io che, dopo aver letto e ascoltato il tuo post, ancora una volta ti devo ringraziare.
Grazie , grazie , grazie ! Che bel regalo : un delizioso hortus conclusus in cui far passeggiare la mente ogniqualvolta sente il bisogno di aria pura .
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In questo periodo si fa un gran parlare di crisi economica, di stallo dell'economia, di recessione. Non è materia mia, non discuto. Mi limito a osservarne (e subirne) gli effetti. Non tutti, però, sottolineano con altrettanta decisione un'altra crisi, più subdola e profonda, più estesa e devastante, sicuramente più difficile da sanare: la crisi di valori. Se ne parla soltanto in occasione di fatti di cronaca eclatanti, nei commenti a caldo. Poi, cessato il clamore, si preferisce il basso profilo, il silenzio. Forse anche per calcolo. L'argomento è ovviamente immenso, pertanto mi limiterò a brevi riflessioni personali su un singolo aspetto.
Quelli che stiamo vivendo sono anni schizofrenici, di malessere affogato nel superfluo, di insoddisfazione blandita con profumati deodoranti mentali. Ci riempiamo di telefonini e parabole ma piangiamo miseria, compriamo nei discount ma buttiamo cibo avanzato. Questa epoca mi ricorda molto da vicino il periodo a cavallo tra la fine dell’'800 e l’inizio del secolo scorso, quando ci fu la reazione al Positivismo (caratterizzato dalla fede assoluta nella scienza e nel progresso esasperato) e le coscienze mutarono colore, approdando rapidamente ad un senso di vuoto, di angoscia. A una disillusione profonda. Oggi come allora ci attanaglia una sorta di “male di vivere”, in molti casi senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Le cattive notizie, le piccole delusioni, le ingiustizie, le ansie quotidiane, anche quando non ci riguardano direttamente, sono gocce di cianuro che avvelenano l’animo lentamente ma inesorabilmente. Per istinto abbiamo la tendenza a non pensare troppo alle nostre insicurezze quotidiane, che cerchiamo di seppellire con mille altre distrazioni. Ma esse restano nel nostro inconscio e ogni tanto tornano a galla senza preavviso, portandosi appresso quel senso di disagio, di inspiegabile frustrazione che talvolta ci assale senza un motivo apparente e si manifesta in vari modi: stanchezza, aggressività, depressione, apatia. Come se non bastasse, taluni – per non farsi mancare proprio niente – vivono rapportandosi a modelli sbagliati, eccessivi, spesso fittizi e sprecano il loro tempo inseguendo obiettivi fasulli e correndo continuamente il rischio di fallire quelli reali. Il mondo che ci circonda, a dire il vero, induce a questo. Si deve essere vincenti, trendy, pieni di soldi, abbronzati e magri. Addominali a tartaruga per gli uomini, tette Michelin per le donne. E c’è chi ci casca e alimenta il proprio senso di impotenza perché perde di vista sé stesso e si proietta su qualcuno (o qualcosa) di irraggiungibile.
Io penso che un buon punto di partenza sia l’autoaccettazione. Non si deve percepire la normalità come mediocrità, non deve passare la tesi che un progetto di vita o è faraonico o non è degno. Essere veline o puttanieri è sicuramente più facile che essere studentesse diligenti o mamme premurose o mariti fedeli. Ma non vale la pena invidiare i primi pensando di essere “semplicemente” questi ultimi. E’ storia vecchia, vecchissima, lo so. Ne parlava già Socrate. Ma è attuale più che mai. Credo che ciascuno debba essere il metro di sé stesso. Io non posso vivere pensando di accumulare le ricchezze di Bill Gates o mettermi in concorrenza creativa con Leonardo Da Vinci. Sarei già oggi un fallito senza appello. Se faccio un concorso o una partita di calcio e dò il meglio di me ma non vinco, la mia coscienza deve essere a posto. Ho fatto quanto potevo, quanto era lecito aspettarsi da me. Punto. E, viceversa, se vinco ma so benissimo di non aver meritato, devo essere onesto nell’ammettere (almeno a me stesso) che devo fare di più, non devo accontentarmi. Se non vogliamo fare la fine di Icaro dobbiamo imparare a riconoscere il nostro cielo e godercelo senza remore e senza rimpianti.
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