Nota Bene:Seulo - Stampu Erdi. Si apre in un caratteristico canalone con due ingressi dai quali fanno capolino rigogliose felci che hanno suggerito il nome da attribuire alla cavità.
Negli ultimi giorni ho dedicato il mio tempo libero al silenzio, facendo lunghe passeggiate all'aperto, con quello che la natura mi offriva.
Sotto la pioggia, lasciandomi rapire dal profumo dell'erba bagnata.
Sotto il sole, ascoltando il mare che, con apparente indolenza, si distendeva sulla battigia.
Buona Pasqua a tutti, con un augurio particolare a coloro che soffrono (in Abruzzo e non) di ritrovare il prima possibile la serenità, il filo perduto, il gusto di guardare il cielo.
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«Ho bisogno di un rene». Natalie Cole non aveva ancora finito l'intervista, che alla redazione della Cnn sono arrivate decine di email di persone disposte a sottoporsi alle visite mediche preventive prima di un eventuale trapianto. È avvenuto martedì sera durante il Larry King Show, uno dei più popolari programmi della tv americana con sede ad Atlanta. La cantante ha raccontato delle proprie gravi condizioni di salute: sta infatti perdendo l'uso di entrambi i reni dopo che nel febbraio dello scorso anno le è stata diagnosticata l'epatite C in seguito all'uso di eroina e cocaina. Cole si è ricoverata due volte in una clinica specializzata in disintossicazione.
Tralascio le considerazioni sulle cause della malattia e la loro evitabilità. Preferisco concentrare l'attenzione sulle decine di mails di potenziali donatori.
Sarebbe un esperimento interessante informare ciascuno di loro che non c'è più bisogno di un rene per Natalie Cole e di conseguenza chiedere comunque la conferma di tanta tempestiva generosità, ma a favore di una signora X o di un bambino sconosciuto in lista d'attesa da anni o mesi. Una signora, un bambino, che non hanno la fortuna di essere cantanti famosi, di non andare al Larry King Show, di non avere disponibilità economiche. Che sono in lista d'attesa proprio perchè non si chiamano Natalie Cole.
Sarebbe interessante, ma - ahimè - temo deludente.
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«Ho bisogno di un rene». Natalie Cole non aveva ancora finito l'intervista, che alla redazione della Cnn sono arrivate decine di email di persone disposte a sottoporsi alle visite mediche preventive prima di un eventuale trapianto. È avvenuto martedì sera durante il Larry King Show, uno dei più popolari programmi della tv americana con sede ad Atlanta. La cantante ha raccontato delle proprie gravi condizioni di salute: sta infatti perdendo l'uso di entrambi i reni dopo che nel febbraio dello scorso anno le è stata diagnosticata l'epatite C in seguito all'uso di eroina e cocaina. Cole si è ricoverata due volte in una clinica specializzata in disintossicazione.
Tralascio le considerazioni sulle cause della malattia e la loro evitabilità. Preferisco concentrare l'attenzione sulle decine di mails di potenziali donatori.
Sarebbe un esperimento interessante informare ciascuno di loro che non c'è più bisogno di un rene per Natalie Cole e di conseguenza chiedere comunque la conferma di tanta tempestiva generosità, ma a favore di una signora X o di un bambino sconosciuto in lista d'attesa da anni o mesi. Una signora, un bambino, che non hanno la fortuna di essere cantanti famosi, di non andare al Larry King Show, di non avere disponibilità economiche. Che sono in lista d'attesa proprio perchè non si chiamano Natalie Cole.
Sarebbe interessante, ma - ahimè - temo deludente.
Io sarei curioso di vedere se sarebbero disposti a donarlo veramente anche a Natalie Cole! Ci credo poco...
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«Ho bisogno di un rene». Natalie Cole non aveva ancora finito l'intervista, che alla redazione della Cnn sono arrivate decine di email di persone disposte a sottoporsi alle visite mediche preventive prima di un eventuale trapianto. È avvenuto martedì sera durante il Larry King Show, uno dei più popolari programmi della tv americana con sede ad Atlanta. La cantante ha raccontato delle proprie gravi condizioni di salute: sta infatti perdendo l'uso di entrambi i reni dopo che nel febbraio dello scorso anno le è stata diagnosticata l'epatite C in seguito all'uso di eroina e cocaina. Cole si è ricoverata due volte in una clinica specializzata in disintossicazione.
Tralascio le considerazioni sulle cause della malattia e la loro evitabilità. Preferisco concentrare l'attenzione sulle decine di mails di potenziali donatori.
Sarebbe un esperimento interessante informare ciascuno di loro che non c'è più bisogno di un rene per Natalie Cole e di conseguenza chiedere comunque la conferma di tanta tempestiva generosità, ma a favore di una signora X o di un bambino sconosciuto in lista d'attesa da anni o mesi. Una signora, un bambino, che non hanno la fortuna di essere cantanti famosi, di non andare al Larry King Show, di non avere disponibilità economiche. Che sono in lista d'attesa proprio perchè non si chiamano Natalie Cole.
Sarebbe interessante, ma - ahimè - temo deludente.
Io sarei curioso di vedere se sarebbero disposti a donarlo veramente anche a Natalie Cole! Ci credo poco...
Dubbio legittimo. Ma c'è chi per la notorietà farebbe questo ed altro. L'altruismo, però, è un'altra cosa.
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Salottino
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Inserito il - 14/04/2009 : 23:04:48
Dubbio legittimo. Ma c'è chi per la notorietà farebbe questo ed altro. L'altruismo, però, è un'altra cosa.
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Quando siamo alla guida della nostra automobile, possiamo essere l’emblema della prudenza, del rispetto della segnaletica e dei limiti di velocità, ma fondamentalmente dobbiamo fidarci. Perché se qualcuno non rispetta le regole e va contromano o passa con il rosso proprio mentre noi transitiamo, ci viene addosso.
Quando compriamo un prodotto al supermercato, sia esso un alimento o un detersivo (e talvolta il sapore non aiuta a distinguerli), possiamo essere i più esperti conoscitori dell’articolo in questione e delle categorie merceologiche, ma fondamentalmente dobbiamo fidarci. Perché se qualche esperto in frodi alimentari sostituisce l’etichetta falsificando la scadenza o non dichiara certi ingredienti, ci avvelena. O ci sbiadisce la polo nuova, che per molti è indubbiamente un danno minore.
E così via. Ometto altri esempi lampanti, tipo rapporti affettivi, elezioni politiche, interventi chirurgici e costruzione ponti. Fondamentalmente dobbiamo fidarci.
Sembra insomma che l’elemento che ha l’ultima parola sulle nostre decisioni, istintive o ponderate, sia la fiducia. Qualcuno un giorno disse che la fiducia è semplicemente quella sensazione calma, rassicurante che si ha prima di cadere a faccia in giù. Per fortuna non sempre è così. Ma il rischio è dietro ogni angolo.
Adesso mi chiedo e vi chiedo: Com’è cambiato il vostro rapporto con la fiducia? Avete notato un’evoluzione (per esempio, dar credito più o meno di prima ai giornali, alla gente, alla televisione, agli amici)? Se c’è un cambiamento, è dovuto agli anni difficili che stiamo vivendo o al tempo che è trascorso dentro di noi?
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Grazie Mansardo perchè ci hai offerto uno spunto di riflessione molto interessante. Secondo me pensando alla fiducia ci sono situazioni diverse: alcune in cui sei obbligato a fidarti (il tuo esempio del guidare con prudenza é calzante) perchè l'unica alternativa è chiudersi in una campana di vetro, altre dove invece puoi scegliere se avere fiducia o meno nel prossimo. L'atteggiamento del singolo in questa seconda situazione è a mio parere condizionato dal proprio background culturale e dalle proprie esperienze personali e solo in misura minore dall'ambiente esterno. Faccio un piccolo esempio: io "vivo" sulle navi e ho visto tanti colleghi tenere sempre la cabina chiusa a chiave. Sembra una piccola cosa ma secondo me è indicativo i come certe persone vivano nel sospetto che le altre possano fargli del male. Trovo molto giusto il proverbio che recita "chi male pensa male fa". Certo, a volte le proprie esperienze tendono a farci diventare più diffidenti ma io penso che ci voglia anche una disposizione d'animo. Personalmente credo che l'eccessiva diffidenza porti al rischio di non goderci completamente ciò che la vita ci offre e forse, ma è un'idea molto personale, un'eccessiva diffidenza è indice di una certa "paura" a dover affrontare certe situazioni, come una forma di autodifesa preventiva
Anto
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Fiducia è una parola con tanti significati.....per tanto tempo non ho avuto fiducia in me stessa e di conseguenza negli altri, si stava male, è vero non si riesce a godere di tutto quello che la vita nel bene o nel male ti offre, sempre sul chi và là, la paura di essere fregata o presa in giro è terribile....e soprattutto mi sentivo sempre e comunque inadeguata, con il tempo e con l'esperienza ho imparato prima di tutto ad aver fiducia in me stessa nelle mie possibilità e nelle mie qualità e piano piano ho visto il mondo intorno a me diverso, migliore, certo con i suoi pro e i suoi contro.....ma adesso so che se non hai stima e fiducia in te stesso non potrai mai averla negli altri.
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Salottino
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Inserito il - 16/04/2009 : 19:27:30
Mansardo ha scritto: Adesso mi chiedo e vi chiedo: Com’è cambiato il vostro rapporto con la fiducia? Avete notato un’evoluzione (per esempio, dar credito più o meno di prima ai giornali, alla gente, alla televisione, agli amici)? Se c’è un cambiamento, è dovuto agli anni difficili che stiamo vivendo o al tempo che è trascorso dentro di noi?
Mansardo Lascio due righe di getto per questa tua provocazione molto incisiva. L’evoluzione c’è stata ma a mio giudizio in negativo. Ho sempre creduto che il percorso di vita di tutti noi è segnato da varie tappe dove ad ogni arrivo si raccoglie quanto seminato durante il viaggio. La fiducia però è cosa seria che non può mai essere incondizionata verso chicchessia, ma coltivata e condivisa … prima, durante e dopo. Credo che la vita abbia riservato amarezze un po’ a tutti …. Anche qua si sa esistono i più sfigati e come si dice a volte piove sul bagnato. Per tornare alla domanda da te posta credo che una volta si aveva più fiducia nelle persone e nelle istituzioni e se questa fiducia era mal riposta provavamo una forte delusione. Oggi esiste una sfiducia patologica e la delusione è messa in conto fin dal principio. Un bel pacchetto tutto compreso.
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Una sera, a Cagliari, un mio amico ed io tornavamo dalla mensa universitaria, ed eravamo nei pressi della casa dello studente di Via Adamello. Dall'ombra uscì un uomo sui trentacinque anni, lo sguardo allucinato e sofferente, la fronte sudata, la bocca impastata; ci raccontò non ricordo più che storia sulla macchina ferma, sul meccanico da pagare. Alla fine chiedeva 10 euro: ce le avrebbe restituite il giorno dopo. Aveva uno sguardo buono, era evidente che si trattava di un tossicodipendente che stava male. Il mio amico ed io ci guardammo: io non evevo soldi e neanche lui ma gli disse che se ci avesse seguito alla casa dello studente, lui sarebbe salito, li avrebbe presi e glieli avrebbe prestati. Così facemmo. Io rimasi giù con quell'uomo mentre il mio amico saliva a prendere i soldi; quando ridiscese e gli diede i soldi ci ringraziò molto e chiese nome e cognome al mio amico dicendo che glieli avrebbe resi. Devo essere sincero: nè il mio amico nè io ci credemmo minimamente. La mattina successiva l'usciere consegnò al mio amico 10 euro dicendo che un uomo li aveva lasciati per lui. Ecco, la più bella lezione sulla fiducia l'ho ricevuta da questo sconosciuto, malato e sofferente ma pieno di dignità.
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Considerazioni condivisibili, quelle di antonellocor e Tizi. E, a mio parere, complementari. L'approccio al prossimo e alle situazioni - e di conseguenza la fiducia che ci permettiamo di riporre - parte da noi, dal nostro animo, dalle nostre esperienze. Il resto viene di conseguenza. Questo schema, sicuramente valido per i rapporti interpersonali e per le situazioni che in qualche modo controlliamo, non può essere applicato ad altri ambiti. Anche perchè nessuno è tuttologo. Sicuramente, anche un genio come Einstein doveva fidarsi del proprio idraulico o del macchinista del treno su cui viaggiava. Per cui, cosa dire? Vivere è fidarsi in continuazione, volutamente o forzatamente. Non è pensabile la diffidenza a oltranza.
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Aldo g ha scritto: ... Per tornare alla domanda da te posta credo che una volta si aveva più fiducia nelle persone e nelle istituzioni e se questa fiducia era mal riposta provavamo una forte delusione. Oggi esiste una sfiducia patologica e la delusione è messa in conto fin dal principio. Un bel pacchetto tutto compreso.
Hai ragione. La politica meriterebbe un capitolo a parte. E io da sempre, per scelta, non inquino le interessanti discussioni dei forum con la politica. Mi limito a dire che nei confronti della nostra classe politica c'è un diffuso sentimento di rassegnato affidamento, pallido surrogato della fiducia che, come hai detto bene tu, è una cosa seria.
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Una sera, a Cagliari, un mio amico ed io tornavamo dalla mensa universitaria, ed eravamo nei pressi della casa dello studente di Via Adamello. Dall'ombra uscì un uomo sui trentacinque anni, lo sguardo allucinato e sofferente, la fronte sudata, la bocca impastata; ci raccontò non ricordo più che storia sulla macchina ferma, sul meccanico da pagare. Alla fine chiedeva 10 euro: ce le avrebbe restituite il giorno dopo. Aveva uno sguardo buono, era evidente che si trattava di un tossicodipendente che stava male. Il mio amico ed io ci guardammo: io non evevo soldi e neanche lui ma gli disse che se ci avesse seguito alla casa dello studente, lui sarebbe salito, li avrebbe presi e glieli avrebbe prestati. Così facemmo. Io rimasi giù con quell'uomo mentre il mio amico saliva a prendere i soldi; quando ridiscese e gli diede i soldi ci ringraziò molto e chiese nome e cognome al mio amico dicendo che glieli avrebbe resi. Devo essere sincero: nè il mio amico nè io ci credemmo minimamente. La mattina successiva l'usciere consegnò al mio amico 10 euro dicendo che un uomo li aveva lasciati per lui. Ecco, la più bella lezione sulla fiducia l'ho ricevuta da questo sconosciuto, malato e sofferente ma pieno di dignità.
Una bella storia. La lezione di fiducia, però, l'ha data il tuo amico. L'altro ha offerto una grande prova di lealtà e correttezza.
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Hai ragione Mansardo, è per questo che lui è uno dei miei amici più cari. Questa storia mi ha fatto riflettere sul fatto che, in un rapporto tra due parti, la fiducia è necessariamente basata sulla presunta lealtà del prossimo ed entambe vanno di pari passo. Però, spesso si stenta ad accordare la propria fiducia perché, basandosi sull'apparenza, sui pregiudizi o sulle passate esperienze, si dubita della lealtà altrui. Eppure ogni tanto fa piacere scoprire che, fidandosi, si possono avere delle sorprese, non necessariamente brutte. Ma forse, così, il discorso si fa più generale, estendendosi al rapporto con gli altri, alla concezione che ognuno ha del mondo e di tutti quelli che ci camminano sopra insieme a noi.
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