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ziama
Salottino
Utente Maestro
AmBASCIUatrice in USA
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Inserito il - 16/07/2008 : 23:08:47
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| biby ha scritto:
hai ragione..ma sapevo che saresti stata perspicace cara ziama....
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Eeehh la miseria...sei qui da due giorni e hai gia' imparato a conoscermi?????
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Santa Mariedda - Senorbi
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna
Siamo sardi Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. Grazia Deledda. |
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 16/07/2008 : 23:10:01
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Ecco la mia scheda Myrtus communis, (genere “Myrtus”, specie “communis”), famiglia “mirtacee” Nome sardo più difuso: “multha” E’ la specie spontanea del Mediterraneo, anche se nel mondo (Australia, N. Zelanda e America meridionale) esistono altre specie del genere Myrtus, una delle quali è stata introdotta dalla N. Zelanda nel 1841 (M. bullata), che si differenzia però notevolmente dalla “nostra” specie (M. communis). Per non scendere troppo nei particolari diciamo solo che ha i petali arrotondati e “bollosi”. Del Mirto comune, proprio del Mediterraneo (sp. in Sardegna) ne esistono diverse varietà, che differiscono per molti particolari: grandezza delle foglie e dei fiori, colore, grandezza e forma delle bacche ecc. ciò significa una grande varietà genetica, tipica delle specie antiche e originarie del posto. Fiorisce in Maggio, Giugno, Luglio. E’ un arbusto o alberello molto longevo, che raggiunge i 2-3 m. di altezza. Ben descritta e documentata nei testi antichi greci e romani. In un parco di Silki (antico villaggio inglobato nel Medioevo dalla Thathari Manna) ne esistono ancora degli esemplari secolari, risalenti a ben prima del 1841, alti più di 3 m. e dalle bacche particolarmente grandi. Turritano
Alcuni esemplari del mio Giardino Mediterraneo:
Una pianta con i boccioli
mirto con boccioli e qualche fiore
mirto in fiore
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Modificato da - Turritano in data 16/07/2008 23:11:09 |
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/07/2008 : 03:59:18
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| maurizio feo ha scritto:
Allora mi è balenato in mente (per un momento solo) che talvolta alcuni nomi uguali sono usati per piante diverse (come avviene per la betulla e per il sicomoro) e che forse il mirto dell'antichità poteva essere un altro arbusto e non il nostro vecchio caro mirto.
Ho anche controllato su Camarda e Valsecchi "Alberi ed arbusti spontanei della Sardegna" per rivedere l'areale di distribuzione: non una parola su una possibile origine diversa da quella mediterranea...
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Probabile che potesse essere un arbusto diverso ,ma io ho un po' di dubbi vista l'origine greca del nome,non credo che col trascorrere degli anni si sia avuto un cambiamento cosi' radicale da scambiare un arbusto per un altro. L'autore del libro da te letto credo che abbia fatto l'errore di essere troppo sintetico e di non aver considerato le varie specie sia come origine che come areale di distribuzione. Puo' darsi che il mirto comune sia anche una pianta di importazione ma non credo provenga dall'Australia ma da luoghi un po' piu' a sud della sardegna. Ora ci vorrebbe un esperto biblico mi é venuta la curiosita' di sapere se se ne parla nella Bibbia. Provo a fare una ricerca chissa se avro' fortuna.
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/07/2008 : 04:09:10
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Cambierò il deserto in un lago d'acqua, la terra arida in sorgenti. Pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi...(Isaia 41, 18, 19),
a quanto pare il mirto comune é molto antico se ne parla anche nella Bibbia,non é da escludere quindi che sia una pianta endemica Mediterranea o dei dintorni molto prossimi.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 17/07/2008 : 09:41:56
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| cedro del Libano ha scritto:
Cambierò il deserto in un lago d'acqua, la terra arida in sorgenti. Pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi...(Isaia 41, 18, 19), a quanto pare il mirto comune é molto antico se ne parla anche nella Bibbia,non é da escludere quindi che sia una pianta endemica Mediterranea o dei dintorni molto prossimi.
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Grazie, Cedro: credo che farò uso di questa tua citazione, al momento opportuno.
Ma - a costo di fare l'avvocato del diavolo - se pure anche io sia del parere che il mirto sia una pianta dell' areale costiero mediterraneo e non veda altra possibilità, ti faccio notare che per "sicomoro" (anch'esso citato nella Bibbia ed in vari altri testi), si intendono piante diverse: fino ad oggi ne ho trovate due o tre e quello della Bibbia dovrebbe essere un fico (che è completamente differente dal Sicomoro nord americano, più simile ad un platano snello ed alto). Da sicomoro deriva il vocabolo "sicofante" (inizialmente un contrabbandiere di fichi, persona comunque considerata spregevole e traditrice, poi divenuto delatore o spia).
Di per sé, i nomi possiedono concetti (per esempio: "pianta aromatica") che spesso vengono curiosamente ricordati e poi "trasportati" da un oggetto ad un altro. Il meccanismo è reale, anche se non credo affatto che riguardi il mirto. Ma - per fare un esempio solo teorico - esiste il SNTR (il terebinto), che è anch'esso una pianta aromatica, con utilizzo sacro e profano, talvolta usato in cucina, talvolta usato nelle navi per proteggere ed imballare meglio gli oggetti fragili, talvolta usato al posto dell'incenso in riti di offerta e sacrificio alla divinità.
Tutto troppo assurdo per essere legato al mirto, direte, e sono d'accordo con voi.
Ho citato questo esempio per dire che la prova dell'esistenza del vocabolo in antico non è probante in modo così assoluto come si crederebbe.
Lo sarebbe, invece, un reperto paleobotanico (che credo sia stato effettivamente rinvenuto, ma non ricordo dove).
Cercherò.
ma grazie ancora per tutte queste notizie!
M.
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afabica
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 10:03:28
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| biby ha scritto:
una ditta sarda ha chiuso una commessa....prime 2500 bottiglie da esportare ad Aspen e altri stati negli USA....mirto sardo chiaramente
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spero non sia la ditta che ha comprato il famoso vecchio marchio che mi pare abbia, ora, tra gli ingredienti anche il colorante
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Modificato da - afabica in data 17/07/2008 10:05:20 |
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Asinella80
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 10:56:02
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Scusate... ma non è l'eucalipto molto diffuso nella nostra zona a provenire dall'Australia?
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/07/2008 : 11:24:02
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si,l'eucalipto ha origine oceanica.
Per il mirto comune non si hanno notizie certe,appartenendo alla stessa famiglia ,l'autore del libro di Maurizio lo fa originare dall'Australia. Teoria non condivisa,ma con scarso materiale per controbbatere.
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carusoandfriends
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 11:37:49
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| Turritano ha scritto:
Ecco la mia scheda Myrtus communis, (genere “Myrtus”, specie “communis”), famiglia “mirtacee” Nome sardo più difuso: “multha” E’ la specie spontanea del Mediterraneo, anche se nel mondo (Australia, N. Zelanda e America meridionale) esistono altre specie del genere Myrtus, una delle quali è stata introdotta dalla N. Zelanda nel 1841 (M. bullata), che si differenzia però notevolmente dalla “nostra” specie (M. communis). Per non scendere troppo nei particolari diciamo solo che ha i petali arrotondati e “bollosi”. Del Mirto comune, proprio del Mediterraneo (sp. in Sardegna) ne esistono diverse varietà, che differiscono per molti particolari: grandezza delle foglie e dei fiori, colore, grandezza e forma delle bacche ecc. ciò significa una grande varietà genetica, tipica delle specie antiche e originarie del posto. Fiorisce in Maggio, Giugno, Luglio. E’ un arbusto o alberello molto longevo, che raggiunge i 2-3 m. di altezza. Ben descritta e documentata nei testi antichi greci e romani. In un parco di Silki (antico villaggio inglobato nel Medioevo dalla Thathari Manna) ne esistono ancora degli esemplari secolari, risalenti a ben prima del 1841, alti più di 3 m. e dalle bacche particolarmente grandi. Turritano
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...é lo stesso mirto che cresce nel giardino di mia madre.......in Francia.......ma viene dall'Isola piu bella al mondo........
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Jana87
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/07/2008 : 12:35:18
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Scusate...ma è vero che la buccia del mirto è velenosa e che infatti bisogna stare attentissimi a non farla andare dentro al liquore?
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 16:08:04
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| Jana87 ha scritto:
Scusate...ma è vero che la buccia del mirto è velenosa e che infatti bisogna stare attentissimi a non farla andare dentro al liquore?
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Non lo credo affatto. Normalmente, (in natura) ciò che è velenoso è il seme delle piante. C'è un motivo biologico molto valido per questo fatto, che altrimenti sembrerebbe curioso o strano: è l'assicurazione della possibilità di sopravvivenza di ciascuna specie (a mezzo riproduzione naturale per seme, appunto). Se il seme fosse "buono" da mangiare, andrebbe tutto mangiato e non ne resterebbe alcunché per la riproduzione. Ecco perché - in natura - molti semi sono amari, duri, protetti da un guscio non masticabile ed infine, poco o molto velenosi: anche i semi della mela lo sono. Quei semi che noi mangiamo impunemente, sono il risultato di una selezione "genetica" (operata dall'uomo) di quelle piante che presentavano la mutazione genetica con semi eduli: ad esempio, le mandorle. Il mandorlo selvatico possiede semi amarissimi e velenosi (mandorla amara) per una piccola componente in cianuro. Non basta certo un seme ad uccidere, ma il sapore veramente ingrato è un deterrente sufficiente a fare ricordare a qualunque animale che "quella cosa non si mangia". L'uomo ha - fin da tempi antichissimi - selezionato i rari semi buoni da mangiare e riprodotto per sé solo quelli, creando il mandorlo addomesticato, che in natura non potrebbe competere con quello selvatico e si estinguerebbe rapidamente. Analogamente ha fatto con tutte le altre piante che è riuscito ad addomesticare: il pisello selvatico, ad esempio, lancia intorno i suoi semi appena sono maturi, con un meccanismo che, nel pisello coltivato, non funziona, proprio allo scopo di potere raccogliere i baccelli ancora pieni.
Per tornare al mirto, credo che una spremitura troppo decisa dei semi lasciati in infusione alcoolica estrarrebbe anche i tannini del seme, che "alligano", cioè danno un cattivo sapore e lasciano una strana spiacevole sensazione a lingua, gengive e mucose buccali. Ma non credo si possano raggiungere dosi tossiche senza prima passare per una cirrosi alcolica! Tutti i vegetali contengono sostanze di difesa che sono in qualche modo tossiche, dunque, ma come sempre il nodo del discorso è la quantità e la qualità: il mirto non è una pianta pericolosa, anzi, tutt'altro!
Diverso sarebbe il discorso per la digitale e per l'oleandro, o l'urginea marittima (scilla).
Ciao M.
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Jana87
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 16:10:24
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Grazie mille maurizio ...molto efficiente e chiaro nella risposta!
In effetti non mi fido molto della fonte che mi ha detto questa informazione...
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Modificato da - Jana87 in data 17/07/2008 16:11:16 |
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Turritano
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Inserito il - 17/07/2008 : 18:03:53
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| Jana87 ha scritto:
Scusate...ma è vero che la buccia del mirto è velenosa e che infatti bisogna stare attentissimi a non farla andare dentro al liquore?
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Ciao Jana, Io sono più sintetico: non è vero! (altrimenti sarei morto da un pezzo...
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 17/07/2008 : 19:00:57
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Nel 1992, durante lo scavo del sottopassaggio di corso Genova nell’area della necropoli occidentale (di Albintimilium in Liguria), è stato scoperto un sarcofago in piombo chiuso da coperchio contenente al suo interno i resti di una sepoltura, parzialmente violata in antico.
L’inumazione risale al IV-V secolo d.C. ed il ritrovamento risulta di eccezionale inte- resse per la sua rarità in Liguria e per la quantità di informazioni recuperate. I resti individuati all’interno del cofano appartenevano ad un’anziana signora di alto rango, visto l’uso di una cassa non comune e molto costosa per l’epoca. Anche il ritrovamento di numerosi brandelli di tessuto realizzati con fibre di canapa e conservatisi grazie alla loro impregnazione da parte dei sali di piombo, deve essere considerato del tutto inusuale.
Le analisi del polline contenuto nei sedimenti interni ha evidenziato 42 diverse en- tità. I granuli di piante arboree sono meno frequenti e appartengono a pini “mediterra- nei”, ad elementi del Querceto misto e a molte specie termofile (querce sempreverdi, olivo, ilatro, mirto, cisto, ecc.)...
Quindi abbiamo già la risposta sicura (anche se noi eravamo già "certi" della risposta che ci eravamo dati tutti!): nel IV- V sec d.C. l'Australia non era stata raggiunta dagli occidentali per scopi commerciali. Era stata raggiunta soltanto dai primi grandi navigatori umani, che non sono occidentali. Credo che la Paleobotanica possa arrivare anche molto più indietro nel tempo... Ciao,
M.
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Modificato da - maurizio feo in data 17/07/2008 19:01:45 |
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Turritano
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Inserito il - 17/07/2008 : 19:39:08
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x Maurizio: senza polemica, sinceramente, lascia che precisi alcune cose, senza passare per il solito rompiballe:
1^ Parte Dici “Ho citato questo esempio per dire che la prova dell'esistenza del vocabolo in antico non è probante in modo così assoluto come si crederebbe. Lo sarebbe, invece, un reperto paleobotanico (che credo sia stato effettivamente rinvenuto, ma non ricordo dove).” Ho citato questo esempio per dire che la prova dell'esistenza del vocabolo in antico non è probante in modo così assoluto come si crederebbe.” Giusto, ma non facciamo gli avocati delle cause perse! Lasciamo perdere la Bibbia, di cui alcune parole possono avere significati diversi da quelli odierni, come il sicomoro o altro..
Parliamo a cose a noi un po’ più vicine: i greci e i romani ci hanno lasciato sul mirto testimonianze inconfutabili: scritti non solo di poeti, (v. Virgilio) ma descrizioni accurate di validi scienziati dell’epoca. Dipinti e affreschi che lo mostrano in tutti i particolari, per cui solo un cieco potrebbe non riconoscerli nell’odierno Myirtus communis. Ma se questo non bastasse per dimostrare che il mirto odierno non sia quello dei tempi antichi, sapresti rispondere ad alcune domande facili facili? 1 che fine avrebbe fatto il mirto comune dei tempi antichi? Sparito tutto in una volta nel 1800 da tutto il Mediterraneo e sostituito in men che non si dica da una pianta Neozelandese’ senza che nessuno si accorgesse del repentino cambiamento di aspetto, neanche i botanici dell’epoca? 2 come mai la specie di mirto neozelandese (Myrtus bollosus) è sì attualmente presente ma, in natura in Sardegna (come nel resto del Mediterraneo) è, più che rara, praticamente insistente? 3 Questo sarebbe un “fenomeno” successo in tempi moderni, non all’epoca dei nuraghi, quindi sarebbe stato ampiamente studiato e documentato, come mai di ciò non ritrova traccia, se non in un semplice libercolo’ 4 Come mai gli esemplari di Myrtus communis plurisecolari, quasi dei fossili viventi, esistenti ancora oggi nell’antico parco di Silki, sono del tutto simili all’attuale Myrtusu communis sardo (e mediterraneo) e non al Myrtus bollosus?
2^ Parte È logico che le piante si devono riprodurre, e per farlo ricorrono ai sistemi più svariati, anche i più strani, ma non è vero affatto che ““..Normalmente, (in natura) ciò che è velenoso è il seme delle piante. C'è un motivo biologico molto valido per questo fatto, che altrimenti sembrerebbe curioso o strano: è l'assicurazione della possibilità di sopravvivenza di ciascuna specie (a mezzo riproduzione naturale per seme, appunto)….” Sai quanti semi di piante selvatiche sono commestibili? Sai quante piante velenose per l’uomo sono eduli per altri animali? Per tornare al Mirto, tu puoi lasciare in alcol quanto vuoi le bacche del mirto e spremerle il più possibile, il risultato non sarà mai un veleno, semmai il liquore assumerebbe un sapore più tannico, (in parole povere astringente), ma il tannino non è affatto un veleno. Posso aggiungere, terra terra, qualche altro piccolo ma importante particolare.
3^ Parte Quello che aggiungi nel tuo ultimo post, a mio parere, non merita un commento, se non per dire che, col discorso sul mito “sardo” non c’entra niente.
Sempre con sincera stima Turritano
P.S. adesso vorrei che qualcuno mi dicesse, sinceramente, che sono stato ancora una volta, arrogante, provocatorio ed aggressivo.
Myrtus communis sulla costa di Palau
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