Forum Sardegna - Il mirto è sardo (e mediterraneo), vero?
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Nota Bene: Aritzo - Su Texile (tezile, termine barbaricino di origine preromana che indica un cocuzzolo isolato) sorge a 974 m slm. E' una formazione calcarea del Giurese che sovrasta, con la caratteristica forma di un fungo sbrecciato e le compatte pareti verticali/strapiombanti, un rilievo coniforme modellato nel complesso scistoso del paleozoico.



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 Il mirto è sardo (e mediterraneo), vero?
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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 16/07/2008 : 19:06:13  Link diretto a questa discussione  Rispondi Quotando
A tempo perso, stavo leggendo un libretto-guida "Le piante officinali della Sardegna"- Autore Antonia Pessei. Con sorpresa, leggo a pagina 126: "Sembra che (il mirto) sia originario dei paesi australiani e che sia stato introdotto in Europa neanche tanto tempo fa; resta il fatto che è una specie molto diffusa e che appartiene a tutti gli effetti alla specie tipiche dell'area mediterranea".
Orrore!
C'é qualcuno tra esperti e non esperti in piante sarde che possiede certezze, al riguardo?

Grazie,
Maurizio






 Firma di maurizio feo 
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cedro del Libano
Salottino
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Inserito il - 16/07/2008 : 19:14:54  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di cedro del Libano Invia a cedro del Libano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
io so che é una pianta tipica mediterranea e che ne esistono due specie

mirto bianco piu' raro e il mirto nero.

Lo si ritrova piu' o meno in moltissime regioni dell'area mediterranea,in

Sardegna viene usata come pianta aromatica in cucina,mentre le bacche si usano per la preparazione

del liquore.







  Firma di cedro del Libano 
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ziama
Salottino
Utente Maestro


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Inserito il - 16/07/2008 : 19:18:39  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ziama Invia a ziama un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
NOME SCIENTIFICO:
Myrtus communis
FAMIGLIA:
Myrtus communis
DESCRIZIONE:
Il mirto, detto comunemente mortella, è un elegante arbusto sempreverde, non spinoso e dal portamento compatto, che raggiunge facilmente i due metri d'altezza. Benché gli appartenenti alla sua famiglia siano migliaia il mirto è l'unico componente delle mirtacee ad essere presente in Europa, gli altri esemplari sono infatti diffusi in Australia e nelle regioni tropicali.
FOGLIE:
Le graziose foglie del mirto, coriacee e persistenti, sono di forma ovate o ovato-lanceolate e hanno margine intero; le loro dimensioni si aggirano attorno ai quattro centimetri di lunghezza e il loro verde è particolarmente brillante. Quando vengono schiacciate, o frantumate, le foglie di questo arbusto emettono una gradevole fragranza che rievoca il profumo dell'arancio ed è dovuta alla presenza del mirtenolo, un olio dotato di proprietà balsamiche.
FIORI:
I fiori bianco crema, dotati di vistosi stami dorati, sbocciano da giugno a settembre, sono solitari, molto leggeri d'aspetto, semplici di forma, deliziosamente profumati.
FRUTTI:
I frutti del mirto maturano in autunno, sono piccole bacche ovoidali di colore nero-violaceo e di consistenza carnosa che risultano gradite agli uccelli.
HABITAT:
L'Asia e l'Africa sono probabilmente le terre d'origine del mirto
, ma oggi esso è spontaneo in quasi tutta l'area mediterranea, dal livello del mare fino a circa 500 metri d'altitudine. Il mirto prospera ove il clima è mite, sopporta bene la siccità ma teme il gelo; predilige un substrato sabbioso, ben sciolto e permeabile. Questo arbusto dall'aspetto decisamente decorativo può venire coltivato anche in vaso. COLTIVAZIONE:
ESPOSIZIONE:
Il mirto ama il sole e desidera un'esposizione aperta e arieggiata. Dove le temperature invernali scendono al di sotto dello zero il mirto va messo a dimora in posizione riparata o va protetto nei mesi più freddi.
RIPRODUZIONE:
La moltiplicazione del mirto avviene solitamente per margotta; un altro valido sistema riproduttivo, da applicare nel periodo estivo, consiste nello staccare talee di rami dell'anno. Chi invece vuol procedere alla semina può farlo in settembre, usando un substrato ricco e leggero.
CRESCITA:
Le nuove piante, comunque ottenute, si mettono a dimora nel secondo anno e finché sono giovani è importante innaffiarle con regolarità. Un'altra necessaria cura iniziale consiste nell'ombreggiare le piantine con stuoie nei primi mesi dopo la messa a dimora. I cespugli di mirto sopportano di venire potati in forme obbligate.
RACCOLTA:
I fiori si raccolgono in luglio-agosto, nel momento in cui sbocciano; le foglie durante tutto l'anno; le bacche in autunno.
CONSERVAZIONE:
Fiori, foglie e bacche, dopo averli essiccati al sole, si conservano in scatole dotate di una buona chiusura. PROPRIETA':
IN CUCINA:
Le foglie e le bacche del mirto sono molto usate, in tutta l'area mediterranea, per insaporire i piatti di carne e pesce. Un altro uso del mirto consiste nell'impiegarlo per aromatizzare vini e liquori. Una bevanda balsamica adatta alle giornate più fredde è infine il tè al mirto, che si ottiene ponendo poche foglioline di mirto nella teiera insieme alla solita miscela di tè.
BELLEZZA:
L'essenza tratta dai fiori di mirto è molto usata in profumeria e cosmetica, e costituisce la nota Acqua degli angeli che possiede spiccate proprietà tonificanti e astringenti ottime per l'epidermide. Anche un decotto di foglie di mirto aggiunto all'acqua del bagno, o frizionato direttamente sulla pelle, svolge un'azione tonificante.
SALUTE:
Il decotto di foglie di mirto (mezzo pugno di foglie lasciate bollire per dieci minuti in mezzo litro d'acqua) addolcito con miele e bevuto a cucchiaiate nel corso della giornata è utile nel caso di infiammazioni delle vie respiratorie, catarri e bronchiti. Un decotto di foglie e fiori, fatti bollire per una ventina di minuti, applicato esternamente esercita un'azione decongestionante sulla pelle e sulle mucose della bocca, è indicato inoltre nelle infiammazioni della vagina. CURIOSITA':
Fino dall'antichità il mirto, per la sua indubbia bellezza, è stato consacrato alle divinità dell'amore e dedicato a Venere. Questo arbusto fu molto amato sia dai Greci che dai Romani: un serto di mirto incoronava i vincitori delle gare e i poeti. I suoi fiori, ritenuti per tradizione beneauguranti, erano presenti nel bouquet nuziale.
http://www.thais.it/botanica/aromat.../sc_0050.htm








Modificato da - ziama in data 16/07/2008 19:21:16

  Firma di ziama 

Santa Mariedda - Senorbi

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

Siamo sardi
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda.

 Regione Estero  ~ Città: new york  ~  Messaggi: 9847  ~  Membro dal: 12/12/2006  ~  Ultima visita: 30/06/2020 Torna all'inizio della Pagina

ziama
Salottino
Utente Maestro


AmBASCIUatrice in USA



Inserito il - 16/07/2008 : 19:20:16  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ziama Invia a ziama un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Piu che altro, la Sardegna e' l'unica che lo utilizza per ricavarne il liquore....ma e' ben presente in tutta l'area meditarranea.
E visto che gli antichi romani e greci lo utilizzavano ...mi pare davvero strano che sia stato importato dall'Australia non tanto tempo fa!!







Modificato da - ziama in data 16/07/2008 19:21:58

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Santa Mariedda - Senorbi

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

Siamo sardi
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 16/07/2008 : 19:28:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di cedro del Libano Invia a cedro del Libano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
ziama ha scritto:

Piu che altro, la Sardegna e' l'unica che lo utilizza per ricavarne il liquore....ma e' ben presente in tutta l'area meditarranea.
E visto che gli antichi romani e greci lo utilizzavano ...mi pare davvero strano che sia stato importato dall'Australia non tanto tempo fa!!




il mirto presente in Europa é il mirtus comunis presente gia' dall'antichita'
quando l'Australia non era stata ancora scoperta.








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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 16/07/2008 : 19:31:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di cedro del Libano Invia a cedro del Libano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
MIRTO

Myrtus communis L.

Famiglia Mirtaceae



La pianta di mirto è stata da sempre associata all'universo femminile e alla femminilità.

Nell'antica grecia i nomi di molte eroine ed amazzoni avevano tutte la stessa radice: Myrtò, Myrsìne, Myrtìla. Myrtò era un'amazzone che aveva combattuto Teseo come Myrìne era la regina delle Amazzoni, in Libia. Si chiamava Myrsìne una profetessa del santuario di Dodona che per un responso nefasto morì tragicamente.

Ma anche la mitologia greca e latina associano il mirto a divinità femminili infatti era la pianta sacra ad Afrodite. In particolare Ateneo narra un'antica leggenda che vede come protaginista Erostrato, fedele ad Afrodite che durante un viaggio in mare fu sorpreso da una tempesta. Allora la dea gli apparve sotto forma di piccole foglioline di mirto spuntate improvvisamente dalla sua statueta che Erostrato aveva con se. Questo fatto diede coraggio ai marinai che così riuscirono ad approdare in un porto sicuro e salvarsi. Una volta a terra Erostrato depose la statuetta con le foglie di mirto nel tempio di Afrodite ed intrecciò una corona di rami di mirto che da allora venne chiamata "Naucràtis" ovvero "signora delle navi".




Il mirto è stato da sempre il simbolo della fecondità tanto che Plinio lo aveva soprannominato "Myrtus coniugalis" in quanto si usava nei bancheti di nozze come augurio di una vita serena e ricca di affetti.

Nei canti cretesi rappresenta da sempre una pianta afrodisiaca tanto che si esorta chi vuole essere amato a raccoglierne un ramo.

Il mirto è anche considerata una pianta di buon augurio e di buona fortuna tanto che quando si doveva partire per fondare una nuova colonia ci si cingeva il capo con una corona di mirto come augurio appunto di buona sorte.

Il mirto però ha anche un significato funebre. Infatti nell'antica Grecia si raccontava che Dioniso, quando era sceso nell'Ade per liberare la madre Semele aveva dovuto lasciare in cambio una pianta di mirto. Da allora il mirto ha rappresentato l'oltretomba ed i defunti. Questa doppia valenza del mirto, da una parte pianta solare e ben augurale dall'altra pianta funebre, non deve stupire infatti la vita e la morte sono sempre stati un tutt'uno nell'universo e l'aspetto funebre non è da vedersi in senso negativo ma semplicemente come l'evolversi della vita.




http://www.elicriso.it/it/linguaggio_fiori/mirto/


















Modificato da - cedro del Libano in data 16/07/2008 19:33:16

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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 16/07/2008 : 19:33:05  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Messaggio di maurizio feo

A tempo perso, stavo leggendo un libretto-guida "Le piante officinali della Sardegna"- Autore Antonia Pessei. Con sorpresa, leggo a pagina 126: "Sembra che (il mirto) sia [b]originario dei paesi australiani ...
C'é qualcuno tra esperti e non esperti in piante sarde che possiede certezze, al riguardo?

Grazie,
Maurizio

Caro Maurizio, io ti posso dire con assoluta certezza (e nessuna presunzione) che il "Mirto Sardo" è proprio "Sardo" o, comunque, Mediterraneo dall'origine. So anche che in Australia ne esiste un'altra specie dello stesso genere, ma non è certo quella il "Mirto Sardo" (o Mediterraneo).
Cari saluti
Turritano

Ps: volendo potrei essere più preciso






Modificato da - Turritano in data 16/07/2008 19:34:23

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Le dominazioni passano ... i Sardi restano!

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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 16/07/2008 : 19:37:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di cedro del Libano Invia a cedro del Libano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
allora Turritano se vuoi puoi essere piu' chiaro.

Facci una scheda del mirto sardo cosi' ci acculturiamo,visto che tu lo sai bene.







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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 16/07/2008 : 19:44:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
cedro del Libano ha scritto:

allora Turritano se vuoi puoi essere piu' chiaro.

Facci una scheda del mirto sardo cosi' ci acculturiamo,visto che tu lo sai bene.

Stai parlando seriamente o mi vuoi prendere in giro?
Per essere chiaro, credo di essere stato abbastanza chiaro. Ho semplicemente risposto alla domanda shock di Maurizio
Se vuoi che sia più preciso posso anche esserlo, ma non voglio "acculturare" nessuno. Non ho quella pretesa.
Turritano






Modificato da - Turritano in data 16/07/2008 19:51:05

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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 16/07/2008 : 20:08:58  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di cedro del Libano Invia a cedro del Libano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Turritano ha scritto:

cedro del Libano ha scritto:

allora Turritano se vuoi puoi essere piu' chiaro.

Facci una scheda del mirto sardo cosi' ci acculturiamo,visto che tu lo sai bene.

Stai parlando seriamente o mi vuoi prendere in giro?
Per essere chiaro, credo di essere stato abbastanza chiaro. Ho semplicemente risposto alla domanda shock di Maurizio
Se vuoi che sia più preciso posso anche esserlo, ma non voglio "acculturare" nessuno. Non ho quella pretesa.
Turritano



Sto parlando seriamente .Nessuna presa in giro
Io non so molto del mirto e se tu lo sai dillo.







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campidano
Salottino
Utente Master



Inserito il - 16/07/2008 : 21:30:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di campidano Invia a campidano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ora il mirto cresce spontaneo anche nel mio giardino in Inghilterra.

Il mirto (Myrtus Communis L.) è una pianta sempreverde della famiglia delle Myrtaceae, che comprende circa 100 generi e 3000 specie diffuse nelle regioni temperate, tropicali e subtropicali. Chiamato comunemente mortella, è un arbusto non spinoso, dal portamento cespuglioso, che raggiunge facilmente i 2 mt d'altezza ed ha foglie coriacee e persistenti di un verde brillante, di forma ovate o ovato-lanceolate e dal margine intero. Quando vengono spezzate, le foglie di questo arbusto emettono una gradevole fragranza somigliante a quella dell'arancio, che è dovuta alla presenza del mirtenolo, un olio dotato di proprietà balsamiche.
I fiori del mirto di color bianco crema, sbocciano da giugno a settembre e sono dotati di vistosi stami dorati; sono solitari, molto leggeri d'aspetto, semplici di forma, e molto profumati.
I frutti del mirto, che maturano in autunno, sono piccole bacche ovoidali di colore nero-violaceo e di consistenza carnosa, del diametro di circa 1 cm. La parola mirto in Sardegna è sinonimo di liquore di mirto, infatti in ogni ristorante, a fine pasto, si ordina o viene offerto un mirto e in molte case, ancora oggi, il mirto viene preparato artigianalmente.

Un po' di storia

Il mirto è una pianta molto antica, e si trovano testimonianze di essa sin dai tempi più remoti.
Secondo la leggenda, il nome “myrtus” deriverebbe da quello di Myrsine, una fanciulla dell’Attica invincibile nelle gare ginniche che, dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara, fu uccisa dall’amico del ragazzo, accecato dalla rabbia in un impeto di gelosia. Ma la dea Pallade, impietosita, trasformò il suo corpo esanime in un delizioso arbusto che fu chiamato Myrsine e che oggi noi tutti chiamiamo mirto.
Nella mitologia greca il mirto era considerato uno dei simboli dell’amore e della bellezza, essendo sacro alla dea Venere: si narra che la dea, quando uscì nuda dalla schiuma del mare, si rifugiò dietro un cespuglio di mirto, per nascondersi dagli sguardi concupiscenti di un satiro.
I rami fioriti del mirto, venivano usati a scopo ornamentale per decorare le case in occasione dei matrimoni e anche per premiare i poeti durante le manifestazioni letterarie. Per i Romani il mirto era, unitamente all’alloro, simbolo di pace e di vittoria: i generali reduci dalle battaglie vittoriose, al pari dei poeti e dei letterati, venivano premiati dal Senato con corone di mirto.
Nel medioevo si ricavava dalla pianta una essenza, chiamata “acqua angelica”, destinata all’industria dei profumi, e si utilizzavano le bacche mature per fabbricare inchiostri e coloranti naturali, utilizzati soprattutto nelle concerie.



e ancora....

MYRTLE
There are many legends associated with the Myrtle tree and its origin.

According to ancient classic mythology a nymph called 'Myrsine' or 'Myrene' and the goddess 'Athena' or 'Pallas' raced together. It is said that Athena killed Myrene as she was angry. Her body is believed to have grown into a Myrtle tree and that possibly as a result of grief and guilt did ever love the tree.

The second legend tells of how 'Myrene', a priestess to 'Venus', was transformed into the tree. The reason for this was thought to be because she loved a young man and wished to marry him which was forbidden for a priestess.

The third legend tells of how 'Myrene' was killed by 'Venus' and transformed into a Myrtle tree. The reason seems to be that Myrene had offended her. Yet Venus ordered that the tree should always be evergreen and have a sweet aroma.

A fourth legend tells of how 'Venus' was on the 'Island of Cytheraea'. Ashamed of the fact that she was naked she would hide behind a Myrtle tree, and ever since has been associated with and sacred to Venus. Indeed she adopted it as her favourite tree. The tree has long been connected with lovers due to its this association as Venus is the Goddess of Love. The Myrtle tree was thought to inspire love and encourage it to linger.

Venus is often seen with leaves of the Myrtle about her. According to legend Venus came out of the sea with a Myrtle wreath upon her head.

Worshippers in ancient Greece would plant Myrtle trees around the temples. Although known to us as Venus the ancients worshipped her as 'Myrtilla'.

Thought to be a tree which brings good luck. To see one or more healthy Myrtle trees indicates that the owner of the land or family should be content, enjoying a happy home life. A wedding may follow soon after flowering according to traditional English (UK) belief.







  Firma di campidano 
Non criticate mai la mancanza d'intelligenza di vostra moglie:
può essere stata proprio quella a impedirle di trovare un marito migliore di voi.

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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 16/07/2008 : 22:30:22  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Sì: sono sempre stato anch'io dell'opinione che il mirto fosse mediterraneo.
Ma almeno in teoria l'autore di un libro di botanica dovrebbe essere un esperto e non dovrebbe saltare fuori con affermazioni così strampalate.
D'altro canto, so che le altre mirtacee non sono affatto originarie del Veccho Mondo.

Non ne conosco molte, ma sono tutte australiane: il callistemon (che possiede foglie a metà fra l'eucalipto ed il mirto, ma produce fiori che sembrano scovolini rossi), l'eucalipto (nelle sue varietà diverse, tutte conteneti eucaliptolo e mirtenolo) ed il "wax flower" (che sembra un minuscolo abete o un rosmarino, con fiori dall'aspetto carnoso molto simili a quelli del mirto)...
Allora mi è balenato in mente (per un momento solo) che talvolta alcuni nomi uguali sono usati per piante diverse (come avviene per la betulla e per il sicomoro) e che forse il mirto dell'antichità poteva essere un altro arbusto e non il nostro vecchio caro mirto.

Ho anche controllato su Camarda e Valsecchi "Alberi ed arbusti spontanei della Sardegna" per rivedere l'areale di distribuzione: non una parola su una possibile origine diversa da quella mediterranea...

Mi fa molto piacere sapere che cresce anche in Inghilterra!

Posso assicurare che qui a Roma vendono come mirto "sardo" un tipo di mirto con foglie e bacche piccolissime, che in Sardegna non ho mai visto. Il fatto che non ci capiscano gran che è dimostrato dal fatto che alcuni vivaisti chiamano "tarantino" proprio quello stesso tipo di mirto.
Grazie ancora: se avete altre notizie o foto,, non aspetto di meglio!

Maurizio







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campidano
Salottino
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Inserito il - 16/07/2008 : 22:43:40  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di campidano Invia a campidano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Il mio MIRTETTO londinese a giorni sboccera'.
Ci saranno dele foto.

DA SARDEGNA E DINTORNI.

Il Mirto

L’ARBUSTO
Quando si parla di mirto, da qualche anno a questa parte, ci si riferisce per lo più al tipico liquore sardo che tutti hanno ormai imparato ad apprezzare e che sta conoscendo un grande successo sia a livello nazionale che internazionale. Il mirto è però prima di tutto una pianta (il suo nome scientifico è myrtus communis), un arbusto sempreverde che, assieme al cisto, all’erica, al corbezzolo, al lentischio ed al rosmarino – per citare solo le principali – è una delle componenti essenziali di quella vegetazione tipica che risponde la nome di “macchia mediterranea”. Tuttavia la diffusione di questa pianta supera ampiamente i confine del “mare nostrum”: la possiamo infatti incontrare finanche in Nuova Zelanda e in Cile ma, per restare in un’area a noi un poco più vicina, su una vastissima zona che va dalle isole Canarie fino all’Asia centrale, passando per il Nord Africa e per tutta l’area del Mare Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia, dalla Maremma alla Corsica, dalla Sicilia alle coste algerine e tunisine, per finire, ovviamente, con la Sardegna.
In passato il mirto era sicuramente molto più diffuso di quanto non lo sia oggi, al pari di molte altre piante. Col passare dei secoli, purtroppo, l’aumento delle superfici coltivate, la progressiva urbanizzazione del territorio, gli incendi e l’opera devastatrice dell’uomo hanno portato ad una preoccupante diminuzione della sua presenza in molte zone. Ma in Sardegna, per fortuna, la pianta continua ad essere molto diffusa allo stato selvatico, ha trovato il suo habitat ideale e riesce a riprodursi con grande facilità, sia sulle coste che nelle zone dell’interno, fino ad una altitudine di 500 metri. Si adatta anche alle potature e i vivaisti moderni hanno infatti imparato a coltivarla, senza provocare alterazioni di alcun genere, ed in questo modo la pianta fa bella mostra nei giardini più belli e non dovrebbe correre pericoli di estinzione.
Del mirto si trovano tracce sin dai tempi più remoti ed esiste una antica leggenda greca che può forse illuminarci sulle origini del suo nome. Il nome “myrtus” potrebbe
derivare da quello di Myrsine, una fanciulla dell’Attica che, dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica, fu uccisa in un impeto di gelosia dall’amico che non volle accettare la sconfitta. Ma la dea Pallade, così conclude la leggenda, trasformò il corpo senza vita della fanciulla in un delizioso arbusto che fu chiamato Myrsine e che oggi noi tutti chiamiamo mirto. A parte questa leggenda, nella mitologia greca la pianta era comunque considerata uno dei simboli dell’amore e della bellezza, essendo sacra alla dea Venere, e i rami fioriti venivano usati a scopo ornamentale per decorare le case in occasione dei matrimoni e per premiare i poeti durante le manifestazioni letterarie. Per i Romani il mirto era, unitamente all’alloro, simbolo di pace e di vittoria: i generali reduci dalle battaglie vittoriose, al pari dei poeti e dei letterati, venivano premiati dal Senato con corone di mirto.
Anche nella letteratura si trovano parecchie citazioni che riguardano la pianta: sia Virgilio nelle “Bucoliche” che Plinio il Vecchio nel suo monumentale trattato “Naturalis Historia” parlano del mirto come pianta gradita a Venere, mentre Dante, nel XXI canto del Purgatorio, fa pronunciare al poeta latino Publio Papinio Stazio la seguente frase: Tanto fu dolce mio vocale spirto/che, tolosano, a sé mi trasse Roma/dove mertai le tempie ornar di mirto. Sia i Greci che i Romani, inoltre, attribuivano proprietà medicamentose ad un decotto fatto con le foglie, che veniva usato per curare l’asma bronchiale e altre malattie delle vie respiratorie. Solamente in epoca medioevale si inizia ad usare il mirto per scopi commerciali: se ne ricavava una essenza, chiamata “acqua angelica”, destinata all’industria dei profumi e si utilizzavano le bacche mature per fabbricare inchiostri e coloranti naturali, utilizzati soprattutto nelle concerie. In tempi relativamente recenti la pianta ha fatto il suo ingresso anche nelle migliori erboristerie: oltre agli usi medicamentosi già citati, bisogna ricordarne l’impiego nella preparazione dei “pot-pourri”, miscele di petali e foglie particolarmente aromatiche che vengono utilizzate per riempire di profumo gli ambienti.
Di tutti questi impieghi, tuttavia, ci sono ben poche tracce nella storia della Sardegna, con la sola eccezione, forse, del settore delle concerie. Nella nostra isola c’è sempre stata invece l’abitudine di utilizzare il mirto in ambito gastronomico e strettamente casalingo, per condire gli arrosti di porcetto, di agnello e di cacciagione, per aromatizzare alcuni tipi di vino, per preparare alcune specialità particolari, come le tipiche “grive” ed infine per la fabbricazione del liquore. L’autentico liquore di mirto è una prerogativa esclusiva della Sardegna, inventato in Sardegna e prodotto attualmente solo in Sardegna: in nessun altro luogo infatti, a quanto ci risulta, esiste la tradizione di ricavare un liquore dalle sue bacche violacee, non solo a livello industriale, ma nemmeno per uso domestico. C’è stato, a dire il vero, qualche tentativo in altre zone, ma il prodotto ottenuto non si è dimostrato all’altezza: da una analisi di laboratorio è risultato infatti che le bacche sarde sono diverse dalle altre e contengono un elemento in più, il “mirtolo”, che è quello che conferisce il particolare aroma. La cosa non deve nemmeno destare sorpresa, poiché sappiamo che la flora sarda, così come la fauna, è ricca di parecchi endemismi ed una certa pianta, se cresciuta in Sardegna, può risultare diversa dalla stessa cresciuta in altre località. Sappiamo, per esempio, che il sughero delle querce sarde è di qualità diversa rispetto a quello del Portogallo o del Nord Africa, pur trattandosi della medesima pianta, e la stessa cosa si verifica per il mirto. Tornando però al liquore di mirto, non sappiamo esattamente a quando risalga la nascita di questa tradizione, non esistono tracce scritte e possiamo affidarci solo alle notizie tramandate a voce dai nostri avi. Alcuni la fanno risalire ad un passato piuttosto lontano, in considerazione del fatto che diversi autori parlano di un “vino di mirto” che veniva prodotto sin dal primo medioevo: ma si trattava in verità di un prodotto molto diverso dall’attuale liquore, era un vero e proprio vino, probabilmente rosso, che veniva successivamente aromatizzato con le bacche o con le foglie del mirto. E’ molto probabile pertanto che l’origine del liquore, così come lo conosciamo adesso, sia da collocare in un periodo molto più recente e che si tratti di una ricetta importata, già usata in altre zone per liquori ottenuti a mezzo di infusione di bacche o foglie in alcool e adattata successivamente al mirto. Secondo quest’ultima ipotesi, forse la più ragionevole, il periodo potrebbe essere collocato approssimativamente tra la fine del settecento e la prima metà dell’ottocento, quando la Sardegna cominciò ad aprirsi al mondo esterno, dopo il lungo periodo del dominio spagnolo. Uno dei tanti viaggiatori che percorsero l’isola in quel periodo potrebbe aver avuto l’idea, ma è soltanto una ipotesi, di applicare a queste bacche straordinariamente profumate la stessa ricetta utilizzata per la preparazione di altri liquori già affermati nella penisola italiana, come il limoncino di Sorrento o il nocino dell’Emilia, liquori che vengono ottenuti anch’essi con la macerazione in alcool delle bucce dei frutti. In quegli anni, tra l’altro, era molto diffusa in tutta la Sardegna, l’abitudine di distillare clandestinamente le vinacce e il vino prodotto in eccesso: ogni vignaiolo possedeva certamente un alambicco, con il quale otteneva quel tanto di acquavite che veniva usata, come qualcuno usa fare ancora adesso in alternativa all’alcool puro, per macerare le bacche.
Si trattava, comunque, di una tradizione esclusivamente domestica: in molte case, soprattutto in Gallura, una delle zone più ricche di mirto, tra dicembre e gennaio si mettevano le bacche a macerare nell’acquavite e si produceva una certa quantità di liquore, un paio di bottiglie al massimo, da portare a tavola nelle occasioni importanti. Poi si è fatta avanti l’imprenditoria: intorno agli anni settanta alcune distillerie hanno intuito l’affare e nel giro di pochi anni siamo arrivati al boom di questi giorni. Al tradizionale mirto rosso, ottenuto dalle bacche, si sono affiancati prima il mirto bianco, dal sapore più delicato e ottenuto dalla macerazione delle foglie, e successivamente la crema di mirto, sull’onda di analoghi prodotti a base di cognac o whisky. La raccolta delle bacche viene fatta ancora oggi a mano, tra novembre e gennaio, e non sarebbe possibile fare altrimenti senza danneggiare la pianta. Gli unici strumenti che alcuni raccoglitori stanno imparando ad usare sono dei bastoni con i quali si scuote la pianta per far cadere le bacche e una specie di pettine a maglie larghe, simile a quello che si usa in Toscana per la raccolta delle olive, e che consente di raccogliere i frutti un poco più velocemente: ma qualcuno continua ad usare solo le mani, come si faceva in passato, impiegando ovviamente molto più tempo. Occorre dire tuttavia che la maggior parte dei raccoglitori, sia quelli che raccolgono le bacche per consumo personale, sia quelli che conferiscono il prodotto alle industrie, lavorano senza controlli: nessuno può escludere che alcuni di essi taglino i rami per guadagnare tempo, ma in questo caso si danneggia seriamente la pianta, che ha un ritmo di crescita abbastanza lento, e si compromette la raccolta dell’anno successivo. Per evitare questi pericoli e al fine di poter effettuare una raccolta più adatta alle esigenze industriali alcune aziende stanno pensando di impiantare delle coltivazioni intensive, vere e proprie piantagioni, con le piante disposte su filari, che dovrebbero consentire una raccolta meccanizzata. Nessuno è ancora in grado di dire se questa sarà una strada obbligata: per il momento la vegetazione spontanea è ancora in grado di soddisfare la richiesta del mercato, ma la situazione potrebbe cambiare nel giro di qualche anno.
Abbiamo già accennato al grande successo del liquore di mirto. Attualmente esistono in Sardegna una trentina di aziende che producono circa tre milioni di bottiglie all’anno: si tratta di un giro d’affari piuttosto consistente, con benefici evidenti dal punto di vista occupazionale, e il futuro sembra essere sempre più roseo, visto che molti liquori esteri stanno passando di moda e i consumatori stanno dimostrando di preferire le ricette più vicine alle nostre tradizioni contadine. Il successo del liquore di mirto ha ormai varcato i confini della Sardegna, come dimostrato anche dalla pubblicità televisiva di una nota azienda: ma la base del successo deve essere la qualità e il consumatore ha il diritto di essere protetto dall’assalto dei molti contraffattori. Per questo motivo, nel 1994, è nata la “Associazione Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale”. E’ stato messo a punto un disciplinare di produzione che prevede norme molto rigorose: le aziende produttrici devono avere la loro sede in Sardegna, assicurare elevati standard qualitativi e sottoporsi ai dovuti controlli periodici da parte di una Commissione Tecnica; le bacche impiegate devono essere raccolte esclusivamente in Sardegna con metodi tradizionali che rispettino l’ambiente e non arrechino danni alla pianta, devono provenire dalla flora spontanea o anche da coltivazioni che rispecchino il più possibile le condizioni di spontaneità, senza l’impiego di fertilizzanti o fitofarmaci; il liquore ottenuto dovrà rispettare determinati parametri fisici, chimici ed organolettici. La denominazione “mirto di Sardegna” è riservata pertanto solo al liquore di mirto rosso ottenuto secondo le norme del disciplinare, ogni bottiglia prodotta può essere commercializzata con la denominazione esclusiva di “mirto di Sardegna” e recare un marchio di tutela creato appositamente che rende riconoscibile facilmente il vero liquore di mirto.
Il prossimo obiettivo che la associazione dei produttori intende raggiungere è l’ottenimento da parte dell’Unione Europea di due riconoscimenti importantissimi da poter apporre sulle etichette, a ulteriore garanzia della provenienza esclusivamente sarda del liquore: “Denominazione di origine protetta” e “Prodotto Tipico Regionale”. Le procedure sono a buon punto, tutta la documentazione è stata già presentata agli organismi competenti e tra poco tempo tutte le bottiglie di mirto potranno fregiarsi di questo ulteriore attestato di qualità.

IL MIRTO ROSSO
Esistono numerosissime ricette per la preparazione casalinga di questo liquore: si può affermare che in ogni paese ne esiste una diversa e persino da una famiglia all’altra si possono riscontrare delle differenze. La base per l’ottenimento del liquore, valida per tutte le ricette, è comunque l’essenza di mirto (altrimenti chiamata “acqua nera” o “liquido nero”) ottenuta dalla macerazione delle bacche immerse in alcool puro a 95° e tenute in un recipiente a chiusura ermetica: dopo un mese di macerazione le bacche vengono strizzate a mano o spremute delicatamente, senza romperle, con un apposito torchietto o più semplicemente, per piccole quantità, con uno schiacciapatate per recuperare l’alcool di cui sono impregnate. Il liquido che si ottiene è appunto la cosiddetta “acqua nera”, alla quale bisogna aggiungere, per arrivare al prodotto finito, uno sciroppo di acqua e zucchero, ed eventualmente altro alcool, in quantità variabile a seconda delle zone o dei gusti. La ricetta più comune prevede l’aggiunta di una quantità di sciroppo (ottenuto facendo bollire 700 gr. di zucchero in un litro di acqua) pari alla quantità dell’acqua nera, mentre in alcune zone si usa aggiungere anche una minima quantità di miele, secondo un antica tradizione in auge presso gli stazzi galluresi. E’ necessario filtrare il liquore finito, prima della degustazione, utilizzando gli appositi filtri speciali reperibili nelle drogherie.

IL MIRTO BIANCO
E’ una ricetta più recente e molto meno diffusa, almeno in ambito domestico, del mirto rosso. E’ una preparazione molto semplice poiché si effettua totalmente a freddo, seguendo le stesse regole valide per la preparazione del limoncino. Si mette tutto insieme in un recipiente di vetro a chiusura ermetica: le foglioline tenere (o meglio ancora i germogli, che si raccolgono nella tarda primavera o all’inizio dell’estate ), un litro di alcool, un litro di acqua e 700 gr. di zucchero. Le foglie devono essere in quantità tale da occupare almeno la metà del recipiente. Si agita il tutto abbastanza energicamente con un mestolo di legno, per far sciogliere lo zucchero, si lascia macerare per un massimo di dieci giorni e poi si filtra. Il minore periodo di macerazione rispetto al mirto rosso, che nulla toglie all’aroma, è necessario per evitare che il tannino, elemento chimico di cui le foglie sono particolarmente ricche, possa trasferirsi nel liquore finito e renderlo poco commestibile o addirittura tossico.

(Alberto Maisto)









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Non criticate mai la mancanza d'intelligenza di vostra moglie:
può essere stata proprio quella a impedirle di trovare un marito migliore di voi.

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biby
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Inserito il - 16/07/2008 : 22:51:10  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di biby Invia a biby un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
a proposito di mirto...sull'unione sarda di oggi...i sardi negli USA (senza fare nomi) saranno contenti...una ditta sarda ha chiuso una commessa....prime 2500 bottiglie da esportare ad Aspen e altri stati negli USA....mirto sardo chiaramente...(a prescindere dalle origini tutti coloro che assaggiano il nostro mirto rimangono sorpresi)...nostro orgoglio...visto che Oltreoceano è conosciuto più il limoncello...ora ci proviamo col mirto esclusivamente di bacche....






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Lago Omodeo

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ziama
Salottino
Utente Maestro


AmBASCIUatrice in USA



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Falli i nomi!!
Qui sul forum la lista e' breve!







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Santa Mariedda - Senorbi

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

Siamo sardi
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda.

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biby
Salottino
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Inserito il - 16/07/2008 : 23:05:43  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di biby Invia a biby un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
hai ragione..ma sapevo che saresti stata perspicace cara ziama....






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Lago Omodeo

Ulà Tirso (Or)

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