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Turre
Utente Medio
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Inserito il - 03/09/2009 : 14:56:42
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Quello di cui parlo non è un cappottino (ne posseggo due, uno molto antico), ma un cappotto lungo oltre metà polpaccio, con martingala dietro e davanti revers (si dice così?) larghi..
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 03/09/2009 : 15:02:40
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turre,,, è un capotto di furesi,, concepito pero' secondo la moda continentale
avevo pensato ad una giacca.. perchè ci sono anche quelle di quel tipo... oil capotto tradizionale era identico al capottinu, con tanto di cappuccio, senza bottoni , martingale ecc, era lungo quasi ai talloni ed aveva degli spacchi per consentire libertà di movimenti e per montare a cavallo.. alcuni uomini nell'inverno lo sovrapponevano al cappottinu... credo che gli esemplari sopravvissuti siano pochi davvero... conserva con cura i tuoi "tesori"!!
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ampuriesu
Utente Attivo
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Inserito il - 03/09/2009 : 18:49:37
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Babborcu...quanto misciamureddu in questo forum; ognuno parla di ciò che gli interessa e così gli argomenti si sovrappongono Dai uno sguardo a questa stampa... mi sa di vedere la gonna rossa di Aggius, il fazzoletto di tela al collo anzichè lo scialle in seta, lu cenciu emeraviglia delle meraviglie UN BUSTO anzi più di uno che sicuramente con il tempo è stato sostituito dal gilet che all'interno porta proprio una sorta di piccolo bustino. Le ghetteeeeee con i lacci Non vedo l'ora di mettermi all'opera. Promesso...ricostruirò tutti questi costumi.
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Non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare! |
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 03/09/2009 : 20:58:57
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e' la srampa del de lamarmora che illustra la festa del gramintoggiu a tempio ... il la marmora nel descriverla si lamenta che dalla prima volta che vide il rituale i costumi erano cambiati.. pensa in meno di vent'ani segno di quell'evoluzione di cui parlo spesso in generale.. hai notato le camisciole maschili rosse ?' ed i gabbani con il rivestimento azzurro e le gonne che hanno una ribattitura attorno al cinturino? pero' frena! esistono una quantità di immagini e di notizie scritte e prima di cucire, le devi vedere, ragionare, comparare tutte!! cosi' potrai fare un buon lavoro.. ti aiuto io! presto e bene raramente avviene! certo che c'era il bustino. ( lu to chintu di ballena fattu alla francesina) . e mi sa non solo in logudoro e gallura.. tu non intervenivi ancora in questo forum, adesso ti faccio friggere! quando parlai del recupero di molti abiti settecenteschi dal sotterraneo di una chiesa di luogosanto... ti raccontero' a voce.. comunque mettiti in testa di fare un lavoro come si deve,, è lungo, ci vuole attenzione e pazienza, ma ti darà maggiori soddisfazioni della semplice ricopiatura di fogge da una stampa
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sabry
Utente Attivo
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Inserito il - 11/09/2009 : 13:32:38
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devo provare a riprodurre uno scialle antico in tibet nero ricamato. qualcuno può indicarmi dove posso trovare un buon filo da ricamo in seta?
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 13/09/2009 : 08:09:18
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sabry: i fili di seta colorati attuali sono diversi da quelli del passato,, un occhio fine coglie la colorazione fortissima( non solo data dal "nuovo").. la torsione dei fili è diversa e alcune sfumature sono irreperibili... manda un mp a sostro.. persona gentile e disponibile ,e credo che lui ti darà le "dritte giuste" dovrai spiegargli che filo ti serva, perchè ho cisto scialli del meridione ricamati con almeno tre qualità di fili ( non sullo stesso manufatto) sia con una sorta di cascame non ritorto ( i piùantichi) sia con filo sottile ritorto sia con una sorta di crdoncino un po' più spesso.. ciau
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drFolk
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 13/09/2009 : 15:47:57
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Io qui ve la lancio come affermazione lapidaria, quasi apodittica: il costume popolare, in Sardegna, sarà un morto che cammina finchè non si avrà un ritorno di fantasia, a sostituire il rovellio dell'imitazione a buon mercato, o il mito del "buon selvaggio" in berritta e cosinzos.
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Lollove
Nuoro
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sabry
Utente Attivo
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Inserito il - 14/09/2009 : 09:15:38
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perchè doc tu pensi che per conservare la tradizione si debbano proporre nuove cose cercando di pensare come le nostre antenate?
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drFolk
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 14/09/2009 : 14:32:15
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Intendo dire proprio il contrario! Se c'è una cosa che fanno gli attuali gruppi folk, è quella di fingere di essere eredi dei loro nonni e genitori e della stessa cultura agropastorale: perciò ripropongono l'antico uso dei balli e dei canti, o una loro confezione ben vendibile, senza un briciolo di fantasia, di inventiva, di buon gusto. Il costume, negli stessi studi degli storici del folklore, è dato come sedimentato definito concluso! COsì non è affatto! Occorre anche la vivacità sartoriale di reinventare il costume nelle sue fogge festive, ricercando nuovi schemi decorativi-nel rispetto di quelle che sono le caratteristiche sartoriali dell'abito. Oggi si fa esattamente il contrario, proponendo costumi che imitano quelli del passato con mercerie e tessuti dozzinali, e tecniche sartoriali e approssimative, pensando (con un occhio alla memoria e due mani al portafogli) di non tradire affatto la memoria degli avi, anzi, di proporsi come i migliori continuatori possibili della tradizione.
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Lollove
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sostro
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Inserito il - 14/09/2009 : 18:01:35
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Non occorre purtroppo avere almeno una conoscenza base degli studi condotti sul costume per farsi propria l’idea del costume come “sedimentato definito concluso”. È un idea nata spontaneamente come l‘ edera (o per un susseguirsi di tragici attacchi alla tradizione). Si è radicata nel pensiero di molti congetturati detentori del sapere di abbigliamento tradizionale questa folle idea del costume come elemento statico, fossilizzato cosi come lo si vede impresso magari in una foto. Quello che si sa, viene magnanimamente messo a usufrutto degl’altri che come pecore senza opporre alcun arbitrio riproducono abiti-divisa che hanno una funzione puramente sterile. (vedere Alghero SantaTeresa- Carbonia… Usini e via dicendo È un discorso già fatto ma sul quale bisogna continuamente ribattere. Il vaso di pandora è stato aperta da tempo, molti sono stati assorbiti da questo vortice di “folklore a tutti i costi” . Anche la Sardegna ha subito una profonda e in alcuni casi radicale trasformazione. Ma molti degli usi e costumi in parte mutati sono rimasti a retaggio di radici solidissime. Ma purtroppo sono in pochi a dare e portare ancora l’abito con il giusto valore. Sono molti invece quelli che fungono da monito d’agonia del costume. Bisogna ricreare un costume con la consapevolezza che, non si sta creando un pezzo di storia da museo, ma un abito che vive l’evoluzione ma non lo stravolgimento. Un abito che venga riprodotto con la consapevolezza dell’originale,ma con l’interferenza del gusto personale che porta alla variazione di un disegno, di un pizzo differente, di un colore diverso; Un abito frutto di un passato che non è statico ma si rinnova in continuazione.
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 14/09/2009 : 18:17:46
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io credo possanoesserci diversi approcci,se il problema è la confezione di nuovi costumi..alcuni rispettabili e onesti adiversi livelli.. altri meno,, altri inaccettabili... se , come vorrebbe fare sabry si prende un reperto antico e si cerca di rifarlo uguale, cercando i materiali, ricopiando esattamente i disegni si fa' una copia rispettabile.. se, si cerca di imparare l'intero linguaggio che sta attorno all'abito e lo si proietta nell'interpretazione attuale, si fa, certo, molto di più.. se si pensa che rifare la tradizione sia semplicemente tentare di ricopiare un acquerello ,,senza spaziare la cosa scade, se si fa uqalcosa senzaaver acquisito il linguaggio,, il significato del "canovaccio" e si inventa del tutto .. si scende molto... e via discorrendo... la tragedia sta nella scelta della funzione,, per cosa rifaccio? per la ciclopedia?, per la tramissionuccia televisiva? per cercare di emergere in una gara con gli altri gruppi? per dimostrare a me stessoe agli altri che non sono povero e meschino? oppure , consapevole di un valore culturale e di una storia , agisco di conseguenza? l'abito popolare non è finito sta affanandosi ad adattarsi a contesti ed esigenze nuove e ,purtroppo, in molti casi viene svilito per a fini un ignobili...
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santobevitore
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Inserito il - 14/09/2009 : 18:48:06
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Se lo si percepisce l'abbigliamento tradizionale come un costume, poco importa come sia: basta esserci per apparire. Se invece lo si ritiene abbigliamento a tutti gli effetti, diverso ma comunque alla pari con ciò che indossiamo tutti i giorni, si comincia a sentirlo veramente proprio, e qui entrano in gioco il (buon) gusto personale, l'orgoglio e la normale volontà di differenziarsi dagli altri, caratteristiche che da sempre accompagnano la storia dell'abbigliamento. Credo siano queste le premesse per una continuazione fruttuosa, che non sia sterile imitazione a buon mercato. La creatività è importante: i nostri nonni ce l'hanno insegnato già, perché quando le fabbriche smisero di produrre alcuni tessuti, si inventarono modi alternativi per sopperire alle mancanze e non smettere il costume. Anche questo ha portato all'evoluzione delle fogge e mi sembra uno spunto interessante, che merita di essere approfondito da parte di chi vuole ricostruire...
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 14/09/2009 : 18:57:18
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la capacità di digerire le nuove stoffe, di assimilarle, di proiettarle in una relizzazione non seriale e non ottusamente ripetitiva ( a parte che questa ripetitività poi non è possibile attuarla totalmente e spesso è solo un'intenzione millantata di fronte a arraffazonamenti di bassa lega ) e' difficile, non si improvvisa.. e parte da una conoscenza profonda, sentita e ragionata.. ma oggi vogliamo raggiungere il tragurdo in fretta, senza impegnarci..
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santobevitore
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Inserito il - 14/09/2009 : 21:49:15
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Hai ragione: il pressapochismo, la fretta e, aggiungerei io, il gusto spesso discutilbile caratterizzano molto del nostro tempo, riflettendosi ovviamente pure in questo campo. Molti sono quelli che, confusi e senza particolari conoscenze, si rivolgono ad "esperti" che si presumono tali. Con i risultati che tutti conosciamo. Eppure, per fortuna, c'è anche chi si impegna, vuole conoscere e capire. Anche queste persone fanno parte del nostro tempo: altra faccia della stessa medaglia, possono e devono fare qualcosa. Il problema è che ci sono pochi buoni artigiani, componente fondamentale per la continuazione della tradizione e insieme chiave per un eventuale rinnovamento. Sono dell'idea che le cose belle siano quelle ben fatte, le uniche che possono fare "una bella figura".
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maniscialli
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Inserito il - 14/09/2009 : 23:55:12
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Sono d’accordo i buoni artigiani sono pochissimi….ma delle persone dei giorni nostri abituate al tutto e subito,chi vuole andare a bottega per apprendere i segreti del mestiere? Per essere un buon artigiano non solo bisogna saper prendere in mano l’arnese del mestiere…ma soprattutto bisogna avere ben chiaro cosa è stato il passato , per riuscire a reinterpretarlo nel futuro….
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