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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 15/11/2008 : 23:34:56
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E' evidente che una forma unitaria soddisfacente, a trovarla, sarebbe la soluzione migliore, nessuno lo mette in dubbio.
Se mi è consentita una piccola notazione storica, a chi ripropone sempre la questione delle microvarianti locali vorrei ricordare qualcosa, ognuno poi ne tragga le sue conclusioni. Storicamente sappiamo che una istituzione come la Chiesa dal '500 in poi ha redatto i propri catichismi in due forme linguistiche: campidanese unificato e logudorese unificato. E non in 100 varianti linguistiche. Questi catechismi venivano utilizzati in tutta la Sardegna sardofona e non solo nella zona di cagliari o bonorva, per capirci.. Allo stesso modo si può ricordare che i predicatori, invitati da un paese all'altro per le proprie prediche in sardo (tra '800 e prima metà del '900 erano popolarissime e richiestissime), scrivevano queste o in campidanese letterario o in logudorese letterario. Due norme linguistiche di referenza, potremo dire. Alcuni predicatori preferivano il campidanese, altri il logudorese. Alcuni erano in grado di usare entrambe. E il popolo non è che pretendesse catechismi o prediche nella propria particolare variante locale! Per farvi un'idea, qualche documento interessante lo potete trovare qui: www.sufueddu.org Ma se volete, posso postarvi anche io qualche testimonianza.
Cosa significa questo? Semplicemente che non siamo all'anno zero! I sardi hanno una storia. Questa storia ci dice che un problema sociolinguistico comparabile a quallo attuale si è presentato alla istituzione chiesa è stato affrontato e efficacemente risolto nei termini ceh si diceva. E con buona soddisfazione dei sardi se è vero come è vero che per secoli è stato così. Ma si potrebbe parlare anche della poesia, insomma il discorso sarebbe lungo. Oggi si può decidere se proseguire su questa strada collaudata e quindi possibilissima, oppure sperimentarne di nuove. Ogni cosa ha il suo prezzo. Pro e contro. Io ho sempre sostenuto che non esiste una soluzione di per se migliore in assoluto. Tutto dipende dal come..
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Modificato da - Arthacan in data 15/11/2008 23:53:03 |
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 15/11/2008 : 23:51:37
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Scusa Monteferru: a prescindere dal fatto che l'italiano sarà pure una lingua comune, ma non certamente Sarda e che sta soffocando il Sardo in tutte le sue componenti; a prescindere che nel tuo elenco hai dimenticato la variante Logudorese, della quale fanno parte integrante anche quasi tutte le sottovarianti della provincia di Nuoro, che Sassarese e Gallurese sono pressoché simili (Sassarese/Gallurese) e che il Sarrabese, l'Ogliastrino, il Sulcitano ecc. ecc. sono sottovarianti del Campidanese, ritorniamo alle 3 varianti (Campidanese, Logudorese e Sassarese/Gallurese), colonne portanti della Lingua Sarda, ma tu il problema lo hai già risolto egregiamente: l'italiano! e che il Sardo, in tutte le sue varianti, diventi pure una lingua morta. No problem... sempre meglio di una Limba Sarda Comuna Amen Turritano
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Modificato da - Turritano in data 16/11/2008 00:03:16 |
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 16/11/2008 : 18:38:35
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Posto che pensare all'italiano come lingua comune e ufficiale dei sardi mi sembra, oltre che una contraddizione in termini, una sconfitta, la riflessione sul catechismo e i predicatori mi sembra interessante; mi spiego meglio: mia nonna, da cui ho imparato il sardo, essendo di Cabras, parlava nella variante campidanese che però, per alcuni esiti grammaticali e lessicali, diverge dal campidanese parlato più a Sud. Questo non ha impedito a lei, di rifiutare il catechismo in sardo (variante campidanese, le omelie dei predicatori, certe composizioni poetiche scritte, anche da cabraresi, in campidanese "meridionale" o addirittura in una specie di loguderese (per mia ignoranza non saprei definirlo più chiaramente purtroppo). Penso quindi che come lei, molti altri pur riconoscendo una varietà letteraria che veniva compresa ma che era limitata alla sfera "ufficiale", continuassero poi a parlare tutti i giorni la variante appresa dalla nascita. Non può essere questo un segnale significativo? Anche oggi molti, come in passato, almeno per l'aspetto ufficiale, potrebbero "passare sopra" la loro sottovariante, da usare comunque nel parlato e nella produzione letteraria locale, facilitando la scelta di un possibile doppio standard. Saluti Santobevitore
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 16/11/2008 : 19:16:59
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| santobevitore ha scritto:
Posto che pensare all'italiano come lingua comune e ufficiale dei sardi mi sembra, oltre che una contraddizione in termini, una sconfitta, ............ Penso quindi che come lei, molti altri pur riconoscendo una varietà letteraria che veniva compresa ma che era limitata alla sfera "ufficiale", continuassero poi a parlare tutti i giorni la variante appresa dalla nascita. Non può essere questo un segnale significativo? Anche oggi molti, come in passato, almeno per l'aspetto ufficiale, potrebbero "passare sopra" la loro sottovariante, da usare comunque nel parlato e nella produzione letteraria locale, facilitando la scelta di un possibile doppio standard. Saluti Santobevitore
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Post molto ben equilibrato, mi compiaccio. Questo per me è essere sulla buona strada, però … 1) una cosa è pensarlo, un’altra è farlo, qualche problemino localistico sorgerebbe sempre; 2) perché un doppio standard? E Sassarese e Gallurese dove li lasciamo? Se mai ci vorrebbe come minimo un “triplo” standard, te l’immagini la confusione alla Regione con gli atti ufficiali trilingui, anzi quadrilingui? 3) a questo punto ritorniamo al dunque: perché invece, a una buona volta, non passiamo sopra tutti i localismi, le sottovarianti e le varianti e non utilizziamo, per gli atti ufficiali (chi non vuole usare l’italiano, s’intende) lo standard già esistente, frutto di un lavoro serio ed accurato? Tutto sta nell’incominciare, poi si sa, la lingua si aggiusta nel tempo, con l’uso, finché è viva ... quando è morta, c'è poco d'aggiustare. Turritano
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Modificato da - Turritano in data 16/11/2008 19:18:11 |
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 17/11/2008 : 03:17:20
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| santobevitore ha scritto:
Posto che pensare all'italiano come lingua comune e ufficiale dei sardi mi sembra, oltre che una contraddizione in termini, una sconfitta, la riflessione sul catechismo e i predicatori mi sembra interessante; mi spiego meglio: mia nonna, da cui ho imparato il sardo, essendo di Cabras, parlava nella variante campidanese che però, per alcuni esiti grammaticali e lessicali, diverge dal campidanese parlato più a Sud. Questo non ha impedito a lei, di rifiutare il catechismo in sardo (variante campidanese, le omelie dei predicatori, certe composizioni poetiche scritte, anche da cabraresi, in campidanese "meridionale" o addirittura in una specie di loguderese (per mia ignoranza non saprei definirlo più chiaramente purtroppo). Penso quindi che come lei, molti altri pur riconoscendo una varietà letteraria che veniva compresa ma che era limitata alla sfera "ufficiale", continuassero poi a parlare tutti i giorni la variante appresa dalla nascita. Non può essere questo un segnale significativo? Anche oggi molti, come in passato, almeno per l'aspetto ufficiale, potrebbero "passare sopra" la loro sottovariante, da usare comunque nel parlato e nella produzione letteraria locale, facilitando la scelta di un possibile doppio standard. Saluti Santobevitore
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Nessuno ha la facoltà di prevedere come andranno le cose, si possono fare delle ipotesi sulla base di situazioni già esistenti. Per noi il paragone più facile da fare è ovviamente col gruppo linguistico italiano. L' italiano standard è insegnato obbligatoriamente (con notevoli differenze da area ad area, naturalmente) da almeno un secolo, ha una pronuncia molto poco elastica, nei media gode praticamente di una situazione di monopolio e l' uso dei dialetti socialmente viene stigmatizzato come sintomo di ignoranza o rozzezza. Eppure, nonostante questo (tutte cose per nulla scontate e non sempre presenti in altri gruppi linguistici, anzi...) molti dei dialetti italiani godono di uno stato di salute che il sardo è ben lungi dall' avere. En passant: non si tratta di una debolezza intrinseca della lingua sarda, semplicemente il sardo non è intercomprensibile con l' italiano standard (che tutti sono di fatto tenuti a conoscere) mentre normalmente i dialetti lo sono e questo costituisce un enorme vantaggio per la trasmissione della varietà locale. Riprendendo il discorso io non credo che uno standard unico o doppio possa minacciare le varietà realmente parlate, anzi, sono esattamente convinto del contrario, a patto che si passi tramite l' istruzione scolastica, altrimenti l' ufficializzazione del sardo rimarrà una conquista meramente simbolica. Chiaramente è molto probabile che il lessico di un paese subisca delle forti influenze da parte del lessico differente utilizzato in tutti gli altri, questa non è certo una novità in ambito sardo, è un processo continuo che avviene giorno dopo giorno e l' istruzione scolastica lo accelererebbe sensibilmente. A mio parere sarebbe una cosa positiva: oltre ad ampliare le possibilità espressive permetterebbe di migliorare ulteriormente il livello di intercomprensione tra i dialetti.
Le altre questioni sul tavolo riguardano quanto la pronuncia in lettura possa effettivamente influenzare le pronuncia tradizionale (e quanta libertà venga concessa a livello scolastico da questo punto di vista), quanto nei media venga dato libero accesso a tutte le pronunce.
Si tratta di questioni relativamente importanti, ma personalmente credo che rispetto ai vantaggi che può dare a tutto il gruppo linguistico l' introduzione insegnamento scolastico siano delle piccolezze. Preciso che è la mia opinione, per mia fortuna non so leggere nel futuro.
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Modificato da - Donovan in data 17/11/2008 03:18:27 |
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 17/11/2008 : 12:53:53
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| santobevitore ha scritto:
Posto che pensare all'italiano come lingua comune e ufficiale dei sardi mi sembra, oltre che una contraddizione in termini, una sconfitta, la riflessione sul catechismo e i predicatori mi sembra interessante; mi spiego meglio: mia nonna, da cui ho imparato il sardo, essendo di Cabras, parlava nella variante campidanese che però, per alcuni esiti grammaticali e lessicali, diverge dal campidanese parlato più a Sud. Questo non ha impedito a lei, di rifiutare il catechismo in sardo (variante campidanese, le omelie dei predicatori, certe composizioni poetiche scritte, anche da cabraresi, in campidanese "meridionale" o addirittura in una specie di loguderese (per mia ignoranza non saprei definirlo più chiaramente purtroppo). Penso quindi che come lei, molti altri pur riconoscendo una varietà letteraria che veniva compresa ma che era limitata alla sfera "ufficiale", continuassero poi a parlare tutti i giorni la variante appresa dalla nascita. Non può essere questo un segnale significativo? Anche oggi molti, come in passato, almeno per l'aspetto ufficiale, potrebbero "passare sopra" la loro sottovariante, da usare comunque nel parlato e nella produzione letteraria locale, facilitando la scelta di un possibile doppio standard. Saluti Santobevitore
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Ah sei originario di cabras? Poi ti vorrei postare qualcosa che ha a che fare con l'oratoria sacra proprio a cabras, ora però vorrei intervenire su queste tue considerazioni dicendo che sì, quel che è importante in questo delicato momento in cui si cerca di recuperare il sardo è anche evitare di fare il passo più lungo della gamba. Direi che occorre cercare di assecondare innanzitutto le esigienze avvertite dai sardi di oggi in modo da non mortificare quel desiderio di riappropriarsi di un qualcosa che sentiamo esserci stato sottratto. I bruschi strattoni potrebbero avere l'effetto opposto. Ho l'imprssione che esista nella società sarda un forte scollamento tra i desideri e i bisogni avvertiti dalla maggioranza dei sardi in tema di recupero della propria lingua, e le ambizioni (legittime) di una minoranza chi vorrebbe invece bruciare le tappe e sogna nell'immediato una lingua ufficiale pervasiva e perfettamente standardizzata. Questa ultima posizione è forte soprattutto in seno a una avanguardia di matrice nazionalista-indipendentista che ha compiuto un percorso di maturazione ideologica. Ma così come l'indipendenza politica non potrà essere raggiunta se non a seguito di una diffusa presa di coscienza di popolo, una volontà in tal senso di una comunità tutta, ( le inerzie sociali in questi processi sono dure da scalfire) alla stasso modo, se mi si può passare il paragone, anche l'acquisizione di una coscienza linguistica più matura e "nazionale" richiederà tempo e preparazione. Al giorno d'oggi e ancor più per una lingua minoritaria che non ha il sostegno di un apparato statale alle spalle, non si può pensare a processi di imposizione linguistica di tipo ottocentesco. Il consenso è necessario. Blasco ferrer di recente sulle pagine dell'unione sarda ha scritto: "la lingua sarda sarà ciò che saranno i sardi". E ha ragione da vendere.
Quindi io dico che il processo va guidato gradualmente, passo passo. Non si può costruire un grosso palazzo senza robuste fondamenta. E mi pare non si debba temere nemmeno, negli atti pubblici, di dar spazio alle microvarietà locali. Voglio dire, se un comune vuole rappresentare nei propri atti una particolarità locale, perchè ne è geloso, per campanilismo, per rivalsa nei confronti di secoli di proibizionismo, perchè privarlo di questa soddisfazione, imponendoli magari una forma standard calata dall'alto? Per giocare a un'ufficialità che non esiste? Bollando tutto il resto come folclorismo, come mi pare si stia cercando di fare? Ci si riempie tanto la bocca di ufficialità, ma allo stato attuale il sardo non è coufficiale all'italiano, ma non perchè non esiste uno standard ufficiale del sardo, (la LSC è sperimentale) ma perchè questo è previsto dalla legge 486 del 99. I documenti in lingua minoritaria non hanno valore legale, ce l'ha la loro copia in italiano! Quindi, attenzione agli integralismi, alla caccia alle streghe. Con questo non voglio dire che gli standard non servono. Al contrario. Servono innanzittutto come riferimento, modello unificante sovralocale normativo a cui tendere, anche nella scrittura privata. Sono necessari per rendere economicamente vantaggioso l'uso di una lingua minoritaria, per scrivere documenti e testi (anche istituzionali) che abbiano valore sovrallocale, libri di testo per la scuola, giornalismo, saggistica, pubblicità, software, comunicazioni tra istituzioni ecc. In questo senso queste due tendenze standardizzatrici tradizionali di successo (log e camp di cui si palrlava) che ritroviamo infatti ancora ovunque nella poesia, nella musica, in letteratura ecc , sono una risorsa importante che secondo me è opportuno sfruttare. Alberi adulti dai quali raccogliere i frutti. Purtroppo si cerca, pretestualmente, di negarne non solo l'importanza ma anche l'esistenza. Come se il sardo sino alla LSC sia stato semplicemente un'accozzaglia di dialetti. Uno standard unitario e condiviso è certamente il futuro. Io lo immagino come un superstandard che si sovrappone al resto. Ad esso ci si arriva con la verità, con la mediazione, con l'intelligenza, con un popolo coeso che ha stima di se nel complesso, un popolo preparato e maturo che lo desidera, ma non pretendendo di risolvere, così alla buona, e in quattroequattrotto problemi che secoli di storia non sono riusciti a risolvere.
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 17/11/2008 : 14:50:10
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analisi veramente profonda che fa riffletere
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 17/11/2008 : 18:10:34
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| santobevitore ha scritto:
Posto che pensare all'italiano come lingua comune e ufficiale dei sardi mi sembra, oltre che una contraddizione in termini, una sconfitta, la riflessione sul catechismo e i predicatori mi sembra interessante; mi spiego meglio: mia nonna, da cui ho imparato il sardo, essendo di Cabras, parlava nella variante campidanese che però, per alcuni esiti grammaticali e lessicali, diverge dal campidanese parlato più a Sud. Questo non ha impedito a lei, di rifiutare il catechismo in sardo (variante campidanese, le omelie dei predicatori, certe composizioni poetiche scritte, anche da cabraresi, in campidanese "meridionale" o addirittura in una specie di loguderese (per mia ignoranza non saprei definirlo più chiaramente purtroppo). Penso quindi che come lei, molti altri pur riconoscendo una varietà letteraria che veniva compresa ma che era limitata alla sfera "ufficiale", continuassero poi a parlare tutti i giorni la variante appresa dalla nascita. |
Allora, veniamo a qualla piccola digressione che ti avevo promesso:
qualora non ne fossi al corrente, potrebbe interessarti sapere che negli anni ’80 fu rinvenuto in una biblioteca di Oristano un corpus di prediche del pievano di Cabras Eugenio Sanna, nativo di Milis (1878-1948). Questo prediche sono appunto relative agli anni in cui Sanna fu parroco della chiesa di Santa Maria di Cabras dal 1900 al 1932. Si tratta di più 100 prediche in sardo campidanese illustre, recitate tra Cabras e gli altri paesi in cui veniva invitato e che furono da lui raccolte proprio con l’intento di pubblicarle. Questo purtroppo non avvenne, probabilmente per il clima di opposizione al sardo determinatosi con l’avvento del fascismo (che bloccò quel processo di emancipazione, non solo nella Chiesa, che pareva avviatosi.. Il dibattito sul sardo in qualche modo riprese soltanto negli anni 70). Le prediche del Sanna, che io sappia, non son state ancora pubblicate a parte qualcuna esemplificativa qua e là. Chissà, magari una istituzione come il comune di Cabras potrebbe occupparsene.
La lingua usata dicevo, è un sardo compidanese aulico dell’oratoria sacra, che, dopo secoli di usi poetici ed ecclesiastici, si presentava ormai fortemente standardizzato nel lessico, nella morfologia, del tutto simile a quello in uso da altri predicatori di area centro-meridionale. Ma, se escludiamo le ovvie differenze fonetiche, morfologiche ecc, è molto simile come stile e lessico specifico anche al logudorese usato dai predicatori centro-settentrionali.
E’ una lingua infarcita di cultismi e italianismi sia lessicali che sintattici, cose che a noi oggi fanno sorridere o storcere il naso, ma che all’epoca avevano proprio lo scopo di distanziare la lingua dell’eloquenza, della Chiesa, dal parlato popolare, conferirle prestigio. Ad esempio tutti conosciamo la canzone natalizia “Notte de chelu” che fu scritta da Pietro Casu, apprezzatissimo predicatore in logudorese di quegli anni e che fa: est nadu est nadu est nadu su bambinu.. (!)
A tal proposito è interessante la famosa “Scumuniga de predi antiogu arretori de Masuddas” : http://www.prediantiogu.it/ Una satira poetica scritta agli inizi dell’ ‘800 che propone in forma burlesca e canzonatoria una orazione in sardo di quei tempi. Questo ci fa capire anche quanto le prediche in sardo fossero un fatto di costume all’epoca. Ecco, molta della comicità è giocata proprio sulla contrapposizione tra lo stile e il linguaggio aulico usato dai predicatori dell’epoca e la lingua “rustica” e popolana di predi antiogu..
Questo è un pezzetto di una predica di Eugenio Sanna di Milis, pievano di Cabras, proferita a Laconi nel 1901:
(…) Sa Sardigna est terra classica chi aspirat naturalmenti su cultu de Maria: in is venas suas s’unit su sanguni de s’Egregiu sardu obispu e martiri de Antiochia, primu scrittori ecclesiasticu chi basciu s’esempiu de is Evangelistas hat immortalau sa fama sua cun su nomini de Maria. E in dogna tempus e in dogna logu custu nomini format ideali sublimi de patria grandesa; e is templus de issa s’intitolant, comente est memoria in is cartas de Arborea de unu tempiu destruiu in su 551 in sa citadi de Serranos; comente raccontat ateru storicu de su tempiu costruiu de su principi Marianu su 1228 in Oristanis, pustis destruida sa magnifica Tarros: e is legisladoris a issa s’ispirant; Eleonora d’Arborea, vera reina chi accopiada su spiritu forti de sa battaglia a su teneru de sincera credenti, sa primu riga de sa famada carta de logu a Maria dd’offerit: ad honore de Deus onnipotenti, e dessa gloriosa Virgini Madonna Sancta Maria mama sua; is esercitus de issa si improntant e raunant vittorias e triunfus. Arregordeus is gloris nostras. 1022. Fuit fatalmenti dividia sa patria nostra cun sa divisioni de is giudicaus;e prus fatali fuit in cantu chi s'unioni insandus si disigiat po sa comuni salvesa contras sa maomettana barbarie: sa cali continuamenti, affaciendisì a sa terra sarda, continuamenti ndi portaiat richesas e abitantis. Nci boliat su fogu sacru de sa libertadi chi hessit riscattau is populus; su spiritu de unioni chi hessit scidau is principis; sa fidi animosa chi hessit operau miraculus. Bivat Deus! Una divina ispirazioni benit de su xelu (...)
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Modificato da - Arthacan in data 17/11/2008 18:31:13 |
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santobevitore
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Inserito il - 17/11/2008 : 19:15:18
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Mi sembra che tutti e tre abbiate espresso delle considerazioni molto utili. Io non me me intendo molto: l'unica cosa che mi viene da pensare è che problemi e proteste ne sorgeranno sempre; c'è un sacco di gente che, pur di ciriticare l'operato altrui, preferisce le polemiche sterili(e mi riferisco a queste, non alle critiche costruttive). Quindi, chi si trova a prendere queste decisioni, appurata l'inutilità di certe proteste, ne prende atto e...va avanti! Sul sassarese e il gallurese in effetti non avevo riflettuto e su questo devo darti ragione Turritano, tre standard sono già troppi, quattro ordinaria follia. Sul terzo punto: una lingua unita, oltre le attuali divisioni,è l'ideale ma secondo me la sua introduzine dovrebbe essere più naturale, formarsi quasi (e dico quasi) spontaneamente per scelta dei parlanti. Per questo mi sembra utile un processo graduale, aiutato dagli scambi tra le varie parlate; infatti quello che non convince, mi sembra di capire, è che la LSC sembri un pò troppo calata dall'alto, un punto di frattura troppo netto tra un futuro difficile da immaginare e una tradizione anche troppo mitizzata. Ma per tutto questo serve la scuola, è quest'istituzione che deve mettere tutti nella possibilità di apprendere, cosa che, per la maggioranza dei sardi, è oggi lasciata praticamente al fai da te. Tutto questo andrebbe fatto subito però, più tempo si perde, più cose si perdono. Mi sembra che solo 'insegnamento della lingua possa aiutare a cambiare la testa delle persone, cosa che però è possibile soltanto per gradi, visto che il processo contario potrebbe portare a un rifiuto cocciuto e a priori di qualunque cosa si discosti dal proprio orticello. Saluti Santobevitore
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 17/11/2008 : 19:25:12
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O Arthacan, non sono di origini cabraresi, seu crabarissu de conca a peis! (in momentaneo esilio romano causa specializzazione). Conosco bene su vicariu Sanna, le mie nonne me ne parlavano spesso e di lui, a Cabras, si ha un ricordo quasi mitizzato. Io ho alcune composizioni poetiche scritte da lui e altre scritte da cabraresi in occasione della sua partenza però non sapevo nulla di questa raccolta (e come me di certo anche molti altri cabraresi) quindi mi dici una cosa molto gradita. Come riuscire a leggerle? Sicuramente ne potrebbe venire fuori qualcosa di buono e anche di molto utile per la lingua, credo. Attendo qualche nuova informazione. Grazie ancora Santobevitore
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 18/11/2008 : 00:27:43
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| Arthacan ha scritto: ...... Direi che occorre cercare di assecondare innanzitutto le esigienze avvertite dai sardi di oggi in modo da non mortificare quel desiderio di riappropriarsi di un qualcosa che sentiamo esserci stato sottratto. I bruschi strattoni potrebbero avere l'effetto opposto. ........ Quindi, attenzione agli integralismi, alla caccia alle streghe. ....... ma non pretendendo di risolvere, così alla buona, e in quattroequattrotto problemi che secoli di storia non sono riusciti a risolvere.
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A breve discorso, brevi risposte. Vediamo punto per punto. “Bruschi strattoni”: ma una lingua si afferma o si impone, non c’è via di mezzo e, in un caso o nell’altro, ciò deve avvenire, nel più breve tempo possibile e senza tentennamenti per avere una ufficialità, senza la quale non si va avanti. Non vale a nulla tergiversare e aspettare che una lingua, mille dialetti, si armonizzino fra loro. Utopia. Poi è la lingua stessa, come cosa viva, che si evolve e si adatta alle varie situazioni e all’influenza dei parlanti. “Forti scollamenti” , ma chi lo dice cosa ne pensa la “maggioranza dei Sardi”, il fatto che il Sud è più popolato del nord? Quello allora sarebbe un sopruso del più forte verso il più debole, non un lavoro ben fatto, attento alla tradizione “storica e letteraria” (non confondiamo le prediche di un prelato, peraltro in tempi relativamente recenti, con le poesie e altre opere letterarie, spontanee o ufficiali, intrasarde). Matrice nazionalista-indipendentista? Non facciamo confusione: sia fra indipendentisti che fra anti, mi sembra che le posizioni siano equamente divise: il caso di Oreste Pili (di cui mi onoro di essere amico di vecchia data), assessore alla Cultura del comune di Capoterra, citato in un articolo dell’Unione Sarda da te riportato poco tempo fa, ne è un esempio lampante. “L’indipendenza politica non potrà essere raggiunta se non a seguito di una diffusa presa di coscienza di popolo”: lapalissiano, a prescindere che la lingua ufficiale sia l’italiano o una lingua sarda di qualunque tipo o, magari, a di duplice o triplice standard. Ma, alla fine, non si può affermare che lo stesso vale per il problema della lingua. Non è la stessa cosa, è intuitivo. "la lingua sarda sarà ciò che saranno i sardi", anche questo e lapalissiano, se non una banalità. Lo dice Blasco Ferrer? Ma lo diciamo tutti, e anche prima che Blasco approdasse in Sardegna. “non si debba temere nemmeno, negli atti pubblici, di dar spazio alle microvarietà locali”. Temere che cosa? È una contraddizione in termini, questo si potrebbe fare a livello localistico, ma non a livello regionale (o Nazionale Sardo): te l’immagini le pratiche che arriverebbero agli uffici della Regione in mille microvarianti? Che scopo avrebbero? Di far sprofondare nel ridicolo e nell’inutilità tutta la Lingua Sarda. Ma tant’è…. i sardi? Con Kentu concas, kentu berritas non si è mai fatta e non si farà mai fare molta strada. Ci vuole qualcuno che decida, finalmente, dopo secoli di deriva. L’ “ufficialità non esiste”? “ci si riempie la bocca di ufficialità” che non esiste? anche questo è lapalissiano, non è affatto da mettere in dubbio. Ed è proprio per quello che si batte chi la pensa come me (indipendentista o meno), perché finalmente esista di fatto questa benedetta ufficialità. “I documenti in lingua minoritaria non hanno valore legale, ce l'ha la loro copia in italiano!” è ovvio: se non esiste una lingua ufficiale è logico che non possono “esistere” neppure "documenti ufficiali" in quella lingua. Ma vai un po’ a vedere se in Sud Tirolo (“Alto Adige”) o in Val d’Aosta, la loro lingua minoritaria, ha o no valore legale! Infine: “attenzione agli integralismi, alla caccia alle streghe”, ma chi sono gli integralisti e chi sono le "streghe" da cacciare? E adesso viene il bello. “queste due tendenze standardizzatrici tradizionali di successo (log e camp di cui si parlava) che ritroviamo infatti ancora ovunque nella poesia, nella musica, in letteratura ecc , sono una risorsa importante che secondo me è opportuno sfruttare”, ma chi ha mai detto il contrario, chi ne vuole negare l’importanza o, addiritura l’esistenza, pretestualmente o meno, Turritano? Ma non cerchiamo pretesti assurdi e campatti in aria. Questo sì che è “fondamentalismo” e “caccia alle streghe” . Comunque c’è sempre la solita “dimenticanza”: in Sardegna esiste anche il Sassarese/Gallurese … ma lo sai che anche il Sassarese/Gallurese hanno le loro tradizioni (seppure relativamente recenti) letterarie, di musica e poesia? E cosa ne facciamo? Le buttiamo nel cassonetto per poi negarne l’esistenza? “….il sardo sino alla LSC sia stato semplicemente un'accozzaglia di dialetti” ma questa è una sacrosanta, innegabile verità, valida per tutte le lingue del mondo: finché non si dispone di uno standard Ufficiale, tutte le lingue SONO un’insieme di dialetti (“accozzaglia” li hai definiti tu) “Uno standard unitario e condiviso è certamente il futuro. Io lo immagino come un superstandard che si sovrappone al resto. Ad esso ci si arriva con la verità, con la mediazione, con l'intelligenza,” e qui, finalmente siamo in sintonia, ma, secondo me, è proprio quello che si sta facendo con la LSC, tuttavia “… un popolo coeso che ha stima di se nel complesso, un popolo preparato e maturo…” questo è non solo non è cosa attuale, ma non si sa se lo sarà nemmeno fra 4 o 5 generazioni, quando la Lingua Sarda, con tutta l”accozzaglia" di dialetti di cui è onorevolmente composta, sarà estinta da un pezzo, morta e sepolta! “… non pretendendo di risolvere, così alla buona, e in quattroequattrotto problemi che secoli di storia non sono riusciti a risolvere.” Il problema della LSC, piaccia o non piaccia, non è stato risolto né “alla buona”, né in quattroequattrotto: ma con lo studio, il tempo, la dedizione di persone autorevoli e preparate. “problemi che secoli di storia non sono riusciti a risolvere.”? Secoli di storia? Esattamente 6 o 7cento, guarda un può la combinazione, da quando è caduto l’ultimo baluardo: il Giudicato d’Arborea o Regno di Sardegna ha cessato di esistere, da quando la RESISTENZA Sarda si è disciolta e la Sardegna è caduta nelle mani dello straniero. Saludos Turritano
PS: sono cosciente di essere stato, necessariamente, troppo sintetico e stringato, ma sarei felice di approfondire la questione e di scendere nei particolari.
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Modificato da - Turritano in data 18/11/2008 00:48:19 |
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 19/11/2008 : 19:35:47
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ojoja Turritanu! ma segundu tui deu imoi tengu gana de torrai sceda a totu custas pregontas? Medas de is arrespustas funt giai in cussu arrexonamentu chi apu fatu. Torradiddu a ligi beni! Ma una pariga de cosas mi tocat a ti ddas nai:
Per quanto riguarda l'ufficialità ciò che volevo dire in quell'intervento è che l'ufficialità non la ottieni con lo standad! L'ufficialità dei documenti in sardo è la legge italiana 482 del 1999 a negarcela, standard o non standard. Nel senso che gli atti pubblici in sardo, che siano in uno standard o meno, siamo obbligati a correlarli di traduzione in italiano. E la versione in italiano è l'unica dotata di valore legale! ficchamocelo in testa! Anche per il friulano, nonostante abbia uno standard ufficiale e una legge più avanzata della nostra, vale il medesimo discorso! Anche loro sono soggetti allo stesso obbligo di legge. Non so del tedesco in alto adige e del francese in vall d'aosta. Ma per quelle regioni vigono legislazioni dello Stato particolari, precedenti alla 482 che è la legge che riconosce il sardo, il friulano e altre,quali lingue minoritarie da sottoporre a tutela. Questo vuol dire che l'uso del sardo a livello amministrativo ha più valore simbolico che sostanziale! Detto questo, stante l'attuale legislazione, dovremmo chiederci per quali ragioni usare il sardo nei documenti ufficiali. La mia risposta è: fondamentalmente per elevare lo status della lingua, per restituire dignità al sardo agli occhi dei parlanti. Per farlo rientrare nei luoghi del potere dal quale è stato escluso. All'interno di questo quadro legislativo "la caccia alle streghe" contro chi in un piccolo comune si permette di usare una variante che non corrisponde alla LSC, a me sembra cosa oltre che non prioritaria, francamente anche un po' ridicola. E' voler giocare a un'ufficialità che non esiste in sostanza, perchè son le leggi stesse a proibircela a priori, standard o non standard.. Anzi addirittura si potrebbe dire che se questo tentativo di introduzione fosse mal vissuto da una comunità , se quella popolazione dichiarasse di non riconoscersi nello standad che gli si volesse far usare, andremmo addirittura contro i dettati della legge 482, che ricordiamo tutela non il sardo di per se, ma le popolazioni parlanti sardo. E quindi i diritti linguistici dei parlanti. Spero di esser stato più chiaro.
Detto questo mi pare anche di aver spiegato chiaramente quali sono gli usi per i quali invece l'individuazione di uno o più standard di riferimento (adeguatamente normati) è necessaria. E tra queste rientrano gli usi amministativi in enti sovrallocali..
Sul sassarese e il gallurese.. Ma chi è che vuole negarne l'esistenza e buttarli nel cassonetto? Questre due lingue parlate in sardegna non sono propriamente lingua sarda, non rinetrano nei discorsi legati alla standardizzazione del sardo, non sono tutelate nemmeno dalla legge 482 e dunque sono un discorso a parte. Esse vanno tutelate con opportune legislazioni regionali. Questo vale anche per algherese e tabarchino. La mia opinione è che la loro tutela, il loro uso nelle istituzioni e l'insegnamento scolastico vada garantito limitatamente ai territori di pertinenza a prescindere da quelle che saranno le sorti della lingua sarda... Ma non solo, della loro codifica e standardizzazione dovrebbero occuparsi appositi enti di competenza regionale o provinciale. Ma purtroppo strutture simili non esistono neppure per il sardo, all'oggi. Ovviamente qualora si volesse (come io ritengo opportuno) l'introduzione dell'insegnamento del sardo anche in questi territori non sardofoni o non del tutto sardofoni, questo non sarà in sostituzione delle lingue proprie del luogo ma affiancato ad esse. Mi pare un principio sacrosanto. Quindi massima tutela.
| “Forti scollamenti” , ma chi lo dice cosa ne pensa la “maggioranza dei Sardi”, il fatto che il Sud è più popolato del nord? Quello allora sarebbe un sopruso del più forte verso il più debole, non un lavoro ben fatto, attento alla tradizione “storica e letteraria” (non confondiamo le prediche di un prelato, peraltro in tempi relativamente recenti, con le poesie e altre opere letterarie, spontanee o ufficiali, intrasarde). |
Possiamo farcene un'idea anche dai commenti in questo forum.. Ma comunque, bravo, ti do ragione, non lo sappiamo...! E infatti ti ho detto altre volte che io son perchè si facciano indagini sociolinguistiche serie per avere un quadro più chiaro e scientifico della situazione, utile per la pianificazione delle scelte... cosa è che mi avevi risposto? e bae, ci vuole troppo tempo! la cosa è già fatta e l'hanno fatta bene. Il tuo ragionamento più o meno è sempre quello..
Comunque le altre cosette che dici qua sono molto interessanti... vediamo: il dato demografico diventa un argomento non utilizzabile perchè "sarebbe un sopruso del più forte verso il più debole". Invece il dato "storico letterario" di una presunta maggiore tradizione del logudorese un argomento "giusto". Balla! Due pesi due misure... ma a parte questo, io contesto proprio questa interpretazione radicata dalle tue parti di una presunta superiorità di tradizione poetica e letteraria del logudorese... "non confondiamo le prediche di un prelato, peraltro in tempi relativamente recenti, con le poesie e altre opere letterarie, spontanee o ufficiali, intrasarde" Ma ti rendi conto di ciò che dici? Esiste una plurisecolare tradizione poetica e letteraria che va ben oltre le opere di un prelato! "Intrasarde"? ma che vuol dire? O forse credi ancora alla favola che qualcuno racconta secondo la quale nel medioevo ci fu in sardegna una lingua ufficiale unitaria? a parte che non esiteva il concetto di "standard linguistico", ma comunque si individuano dall'esame dei documenti del periodo tre scripta, tre tendenze che corrispondevano a cancellerie diverse di stati differenti. Uno standard linguistico unitario in sardegna non ce ne è mai stato! Ci si può arrivare? certo! se impariamo come popolo a dirci la verità e a stimarci un po' di più. E' questo è il primo requisito, altrimenti non si va da nessuna parte, altro che!
| Il problema della LSC, piaccia o non piaccia, non è stato risolto né “alla buona”, né in quattroequattrotto: ma con lo studio, il tempo, la dedizione di persone autorevoli e preparate.
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questa è una tua interperetazione che posso rispettare ma se permetti, non la condivido. So come hanno lavorato, anche perchè so quello che ne hanno detto membri stessi della commissione. Con alcuni dei quali ho parlato di pesona. Vedi ad esempio quello che ne ha detto Mario Puddu meembro della commissione LSC: http://ivomurgia.splinder.com/post/12436804
Ma soprattutto, e concludo spezzando una lancia a favore della ipotesi dell'unità dello standard, quello che non riesco a capire è perchè ci sia da parte di molti che difendono la LSC, soprattutto quelli che hanno le mani in pasta ( ah, Turritano guà che non mi riferisco sempre a te quando faccio certe considerazioni..), questo totale rifiuto a impostare un discorso di emendamenti e modifiche, tanto più che la LSC è uno standard sperimentale... Boh!? Voglio dire, se è vero che si tiene all'idea dello standard unitario, e anche per evitare derive verso un'ipotesi di doppio standard, si dovrebbe cercare perlomeno di impostare un dibattito sugli emendamenti possibili, che potessero rendere più gradita la cosa.. produrre maggior consensi! e invece nulla! Leggo fiumi di parole dei partigiani contro gli oppositori, coloro i quali si permettono di parlarne male, osano esternare i propri malumori... Ma l'argomento emendamenti, è evitato come la peste! Anche quando a proporli sono gli stessi Commissari difensori della LSC. E' come se questa LSC fossero le tavole delle legge scese dal cielo e intoccabili! Bah! un'idea già ce l'ho..
turrità, su certe cose siamo in sintonia, ma su troppe di metodo e di sostanza le divergenze rimangono. E' anche inutile continuare a parlarne. A tui s'urtimu fueddu! ..chi no bolit nai a ti lassai s'arrexoni, eh!
cia!
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Modificato da - Arthacan in data 19/11/2008 19:56:38 |
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Turritano
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Inserito il - 19/11/2008 : 20:02:58
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E segundu a tie eo, como como, luego luego, devo respondere in pressa a cussa enciclopedia chi as ischrittu tue? Aias fattu mezus ha respondere a sas obietziones mias, puntu pro puntu. B'as impitatadu una kida a respondere a su post meu, como lassami nessi su tempus de lègere su tou, posca amus a bider... ite nd'ogamus a pizu Turritano
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Modificato da - Turritano in data 19/11/2008 20:05:49 |
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 19/11/2008 : 20:23:13
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| Turritano ha scritto:
E segundu a tie eo, como como, luego luego, devo respondere in pressa a cussa enciclopedia chi as ischrittu tue? Aias fattu mezus ha respondere a sas obietziones mias, puntu pro puntu. B'as impitatadu una kida a respondere a su post meu, como lassami nessi su tempus de lègere su tou, posca amus a bider... ite nd'ogamus a pizu Turritano
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eja gei ddu sciu, ma deu puru no est chi tengu sempri tempus de nci lassai duas oras innoi!
Depemu fai allestru, e scriri duas coissiteddas, e invecias m'est bessiu una cosa longa! comuncas prus o mancu is puntus de importu de is pregontas tuas ddas apu tocadas, speru! is arrespustas funt unu pagu de pressi, cosas medas no ant essi precisas, e duncas no t'atachist a is pibincherias, ma castia s'arrexonu de fundu. No ti pighit pressi ca no ddi fait nudda! :)
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Modificato da - Arthacan in data 19/11/2008 20:25:05 |
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Turritano
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Inserito il - 19/11/2008 : 21:19:50
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| Arthacan ha scritto:
ojoja Turritanu! ma segundu tui deu imoi tengu gana de torrai sceda a totu custas pregontas? ................... turrità, su certe cose siamo in sintonia, ma su troppe di metodo e di sostanza le divergenze rimangono. E' anche inutile continuare a parlarne. A tui s'urtimu fueddu! ..chi no bolit nai a ti lassai s'arrexoni, eh! cia!
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Canti parauli pa di una ggosa sora…. Esumaria, babbu toiu!! Allora, visto che l’italiano, beati noi, è la lingua ufficiale in Sardegna, scriverò in italiano. L’ufficialità non la ottieni con lo standard? È vero, ma neanche senza standard, anzi, prima di tutto ci vuole “uno standard” e poi ci vogliono…. “due palle così”! cosa che al momento (noi, bòveri sardi) siamo ben lontani dall’avere. Una legge che ci vieta di avere una lingua ufficiale? una legge del ’99? E ti sei mai chiesto “come mai così tardiva”? approfondiamo un po’. Prima di tutto fughiamo ogni dubbio che la lingua ufficiale in Sud Tirolo e Val d’Aosta non è obbligatoriamente l’italiano. Poi torniamo a noi. Riconoscimento dello status di Regione Autonoma a Statuto speciale alla Sardegna, nella seconda metà degli anni ’40. E sai perché? Mica le cose si regalano così, sui due piedi: c’era un motivo ben preciso. Si è potuto dimostrare facilmente che la Sardegna era proprio diversa, con le sue innegabili specificità: Storia, cultura, LINBA. Lo sai che allora la Sardegna aveva il diritto (sancito anche dalla Costituzione post-fascista) di avere una propria lingua ufficiale, tranquillamente e legalmente riconosciuta? E perché, allora, siamo ancora senza lingua ufficiale? Perché siamo, ora come allora sempre i soliti: pocos, locos y malunidos. Campanilismi esasperati, comodità, la politica del “procrastinare” all’infinito un problema che era molto meglio e più redditizio ignorare, quindi niente standard, ne parliamo “domani” (a maiu mai). “la lingua sarda sarà ciò che saranno i sardi”, questo purtroppo, vale adesso come valeva allora (e io completerei: “La Sardegna sarà ciò che saranno i sardi”!), non abbiamo fatto molta strada. Vuoi che ti dica perché quella legge l’hanno fatta nel 99? Ne riparleremo un’altra volta, con più particolari. “Caccia alle streghe” contro i paesi che usano il loro dialetto? Ma chi glielo impedisce? Nessuno! Ma è evidente che con mille varianti non si avrà mai una lingua ufficiale, e questo lo sanno bene gli italianofili, che non aspettano altro che la lingua Sarda, in tutte le sue varianti, e microvarianti, tiri le cuoia: problema risolto! Una popolazione che dichiarasse di non riconoscersi in quello standard? Sempre la solita palla al piede: il campanilismo. Ma chi dice che è “una popolazione” a non riconoscersi in quello standard? Come fai a dirlo? Comunque, lasciando facoltà di scegliere o decidere “alla popolazione” non si avrebbe mai nessuna decisione, nessuna scelta: ci sarà sempre qualcuno contro qualcosa. Non si farebbe mai un passo avanti. Dici che “ l'individuazione di uno o più standard di riferimento è necessaria. E tra queste rientrano gli usi amministativi in enti sovrallocali..” Ma qui stiamo dicendo la stessa cosa, anche se precisando, io sono per l’unione e non per la divisione in Sardegna, quindi mi sembra più logico e semplice avere un unico standard. Sassarese e Gallurese: ma tu conosci il Sassarese e il Gallurese (? Ci sarebbero non uno, ma molti dialetti galluresi!) E sino a che punto? Intanto io direi che sono due sotto-varianti di un’unica variante e, come ho detto più volte (v. la discussione il “Sassarese) io sono della “scuola” che le vuole parte integrante (la terza variante) della Lingua Sarda, seppure borderline. Per non appesantire ulteriormente la discussione e fare un mattone difficile da digerire, io termino qui la prima parte. Il resto lo rimando a un altro o ad altri post. A pustis Turritano
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Modificato da - Turritano in data 19/11/2008 21:25:26 |
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