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Nota Bene: Proviene da Nule (Sassari) un bronzetto nuragico , unico nel suo genere, rappresentante un "toro androcefalo", ovvero un toro con testa umana, una sorta di minotauro. E' la probabile rappresentazione di una divinità o di una figura mitica dei nuragici.



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Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 10/11/2008 : 18:07:35  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nadja ha scritto:

Grazie per le vostre risposte,
sono molte utili per me. Si dovrebbe incoraggiare l´uso del sardo e sono d´accordo con il vostro linguista sardo Massimo Pittau che ha detto
la sua opinione con un proverbio sardo: " In caminu s´accontzat gárrigu" (ital. il carico di un carro si aggiusta da se stesso, purché il carro si mette in cammino). Vi auguro di cuore che il recupero del sardo si aggiusta da se stesso in maniera del tutto naturale.
Una domanda: Forse sapete le altre modi di dire del questo proverbio nelle vostre varietá. Solo una curiositá.
Cordiale saluto
Nadja

Quando si comincia a omologare si sa come si comincia ma non si sa come e quando si finisce.
E se omologassimo i costumi tradizionali in un "COSTUME SARDO COMUNE"?
Del resto la frammentazione (chiamatela pure polverizzazione) della lingua è maggiore di quanto dicono i sacri testi. Ogni frammento (linguistico) è una parte di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, dei nostri avi. Della nostra cultura.
Il "cagliaritano" e il "sassarese", come il "quartese" e l'"iglesiente" possiedono particolarità fonetiche e semantiche, detti e locuzioni, memorie e significati, che li distinguono anche da Selargius e da Carbonia, da Mores e da Sorso. Anche Monserato e Pirri hanno particolarità che li distinguono da Cagliari e da Quartu.
Insomma, quella lingua comuna nata a tavolino mi pare un esperanto sardo destinato a fare la fine dell'esperanto originario.
L'identità, la cultura, la sovranità, la dignità, la storia della Sardegna sono e saranno salve anche senza invenzioni linguistiche.
Mi pare.
Grazie a tutti voi per i vostri preziosi interventi.




 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 10/11/2008 : 20:29:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Giuseppe Dodero ha scritto:
Quando si comincia a omologare si sa come si comincia ma non si sa come e quando si finisce.
E se omologassimo i costumi tradizionali in un "COSTUME SARDO COMUNE"?
Del resto la frammentazione (chiamatela pure polverizzazione) della lingua è maggiore di quanto dicono i sacri testi. Ogni frammento (linguistico) è una parte di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, dei nostri avi. Della nostra cultura.
Il "cagliaritano" e il "sassarese", come il "quartese" e l'"iglesiente" possiedono particolarità fonetiche e semantiche, ....

Come si fa ha fare un paragone tra "costumi" e "lingua" (= insieme di dialetti aventi tutti la stessa origine e molte particolarità in comune)?
I "costumi" rappresentano un dato paese, a volte regione, per determinate occasioni. Il “costume” non parla, non si sente: si vede!. Non fa nessuna differenza, dal lato meramente pratico, se in una data regione (o nazione) ce ne sia uno o cento. Per la lingua è diverso, perché una lingua serve per esprimersi e capirsi tutti i giorni, fra parlanti della stessa lingua ma di dialetti diversi, serve per scrivere atti ufficiali, per i quali certamente non si possono usare cento dialetti. E' un problema comune a tutte le Nazioni ("Nazioni" non "Stati"), e tutte lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune.
Turritano




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Le dominazioni passano ... i Sardi restano!

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: Sassari  ~  Messaggi: 4480  ~  Membro dal: 13/01/2008  ~  Ultima visita: 04/10/2016 Torna all'inizio della Pagina

Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 11/11/2008 : 08:35:59  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Turritano ha scritto:

Giuseppe Dodero ha scritto:
Quando si comincia a omologare si sa come si comincia ma non si sa come e quando si finisce.
E se omologassimo i costumi tradizionali in un "COSTUME SARDO COMUNE"?
Del resto la frammentazione (chiamatela pure polverizzazione) della lingua è maggiore di quanto dicono i sacri testi. Ogni frammento (linguistico) è una parte di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, dei nostri avi. Della nostra cultura.
Il "cagliaritano" e il "sassarese", come il "quartese" e l'"iglesiente" possiedono particolarità fonetiche e semantiche, ....

Come si fa ha fare un paragone tra "costumi" e "lingua" (= insieme di dialetti aventi tutti la stessa origine e molte particolarità in comune)?
I "costumi" rappresentano un dato paese, a volte regione, per determinate occasioni. Il “costume” non parla, non si sente: si vede!. Non fa nessuna differenza, dal lato meramente pratico, se in una data regione (o nazione) ce ne sia uno o cento. Per la lingua è diverso, perché una lingua serve per esprimersi e capirsi tutti i giorni, fra parlanti della stessa lingua ma di dialetti diversi, serve per scrivere atti ufficiali, per i quali certamente non si possono usare cento dialetti. E' un problema comune a tutte le Nazioni ("Nazioni" non "Stati"), e tutte lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune.
Turritano

Osservazioni giustissime che in gran parte condivido. Anche perché portano acqua al mio mulino (in un certo senso, naturalmente).
Una sola annotazione, per ora: NON tutte lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune.
Un'altra breve annotazione: cosa guadagna la nostra individualità/identità, la nostra, cultura, la nostra autonomia o sovranità, la nostra conoscenza nel mondo e del mondo, anche in senso politico, con una "nuova" lingua creata a tavolino?
L'uso attuale della lingua italiana non significa né servilismo né soggezione né sudditanza culturale o politica o economica (posto che la lingua inglese ormai ci sta colonizzando); è solo uno strumento di lavoro, un mezzo di espressione del quale ci siamo impadroniti per la nostra convenienza, per le nostre esigenze, dimenticandone le origini, le radici fiorentine contaminate poi da noi tutti.
Condivido l'ipotesi di coloro che sostengono che ogni zona, ogni paese, ogni località dovrebbe conoscere e insegnare e praticare la sua particolare variante linguistica della lingua sarda.
Parlarne farà bene a tutti noi.




Modificato da - Giuseppe in data 11/11/2008 08:39:02

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 11/11/2008 : 20:23:24  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Giuseppe Dodero ha scritto:
Osservazioni giustissime che in gran parte condivido. Anche perché portano acqua al mio mulino .....
............
Condivido l'ipotesi di coloro che sostengono che ogni zona, ogni paese, ogni località dovrebbe conoscere e insegnare e praticare la sua particolare variante linguistica della lingua sarda.
Parlarne farà bene a tutti noi.

Quale sia il “tuo mulino” non lo so. A me interessa solo la praticità e la convenienza per tutti, oltre che l’amore per la mia terra e la mia lingua (Sarda).
La tua unica osservazione (“per ora”) :”NON tutte (le Nazioni, immagino) lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune”, non mi sembra una osservazione fondata molto saldamente. Voglio dire che, se “non tutte lo hanno risolto con una LSC, vuol dire che c’è qualche eccezione che non invalida la regola. Bene, sono curioso di sentire quali sono queste eccezioni, poi vedremo il perché.
La tua domanda, o curiosità, più che legittima (“cosa guadagna la nostra individualità/identità, la nostra, cultura, la nostra autonomia o sovranità a tavolino?”) ci fa entrare per forza nel campo delle opinioni che, come si sa, non sempre coincidono e ognuno porta avanti la sua. Comunque, io ti rispondo, con un ragionamento logico: prima di tutto non sarebbe, come già detto innumerevoli volte, “una nuova lingua”, altrimenti TUTTE le lingue sarebbero “nuove” (all’origine), ma una lingua adattata perché funzioni come lingua ufficiale (condizione “sine qua non”). Sai quante sono le lingue “create a tavolino”? e con ciò ti rimando a quanto detto precedentemente. Poi, ci si può guadagnare tutto o niente, dipende dai modi di vedere e di pensare. Per me, ovviamente ci guadagna molto. L’autonomia della Sardegna, con una propria lingua ufficiale, verrebbe senz’altro valorizzata. Intanto è qualcosa che ci hanno riconosciuto prima scientificamente (l’esistenza di una Lingua Sarda con tutti i suoi dialetti) e poi politicamente, per lo meno nel secondo dopo-guerra, ed è stato uno dei punti di forza che ha permesso che ci venisse concesso lo status di Regione Autonoma. Per quanta riguarda la nostra cultura ci guadagnerebbe TUTTO, vale dire quantomeno la SOPRAVVIVENZA e poi, credo, anche un arricchimento per tutta la Sardegna, in un continuum cominciato almeno 1.500 anni fa (scusa se è poco). La nostra conoscenza del mondo e nel (?) mondo forse non ci guadagnerebbe nulla ma, di sicuro, non c’entra nulla con qualsiasi lingua: né sardo, né inglese, né cinese.
L’uso “attuale” (?) della lingua italiana non significa “non significa né servilismo né soggezione né sudditanza culturale o politica o economica” No? e allora, a parte che non va bene liquidare tutto frettolosamente in unico minestrone (servilismo, soggezione, cultura, politica ed economia…) come lo chiameresti tu? Non mi dire che è stata una “libera scelta” dei Sardi ?!
Per te è “solo uno strumento di lavoro”? Ma è lampante, nessuno lo ha mai messo indubbio. Quello che è inaccettabile e quel “solo”, perché la lingua italiana, come lo era prima la lingua spagnola, è un retaggio di una dominazione, di una sudditanza, e neanche questo è roba da poco. “Ce ne siamo impadroniti per nostra (?) convenienza”? ce ne siamo impadroniti sì, ma con la forzata imposizione altrui e per convenienza altrui.

“le origini, le radici fiorentine contaminate poi da noi tutti” ? Radici fiorentine della lingua italiana? Diciamo toscane, che poi con l’uso comune e ufficiale è stata arricchita con l’apporto di pressoché tutti i dialetti italiani, ma non dal sardo, in quanto il sardo non è certamente un dialetto italiano, ma una lingua “romanza” come lo spagnolo, il francese, il romeno.
Infine, l’inglese non sta colonizzando niente, semmai si impone NATURALMENTE dapertutto come lingua egemone, come è sempre accaduto e come sempre accadrà per le lingue delle culture e delle economie più avanzate.
Ah, un’ altra cosa. A questo punto, mi sembra che tu stia sbagliando sorgente, le mie acque non mi sembra che vadano verso il “tuo mulino”, in quanto io invece credo che:
1 Una Lingua Sarda Comune (cioè Ufficiale) non è necessariamente contro le varie componenti della Lingua Sarda, né contro il loro insegnamento e la loro pratica zonale, se mai ne sarebbero tutte automaticamente e naturalmente valorizzate.
Saludos
Turritanu




Modificato da - Turritano in data 11/11/2008 20:37:30

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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 11/11/2008 : 22:49:17  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Volevo aggiungere il punto 2), che mi è rimasto sulla tastiera:
nessuna lingua smembrata, di ogni zona, ogni paese, ogni località, è mai andata avanti, anzi tutte le lingue del mondo) che non hanno trovato una unità, prima o poi si sono estinte. D'altro canto, non si può fare di ogni dialetto sardo una lingua ufficiale, da qualcosa bisogna pur incominciare. Tutt’al più si può fare una specie di confederazione linguistica, con le tre varianti (Campidanese, Logudorese e Sassarese/Gallurese) ognuna valida per la sua zona. Soluzione che non mi trova molto d'accordo per vari motivi, fra cui, oltre la complicazione pratica per un uso ufficiale della Lingua Sarda, la consapevolezza che il problema si riproporrebbe invariato: quale sottovariante variante utilizzare fra le cento che compongono ognuna delle tre varianti?
Turritano




Modificato da - Turritano in data 11/11/2008 22:51:25

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Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 12/11/2008 : 07:56:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Turritano ha scritto:

Giuseppe Dodero ha scritto:
Osservazioni giustissime che in gran parte condivido. Anche perché portano acqua al mio mulino .....
............
Condivido l'ipotesi di coloro che sostengono che ogni zona, ogni paese, ogni località dovrebbe conoscere e insegnare e praticare la sua particolare variante linguistica della lingua sarda.
Parlarne farà bene a tutti noi.

Quale sia il “tuo mulino” non lo so. A me interessa solo la praticità e la convenienza per tutti, oltre che l’amore per la mia terra e la mia lingua (Sarda).
Saludos
Turritanu

Grazie per il tuo lungo e argomentato contributo.
Devo solo precisare che non possiedo alcun "mulino", cioé non coltivo interessi di bottega (neppure in senso accademico) ma solo interessi culturali, in senso lato.
Per il resto, siamo nel campo delle ragionevoli opinioni, tutte rispettabili.
Non credo che ci sia stata concessa (?) l'autonomia (?) per merito o con il contributo della nostra lingua ma delle nostre battaglie politiche. Se fossimo stati meno provinciali, meno begaioli, meno supponenti, meno divisi (malunidos) avremmo potuto avere la ben diversa autonomia della Sicilia, lingua o non lingua.
La lingua (credo che su questo concordiamo dai due estremi dell'isola) resta comunque un nostro patrimonio da difendere e da valorizzare. Anche senza gli atti amminstrativi.
Ricambio i saluti.




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Turritano

Utente Virtuoso




Inserito il - 12/11/2008 : 19:49:10  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Grazie a te, Giuseppe, è sempre un piacere discutere con persone equilibrate, garbate e interessate come te.
Per “mulino” intendevo quello che intendevi tu: “la tua opinione”. Tranquillo, non pensavo assolutamente a interessi materiali
Parliamo di “autonomia”, cosa importantissima e interessantissima per noi, anche se ci porta leggermente fuori topic. L’autonomia è stata concessa alla Sardegna, dopo la lunga oppressione nazionalista e sciovinista del Fascismo, che tendeva esasperatamente ad omogeneizzare nell’italianità, tutto ciò che comprendeva il “territorio del regno” anzi: “dell’Impero”, Africa compresa, e a voler mettere le mani su tutto ciò che riteneva italiano: Corsica, Dalmazia ecc.
La lingua Sarda, nel riconoscimento di Regione a Statuto Speciale, ha avuto il suo peso, eccome. Solo che i Sardi, sempre i soliti malunidos, anziché mettere subito mano al problema (della Lingua S. Ufficiale), hanno trovato molto più comodo e conveniente rimandarlo e poi ignorarlo. E adesso ci troviamo quasi al punto di partenza: quale Lingua, quale “variante”? Solo che nel frattempo la Nostra lingua, più o meno in tutte le sue componenti, è andata lentamente deteriorandosi, fino ad arrivare alle condizioni disastrose in cui si trova oggi. Per ciò il problema, o si risolve adesso o mai più. Per questo ci vuole un Presidente decisionista, non uno sgabello per chi sta più in alto. Questo Presidente ora ce l’abbiamo: bravo Soru!
L’importanza della Lingua nel riconoscimento di Reg. Aut. a Statuto Speciale, è evidente se si tiene conto che tutte le altre “Regioni Speciali” (Val d’Aosta e Trentino – Alto Adige) hanno una lingua diversa dall’italiano. Fa eccezione la Sicilia, che per carattere e forza, non e paragonabile a quella di noi Sardi (sempre pronti a dire: “si badrone, si badrone…”) e, come la Lega, impone condizioni, non le subisce. Ma i siciliani, si sa, hanno più p…. peso di noi sardi e non hanno bisogno di una lingua tutta loro, per farsi rispettare.
Infine: con atti amministrativi scritti senza una “Limba Comuna”, cioè senza una Lingua Ufficiale, tutte le varianti sono destinate ad un coma irreversibile e addio "specificità". Comunque, per taluni è meglio così, e il problema e risolto. Del resto, che bisogno c’è di una o più lingue sarde? C’è sempre l’italiano, e noi siamo più realisti del re (cioè più “italiani” degli italiani) cosa vogliamo di più?
Saludos
Turritanu




Modificato da - Turritano in data 12/11/2008 19:54:56

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Donovan
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 13/11/2008 : 09:46:32  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Donovan Invia a Donovan un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Giuseppe Dodero ha scritto:

Turritano ha scritto:

Giuseppe Dodero ha scritto:
Quando si comincia a omologare si sa come si comincia ma non si sa come e quando si finisce.
E se omologassimo i costumi tradizionali in un "COSTUME SARDO COMUNE"?
Del resto la frammentazione (chiamatela pure polverizzazione) della lingua è maggiore di quanto dicono i sacri testi. Ogni frammento (linguistico) è una parte di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, dei nostri avi. Della nostra cultura.
Il "cagliaritano" e il "sassarese", come il "quartese" e l'"iglesiente" possiedono particolarità fonetiche e semantiche, ....

Come si fa ha fare un paragone tra "costumi" e "lingua" (= insieme di dialetti aventi tutti la stessa origine e molte particolarità in comune)?
I "costumi" rappresentano un dato paese, a volte regione, per determinate occasioni. Il “costume” non parla, non si sente: si vede!. Non fa nessuna differenza, dal lato meramente pratico, se in una data regione (o nazione) ce ne sia uno o cento. Per la lingua è diverso, perché una lingua serve per esprimersi e capirsi tutti i giorni, fra parlanti della stessa lingua ma di dialetti diversi, serve per scrivere atti ufficiali, per i quali certamente non si possono usare cento dialetti. E' un problema comune a tutte le Nazioni ("Nazioni" non "Stati"), e tutte lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune.
Turritano

Osservazioni giustissime che in gran parte condivido. Anche perché portano acqua al mio mulino (in un certo senso, naturalmente).
Una sola annotazione, per ora: NON tutte lo hanno risolto, in un modo o nell'altro, sempre con una lingua comune.
Un'altra breve annotazione: cosa guadagna la nostra individualità/identità, la nostra, cultura, la nostra autonomia o sovranità, la nostra conoscenza nel mondo e del mondo, anche in senso politico, con una "nuova" lingua creata a tavolino?
L'uso attuale della lingua italiana non significa né servilismo né soggezione né sudditanza culturale o politica o economica (posto che la lingua inglese ormai ci sta colonizzando); è solo uno strumento di lavoro, un mezzo di espressione del quale ci siamo impadroniti per la nostra convenienza, per le nostre esigenze, dimenticandone le origini, le radici fiorentine contaminate poi da noi tutti.
Condivido l'ipotesi di coloro che sostengono che ogni zona, ogni paese, ogni località dovrebbe conoscere e insegnare e praticare la sua particolare variante linguistica della lingua sarda.
Parlarne farà bene a tutti noi.



Assolutamente d' accordo sull' ultimo punto... Mi manca solo un tassello: come riuscire a farlo?
Avrei anche diverse altre cose da sottolineare ma per il momento mi limito a questo...





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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio
se fossero indipendenti all'interno di una comunità
europea ma anche mediterranea"

Fabrizio De Andrè

 Regione Sardegna  ~  Messaggi: 362  ~  Membro dal: 10/11/2007  ~  Ultima visita: 24/02/2011 Torna all'inizio della Pagina

Arthacan

Utente Medio



Inserito il - 13/11/2008 : 11:16:49  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Arthacan Invia a Arthacan un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Su "speciale" de s'unioni sarda de oi est asuba de sa LSC

tocai piciocus, prandei-si-ndi e stochigiai sceti!






La "Limba comuna" che è stata introdotta dalla Regione scontenta e divide: «Oscurato il campidanese»

La lingua sarda sotto esame

I critici: «La variante scelta non è democratica»



Il sardo è considerato dagli studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino.

di PIETRO PICCIAU

Non piace e divide. «Poco democratica», per i denigratori. «Lingua bandiera e strumento per potenziare la nostra identità collettiva», per il legislatore che il 18 aprile 2006 ha partorito la Limba sarda comuna, norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta dell'Amministrazione regionale . Frutto atteso da anni, il sardo scritto è materia che appassiona ma segna un'ampia diversità di vedute e giudizi. Il sito della Regione "Sardegna cultura" chiarisce: «Sa limba sarda comuna è naturale al 92,8 per cento, è in posizione mediana rispetto ai dialetti del sardo e può essere ancora migliorata per farla diventare la lingua ufficiale dei sardi». Se è così, perché tante critiche? Tra i giudizi più severi sulla Limba sarda comuna (Lsc), quello di Mario Puddu, docente di San Giovanni Suergiu, uno dei dieci componenti della commissione di esperti nominati il 9 maggio 2005 dalla Giunta regionale con l'incarico di individuare una varietà linguistica naturale e disporre di una lingua scritta di riferimento, da affiancare all'italiano, per la pubblicazione di propri documenti. L'accusa: «Nella stesura finale della lingua ci sono forme verbali inventate. Mi chiedo perché. Quel sardo non è una lingua comune ma logudorese con qualche aggiustamento. La lingua sarda c'è, non c'è bisogno di crearne un'altra».
DIFFUSIONE Parlato da oltre un milione di residenti in ambito familiare e locale, il sardo è considerato dagli studiosi la più conservativa delle lingue derivanti dal latino, con due varianti principali: il campidanese e il logudorese-nuorese. Dal 1997 è lingua ufficiale della Sardegna al fianco dell'italiano (legge 26) e per la sua tutela si ricorre alla legge statale 482 del 1999 e alla stessa legge 26. Abortito nel 2001 un primo tentativo di imporre la Limba sarda unificada (lingua-modello di riferimento mai adottata per una serie di contrasti), nel 2006 è stata pubblicata la Limba sarda comuna , lingua ufficiale per gli atti e i documenti emessi dalla Regione. Due anni di sperimentazione hanno alimentato polemiche e fratture. Tonio Pani, assessore alle Tradizioni popolari del Comune di Quartu (il primo in Sardegna ad aver promosso un assessorato alla lingua sarda, guidato da Elena Ledda con la Giunta Milia), sottolinea i punti critici della Limba comuna: «Non rappresenta una mediazione tra le macrovarianti logudorese e campidanese ma è sostanzialmente logudorese con qualche ridicolo esito campidanese inserito come un contentino». Pani, che è anche poeta improvvisatore, difende il campidanese, lingua che utilizza nelle riunioni di Giunta e negli uffici dell'assessorato al settimo piano del Municipio di via Porcu a Quartu: «È la variante più diffusa in Sardegna e ha una ricca produzione poetica e letteraria, tanto quanto il logudorese». Ne fa una questione di principio: «La politica linguistica della Regione tende a inserire la Limba sarda comuna in qualsiasi contesto: comunicativo, scolastico e istituzione a discapito delle tanto sbandierate intenzioni di lingua amministrativa in uscita solo per gli atti della Regione». Mette sotto accusa le «continue censure al campidanese nei siti della Regione» mentre si dà «grandissimo risalto alle produzioni logudoresi». Si associa alle voci contrarie, «scrittori, poeti e università sarde e chiunque abbia a cuore uno standard a doppia norma campidanese-logudorese».
MINORANZE La paura di un corto circuito linguistico è sottolineato sia da Pani che da amministratori e scrittori: «Per salvaguardare le lingue di minoranza è necessario che gli insegnanti utilizzino durante le lezioni la lingua degli affetti, cioè la lingua che il bambino apprende, oltre all'italiano, nel proprio nucleo familiare». La proposta: «Un tavolo d'incontro tra associazioni, gruppi di interesse e la Regione per risolvere le questioni ancora aperte perché c'è il rischio, nonostante il grande interesse sulla lingua di minoranza, di perdere l'ultimo decisivo treno per la sopravvivenza della nostra lingua». Oreste Pili, assessore alla Cultura del Comune di Capoterra, lancia un appello al presidente della Regione Renato Soru: «Riveda le scelte fatte in materia di lingua sarda. Lascia perplessi e crea divisioni. La Limba sarda comuna non corrisponde alla lingua parlata dai campidanesi, non è la lingua che apprendono i nostri figli. È un miscuglio incomprensibile. Appena nominata, la nostra Giunta ha istituito la consulta della lingua sarda e la lingua che utilizziamo per parlare è il campidanese».
PROPOSTA Il professor Giulio Solinas, scrittore in sardo campidanese, rinnova la sua proposta: «Se non si interviene quanto prima, molti termini appartenenti alla civiltà contadina andranno persi per sempre. Ritengo giusto dare ai bambini delle scuole elementari e materne la possibilità di coltivare la lingua locale per un primo intervento di tutela e salvaguardia. Giunti alle scuole medie, gli insegnamenti potrebbero diventare incrociati: nel Campidano i ragazzi potrebbero apprendere il logudorese, nel Logudoro, viceversa, il campidanese». L'obiettivo: «I giovani devono apprendere naturalmente, senza imposizioni, una lingua veramente parlata non il risultato di un pasticcio imposto da pochi alla stragrande maggioranza dei sardi. Oggi, con la Limba sarda comuna si vuole imporre una lingua parlata da 50 mila sardi - su circa centomila logudoresi che capiscono e parlano il logudorese - ai 300mila abitanti del Campidano che parlano il campidanese». Di incubo sardo ha scritto in un intervento lo studioso Eduardo Blasco Ferrer: «È impensabile che possa venir trasmessa a scuola, perché priva di sostegno storico, geografico, sociale, strutturale». Come uscirne? «Aprendo una discussione. Se si vuole uno standard unico, si provi a individuare una e solo una varietà linguistica, sulla quale improntare poi la norma. Altrimenti si rispetti la storia, e si imitino quei paesi democratici e moderni che hanno codificato due standard, venendo incontro alla volontà popolare».
L'unione sarda 13.11.2008





L'assessore regionale alla Pubblica istruzione difende il lavoro fatto due anni fa dagli esperti

Mongiu: «Una soluzione sperimentale»


Non è una lingua ufficiale ma un codice di mediazione per sperimentare l'uso della lingua sarda nell'amministrazione». Maria Antonietta Mongiu, assessore regionale alla Pubblica istruzione, non è sorpresa: «Capisco l'equivoco di chi critica la Limba sarda comuna». Col garbo della docente di latino sperimentato in anni di insegnamento al liceo Siotto di Cagliari, Mongiu spiega: «Anch'io, prima di occuparmi in prima persona di lingua sarda, faticavo a comprendere la complessità del tema. La Limba sarda comuna, risultato di un lavoro meticoloso fatto da importanti linguisti, non è una lingua ufficiale che esclude le altre varianti della nostra lingua sarda. Si tratta unicamente di una soluzione ortografica e morfologica per un uso sperimentale. È una sorta di intermediazione per scongiurare l'indistinto nell'uso della lingua scritta». C'è chi protesta e accusa: il campidanese è stato tenuto ai margini, quasi escluso, dalla nuova lingua. «Se consideriamo che la Limba sarda comuna non è una lingua parlata ma costituisce una serie di norme ortografiche e morfologiche per agevolare la stesura di atti pubblici dell'amministrazione, si comprende che nessuno intende escludere qualcosa o qualcuno. Nei 337 Comuni sardi stiamo sperimentando la videoregistrazione: persone di oltre 75 anni parleranno e diffonderanno la variante linguistica che è loro naturale. La ricchezza di una lingua consiste nella sua varietà e in Sardegna siamo favoriti da questo aspetto. La Limba sarda comuna è uno standard scritto che rappresenta l'inizio di un'operazione di recupero della nostra identità culturale che altri, penso alla Catalogna, hanno iniziato da tempo». Logudorese innamorata della sua variante linguistica, l'assessore non ha mai pensato di rinunciare alla parlata appresa fin da bambina «soltanto perché sono state introdotte norme ortografiche e morfologiche in una lingua sperimentale». Mongiu ha convocato recentemente i responsabili dei 198 uffici per la lingua sarda aperti nei Comuni e nelle province sarde: al di là dell'opera di rilancio della «centralità della lingua sarda» nelle politiche identitarie della Regione, Mongiu preme perché il sardo venga utilizzato nelle attività quotidiane normali. Con una lettera alle amministrazioni, ha inoltre ricordato che l'attività dell'operatore di sportello è quella di «comunicare fluentemente in lingua sarda, comprendere la lingua parlata e scritta, redigere un testo scritto e tradurre in lingua sarda». Sottolinea anche la «necessità di selezionare personale con un'adeguata preparazione professionale e culturale» perché si possa «valorizzare, promuovere e dare una buona visibilità alla lingua di minoranza». Se questo non avvenisse? Scatterebbe la «revoca del finanziamento». La lingua sarda è una cosa seria. (p. p.)
L'unione sarda 13.11.2008





Modificato da - Arthacan in data 13/11/2008 11:26:41

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Turritano

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Un “grande articolo”, un “piccolo commento”: evviva la “democrazia”, evviva l’italiano, evviva l’Isola dei Campanili!
Turritano




Modificato da - Turritano in data 13/11/2008 18:19:32

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santobevitore

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Inserito il - 13/11/2008 : 19:01:28  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Turritano, leggo ormai da un pezzo questo topic con molto interesse perchè mi sta veramente a cuore la salvezza della lingua sarda. Leggo i tuoi interventi e quello degli altri e mi piacciono perché permettono di capire come procede il dibattito sulla lingua e quante e quali siano le opinioni possibili al riguardo.
Pur parlando un sardo essenzialmente campidanese, quello che ho imparato da bambino, cerco davvero di capire al di là dei campanilismi.
Però non posso fare a meno di pensare: e se queste opposizioni alla lingua sarda comune fossero qualcosa di più del semplice campanilismo (che pure, non mi sento di negarlo, è presente in molti)? Se corrispondesse davvero all'esigenza di voler parlare o leggere, anche nei documenti ufficiali, un sardo per molti più facile e riconoscibile? Forse non tutti ma alcuni hanno veramente questa speranza. Come pensi si possa conciliare questa esigenza con la pur legittima necessità di superare i troppi frazionamenti che, anche secondo me, non portano da nessuna parte se non alla rapida estinzione della lingua?




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Turritano

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Inserito il - 14/11/2008 : 18:49:25  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
santobevitore ha scritto:

Turritano, leggo ormai da un pezzo questo topic con molto interesse perchè mi sta veramente a cuore la salvezza della lingua sarda.
..........

Effettivamente gli “oppositori” ci saranno sempre, per qualunque decisione. Nel nostro caso, nel calderone degli oppositori c’è di tutto e di più: da quello in buona fede, a quello che trova ogni scusa purché il Sardo non diventi mai una lingua ufficiale; dal campanilista ad oltranza a quello che teme, chissà perché, che una LSC ammazzi sul colpo la sua particolare sottovariante e così via. Ma questo è naturale, in un popolo che non è più, da illo tempore, abituato a prendere decisioni con la sua testa.
Comunque, “l’esigenza di voler parlare o leggere, anche nei documenti ufficiali, un sardo per molti più facile e riconoscibile” mi sembra un po’ pretestuosa: qualunque LSC si confezioni, c’è sempre qualcuno che non sarebbe contento. Qualcuno ha la prete4sa che si addottase come lingua ufficiale, quella del suo paesello, la Storia, la Letteratura, l’Origine: che cosa sono queste sconosciute? Mezus nudda…
Turritano




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santobevitore

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Inserito il - 15/11/2008 : 18:15:16  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
qualunque LSC si confezioni, c’è sempre qualcuno che non sarebbe contento..
Questo è verissimo Turritano, in base a ciò che ho visto fino ad ora, qualcuno che si dimostra scontento, spesso più a torto che a ragione, si trova sempre. E allora pensavo: se si introducesse un doppio standard, non credi che si metterebbe a tacere anche una buona fetta di oppositori? Oppure pensi che possa essere solo un'inutile divisione?Scusa le domande incalzanti ma sto cercando di farmi un'opinione chiara in proposito e mi interessano i pareri di tutti!
Saluti
Santobevitore




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Turritano

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Inserito il - 15/11/2008 : 20:31:53  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Turritano Invia a Turritano un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
santobevitore ha scritto:

qualunque LSC si confezioni, c’è sempre qualcuno che non sarebbe contento..
.......
E allora pensavo: se si introducesse un doppio standard, non credi che si metterebbe a tacere anche una buona fetta di oppositori? Oppure pensi che possa essere solo un'inutile divisione?Scusa le domande incalzanti ma sto cercando di farmi un'opinione chiara in proposito e mi interessano i pareri di tutti!
Saluti
Santobevitore

Allora ti espongo il mio:
se si facesse un doppio, triplo standard (Campidanese, Logudorese, Sassarese/Gallurese) non si risolverebbe la questione degli oppositori, né nessun altro aspetto del problema, anzi le contrarietà e le contraddizioni si moltiplicherebbero, perchè, per ogni standard, si ripresenterebbe invariato: quale sottovariante? sceglierne una sarebbe giudicata sempre dagli altri, un'imposizione campanilistica; formarne un’altra da un’insieme di sotto varianti sarebbe considerata una lingua artefatta. In più, in Sardegna (se la cosa andasse in porto) non avremmo più una ma ben tre Lingue Ufficiali. Proprio come dici tu: sarebbe solo una inutile divisione, che non risolverebbe nulla ma, invece, complicherebbe enormemente le cose
Turritano




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Monteferru

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Inserito il - 15/11/2008 : 22:33:42  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Monteferru Invia a Monteferru un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
A prescindere dalla mia personalissima opinione che abbiamo già una lingua comune ed è l'Italiano, come è possibile che l'eventuale LSC debba nascere da discendenze Campidanesi, Sassaresi o Galluresi), dovrebbero ricomoprendere tutte le altre derivanti ???

E il Sarrebese, (su Sarrabesu), l'Ogliastrino, il Nuorese etc etc., che fine dovrebbero fare??




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Punta Sirboni

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..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

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