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S.ard
Utente Normale


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Inserito il - 10/03/2008 : 13:50:59
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| maurizio feo ha scritto:
La situazione del sardo. "Tutta quella pappardella, confusa e rabberciata, le cose strane ed opinabili, le tabelle inaccessibili ai più e cose già dette con altre parole" non sono mie: si tratta di un brano di pugno di Eduardo Blasco Ferrer, che sarà molto contento della tua critica amichevole e benevola, Turritano. Egli parla proprio di lingua sarda ("La lingua sarda contemporanea" - Edizioni Della Torre) e cita il Catalano solamente per un confronto col Sardo e proprio per dimostrare che il sardo è "una lingua in via di elaborazione incipiente". gli schemi ed i numeri sono - a suo vedere - un brillante metodo per evitare lunghe disquisizioni descrittive dello stato di maturazione della lingua: mi capita di essere d'accordo con lui, mentre a te no. Dopo avere descritto in toni pessimistici la lunga e difficile strada da seguire affinché la complicata situazione attuale sarda evolva eventualmente in un biliguismo, con una lingua sarda finalmente completa, egli conclude (stranamente) con toni ottimistici, dichiarandosi fiducioso circa questa possibilità. E su questo chiederei un'opinione agli altri partecipanti al Forum, visto che la tua c'è già. (Va da sé che per civilità protosarda pre scrittura, intendevo quella pre - statale della Chiefdom nuragica e non intendevo assolutamente disturbare antenati così lontani come quelli che tu hai scomodato dai loro sacelli: non è certo questo il punto focale del mio post, ma mi fa piacere di averti fatto fare una sana risata).
La situazione del'Inglese (sempre in funzione del Sardo, naturalmente). Perché una lingua si affermi e si espanda, (e ciò vale anche per il Sardo) essa deve possedere alcuni requisiti fondamentali. Deve essere parlata da un Centro di potere capace d'imporla, (in qualunque modo questo avvenga, militarmente, culturalmente o commercialmente: ma non è questo il punto, che conduce fuori strada). L'Inglese - cosa riconosciuta - ha questa forza, attualmente. Esso è però più parlato - numericamente, nel mondo - in versioni non corrette: l'Inglese parlato in India, quello cinese, etc. Vorrei sapere dagli altri partecipanti al Forum che cosa ne pensano: seguirà l'Inglese la stessa strada del Latino e delle lingue romanze, dando origine a numerose altre lingue in qualche modo ad esso riconducibili, ma geograficamente diverse?
Il Mondo Le teorie degli esperti (e parlo di troppa gente: antropologi, linguisti e genetisti, per cui faccio soltanto il nome di Spencer Wells, per brevità e per garanzia di serietà: fa capo ad una ricerca mondiale della National Geographic Foundation) sono per una rapida estinzione di massa delle lingue sopravvissute fino ad oggi ad un processo che è in corso da cinquecento anni e sotto studio da almeno cinquanta. Mi piacerebbe avere opinioni riguardo a questo, anche da S.ard, che in fondo ha dato inizio a questa discussione, inaspettatamente ricca di connotazioni ed aspetti differenti ed interessanti. Che futuro può avere il Sardo, inserito in questo quadro? quanti sono coloro che lo amano così tanto da lottare contro tendenze che - a quanto sembra - sono mondiali?
Naturalmente, io mi limito ad esporlo, questo quadro, ma - vi confesso - non lo ho certo dipinto io. E non ho mai parlato di "mal comune mezzo gaudio". Perché non è affatto così che io vedo la situazione. Anzi, credo di essere stato male interpretato o di essermi spiegato in modo insufficientemente chiaro.
Spero non questa volta. Un caro saluto a tutti.
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“Si pensa che, entro la fine del secolo, almeno metà delle 6.800 lingue attualmente parlate nel mondo saranno scomparse; proiezioni più pessimistiche ipotizzano che si arrivi al 90%. Negli ultimi cinque secoli, in seguito a guerre, genocidi, messa al bando di lingue regionali e assimilazione culturale delle minoranze etniche, ne sono già state cancellate tra le 4.000 e le 9.000. In tutto il pianeta solo 250 lingue, il 4% del totale, sono parlate ciascuna da più di un milione di individui. Una esigua frazione di queste domina il mondo, e metà della popolazione mondiale parla una delle quindici lingue più diffuse in assoluto. Guida la classifica il cinese mandarino, parlato da 885 milioni di persone; delle prime dieci lingue che seguono metà sono europee, nonostante in Europa sia nato solo il 4% delle lingue mondiali. L’inglese si è diffuso grazie ai mezzi di comunicazione e alla globalizzazione dei mercati, tanto che oggi è parlato più come seconda lingua (da 350 milioni di persone) che come lingua madre (322 milioni).”
Da “Sempre piu’ lingue a rischio estinzione” editore EdizioniAmbiente
L’estinzione delle lingue è un problema contemporaneo credo molto attinente al progresso visto che per accedere ad un elevato numero di informazioni e risorse, e garantirsi quindi il proprio spazio nella competizione economica e politica e’ necessario conoscere una lingua “dominante” come l’inglese. Forse per questo motivo le popolazioni che utilizzano lingue minoritarie sono costrette ad adeguarsi sacrificando il loro idioma nel quadro della competizione economico-politica globalizzata. Se a questo aggiungiamo il fatto che alcune nazioni tendono ad avere politiche di assimilazione nei confronti dei popoli a loro contigui, che passano anche attraverso l’uso forzato di determinate lingue, la situazione non e’ certo positiva. Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che la perdita delle lingue minoritarie significhi la sparizione di culture e conoscenze uniche non replicabili; tale perdita assume una valenza ulteriormente negativa se pensiamo che l’identita’, ovvero il riconoscersi come popolo-nazione passa attraverso l’uso di una lingua. Sapendo che che le lingue sono uno strumento fondamentale per la conoscenza e la comprensione della storia dell’umanita’, bisogna cercare di invertire la tendenza evitando di dare per ineluttabile la fine di tutte le lingue minoritarie. Ovviamente ribadisco che, per le ragioni esposte sopra, l’uso dell’inglese e’ assolutamente inevitabile come strumento di competizione globale.
Come viene compromesso l’uso di una lingua? Imponendo l’uso di di una lingua esterna. Interrompendo il passaggio della lingua tra genitori e figli. I mie genitori hanno appreso l’italiano a scuola, e guai a parlare il sardo!, con me parlano italiano, io ho imparato il sardo per strada, io non ho trasmesso il sardo ai miei figli, io sono l’esempio vivente di cosa si deve fare per far morire una lingua. Ma ho capito, tardi forse, ma ho capito, che questa strada porta alla scomparsa di quella che io nonostante tutto ritengo essere la mia lingua madre. Allora dico ripetendomi che la mia proposta e’ quella di insegnare nuovamente il sardo nelle scuole e non certo come materia facoltativa, al fine di affiancarlo all’italiano con pari dignita’ e realizzare finalmente un bilinguismo perfetto. Si ma quale sardo insegnare? Sappiamo tutti bene che il sardo ha diverse varianti; ebbene usiamole, evitando di contrapporci in inutili campanilismi e difese ad oltranza! In Campidano si parla il campidanese? Benissimo, si continui ad usare il campidanese! E cosi si faccia nelle altre regioni della Sardegna. E i documenti ufficiali direte voi? Chi ci vieta di scriverli in tutte le varianti! Non sarebbe certo il primo caso al mondo nel quale i documenti ufficiali vengono scritti in piu’ di due lingue! Ecco, credo che si debba partire da qui al fine di invertire la tendenza e fare in modo che i sardi riprendano a parlare la loro lingua, non certo per sostituirla a qualcun’altra, non sono mica matto! Meglio conoscere e usare due o tre lingue piuttosto che una soltanto! E concludo dicendo che il venire a contatto giornalmente con tutte le varianti della lingua favorisce un processo di conoscenza che porta inevitabilmente ad attenuare le diversita’.
P.S. Complimenti a tutti i forumisti che partecipano a questa discussione per la loro preparazione e conoscenza; comincio a sentirmi in difficolta’ !
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S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai" |
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Turritano
Utente Virtuoso
 
    

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Inserito il - 10/03/2008 : 20:27:12
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Per Asia: Io, che non sono certo nemico della Lingua Sarda, allo stato attuale ritengo che il suo destino sia segnato, non perché il coma sia irreversibile, ma perché ridotta com’è al lumicino, c’è bisogno di interventi drastici e tempestivi, ma chi ha il potere di farlo ha tutt’altri pensieri per la testa. Anche a Sassari il Sassarese è ormai poco parlato fra i giovani ma qualche bambino che parla in Sassarese c’è ancora, specialmente nei quartieri più popolari. Certo non è più il tempo in cui i bambini tiravano le pietre a chi non parlava Sassarese. E questo vale anche per Porto Torres e le altre zone dove si parla il Sassarese (Nurra, Stintino, Castelsardo e Sedini) mentre a Sorso la situazione è leggermente migliore. Lo stesso discorso vale per i paesi Logudoresi limitrofi a Sassari. Dire che il Sardo “è stato fatto uscire dalla porta”, non mi sembra una frase molto calzante: com’è potuto uscire dalla porta se non c’è (come lingua ufficiale dei nostri tempi) mai entrato? Bisogna dargli dignità e farlo entrare comunque, dalla porta, dalla finestra o dal buco della serratura ha poca importanza. Ma non si può perdere così, senza far nulla , un patrimonio identitario, peculiare e millenario. Non è, come dici tu, Asia, “una spasmodica ricerca del tempo perduto”. E’ invece un estremo tentativo di salvare qualcosa che ci appartiene da secoli, ma chi lo fa urla invano nel deserto, nel silenzio e nella indifferenza degli altri, se non nell’ostilità più o meno larvata degli italianofili che non vedono l’ora che del Sardo non resti nemmeno il ricordo. E mi dispiace sinceramente che proprio tu, che sei una donna molto sensibile, non capisci e respingi il mio, il nostro stato d’animo. Ancora qualche obiezione: Tu dici “Ammesso che le scuole siano deputate a fare le rabdomanti linguistiche, dovrebbero diventare il contenitore: 1) della variante locale 2) del logudorese uniformato 3) della LSC." Prima obiezione: dovresti spiegare in maniera semplice che cosa significa la frase : “ammesso che la scuola…ecc.” perché, a me, che sono un sempliciotto, mi sembra un pochino ermetica. Perciò abbi pazienza, se non la interpreto esattamente. Comunque, secondo me, la Scuola è deputata, fra l’altro, a divulgare e valorizzare il patrimonio storico e culturale del popolo. Quindi in Sardegna (Regione Autonoma a Statuto Speciale) dovrebbe valorizzare, divulgare, tramandare il patrimonio storico-culturale del Popolo Sardo, il che, nonostante sia previsto dalla Costituzione, non si è mai fatto. Io, come ho già detto altre volte, farei del Sardo la “lingua veicolare nelle Scuole”, naturalmente facoltativa, e non un semplice insegnamento come una materia estranea.
Tu dici: 1) variante locale “sarebbe una rianimazione fittizia a circuito interno, senza respiro” (E qui, gira e rigira, non c ‘è molto da obiettare). 2) logudorese uniformato “sarebbe un'imposizione”. E’ vero. Adottando il Logudorese (come del resto la LSC) sarebbe un’imposizione, ma a volte (molte volte!) le imposizioni sono necessarie per risolver problemi altrimenti irrisolvibili, e andare avanti. 3) LSC. “si tratterebbe di un'alchimia e di un artificio di esperantica evocazione”. Anche qui sarei d’accordo, tranne per una quisquiglia: l’esperanto c’entra poco, molto poco (secondo me), e ti spiego il perché, così nessuno mi potrà accusare di arroganza e superficialità. L’esperanto è una lingua artificiale e utopistica, creata con molto ottimismo perchè venisse usata come lingua internazionale, senza favorire nessuna lingua nazionale. E fin qui una certa similitudine con la LSC si potrebbe anche vedere. Però si dà il caso che la LSC dovrebbe unificare solo tre varianti di una stessa lingua, quindi su base comune, per avere finalmente una lingua “ufficiale” da usare negli “uffici” e nella Scuola e non lasciar spazio a deleteri campanilismi, sempre in agguato in Sardegna.. Encomiabile iniziativa. L’esperanto invece era stato confezionato prendendo un po’ da “tutte” le lingue, non solo di nazioni ma anche di famiglie linguistiche diverse tra loro. Insomma, un vero guazzabuglio. Del tutto utopistico e senza futuro, perché 1)nessuno sarebbe disposto a rinunciare alla sua lingua; 2)nessuno sprecherebbe il suo tempo a studiare una lingua che non esiste e che non servirebbe praticamente a niente: molto più comodo, più utile ed appagante studiarne una viva, usata in gran parte del mondo, per esempio l’inglese. Per il Sardo LSC il discorso sarebbe del tutto diverso: 1) intanto si tratta, come già detto di unificare due o tre varianti della stessa lingua, che hanno un’ampia base comune; 2)sarebbe una risoluzione dello spinoso problema campanilistico; 3) è una risoluzione già applicata con pieno successo in altri Paesi (ricordo Slovacchia e Romania). Insomma, qualcosa si potrebbe fare, anzi molto, per salvare un patrimonio irripetibile, ma non si fa niente di niente. Da qui deriva il mio pessimismo e, perché no? la mia rabbia! Ciao Turritano
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Modificato da - Turritano in data 10/03/2008 20:34:12 |
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
    

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Inserito il - 10/03/2008 : 21:02:18
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Cerco di rispondere ad alcuni quesiti/obiezioni. La specie umana ebbe origine in Africa, circa 200.000 anni fa, secondo l'evidenza archeologica e fossile. Non sono altresì documentati atteggiamenti umani moderni prima di 50.000 - 70.000 anni fa. Non credo che si possa parlare di "uomo anatomicamente moderno" in Sardegna prima di 20.000 - 15.000 anni fa (un periodo in cui la specie umana attuale rischiò seriamente di estinguersi, riducendosi, in Europa e nel mondo a poche migliaia). Questo significa tra l'altro, che - a rigore - non consideriamo appartenenti alla specie umana tutti quegli esseri che ci hanno probabilmente preceduto nell'albero filogenetico, da alcuni dei quali sicuramente deriviamo (Rudolfensis, Habilis (2,5 - 1,8 ml anni fa), Ergaster (1,8-1,5), Erectus (1,5 - 200.000), Heidelbergensis (900.000), Neanderthalensis (su cui ancora qualcuno discute, ma che più probabilmente fu un concorrente sconfitto dal Sapiens sapiens, con il quale non vi furono commistioni; Neanderthalensis è una specie diversa) ed infine noi, Sapiens sapiens. Sono state trovate numerosissime "tracce indirette" probabilmente umane, ma non hanno mai permesso di cambiare i parametri di cui sopra. Ma se qualcuno nel forum possiede documenti che dimostrano il contrario, sono disposto a modificare questi che - al momento - sono i miei capisaldi di discussione.
Credo che lo sviluppo di una società umana, in tutti i suoi aspetti, segua determinati passaggi obbligati, che sono stati molto ben descritti e schematizzati dagli antropologi e che compaiono anche in questo Forum. Le vicende delle popolazioni abitanti la Sardegna sono state molto sfortunate da sempre, a mio vedere, perché 1) il basso numero di fondatori, 2) il limitato numero di abitanti, 3) l'ambiente malarico (è vero: non si sa precisamente da quando, ma non si può non citarlo; è comunque sicuramente in rapporto con l'antropizzazione di un luogo, perché il Plasmodium Malariae necessita del suo ospite intermedio, l'uomo o il maiale, pertanto non credo che inizialmente la Sardegna fosse malarica), 4) l'ambiente realmente lontano da tutto ed isolato, tanto da creare problemi (A) pratici e (B) biologici, 5) l'ambiente, che non offriva tutto quello (in termini di ricchezze floro faunistiche e quindi alimentari: qui si dovrebbe parlare in dettaglio di che cosa l'uomo portò con sé) che regioni più fortunate avevano avuto da sempre (Mezzaluna Fertile e regioni limitrofe), sono tutti fattori che hanno ritardato - relativamente ad altre popolazioni, che godevano di più frequenti contatti e stimoli di ogni genere con altre culture - l'evoluzione societaria dei Protosardi.
(Perché dico Protosardi? Perchè la vexata quaestio dei Nuaragici e tutto ciò che li riguarda, "quando cominciò e quanto durò" la Civiltà Nuragica e "che cosa essa realmente produsse" è un argomento conflittuale, che produce dispute infinite, che io vorrei evitare. Indiscutibilmente, i Nuragici svilupparono - nel periodo pre-storico cui più comunemente viene attribuito il loro nome - un loro vero periodo di benessere, tanto che ebbero un discreto aumento di popolazione documentata. Le stime numeriche sono anch'esse conflittuali, per cui non riporto quelle in mio possesso.)
Lo sviluppo di una lingua è il portato (certamente non l'unico!) dello sviluppo societario globale ottenuto da una popolazione. Lo sviluppo globale dipende a sua volta da fattori del tutto casuali e geografici (assolutamente non biologici!). Il fatto stesso che esistesse una lingua protosarda (anche i linguisti amano usare questo termine, e si riferiscono più spesso ai Nuragici) ed esista adesso una lingua Neosarda (più d'una in verità, se consideriamo le varianti che sono state molto ben descritte in questo forum), lascia comprendere che le numerose vicissitudini storico-politiche che i Protosardi si sono trovati ad attraversare nel loro ammirevole sviluppo storico (perché sono sopravvissuti e ci hanno lasciato tutte quelle cose su cui noi oggi e qui amiamo scrivere e parlare) hanno avuto un'influenza ben precisa e radicale sulla loro capacità di opporsi alla lingua differente imposta dai conquistatori. Se avessero avuto una scrittura, se avessero avuto una struttura sociale superiore e meglio organizzata, le loro resistenze sarebbero state più forti e risolutive: il confronto con una società molto più avanzata della loro ha travolto tutto. (Anche per questo mi convince molto poco l'epopea dei "grandi navigatori", ma questo è un altro discorso).
Ho sempre sostenuto l'ipotesi impossibile per cui - se i Protosardi avessero potuto raggiungere uno stadio economico-sociale più avanzato ed avessero consolidato un vero Stato, forte militarmente, oltre che culturalmente (purtroppo, come ho cercato di sintetizzare, mancavano i presupposti geografici per questo), forse noi oggi parleremmo una lingua Neosarda e non Neolatina. Se non è così, ripeto, è proprio per una serie complessa e lunga di ragioni, che è veramente difficile riassumere così concisamente qui.
Malgrado ciò, spero di essere stato chiaro. Maurizio Feo
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Modificato da - maurizio feo in data 10/03/2008 21:08:50 |
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Beni: ti naru unu contu... |
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Donovan
Salottino
Utente Medio
 

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Inserito il - 11/03/2008 : 19:08:40
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| asia ha scritto:
Donovan ha scritto:
| i cosiddetti "nemici della lingua sarda" avrebbero buon gioco ad aizzare la popolazione con due motivi semplici ed utilizzabili a seconda della decisione presa:
1) Se si decide di utilizzare un' unica variante naturale per tutti il leit-motiv sarebbe "ci vogliono imporre il logudorese/campidanese!"
2) Se si decide di utilizzare uno standard semi-artificiale il leit-motiv sarebbe "il sardo è bello perchè è naturale, questo è un pastrocchio artificiale che rischia di cancellare tutti i dialetti"
Cose viste e sentite quando la RAS approvò la LSC, figuriamoci cosa potrebbe venir fuori con un' imposizione scolastica generalizzata. La resistenza e le proteste potrebbero far fallire definitivamente tutto il progetto. Perciò, una volta tolte di mezzo queste due argomentazioni ne rimarrebbe una terza, classica: "A cosa ci serve? Non sarebbe meglio imparare un' altra lingua?" che però potrebbe essere controbattuta facilmente con tutti i dati che dimostrano la facilità di apprendimento di una lingua terza da parte dei bambini bilingui ed il parallelo miglioramento dell' italiano in seguito alla netta distinzione delle due strutture sintattico/grammaticali.
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Non c'è bisogno di essere nemici della lingua sarda per capire che il suo declino è inevitabile. E legato a molteplici eventi, indirettamente connessi al fenomeno della globalizzazione. Flussi di persone, matrimoni non tra corregionali, modelli linguistici più uniformanti e maggiormente comunicativi. Purtroppo ho l'impressione che si tratti di un coma irreversibile ed ho già cercato di spiegare il perchè. |
Concetto assolutamente superficiale e fondamentalmente errato: il declino della lingua sarda è dovuto al fatto che non venga insegnata obbligatoriamente nelle scuole o perlomeno che conviva con un' altra lingua che viene obbligatoriamente insegnata. Se in Francia venisse insegnato obbligatoriamente l' inglese e il francese non venisse insegnato, nel volgere di qualche decennio troveremmo la lingua francese in uno stato simile a quello di quella sarda. Lo stato della lingua sarda non è irreversibile, basti pensare all' ebraico che da lingua morta è oggi parlata correntemente nello Stato di Israele. Basta volerlo e tirare fuori i soldi. Poche scuse per favore.
| Nella città dove vivo nessuno tra i bambini e i ragazzi che conosco parla il sardo. Molti non lo capiscono, se non attraverso le solite frasi idiomatiche di impatto folk. Premetto che non voglio esprimere giudizi di valore, ma mi limito a constatare con rammarico. Nei paesi è diverso: sa limba resiste perchè si tratta di setting protetti: meno flussi, meno matrimoni misti, meno occasioni di proiezioni linguistiche e comunicative verso l'esterno. Ritengo tutti i dialetti dei patrimoni altamente connotativi, ma laddove una famiglia decide di farne a meno per i motivi più disparati, inutile forzare gli eventi. |
Proprio perchè meno parlata c'è un maggior rischio che la parlata locale si estingua o si imbastardisca definitivamente. Non è necessario lanciarsi in un' analisi sociologica per capire i motivi di fondo che sono ben altri, vedere sopra. Le famiglie hanno scelto l' italiano perchè garantiva maggiori possibilità di successo ai propri figli, stante la situazione di asimmetria tra ciò che la legge garantiva all' italiano (tutto) e ciò che garantiva al sardo (niente). Inoltre, vista l' ovvia correlazione tra status sociale e lingua utilizzata che ne è conseguita si è venuta creando una mentalità che ha ulteriormente inibito all' uso sociale i sardi, preoccupati dalla seguente associazione: Italiano lingua delle classi colte e delle persone importanti e rispettate. Sardo come lingua degli ignoranti e dei rozzi. E' stato l' italiano ad alterare a suo tempo la situazione, per riportarla alla normalità è necessario utilizzare le stesse armi. A mossu 'e cane pilu 'e cane.
| In altre parole: se il sardo è stato fatto uscire dalla porta, che senso ha farlo rientrare dalla finestra con alchimie linguistiche e sociologiche? Le obiezioni che Donovan porta non sono semplici polemiche da detrattori che aizzano mastini contro i sardofoni e i sardofili. Sono osservazioni logiche, razionali e incontrovertibili. Ammesso che le scuole siano deputate a fare le rabdomanti linguistiche, dovrebbero diventare il contenitore:
1) della variante locale 2) del logudorese uniformato 3) della LSC
Nel primo caso sarebbe una rianimazione fittizia a circuito interno, senza respiro. Nel secondo caso sarebbe un'imposizione. Nel terzo caso si tratterebbe di un'alchimia e di un artificio di esperantica evocazione.
Cui prodest? è invece la domanda che sorge spontanea. E che non ha grandi risposte, specie laddove il percorso scolastico divenisse obbligatorio e non facoltativo. Equivarrebbe a pensare di poter modificare una generazione di giovani affettivamente asfittici ed incapaci di amare introducendo a scuola un'ora settimanale di educazione all'affettività.
Per concludere, c'è il rischio che, nella spasmodica ricerca del tempo perduto, se ne perda hic et nunc davvero troppo. 
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Nella tua analisi continui a far finta di ignorare che in Sardegna è già presente una lingua che viene insegnata obbligatoriamente ed è l' italiano. Nessuno la odia per questo, nemmeno quel 10% residuale di bambini che imparano il sardo come prima lingua e sono costretti a ricevere tutta l'istruzione in una lingua che non è la loro. Ho già motivato nel post precedente a cosa possa servire l' apprendimento del sardo come lingua obbligatoria, aggiungerò esattamente gli stessi motivi con i quali tu mi dirai cui prodest l' insegnamento obbligatorio e generalizzato dell' italiano in luogo dell' inglese.
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
Fabrizio De Andrè |
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asia
Salottino
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Inserito il - 11/03/2008 : 19:26:22
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Donovan, il tuo discorso parte dall'assunto che il sardo abbia -o debba avere- la stessa dignità dell'italiano. Per questo ti accalori e ti appassioni.
Per me no e -lo dico sapendo di essere provocatoria- se nella scuola dei miei figli fosse stato inserito il sardo come lingua obbligatoria, li avrei ritirati. Pur nel rispetto della tradizione e del patrimonio locale.
Sono contro questo tipo di imposizione che non ha nulla a che vedere con quella presunta dell'italiano, lingua di uno Stato.
Apprezzo invece l'introduzione del sardo nelle scuole in modo facoltativo. Chi vuol farne tesoro sia il benvenuto!
Ma in assoluta libertà. 
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Modificato da - asia in data 11/03/2008 19:36:46 |
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 20:46:27
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ciao a tutti, mi chiamo Perdu e sono un operatore culturale per il bilinguismo, ovvero, lavoro nei comuni e nelle scuole per cercare di trasformare la Sardìnnia-Sardegna in una terra moderna bilingue, come il galles, la catalogna, i paesi baschi, le valli ladine...e così via...
chi conosce le realtà internazionali e ribadisco MODERNE, sa che le lingue minoritarie non si mettono nelle scuole in maniera "facoltativa" (assolutamente inutile), ma vengono non solo insegnate come vengono insegnate le lingue statali, ma vengono utilizzate come mezzo per insegnare alcune materie...ormai è da 50 60 anni che psicolinguisti, sociologi, pedagogisti dicono che i bambini bilingui hanno una marcia in più, perchè mai opporsi nel 2008?
per favore lasciamo da una parte questo atteggiamento provinciale e assolutamente non europeo, facciamoci tutti un bel giro nelle scuole moderne d'europa e poi ne riparliamo! 
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 20:48:48
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aggiungo...tutte le lingue hanno lo stesso valore-dignità, non esistono lingue di serie A e lingue di serie B, come non esistono popoli o colori di prima o seconda categoria. almeno questo vorrei che venisse insegnato alle nuove generazioni, certi atteggiamenti ostili verso alcune lingue-culture-religioni-popoli, lascimoli a certe ideologie sconfitte del ventesimo secolo...
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asia
Salottino
Utente Senior
   

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Inserito il - 11/03/2008 : 21:44:34
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| Perdixeddu ha scritto:
ciao a tutti, mi chiamo Perdu e sono un operatore culturale per il bilinguismo, ovvero, lavoro nei comuni e nelle scuole per cercare di trasformare la Sardìnnia-Sardegna in una terra moderna bilingue, come il galles, la catalogna, i paesi baschi, le valli ladine...e così via... |
Ciao, sono un'operatrice culturale del monolinguismo, ho lavorato per anni nei comuni e nelle scuole per cercare di proiettare la Sardegna, insieme a grandi operatori linguistici, in orizzonti più ampi e comunicativi.
| chi conosce le realtà internazionali e ribadisco MODERNE, sa che le lingue minoritarie non si mettono nelle scuole in maniera "facoltativa" (assolutamente inutile), ma vengono non solo insegnate come vengono insegnate le lingue statali, ma vengono utilizzate come mezzo per insegnare alcune materie...ormai è da 50 60 anni che psicolinguisti, sociologi, pedagogisti dicono che i bambini bilingui hanno una marcia in più, perchè mai opporsi nel 2008? |
Naturalmente, con questa affermazione, parti dal presupposto che tu conosca le realtà internazionali e moderne e gli altri no. Stavolta ti è andata male, Perdixeddu. Non solo conosco le realtà moderne, ma ci sono anche vissuta. Sono nata e cresciuta nel Veneto, dove la dignità linguistica del dialetto è sempre stata riconosciuta; la mia nonna materna era friulana, quindi conosco anche quell'area linguistica, biele stele. Ho viaggiato interagendo sempre con le persone e le parlate locali. Per questo ti dico che sicuramente l'apprendimento di una seconda lingua rappresenta per i bambini una marcia in più, ma non certo se li si OBBLIGA a ritornare al passato invece di guardare al futuro. Ben vengano le lingue veicolabili e volàno di intese e comunicazioni trans-nazionali. Circa il tuo dogma sull'obbligatorietà dell'insegnamento delle lingue minoritarie ti debbo deludere, ma non con i miei ragionamenti, bensì con prove schiaccianti:
IL FRIULANO A SCUOLA
Via libera alla legge. Insegnamento non obbligatorio per 178 comuni:
"L'insegnamento non sarà obbligatorio. All'inizio di ogni ciclo scolastico - scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di primo grado - gli istituti scolastici dovranno chiedere alle famiglie di esprimersi sulla volontà di non avvalersi dell'insegnamento del friulano, che sarà garantito, per almeno un'ora la settimana, nelle scuole del primo ciclo per l'intero anno scolastico. In quelle del secondo, si aggiunge l'insegnamento della lingua e della letteratura friulana negli istituti a indirizzo linguistico e pedagogico."
Fonte: http://messaggeroveneto.repubblica....=EdRegionale
| per favore lasciamo da una parte questo atteggiamento provinciale e assolutamente non europeo, facciamoci tutti un bel giro nelle scuole moderne d'europa e poi ne riparliamo! 
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Ecco... io il bel giro l'ho fatto: ho visto le scuole spagnole, francesi, belghe, tedesche, svizzere, austriache, ho lavorato con un team finlandese per un progetto comune e con altre realtà nord-europee. Credo che il provincialismo che metti in palio come epiteto per il primo venuto... a questo punto sia tutto tuo.
Ho anche potuto appurare che dietro questo attaccamento feticistico a sa limba c'è spesso più ideologia che idee, più voglia di orientare politicamente che culturalmente. E me ne rammarico, perchè la tradizione culturale diventa strumento. E non di conoscenza. E anche tu, in quell'espressione finale "certi atteggiamenti ostili verso alcune lingue-culture-religioni-popoli, lasciamoli a certe ideologie sconfitte del ventesimo secolo..." riveli la tua inconfondibile matrice che, deplorando l'autorazzismo, inneggia ad ideologie vincenti. E non è difficile capire quali. 
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Modificato da - asia in data 11/03/2008 21:45:47 |
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 21:52:22
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perfetto, visto che conosci così bene i sistemi scolastici, parlaci pure della Catalogna, dei Paesi Baschi, del Galles...dove il plurilinguismo è una realtà, mica un'opzione 
parlare la propia lingua è tornare al passato? mhaaaaaaaaaaa altro luogo comune assolutamente sorpassato...
l'essere contro il bilinguismo ribadisco che è provincialismo, visto che in tutta europa il plurilinguismo non solo è la norma, ma fortemente sostenuto dalla UE, poi, il mondo è bello perchè è vario, ma certo che gli atteggiamenti anti-lingue poco diffuse (lingue minoritarie non è più politicamente corretto) sono assolutamente sorpassati 
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:11:06
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invito a leggere questi siti, dove chiaramente si vede cosa succede in Europa, poi che ognuno tragga le proprie conclusioni. io le ho già tratte da anni, dopo aver girato l'Europa, avendo incontrato e studiato le altre realtà bilingui, sentendomi fortemente sardo e cittadino d'Europa, sostengo senza dubbi il bilinguismo perfetto 
http://www.eblul.org/
http://www.eurolang.net/
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asia
Salottino
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:15:53
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| Perdixeddu ha scritto:
parlare la propia lingua è tornare al passato? mhaaaaaaaaaaa altro luogo comune assolutamente sorpassato...
l'essere contro il bilinguismo ribadisco che è provincialismo, visto che in tutta europa il plurilinguismo non solo è la norma, ma fortemente sostenuto dalla UE, poi, il mondo è bello perchè è vario, ma certo che gli atteggiamenti anti-lingue poco diffuse (lingue minoritarie non è più politicamente corretto) sono assolutamente sorpassati 
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Continuo a riscontrare un diluvio di luoghi comuni ed una patina di provincialismo nei tuoi interventi. Oltre che una coltre di indipendentismo. Altro che bilinguismo perfetto! 
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Modificato da - asia in data 11/03/2008 22:16:25 |
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:21:03
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l'Europa da ragione al mio modo di pensare, non al tuo 
ti richiedo, visto che sei una conoscitrice di sistemi scolastici, perchè non ci spieghi cosa succede in Catalogna, Paesi Baschi, Galles, scuole frisoni, Sami e così via? vediamo se il mio è davvero provincialismo, se lo è, sono in bella compagnia, mezza Europa è provinciale 
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ziama
Salottino
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:22:28
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Io sono d'accordo nell'insegnare piu lingue sin dai primi anni di vita. Nella stessa maniera in cui si rende obbligatoria la conoscenza dell'inglese, non mi opporrei alla obbligatorieta' dell'apprendimento del sardo. Nonostante questo MI RIFIUTO di studiare e apprendere un IBRIDO di lingua sarda creata a tavolino. Mi rifiuto di considerare il Logudorese il "sardo per eccellenza". Sono campanilista. Non mi dispiacerebbe apprendere tutte le varianti (in maniera facoltativa, ad ognuno il suo sardo!) ma non farei di tutta l'erba ...una lingua!
Non sono d'accordo pero' quanto la lingua viene strumentalizzata e usata per fare politica e sino ad ora ho notato con dispiacere che la maggior parte di coloro che difendono LA LIMBA, hanno ben altri motivi che la salvaguardia del sardo.
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 Santa Mariedda - Senorbi
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Siamo sardi Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. Grazia Deledda. |
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Perdixeddu
Utente Medio
 
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:29:54
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| ziama ha scritto:
Io sono d'accordo nell'insegnare piu lingue sin dai primi anni di vita. Nella stessa maniera in cui si rende obbligatoria la conoscenza dell'inglese, non mi opporrei alla obbligatorieta' dell'apprendimento del sardo. Nonostante questo MI RIFIUTO di studiare e apprendere un IBRIDO di lingua sarda creata a tavolino. Mi rifiuto di considerare il Logudorese il "sardo per eccellenza". Sono campanilista. Non mi dispiacerebbe apprendere tutte le varianti (in maniera facoltativa, ad ognuno il suo sardo!) ma non farei di tutta l'erba ...una lingua!
Non sono d'accordo pero' quanto la lingua viene strumentalizzata e usata per fare politica e sino ad ora ho notato con dispiacere che la maggior parte di coloro che difendono LA LIMBA, hanno ben altri motivi che la salvaguardia del sardo.
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1) il logudorese non è infatti il sardo illustre, visto che esiste anche il campidanese e che esiste una lingua bipolare, con due macro varietà scritte letterarie, il campidanese e il logudorese  la Limba Sarda Comuna stà riscuotendo solo critiche in giro per la Sardegna, quindi, basta con ibridi e esperimenti inutili.
2) io sono per il plurilinguismo sin dall'asilo, sardo, italiano, inglese e un'altra lingua a scelta; così facendo i nostri bambini sarebbero avanti rispetto ad un'educazione monolingue, che ha creato solo danni (basta vedere la qualità dell'italiano o del sardo nelle nuove generazioni, nonchè la loro immane ignoranza in inglese).
3) la promozione del bilinguismo in Sardegna è assolutamente trasversale, io lavoro con sindaci di centro-destra-sinistra, non fatevi imbrogliare da chi dice che è solo un pretesto da indipendentisti, non è assolutamente vero, anzi, vi dirò di più, conosco molti indipendentisti che hanno l'allergia quando si parla di lingua sarda...incredibile ma vero!
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ziama
Salottino
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Inserito il - 11/03/2008 : 22:35:20
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Perdixeddu... Io non sono assolutamente per l'indipendenza della Sardegna, ma sono una sostenitrice dell'insegnamento del sardo. Quello che intendevo dire e' che purtroppo la limba viene usata a scopo principalmente POLITICO da una grande maggioranza (e non lo possiamo negare) tra quelli che vorrebbero l'indipendenza. Che il Logudorese fosse il sardo per eccellenza non l'ho detto io, ma l'ho sentito spesso e letto spesso (anche in questo forum).. Io ho sempre precisato di essere di un'ignoranza vergognosa quando si tratta della lingua sarda!
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Siamo sardi Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. Grazia Deledda. |
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