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maurizio feo
Salottino
Utente Master
    

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Inserito il - 20/02/2008 : 01:55:50
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| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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Beni: ti naru unu contu... |
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asia
Salottino
Utente Senior
   

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Inserito il - 20/02/2008 : 02:03:28
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Ottimo intervento, Maurizio. Hai dimostrato, con slancio appassionato, che si può amare la Sardegna in modo viscerale, assoluto, incondizionato... anche essendo SOLO italiani.
Complimenti per il lirismo che trasuda dai tuoi racconti e dal tuo vissuto. La tua equidistanza mi attira, in quanto merce sempre più rara.
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Modificato da - asia in data 20/02/2008 02:06:20 |
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S.ard
Utente Normale


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Inserito il - 20/02/2008 : 12:55:21
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| maurizio feo ha scritto:
| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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Perfetto Maurizio, tu sei molto piu' "sardo" di tanti miei conoscenti isolani! Ovviamente non è l' essere nati in Sardegna che ti rende sardo ma l'appropriazione e l'appartenenza alla sua cultura; questo significa anche conoscere e capire la lingua.
Vorre specificare ad Asia e Sardosempre che io non ho assolutamente nulla contro lo Stato italiano e contro gli italiani, ci mancherebbe. Vedo però quante diversità ci sono in termini di storia, cultura, tradizioni, etica, morale e lingua; su questa base faccio dei ragionamenti andando fino in fondo, evitando accuratamente di pensare che una nazionalità sia migliore o peggiore dell'altra. Sardosempre tu dici che siccome siamo stati sotto il governo della Spagna per tanto tempo potremmo definirci spagnoli. Quindi tu sei italiano in quanto casualmente, in questo periodo storico, la nazione sarda si trova all'interno dello stato italiano? Ti và bene qualunque nazionalità tranne quella sarda? Oppure sei sardo ma in subordine alla nazionalità italiana o spagnola?
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S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai" |
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 13:50:46
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| maurizio feo ha scritto:
| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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concordo con quanto dice asia.....maurizio sei riuscito a cogliere appieno lo spirito di sardita´che accomuna la stragrande maggioranza dei sardi, i quali si identificano nella millenaria cultura della nostra terra,la Sardegna, che arricchisce e completare l'enorme bagaglio di culture che forgiano la nostra Italia. E`imbarazzante, dopo tante battaglie fronteggiate per combattere l'isolamento culturale e soprattutto fisico, sentire sardi che ancora utilizzano motti come " NO SEMUS ITALIANOS, NO L'AMUS A ESSER MAI". se S.ard avesse utilizzato questa frase al singolare nn avrei avuto nulla da ridire, ma cosi strumentalizzato in maniera corale mi vede in pieno disaccordo..e come me fortunatamente tanti altri. e`l'ora di abbandonare questi inefficaci campanilismi, di un anacronismo sconvolgente, e conoscere le altre culture, carpirne le affinita´e le differenze....servira`ad apprezzarne ulteriormente la nostra ma anche a riconoscerne i limiti.
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 14:08:03
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| S.ard ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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Perfetto Maurizio, tu sei molto piu' "sardo" di tanti miei conoscenti isolani! Ovviamente non è l' essere nati in Sardegna che ti rende sardo ma l'appropriazione e l'appartenenza alla sua cultura; questo significa anche conoscere e capire la lingua.
Vorre specificare ad Asia e Sardosempre che io non ho assolutamente nulla contro lo Stato italiano e contro gli italiani, ci mancherebbe. Vedo però quante diversità ci sono in termini di storia, cultura, tradizioni, etica, morale e lingua; su questa base faccio dei ragionamenti andando fino in fondo, evitando accuratamente di pensare che una nazionalità sia migliore o peggiore dell'altra. Sardosempre tu dici che siccome siamo stati sotto il governo della Spagna per tanto tempo potremmo definirci spagnoli. Quindi tu sei italiano in quanto casualmente, in questo periodo storico, la nazione sarda si trova all'interno dello stato italiano? Ti và bene qualunque nazionalità tranne quella sarda? Oppure sei sardo ma in subordine alla nazionalità italiana o spagnola?
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a me va bene la mia nazionalita italiana...con la mia specifica cultura sarda!!!tutto qui....mi piacerebbe che fosse possibile piu autodeterminazione ma nn di certo una nazione sarda! quando parli di NO SEMUS ITALIANOS...per te cosa vuol dire essere italiani? cosa vuol dire essere sardi? inoltre sostieni, giustamente, che la storia della nostra sardegna sia molto diversa da quella dell'italia continentale (come se l'itlaia del continente fosse tutta uguale.....nn ti sebra una generalizzazione esasperata?)...quindi anche tutto il sud italia dovrebbe essere uno stato....gia nel 1200 esisteva il regno delle due sicilie!!!! inoltre ti chiedo: mi potresti elencare i motivi per i quali la sardegna dovrebbe essere uno stato a se?
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Grodde
Utente Attivo
  

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Inserito il - 20/02/2008 : 14:24:52
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io direi per il fatto che abbiamo, una storia, cultura, tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'Italia
non è abbastanza come motivo?
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 16:19:47
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[quote]Grodde ha scritto:
io direi per il fatto che abbiamo, una storia, cultura, tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'Italia
non è abbastanza come motivo?
[/quote puoi esemplificare quanto detto? perche storia cultura tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'itlaia nn sono d'accordo......o meglio nn mi basta!
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asia
Salottino
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Inserito il - 20/02/2008 : 16:41:24
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| sardosempre ha scritto:
| Grodde ha scritto:
io direi per il fatto che abbiamo, una storia, cultura, tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'Italia non è abbastanza come motivo?
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puoi esemplificare quanto detto? perche storia cultura tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'itlaia nn sono d'accordo......o meglio nn mi basta!
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Non basta neanche a me. Se tutti i paesi che hanno caratteristiche e tradizioni diverse dalle patrie di riferimento post-belliche dovessero diventare nazioni indipendenti... ci sarebbe la fila. Il Friuli ha una lingua incomprensibile e la popolazione ha tradizioni e cultura di altra matrice. E i territori istriani e dalmati incorporati in un contesto slavo non avranno pulsioni irredentiste? Non mi piace che si pluralizzi il messaggio di disconoscimento dell'Italia. Sia che nasca da rigurgiti autonomistici,separatisti o indipendentisti.
E poi la storia di Roma ladrona è vecchia... e chi un tempo la raccontava inneggiando al Carroccio è oggi comodamente avvitato alla poltrona. Parliamo di lingua VERA di cultura sarda genuina, non di strumenti contundenti esclusivi per l'assalto alla diligenza (o dirigenza). Sono discorsi faziosi e subdoli, che impoveriscono il senso di appartenenza, riducendolo ad un distintivo sbiadito.
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Modificato da - asia in data 20/02/2008 16:42:54 |
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 17:08:02
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| asia ha scritto:
| sardosempre ha scritto:
| Grodde ha scritto:
io direi per il fatto che abbiamo, una storia, cultura, tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'Italia non è abbastanza come motivo?
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puoi esemplificare quanto detto? perche storia cultura tradizioni e lingua completamente diverse da quelle dell'itlaia nn sono d'accordo......o meglio nn mi basta!
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asia condivido pienamente la tua posizione...io credo che nn riconoscere le diversita´dell'itlaia continentale sia un segno nn conoscenza della storia.
Non basta neanche a me. Se tutti i paesi che hanno caratteristiche e tradizioni diverse dalle patrie di riferimento post-belliche dovessero diventare nazioni indipendenti... ci sarebbe la fila. Il Friuli ha una lingua incomprensibile e la popolazione ha tradizioni e cultura di altra matrice. E i territori istriani e dalmati incorporati in un contesto slavo non avranno pulsioni irredentiste? Non mi piace che si pluralizzi il messaggio di disconoscimento dell'Italia. Sia che nasca da rigurgiti autonomistici,separatisti o indipendentisti.
E poi la storia di Roma ladrona è vecchia... e chi un tempo la raccontava inneggiando al Carroccio è oggi comodamente avvitato alla poltrona. Parliamo di lingua VERA di cultura sarda genuina, non di strumenti contundenti esclusivi per l'assalto alla diligenza (o dirigenza). Sono discorsi faziosi e subdoli, che impoveriscono il senso di appartenenza, riducendolo ad un distintivo sbiadito.
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 17:08:34
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asia condivido pienamente la tua posizione...io credo che nn riconoscere le diversita´dell'itlaia continentale sia un segno nn conoscenza della storia.
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Istella
Salottino
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Inserito il - 20/02/2008 : 17:52:23
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Forse mi sbaglio, ma la firma di s.ard ("No semus italianos, no l'amus a esser mai") è una frase di Antoni Simon Mossa, architetto, politico, ma soprattutto indipendentista...
é così, S.ard?
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 Isola Foradada
Alghero (Ss)
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna |
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S.ard
Utente Normale


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Inserito il - 20/02/2008 : 18:03:51
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| sardosempre ha scritto:
| S.ard ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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Perfetto Maurizio, tu sei molto piu' "sardo" di tanti miei conoscenti isolani! Ovviamente non è l' essere nati in Sardegna che ti rende sardo ma l'appropriazione e l'appartenenza alla sua cultura; questo significa anche conoscere e capire la lingua.
Vorre specificare ad Asia e Sardosempre che io non ho assolutamente nulla contro lo Stato italiano e contro gli italiani, ci mancherebbe. Vedo però quante diversità ci sono in termini di storia, cultura, tradizioni, etica, morale e lingua; su questa base faccio dei ragionamenti andando fino in fondo, evitando accuratamente di pensare che una nazionalità sia migliore o peggiore dell'altra. Sardosempre tu dici che siccome siamo stati sotto il governo della Spagna per tanto tempo potremmo definirci spagnoli. Quindi tu sei italiano in quanto casualmente, in questo periodo storico, la nazione sarda si trova all'interno dello stato italiano? Ti và bene qualunque nazionalità tranne quella sarda? Oppure sei sardo ma in subordine alla nazionalità italiana o spagnola?
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a me va bene la mia nazionalita italiana...con la mia specifica cultura sarda!!!tutto qui....mi piacerebbe che fosse possibile piu autodeterminazione ma nn di certo una nazione sarda! quando parli di NO SEMUS ITALIANOS...per te cosa vuol dire essere italiani? cosa vuol dire essere sardi? inoltre sostieni, giustamente, che la storia della nostra sardegna sia molto diversa da quella dell'italia continentale (come se l'itlaia del continente fosse tutta uguale.....nn ti sebra una generalizzazione esasperata?)...quindi anche tutto il sud italia dovrebbe essere uno stato....gia nel 1200 esisteva il regno delle due sicilie!!!! inoltre ti chiedo: mi potresti elencare i motivi per i quali la sardegna dovrebbe essere uno stato a se?
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Il concetto di autodeterminazione dei popoli e' acquisito ampiamente dalla comunita' internazionale. Sardosempre, tu parli di maggiore autodeterminazione e neghi l'esistenza di una nazione sarda; ti stai contraddicendo clamorosamente. L'autodeterminazione e' propria di una nazione che si autogoverna! Pero' se credi che la specificita' dei sardi non possa definirsi come nazionalita' allora hai perfettamente ragione. Ho capito che l'idea non ti piace ma ribadisco che, per come la vedo io, i sardi e gli italiani appartengono a due nazioni diverse per tutte le differenze che ti ho definito nel mio intervento precedente, sottolineate anche da Grodde. I sardi dovrebbero avere uno stato perche' ogni nazione presente sulla terra ha diritto ad avere un proprio stato; molto semplice. La frase che uso come firma e' di Antoni Simon Mossa.
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S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai" |
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asia
Salottino
Utente Senior
   

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Inserito il - 20/02/2008 : 18:05:57
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| Istella ha scritto:
Forse mi sbaglio, ma la firma di s.ard ("No semus italianos, no l'amus a esser mai") è una frase di Antoni Simon Mossa, architetto, politico, ma soprattutto indipendentista... é così, S.ard? |
Istella credo che non ti sbagli. A prescindere da Simon Mossa... quest'avversione per l'Italia è un classico. Qualche indipendentista arriva addirittura a maledirla, convinto di farsi portavoce del popolo sardo. Ho notato invece, soprattutto in questo forum, che molti sardi che adorano la loro terra sono felicissimi di essere italiani.
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Modificato da - asia in data 20/02/2008 18:07:32 |
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sardosempre
Utente Attivo
  
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Inserito il - 20/02/2008 : 18:13:32
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È mai possibile che noi che siamo un Popolo schiavo, umiliato, sfruttato, perseguitato, disperato, dobbiamo continuare a schierarci a fianco dei dominatori?". parole di Mossa scusate...voi vi sentite per caso schiavi, umiliati, sfruttati e perseguitati????????? poveri gli africani deportati in america latina che veramente hanno provato la schiavitu`.....poveri gli ebrei che sono stati ridotti ad un codice..perseguitati e spogliati della loro dignita´di uomini!
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S.ard
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Inserito il - 20/02/2008 : 18:14:17
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| sardosempre ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
| Messaggio di S.ard
Leggendo la mia firma potete capire che riguardo alla "sardità" ho idee ben precise; quello che vorrei capire però è che tipo rapporto avete voi con il sardo. Ovvero, secondo voi, l'uso del sardo è una condizione senza la quale non possiamo definirci sardi? E poi, come e quando andrebbe usato? P.S. ovviamente anche il parere dei non sardi sarà molto apprezzato.
S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai"
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Io non credo che un casuale fatto logistico/geografico possa renderti orgoglioso di essere avvenuto, per caso, in modo del tutto indipendente dalla tua volonta'. Se tu fossi nato a Napoli, saresti orgoglioso di essere campano? Qualcuno che ha fatto qualche cosa d'importante, per migliorare se stesso, il proprio villaggio, il proprio Paese, quello sì, può essere orgoglioso. "Non siamo italiani e non lo dobbiamo essere mai" non è - a mio vedere - una frase politicamente corretta: invece di smussare gli spigoli, sottolinea le differenze; questo non è mai saggio. Io non sono sardo. A me piace l'aspetto fisico della Sardegna, ma anche quello culturale, storico, folkloristico. La conosco, la frequento e la apprezzo molto di più della regione nella quale sono nato, l'Emilia. Ma la mia è una scelta operata dalla ragione e dal cuore, non dal caso o dall'anagrafe. La Sardegna ha gelosamente conservato, religiosamente custodito nelle sue cassapanche dipinte col sangue di bue, quello che il flusso e riflusso continuo di genti diverse ha cancellato nella Penisola: il passato più segreto e remoto, la Tradizione, una lingua neosarda in cui sono ancora riconoscibili austeri relitti di un paleosardo rustico e misterioso. Tutto quello - per inciso - di cui molti si vergognano, per assomigliare anzi sempre più ad imbecilli globali insulsi e moderni. Ciò che ancora esiste, in Sardegna, molti sardi non lo apprezzano (o sembrano non apprezzarlo appieno). E' qualche cosa di fragile e di antico, come una pianta di mirto appena nata, che è bizzosa e può morire di troppa acqua come anche di poca acqua, ma porta dentro di sè la forza e l'aroma dei mille mirti di cui è figlia e di cui riproduce le forme ineffabili e perenni. E' qualche cosa che va salvato e preservato ancora, con forza e convinzione, maggiori di quella forza e convinzione che possiedono coloro che tendono a cancellarlo, sia da fuori che da dentro l'isola. Non so se, infine, riuscirò ad imparare il sardo: certo, riesco ad infilare qualche frase compiuta in un discorso, ogni tanto, con una fatica testarda he fa sorridere i miei interlocutori isolani. Se tento di ballare un ballo sardo, inciampo nei miei due piedi sinistri: ma credo che quel ballo debba continuare a vivere e ad essere ballato, proprio nei raduni in cui è nato ed in cui è sempre stato eseguito. E pensa che - la prima volta che la mia futura moglie mi portò di forza in Sardegna - io non volevo quasi venirci, sull'isola! Suo zio si offrì di mostrarmi il Losa ed io accettai soltanto per cortesia. Fu una visita sconvolgente, per me, che cambiò completamente il mio modo di vedere la Sardegna. Nessuno lo sa, ma - da allora - il Losa è il mio nuraghe. Solo mio e di nessun altro. La notizia non è di dominio pubblico, ma poco importa: quel muschio tenace e quelle pietre antiche sono un mio simbolo, per sempre... Perché ti dico queste cose? Per spiegarti il mio modo di essere sardo e di difendere una sardità che inizialmente non mi apparteneva. Ma senza preclusioni etnico geografiche. E con la consapevolezza che, ben prima di essere spazzino, o professore, o veneto, o sardo, o questo, o quello, si deve essere uomini tolleranti, tra altri uomini. E parlare con loro e capire le loro ragioni. Ti ho annoiato, lo so. Ma non per cattiveria. Ciao, MF
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concordo con quanto dice asia.....maurizio sei riuscito a cogliere appieno lo spirito di sardita´che accomuna la stragrande maggioranza dei sardi, i quali si identificano nella millenaria cultura della nostra terra,la Sardegna, che arricchisce e completare l'enorme bagaglio di culture che forgiano la nostra Italia. E`imbarazzante, dopo tante battaglie fronteggiate per combattere l'isolamento culturale e soprattutto fisico, sentire sardi che ancora utilizzano motti come " NO SEMUS ITALIANOS, NO L'AMUS A ESSER MAI". se S.ard avesse utilizzato questa frase al singolare nn avrei avuto nulla da ridire, ma cosi strumentalizzato in maniera corale mi vede in pieno disaccordo..e come me fortunatamente tanti altri. e`l'ora di abbandonare questi inefficaci campanilismi, di un anacronismo sconvolgente, e conoscere le altre culture, carpirne le affinita´e le differenze....servira`ad apprezzarne ulteriormente la nostra ma anche a riconoscerne i limiti.
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Stai facendo delle associazioni non pertinenti. Indipendentismo non vuol dire chiusura all'interno dei propri confini e disconoscimento delle culture altrui. Gli italiani sono indipendenti? Allora, secondo te', sono anche anacronistici e chiusi verso le altre culture, giusto?
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S.ard "No semus italianos, no l'amus a esser mai" |
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