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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 02/07/2007 : 00:06:27
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Queste sono quelle ancora non tradotte:
Zingaro, si zingaro io sono del luogo senza luogo io sono del tempo senza tempo io canto l’armonia dell’istante perduto io canto la geometria del punto ch’esiste senza essere io danzo tra le stelle io perso nel cuore di ogni uomo navigo nel mare delle lacrime materne lacerato dal vento io perso nel grido del parto vado cercando la sapienza dell’innocente coprendo la testa col velo delle gocce d’oceano notturno gocce nude fraterne come parole dimenticate.
LA NUOVA IMPRESA
Alla nuova impresa ti avvii senza voltarti e salgo allora sulla collina delle tombe eroiche ove innalzo il tumulo di pietre nere e seppellisco il mio cuore e lancio l'ultimo saluto che rotola nel nulla dove alito di zefiro che scorre nel tempo spazza i petali delle mie parole e li dissemina nello spazio eterno e la tua tomba non è nella sabbia non è nella terra, non è nel mare, è nel nostro petto di semplici uomini.
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Titti
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 02/07/2007 : 00:25:10
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ora ci provo
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 02/07/2007 : 00:26:26
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ora è tardi...ma domani mi voglio cimentare in queste altre poesie...molte volte è difficile trovare la parola giusta......ma è un buon esercizio anche per ricordare ......buonanotte
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Titti
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 02/07/2007 : 00:47:14
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zingaru eia zingaru deu seu de su logu chene logu deu seu de su tempusu chene tempusu deu cantu s'armonia de sistanti perdiu deu cantu sa geometria de su putu chesistidi chene essi deu danzu immesu a sa stellasa deu perdiu in su coru de ogna ommi navigu in mari de lacrimasa maternasa lacerau de su bentu deu perdiu in su zerriusu de su partu anddu cicchendi sa sapienza de s'innocenti immbusendi sa conca cun su velu de gociasa spolincasa fraternasa cummenti a fuedusu scaresciusu..
francesco non so se sono stata al'altezza ma ci ho provato ciaoooooo
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Grodde
Utente Attivo
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Inserito il - 02/07/2007 : 01:12:36
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| francesco44 ha scritto:
Queste sono quelle ancora non tradotte:
Zingaro, si zingaro io sono del luogo senza luogo io sono del tempo senza tempo io canto l’armonia dell’istante perduto io canto la geometria del punto ch’esiste senza essere io danzo tra le stelle io perso nel cuore di ogni uomo navigo nel mare delle lacrime materne lacerato dal vento io perso nel grido del parto vado cercando la sapienza dell’innocente coprendo la testa col velo delle gocce d’oceano notturno gocce nude fraterne come parole dimenticate.
LA NUOVA IMPRESA
Alla nuova impresa ti avvii senza voltarti e salgo allora sulla collina delle tombe eroiche ove innalzo il tumulo di pietre nere e seppellisco il mio cuore e lancio l'ultimo saluto che rotola nel nulla dove alito di zefiro che scorre nel tempo spazza i petali delle mie parole e li dissemina nello spazio eterno e la tua tomba non è nella sabbia non è nella terra, non è nel mare, è nel nostro petto di semplici uomini.
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Zingaru, eja zingaru Deo so de su logu Kena logu Deo so de su tempus Kena tempus Deo canto s'armonia De s'iscutta pèrdida Deo canto sa geometria De su puntu ki esistit Kena essere Deo ballo intre sas istellas Deo pèrdidu in su coro De ogni homine Navigo in su mare De sas lagrimas maternas Istrazzadu dae su 'entu Deo pèrdidu in su tichìrriu de s'ilierada Ando chirchende Sa sapienzia de s'innozzente Covacchende sa conca Cun su velu de sos guttìos De oceanu notturnu Guttìos nudos fraternos Comente paràulas imentigadas
S'impresa noa
A s'impresa noa t'avvias kena ti girare E Pigo tando subra su montiju de sas tumbas heroicas In ue alcio su muntone de pedras nieddas E interro su coro meu E Imbòlo s'ultimu saludu ki lòddurat in su nudda In ue s'alènu de zefiro ki iscurret in su tempus Ispazzat sos petalos de sas paràulas mias E los semenat in s'ispaziu eternu E Sa tumba tua No est in sa rena No est in sa terra No est in su mare Est in sa pettòrra nostra de semplices homines
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 04/07/2007 : 13:40:40
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Ho fatto un po' di pasticci ed alcune mie cose sono andate a finire in un'altra discussione che ho aperto inavvertitamente. Questa è CIAO MAMMA, c'è anche uno scritto di qualche tempo fà che credo buono.
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 04/07/2007 : 18:31:50
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APPELLO ALLO STAFF DEL FORUM
è possibile allegare in qualche modo un file .doc?
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 05/07/2007 : 16:20:23
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ADDIO AMICI ADDIO
addio amici addio non siedo più tra voi nella polvere della strada lascio il calore del fuoco per la luce fredda delle stelle
i canti mi seguono ricordi d'infanzia cieca ho girato l'ultimo angolo del mondo perso nella luce della via oscura
fui con voi oggi sono con voi ieri la pioggia scava la polvere cancella i segni della mia ombra nessuno sa dove m'incammino
il destino come il vento frantuma in sabbia le rocce della vita ed il vento si rompe in refoli come i fati umani
muovo guerra all'universo la grande discendenza del ripudio umano trema ai tre colpi del cuore pulsante dei fratelli
ho raccolto la veste degli antenati mi cinge il corpo protettiva dai fendenti del destino umano con essa prego davanti alla scala davanti alla cascata davanti al sepolcro
erede di antenati confitti come frecce nella memoria nessuno sparo di cannone seguirà la mia morte nessun pianto di femmina seguirà la mia morte solo la veste candida coprirà il mio volto
addio amici addio da me infedele dei vostri sogni dipingo d'azzurro i miei sogni tracciando righe di sangue rituale nel silenzioso cadere dei feticci
cresce l'albero della fratellanza e sui rami salta il leopardo maculato salmodiando preghiere nella notte stellata silenziosa inquilina del nulla.
5 Marzo 2007
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 05/07/2007 : 16:21:53
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MADRE
Madre, in ginocchio alla tua soglia Osservo il buio della tua stanza Illuminato dal biancore del tuo corpo Il tuo respiro lieve riempie il mio vuoto Le tue parole sento Perse nel mondo antico dei ricordi Ricadono su di me come pioggia di primavera Mi avvicino con timoroso rispetto Accarezzo la tua mano gonfia I tuoi occhi mi penetrano guardando la mia anima Per scoprire chi io sono diventato Si madre io sono quello che tu ricordi e Io sono quello che tu sai che sarò Il bambinetto nudo sulla spiaggia Che chiedeva la frittatina, L’uomo che nella tua memoria del futuro Solo io sarò. Il dolore madre può raggiungere le vette dell’impassibilità Il mio sguardo si perde nel mare celeste dei tuoi occhi Mare dolce ed assente di chi è sopra ogni giudizio Vedo le tuo ossa madre e le accarezzo con la mano fredda Riscaldata da esse ed io madre dipingo le tue ossa con l’ocra sacrale. Le tue dita tremano come la carezza di ali di farfalla Tra le mie dita lievi come il mio amore. Perché mi guardi così ? Perché alla mia domanda non rispondi? Il tuo sguardo è severo ma senza rimprovero Cosa chiedi madre? Il mio silenzio è pieno di ciò che solo un figlio può dire La mia lingua immobile vibra d’amore inesprimibile Le mie labbra sono serrate sul rimprovero al tuo lasciarmi Controllo la mia rabbia con lo sforzo dell’operaio Che ha costruito con fatica inumana il suo tempio dell’amore Ritrovo lo strazio del mio distacco dal tuo capezzolo Non sento l’odore del tuo corpo di fanciulla Tocco il tuo corpo e non trovo le membra sode conosciute Madre sei un filo evanescente di fumo Che si perde nelle spire del tempo Il mio sguardo ti segue e si perde nell’infinito Della mia maternità.
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Grodde
Utente Attivo
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Inserito il - 05/07/2007 : 20:44:59
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| francesco44 ha scritto:
ADDIO AMICI ADDIO
addio amici addio non siedo più tra voi nella polvere della strada lascio il calore del fuoco per la luce fredda delle stelle
i canti mi seguono ricordi d'infanzia cieca ho girato l'ultimo angolo del mondo perso nella luce della via oscura
fui con voi oggi sono con voi ieri la pioggia scava la polvere cancella i segni della mia ombra nessuno sa dove m'incammino
il destino come il vento frantuma in sabbia le rocce della vita ed il vento si rompe in refoli come i fati umani
muovo guerra all'universo la grande discendenza del ripudio umano trema ai tre colpi del cuore pulsante dei fratelli
ho raccolto la veste degli antenati mi cinge il corpo protettiva dai fendenti del destino umano con essa prego davanti alla scala davanti alla cascata davanti al sepolcro
erede di antenati confitti come frecce nella memoria nessuno sparo di cannone seguirà la mia morte nessun pianto di femmina seguirà la mia morte solo la veste candida coprirà il mio volto
addio amici addio da me infedele dei vostri sogni dipingo d'azzurro i miei sogni tracciando righe di sangue rituale nel silenzioso cadere dei feticci
cresce l'albero della fratellanza e sui rami salta il leopardo maculato salmodiando preghiere nella notte stellata silenziosa inquilina del nulla.
5 Marzo 2007
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ADIOSU AMIGOS ADIOSU
Adiosu amigos adiosu No sezzo piùs intre a bois In su piùghere de sa carrela Lasso su calore de su fogu Pro sa lughe fritta de sas istellas
Sos cantos mi sìghin, ammentos De pizzinnìa tzega Happo giradu s'ultimu cuzone de su mundu Pèrdidu in sa lughe De sa 'ia oscura
Fia cun a bois hoe So cun a bois hèris S'abba iscavat su piùghere Cancellat sos signos de s'umbra mia Niunu ìschit in ue mi incamino
Su destinu comente su 'entu Frantumat in rena Sas roccas de sa vida E su 'entu si segat in alènos Comente sos destinos humanos
Movo gherra a s'universu Su grande sambènadu De su ripudio humanu Tremat a sos tres toccos De su coro pulsante de sos frades
Happo regoltu sa 'este de sos antenados M'affiànzat su corpus protettiva Dae sos fendentes de su destinu humanu Cun issa prego in anti a s'iscala In anti a sa cascada, in anti a su sepulcru
Herede de antenados infeschìdos Comente frizzas in sa memoria Per unu isparu de cannone hat a sighire sa morte mia Per unu piantu de fèmina hat a sighire sa morte mia Solu sa 'este candida hat a covaccare sa cara mia
Adiosu amigos adiosu Dae a mie infidele de sos sonnios bostros Pinto de azzurro sos sonnios mios Tracciende rigas de sàmbene Rituale in su silenziosu rùere de sos feticcios
Creschet s'àrvure de sa fratellanzia E subra 'e sos rattos brincat su leopardu Maculadu, salmodiende preghieras In su notte istelladu Silenziosu inquilinu de su nudda
Più tardi faccio anche l'altra
Salute
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francesco44
Salottino
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Inserito il - 06/07/2007 : 04:42:25
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Tempo fa mia figlia mi chiese:" Quando nonna ci lascerà, in quel momento, se non ci sono, apri subito la finestra". Intuii il senso del suo desiderio. poi scrissi questa:
LA TUA FINESTRA APERTA
Madre ho aperto la finestra, Il tuo spirito voli via Dalle mie lacrime tristi, Vai ridendo sulle spiagge assolate, sui prati colorati, vai danzando tra le nubi gentili vai fanciulla persa nei tuoi occhi celesti. Poi potremo correre tutti Lì dove il sole non secca Dove l’ombra non ghiaccia.
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 06/07/2007 : 04:44:56
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Il mio nome è Parola Come l’ombra sono senza corpo Perché Uno è l’Essere.
Marzo 1007
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francesco44
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 06/07/2007 : 04:54:54
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Questa è una poesia nata da un'invocazione islamica, dunque difficilmente traducibile in sardo, a meno che non esista in sardo un'invocazione simile, che esprima il senso del sacro così difficile da perseguire nelle piccole cose della vita, la mia segreta vita
ASTAGHFIR ULLAH (perdonami o signore)
Astaghfir Ullah Per non vedere il tuo viso
Astaghfir Ullah Per non udire la tua voce
Astaghfir Ullah Per non sentire il tuo respiro
Astaghfir Ullah Per non averti trovato sotto ogni granello di sabbia
Astaghfir Ullah Per non averti riconosciuto in ogni goccia di pioggia
Astaghfir Ullah Per non averti visto nel sorriso della mia amata
Astaghfir Ullah Per non averti conosciuto nello sguardo di mio padre
Astaghfir Ullah Per non aver stretto la tua mano nella mia
Astaghfir Ullah Per non aver accompagnato il mio passo al tuo
Astaghfir Ullah Per ogni pensiero triste che ti ho negato
Astaghfir Ullah Per ogni pensiero felice che ti ho negato
Astaghfir Ullah Per aver chiuso gli occhi alla luce dell’alba
Astaghfir Ullah Per essere uomo
9 Marzo 2007
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francesco44
Salottino
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Inserito il - 06/07/2007 : 05:08:52
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Questa è una poesia dedicata a Federico Garcia Lorca, leggendo un suo scritto sul "duende". Chi vuole leggere il suo stupefacente scritto vada su: http://www.antoniogramsci.com/garci...rosa_ita.htm E' poesia mia in cui esoterismo e misticismo ho cercato di fondere assieme ai ricordi dell'Andalusia Non è da tradurre in sardo. Lasciamola così.
QUANDO IL MAESTRO ASCOLTA …
… dico con Federico: ” No. Non vorrei che entrasse nella sala quel terribile moscone della noia che infilza tutte le teste con un tenue filo di sonno e mette negli occhi degli ascoltatori minuscoli gruppi di punte di spillo.”
Che la mia poesia parli col registro lieve e scattante dello zoccolo andaluso, che tracci nell’aria saettanti lampi di lame d’ironia, che dal sole annoiato rubi la cenere piccante del sogno mai sognato. A Federico chiedo: “dammi duende”. Alla tua ombra, uomo, strappo l’incalzare sonante del verso. Fammi rapire, uomo, l’istinto efficace del duende, quando canterò la Parola rivali non avrò col duende. Ed i Fratelli diranno: “Ha duende!” ed il suono nero del duende scenderà a bagnarli. La nostra azione è duende. Potenza della Parola nera di terra feconda. Parola ignota al filosofo, duende è respiro oscuro del poeta, è potenza non agita, è lotta non pensata, duende dice Federico. Parola che non vive nella gola che sorge dalla terra e attraversa dai piedi il corpo dice il maestro di chitarra. Con il tocco pesante dello stile sanguigno, grido strozzato quello della Parola che danza con le ballerine di Minosse, sulle schiene affilate dei tori. Che la mia parola spazzi il cielo tenebroso del dubbio sveli la cagna nera del diavolo amico di Dio, uccida la scimmia di Cervantes. Che la mia parola passeggi barcollante tra i vicoli di Venezia cantando ubriaca, calpestando le rovine della ragione. Che i miei versi siano i gradini della scala salita da Nietzsche verso la perfezione, con il fiato rauco del duende. Che la mia Parola danzi con le ali dell’angelo all’ombra della musa ed inchiodi alla parete luminosa d’una via di Cordoba la mia ombra, così potrò correre sulle onde del ricordo, lento sanguigno respiro di duende. Soffio di musa percuote la mia Parola, la fa pesare come marmo e basalto. Pericoloso è il duende che fa vacillare la sintassi della mia anima, e la beve. La Parola è duende che non dà forma e nel suo gorgo trascina il rude eremita ed il lascivo mistico. Che nel discorso lavano dio con la liscivia del loro furore, aprendo il paesaggio delle ottocento colonne tra le regole dell’orto sacro, tra le luci sanguigne delle stanze sacre. Che la mia Parola sia lavata dalla muffa di violette marce, sfuggendo la paura del telescopio dell’anima limitata.
8 aprile 2007
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francesco44
Salottino
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Inserito il - 06/07/2007 : 05:15:23
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Sono giunto madre all’estremo limite del mondo Lì dove lo sguardo si perde nell’azzurro sbiadito dei tuoi occhi Ascoltando il mormorio di risacca delle tue parole ignote.
Mi siedo padre fuori dalla tua porta di sughero antico Dondolandomi tra i ricordi ondeggianti d’una domenica d’autunno Ascoltando il fluido silenzio del tuo dolore antico
Nella polvere acre come spilli di lacrime Mi siedo antenati afferrando i fumi delle vostre vite Portandoli ai sensi dei perduti affanni
16/4/2007
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