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sardosempre
Utente Attivo
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Inserito il - 01/06/2007 : 13:47:21
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| lazzarinu ha scritto:
Sardosempre, mi picco di saper parlare e scrivere bene in italiano (non altrettanto con la tastiera) ed in limba. Se si tratta di emigrati la cosa mi può star bene, ma che l'iniziativa parta da qui non lo tollero. Ho scritto la parola tradizionale tra virgolette, perchè ciò che per alcuni è tradizione, per altri è la normalità. Ritengo perciò normale che tua nonna vesta o vestisse in tale modo. (suppongo sia di Desulo; di Ovolaccio?) Se per Neonelio intendi Elio & Company, sulle contaminazioni aprirei un'altra discussione. Ciao.
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come puoi sapere che sia di desulo..in piu di ovolaccio?mi conosci,vero? non m ihai risp...di quale paese sei..scusami per me e`importante per capire come hai vissuto quella che e`abitudine ad indossare un abito.
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meurreddu
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 01/06/2007 : 14:01:11
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guarda lazzarinu .. che io ho solo 19 .. anni .. . e nella mia zona .. ho conosciuto gente che veste in costume e io sono del sulcis iglesiente ..
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Modificato da - meurreddu in data 01/06/2007 14:01:38 |
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topozizzo
Utente Normale
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Inserito il - 01/06/2007 : 14:06:56
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Per interfolk e gli altri interessati, riprendiamo la nostra discussione da dove l’avevamo lasciata.
All’inizio del tuo post hai dato la definizione di cosa intendi per Tradizione. Sono cose che condivido e che penso siano risapute, ma hai comunque fatto bene ad esplicitarle, almeno sappiamo che abbiamo una base comune di partenza. Per quanto riguarda i gruppi folkloristici invece le nostre opinioni divergono.
| Iniziata l’attività si iniziano i processi per diventare dei ballerini quindi si creano dei veri e propri “PROFESSIONISTI DA SPETTACOLO” |
Per prima cosa, non penso che si possa parlare di processi per diventare ballerini (non per tutti almeno). Nella maggioranza dei casi che conosco c’è sempre qualcuno che il ballo già lo conosce e lo insegna agli altri. Inoltre non sono d’accordo sul termine “professionisti da spettacolo”. Professionisti, mi dà l’impressione di prezzolati, quasi mercenari, cioè –Siamo disponibili per qualunque occasione, purchè ci paghino-. Infatti dopo hai scritto:
| Con lo spettacolo la danza diventa prodotto da “vendere” e come ogni merce conviene che circoli , e che venga esposta.
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Io non penso che si tratti di un prodotto da vendere. Far conoscere và bene, ma quando un gruppo si costituisce dovrebbe avere come scopo primario quello di tramandare/riappropiarsi delle proprie tradizioni. Se poi paradossalmente questo non interessasse a nessuno (e quindi niente chiamate alle feste), i componenti dovrebbero essere comunque contenti di mantenere/riscoprire le proprie radici. Ho visto dei gruppi folk rifiutare delle possibili esibizioni perché non consideravano adatto il contesto. È così strano? Insomma più che professionisti preferirei chiamarli appassionati. Il secondo termine che usi è “da spettacolo”, infatti precisi dopo:
| la scena non e la realtà , come nel ballo popolare vero, ma una finction , una rappresentazione. il ballo e comunque “finto” e recitato, poiché il contesto umano e territoriale e elemento integrante del ballo.
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Anche qui ho dei distinguo da fare. Possiamo veramente considerare una “finzione” come hai detto tu l’esibizione? E soprattutto i componenti del gruppo degli attori? Mi sembra un po’ un’esagerazione. Certo, il costume non viene più indossato, ma non è un costume di scena. Ci sono ancora famiglie che tramandano quello del nonno/a, considerandolo un qualcosa di più. Certo, ci sono le coreografie che non rispecchiano la tradizione pura. Ma non tutti applaudono a scena aperta. Anzi, quando il gruppo folk si esibisce nel proprio paese, gli appassionati sanno dimostrarsi critici, perché vogliono che la tradizione sia ben rappresentata. Tra il pubblico c’è chi è ignorante (magari il turista), ma anche chi le differenze e le imperfezioni le nota. La tradizione non è un’esclusiva del gruppo folk.
Concordo con te quando dici che il palco è un’elemento che divide, sottrae, che ci mostra la distanza tra noi e le tradizioni che vengono rappresentate. Quello su cui secondo me dobbiamo discutere è questa distanza.
| l’originalità dei passi e balli antichi Far conoscere quelli che erano gli strumenti e i suoni della tradizione
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A quanto ho capito (questa distanza) per te è già piuttosto considerevole. Forse dipende dalla provenienza geografica, ma io la vedo diversamente. Il costume in alcuni paesi veniva usato solo cinquant’anni fa (anche se stava già scomparendo). Il ballo ancora vive, proprio come hai detto tu, nelle feste paesane. Gli strumenti e i suoni della tradizione, consentimi a titolo personale, che ancora “sono” e non “erano”. Alcune cose sono ancora vive. Altre stanno morendo. Altre ancora sono già morte, ma io credo che il corpo sia ancora caldo. Ecco che allora il gruppo non “mette in scena” un qualcosa di completamente staccato e avulso dalla realtà. Ciò tuttavia avviene se si privilegia l’elemento della Tradizione rispetto allo Spettacolo, altrimenti, come hai detto tu, si tratta di folklore e in alcuni casi (come giustamente hai ricordato) di pessimo folklore. Per questo piuttosto che l’Equilibrio fra le due componenti Tradizione-Spettacolo preferisco uno squilibrio a favore della Tradizione. Lo spettacolo è forse da considerare un effetto collaterale dovuto alla particolare situazione. E tu mi dirai, anzi mi hai già detto, che proponendo le stesse cose la gente si annoia. Come comportarsi difronte a questo problema? Ti risponderò facendoti un esempio sempre legato alla tradizione. Come penso saprai, la poesia estemporanea in Sardegna sta scomparendo inesorabilmente. Non piace hai giovani (io personalmente ne sono appassionato), che la considerano noiosa perché richiede silenzio, attenzione e concentrazione sul tema. Cosa pensi che dovrebbero fare i poeti? Mettersi a testa in giù e fare le capriole? I giovani dovrebbero apprezzare le tradizioni come sono, per quello che sono. Allo stesso modo un paese e il relativo gruppo deve proporre ciò che ha, senza cercare di andare incontro ai gusti. La gente vuole scappare? Certo dispiace, ma non è assecondandola che si può risolvere il problema: il gruppo folk non deve essere lì per fare ballare la scimmia…
Nelle feste paesane generalmente si chiamano più gruppi per ovviare all’inconveniente. Chi chiama un solo gruppo e lo fa ballare troppo a lungo (una o due ore) non deve aver mai visto un ballo sardo in vita sua. Il gruppo deve avere anche la serietà di dire che può coprire solo una parte della serata. Se dicono:- fai un’esibizione di due ore- spiegargli che non è possibile. Può anche succedere che il gruppo venga chiamato fuori dalla Sardegna; mi chiedo se i sardi all’estero non sappiano ciò che ho detto sopra (cioè che un solo gruppo non può ballare troppo a lungo). Cosa fare allora? Chiamare più gruppi risolverebbe il problema. Oppure mi sembrava interessante quello che è stato detto a proposito di un gruppo ibrido con componenti delle varie aree geografiche. Con i vari rappresentanti che si occupano personalmente di spiegare il ballo, curarne la giusta esecuzione dei passi e la giusta interpretazione, non ci trovo niente di male. In questo caso si può parlare di un generico gruppo che può rappresentare tutta la Sardegna. Ma non è tradizione, bensì folklore.
| Se non sbaglio alcuni balli della tua area geografica esistono anche da noi, certi passi sono presenti anche nel campidano a partire dalla II metà dell’ 800, quando venne introdotto dai pastori barbaricini che giunsero dall’ interno dell’ isola per la transumanza. I campidanesi li chiamarono “ ballus cabbilusu” o semplicemente “Ballu Cabillu “ in base al passo che si poteva dare.
Allora cosa facciamo, noi campidanesi visto (che gia nell’800) questi balli furono acquisiti, non dobbiamo più eseguirli ? |
E veniamo alla parte legata ai balli che si diffondono oltre la loro provenienza geografica. Forse potrà stupirti, ma non ci trovo niente di male se i campidanesi ballano il ballu cabillu. Partiamo però da un presupposto: il ballo in questione si è diffuso spontaneamente con il passare del tempo, senza forzature. Nessuno improvvisamente ha deciso:- Da oggi balleremo anche questo ballo, anche se non è campidanese-, è qualcosa che è andato consolidandosi nel tempo. La situazione è diversa se questo avviene all’interno di gruppo folk. Viene fatto in modo arbitrario, non rappresenta una situazione reale. Il ballu cabillu è diventato tradizione perché un certo numero di persone (i pastori) lo hanno insegnato ad un altro numero di persone (la gente del posto). Nel gruppo folk quanti originariamente conoscono il ballo dell’altra zona? Dando chiaramente per scontato che lo conoscono bene, saranno una, due, tre persone. Nel gruppo, poi non tutti possono essere d’accordo nel proporlo, e l’opinione del capogruppo o dei membri più anziani, ammetterai che è più pesante rispetto ai nuovi arrivati. Ecco allora che la decisione di ballarlo viene presa a tavolino. Non è più spontaneità della tradizione, è imposizione artificiale del folklore.
| Attualmente alcuni passi e balli sono presenti in tutta l’ isola perché sono entrati a far parte del repertorio dei gruppi folcloristici!!! |
Anche qui consentimi di dire che dobbiamo incontrarci a metà strada. È vero che molti balli si sono diffusi in larghe fette della Sardegna, ma dobbiamo separare i due fattori: musica e passi. Purtroppo la musica da organetto stà andando incontro ad un processo di omologazione, perché quasi tutti i suonatori propongono dei balli che potremmo definire “standard”. Un tempo, fra zona e zona le differenze c’erano e si sentivano. La tradizione dei passi invece è un pò più dura a morire. A seconda delle aree geografiche i passi cambiano: si ballerà tutti con la stessa musica, ma in modi diversi, tanto che non puoi dire:- Balliamo allo stesso modo-.
| Chi me lo dice che uno della nostra area geografica non può eseguire al meglio i balli di un’altra zona , o viceversa ? Non bisogna confondere, tra eseguire, e rispettare i balli di provenienza altrui, es. un ballo della baronia “su ballu brincu “ lo si esegue eccome.. uno potrebbe farlo anche meglio di quella zona , non necessariamente deve vivere per forza nelle baronie per saper ballare quel tipo di ballo, o nel logudoro, o nella barbagia, ecc... se parli invece che uno deve portare rispetto, e non presentandolo nella zona di origine, allora e un altro discorso. |
E arriviamo ad una questione chi mi sta particolarmente a cuore. Anche qui dobbiamo distinguere tra passi e musica. Si tende in genere a conservare i passi più fedelmente, perché altrimenti in breve tempo si farebbe confusione. Questa loro riproducibilità permette che tutti possano impararli. Perciò se dici che il ballu brincu si può imparare (a ballare) anche in Campidano, non ho assolutamente difficoltà a crederlo. Come hai detto tu è più un discorso di rispetto e io aggiungo, come ho già detto sopra, di una scelta arbitraria. Sono d'accordo anche che non tutti abbiano la stessa velocità/capacità di apprendimento.
Per la musica invece il discorso cambia. Non si tratta di qualcosa di fisso, come per i passi, ma di un brano in cui si improvvisa utilizzando dei “pezzi”, delle frasi ricorrenti. Capire l'essenza di un ballo per un suonatore è più difficile, proprio per le sue caratteristiche di fluidità e modificabilità. Cogliere questa essenza non dipende solo dal talento o dalla capacità tecnica, altrimenti basta essere più bravi e poi non importa se campidanesi o nuoresi. Il fattore importante è, mi ripeto per l'ennesima volta, la provenienza geografica. Facciamo un' ipotesi. Totore Chessa ed un suonatore che ha le sue stesse identiche capacità, ma proviene da un'altra zona, si sfidano sul ballu brincu. Chi sarà il vincitore se hanno la stessa bravura? Semplice, Totore. E questo, come ho detto, non dipende dalla bravura, ma dal fatto che Totore conosce appieno l'essenza del ballu brincu, essendo di Irgoli. E' il suo ballo. Se un interprete straniero conosce perfettamente l'italiano, ti sentiresti di dire che lo conosce meglio di chi è italiano? Potrebbe essere che grammaticalmente si esprime meglio anche di certi italiani, ma dalla pronuncia, dall'utilizzo delle parole, dalla costruzione delle frasi, capirai che (non c'è niente da fare) è straniero.
Penso di essermi anche io dilungato, ma spero di aver chiarito (finalmente!) il mio pensiero e magari fornito uno spunto di riflessione.
Adiosu, in bonòra!
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sardosempre
Utente Attivo
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Inserito il - 01/06/2007 : 17:41:29
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| meurreddu ha scritto:
guarda lazzarinu .. che io ho solo 19 .. anni .. . e nella mia zona .. ho conosciuto gente che veste in costume e io sono del sulcis iglesiente ..
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fa piacere sapere che all'interno di questo forum siamo quasi tutti piu o meno giovani...questo è indice del fatto che alle notre tradizioni ci teniamo ancora ...
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monnyy
Nuovo Utente
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Inserito il - 01/06/2007 : 19:43:58
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siete ammiratori di balli sardi?
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C@mpidanese
Utente Medio
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Inserito il - 01/06/2007 : 20:51:38
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| monnyy ha scritto:
siete ammiratori di balli sardi?
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siamo AMANTI delle tradizioni...
Ars Sine scientia nihil est..
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lazzarinu
Nuovo Utente
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Inserito il - 01/06/2007 : 21:02:19
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No Sardosempre, non ti conosco, ma la mia è solo intuizione. Sono un attento osservatore. Topozzizzo, piuttsto, mi ricorda qualcuno che conosco personalmente.
Per Meurreddu: sono felice dei tuoi 19 anni, ti ripeto, dei maestri ne riparleremo. Ciao.
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giannos
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 01/06/2007 : 22:54:13
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| topozizzo ha scritto: ........ ............
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ESAGERAU non si era raccomandato di fare interventi più brevi? allora di dottorati non è solo luana, ma è una sfida continua ad discussione lunghe e poco chiare
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Modificato da - Nuragica in data 01/06/2007 23:37:17 |
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topozizzo
Utente Normale
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Inserito il - 01/06/2007 : 23:24:34
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| ESAGERAU non si era raccomandato di fare interventi più brevi? allora di dottorati non è solo luana, ma è una sfida continua ad discussione lunghe e poco chiare |
Lo so, ma la mia era una risposta al lungo post di interfolk(l'ultima, giuro).. Poi visto che vogliamo essere pignoli il mio post è di 1808 parole(citazioni comprese), quello di interfolk a cui ho risposto è di 2183! Ti ricordo inoltre che Luana mi ha sbattuto in faccia il suo titolo di studio, io non ho fatto niente del genere. Riguardo alla chiarezza /*no comment*/, è tutto in italiano corretto.. Di più non posso fare!
PS: Era necessario postare tutto il mio intervento? PPS: le tue sono 1839..
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Modificato da - topozizzo in data 01/06/2007 23:28:13 |
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Nuragica
Moderatore
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Inserito il - 01/06/2007 : 23:38:38
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| topozizzo ha scritto: !
PS: Era necessario postare tutto il mio intervento? PPS: le tue sono 1839..
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Infatti non era neccessario... Zac!!
_________________________________________________ ... vegno del loco ove tornar disio
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sardosempre
Utente Attivo
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Inserito il - 02/06/2007 : 03:29:13
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inserisco qui sotto delle informazioni piu dettagliate della prioresse di desulo, su richiesta un po di tempo fa di un paradisolano.
A Desulo esiste un'antica istituzione religiosa che si tramanda dal passato e che esprime il culto popolare della nostra parrocchia: le Compagnie delle Prioresse. Queste svolgono un ruolo importante in diversi momenti lieti o tristi della vita della parrocchia, si occupano principalmente di organizzare le feste religiose, di curare il decoro delle chiese, di assistere i malati e i bisognosi, di recitare le preghiere per i moribondi e dell'accompagnamento dei defunti. Le Prioresse partecipano alle processioni o ai funerali indossando preferibilmente l'abito tradizionale desulese, e recando in mano stendardi e candele. La loro presenza conferisce un senso di solennità e di sentita partecipazione di fede.
Le Compagnie sono in tutto nove: ad Issiria ci sono quelle di Sant'Antonio Abate, del Sacro Cuore, di San Giuseppe, della Santa Croce e della Madonna del Rosario; ad Ovolaccio quella della Madonna del Carmine e di San Basilio; ad Asuai quella di San Sebastiano e della Madonna del Rimedio.
Ciascuna Compagnia è formata da sette persone: la Prioressa "manna" (che svolge la funzione di "capo" della compagnia), la vice Prioressa, la maestra delle novizie ( una persona che ha già svolto l'incarico in passato e che si occupa di istruire chi svolge l'incarico per la prima volta), due operaie ( le persone che si occupano particolarmente della cura e della pulizia della chiesa) e due infermiere ( due persone che svolgono il compito principale di visitare e assistere le persone sole, malate o bisognose).
L'incarico delle Prioresse dura un anno, esse vengono scelte fra le donne praticanti, volonterose e disponibili che risiedono a Desulo. L'appartenenza ad una o all'altra compagnia è determinata dal rione in cui esse vivono.
Per l'insediamento delle Prioresse si svolgono significative celebrazioni religiose, una per ogni compagnia, durante le quali il sacerdote chiama per nome le sette Prioresse, che si dispongono davanti al presbiterio, dopo di che il sacerdote consegna un cero a ciascuna e recita una preghiera di benedizione.
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Barbaricina
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Inserito il - 02/06/2007 : 11:06:22
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Grazie sardosempre.... (ero io che chiedevo per le prioresse...)
è bello conoscere sempre di più gli aspetti delle nostre tradizioni.... e ancora di più... è leggere il compito assegnato alle signore...
mi sorge spontanea una domanda leggendo la tua spiegazione....ma se una donna di un altro paese...volesse fare la prioressa può ...o il culto è esclusivo di Desulo e delle sue abitanti????'
perdona le continue domande....(sono curiosa di capire aspetti a me sconosciutissimi)
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Modificato da - Barbaricina in data 02/06/2007 11:08:54 |
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sardosempre
Utente Attivo
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Inserito il - 02/06/2007 : 11:41:25
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barbaricina....credo non sia possibile...devi avere almeno qualche legame di sangue con desulo....ad esempio per le desulesi che vivono in campidano è possibile fare la prioressa...mia madre da giovane lo ha fatto...però per le altre penso sia preclusa ogni possibilità.. a desulo c'è un forte attaccamento al rione di origine...(i quali sono tre...a cui corrispondono tre chiese principali: la parrocchia di sant'antonio abate nel rione di issiria, la chiesa del carmelo a ovolaccio, la chiesa di san sebastiano a asuai)...quindi per fare la prioressa devi appartenere ad una di queste chiese. quanto a interfolk....gei sesi u annu narendi ca tiada praxi a da sas pottai....che aspetti?immaginati alla festa di santa maria...sarebbe un colpo d'occhio incredibile!
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 02/06/2007 : 12:12:39
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Anche al mio paese c'era questa usanza... C'era "sa priorissa manna" che era sempre una donna sposata e si occupava di tutte le incombenze relative alla pulizia della chiesa ( Comprava a spese sue tutto l'occorrente) e si occupava come dice sardosempre di varie cose....dire il rosario ai moribondi...addobbare la chiesa in caso di morti o matrimoni....organizzare alcune feste ...portare lo stendardo nelle processioni ecc. Poi c'erano " tre priorissedde "( tre ragazze giovani...ho fatto anche io sa priorissedda) e queste erano agli ordini della "priorissa manna.".... restavano in carica 1 anno e venivano presentate alla comunità la vigilia di Natale durante la messa di mezzanotte.... Quella sera e per tre giorni (Tra cuil giorno di Natale) consecutivisi "Is priorissedasa" stavano a casa della "priorissa Manna" a mangiare e dormire. Si faceva una grande festa. Ogni sabato sera si prestavano alla pulizia della chiesa.... Non so se esiste ancora questa organizzazione....io manco da 30 anni però mi ricordo che era un onore poter fare "sa priorissedda".....
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Modificato da - Ela in data 02/06/2007 13:52:14 |
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sardosempre
Utente Attivo
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Inserito il - 02/06/2007 : 13:19:26
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| Ela ha scritto:
Anche al mio paese c'era questa usanza... C'era "sa priorissa manna" che era sempre una donna sposata e si occupava di tutte le incombenze relative alla pulizia della chiesa ( Comprava a spese sue tutta l'occorrenza) e si occupava come dice sardosempre di varie cose....dire il rosario ai moribondi...addobbare la chiesa in caso di morti o matrimoni....organizzare alcune feste ...portare lo stendardo nelle processioni ecc. Poi c'erano " tre priorissedde "( tre ragazze giovani...ho fatto anche io sa priorissedda) e queste erano agli ordini della "priorissa manna.".... restavano in carica 1 anno e venivano presentate alla comunità la vigilia di Natale durante la messa di mezzanotte.... Quella sera e per tre giorni (Tra cuil giorno di Natale) consecutivisi "Is priorissedasa" stavano a casa della "priorissa Manna" a mangiare e dormire. Si faceva una grande festa. Ogni sabato sera si prestavano alla pulizia della chiesa.... Non so se esiste ancora questa organizzazione....io manco da 30 anni però mi ricordo che era un onore poter fare "sa priorissedda".....
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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e la qual'è il tuo paese o la tua zona di origine?
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