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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 23/03/2011 : 21:39:26
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| Gianni_g ha scritto:
......... il punto è che la gente confonde l'Italia come Stato comunità con il governo italiano, cioè lo Stato apparato. Quindi cosa accade ? Che i tanti, scontentissimi del quadro politico ..............
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Stai parlando di una categoria di persone che non mi riguarda, abbastanza diversa da quella cui io mi sento di appartenere. Ma se esiste quella categoria di persone, deve essere per voi davvero preoccupante: se basta così poco (un governo più o meno criticabile) per far dire alla gente di non sentirsi italiano … figuriamoci se questa gente conoscesse la Storia, se in Sardegna ci fosse una memoria storica diffusa come in Corsica …… Io dico invece che (naturalmente parlando della Sardegna) in questi casi affiora, vi piaccia o meno, un sentimento seppur vago di una Patria da riscoprire, quella Sarda Comunque, beati voi se bastano episodi come quello di Millelire (evidentemente dal nome sardissimo!) per farci diventare italiani … Dimmi, Gianni g, com'è che i Corsi non si sentono italiani? Turritano
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Modificato da - Turritano in data 23/03/2011 21:39:45 |
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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Gianni_g
Utente Medio
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Inserito il - 23/03/2011 : 22:31:51
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| Turritano ha scritto:
Dimmi, Gianni g, com'è che i Corsi non si sentono italiani? Turritano
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FRANZESI FORA non lo ho mai letto, sulle strade della Corsica? Non si sentono neppure francesi, se è per questo ...
pensiamo all'Italia, guardiamo cosa succede quando si attaccano i simboli di una Nazione, quando si scherza col fuoco...
Varese (Padania ?): http://www.youtube.com/watch?v=1xtEp59UNlw
Como (Padania?): http://tv.repubblica.it/edizione/mi.../64750?video
Cagliari http://www.youtube.com/watch?v=Rb2M7LaIkTg
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Modificato da - Gianni_g in data 23/03/2011 22:49:29 |
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Siamo sardi Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. Grazia Deledda.
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 23/03/2011 : 22:42:44
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| Gianni_g ha scritto:
| Gianni_g ha scritto:
[quote]Turritano ha scritto:
Dimmi, Gianni g, com'è che i Corsi non si sentono italiani? Turritano
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FRANZESI FORA non lo ho mai letto, sulle strade della Corsica? Non si sentono neppure francesi, se è per questo ...
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Appunto ... come io e tanti altri non ci sentiamo né francesi, né spagnoli, né italiani ... ma meramente Sardi Turritano
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Modificato da - Turritano in data 23/03/2011 22:52:09 |
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 23/03/2011 : 22:51:36
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| maurizio feo ha scritto:
I sentimenti sono moti dell'animo: ognuno ha i suoi, propriamente intimi,......... .................. Buon anniversario a coloro che ci credono. Buona giornata agli altri, con un sorriso.
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“La Sardegna e la Sicilia hanno collaborato in modi squisitamente personali e diversi - tutti utili - all'unità d'Italia, alla formazione della lingua, a ciò che siamo oggi. Ambedue possono, se vogliono, essere fiere del proprio contributo: e credo proprio che qualcuno, in giro per questo malandato stivale, gliene sia grato e gliene renda giusto merito”
Della Sicilia non mi interessa, ma parlando della Sardegna, tu emiliano di Roma, vorresti spiegarmi, di grazia, quali sono questi “modi squisitamente personali” con i quali i sardi (tutti?) hanno collaborato - all'unità d'Italia e... udite udite! ! alla formazione della lingua (ma la lingua Italiana non era già formata centinaia di anni prima? )
“Ma - se proprio vogliamo puntualizzare - l'amor di patria, quando eccessivo, può anche essere dannoso e trasformarsi in intolleranza per tutto ciò che "patria" non è” Ma chi è che decide quando l’”Amor di Patria è eccessivo” ? vuoi dire “sciovinismo”? non mi sembra che questo sia il caso: ricordare le nostre origini, non dimenticare avvenimenti storici della Sardegna, secondo te è estremismo? O è estremismo non tollerare questi sentimenti? Tutto il resto mi sembra aria fritta
“La Tirrenia Antica aveva coscienza di sé molto prima di chiamarsi Italia. Ed i popoli che l'abitavano condividevano già allora alcune caratteristiche distintive che li facevano riunire, commossi, sotto un'unico simbolo. E' il nostro passato comune” Questa è una tua interpretazione, non solo azzardata e forzata, ma che nulla a che vedere con la celebrazione dell’Unità d’Italia. Ma anzi ci porterebbe ben lontani, ai leggendari popoli del mare e ai nuragici. E che dire della Corsica, di Malta, Creta, le isole egee e, perché no, l'Africa, con i quali popoli i Sardi di allora avevano legami molto stretti e frequenti? Non mi sembra il caso. Non trovi? Io non voglio convincere nessuno, mi limito a citare la Storia di avvenimenti organizzati e continuati per decenni, personaggi che hanno dato la vita per i loro ideali (prima di essere spazzati via dalla repressione straniera coadiuvata da traditori sardi), ben diversi da episodi trascurabili coperti sempre dalla forza dei dominanti di turno (questo successe durante la breve e limitata dominazione pisana, come in quella spagnola e in quella savoiarda-piemontese-italiana). Capisco il vostro imbarazzo, ma non poso fare ameno di notare la pochezza di argomenti per convincere un Sardo di essere italiano. C’è chi si attacca agli specchi o a qualche Millelire (che fra l’altro non era neanche sardo e aveva i suoi bravi interessi), per dimostrare l’indimostrabile. Tutto qua? Non potete smentire la Storia, vi limitate a chiacchiere prive di peso State dicendo cose già dette, e sopratutto state combattendo una battaglia di retroguardia. La cosa, ve lo confesso, mi fa sorridere, anzi mi diverte Ripeto, mi dispiace per voi ma, e mi consola sapere che molti la pensano come me, l’Idea non è morta! Voi, cari signori, fate come volete, la cosa non mi tocca. Io come Sardo, orgogliosamente solo Sardo, non posso festeggiare qualcosa che non mi appartiene e che mi è stato imposto. Per quanto mi riguarda, io ho detto quanto basta, e ognuno può verificarne la fondatezza o meno. Voi, cari signori, fate come volete, festeggiate, festeggiate: se ci credete mi sembra giusto e rispetto i vostri sentimenti ma, personalmente la cosa non mi tocca.
La discussione per me finisce qua. Interverrò solo per evidenziare e confutare forzature e ed invenzioni storiche di chi non ha molti argomenti Buona serata a tutti: agli italiani, a quelli che si credono italiani e anche, perché no, a quelli che sanno di non esserlo Turritano
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Modificato da - Turritano in data 23/03/2011 23:09:51 |
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 24/03/2011 : 02:10:39
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Turritano, cito testualmente:
“E i primi a tradire il sardismo e l'autonomismo sono stati gli stessi sardi. Così come tradirono G.M. Angioy se i libri di storia raccontano la verità....”
Volevo farti alcune domande:
1) Perché a tuo avviso il sardismo e l'autonomismo sono stati traditi dai noi sardi che pure abbiamo nello spiccato senso di appartenenza una peculiarità difficilmente riscontrabile in altre regioni?
2)Possiamo sospettare che il sardismo e l'autonomismo non siano stati traditi, ma abbiano fallito per l'incapacità dei suoi leaders di portare avanti la causa?
3)Come giudichi la "diaspora" sardista, autonomista e indipendentista, non credi che a causa della polverizzazione in tante sigle si sia persa ulteriore efficacia?
4)Un indipendentista come te, quale prospettiva crede possibile negli anni a venire, oggettivamente parlando?
Ti ringrazio in anticipo e ti saluto
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Il mare l'abbraccia divina impronta del regale sandalo... |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 24/03/2011 : 07:54:22
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| Turritano ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
I sentimenti sono moti dell'animo: ognuno ha i suoi, propriamente intimi,......... .................. Buon anniversario a coloro che ci credono. Buona giornata agli altri, con un sorriso.
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“La Sardegna e la Sicilia hanno collaborato in modi squisitamente personali e diversi - tutti utili - all'unità d'Italia, alla formazione della lingua, a ciò che siamo oggi. Ambedue possono, se vogliono, essere fiere del proprio contributo: e credo proprio che qualcuno, in giro per questo malandato stivale, gliene sia grato e gliene renda giusto merito”
Della Sicilia non mi interessa, ma parlando della Sardegna, tu emiliano di Roma, vorresti spiegarmi, di grazia, quali sono questi “modi squisitamente personali” con i quali i sardi (tutti?) hanno collaborato - all'unità d'Italia e... udite udite! ! alla formazione della lingua (ma la lingua Italiana non era già formata centinaia di anni prima? )
“Ma - se proprio vogliamo puntualizzare - l'amor di patria, quando eccessivo, può anche essere dannoso e trasformarsi in intolleranza per tutto ciò che "patria" non è” Ma chi è che decide quando l’”Amor di Patria è eccessivo” ? vuoi dire “sciovinismo”? non mi sembra che questo sia il caso: ricordare le nostre origini, non dimenticare avvenimenti storici della Sardegna, secondo te è estremismo? O è estremismo non tollerare questi sentimenti? Tutto il resto mi sembra aria fritta
“La Tirrenia Antica aveva coscienza di sé molto prima di chiamarsi Italia. Ed i popoli che l'abitavano condividevano già allora alcune caratteristiche distintive che li facevano riunire, commossi, sotto un'unico simbolo. E' il nostro passato comune” Questa è una tua interpretazione, non solo azzardata e forzata, ma che nulla a che vedere con la celebrazione dell’Unità d’Italia. Ma anzi ci porterebbe ben lontani, ai leggendari popoli del mare e ai nuragici. E che dire della Corsica, di Malta, Creta, le isole egee e, perché no, l'Africa, con i quali popoli i Sardi di allora avevano legami molto stretti e frequenti? Non mi sembra il caso. Non trovi? Io non voglio convincere nessuno, mi limito a citare la Storia di avvenimenti organizzati e continuati per decenni, personaggi che hanno dato la vita per i loro ideali (prima di essere spazzati via dalla repressione straniera coadiuvata da traditori sardi), ben diversi da episodi trascurabili coperti sempre dalla forza dei dominanti di turno (questo successe durante la breve e limitata dominazione pisana, come in quella spagnola e in quella savoiarda-piemontese-italiana). Capisco il vostro imbarazzo, ma non poso fare ameno di notare la pochezza di argomenti per convincere un Sardo di essere italiano. C’è chi si attacca agli specchi o a qualche Millelire (che fra l’altro non era neanche sardo e aveva i suoi bravi interessi), per dimostrare l’indimostrabile. Tutto qua? Non potete smentire la Storia, vi limitate a chiacchiere prive di peso State dicendo cose già dette, e sopratutto state combattendo una battaglia di retroguardia. La cosa, ve lo confesso, mi fa sorridere, anzi mi diverte Ripeto, mi dispiace per voi ma, e mi consola sapere che molti la pensano come me, l’Idea non è morta! Voi, cari signori, fate come volete, la cosa non mi tocca. Io come Sardo, orgogliosamente solo Sardo, non posso festeggiare qualcosa che non mi appartiene e che mi è stato imposto. Per quanto mi riguarda, io ho detto quanto basta, e ognuno può verificarne la fondatezza o meno. Voi, cari signori, fate come volete, festeggiate, festeggiate: se ci credete mi sembra giusto e rispetto i vostri sentimenti ma, personalmente la cosa non mi tocca.
La discussione per me finisce qua. Interverrò solo per evidenziare e confutare forzature e ed invenzioni storiche di chi non ha molti argomenti Buona serata a tutti: agli italiani, a quelli che si credono italiani e anche, perché no, a quelli che sanno di non esserlo Turritano
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Eppure, Gian Piero, avevo specificatamente aggiunto: "disinteressati e perditempo astenersi". Tu sei nella categoria disinteressati, evidentemente. Ma corri il rischio di diventare anche un perditempo, se t'impunti con la tua critica in dettagli che fingi di non comprendere, mentre invece li hai compresi benissimo, perché sei tutt'altro che stupido. Il mio intervento era di carattere generale e si riferiva, come hai capito più che chiaramente, anche ad un periodo di molto precedente alla stessa frase "In Etruscorum iure paene omnis Italia fuit". Cioé: ben prima degli Etruschi e circa 1000 anni prima di Roma, l'Italia era una. Gli Etruschi dettero un'unità territoriale ed amministrativa alla Penisola (e all'isola sarda, in buona parte, tentando anche la conquista della Sicilia, senza successo). Ma certe consapevolezze ed identità erano anteriori. Ma se tu vuoi davvero andare a speluzzicare i peli nell'uovo, fai esattamente quell'azione miserabile che è il bestemmiare in chiesa. Ti consiglio di non farlo. Io non avrei mai postato, di mia iniziativa, questo argomento, dopo avere constatato l'aria che tira in Sardegna in questi giorni e - di ovvia conseguenza - anche in questo Forum. Perché non vado in casa d'altri a parlare dei miei sentimenti patriottici ai separatisti (o qualunque cosa essi siano: non m'interessaneanche un po): proprio per quieto vivere e per rispetto delle loro opinioni differenti. Sarebbe bene - per l'amicizia e per il rispetto personale (ed è questa l'ultima volta che vi faccio riferimento!) - che per le medesime ragioni, né tu né io scrivessimo più oltre su questo argomento. Io mi atterrò a questa mia proposta, qualunque sia il tuo comportamento.
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Beni: ti naru unu contu... |
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 24/03/2011 : 08:18:59
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Caro, caro Turritano(ostinato!), ripeti sovente: di questa gente non m'importa, dei siciliani non m'interessa, questo non è il caso mio, a me interessa la mia terra. Qui sta il punto e il nocciolo del problema; a noi tutti dovrebbe interessare evidentemente la nostra situazione, però dovremmo vederla inserita nel contesto generale, pena arrivare al desiderio di autonomia e scissione. Non mi addentro in tematiche socio-esistenziali ché mi rimanderesti a parole quali retorica, buonismo e altro. Ma tutto, credimi, parte dal non avvitarsi sull'io, dal nutrire un sentimento di condivisione e partecipazione che, questo sì, porterà anche a una crescita soggettiva.
P.S. Riguardo ai Corsi, trovo ingeneroso e semplicistico dimenticare che quel popolo si è nel passato sentito vicino alla cultura italiana e ha tentato con movimenti culturali di giovani irredentisti di reagire alle direttive della Francia. Francesco Guerri, Petru Giovacchini, due nomi fautori di quel movimento pro-italianità. Buona primavera , Ml
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 31/03/2011 : 21:44:43
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| Marialuisa ha scritto:
Caro, caro Turritano(ostinato!), ripeti sovente: di questa gente non m'importa, dei siciliani non m'interessa, questo non è il caso mio, a me interessa la mia terra. ......................
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Cara, inimitabile Maria Luisa Innanzitutto scusa per il ritardo, ma era da un po’ che non frequentavo il forum, sia perché avevo altro da fare, sia volutamente proprio per lasciar raffreddare questa discussione, ma leggendo oggi la tua ed altre risposte, mi sento in dovere di aggiungere qualcosa. Poi grazie per l’apprezzamento (“ostinato” o testardo, cocciuto, conchitosthu e tutto quello che vuoi ). Hai ragione. Infatti quando sono convinto di una cosa, quando ho un ideale ben radicato, stratificato e motivato, non mollo. Cascasse il mondo, non mollo. Però, diversamente da quanto può sembrare, non sono né egoista né insensibile, né, tantomeno, chiuso ermeticamente dentro me stesso. Anzi, rispetto i sentimenti altrui e, spesso, partecipo con la mente e con il cuore ai problemi degli altri. Ma qui mi fermo. Mi informo molto, molto di più di tanti altri che si riempiono la bocca di miele e si ammantano ossessivamente di altruismo (nessun riferimento agli amici che hanno partecipato a questa discussione) E allora come mai “ripeto sovente: di questa gente non m'importa, dei siciliani non m'interessa, questo non è il caso mio, a me interessa la mia terra”? I motivi sono molteplici: 1 – penso che ognuno debba risolvere da solo i suoi problemi 2 – personalmente non sono solito ingerirmi in affari che non sono miei: non mi riguardano e li lascio a chi ce li ha e che, sicuramente, li conosce meglio di me. È una forma di rispetto 3 – Sono perfettamente a conoscenza che molti sardi hanno mostrato stoicamente solidarietà con il resto del mondo, senza riceverne niente in cambio, dimenticando le loro cose. 4 – I miei (“nostri”) problemi bastano e avanzano per dovermi sobbarcare anche quelli degli altri. 5 – Non mi piace fare il “Tamburino sardo”. Criticatemi pure, ma non ne ho proprio la stoffa
“Riguardo ai Corsi, trovo ingeneroso e semplicistico dimenticare che quel popolo si è nel passato sentito vicino alla cultura italiana e ha tentato con movimenti culturali di giovani irredentisti di reagire alle direttive della Francia. Francesco Guerri, Petru Giovacchini, due nomi fautori di quel movimento pro-italianità” Rispondo: La Corsica? Anche qui ci vado a nozze Quanto il Popolo Corso (l’unico che sento vicino in tutti i sensi) si sia sentito nel passato sentito vicino alla cultura italiana, semplicemente lo ignoro, ma non mi risulta. Ci saranno stati pure elementi “pro-italianità” (in contrapposizione al dominio francese), ma sicuramente non hanno avuto un grande seguito. Quello che so io è molto diverso. Frequentavo la Corsica anni fa, diversi anni fa (‘70-’80), e non mi sono mai accorto di questo sentimento. C’era palese, invece, un senso di risentimento (e di ostilità) nei confronti della Francia, è vero, ma nessuna simpatia verso l’Italia, anzi. Quelli si sentivano solo Corsi, nient’altro che Corsi e si ritenevano affini ai Sardi. In quel Popolo, ahimè diversamente dal Popolo Sardo, è molto diffusa la loro Storia Patria, che si tramanda di padre in figlio. I nomi che tu hai citato non li conosco. Conosco però un certo Pasquale Paoli (al quale è dedicata una via al centro di Sassari) che pare fosse noto per i suoi sentimenti non proprio italianisti Buona Primavera anche a te
GP
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Sarrokesu
Utente Normale
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Inserito il - 03/04/2011 : 00:23:38
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| Turritano ha scritto:
| Marialuisa ha scritto:
Caro, caro Turritano(ostinato!), ripeti sovente: di questa gente non m'importa, dei siciliani non m'interessa, questo non è il caso mio, a me interessa la mia terra. ......................
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Cara, inimitabile Maria Luisa Innanzitutto scusa per il ritardo, ma era da un po’ che non frequentavo il forum, sia perché avevo altro da fare, sia volutamente proprio per lasciar raffreddare questa discussione, ma leggendo oggi la tua ed altre risposte, mi sento in dovere di aggiungere qualcosa. Poi grazie per l’apprezzamento (“ostinato” o testardo, cocciuto, conchitosthu e tutto quello che vuoi ). Hai ragione. Infatti quando sono convinto di una cosa, quando ho un ideale ben radicato, stratificato e motivato, non mollo. Cascasse il mondo, non mollo. Però, diversamente da quanto può sembrare, non sono né egoista né insensibile, né, tantomeno, chiuso ermeticamente dentro me stesso. Anzi, rispetto i sentimenti altrui e, spesso, partecipo con la mente e con il cuore ai problemi degli altri. Ma qui mi fermo. Mi informo molto, molto di più di tanti altri che si riempiono la bocca di miele e si ammantano ossessivamente di altruismo (nessun riferimento agli amici che hanno partecipato a questa discussione) E allora come mai “ripeto sovente: di questa gente non m'importa, dei siciliani non m'interessa, questo non è il caso mio, a me interessa la mia terra”? I motivi sono molteplici: 1 – penso che ognuno debba risolvere da solo i suoi problemi 2 – personalmente non sono solito ingerirmi in affari che non sono miei: non mi riguardano e li lascio a chi ce li ha e che, sicuramente, li conosce meglio di me. È una forma di rispetto 3 – Sono perfettamente a conoscenza che molti sardi hanno mostrato stoicamente solidarietà con il resto del mondo, senza riceverne niente in cambio, dimenticando le loro cose. 4 – I miei (“nostri”) problemi bastano e avanzano per dovermi sobbarcare anche quelli degli altri. 5 – Non mi piace fare il “Tamburino sardo”. Criticatemi pure, ma non ne ho proprio la stoffa
“Riguardo ai Corsi, trovo ingeneroso e semplicistico dimenticare che quel popolo si è nel passato sentito vicino alla cultura italiana e ha tentato con movimenti culturali di giovani irredentisti di reagire alle direttive della Francia. Francesco Guerri, Petru Giovacchini, due nomi fautori di quel movimento pro-italianità” Rispondo: La Corsica? Anche qui ci vado a nozze Quanto il Popolo Corso (l’unico che sento vicino in tutti i sensi) si sia sentito nel passato sentito vicino alla cultura italiana, semplicemente lo ignoro, ma non mi risulta. Ci saranno stati pure elementi “pro-italianità” (in contrapposizione al dominio francese), ma sicuramente non hanno avuto un grande seguito. Quello che so io è molto diverso. Frequentavo la Corsica anni fa, diversi anni fa (‘70-’80), e non mi sono mai accorto di questo sentimento. C’era palese, invece, un senso di risentimento (e di ostilità) nei confronti della Francia, è vero, ma nessuna simpatia verso l’Italia, anzi. Quelli si sentivano solo Corsi, nient’altro che Corsi e si ritenevano affini ai Sardi. In quel Popolo, ahimè diversamente dal Popolo Sardo, è molto diffusa la loro Storia Patria, che si tramanda di padre in figlio. I nomi che tu hai citato non li conosco. Conosco però un certo Pasquale Paoli (al quale è dedicata una via al centro di Sassari) che pare fosse noto per i suoi sentimenti non proprio italianisti Buona Primavera anche a te
GP
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Condivido pienamente il rsaginamento di Turritano e aggiungo ciò che disse Antoni Simon Mossa: "Nois sardos non semus italianos e mai l'amus a essere"
saludus a totu is sardus, italianos e italiotas.
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Sarrokesu |
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 03/04/2011 : 09:03:44
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@ Erio Pinna (Sarrokesu) L'italiano Antonio Simon Mossa, conosciuto anche come Antoni Simon Mossa , nacque a Padova, 22 novembre 1916 e morì a Sassari, 14 luglio 1971. Fu un architetto, un politico, un giornalista, un poeta e scrittore italiano, oltre che importante ideologo ed esponente dell'indipendentismo sardo.
La sua soluzione per porre fine al processo di colonizzazione italiana sarebbe stata spianare la strada al socialismo e, attraverso l'indipendenza dell'isola, costituire una federazione europea delle comunità in cui la Sardegna potrebbe avere un rapporto privilegiato con la Catalogna e la Corsica. Tra le sue opere ancora esistenti: Escala del Cabirol di 670 gradini a Capo Caccia Hotel Capo Caccia, Hotel Carlos V, Hotel Porto Conte, Hotel Balear, Hotel El Faro, Hotel Corte Rosada, Hotel La Lepanto, Hotel Coral, Hotel Punta Negra e Hotel Dei Pini Palau de València, Palau del Sol, Ospedale Civile e Ospedale Marino, Casa di riposo per anziani, Villa Plaisant e Villa Risso Villa Padùla a Fertilia Piano regolatore di Alghero Aerostazione dell'Aeroporto di Alghero-Fertilia, poi adottata dal Ministero dell’Aviazione Civile come modello per la costruzione di una serie di piccoli aeroporti per l'Italia meridionale Ristutturazione della Cattedrale di Santa Maria, Chiesa di San Francesco, cupola della Chiesa di San Michele e Molo vecchio di Turilli Chiesa di San Marco ed il Belvedere a mare a Fertilia
Brefotrofio, palazzo Las Floridas, Bar Pirino (attuale bar Maraviglia), Bar Cafezinho, Bar Aroni e la Sede dell’Automobil Club Italiano Diverse ville presso San Pietro in Silki Ristutturazione della Chiesa di San Sisto e Chiesa di Sant’Apollinare Hotel Cala Reale, Villa dello Svizzero e Villa Silvestrini a Stintino Hotel Del Golfo e Villaggio La Plata a Platamona, ristutturazione Chiesa di San Pantaleo, Asilo Catta, Scuole elementari e Scuole medie a Sorso Villa G. Muraglia, Perfugas Chiesa parrocchiale, Valledoria Palazzo comunale, Laerru Hotel L’Abi d’Oru e Villa Riccardi ad Olbia Hotel Mirage, Hotel Moresco, Hotel Dei Due Mari di Hoeffler, complesso Guardia del Corsaro, Villa Benassi e la Chiesa di Capo Testa a Santa Teresa Gallura Hotel L’Altura a Palau Villa Raphael a Porto Raphael Villa Riccardi, Villa della Begum, Villa Scano e Villa Fèrgusson ad Arzachena Chiesa di Santa Maria Maddalena a La Maddalena Case popolari e Palazzo delle Poste a La Maddalena Museo del Costume e Alloggi popolari INA Casa, ristutturazione della Chiesa di Santa Maria della Neve e Chiesa della Solitudine a Nuoro Residenza degli ufficiali, Perdasdefogu Piano regolatore di Oristano, Padria e Thiesi Scuola media, San Gavino Monreale Era un italiano di fatto, che con le sue opere e le sue idee credeva fortemente e lavorava attivamente, positivamente, all'indipendenza della Sardegna, per potere alla fine migliorarne le condizioni e l'immagine.
Se tutti gli altri sardi avessero seguito veramente con il proprio operato quotidiano il suo bellissimo esempio di cittadino appassionato, valido e laborioso, forse tu oggi non percepiresti la tua pensione dallo Stato Italiano.
E non avresti bisogno di scrivere inopportunamente quello che scrivi sui muri di questo Forum.
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Modificato da - maurizio feo in data 03/04/2011 09:09:07 |
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Sarrokesu
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Inserito il - 08/04/2011 : 00:19:34
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| maurizio feo ha scritto:
@ Erio Pinna (Sarrokesu) L'italiano Antonio Simon Mossa, conosciuto anche come Antoni Simon Mossa , nacque a Padova, 22 novembre 1916 e morì a Sassari, 14 luglio 1971. Fu un architetto, un politico, un giornalista, un poeta e scrittore italiano, oltre che importante ideologo ed esponente dell'indipendentismo sardo.
La sua soluzione per porre fine al processo di colonizzazione italiana sarebbe stata spianare la strada al socialismo e, attraverso l'indipendenza dell'isola, costituire una federazione europea delle comunità in cui la Sardegna potrebbe avere un rapporto privilegiato con la Catalogna e la Corsica. Tra le sue opere ancora esistenti: Escala del Cabirol di 670 gradini a Capo Caccia Hotel Capo Caccia, Hotel Carlos V, Hotel Porto Conte, Hotel Balear, Hotel El Faro, Hotel Corte Rosada, Hotel La Lepanto, Hotel Coral, Hotel Punta Negra e Hotel Dei Pini Palau de València, Palau del Sol, Ospedale Civile e Ospedale Marino, Casa di riposo per anziani, Villa Plaisant e Villa Risso Villa Padùla a Fertilia Piano regolatore di Alghero Aerostazione dell'Aeroporto di Alghero-Fertilia, poi adottata dal Ministero dell’Aviazione Civile come modello per la costruzione di una serie di piccoli aeroporti per l'Italia meridionale Ristutturazione della Cattedrale di Santa Maria, Chiesa di San Francesco, cupola della Chiesa di San Michele e Molo vecchio di Turilli Chiesa di San Marco ed il Belvedere a mare a Fertilia
Brefotrofio, palazzo Las Floridas, Bar Pirino (attuale bar Maraviglia), Bar Cafezinho, Bar Aroni e la Sede dell’Automobil Club Italiano Diverse ville presso San Pietro in Silki Ristutturazione della Chiesa di San Sisto e Chiesa di Sant’Apollinare Hotel Cala Reale, Villa dello Svizzero e Villa Silvestrini a Stintino Hotel Del Golfo e Villaggio La Plata a Platamona, ristutturazione Chiesa di San Pantaleo, Asilo Catta, Scuole elementari e Scuole medie a Sorso Villa G. Muraglia, Perfugas Chiesa parrocchiale, Valledoria Palazzo comunale, Laerru Hotel L’Abi d’Oru e Villa Riccardi ad Olbia Hotel Mirage, Hotel Moresco, Hotel Dei Due Mari di Hoeffler, complesso Guardia del Corsaro, Villa Benassi e la Chiesa di Capo Testa a Santa Teresa Gallura Hotel L’Altura a Palau Villa Raphael a Porto Raphael Villa Riccardi, Villa della Begum, Villa Scano e Villa Fèrgusson ad Arzachena Chiesa di Santa Maria Maddalena a La Maddalena Case popolari e Palazzo delle Poste a La Maddalena Museo del Costume e Alloggi popolari INA Casa, ristutturazione della Chiesa di Santa Maria della Neve e Chiesa della Solitudine a Nuoro Residenza degli ufficiali, Perdasdefogu Piano regolatore di Oristano, Padria e Thiesi Scuola media, San Gavino Monreale Era un italiano di fatto, che con le sue opere e le sue idee credeva fortemente e lavorava attivamente, positivamente, all'indipendenza della Sardegna, per potere alla fine migliorarne le condizioni e l'immagine.
Se tutti gli altri sardi avessero seguito veramente con il proprio operato quotidiano il suo bellissimo esempio di cittadino appassionato, valido e laborioso, forse tu oggi non percepiresti la tua pensione dallo Stato Italiano.
E non avresti bisogno di scrivere inopportunamente quello che scrivi sui muri di questo Forum.
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Non c'è bisogno di spulciare Wikipedia per far sapere i progetti e le opere fatte eseguire da Antoni Simon Mossa. Se ben hai letto io ho solo scritto e non imbrattato i muri come dici tu, ciò che disse il sardo indipendentista Antoni Simon Mossa, ossia che "I SARDI NON SONO ITALIANI E MAI LO SARANNO". Io rispetto le idee altrui e penso che altrettanto facciano le altre persone ben educate. Il forun di Paradisola è di tutti e non devi permetterti più, come hai fatto rispondendo a Turritano, di dire di astenersi dal fare commenti ai perditempo etc.
Come vedi io continuerò a scrivere sul muro di questo forum, entrando nelle discussioni che mi interessano, senza chiedere il permesso a te.
Riguardo alla mia pensione ti faccio sapere che me son meritata pagando i contributi allo stato colonialista italiano pe rcirca 38 anni, qundi ciò che percepisco E' MIO.
Forse se ciò che diceva Antoni Simon Mossa si fosse raggiunto e avverato la Sardegna e tutti i sardi starebbero meglio senza la palla al piede che ci lega alla matria italia, meglio la PATRIA SARDA !!!
Bisogna spezzare la catena ......
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Sarrokesu |
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 08/04/2011 : 08:48:22
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Come ti ho chiarito in privato, non desidero polemizzare. Il mio richiamo è volto al rispetto reciproco dei sentimenti e degli ideali. Se si offendono, prima o poi qualcuno trascende e qualcun altro trasale (scherzo, cercando di alleggerire)... Il motivo per il quale ho fatto l'esempio dell'ateo in chiesa è questo, appunto: se sei ateo non entri in chiesa. Ma se entri, almeno non bestemmi, per una questione di rispetto. Detto questo, con la massima tranquillità ed in amicizia, credo che possiamo anche chiedere scusa per avere esagerato. Io non ho dato del ladro a nessuno: e non mi sono arrogato il diritto di dare permessi agli altri. E certamente, infine, non ostacolo la rottura di qualsiasi catena, anzi. Non mi sembra di prospettare l'argomento in modo falsato. In questo particolare post, a mio vedere, grandi personaggi del Partito Sardo d'Azione, come anche la grandissima Eleonora d'Arborea, oppure altri rappresentanti della storia non strettamente correlati con l'unità d'Italia, rappresentano un fuori tema, a prescindere dal fatto che li si introduca - oppure no - con scopi politici o polemici. Spero di essere compreso, in questo mio intento ed in questa mia chiara richiesta di equidistanza. Quando si è parlato di Eleonora, ne ho parlato con rispetto (oltre che con ammirazione). Grazie.
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Modificato da - maurizio feo in data 08/04/2011 08:51:41 |
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Beni: ti naru unu contu... |
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Istranzu
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Inserito il - 09/04/2011 : 19:10:38
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Non è stata menzionata in questa serie di pagine la mostra sul Risorgimento aperta ad Alghero il 17 marzo e durata una settimana, con interessantissimi cimeli, armi in quantità. medaglie, decorazioni, monete e litografie, che ha richiamato l'interesse di moltissimi visitatori al 1 piano del Museo del Corallo. Abbiamo dovuto smontare tutto per fare posto alla mostra su Gaudi che fra breve aprirà i battenti, ma è in corso di studio l'ipotesi di ripresentarla per un periodo più lungo a Laconi nel prestigioso Palazzo Aymerich dove ha anche sede il Museo delle statue Menhir.
Circa l'amico Meurreddu vorrei segnalare che la cosiddetta torre spagnola di Porto Paglia-Gonnesa ad avviso dell'ing. Massimo Rassu è un'altra cosa. cioè una batteria rasante piemontese del XVIII secolo, ed io concordo con lui anche perchè ne ho scoperta una nel mare di Alghero, di diametro 50 metri, proprio lo scorso anno, e l'ho presentata in anteprima su Facebook ed al IV convegno nazionale di Archeologia subacquea (Genova, 29-31 ottobre 2010). Così l'amico Rassu mi scrisse lo scorso anno: Sui forti «a fior d'acqua» o «batterie rasanti» puoi trovare informazioni in un altro mio libro: "Sentinelle del mare. Le torri della difesa costiera della Sardegna", alla pag. 128, con riferimento bibliografico all'opera: G. B. Pacces, Trattato ragionato sulle diverse batterie, Napoli 1813, pp. 118-130. In Sardegna vi erano nel Settecento diverse "batterie rasanti": quella della Zavorra (o torre Zavorra - Sarroch- CA), quella della Scafa (presso Torre della Scafa - Cagliari), quella di Porto Paglia (da tutti considerata una «torre» «spagnola»: non e' una torre, ma una batteria rasante, ne' era spagnola, ma piemontese del XVIII secolo!). Credo si possano recuperare immagini da Google Earth o comunque da Internet.
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 10/04/2011 : 12:13:38
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Nel merito della disputa generale non entro, però non posso non quotare Turritano sul discorso che fa circa i Corsi:
| Turritano ha scritto: Quelli si sentivano solo Corsi, nient’altro che Corsi e si ritenevano affini ai Sardi. In quel Popolo, ahimè diversamente dal Popolo Sardo, è molto diffusa la loro Storia Patria, che si tramanda di padre in figlio.
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Unico appunto: è probabilmente riduttivo l'uso del termine "affini". sarò sempre orgoglioso d'avere un po di sangue corso nelle vene. ciao.
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Modificato da - DedaloNur in data 10/04/2011 12:26:11 |
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/04/2011 : 11:41:40
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Fratelli d'Italia Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria.
L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.
Il poeta Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, l'anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. D'ora in poi, la vita del poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano insorta, per poi combattere gli Austriaci sul Mincio col grado di capitano dei bersaglieri.
Dopo l'armistizio Salasco, torna a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Nonostante la febbre, è sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi: il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata per la sopraggiunta cancrena.
Muore d'infezione il 6 luglio, alle sette e mezza del mattino, a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.
il musicista Michele Novaro nacque il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studiò composizione e canto. Nel 1847 è a Torino, con un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano.
Convinto liberale, offrì alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine.
Di indole modesta, non trasse alcun vantaggio dal suo inno più famoso, neanche dopo l'Unità. Tornato a Genova, fra il 1864 e il 1865 fondò una Scuola Corale Popolare, alla quale avrebbe dedicato tutto il suo impegno.
Morì povero, il 21 ottobre 1885, e lo scorcio della sua vita fu segnato da difficoltà finanziarie e da problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli venne eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini.
come nacque l'inno La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli.
Siamo a Torino: "Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari - Del nuovo anno già l'alba primiera - al recentissimo del piemontese Bertoldi - Coll'azzurra coccarda sul petto - musicata dal Rossi.
In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l'egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano. Giungeva egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: - To' gli disse; te lo manda Goffredo. - Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. - Una cosa stupenda! - esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. - Io sentii - mi diceva il Maestro nell'aprile del '75, avendogli io chiesto notizie dell'Inno, per una commemorazione che dovevo tenere del Mameli - io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i ventisette anni trascorsi. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo.
Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte.
Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno Fratelli d'Italia."
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