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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 28/02/2011 : 09:05:33
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| babborcu ha scritto:
la misura antica dei tessuti ( ma non solo) in sardegna era la "canna) circa un metro e mezzo... nel logudoro, dove le bisacce con molti colori e con decori ricchi e non geometrici sono rare, esiste una gamma di bisacce, che, aldilà della bisaccia di gala, che talvolta confezionavano le fidanate, facevano parte del corredo maschile ( messo a disposizione dalla famiglia dello sposo) assieme all biancheria personale, ai sacchi per il grano e per la semina, e a tutto quello in tessuto che poteva servire ai lavori rurali maschili... faceva parte del corredo maschile anche almeno un asciugamano di lino con iniziali ricamate e grangie macrame' molto elaborate ( in genere dono della nonna materna o della madrina di battesimo).. le bisacce andavano da quelle tutte in cotone e bianche ( de ogni die) .. le si faceva di cotone perchè il tessuto si piegava ed adattava bene agli omeri.. a quelle di mezza festa, generelmante a quadretti ( bianchi e neri o ruggine, rosso ,ocra, giallo , marrone ecc) su armatura a spigato ,tutte in lana con semplici decorazioni in tessuto di cotone azzurro o in velluti di cotone, a quelle di gran festa caratterizzate da decorazioni a bande nere su spigato bianco e nero ( a listrones) e filatura finissima ,sempre tutte in lana, e con applicazioni ad archetti, arabeschi ecc in velluto di seta granato, verde, cremis, viola ,azzurro sottolineato da cordoncini applicati.... in quellenuziali non mancano mai auori in stoffe preziose, applicati qeste bisace erano abbianate a sottosella ( battiles) decorati con hli stessi velluti e fitti di piccoli fiocchi rossi di panno ( ittrti, utri, villanova M leone, ploaghe) ad osilo la tessitura finissima si accosta a nastri ( sa coldedda) in lino o cotone color crudo ,tessuti sul posto con un telaio particolare..
a ploaghe, bonorva, thiesi ,cossoine si hanno anche bisacce più elaborate ( ma in antico erano rare e destinate ai "ricchi") anche con tecnica "ad agu"..
presto vi tradurro'le mostas nella "misteriosa" parlata del logudoro.. ciau
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Babborcu, confermo prima dell’Unità d’Italia in molte regioni esisteva l’unità di misura lineare “canna”. Inizialmente a leggere i messaggi pure io come Milly pensavo alla pianta graminacea. Anche perche sapevo dell’utilizzo di un’asta di canna (lunga 3 m) per la misurazione dei terreni, quindi per associazione pensavo qualcosa di simile anche per i tessuti (oggi, nei negozi di tessuti si utilizza un metro di legno lungo un metro e mezzo, (ma forse non centra niente), però anch’io la vedevo ardua per i manufatti al telaio. Milly per la regola “(…) mai e poi mai bisogna sgolvere il manufatto tessuto dal subbio regola antichissima”, questa è come quella di Rocky “(…) le nostre nonne dicevano che, non si tagliava il lavoro di venerdi perchè portava male, si rischiava di perdere il tessuto, perché si pudriada”. In realtà non succede nulla se controlli il manufatto mentre lo stai eseguendo (anzi se non sei esperta, ti consente di vedere se fa difetto e portarvi rimedio prima di concludere l’opera).
Ora devo spiegare però a cosa si riferisce l’uso della cordicella che ho menzionato prima (questa è realizzata attorcigliando del cotone “codrioba” “codrieda?” (simile a “sos cordones” del costume di Ittiri. Noi le utilizziamo per chiudere i ganci de “Is Pabixeddas” del costume, in seta color rosso). Sono le stesse che servono per legare i licci. La lunghezza non è di un metro e mezzo, ma ben oltre la lunghezza del telaio. Serve come ho detto per verificare se il manufatto fa difetto. Si procede così: si tende la cordicella da un’estremità all’altra delle tavole verticali (i’naisi) del telaio. Incrociando il subbio posteriore destro con quello anteriore sinistro e viceversa. Si prende la misura e poi si passa alla parte opposta, se non combaccia vuol dire che fa difetto. Ho fatto riferimento a questo per dire che i nostri avi utilizzavano altre forme di misura, che pure esistevano così come le regole. Ripeto mia madre usa dire “a ogu” ma è come se avesse la bilancia o il metro incorporato, acquisizione credo di anni e anni di esperienza.
Quindi nel logudoro esiste una gamma di bisacce. Ora che hai menzionato il corredo maschile, ricordo pure io quella in cotone semplice o a righe, i sacchi per il grano e per la semina, così gli asciugamani in macramè (realizzati da mia nonna paterna). Quello che cerco di capire è: a fronte di tutta questa varietà del logudoro, bisacce de ogni die, quelle di mezza festa, quelle di gran festa, di gala/nuziale; in passato nella realizzazione di questi manufatti si seguono dei canoni ben precisi (rispettati da tutte le tessitrici senza per questo penalizzare la creatività individuale di nessuna) oppure no????
Nella realizzazione delle bisacce de ogni die, quelle di mezza festa, quelle di gran festa, di gala/nuziale che rimettaggio si usa? Così per l’“armatura a spigato o saia”? Forse quello già menzionato da noi?
Tu sai qualcosa della “bisaccia biddobraesa”???? Quindi nell’antichità la tecnica “ad agu” era impiegata principalmente per quelle più elaborate e destinate ai ricchi?
Grazie per la traduzione delle “mostas”, mi dispiace non capire il logudorese, piano piano cerco di colmare le lacune …
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Modificato da - sartinocchja in data 28/02/2011 09:07:16 |
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“(…) Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Antoine De Saint-Exupéry “Osare è la forza più grande …” Selene
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sartinocchja
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 28/02/2011 : 09:09:47
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Rocky smettila “di dare colpi al telaio” e vieni qua a spiegarmi com’è questa bisaccia biddobraesa
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“(…) Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Antoine De Saint-Exupéry “Osare è la forza più grande …” Selene
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 28/02/2011 : 13:03:40
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sarti non ho sparatio ca..ate quindi con la storia della canna.. si: mi consta anche quel l sistema che hai citato per verificare i difetti anche per il logudoro ( si usava soprattutto per l'ìincubo che assillava le tessitrici che le cimose non fossero parallele.. il che avveniva quando le ante del telaio non erano ben ferme( per questo si mettevano a volte dei cantoni che con il loro peso aiutavano in questo)... anche io so di controlli svolgendo il subbio anteriore.. la creatività personale dei tessuti delle bisaccce in logudoro era assai frenata, ci erano delle stoffe fisse,, con possibilità di microvarianti.. che so fare più righe gialle e alternarle diversamente rispetto alle altre.. poi in fase di confesione , le orlature ed il colore delle stoffe commerciali dei soutaches e cordones.. permettevano " microvarianti".. la tecnica dello spigato, della saia ( a volte l'occhio di pernice) sono come quelle descritte da voi.. maggior creatività era possibile nelle bisacce ( rare in antico) a mustra de agu.... a thiesi e nei paesi circostanti alcune bisacce bianche e nere sono simili a quelle battor in posta di cui parlate voi... la scala di pregio delle tecniche in logudoro e' : tela, a ischina de pische, allittadura o iscaccu ( il vostro a briali) a raneddu ( pibionis) e a mustra de agu.. quest'ultima si fa a ploaghe , bonorva, villanova e ossi ... non so nulla delle bisacce di Villaurbana ( giusto)???
nomi delle musttras: sa tilicca ( dolce con pistioddu) rosas a cadena ( rose incatenate) rosas e ganzos ( rose e ganci) sas battor rosas ( le quattro rose) sa mendula piena e boida ( la mandorla piena e vuota) sa catalufa ( un albero-candelabro) su coraddu ( il corallo) sa pramma ( la palma) s'isfera ( l'ostensorio) s'ispola ( la spola) su puzone in su rattu ( l'uccello sul ramo) ... ciao..
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milly73
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 28/02/2011 : 13:16:22
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per regola intendo regola non dicerie.....o per meglio deffinirle leggende popolari....
regola numero 1 mai e poi mai si deve svolgere il lavoro dal subbio una volta tessuto si rischia di compromettere il lavoro.....
regola numero 2 non bisogna mai avventurarsi in un lavoro se non si ha uno schema pronto...
@ sartinocchja c'è una foto della bisaccia di Villaurbana appena ho tempo inserisco una foto della bisaccia realizzata a pibiones
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Pro tue fortuna chi onzi notte t'isplenda sa luna, chi no appa mai dolore, onzi die t'illumine su sole...
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 28/02/2011 : 22:33:18
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guarda milly,delle tessitrici di osilo lo hanno svolto di fronte a me per mostrarmi il lavoro fatto, lo hanno fatto indue con lamassima attenzione e non e' successo niente di grave al lavoro... ergo qualche tessitrice non segue le regole!!
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sartinocchja
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Inserito il - 01/03/2011 : 09:29:09
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Bobborcu grazie per la traduzione, e per le altre informazioni … il mio primo obiettivo e quello di accrescere le mie conoscenze attraverso la conoscenza altrui e, se posso, fornire io delle informazioni (e non fare solo domande). Il mio dire “confermo” era per testimoniare che siamo in due a ragionare su una cosa e non per dire che tu spari ca…te, è probabile che sia io ha sparare ca…te visto la poca esperienza in materia … ma come ho detto piano piano colmo le lacune … anche grazie a voi. Conosco “l’incubo delle tessitrici” … è una delle prime cose che ti dicono quando ti avvicini a questo mondo … il manufatto non deve fare difetto … . Per le stoffe fisse intendi che erano tessute seguendo canoni ben precisi, come descritti da te “(…) che so fare più righe gialle e alternarle diversamente rispetto alle altre, ... poi in fase di confesione , le orlature ed il colore delle stoffe commerciali dei soutaches e cordones.. permettevano " microvarianti"..”. È così anche oggi? Babborcu mi sembra di capire (anche se tardi … io fantasticavo su una bisaccia particolare, realizzata chissà come … e non su un paese) che biddobraesa sta per Villaurbana, grazie. ciao
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“(…) Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Antoine De Saint-Exupéry “Osare è la forza più grande …” Selene
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 01/03/2011 : 09:48:32
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Milly come ho già detto credo che sia importante spiegare il più possibile, in modo da comunicare più informazioni (nessuno è obbligato naturalmente) a chi si avvicina per la prima volta a quest’arte o a chi come me ““ignora”” certe cose per tutta una serie di ragioni. Così com’è stato importante per te trovare persone disposte a insegnarti quest’arte credo sia altrettanto importante mettere a disposizione questa tua conoscenza (se vuoi naturalmente) a chi legge queste pagine, per me è molto utile. Sono diversi post che ti chiedo del rimettaggio della Marmilla senza riceve risposta (non so se è come per la bisaccia biddobraesa, forse hai già risposto e io non ho capito). Ritengo importante indicare concretamente come si realizza il rimettaggio, e non solo dire che quello del campidano e del barigadu è diverso da quello della marmilla Mogoro e Morgongiori. Perché è poi questo che serve nel concreto quando ti accingi a eseguirlo. Ma forse c’è un motivo particole perché non lo fai?!
Faccio fatica a seguire il tuo ragionamento sulle regole, provo a capire … io credo che il tuo testimoniare che in passato le nostre nonne usavano delle regole sia importante. Così come bisogna seguirle oggi. Il mondo attorno a quest’arte era sicuramente molto più complesso di come lo immaginiamo noi oggi. Provo a ipotizzare, dire che non si tesseva mai la domenica, perchè è definito un lavoro abbastanza pesante e impegnativo, o “(…) le nostre nonne dicevano che, non si tagliava il lavoro di venerdi perchè portava male, si rischiava di perdere il tessuto, perché si pudriada”, o mai e poi mai si deve svolgere il lavoro dal subbio una volta tessuto si rischia di compromettere il lavoro, o ancora non bisogna mai avventurarsi in un lavoro se non si ha uno schema pronto … tutto questo forse era un modo per esercitare un controllo, per salvaguardare le regole … per dire si fa così. Forse è anche grazie a queste regole che le tradizioni dei nostri avi sono giunte sino a noi quasi intatte. Ma è pur vero che sempre "all’interno di questo mondo" c’è chi sa che non succede nulla se controlli il manufatto mentre lo stai eseguendo … forse questa regola è meno risaputa rispetto alle altre … ma esiste ... forse tu non ne sei a conoscenza.
Aspetto le immagini sulla bisaccia realizzata a pibiones, a presto
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“(…) Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Antoine De Saint-Exupéry “Osare è la forza più grande …” Selene
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babborcu
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Inserito il - 01/03/2011 : 12:41:47
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Santi purtroppo in logudoro la tessitura e' in gran crisi ( ad onta della grandissima tradizione) si tesse qualcosa per bisacce, ma la mancanza di fili , filati a mano e sottili, dà risiltati scadenti che si vedono tanto, considerata la semplicità dei manufatti che acquistavano pregio proprio per la finezza del filato... anche la confezione non e' straordinaria, perchè si tende a risparmiare sulla qualità dei velluti ( quellli di seta costano parecchio e a volte sono difficilmente reperibili) l'ansia di rendere spettacolari i pezzi, poi, ha portato ad alterare le proporzioni delle applicazioni , ingrandendole.. e secondo me imbruttendole assai.. si arriva ad aggiungerelustrini ( di plastica) e cordelle dorate e argentate, che ci stanno come il cavolo a merenda.. per cui: tenere con tutte le cure i pezzi antichi ( ce ne sono diversi, per fortuna).. ciau
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milly73
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 01/03/2011 : 13:08:35
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| sartinocchja ha scritto:
Milly come ho già detto credo che sia importante spiegare il più possibile, in modo da comunicare più informazioni (nessuno è obbligato naturalmente) a chi si avvicina per la prima volta a quest’arte o a chi come me ““ignora”” certe cose per tutta una serie di ragioni. Così com’è stato importante per te trovare persone disposte a insegnarti quest’arte credo sia altrettanto importante mettere a disposizione questa tua conoscenza (se vuoi naturalmente) a chi legge queste pagine, per me è molto utile. Sono diversi post che ti chiedo del rimettaggio della Marmilla senza riceve risposta (non so se è come per la bisaccia biddobraesa, forse hai già risposto e io non ho capito). Ritengo importante indicare concretamente come si realizza il rimettaggio, e non solo dire che quello del campidano e del barigadu è diverso da quello della marmilla Mogoro e Morgongiori. Perché è poi questo che serve nel concreto quando ti accingi a eseguirlo. Ma forse c’è un motivo particole perché non lo fai?!
Faccio fatica a seguire il tuo ragionamento sulle regole, provo a capire … io credo che il tuo testimoniare che in passato le nostre nonne usavano delle regole sia importante. Così come bisogna seguirle oggi. Il mondo attorno a quest’arte era sicuramente molto più complesso di come lo immaginiamo noi oggi. Provo a ipotizzare, dire che non si tesseva mai la domenica, perchè è definito un lavoro abbastanza pesante e impegnativo, o “(…) le nostre nonne dicevano che, non si tagliava il lavoro di venerdi perchè portava male, si rischiava di perdere il tessuto, perché si pudriada”, o mai e poi mai si deve svolgere il lavoro dal subbio una volta tessuto si rischia di compromettere il lavoro, o ancora non bisogna mai avventurarsi in un lavoro se non si ha uno schema pronto … tutto questo forse era un modo per esercitare un controllo, per salvaguardare le regole … per dire si fa così. Forse è anche grazie a queste regole che le tradizioni dei nostri avi sono giunte sino a noi quasi intatte. Ma è pur vero che sempre "all’interno di questo mondo" c’è chi sa che non succede nulla se controlli il manufatto mentre lo stai eseguendo … forse questa regola è meno risaputa rispetto alle altre … ma esiste ... forse tu non ne sei a conoscenza.
Aspetto le immagini sulla bisaccia realizzata a pibiones, a presto
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davvero non succede nulla ??? La prima volta che la mia maestra mi disse di non svolgere MAI il manufatto dal subbio non la presi in considerazione...andai testarda avanti convinta che si sbagliava....ma mi sbagliai io...perchè una sera, curiosa di vedere il risultato di quel che stavo realizzando....rischiai grosso.... ma che dico, sono dicerie... le cimose si controllano nel momento che leghi i fili dell'ordito al subbio, e poi succesivamente mentre stai tessendo l'orlo....dicerie di un maestra che insegnò la storia e la teoria sull'arte tessile all'I.S.O.L.A.... Felice e orgogliosa di quel che mi ha insegnato...io vado avanti con quel che ho nella mia mente, perchè, ripeto, ho incontrato tante donne "innamorate" quanto me del telaio, vedendomi "piccola" di età (per loro) hanno voluto insegnarmi e regalarmi segreti custoditi gelosamente nel tempo.... sono tante.... io affettuosamente le chiamo "zie"...
Buon proseguimento
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 01/03/2011 : 19:19:51
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milly.. credi che le tue zie( molto bello questo legame) avessero tutto lo scibile delle tecniche del tessinzu in Sardegna? io penso di no... certo che non e' consigliabile svolgere il subbio , massime se si e' da sole e non tanto esperte... ma quelle osilesi erano delle vecchie ed eccellenti maestre e sai bene che osilo e' uno dei centri di eccellenza della tessitura in sardegna.. lo fecero, te lo ripeto, con cautela ed attenzione, in due, e non successe nessun danno ... credo che la tua maestra Isola, si riferisse ad un telaio ben assestato , squadrato e perfetto, ma nel passato molti telai erano rudimentali davvero, a volte vecchi e e,ripeto, se traballavano sos sisios ( ovvero le cimose) potevano non venir parallele e per questo misuravano spesso come ha detto sartinocchja... magari anche un po' per "scaramanzia e superstizione" ma lo facevano.... ciau
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 02/03/2011 : 10:54:30
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| babborcu ha scritto:
Santi purtroppo in logudoro la tessitura e' in gran crisi ( ad onta della grandissima tradizione) si tesse qualcosa per bisacce, ma la mancanza di fili , filati a mano e sottili, dà risiltati scadenti che si vedono tanto, considerata la semplicità dei manufatti che acquistavano pregio proprio per la finezza del filato... anche la confezione non e' straordinaria, perchè si tende a risparmiare sulla qualità dei velluti ( quellli di seta costano parecchio e a volte sono difficilmente reperibili) l'ansia di rendere spettacolari i pezzi, poi, ha portato ad alterare le proporzioni delle applicazioni , ingrandendole.. e secondo me imbruttendole assai.. si arriva ad aggiungerelustrini ( di plastica) e cordelle dorate e argentate, che ci stanno come il cavolo a merenda.. per cui: tenere con tutte le cure i pezzi antichi ( ce ne sono diversi, per fortuna).. ciau
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Babborcu, mi sembra di capire che la produzione/tradizione è portata avanti oramai da persone singole che operano nell’ambito domestico/familiare. Ma non sempre con risultati felici … come dici tu diventa importantissimo preservare quelli antichi, la loro storia … sicuramente sono in buone mani. A presto
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 02/03/2011 : 11:10:08
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@ Milly Quando parli della tua esperienza emergere la passione che muove ogni tuo pensiero, “innamorata” felice di incontrare altre persone “innamorate” per quest’arte. Questa passione, che muove i suoi primi passi all’interno di una realtà ricca e viva in questo senso, ti ha guidato in tutti questi anni all’interno di questo mondo. Durante questo viaggio di apprendimento, hai incontrato maestre e zie, pronte a condividere con te il loro sapere, e tu pronta a riceverlo. Trama e ordito, su cui è stato possibile con tempo intrecciare manufatti unici, manufatti che portano avanti la tua personalità, la tradizione e le regole della tua realtà. Sempre pronta, con viva passione, a far entrare nel tuo laboratorio altre maestre altre zie o chiunque ti porti notizie di questo mondo. Di farle convivere con le conoscenze acquisite nel corso degli anni, ora meno dubbiosa, ora meno paurosa di sbagliare … ora generosamente pronta a condividere tutto questo con noi. Tutto ciò è molto bello
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babborcu
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Inserito il - 02/03/2011 : 19:39:41
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sarti i famosi cantieri dell'ISOLA che hanno avuto sia meriti che demeriti, ma sono serviti a non far abbandonaredel tutto l'arte.. sono quasi tutti falliti in logudoro,,, sopravvivono i loro esiti a bonorva, ploaghe e osilo, ma si tratta di sparuti gruppi di tessitrici che collaborano e dividono un locale.. negli altri paesi, ma anche in quelli menzionati esercitano poche donne, dentro le mura domestiche.. la necessità di vendere a poco prezzo ( perchè il mercato richiede questo) fa scadere la qualità.. ma alcune tessitrici eseguono per qualche committente raffinato, per se stesse o familiari, opere superbe ,che conservano le qualità di un tempo... il problema maggiore sono i filati a macchina e talora l'incapacità di rimodulare i disegni antichi in maniera coerente o la scelta di nuovi disegni estranei e vistosi... ciau
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sartinocchja
Salottino
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Inserito il - 07/03/2011 : 09:07:00
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Babbo, come realmente stanno le cose dalle mie parti non saprei dirti (non sono così dentro il settore da poter fare quest’analisi) … a me sembra che quest’arte sia viva nel territorio, non c’è mai stato un abbandono vero e proprio. Il centro pilota ISOLA è attivo, ci sono artigiane che operano in proprio … oltre al mondo racchiuso tra le mura domestiche che è poi il grande traghettatore della tradizione … fatto da signore che tessono per se stesse o per i familiari, compresa mia madre.
Ma anche qui le difficoltà non mancano, la crisi del settore di cui parli tu, non ha investito solo il Logudoro, si fa sentire anche qua in Marmilla e in altri centri … così come per il reperimento/qualità del materiale impiegato ... o l’aspetto che attiene all’innovazione, che non sempre è gestito nel migliore dei modi (ma forse questo è l’aspetto meno preoccupante in questo momento) … soprattutto è in crisi “l’interesse”. Se vogliamo Babbo, lo vediamo anche nel 378 paese della Sardegna, come questo sia evidente (pochi post portati avanti da appassionate … Asinella80, Milly) a fronte di decine su altri argomenti … tutti importantissimi e utili … ma che fotografa come stanno le cose, la realtà del momento. Ciao
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babborcu
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Inserito il - 07/03/2011 : 17:51:37
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sarti: già.. il problema e' : riccendere nelle person l'amore ed il gusto per prodotti artigianali ben fatti .. purtroppo la scarsa conoscenza porta a snobbare .. o a preferire peodottiscadenti e vistosi a buon prezzo... se l'arte tessile non trova sbocchi remunerativi.. stenterà a sopravvivere..
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