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Gonariu
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2012 : 01:10:40
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robur.q ha scritto: "Bisogna anche dire che tuttavia i tentativi di rivitalizzare il Gaelico in Scozia e Irlanda ha avuto esiti modesti, non facendo aumentare granchè i bilingui effettivi. Ma la concorrenza dell'inglese è dirompente, è una lotta totalmente impari." ho letto che per il Cimrico, parlato nel Galles, da quando è stato messo nelle scuole, adesso è parlato anche dai giovani.
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2012 : 11:56:16
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Un tempo, e direi soprattutto negli anni Sessanta-Settanta, con giornali e televisione che portavano in tutte le case sarde la lingua ufficiale, anche nei nostri piccoli paesi le famiglie iniziarono a vedere in essa una specie di riscatto sociale, se possibile da cogliere al volo. Chi parlava italiano si avvicinava un poco ai notabili del posto, e si staccava intanto dalla massa di ignoranti che continuavano a parlare il dialetto. Tutto questo per lungo tempo, e per qualcuno la storia continua così. Molti altri hanno capito l'importanza di trasmettere ai figli il valore della lingua parlata dai padri e dagli avi, sos anticos. Forse questi bambini hanno in più una mente allenata ad apprendere, come dicevamo noi e come sembrerebbe indicare quello studio del quale abbiamo parlato. Certo non hanno difficoltà ad imparare una seconda, e se è per questo, nemmeno una terza lingua. Sicuramente hanno una ricchezza in più, da poter trasmettere a loro volta!
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Gonariu
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2012 : 15:58:55
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A Rita: penso che se la lingua sarda non avrà le stesse opportunità dell'Italiano (che sia insegnata a scuola, presenza nei giornali, in televisione ecc.), sarà condannata prima o poi a sparire. A tal fine, è necessario che ci si metta d'accordo su quale sardo scegliere per tutti! A me piace ancora la proposta della limba de mesania, ma secondo robur.q è una proposta ormai morta, seppellita dagli ultras del logudorese e del campidanese. Altre soluzioni sinceramente non ne vedo. Per quanto riguarda i bambini, essi imparano una lingua molto più velocemente degli adulti, io ho imparato il sardo di Orotelli quando avevo otto anni, una volta che mio padre mi aveva lasciato ad Orotelli tutto il mese di Settembre del 1975, prima lo capivo solo, ma non lo sapevo parlare (ho vissuto a Cagliari fino a 36 anni, ad Orotelli ci andavo in vacanza nel mese di Agosto quando mio padre prendeva le ferie). E' necessario anche che gli adulti parlino coi bambini in sardo, ma qui ad orotelli vedo che i grandi parlano coi bambini in italiano, e questo non favorisce la sopravvivenza della lingua sarda; è vero che uno può imparare a parlare in sardo in un secondo tempo come è successo a me, ma a quanti capita ?
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Agostino Zoroddu |
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2012 : 17:05:32
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Tuttavia io conosco parecchie famiglie di Orotelli che parlano il dialetto, certo non come da noi, dove soprattutto ultimamente vedo un interesse molto alto per la nostra lingua, senza distinzione di età. Parlarne giova molto, è come una sferzata all'orgoglio di appartenere a un popolo del quale non si vogliono perdere le radici. Ricordo che molti anni fa, al mio esordio lavorativo, gran parte delle persone si rivolgeva a me parlando in italiano, eppure si trattava di compaesani! Immediatamente passavo al sardo, e sentivo il gran sollievo di chi mi stava di fronte, soprattutto se si trattava di persone di una certa età, avvezze a esprimersi in limba. Ho sempre pensato che questo aiuti a creare un rapporto di confidenza maggiore, ma naturalmente non tutti abbiamo la stessa opinione, c'è ci pensa che il dialetto possa nuocere alla professionalità! Chentu concas, chentu berrittas!
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 14/08/2012 : 18:47:17
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Come ho detto altre volte, lo standard unico sarebbe teoricamente l'ideale; nella pratica forse il doppio standard, proposta evidentemente più debole perchè divide le risorse, sarebbe però sentito dalla gente più vicino ai propri dialetti. E non dimenticate che circa il 20% dei sardi non ha come lingua tradizionale il sardo: Sassaresi, Galluresi, Algheresi, Tabarchini, i primi due forse autoctoni come il sardo proprio, e in ogni caso cittadini che reclamerebbero il giusto diritto di vedere il proprio idioma insegnato e utilizzato dalle pubbliche amministrazioni. Ma, dove si andrebbe a parare? Una Regione Autonoma eptalingue? Nonostante la faccina, non sto affatto scherzando , è un problema concreto.
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Gonariu
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Inserito il - 15/08/2012 : 16:08:10
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Rita ha detto: "Tuttavia io conosco parecchie famiglie di Orotelli che parlano il dialetto"; non mi sono spiegato bene, è come dici tu, ancora molte famiglie parlano in Sardo ad Orotelli (se mai quello che non va è l'uso di parole italiane a sproposito quando ci sono quelle sarde, ma di questo ho parlato altre volte), mi riferivo al fatto che ho visto alcune persone sardofone ad Orotelli che parlano col loro nipotino piccolo in italiano e non in sardo! A robur: la tua breve analisi è giusta, teoricamente, se tutti fossero stati disponibili a cedere qualcosa, la LSC sarebbe stata una proposta veramente più equilibrata, però, da quello che mi hai detto tu altre volte, si sta andando verso un doppio standard, logudorese e campidanese. Per quanto riguarda il sassarese ed il gallurese, essendo dei dialetti non sardi ma del gruppo corso (e quindi toscano antico), dovrebbero trovare un loro standard a parte (ti dirò che io guardo al gallurese con molto interesse, ho comprato tempo fa la grammatica gallurese del Corda e la grammatica del dialetto maddalenino che, mandronia permettendo, vorrei studiarmi). Per quanto riguarda Carloforte, Calasetta e Alghero, essendo delle isole linguistiche, non penso che possano avere problemi, in particolare per Alghero se fa riferimento allo standard della Catalogna. Concludo dicendo: tu hai detto: "Ma, dove si andrebbe a parare? Una Regione Autonoma eptalingue?"; quello che dici è vero e la difficoltà è reale e ineludibile, è vero anche che la diversità è ricchezza. Buon Ferragosto!
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Gonariu
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Inserito il - 15/08/2012 : 16:12:31
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A robur: ho comprato qualche giorno fa l'ultimo numero di Lacanas e stavo leggendo oggi alcuni articoli scritti in sardo che sto pensando che siano nella LSC; ti risulta che in questa rivista usino la LSC ?
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 15/08/2012 : 21:07:06
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Non lo so, non la compro da una decina d'anni
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Su foristeri
Utente Medio
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Inserito il - 22/08/2012 : 18:24:55
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| Gonariu ha scritto:
A robur: ho comprato qualche giorno fa l'ultimo numero di Lacanas e stavo leggendo oggi alcuni articoli scritti in sardo che sto pensando che siano nella LSC; ti risulta che in questa rivista usino la LSC ?
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Infatti, c'è un po di tutto :
Dal Logudorese Settentrionale di Paolo PILLONCA :
http://www.lacanas.it/2012/03/09/pe...-sentimentu/
Al Logudorese Comune di Mario PUDDU, passando per la limba di Mesania (tipo parlata di Samugheo) e arrivando al Campidanese vero e proprio :
http://www.lacanas.it/2012/04/03/ma...za-sardigna/
Non ho avuto tempo di trovare un esempio di LSC ufficiale.
Unu saludu mannu.
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Modificato da - Su foristeri in data 22/08/2012 18:26:47 |
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Gonariu
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Inserito il - 23/08/2012 : 01:32:48
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Ti ringrazio della risposta. Unu saludu mannu a tie puru!
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Oneye
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Inserito il - 01/09/2012 : 16:57:04
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Un altro pericolo per la lingua è il fatto che molte costruzioni grammaticali vengono tradotte dall'italiano , per esempio molti dicono : middu seu aguantau , mentre la costruzione andrebbe fatta col verbo avere : midd' appu aguantau . Oppure molti a Cagliari dicono : ti stasi ammacchiendi , quella costruzione non è corretta in sardo , è tradotta direttamente dall'italiano , dovrebbe essere : ses ammacchiendidì . Altri dicono : cummenti ti zerriasa? Mentre in sardo la costruzione è :ita ti na(ra)nta? Questi errori passano inosservati rispetto all'italianizzazione dei termini ma sono altrettanto dannosi , anzi , di più
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Rita Niffoi
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Inserito il - 01/09/2012 : 17:35:43
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Ci stavo riflettendo, ma non ho capito le prime due frasi [:I, per favore spiegamele. L'ultima dovrebbe essere il classico "come ti chiami", quindi in oranese: ite di nas? ite di na(ra)na? ite as a lùmene? ite as a sambenadu? (Quale è il tuo cognome?) Ancora più simpatico se vuoi conoscere la famiglia di provenienza, diciamo la stirpe: de cale arrampu ses? Però non mi sembra che la prima espressione (ite di nas) sia meno corretta delle altre, l'ho sempre sentita anche dagli anziani. Ammetto che sono tollerante con chi introduce nel dialetto vocaboli non proprio arcaici, mi sembra che ormai ci stiano, non mi scandalizzo, ma è solo il mio parere!
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 01/09/2012 : 19:12:45
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| Oneye ha scritto:
Un altro pericolo per la lingua è il fatto che molte costruzioni grammaticali vengono tradotte dall'italiano , per esempio molti dicono : middu seu aguantau , mentre la costruzione andrebbe fatta col verbo avere : midd' appu aguantau . Oppure molti a Cagliari dicono : ti stasi ammacchiendi , quella costruzione non è corretta in sardo , è tradotta direttamente dall'italiano , dovrebbe essere : ses ammacchiendidì . Altri dicono : cummenti ti zerriasa? Mentre in sardo la costruzione è :ita ti na(ra)nta? Questi errori passano inosservati rispetto all'italianizzazione dei termini ma sono altrettanto dannosi , anzi , di più
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Sono d'accordo con te: non si tratta di riproporre arcaismi, ma di sottolineare le strutture morfosintattiche della lingua, altrimenti non parleremo più sardo ma una lingua creola, semplificata e scardinata dalle fondamenta. Alcuni degli esempi fatti però sono particolari, nel senso che potrebbero essere più antichi di quanto si pensi: l'uso dell'ausiliare "essere" al posto di "avere" (non "stare": chi l'ha pronunciato non ha mai veramente parlato sardo ) io l'ho sempre sentito (e ho 50 anni), come ho sentito "sunti" al posto di "funti", "Ses ammacchiendirì" e "ti ses ammacchiendi" (sto scrivendo la fonetica non la corretta ortografia) in ugual modo; "comenti ti tzerrias" è un calco abbastanza recente ma io l'ho sempre sentito anche dai sardofoni. Cagliari è una città, non un paese; non è una questione di demografia, ma di stratificazioni sociali; e Cagliari è città da 2500 anni, da qui sono passate e hanno risieduto persone e gruppi di tutti i popoli del mediterraneo e dintorni. Da qui è entrato il punico (di cui sono rimaste poche ma importanti parole campidanesi), il latino, base della lingua sarda, il greco bizantino, la cui importanza linguistica è stata grandemente sottovalutata, per non parlare di catalano e spagnolo. L'uso della lingua in una città che ha attratto nei decenni più recenti decine di migliaia di persone da ogni angolo della Sardegna (e d'Italia), deve tenere conto degli strati sociali, siano essi fatti da "generazioni", di provenienza, di censo, di grado di istruzione, di quartieri storici, di espansioni recenti e meno recenti. E' ragionevole che tutte queste persone, per capirsi bene, parlino in italiano....
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Modificato da - robur.q in data 01/09/2012 19:20:59 |
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Oneye
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Inserito il - 01/09/2012 : 21:48:40
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Rita , la prima frase è : melo sono tenuto , in sardo si dovrebbe dire mel'ho tenuto , infatti molti sardi lo dicono anche parlando italiano , la seconda è : stai impazzendo , dovrebe essere : ti ses ammacchiendi / ses ammacchiendidì , mentre molti cagliaritani dicono : ti stasi ammacchiendi , Robur quest'ultima costruzione è molto diffusa anche fra gente di una certa età , l'ho sentita dire anche ad un 60enne : ma ita si stari ammacchiendi cussu oh ? (anche io sto scrivendo la fonetica) , comunque una cosa , Cagliari come città è molto più antica del 500 a.C. , era gia un centro importante prima dell'arrivo di Cartagine e Roma
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Rita Niffoi
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Inserito il - 02/09/2012 : 17:27:23
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Quindi, per il mio dialetto, "mi l'apo coglìu" e "di ses ammacchiandhe, di ndhe ses ammacchiandhe, ses ammacchiandhedindhe" (non posso resistere a questi dh, attendo critiche feroci). Tutto regolare, nessun prestito dall'italiano. In altri casi si notano degli errori, soprattutto da parte dei bambini, che a volte vivono in un limbo un poco indistinto tra persone che parlano mischiando audacemente italiano e sardo. Penso che sia opportuno far notare un errore, anche all'adulto, certo senza sembrare saccenti, per esempio se uno dice "sa nive", gli faccio notare che è "su nive". A proposito, vorrei proporvi una questione: die è, secondo voi, di genere maschile o femminile?
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