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igiemme
Utente Medio
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Inserito il - 03/05/2010 : 15:16:01
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| Maurizio Feo ha scritto: Gli introiti dovrebbero poi servire a mantenerne la guardianìa. |
Anche notturna?
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 03/05/2010 : 18:09:15
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Perdonatemi: forse sono troppo ottimista. Inoltre non sono affatto un economista o un amministratore: ma credo ancora che un buon lancio pubblicitario ed una buona campagna potrebbero risolvere il problema del pubblico, inserendo a forza il sito nei percorsi turistici "doverosi". Le tombe tarquinesi si trovano in un terreno vasto, ma recintato e chiuso: inoltre sono come casseforti interrate. Se ho capito bene, la situazione è simile qui, a parte la distanza dall'abitato, che per le tombe etrusche è sicuramente molto minore. Anche le altre tombe etrusche di campagna sono esposte a qualunque scempio: in certi punti è addirittura pericoloso camminare nel bosco, perché si può sprofondare all'improvviso in uno scavo clandestino "in corso d'opera" e ben nascosto di giorno.
Ma, intanto, credo che parlarne sia una buona cosa, per informare quanta più gente possibile e contribuire a che si crei una forte opinione pubblica, che conduca a prese di posizione forti e convincenti. Tanto, il segreto per i tombaroli ormai non esiste più.
Guardate che (non so che età abbiate voi: i più giovani mi credano sulla parola) ma tanti anni fa non si pagava affatto, per entrare in molti musei sardi anche importanti e per visitare molti dei nuraghi più imponenti. Io stesso ricordo siparietti divertenti di me che volevo pagare e dei custodi che mi dicevano che loro uno stipendio l'avevano già dal Comune. Poi, magari, restavano un po' pensierosi, quando gli chiedevo da dove mai prendeva i soldi del loro stipendio il Comune. Adesso la situazione è cambiata: in qualche caso esagerando in senso opposto, ma pazienza.
Sono convinto che se i Francesi avessero la ziqqurat di Monte d'Accoddi, la conoscerebbe tutto il mondo, come l'unica piramide a gradoni fuori della Mesopotamia: moltissimo dipende dalle capacità di pubblicizzare quello che si ha, per poterlo poi vendere bene.
Insomma: la Sardegna non ha neanche bisogno di un reggiseno a balconcino, per fare credere di avere qualche cosa di più delle altre regioni. La Sardegna quel qualche cosa di più ce l'ha davvero! Si tratta soltanto di farlo sapere.
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Modificato da - maurizio feo in data 03/05/2010 18:12:25 |
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Beni: ti naru unu contu... |
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Aschy
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 03/05/2010 : 22:19:42
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Mi pare chiaro che oggi in Sardegna non si possa parlare di siti archeologici autosufficienti dal punto di vista economico, neanche quelli più noti lo sono. Se i siti non fossero finanziati in buona parte dallo Stato e dalla Regione, penso che la quasi totalità dei siti in breve o lungo termine sarebbe destinata a chiudere.
Fatta questa doverosa premessa, attendendo che anche il turismo archeologico sardo decolli come in altre parti del mondo, bisogna valutare il caso di questa magnifica tomba preistorica.
Cosa fare? Agire subito e rischiare di lasciare il tutto improvvisato come è accaduto in molti siti; per poi intervenire solo dopo che accade qualcosa di irreversibile, o agire con raziocino e programmando bene a lungo termine la gestione del sito?
Ma sopratutto bisogna che la tutela del patrimonio archeologico sardo diventi una "priorità" sentita dai sardi in primis, perchè purtroppo per ora sono necessari dei soldi "pubblici", per il restauro, per la valorizzazione, per la gestione, ecc.. dei siti .
Quindi il problema sta anche alla base, nel far capire all'opinione pubblica l'importanza di questo settore, sia come necessità di trasmettere alle generazioni future il nostro patrimonio,sia come possibilità di sfruttare nel futuro delle risorse che potrebbero diventare anche fonti di reddito, per non parlare dell'indotto economico che in misura minore viene ottenuto anche oggi dal turismo archeologico e infine si tratterebbe di uno strumento che ci permetterebbe di diversificare la nostra offerta turistica in un periodo caratterizzato dall'elevata concorrenza internazionale.
Per quello affermo che parlarne è essenziale, ma tuttavia, non è ancora sufficiente. Servono sforzi maggiori con coinvolgimenti più ampi.
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c'è ancora molto da fare per valorizzare la Sardegna in tutti i suoi aspetti.. |
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exdedalus
Nuovo Utente
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Inserito il - 03/05/2010 : 22:40:55
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Avevo visto i giorni scorsi le foto, ma solo ora riesco a trovare il tempo per qualche considerazione/domanda.
Premesse A- non entro nel merito, per ora, sulla scelta di ‘sigillare’ il reperto, buona o cattiva che sia la scelta creda debba essere valutata in un ambito di politica cultrale B- sono interessato , qui, alla datazione e al suo posizionamento
considerazioni 1. le pitture sono contemporanee alla costruzione della Domus? 2. la qualità dei colori : rosso (cinabro, forse) e blu (blu egizio, forse). I due colori sono molto netti e precisi, la loro datazione potrebbe fornire informazioni sul modo di sfruttare le proprie risorse e sui rapporti con i popoli vicini. Soprattutto il blu, nell’antichità, la materia prima, proveniva dall’Afghanistan settentrionale; ma anche il rosso potrebbe nascondere collegamenti sorprendenti, magari con la Cina. Oppure, la datazione può mostrare un’opera tarda e quindi altre relazioni e comportamenti; o infine un falso, semplicemente. 3. il disegno, è sicuramente molto preciso, e pone curiosità circa le proporzioni, la ritualità del gesto e chiede se esistano esempi per il raffronto.
Per ora mi fermo
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Modificato da - exdedalus in data 03/05/2010 22:43:27 |
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 03/05/2010 : 23:33:15
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il rosso cmq prima che con siti cinesi si potrebbe confrontare con il rosso Monte accoddi, tanto per dirne una. Exdedadulus poni quesiti interessanti. Però io sinceramente vorrei che l'attenzione non venisse sviata dalla domanda cruciale " e mò?" come da sotto...
| Cosa fare? Agire subito e rischiare di lasciare il tutto improvvisato come è accaduto in molti siti; per poi intervenire solo dopo che accade qualcosa di irreversibile, o agire con raziocino e programmando bene a lungo termine la gestione del sito?
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giusto Ascy. Se magari tu conosci dal di dentro il settore e le sue problematiche, mi dici a chi spetta agire con raziocino e programmando bene a lungo termine la gestione del sito? e sopratutto, noi cittadini, come possiamo avere certezza che si stia agendo in tal senso, data la "trasparenza" sovietica della soprintendenza?
gurdiamo a monti prama e a mandrantine..........senza polemiche; se riesci a rispondere efficacemente alle domande di sopra, smetto di preoccuparmi e di sentirmi sui carboni ardenti, come adesso mi sento, più che volentieri.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 03/05/2010 : 23:36:55
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| Aschy ha scritto:
Mi pare chiaro che oggi in Sardegna non si possa parlare di siti archeologici autosufficienti dal punto di vista economico, neanche quelli più noti lo sono. Se i siti non fossero finanziati in buona parte dallo Stato e dalla Regione, penso che la quasi totalità dei siti in breve o lungo termine sarebbe destinata a chiudere.
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per l'appunto, questo è il nodo. il periodo in cui i musei eran gratis è passato: era il periodo delle vacche grasse che adesso non ci son più, ahimè.
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Aschy
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 03/05/2010 : 23:53:37
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| DedaloNur ha scritto:
giusto Ascy. Se magari tu conosci dal di dentro il settore e le sue problematiche, mi dici a chi spetta agire con raziocino e programmando bene a lungo termine la gestione del sito? e sopratutto, noi cittadini, come possiamo avere certezza che si stia agendo in tal senso, data la "trasparenza" sovietica della soprintendenza?
gurdiamo a monti prama e a mandrantine..........senza polemiche; se riesci a rispondere efficacemente alle domande di sopra, smetto di preoccuparmi e di sentirmi sui carboni ardenti, come adesso mi sento, più che volentieri.
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L'ideale sarebbe fare operare tutti gli attori del territorio in comune accordo, ma quel che manca sopratutto nella nostra bella isola, è la comunione di intenti, o chiamiamola integrazione, ecc...
Lasciare la patata bollente solo alla soprintendenza o ai Comuni mi pare sia riduttivo..
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c'è ancora molto da fare per valorizzare la Sardegna in tutti i suoi aspetti.. |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 03/05/2010 : 23:56:52
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Hai ragione; in altri termini, chiamare in causa la soprintendenza serve a poco o a nulla. bisogna telefonare a Cappellacci, poi a telefonare in soprintendenza...ci pensa lui.
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exdedalus
Nuovo Utente
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Inserito il - 04/05/2010 : 11:42:45
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- E mò-?
Non è difficile dare una risposta a questa domanda, bisognerebbe capire, piuttosto, quanto si è disposti a rischiare. Mi spiego, con le proposte che mi vengono in mente. 1 una petizione- mandare una raccolta di firme a cappellacci, a berlusconi, al Presidente della Repubblica, al’UNESCO.[potrebbe fare notizia ma lascia l tempo che trova, vedi, 'interesse per la Cultura] 2 presidiare a turno il sito, con un gazebo .[è costoso, ma un po’ più efficace , fa sempre tenerezza incatenarsi a qualcosa, il senso materno prevale] 3 Mettere tre telecamere, che giorno e notte osservino il sito , come si fa per gli animali in libertà, così da conoscere in ogni istante il racconto del sito. 4 Iniziare una trattativa con un compratore. Visto il disinteresse mostrato da tutti, forse, provocatoriamente, si dovrebbe mettere un annuncio su i più importanti giornali del mondo, in cui si dice che il “popolo sardo”, proprietario del sito, per far sopravvivere i suoi tesori all’incuria del tempo e all’ostracismo dei governanti eletti a suffragio universale, è costretto a vendere alcuni suoi tesori, i migliori, a condizione […] 5 Occuparsene; per esempio ponendosi le domande che ho posto nel precedente intervento in modo da dare più ampia informazione. Toglierci cioè dal semplice –che bello che bello o in variante, che meraviglia- e prendere consapevolezza che il racconto di un territorio passa principalmente dal riconoscimento delle proprie risorse, di tutte le proprie risorse umane e materiali. Basta litigare su questioni di lana caprina, ognuno metta a disposizione il tempo e le competenze che può, e giù a testa bassa. Occuparsene è sempre meglio che preoccuparsene.
Per ora mi fermo,di proposte ne ho altre; comunque le iniziative, a mio parere, dovrebbero essere più di una se si vuole uscire dal vacuo sapore di mirtopiras...
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Modificato da - exdedalus in data 04/05/2010 11:43:44 |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 04/05/2010 : 13:10:18
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il punto 4 a me piace molto. propongo di vendere anche la Mandra Antine (Stonepage la conoscete?) pare che anche lei se la passi malaccio.nei forum girano notizie preoccupanti!! :cry: :cry:
legare le vicissitudini delle due tombe mi pare sia un gesto dovuto, perchè così si darebbe conto di tutti i pericoli che comportano sia la risigillazione che una riapertura sconsiderata (che nessuno vuole). Come dicevo la riapertura e la richiusura della tomba possono crare dei problemi in un ambiente che magari è rimasto chiuso per millenni fino alla scoperta. d'altronde per tenerla aperta come la Mandra Antine...
è di forte impatto mediatico, quindi è "strategico" legare le due vicende sempre che le info da forum sulla mandra Antine siano attendibili .
è un gesto necessario perchè anche la mandrantine va protetta e ponendo la questione dell'una si può tutelare più efficacemente anche l'altra tomba...e viceversa.
.. si vede che meriterebbe un restauro..
salve
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Modificato da - DedaloNur in data 04/05/2010 13:17:15 |
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
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igiemme
Utente Medio
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Inserito il - 05/05/2010 : 17:20:06
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“Che fare ?”si chiedono Aschy e altri. Credo che se lo stiano chiedendo anche alla Sovrintendenza e non da oggi e non solo per questo caso.
Questa è la domus cosiddetta di “S’Incantu” di Monte Siseri in territorio di Putifigari così come la vidi 16 anni or sono: chiusa. L’ho ritrovata (molto più facilmente di allora) su Wikimapia http://wikimapia.org/#lat=40.606483...z=17&l=4&m=be dalla scheda che accompagna il sito (aggiornata a due mesi fa) risulta ancora così: chiusa.
È un esempio per dire che nei casi in cui il bene culturale ha particolare pregio, ma allo stesso tempo eccesiva fragilità a causa dell’esposizione, chi di competenza, preferisce (o è costretto) a risolvere il “che fare ?” per la via più breve che è ri-nascondere ciò che era nascosto e che il caso, la ricerca o altro hanno rivelato.
Forse sbaglio, ma mi immagino che gli archeologi siano combattuti tra il desiderio di nuovi scavi, nuove scoperte, nuove conoscenze e il dispiacere per le future sorti, che per molti monumenti messi in luce toccherà loro, di abbandono, degrado o vandalismo.
Ho già scritto che la discussione aperta da Aschy su questo Forum http://www.gentedisardegna.it/topic...PIC_ID=11062 sulla gestione e la salvaguardia dei beni archeologici sardi illustra bene la situazione evidenziando i diversi elementi che concorrono a far sì che il nostro patrimonio non sia valorizzato come merita o come, per citare maurizio feo, farebbero in Francia se avessero una piramide mesopotamica in casa.
L’elemento primario è sicuramente quello delle scarse risorse finanziarie, che in tempi di vacche magre è anche ovvio: non ce n’è per le persone figuriamoci per le pietre ed i relativi buchi. Ma anche il pressapochismo delle Amministrazioni con i loro interventi scoordinati, casuali, spesso inutili.
Non ultimo ma probabilmente il più importante dei fattori: il disinteresse dei nostri conterranei nei confronti del patrimonio archeologico e quindi della propria storia. Non voglio bacchettare tutti indistintamente, ma sono tanti anni che giro, visito luoghi, fotografo situazioni e mi sto sempre più convincendo che le questioni di cui stiamo discutendo interessino a pochi. Certo c’è questo forum e i suoi partecipanti , ma non sono la punta dell’iceberg: sono l’iceberg. Ho notato che i sardi sono più prodighi ad inviare migliaia di sms per far vincere un festival canoro che firme di solidarietà per salvare un nuraghe in pericolo di crollo.
Non vorrei polemizzarla troppo, e forse esagero non conoscendo tutta la vicenda, ma chi ha sollevato il velo sulla vicenda sono stati dei “continentali” e non l’orgoglioso popolo sardo.
Che fare quindi? Nn lo so, non la vedo bene, forse non siamo preparati a ricevere questa eredità.
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Aschy
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 05/05/2010 : 18:52:36
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| igiemme ha scritto: Non ultimo ma probabilmente il più importante dei fattori: il disinteresse dei nostri conterranei nei confronti del patrimonio archeologico e quindi della propria storia. Non voglio bacchettare tutti indistintamente, ma sono tanti anni che giro, visito luoghi, fotografo situazioni e mi sto sempre più convincendo che le questioni di cui stiamo discutendo interessino a pochi. Certo c’è questo forum e i suoi partecipanti , ma non sono la punta dell’iceberg: sono l’iceberg. Ho notato che i sardi sono più prodighi ad inviare migliaia di sms per far vincere un festival canoro che firme di solidarietà per salvare un nuraghe in pericolo di crollo.
Non vorrei polemizzarla troppo, e forse esagero non conoscendo tutta la vicenda, ma chi ha sollevato il velo sulla vicenda sono stati dei “continentali” e non l’orgoglioso popolo sardo.
Che fare quindi? Nn lo so, non la vedo bene, forse non siamo preparati a ricevere questa eredità.
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"purtroppo" mi trovi concorde e straquoto tutto, quando ho iniziato a fare le escursioni archeologiche, nel 2008, ero invece un po' più ottimista
A noi (e parlo in modo molto generale) sardi manca la consapevolezza dell'unicità del nostro patrimonio archeologico.
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 05/05/2010 : 18:58:30
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| igiemme ha scritto: Non vorrei polemizzarla troppo, e forse esagero non conoscendo tutta la vicenda, ma chi ha sollevato il velo sulla vicenda sono stati dei “continentali” e non l’orgoglioso popolo sardo.
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Bhe Stonepage, han sollevato il caso da appassionati a loro volta. Un qualsiasi altro continentale avrebbe fatto spallucce
Credo che chiunque tra noi appassionati, avesse avuto notizia di un tale occultamento, avrebbe prima tentato d'informarsi meglio (loro per di più son giornalisti...), per dopo, esser assaltati dall'angoscioso dilemma: lo dico o non lo dico?
| Che fare quindi? Nn lo so, non la vedo bene, forse non siamo preparati a ricevere questa eredità. |
Sevono soldi pubblici. Ma è anche vero che siam vicini a Bonorva, e questa domus insieme a quelle di Andrea priu possono costituire un interessante circuito, ed esser cogestite. Non siamo in un territorio privo di esperienza sulla gestione di questi siti e questo va sfruttato.
l'unica cosa da fare è smuovere la stampa...
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Modificato da - DedaloNur in data 05/05/2010 19:01:27 |
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 05/05/2010 : 20:18:30
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Il cammino nell'Internet è appena cominciato. Qualcuno del Forum lo ha subito doverosamente ed opportunamente comunicato anche a Gianfrancopintore, a cui è piaciuta - naturalmente - l'idea, per farla subito sua. Per il momento, più se ne parla e meglio è. Più idee si scambiano, tanto meglio. Quanto più saranno convincenti le proposte programmatiche, tanto meglio. Essere oppure no sardi o continentali conta proprio niente: questo è un patrimonio dell'umanità, ne dobbiamo essere tutti convinti. Poi, verrà il momento che si dovranno mettere i soldi là dove abbiamo messo le parole. Ma - prima - cerchiamo di attirare anche i giornali, le radio e le televisioni. Qui c'è bisogno di una forte opinione popolare condivisa.
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robur.q
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Inserito il - 05/05/2010 : 20:55:44
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In Sardegna (ma potrei dire in tutta Italia) i beni archeologici e culturali sono tantissimi, e gestirli tutti è un problema quasi insormontabile: bisogna trovare i soldi per scavarli o ristrutturarli e poi per tutelarli. E' quasi una battaglia persa in partenza, avrebbe costi insostenibili. Tuttavia i beni e i siti non hanno tutti lo stesso valore: non sto parlando di valore scientifico e di cultura scientifica, ma di valore economico e di cultura "diffusa". Su Nuraxi di Barumini non è uguale agli altri 7000 e rotti nuraghi sparsi per l'isola!!! Bisogna saper scegliere le eccellenze, ciò che è rappresentativo, che ha maggior valore scientifico, che può essere meglio goduto da cittadini e turisti, che è semplicemente più bello. Questo sarebbe compito della politica, di una efficace politica culturale. Ma, ahinoi, il livello culturale della nostra classe politica è scarso assai; in teoria non sarebbe necessario per un politico avere una grande cultura enciclopedica, ma dovrebbe avere la capacità intuitiva di comprendere il valore delle cose, di intuire quando un bene riesce a sollevare l'interesse dell'opinione pubblica; e dovrebbe avere i mezzi decisionali per prendere le dovute iniziative. Insomma, ci vuole una politica culturale che sia allo stesso tempo autonoma da Roma ma anche accentratrice a livello regionale o, quantomeno, provinciale. Non si può più andare avanti con ciascun comune che finanzia il piccolo scavo di paese per dare lavoro ai disoccupati; so di dire una quasi eresia in quest'isola di paesi, ma se vogliamo che i beni culturali siano un investimento, economico e socio-culturale, bisogna fare delle scelte.
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