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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 12/01/2010 : 11:08:53
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| babborcu ha scritto:
saro' scettico, deluso, vecchio, arretrato.. ma penso che la stagione sia finita... e che si dovrà fare un lungo e duto e" Mirato e Comune" lavoro per ricreare l'onda positiva che c'e' stata ,lo ripeto! e che si e' persa .. e che , se la cosa si concretizzera' nella regione delle monadi chiuse sarà molto avantinel tempo. forse anche perchè chi dovrebbe impegnarsi e' scetticoe delusi ecc. ( mea culpa) ...forse perchè non e' capace di collaborare o lascire il testimone a forze giovani... ma non credo che la linea, per quanto riguarda i testi, indicata da te, giuseppe, sia la sola da percorrere e che sia vincente.. anche perchè troverebbe la concorrenza schiacciante di un teatro in italiano storicizzato, potente, ben radicato e presente nell'immaginario collettivo ( si fa per dire: anche nella penisola il teatro e' in crisi) mi domando: ( debbo far leva sulle esperienze ancorapersonali , perdonatemi ) perchè " prima" quello che ho scritto ,, in logudorese stretto, antico e curiale "andava" fuori dal logudoro.. in italia ( non solo nei circoli dei sardi.. in Olanda,nello sceiccato del Dubai, in Catalogna? e credo che andasse perchè lo stesso suono delle parole, la gestualità. la coreografia, le scene.. "comunicavano" aldilà della piena comprensione di ogni vocabolo... e oggi non vanno più? in realtà non lo so se non vadano più... perchè appena una mia "coraggiosa attrice" ha l'occasione di proporne alcuni frammenti, ovunque, ha sempre più che lusinghieri successi di pubblico,, TUTTO rimane li' pero'.. la critica e' assente, i mass media non ne parlano.. piena indifferenza..
esiste un mio testo che presenta una sorta di dialogo- traduzione ( la parte italiana e' di Marco Noce) sardo-italiano... nonostante la agevole comprensione non e' emerso rispetto agli altri... la morale secondo me è questa: abbiamo voglia di creare, adattare, mirare ai tempi focalizzare obiettivi e concretizzare... se non c'è qualcuni che rappresenti i testi... e li rappresenta, prima se ci crede, poi se e' coraggioso e può... ma soprattutto se il pubblico risponde e chi ci lavora viene remunerato ( e non parlo degli autori) la cosa non funzionera' e non andrà avanti e italiano ( che ritengo la mia miglior prova) questo
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orsù Babborcu, il teatro è una forma di arte e spettacolo che funziona da migliaia di anni, non si estinguerà così facilmente certo oggi la concorrenza della televisione è fortissima, anche il cinema ne risente, tanto che si fa sempre più tecnologico e fantasmagorico e infatti personalmente ormai lo visito poco, anche perchè dopo poche settimane i film li vedi in TV oppure ti compri il DVD. Eppoi, in fondo, se ci pensiamo, i reality show, le sit-com, non sono teatro? Forse poco raffinato, ma sono forme di spettacolo di tipo teatrale, voi che siete esperti lo sapete meglio di me! Potrei anche domandarmi perchè non sono nati reality e sit-com tutte sarde? la materia prima certo non manca, e forse c'è stato anche qualche tentativo di commedia, ma in genere tutta la produzione di spettacolo si sta centralizzando a livello nazionale e internazionale; oppure......forse gli autori e gli attori sardi non sono in grado di seguire i gusti del pubblico e le leggi del mercato, ma questo non posso essere io a dirlo! Secondo me lo spazio per lavorare con forme di teatro in Sardegna c'è, perchè siamo una realtà peculiare, ma manca una vera imprenditoria dello spettacolo, mestiere, a dire il vero, molto rischioso.
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Modificato da - robur.q in data 12/01/2010 11:10:35 |
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 12/01/2010 : 11:56:12
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concordo ( c'e' teatro e testro eh! anche me mie vicine che bisticciano sono teatro, ma....) certi cabaret ( massime campidanesi, divertentissimi e intelligenti) seguono il gusto del pubblico.. ma non sono Drammaturgia.. ( ovvio non e' questa la sola forma di teatro possibile e seria ) ma che e' la forma di teatro che mi appassiona e che ritengo più significativa.. ragiono e scrivo grazie alle tue osservazioni ,ROBUR, e' questo l'errore? voler "fossilizzarsi" sulla Drammaturgia ( che non vuo dire solo drammi) la causa dei mancati riscontri ??? la seconda parte del tuo intervento dice , piu' sinteticamente e chiaramente, cio' che più confusamente ho appena tentato di espimere nel mio precedente intervento.. e mi pare che li stia davvero il "busillis" ciao
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 12/01/2010 : 13:21:34
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non credo Babb, il dramma, la tragedia e le varie disgrazie in TV tirano eccome non saprei.... anche là bisogna seguire ciò che maggiormente vuole il pubblico: SANGUE scusa, sto scherzando, ma, forse, non troppo
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musthayoni
Utente Attivo
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Inserito il - 12/01/2010 : 16:50:45
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| robur.q ha scritto:
non credo Babb, il dramma, la tragedia e le varie disgrazie in TV tirano eccome non saprei.... anche là bisogna seguire ciò che maggiormente vuole il pubblico: SANGUE scusa, sto scherzando, ma, forse, non troppo
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.. sangue .. violenza ? ... non solo ... pensa alle trasmissioni strappalacrime della Carrà ... ... .. reality show ? ... può darsi che siano definibili anche pantomime teatrali ... ma del tipo spazzatura direi ... ciononostante la gente li segue .. e se non avessero certo hodiens non li riproporrebbero in serie. Tuttavia .. il teatro è cultura ... mentre a mio parere il reality e via discorrendo è sottocultura .. e i quella grezza direi! Pensi davvero che in Sardegna queste forme di rappresentazione .. possano avere fortuna? ...
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 12/01/2010 : 17:25:55
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| musthayoni ha scritto:
| robur.q ha scritto:
non credo Babb, il dramma, la tragedia e le varie disgrazie in TV tirano eccome non saprei.... anche là bisogna seguire ciò che maggiormente vuole il pubblico: SANGUE scusa, sto scherzando, ma, forse, non troppo
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.. sangue .. violenza ? ... non solo ... pensa alle trasmissioni strappalacrime della Carrà ... ... .. reality show ? ... può darsi che siano definibili anche pantomime teatrali ... ma del tipo spazzatura direi ... ciononostante la gente li segue .. e se non avessero certo hodiens non li riproporrebbero in serie. Tuttavia .. il teatro è cultura ... mentre a mio parere il reality e via discorrendo è sottocultura .. e i quella grezza direi! Pensi davvero che in Sardegna queste forme di rappresentazione .. possano avere fortuna? ...
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sono d'accordo con te che non siano forme di cultura raffinata, tuttavia molta gente ci si immedesima; il teatro è spettacolo e da sempre deve saper cogliere ciò che il pubblico vuole se ambisce a non essere elitario; naturalmente ci sono vie di mezzo equilibrate che autori e attori credo conoscano bene da spettatore ignorante mi viene in mente il teatro sperimentale tipo anni '70:
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Modificato da - robur.q in data 12/01/2010 17:26:23 |
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 12/01/2010 : 19:50:57
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| robur.q ha scritto:
Alla fine secondo me la questione linguistica non è centrale: ciò che è centrale è un testo in cui il pubblico possa immedesimarsi, in cui la lingua ha certamente la sua funzione: un testo ambientato in Sardegna linguisticamente adatto ai tempi sarà un testo nella lingua che parliamo tutti i giorni, che è un misto di sardo locale, di italiano regionale, di italiano standard, a seconda delle situazioni e delle persone; un testo tutto in sardo sembrerebbe vecchio, sorpassato, uno in perfetto italiano artefatto e distaccato
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Anche io avevo riflettuto su questo, sulla possibilità di utilizzare una lingua sentita come familiare dagli spettatori (penso, come parallelo letterario, a Bellas Mariposas di S. Atzeni). In fondo, nella maggior parte della Sardegna, moltissimi parlano un italiano con prestiti, lessicali o sintattici, provenienti dal sardo. D'altro canto mi chiedo però se, decidendo di non scrivere in sardo, non se ne dichiari la definitiva sconfitta, relegando la lingua entro il filone nostalgico che, puntualmente ambientato nel passato, riprende i soliti schemi della commedia/farsa. Che ne pensate? Saluti
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 12/01/2010 : 19:53:18
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| robur.q ha scritto:
| musthayoni ha scritto:
| robur.q ha scritto:
non credo Babb, il dramma, la tragedia e le varie disgrazie in TV tirano eccome non saprei.... anche là bisogna seguire ciò che maggiormente vuole il pubblico: SANGUE scusa, sto scherzando, ma, forse, non troppo
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.. sangue .. violenza ? ... non solo ... pensa alle trasmissioni strappalacrime della Carrà ... ... .. reality show ? ... può darsi che siano definibili anche pantomime teatrali ... ma del tipo spazzatura direi ... ciononostante la gente li segue .. e se non avessero certo hodiens non li riproporrebbero in serie. Tuttavia .. il teatro è cultura ... mentre a mio parere il reality e via discorrendo è sottocultura .. e i quella grezza direi! Pensi davvero che in Sardegna queste forme di rappresentazione .. possano avere fortuna? ...
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sono d'accordo con te che non siano forme di cultura raffinata, tuttavia molta gente ci si immedesima; il teatro è spettacolo e da sempre deve saper cogliere ciò che il pubblico vuole se ambisce a non essere elitario; naturalmente ci sono vie di mezzo equilibrate che autori e attori credo conoscano bene da spettatore ignorante mi viene in mente il teatro sperimentale tipo anni '70:
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Il fatto che siamo rimasti in pochi a discutere di teatro in Sardegna (può darsi che molti abbiano letto gli interventi ma pochi intendano intervenire) ci dà la misura dell'attuale interesse collettivo. Intendo dire che la nostra cultura di base (anche quella scolastica) non considera il teatro (concezione, produzione, esecuzione,...) un elemento fondamentale del nostro patrimonio intellettuale, nonostante alcune sporadiche iniziative quasi mai pubblicizzate e poco conosciute. Gli stessi argomenti di cui noi ci stiamo occupando hanno avuto qualche possibilità di incontri, interventi, dicussioni, ma se ne è saputo poco o niente. Di alcuni ho saputo solo in questo forum. Alcune iniziative, proposte e attività di cui si è parlato in questo forum (Faticoni, Curreli, Musthayoni, Babborcu, Grixenda, Robur...) erano (forse) ancora sconosciute ad alcuni di noi. Le opere dei nostri autori teatrali sono in gran parte sconosciute, riservate a pochi intimi, destinate a poche aree ristrette. Le rappresentazioni delle nostre "filodrammatiche" (per dirla all'antica) non vanno molto lontano (non sempre almeno) oltre la sagra locale, anche quando meriterebbero un pubblico più vasto. Cosa significa (per me) tutto questo (senza la pretesa di esaurire l'argomento)? La marginalizzazione del teatro in tutte le sue espressioni e implicazioni culturali. La mancanza di una politica unitaria e complessiva tendente a valorizzare, a produrre, a far conoscere, anche a insegnare tutti gli elementi costitutivi del tema "teatro": la scrittura, la interpretazione, l'esecuzione, la sperimentazione, la diffusione, la partecipazione, in modo tale da ottenere prodotti validi, utili, comprensibili, accettabili. In modo tale da considerare il teatro (pur nella evoluzione delle sue forme espressive) uno strumento di svago e di cultura, di identità e di conoscenza. Giuseppe
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 12/01/2010 : 22:05:25
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| santobevitore ha scritto:
| robur.q ha scritto:
Alla fine secondo me la questione linguistica non è centrale: ciò che è centrale è un testo in cui il pubblico possa immedesimarsi, in cui la lingua ha certamente la sua funzione: un testo ambientato in Sardegna linguisticamente adatto ai tempi sarà un testo nella lingua che parliamo tutti i giorni, che è un misto di sardo locale, di italiano regionale, di italiano standard, a seconda delle situazioni e delle persone; un testo tutto in sardo sembrerebbe vecchio, sorpassato, uno in perfetto italiano artefatto e distaccato
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Anche io avevo riflettuto su questo, sulla possibilità di utilizzare una lingua sentita come familiare dagli spettatori (penso, come parallelo letterario, a Bellas Mariposas di S. Atzeni). In fondo, nella maggior parte della Sardegna, moltissimi parlano un italiano con prestiti, lessicali o sintattici, provenienti dal sardo. D'altro canto mi chiedo però se, decidendo di non scrivere in sardo, non se ne dichiari la definitiva sconfitta, relegando la lingua entro il filone nostalgico che, puntualmente ambientato nel passato, riprende i soliti schemi della commedia/farsa. Che ne pensate? Saluti
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a per salvare il sardo non basteranno nobili ma velleitarie iniziative individuali, ma una politica linguistica energica che solo l'autorità regionale può veramente ideare e applicare: gli autori, letterari o di teatro che sia, cercano di nuotare al meglio ma non possono fare il mare, soprattutto in una società moderna; solo se la percezione del valore politico-culturale del sardo può creare il mare, ma non possiamo pretenderlo dal teatro: è compito della politica!
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Giuseppe
Utente Attivo
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Inserito il - 13/01/2010 : 09:15:49
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| santobevitore ha scritto: D'altro canto mi chiedo però se, decidendo di non scrivere in sardo, non se ne dichiari la definitiva sconfitta, relegando la lingua entro il filone nostalgico che, puntualmente ambientato nel passato, riprende i soliti schemi della commedia/farsa. Che ne pensate? Saluti
[quote]robur.q ha scritto:
Alla fine secondo me la questione linguistica non è centrale: ciò che è centrale è un testo in cui il pubblico possa immedesimarsi, in cui la lingua ha certamente la sua funzione: un testo ambientato in Sardegna linguisticamente adatto ai tempi sarà un testo nella lingua che parliamo tutti i giorni, che è un misto di sardo locale, di italiano regionale, di italiano standard, a seconda delle situazioni e delle persone; un testo tutto in sardo sembrerebbe vecchio, sorpassato, uno in perfetto italiano artefatto e distaccato
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Siamo arrivati, come si dice, al "dunque". Robur ha scritto: "a per salvare il sardo non basteranno nobili ma velleitarie iniziative individuali, ma una politica linguistica energica che solo l'autorità regionale può veramente ideare e applicare: gli autori, letterari o di teatro che sia, cercano di nuotare al meglio ma non possono fare il mare, soprattutto in una società moderna; solo se la percezione del valore politico-culturale del sardo può creare il mare, ma non possiamo pretenderlo dal teatro: è compito della politica!" Non basta la buona volontà dei singoli teatranti (che comunque ci sono e lavorano e fanno il possibile e anche l'impossibile) occorre una organica "politica del teatro", inteso quale componente fondamentale della nostra cultura e della nostra identità. Se poi il teatro (anche il teatro) debba o possa "salvare" la lingua sarda, è un altro discorso. In altri termini (a me pare e scusate la prima persona) il teatro "in lingua" ha o non ha un ruolo nella vita del teatro in Sardegna, ha o non ha un ruolo nella continuità della lingua sarda? ha o non ha un ruolo nella diffusione, nella conoscenza della nostra cultura e della nostra identità regionale? Giuseppe PS. E' doveroso ricordare che alcune amministrazioni locali hanno già una loro "politica teatrale". Non conosco, invece, la politica regionale.
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Modificato da - Giuseppe in data 13/01/2010 09:20:27 |
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 13/01/2010 : 09:43:17
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mi pare che si stia focalizzando e delimitando nei suoi contorni e sfaccettature qeul BUSILLIS di cui parlavo... ripeto, pero', nel passato si e' fatto tantissimo.. la politica incoraggiava e finanziava,,magari per clientelismi e tornaconto di immagine ed elettorali. . le compagnie, spesso i come monadi, rispondevano, cercavano gli autori gli autori "creavano" alcune compagnie , io conosco bene fueddu e gestu, sia per necessità di divulgazione e sensibilizzazione sia per "mangiare" hanno fatto innumerevoli ed ottimi laboratori teatrali , sardi in limba o nelle limbas o italiani o italino- sardi o di humus sardo presso molte scuole di tutti gli ordini e gradi e di moltissimi centri ( gettando un seme importante sui fruitori-autori,attori di domani) considerate quante cose fatte dai figli coinvolgono gli adulti??? poi tutto si e' affievolito.. PERCHE' ??? domandiamoci questo!!!
quanto alla "drammaturgia" , termine forse improprio usato da me..mannaggia!! vorrei farvi vedere uno spezzone di uno spettacolo o almeno riportarvi un frammento di testo ,, per darvi un'idea di cosa intendessi
ancora .. il problema della sopravvivenza della lingua sarda SI , investe SERIAMENTE il teatro.. ma non e' l'unico, come il teatro non puo' essere il volano principalissimo della sua sopravvivenza.. la sua sopravvivenza sarà garantita da numerosi fattori concordi.. ma sopratutto se ci decideremo a parlarla... a parlarla, in tutti i momenti e occasioni della vita... altrimenti sopravviverà si,, ma nei libri,,,come una lingua morta... ma questo trascende il problerma del teatro"sardo"
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 13/01/2010 : 11:05:06
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Babborcu tu ti chiedi (e ci chiedi) come mai, a tante lodevoli iniziative, spesso perseguite con impegno e con buoni o ottimi risultati, sia seguito un periodo di quasi totale abbandono o disinteresse. Per spiegare quello che penso in proposito, parto un po' più da lontano, dalla realtà di paese, ancor più precisamente da quella scolastica che, in un paese, è uno dei poli culturali, talvolta fautore di iniziative che finiscono per coinvolgere anche adulti. Bene, mi sono accorto di una cosa: negli anni, da quando io andavo alle elementari fino ad oggi, ho visto sorgere diverse iniziative, alcune davvero buone, altre meno, ma quasi nessuna, nonostante l'ottima accoglienza, è riuscita ad andare oltre la durata limitata di qualche anno. La causa? Secondo me la discontinuità. Si parte da buoni propositi, si incomincia con impegno, si finisce disillusi perché manca l'appoggio. Tutto si blocca ma dopo qualche tempo un altro si sveglia: l'ennesima buona idea che finirà anch'essa per naufragare, anche dopo entusiastica adesione. In molti casi le amministrazioni incoraggiano e poi abbandonano. Eppure è proprio la discontinuità il male peggiore perché penso che impedisca di far crescere i semi germogliati con tanto profitto. Tornando al teatro, come si può contare su un buon numero di spettatori attenti e preparati, se manca l'educazione al teatro (sardo o no). Come si può pretendere che bambini e ragazzi imparino qualcosa se la scuola (non dico i genitori!) si preoccupa di portarli a vedere uno spettacolo una volta in 10 anni, senza una minima preparazione precedente? In questo modo i ragazzi accolgono l'iniziativa con l'entusiasmo di chi salta un giorno di lezione e basta, tutto finisce lì. Credo che l'educazione potrebbe essere uno degli strumenti di rivalsa per il teatro e, davvero, in questo senso, la politica potrebbe e dovrebbe fare moltissimo ma, ahimé, proprio questo mi da poca fiducia. Il problema è che per vedere la politica muoversi, bisogna aspettare ma, come si dice da noi, aspettendi nd'est mottu un antru. E scusate la lungaggine, vi prego!
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musthayoni
Utente Attivo
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Inserito il - 13/01/2010 : 12:45:28
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... dunque riassumendo ... esiste ...
un problema di creazione e composizione di tematiche e testi .... in limba ... in italiano ... in italiano sardizzato ... (a proposito siamo sicuri che questa forma italo-sarda meglio conosciuta come proceddina ... sia identificabile come peculiarità nostrana .. o sia invece l'incedere del processo di abbandono del sardo a favore dell'italiano ...e addirittura di termini anglofoni? .. che peraltro stanno intaccando anche l'italiano?)
un problema di diffusione dell'informazione in materia .. a tutti i livelli .. che sicuramente penalizza più di tutte le iniziative di paese ... ma non solo ... (è solo una questione di costi ... o è anche la stortura dell'approccio informativo dei media ... dei giornali ... che prediligono la notizia gossip ... più di ogni altra cosa ... rispetto all'informazione di stampo culturale ? ...
un problema di incetivazioni finanziarie .. attraverso il canale politico-amministrativo ... (e su questo ci sarebbe da dire abbastanza ... anche se esistono realtà a livello di enti locali .. abbastanza sensibili alla cultura e spettacolo espressi dal teatro .. malgrado la ristretezza di risorse finanziarie sempre più limitate a causa dei cosiddetti patti di stabilità e balle varie ... che cmq portano avanti iniziative di incentivazione lodevoli ... diversamente da quanto avviene invece a livello più alto (provinciale - regionale - nazionale) ... ma forse a questi livelli i politici sono già paghi ... delle patetiche sceneggiate teatrali che loro stessi effettuano e offrono agli elettori .. ai cittadini .. negli appositi anfiteatri istituzionalizzati della politica d'alto borgo .. che purtroppo in certi casi .. non risparmia nemmeno le piccole amministrazioni locali ... po caridadi!
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Modificato da - musthayoni in data 13/01/2010 12:48:40 |
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 13/01/2010 : 13:31:22
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applausi e bis Musta!!! la tetralità.. ma si tratta di farse grottesche, di atellane avvolge tutto in una cappa nebulosa , incanta, acceca, droga e allo stesso tempo causa la nausea per ogni "teatro"... circolo vizioso!!!
santo: e gia i genitori di oggi dovrebbero fornire i figli di qualche telefonino o videogioco di meno e ogni tanto portarli a teatro o far loro scegliare qualche buon libro,,, ma se non lo fanno neppure loro,achiavi come sono di telefonini , veline, calciatori, vip, grandi e piccoli fratelli come possono fare: faghide comente bos naro e non comente fatto?
infine: mancano gli entusiami la voglia di "superare" : abbiamo il cuore coperto di grasso e non ne sentiamo più la voce!!.
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grixenda
Utente Normale
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Inserito il - 13/01/2010 : 23:48:41
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Egregi e adorati compagni di sventura ()vi siete dimenticati di un altro fattore moooolto importante in questa discussione,ovvero il totale disinteresse dei giovani nei confronti della loro lingua d'origine. Io,con madre lodeina e babbo lungunese,mi arrabatto per cercare di mettermi in testa termini galluresi sconosciuti,visto che a casa mia non si parla nè lodeino o nè gallurese.I miei compaesani invece,che hanno la fortuna di parlare il dialetto in casa loro sin da piccoli a volte hanno queste uscite "Chiudi la polta"(ma si dice ianna), "affaccati a la finestra" (ma si dice balconi) "schilzendi cu lu focu" (burrulendi) che mi fanno molto pensare. Le mie mirabolanti e ascensionali riflessioni mi portano sempre al solito punto:noi sardi per molto tempo abbiamo avuto vergogna del nostro dialetto,del nostro accento.Abbiamo fatto di tutto per cercare di ingentilire la nostra parlata,e,soprattutto in paesi come il mio,molte parole di lungunese si sono perdute.Senza contare che,almeno quando ero adolescente io,parlare il dialetto era assolutamente out(soprattutto in fase di rimorchio). E questo non solo nella gloriosa Lungoni,ma in vari posti.I miei cugini nuoresi per esempio parlano italiano.Con noi nipoti le zie si rivolgono in italiano(spesso passando dall'una all'altra lingua nella stessa frase),nonostante io e miei cugini capiamo e parliamo(saltuariamente)il sardo. Io non so di chi sia la colpa,però abbiamo sempre creduto che il sardo fosse un dialetto rozzo e volgare.Quando studiavo a Roma e incontravo qualche gallurese io provavo a intavolare una discussione in dialetto(che proprio perchè conosco poco cerco di parlare il più possibile)ma si finiva sempre per parlare in italiano. Però provate ad andare in vacanza in aAbruzzo:sulla costa ho faticato parecchio a capire che un barista mi stava offerndo il caffè.E ci credo parlava in abruzzese con un sasso in bocca!! Non so da voi,ma da noi è solo da qualche anno che si sta ricominciando a rivalutare il dialetto e le nostre tradizioni(e con qualche confusione geografica... ogni tanto vedo lungunesi girare in giacca di fustagno,gambali e barritta...mah) Recitare in dialetto quindi a volte viene considerato come "rozzo",sorpassato,vecchio. E soprattutto a volte non ci si capisce.é frustante essere galluresi e dover chiedere al proprio padre cosa cavolo sia "L'agliola"(la mietitura)o non saper pronunciare bene la triade magica del gallurese(occhi arricchi jinocchi).Ma in questo caso un po'sono responsabili quelli che pensavano di essere giudicati per la loro lingua e non per se stessi,che si vergognavano di essere sardi e non parlavano il dialetto. Il teatro è vita,e senza la vita di tutti i giorni non ci puo'essere teatro.Ma è il solito discorso,e cioè che bisogna fare sacrifici(ma io devo lavorare)fare le prove(ma io devo uscire)mettersi da parte(ma io perchèp devo dire solo 2 battute?).Come pretendete che ci sia educazione al teatro in una scuola dalla quale è stato soppresso lo studio della preistoria e quello dell'antica grecia?
A me personalmente piace molto l'esperimento di Camilleri del siculo italianizzato.Attenzione però:quanti milanesi ci sono che lo leggono? E soprattutto a Camilleri gliene fregherà qualcosa?Gli autori sardi pensano forse che il sardo sia più difficile del siciliano?O che faccia meno ridere? Basta finito.Un saluto a tutti i miei uomini.
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Per aspera sic itur ad astra |
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 14/01/2010 : 12:35:11
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griscenda,, mandami un tuo indirizzo meil, per favore,, voglio manfdarti un testo non teatrale.. vorrei il tuo parere, ciau.
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