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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 25/01/2010 : 11:43:02
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Attenzione alle capacità compensative e redistributive delle risorse delle società complesse: ricordate la carestia di Irlanda (1845-1852), su una popolazione iniziale di più di 8 milioni si calcolano 1.000.000 di morti per fame e malattie e un altro milione di emigrati!!! Le società più complesse sono anche quelle dove si ha maggiore concentrazione di persone e pertanto assai più esposte a estese carestie e devastanti epidemie; paradossalmente le società più semplici hanno una popolazione più stabile. Con questo non voglio dire che la società nuragica al suo top non fosse complessa: anzi!!! Mi sembra infatti che Desi decisamente sottovaluti le risorse necessarie per costruire anche "solo" venti nuraghi all'anno: sto parlando di risorse umane, forza lavoro e capacità tecnologiche, risorse economiche e forza (e potere) organizzativi. In altre parole, ci dovevano essere un congruo numero di persone da distrarre dai lavori di sussistenza, una corporazione, un "gremio" potremmo dire, di personale in possesso delle non semplici tecniche di costruzione, un gruppo sociale forte, dotato di potere e di risorse per pagare o costringere i costruttori. Tutto ciò è legato ovviamente alle capacità produttive del territorio, ma forse ancor di più alla piramide sociale frutto degli eventi immediatamente precedenti allo sviluppo della civiltà dei nuraghi. Non conosco i particolari della civiltà mitteleuropea riportata da Desi, ma ho qualche serio dubbio che potesse competere in risorse alimentari con le civiltà mediterranee anche neolitiche, per via della produttività agricola in aree con clima freddo, che, ricordo, avranno uno sviluppo deciso solo con patata e mais dal nuovo mondo. I cereali hanno il loro habitat di elezione in zone con clima più caldo.
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Modificato da - robur.q in data 25/01/2010 11:47:10 |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 25/01/2010 : 11:43:27
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| Il regime di sussistenza non è definito dalla ricchezza delle risorse ma dalla modalità del loro uso, e precisamente dalla mancanza di un meccanismo redistributivo come quello mesopotamico che poteva compensare i periodi di carenza produttiva. In altri termini si mangia molto e si incrementa la popolazione quando c’è tanto cibo e si muore quando viene a mancare per un periodo superiore alle due o tre stagioni. Inoltre l’affermazione si riferisce alla definizione di ‘regime di sussistenza’ e non alla presenza di tale regime in Sardegna, che è invece dimostrato oggettivamente dall’assenza di qualunque evidenza archeologica che possa testimoniare un meccanismo redistributivo (nel periodo di cui si parla e non solo). La presunta ‘ricchezza’ delle ceramiche non è un parametro da cui si possa derivare la presenza di un’economia diversa dalla sussistenza (nel Sahel - e non solo - trovi anche contenitori di PVC e di acciaio, ma vivono lo stesso in tale regime, ancora oggi). |
Cosa s'intende per processo redistributivo? il trasferimento ad es. di risorse metallifere ed alimentari da una zona ad un altra. questi fatti sono documentati in Sardegna sin dal neolitico. Si dimostrano con il commercio dell'ossidiana, con lo spostamento di derrate alimentari come il pesce dalle coste verso l'interno. la struttura d'accoddi presuppone l'esistenza di un elute e il convolgimento nella sua costruzione di vari villaggi e una trasmissione del potere stabile (non lo dico io). questo stadio di stratificazione social non può esistere senza una qualche forma di redistribuzione.
stesso discorso va fatto per la costruzion dei Nuraghi. Occorre un surplus di risorse per costruirle e alimentare quella parte di popolazione, dedicata alla lor costruzione, cavatori, carpentieri, costruttori. il discorso fatto per monte d'accoddi per analogia (ed a maggior ragione) si applica al fenomeno dei nuraghi complessi.
| Quali immense strutture? È l’errore di cui parlo oltre. Parliamo di una media di 20 strutture l’anno (in tutta l’isola) che ragionevolmente vennero edificate con maggiore frequenza (sempre bassa rispetto a quello che appare) assai più tardi, e comunque sempre in regime di sussistenza. |
questo calcolo è del tutto astratto e fuorviante.
anzitutto spalma l'attività edificatoria uniformente su tutta l'isola mentre essa si concentra massicciamente in alcune zone. Quindi la frequenza e l'intensità edificatoria va applicata a tali zone e non all'intera Sardegna.
oltre a questo errore di metodo, non si tiene conto (al solito) dell'ideologia alla base deella costruzione dei Nuraghe, e dunque, la supposizione sulla frequenza entro cui furono costruiti è del tutto aleatoria. Non sono fortezze, dnque non sono legati a contingenze militari; non sono abitazioni civili, dunque non sono direttamente legati a fenomeni di espansione o diminuzione demografica.
l'architettura insegna che in quel modo o si costruisce per dio o per il re. lasciando irrisolta a monte tale questione è eviwdente l'inutilità del nuraghe e ancor di più la sua replicazione seriale. il nuraghe è un lusso. quindi la costruzione di un nuraghe non essendo apparentemente legata ad alcun fenomeno contingente, può solo esser dipesa dalla volontà di costruirli e dalla disponibilità di surplus indispensabili per le costruzioni "inutili" e lussuose. Questa immagine del nuraghe stride fortemente con un economia di sussistenza.
inoltre e come avviene sempre quando si confrontano la Sardegna con regioni come quelle mesopotamiche o dell'europa continentale si misconosce la grande imporanza della risorsa ittica. , la quale esssendo meno o per nulla soggetta alle variazioni climatiche stabilizza le risorse alimentari a disposizione.
Creta minoica sosteneva circa 200.000 (ma qualcuno parla di molti di più) individui senza pianure degne di nota. l'agricoltura si fermava al vino e all'olio. è ovvio pensare che oltre alla pastorizia fosse grande l'apporto proteico della pesca. e che in periodo di penuria agricola ci si rivolgesse alle richezze marine.
applicare dunque il modello di sviluppo delle zone continentali alla Sardegna è un altro (grave) errore di metodo, nel considerare la società e lo sviluppo sardo. Il paragone fondamentale va posto con le isole.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 25/01/2010 : 12:14:30
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| Non dissenti con me, ma con tutti coloro che hanno studiato in dettaglio la situazione centroeuropea. La qualità del territorio, la migliore tecnologia (in Sardegna la transizione neolitica è arrivata dopo) ma soprattutto le evidenze archeologiche dicono il contrario. Potresti dare un’occhiata ai lavori riassuntivi di M. Gimbutas |
. visto che la si è nominata la Gimbutas non parla in alcun modo di arretratezza della civiltà sarda di fronte al resto della antica europa. ma anzi ne loda le capacità architettoniche.
non capisco infine perchè si parli di rivoluzione neolitica arrivata in ritardo in Sardegna dato che la sua prima manifestazione si fa risalire alla ceramica cardiale che interessò prima l'italia, poi sicilia e sardegna infne francia e spagna. In sardegna si sono registrati vari insediamente legati a questa grande cultura marinara. essa introdusse la ceramica, probabilmente la pesca d'altura (testimoniata in altri siti cardiali) e fondamentale ancor di più , il commercio dell'ossidiana sarda. la cultura cardiale si instlla in punti nevralgici in grado di consentirgliun economia differenziata, sia per l'approvigionamento dell'ossdiana, sia per la reperibilità delle risorse ittiche che agricole.
altri siti sardi dimostrano la stretta continuità tra cultura cardiale e successive culture neolitiche da bonu ignino ad ozieri. Nel complesso, vista anche la antica metallurgia poi manifestatasi gia con Ozieri, non mi pare affatto un quadro arretrato rispetto al resto d'euroopa.
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 25/01/2010 : 12:20:29
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Robur e Dedalo...sono in sintonia con la vostra esposizione. Il commercio sardo è testimoniato da ossidiana e lingotti in rame, (e ipotizzabile di prodotti del pescato e agricoli), nonché da una fiorente industria di ceramica da trasporto (che spiega la presenza della ormai famosissima ceramica povera nuragica in molte coste mediterranee). Questi presupposti sono da porre alla base di ogni logica teoria sulla civiltà nuragica a meno di volersi aggrappare ad improbabili specchi scivolosi che non offrono appiglio alle teorie trite e ritrite (e smentite dai fatti) che alcuni studiosi ci hanno propinato fino a dieci anni fa. Non è proponibile la solita storiella di un'isola incapace di presentarsi al mondo del Bronzo quando 8.000 nuraghe sono lì a testimoniare che la Sardegna era la più fiorente civiltà del Mediterraneo Occidentale. Non è neanche proponibile una possibilità di dialogo e confronto se si continua a fare paragoni con civiltà d'oltremare che hanno poco a che vedere con l'isola in materia di clima, fauna, flora, risorse minerarie e testimonianze architettoniche. Sarebbe sufficiente analizzare il fenomeno ox-hide, ma pare che ci siano ancora remore perfino su questo argomento. Propongo una riflessione: cosa ci fanno lingotti ciprioti in Sardegna? Le spiegazioni sono tre e conducono allo stesso risultato: l'isola era ricchissima e collaborava con Cipro. La prima spiegazione è che la Sardegna cedeva merci varie in cambio di lingotti (altrimenti Cipro li avrebbe spediti altrove, magari all'Egitto o agli Ittiti). La seconda spiegazione è che la Sardegna utilizzava talmente tanto rame (per fondere il bronzo) da doverlo importare da Cipro perché il proprio era insufficiente. La terza ipotesi è che l'isola era la principale fornitrice di lingotti verso oriente e, come pare rilevare dagli ultimi studi, i lingotti sardi venivano prodotti con più colate sovrapposte di materiale proveniente da rottami uniti a minerale puro ricavato da miniere sarde. In conclusione, essendo i maggiori esperti delle tecniche di fusione, i nuragici costituivano la capitale della metallurgia dell'epoca e continuarono quei contatti con le altre civiltà iniziati nel neolitico (con ossidiana e pescato) e proseguiti senza soluzioni di continuità fino ad oggi.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 25/01/2010 : 12:30:32
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| La quantità di gente dipendeva solamente dalla disponibilità contestuale di cibo ed era fortemente influenzata dalla mancanza di un sistema di ridistribuzione centralizzato (testimoniato dalla mancanza di strutture adatte allo scopo e delle tracce di una civiltà urbana). |
anche questo è sbagliato. anzitutto un sistema di ridistribuzione non è di per se legato alle civiltà urbane. nello chieftain è documentato un meccanismo redistributivo legato all'economia del dono. secondo me la civiltà nuragica raggiunse questa formazione sociale gia nel bronzo medio. è impensabile la costruzione dei nuraghi senza una qualche forma di accentramento.
sull'assenza di strutture, bisogna tener presente il problema dele costruzioni effimere di legno e ladiri. Impensabile che non fosse previsto un sistema per quanto elementare di stoccaggio di grano, almeno solo per conservare un raccolto.
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desi satta
Utente Medio
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:18:35
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| .machiavelli. ha scritto:
@ Desi
I meccanismi redistributivi nel periodo nuragico non possono essere dimostrati finché gli studiosi proporranno una società che, essendo apparentemente priva di scrittura e incapace di produrre tecnologia, non possa essere evoluta anche nel resto della sua complessità. E' un problema di metodologia nella ricerca dei parametri dai quali iniziare la ricerca.
| Dissento (vedi anche oltre per le strutture in mattoni crudi. La Sardegna sarebbe l'unico caso in cui una civiltà (o cultura) non ha lasciato alcuna traccia di sé, mentre nel periodo di cui parliamo si trovano evidenze archeologiche di una cultura tardoneolitica. Non c'è alcuna evidenza archeologica dell'esistenza di quello che ipotizzi tu (ecco perché ti ho chiesto se avessi bibliografia). Soprattutto stride con le evidenze stratigrafiche di quei luoghi in cui sono presenti serie stratigrafiche continue neolitico BA, ad esempio Poisteris. Si trova tutta la serie senza alcuna evidenza (proprio nessuna) di altro. In generale l'invocare l'assenza di prove come prova di un'ipotesi (seppure ragionevole) esula dalla discussione scientifica. (E fa parte delle piacevoli discussioni tra amici).
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Allo stesso modo la presenza di strutture in ladiri di fango è indimostrabile (a parte qualcosa che ha pubblicato Ugas) perché si sciolgono e diventano invisibili. Non posso portare bibliografia a supporto per il semplice fatto che gli scavi che mostrano i ladiri sono solo occasionali (in tutto il mondo) e derivanti da incendi che hanno cotto i mattoni rendendoli visibili.
| Mi permetto di correggerti. Le strutture in mattoni crudi resistono migliaia di anni, anche in aree soggette ad inondazioni. Esempi: Mari (Mesopotamia, Siria, adiacente il fiume, invasa dall'acque innumerevoli volte); Ebla (Siria); città costruite utilizzando quasi essenzialmente mattoni crudi; vedi ad esempio i lavori di Matthiae. il riferimento agli incendi è opportuno invece per le tavolette incise con caratteri cuneiformi, che si conservano assai meglio se restano coinvolte in un uncendio (come per l'appunto il famosissimo archivio di Ebla). Tuttavia le tavolette sono fatte di argilla di buona qualità, non di fango e paglia, proprio per consentire l'ottenimento di caratteri chiari. L'argilla purificata (non cotta) si dilava (lei sì) molto rapidamente. Il ladiri, (al contrario) è un composito di paglia e fango (tra l'altro)particolarmente resistente al dilavamento, soprattutto negli esiti di un crollo. Nel caso della mesopotamia, sono state rilevate fondazioni di edifici in mattoni crudi in aree oggi paludose, quindi 'a bagno' per centinaia e centinaia d'anni. Altro discorso per gli intonaci in fango e paglia, questi effettivamente si conservano quasi esclusivamente in caso di incendi.
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Inoltre sono distante anni luce dalla tua affermazione: la realizzazione di una torre nuragica non richiede risorse elevate e, grazie alla tecnica costruttiva, neppure grosse infrastrutture aggiuntive. Chi afferma questo dovrebbe prima capire a fondo cosa ci sia dietro la realizzazione di queste strutture realizzate a secco (uniche nel mondo occidentale) e poi mettere su una squadra in grado di realizzarne uno (anche un protonuraghe sarebbe sufficiente) in tempi ragionevoli. Diciamo che una squadra di 10 volenterosi che a mani nude (solo corde e buoi) pensasse di tagliare, trasportare, sovrapporre, incastonare e cupolare un nuraghe impiegherebbe parecchie settimane, e non è detto che resisterebbe a 3500 anni di eventi (floreali compresi).
| Dissento anche in questo (ma è un altro tema), però non è ciò che ho detto . La mia affermazione si riferiva alla mancanza della necessità di infrastrutture per la realizzazione dei nuraghi , ed era legata al fatto che la materia prima si trova in loco (con qualche piccola eccezione, ad esempio il piano di calpestio della soglia di Palmavera) e, grazie alle particolarità strutturali delle torri, non erano necessarie gravose impalcature (necessarie ad esempio per le strutture basate sull'uso dell'arco e dei paramenti legati con malte. In altri termini, una cultura confrontabile con la chefferie tanto cara a MF, sarebbe stata compatibile con i nuraghi. Mi permetto anche di ricordarti che: 1) nuraghi a corridoio sono ampiamente presenti nell'area egeo anatolica nel BF/ferro 2) il concetto di falsa volta è stato utilizzato innumerevoli volte in ambito edilizio, prima dei sardi (ad es alcune celle interne dei cairns bretoni), e dopo (o contemporaneamente, ad es. le strutture tombali egee).
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Grazie per la scorrevolezza e la perizia con la quale esprimi le tue idee.
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Trovi? Grazie, ma non siete in tanti ad apprezzarlo.
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desi satta
Utente Medio
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:23:31
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| .machiavelli. ha scritto:
Dimenticavo...le risorse agricole mesopotamiche erano importantissime...infatti non possedevano ossidiana e rame ed erano sempre in guerra. E' un paragone improponibile. L'unica cosa che ci accomuna è il periodo.
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No. Semplicemente laggiù erano in anticipo di qualche migliaio d'anni. Col tempo (dal BF al ferro) trovi lo sviluppo delle società urbane anche sull'isola. A giudicare da quello che dicono le stratigrafie, fino al BF i sardi, da soli, non sono arrivati a questo (se poi in futiro ci saranno altre scoperte vedremo, per ora non ce n'è traccia). Ciò che è successo nel ferro (intendo per i sardi) potremmo saperlo se ci fosse chi ci lavora ( adesso pochi e bistrattati).
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.machiavelli.
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:28:54
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Cosa intendi per società urbana?
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desi satta
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:35:29
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| robur.q ha scritto:
Attenzione alle capacità compensative e redistributive delle risorse delle società complesse: ricordate la carestia di Irlanda (1845-1852), su una popolazione iniziale di più di 8 milioni si calcolano 1.000.000 di morti per fame e malattie e un altro milione di emigrati!!! Le società più complesse sono anche quelle dove si ha maggiore concentrazione di persone e pertanto assai più esposte a estese carestie e devastanti epidemie; paradossalmente le società più semplici hanno una popolazione più stabile. Con questo non voglio dire che la società nuragica al suo top non fosse complessa: anzi!!! Mi sembra infatti che Desi decisamente sottovaluti le risorse necessarie per costruire anche "solo" venti nuraghi all'anno: sto parlando di risorse umane, forza lavoro e capacità tecnologiche, risorse economiche e forza (e potere) organizzativi. In altre parole, ci dovevano essere un congruo numero di persone da distrarre dai lavori di sussistenza, una corporazione, un "gremio" potremmo dire, di personale in possesso delle non semplici tecniche di costruzione, un gruppo sociale forte, dotato di potere e di risorse per pagare o costringere i costruttori. Tutto ciò è legato ovviamente alle capacità produttive del territorio, ma forse ancor di più alla piramide sociale frutto degli eventi immediatamente precedenti allo sviluppo della civiltà dei nuraghi. Non conosco i particolari della civiltà mitteleuropea riportata da Desi, ma ho qualche serio dubbio che potesse competere in risorse alimentari con le civiltà mediterranee anche neolitiche, per via della produttività agricola in aree con clima freddo, che, ricordo, avranno uno sviluppo deciso solo con patata e mais dal nuovo mondo. I cereali hanno il loro habitat di elezione in zone con clima più caldo.
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1) Per le caratteristiche delle culture che vivono in regime di sussistenza non prendertela con me; se può confortarti non trovi neppure uno specialista che la pensi diversamente. Rifletti solo sul fatto che i morti in Irlanda ci sono stati proprio per il cattivo funzionamento di un meccanismo di compensazione ridistributiva, come avveniva ad es, in mesopotamia, in cui i templi erano responsabili dell'ammasso e della previsione delle necessità, ma è ovvio che nel caso di carestie particolarmente gravi si moriva anche con tutta la buona volontà di questo mondo, al massimo si poteva provare a mangiare i meccanismi ridistributivi, ma pare che siano ipocalorici e poveri di acidi grassi omega3. 2) Se rileggi con un po' di attenzione il mio post, noterai che non sto parlando della cultura nuragica al suo apice. Si parla di BA (cioè la domanda di MF. Se poi non ti interessa il BA, prenditela con Maurizio, oppure apri un altro topic sullo dinamica della popolazione durante il BM/BF/ferro). Sempre se rileggi il mio post, noterai che l'ho suggerito anch'io. 3) Un'osservazione generale che non risponde in modo particolare al tuo post. Forse non sarebeb male individuare con precisione il periodo di cui si parla e, nello stesso modo, fare riferimento alle evidenza stratigrafiche. Visto che ci sono (non moltissime per la verità) perchè non considerarle visto che si tratta degli unici dati scientifici di cui si dispone?
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desi desi.satta@alice.it |
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Turritano
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:38:22
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| desi satta ha scritto:
... laggiù erano in anticipo di qualche migliaio d'anni ...
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Esagerata!
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:39:35
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| Turritano ha scritto:
| desi satta ha scritto:
... laggiù erano in anticipo di qualche migliaio d'anni ...
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Esagerata!
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PS naturalmente bisogna vedere a cosa ti riferisci ...
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desi satta
Utente Medio
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:39:38
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| Turritano ha scritto:
| desi satta ha scritto:
.... laggiù erano in anticipo di qualche migliaio d'anni ...
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Esagerata!
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Un esempio? Fondazione di Mari (visto che l'ho già citata mi torna utile)i. La città venne fondata con un piano regolatore preciso (non si sviluppò da una precedente occupazione, venne proprio fondata come città), comprendente strade, edifici pubblici, areee mercatali e sacre, un porto un sistema di canalizzazioni per l'agricoltura, un sistema di canalizzazioni per la navigazione commerciale. Data? 2000 a.C. Dimmi tu in che data fu fondata la prima città sarda concepita come tale e poi fai le debite sottrazioni.
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Modificato da - desi satta in data 25/01/2010 20:41:50 |
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Turritano
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:47:10
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Ecco , sullo sviluppo di una civiltà urbana in Sardegna, molto ritardato in confronto ad altre zone, non si può che essere d'accordo. E' quello che ho sempre sostenuto anch'io (anzi, nello specifico, la Civiltà Nuragica, non è mai arrivata nella sua evoluzione allo stadio di civiltà urbana, purtroppo ) Però, se ci riferiamo a tecniche, tecnologie e usanze (costruzioni, panificazione, enologia ecc.), che possono svilupparsi anche in assenza di una civiltà urbana, il discorso sarebbe naturalmente diverso ... e più articolato Turritano
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Modificato da - Turritano in data 25/01/2010 20:56:09 |
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:55:09
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| desi satta ha scritto:
| robur.q ha scritto:
Attenzione alle capacità compensative e redistributive delle risorse delle società complesse: ricordate la carestia di Irlanda (1845-1852), su una popolazione iniziale di più di 8 milioni si calcolano 1.000.000 di morti per fame e malattie e un altro milione di emigrati!!! Le società più complesse sono anche quelle dove si ha maggiore concentrazione di persone e pertanto assai più esposte a estese carestie e devastanti epidemie; paradossalmente le società più semplici hanno una popolazione più stabile. Con questo non voglio dire che la società nuragica al suo top non fosse complessa: anzi!!! Mi sembra infatti che Desi decisamente sottovaluti le risorse necessarie per costruire anche "solo" venti nuraghi all'anno: sto parlando di risorse umane, forza lavoro e capacità tecnologiche, risorse economiche e forza (e potere) organizzativi. In altre parole, ci dovevano essere un congruo numero di persone da distrarre dai lavori di sussistenza, una corporazione, un "gremio" potremmo dire, di personale in possesso delle non semplici tecniche di costruzione, un gruppo sociale forte, dotato di potere e di risorse per pagare o costringere i costruttori. Tutto ciò è legato ovviamente alle capacità produttive del territorio, ma forse ancor di più alla piramide sociale frutto degli eventi immediatamente precedenti allo sviluppo della civiltà dei nuraghi. Non conosco i particolari della civiltà mitteleuropea riportata da Desi, ma ho qualche serio dubbio che potesse competere in risorse alimentari con le civiltà mediterranee anche neolitiche, per via della produttività agricola in aree con clima freddo, che, ricordo, avranno uno sviluppo deciso solo con patata e mais dal nuovo mondo. I cereali hanno il loro habitat di elezione in zone con clima più caldo.
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1) Per le caratteristiche delle culture che vivono in regime di sussistenza non prendertela con me; se può confortarti non trovi neppure uno specialista che la pensi diversamente. Rifletti solo sul fatto che i morti in Irlanda ci sono stati proprio per il cattivo funzionamento di un meccanismo di compensazione ridistributiva, come avveniva ad es, in mesopotamia, in cui i templi erano responsabili dell'ammasso e della previsione delle necessità, ma è ovvio che nel caso di carestie particolarmente gravi si moriva anche con tutta la buona volontà di questo mondo, al massimo si poteva provare a mangiare i meccanismi ridistributivi, ma pare che siano ipocalorici e poveri di acidi grassi omega3. 2) Se rileggi con un po' di attenzione il mio post, noterai che non sto parlando della cultura nuragica al suo apice. Si parla di BA (cioè la domanda di MF. Se poi non ti interessa il BA, prenditela con Maurizio, oppure apri un altro topic sullo dinamica della popolazione durante il BM/BF/ferro). Sempre se rileggi il mio post, noterai che l'ho suggerito anch'io. 3) Un'osservazione generale che non risponde in modo particolare al tuo post. Forse non sarebeb male individuare con precisione il periodo di cui si parla e, nello stesso modo, fare riferimento alle evidenza stratigrafiche. Visto che ci sono (non moltissime per la verità) perchè non considerarle visto che si tratta degli unici dati scientifici di cui si dispone?
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nomi, cognomi e riferimenti bibliografici, please ti ricordo che la carestia in Irlanda è avvenuta circa 150 anni fa in quella che era parte integrante della più grande potenza dell'epoca, ovvero l'Impero Britannico!!! (God save the Queen e puru the King)
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desi satta
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Inserito il - 25/01/2010 : 20:59:03
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| Turritano ha scritto:
Ecco , sullo sviluppo di una civiltà urbana in Sardegna, molto ritardato in confronto ad altre zone, non si può che essere d'accordo. E' quello che ho sempre sostenuto anch'io. Però, se ci riferiamo a tecniche, tecnologie e usanze (costruzioni, panificazione, enologia ecc.), che possono svilupparsi anche in assenza di una civiltà urbana, il discorso sarebbe naturalmente diverso ... e più articolato Turritano
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Non ho detto nulla di diverso, semplicemente che non ci sono evidenze della presenza di quelle strutture pubbliche che sottendono i meccannismi sociali alla base della ridistribuzione. Visto il periodo di cui stiamo parlando sarebbe stato davvero strano trovarli, visto che non erano ancora sviluppati neppure nell'Europa continentale. Si tratta solamente di un dato di fatto (alla luce delle attuali evidenze, ovviamente). Tra l'altro sono in accordo con gran parte di quello che hai detto nel tuo post più lungo (cui non ho risposto perché trovi le mi considerazioni altrove). Tuttavia non dimenticare che si parla del BA, dunque ancora quasi nulla di ciò che dici tu.
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