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musthayoni
Utente Attivo
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Inserito il - 20/10/2009 : 16:23:18
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.. bravo babbai mi hai letto nel pensiero ... riti per far piovere .. riti correlati a Maimone .. la divinità pluviale sarda ... a lui ci si rivolgeva nei periodi di siccità per provocare la pioggia benefica .. per i campi .. e per gli animali ... i santi cristiani sono arrivati in seguito ..
Maimone .. Maimone abba cheret su laore abba cheret su spigau Maimone laudau ..
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 20/10/2009 : 22:19:22
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il battesimo....si doveva fare rigorosamente entro gli 8 giorni della nascita del bambino.... il quale veniva portato in chiesa in braccio da una signora del paese, che generalmente assisteva anche al parto, accompagnata dal padre del bambino e dal padrino e la madrina, la mamma non poteva uscire e quindi neanche partecipare al battesimo fino a quando non s'incresiada ossia dopo 15 gg o un mese (mia mamma non si ricorda) andava in chiesa e il prete la benediva, purificandola.... La festa di battesimo si svolgeva in casa con un cumbidu (invito) di dolci sardi fatti per l'occasione...poi tutti insieme con il bambino ma senza la mamma, andavano a casa dei padrini e li u'antru cumbidu......
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Andros
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 20/10/2009 : 22:42:55
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| Tizi ha scritto:
il battesimo....si doveva fare rigorosamente entro gli 8 giorni della nascita del bambino.... il quale veniva portato in chiesa in braccio da una signora del paese, che generalmente assisteva anche al parto, accompagnata dal padre del bambino e dal padrino e la madrina, la mamma non poteva uscire e quindi neanche partecipare al battesimo fino a quando non s'incresiada ossia dopo 15 gg o un mese (mia mamma non si ricorda) andava in chiesa e il prete la benediva, purificandola.... La festa di battesimo si svolgeva in casa con un cumbidu (invito) di dolci sardi fatti per l'occasione...poi tutti insieme con il bambino ma senza la mamma, andavano a casa dei padrini e li u'antru cumbidu......
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...e magari unu ballisceddu... Tizi...complimenti a te e a tua mamma!!! La tua stessa testimonianza me l'anno raccontato alcune "anziane" di mia conoscenza e si trova anche in un libro di F. Alziator... Andrea
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Andrea L. |
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Tzinnigas
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 20/10/2009 : 22:50:34
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| Tizi ha scritto:
il battesimo....si doveva fare rigorosamente entro gli 8 giorni della nascita del bambino.... il quale veniva portato in chiesa in braccio da una signora del paese, che generalmente assisteva anche al parto, accompagnata dal padre del bambino e dal padrino e la madrina, la mamma non poteva uscire e quindi neanche partecipare al battesimo fino a quando non s'incresiada ossia dopo 15 gg o un mese (mia mamma non si ricorda) andava in chiesa e il prete la benediva, purificandola.... La festa di battesimo si svolgeva in casa con un cumbidu (invito) di dolci sardi fatti per l'occasione...poi tutti insieme con il bambino ma senza la mamma, andavano a casa dei padrini e li u'antru cumbidu......
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Tiziana... io aggiungo solo che il padrino all'uscita di chiesa, lanciava in aria monetine da 10 e da 5 lire, con qualche caramella.... Se non faceva questo gesto noi bambini dicevamo che su battiari fudi sfundau...
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... Este de moros custa bandera ki furat su coro...(Cordas & Cannas)
"Ci sono due cose durature che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali” (Hodding Carter)
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Andros
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 20/10/2009 : 22:55:24
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Babborcu bhe...allora aspetto la pubblicazione! Con "si ballava a toccu" intendi che cosa? Con le campane o con altri oggetti percossi o, ancora, uso di strumenti fonici? Lo sai che quando sento parlare di ballo...ollu sciri tottu...
Mustha, grazie anche a te per le segnalazioni bibliografiche... Andrea
Andrea
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Modificato da - Andros in data 20/10/2009 23:00:48 |
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Andrea L. |
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 20/10/2009 : 23:02:40
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| Andros ha scritto: ...e magari unu ballisceddu... Tizi...complimenti a te e a tua mamma!!! La tua stessa testimonianza me l'anno raccontato alcune "anziane" di mia conoscenza e si trova anche in un libro di F. Alziator... Andrea
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Grazie Andros sicuramenti unu ballisceddu e una cantada ci essianta po festeggiai su pippiu
un rito funebre caduto in disuso è "atittai su motu".....per ogni funerale veniva chiamata una signora del paese (ce nera più di una che svolgeva questo compito) la quale doveva "attittai su motu", ossia si avvicinava alla persona deceduta che veniva adagiata in un letto (cumpostu) e cominciava a cantare una nenia triste e ripetitiva, in questo modo dava l'estremo saluta al morto.... io ricordo quando morì mia nonna (avevo 12 anni quindi 34 anni fa), allora il rito era ormai caduto in disuso, ma venne una cugina anziana e cominciò la sua cantilena triste, nominava mia nonna e disperata le dava l'addio, nella sua nenia piangeva e parlava, le sue parole erano un continuo lamento malinconico.....mi colpì talmente tanto che lo ricordo ancora perfettamente.....
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Modificato da - Tizi in data 20/10/2009 23:04:01 |
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Panorama
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Tizi
Salottino
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Inserito il - 20/10/2009 : 23:07:35
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| Tzinnigas ha scritto: Tiziana... io aggiungo solo che il padrino all'uscita di chiesa, lanciava in aria monetine da 10 e da 5 lire, con qualche caramella.... Se non faceva questo gesto noi bambini dicevamo che su battiari fudi sfundau...
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hai fatto benissimo ad aggiungere, non lo sapevo.... po su salludu Ave Maria al mattino...hai ragione, mi seu introbeddada, ho detto tutto al contrario....
Rispondo ad Andros....si io e Graziano siamo dello stesso paese
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manu79
Utente Medio
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Inserito il - 20/10/2009 : 23:32:32
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Ragazzi avete detto tante di quelle cose sul cristianesimo (oltrettutto veritiere), da meritarvi il tribunale della santa inquisizione!!!!! Come dice sempre un mio amico sacerdote ..... Che Dio vi fulmini!........
Tizi, s'incresiu, ossia il rito della purificazione, avveniva quaranta giorni dopo la nascita del figlio. Anche da noi i padrini lanciavano le monetine all'uscita di chiesa, cito testualmente a tal proposito quanto riportato nell'ultima pubblicazione su Elmas: ...... All'uscita dalla chiesa vi era la folla dei ragazzini che speravano nella generosità del padrino che era obbligato a lanciare abbondanti manciate di monetine che dovevanosoddisfare le esigenze del gruppo gioioso e festante e per evitare la conosciuta canzinetta di spregio che diceva: "Su padrinu a busciacca sfundara e sa padrina a borsetta ca......da". Da noi nel corteo del battesimo verso la chiesa e per il percorso inverso, veniva scelta all'uopo una ragazzina che indossava per l'occasione una crestina bianca ed un grembiulino ricamato solitamente d'organza.
Il rito de s'incresiu, si rifaceva all tradizione ebraica. La stessa madonna sottostette a tale rituale e la cicostanza è ricordata nella festa della candelora (anche questa festa a quanto pare di origine pagana) celebrata i 2 febbraio esattamente quaranta giorni dopo natale. Il termine "candelora" è utilizzato per indicare popolarmente quella che prima della riforma liturgica era la ricorrenza " purificationis Beatae Virginis Mariae" (la purificazione della beata vergine Maria) attualmente chiamata "Presentationis Beate Virginis Marie in Templo" (presentazione ........ di Gesù al tempio). Anche i rituali della candelora, con tutte le credenze popolari ad essa legate, pur essendo molto simili nei diversi paesi, hanno in ognuno di questi delle particolarità interessanti..........
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emanuele mudu |
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babborcu
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Inserito il - 21/10/2009 : 09:48:52
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andros... a toccu era a suono di campana,,, il sagrestano era bravissimo a farlo.. c'erano , comunque, alcuni individui che ,tenedo sotto braccio una cannada ( un contenitore per il latte in rame) ,la stringevano un po' alternativamente e battendo con le dita la superficie estena ed il fondo imitavano il suono della chitarra!!! in mancanza , gli stessi ballerini ripetevano ritmicamente"trintabaranta e chentu" e ballavano!
battesimo.. anche da noi entro gli otto giorni... il bambino o bambina aveva un abitino e fasce, che se non ereditato, era cucito"a cumbidu" ovvero invitando delle ragazze di buona fama ( che no metessero fatture fra le fodere) che sapessero cucire... le fasce erano spesso anche comprate e allora quelle antiche hanno tessute in fabbrica delle frasi" felicità", "fortuna" "viva l'italia" e "garibaldi" sino ai primi del novecento i bambini, come nell'antichità, erano fascados a brazzos intro , come mummiette e poichè non si muovevano troppo e "nascevano ad occhi chiusi" per i primi giorni si mettevano dentro un canestro sul comodino o su una mesiglia accanto al letto dei genitori... si credeva che cosi' facendo avrebbero parlato presto ed avrebbero acquaistato abilità nel fare le rime l'abito da battesimo comprendeva sempre una copertina, un corittu e una cuffietta, spesso di seta , ricamati con lustrini e perline di vetro,,la cuffia aveva su rusciu cioe' una guarnizione di seta finissima arricciata.. il colore era bianco senza distinzione di sesso... se si aveva un abitino troppo colorato per le guarnizioni, veniva attenuato in chiesa sovrapponendo il velo nuziale della mamma.. la madre restava in casa per il battesimo e si componeva il corteo.. il bambino era portato da una ragazzina bven vestita con un grembiale di tela nianca anche ricamato tipo cameriera accanto un altra ragazzina portava su un vassoio preferibilemnte d'argento ( se non si aveva si richiedeva in prestito) l'acqua calda in una caffettiera o teiera bella per non raffreddare la testa del bamnbio e il sale in una bella saliera... dietro i padrini ,, se sposati o fidanzati a braccetto e il babbo poi i parenti... all'uscita anche da noi il lancio di monetine , caramelle e confetti... e se poco " battijimu asciuttu busciacca isfundada" i padrini regalavano soldi al neonato cosi' i parenti,, i soldi venivano nascosti tra le fasce del bambino.. giunti a casa nuovo lancio di caramelle , condetti e soldini... io lo ho visto fare da ragazzo e negli anni cinquanta, nel dopoguerra, non "raccoglievano solo bambini ! ma anche adulti, soprattuto donne anziane.. s'inchejiamentu.. come ben dive manu, avveniva 40 giorni dopo il parto,, era previsto dal rituale canonico,, la donna , vestita con l'abito da mezza festa ( su estire nieddu) con il bambino ben abbigliato di recava in chiesa con una candela in mano... si inginocchiava sulla soglia, il sacerdote la raggiungeva , la benediva, la purificava, riceveva la candela,, ed il rito finiva,,, la donna , ritenuta impura, si "lavava" e ritornava nel contesto sociale... il parto era un evento scioccante, al quale la donna si rassegnava, per la mancanza di cure adeguate, di assistenza e per le condizioni igieniche,, i parti difficili portavano spesso alla morte della donna e del nascituro, erano frequenti le morti delle puerpere per emmoragia o setticemia... si diceva: a sa femina partolza istat abberta sa sepoltura pro baranta dies" pare che sino alla fine del 1800 si partorisse in piedi, con la puerpera appoggiata al gancio ( su grocco) della porta chiusa.. mentre il marito "fuggiva " nei campi o al lavoro e non tornava prima dell'avviso del parto... si credeva che i padrini trasmettessero sul figlioccio virtu', capacita' e difetti...
preso,se volete, vi descrivero' il matrimonio e su corruttu( le usanze funebri)
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musthayoni
Utente Attivo
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Inserito il - 21/10/2009 : 10:54:31
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| babborcu ha scritto:
andros... a toccu era a suono di campana,,, il sagrestano era bravissimo a farlo.. c'erano , comunque, alcuni individui che ,tenedo sotto braccio una cannada ( un contenitore per il latte in rame) ,la stringevano un po' alternativamente e battendo con le dita la superficie estena ed il fondo imitavano il suono della chitarra!!! in mancanza , gli stessi ballerini ripetevano ritmicamente"trintabaranta e chentu" e ballavano!
battesimo.. anche da noi entro gli otto giorni... il bambino o bambina aveva un abitino e fasce, che se non ereditato, era cucito"a cumbidu" ovvero invitando delle ragazze di buona fama ( che no metessero fatture fra le fodere) che sapessero cucire... le fasce erano spesso anche comprate e allora quelle antiche hanno tessute in fabbrica delle frasi" felicità", "fortuna" "viva l'italia" e "garibaldi" sino ai primi del novecento i bambini, come nell'antichità, erano fascados a brazzos intro , come mummiette e poichè non si muovevano troppo e "nascevano ad occhi chiusi" per i primi giorni si mettevano dentro un canestro sul comodino o su una mesiglia accanto al letto dei genitori... si credeva che cosi' facendo avrebbero parlato presto ed avrebbero acquaistato abilità nel fare le rime l'abito da battesimo comprendeva sempre una copertina, un corittu e una cuffietta, spesso di seta , ricamati con lustrini e perline di vetro,,la cuffia aveva su rusciu cioe' una guarnizione di seta finissima arricciata.. il colore era bianco senza distinzione di sesso... se si aveva un abitino troppo colorato per le guarnizioni, veniva attenuato in chiesa sovrapponendo il velo nuziale della mamma.. la madre restava in casa per il battesimo e si componeva il corteo.. il bambino era portato da una ragazzina bven vestita con un grembiale di tela nianca anche ricamato tipo cameriera accanto un altra ragazzina portava su un vassoio preferibilemnte d'argento ( se non si aveva si richiedeva in prestito) l'acqua calda in una caffettiera o teiera bella per non raffreddare la testa del bamnbio e il sale in una bella saliera... dietro i padrini ,, se sposati o fidanzati a braccetto e il babbo poi i parenti... all'uscita anche da noi il lancio di monetine , caramelle e confetti... e se poco " battijimu asciuttu busciacca isfundada" i padrini regalavano soldi al neonato cosi' i parenti,, i soldi venivano nascosti tra le fasce del bambino.. giunti a casa nuovo lancio di caramelle , condetti e soldini... io lo ho visto fare da ragazzo e negli anni cinquanta, nel dopoguerra, non "raccoglievano solo bambini ! ma anche adulti, soprattuto donne anziane.. s'inchejiamentu.. come ben dive manu, avveniva 40 giorni dopo il parto,, era previsto dal rituale canonico,, la donna , vestita con l'abito da mezza festa ( su estire nieddu) con il bambino ben abbigliato di recava in chiesa con una candela in mano... si inginocchiava sulla soglia, il sacerdote la raggiungeva , la benediva, la purificava, riceveva la candela,, ed il rito finiva,,, la donna , ritenuta impura, si "lavava" e ritornava nel contesto sociale... il parto era un evento scioccante, al quale la donna si rassegnava, per la mancanza di cure adeguate, di assistenza e per le condizioni igieniche,, i parti difficili portavano spesso alla morte della donna e del nascituro, erano frequenti le morti delle puerpere per emmoragia o setticemia... si diceva: a sa femina partolza istat abberta sa sepoltura pro baranta dies" pare che sino alla fine del 1800 si partorisse in piedi, con la puerpera appoggiata al gancio ( su grocco) della porta chiusa.. mentre il marito "fuggiva " nei campi o al lavoro e non tornava prima dell'avviso del parto... si credeva che i padrini trasmettessero sul figlioccio virtu', capacita' e difetti...
preso,se volete, vi descrivero' il matrimonio e su corruttu( le usanze funebri)
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... Andros .. confermo che anche da noi in paese ... spesso si ballava su ballu de Cresia a toccus de campana ... e un certo sacrestano che faceva Serra di cognome .. era un virtuoso al riguardo ...
.. babbai ... la morte delle puerpere durante il parto .. introduce anche ad un altra credenza .. quelle delle panas ... cioè gli spiriti delle donne morte di parto che lavavano i loro panni lungo le rive dei fiumi ...
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Andros
Salottino
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Inserito il - 21/10/2009 : 11:29:54
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Capito Babborcu! Tutto è ammesso quindi posta i riti che sai...Io, il contenitore del latte lo conoscevo come "launi de mulli!! Mustha, confermi? Andrea
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Andrea L. |
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 21/10/2009 : 12:30:56
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da noi la purpera e' detta panalza... la donna morta di parto era la pana.. se non si compiva un determinato rituale .. ovvero mettere nella bara un ago infilato con il filo senza nodo ed un pezzo di lino ( cosi' la pana era impegnata a cucire continuamentem senza mai finire) ... le pana in determinati giorni.. c'e' chi riporta il giovedi' chi il sabato adavano al lavatoio o al fiume per lavare la camicia insanguinata del parto e la battevano sulla pietra da lavare ( sa lapida) con osso di morto, terrorizzando le vive che si trovavano li.. per questo ne' di giovedi' ne' di sabato si lavavano i panni... questa credenza essite su una vasta area europea..
matrimonio: ci si sposava in genere alla fine dell'anno agricolo.. perchè si avevano più mezzi per i festeggiamenti.. mai a luglio ( triulas) mai nelle festività dei morti, mai a maggio ( a maju mai)... dei materassi del corredo ho detto.. la sposa doveva possedere l'abito festivo della sua classe nuziale,, se non lo aveva lo riceveva in prestito dalla madrina o da parenti i amiche.. la mattina del amtrimonio era previsto il bagno e, sotto le direttive della madre, tre ragazze, una signorina una sifnorina didanzata ed una sposata con prole, vestivano la sposa... quando si usavano le mutande venivano messe alla rovescia.. la sposa teneva nella nusciacca falza una forbicina aperta ( per tagliare le chicciere malevole)... gli invitati della sposa andavano a casa sua, quelli dello sposo a casa dello sposo e lo accompagnavano sino alla casa della sposina, le giovani ragazze indossavano l'abito di gala.. il rumore argentino delle bottoniere risuonava per le strade.. lo sposo era benedetto dalla madre con speciali formule.. e asperso di grano e fiori( doveva inginocchiarsi su un cuscino) ... poi usciva da casa al braccio del padre.. a casa della sposa i due sposini erano ancora benedetti da entrambe le madri o in mancanza dalla parente più stretta.. la sposachiedeva " perdono" ai genito perchè abbandonava la casa... il corteo procedeva con gli sposi al braccio dei rispettivi padri ( le madri restavano in casa.. forse perchè impegnate a preparare il rinfresco) dietro tutte le signorine in costume doppia fila e poi il resto del parentado... al rientro ricevevano sa grazia... cioè mentre passavano conoscenti, amiche non invitate uscivano dalle case gettavano grano e spezzavano il piatto..( se non si rompeva era segno che la sposa non era più vergine) prima di entrare in casa grano e piatti rotti da parte delle madri e parenti anziane ( nessuna poteva partecipare vestito completamente a lutto,, ma se, presenziava cambiava il fazzoletto scuro con uno colorato) il festino si chimava trattamentu e si faceva in genere in casa della sposa..si chiedevano in prestito sedie, bicchieri, vazzoi ai vicini.. le persone si disponevano sedute lungo le pareti e prendevano cibi e bevande da vassoi portati da ragazzi e ragazze .. si altenavano biscotti, caffe', anicini, acquavite, amretti, strega, menta ecc.. i ragazzi dovevano essere svelti nelle passate per far in modo che gli invitati non si servissero troppo e le passate fossero numerose ..cosi' si faceva bella figura.. se si sposavano vedovi o anziani il rituale era diverso... la sposa non portava l'abito di gala ma quello di mezza festa.. erano proibiti la bottoniera ed il velo di tulle.. l'altare era dobbato modestamente con poche candele accese..spesso non nell'altare maggiore , ma in una cappella secondaria... all'uscita ..per scherzo, si buttavano fave o ceci al posto del grano,,, quando si ritiravano in casa avveniva sa correddada,, ovvero uangazzarra con schimazzi, musica di coperchi di pentole eferri vari, si portavano frosse piante di malva e corna animali con aranci o limoni ifissi,, la cosa in genere terminava quando lo sposo usciva ed offriva dolci e vino a chi manifestava la riprovazione della comunità per un matrimonio che era probabilmente destinato a non produrre prole.. se lo sposo era di un altro paese il corteo era spesso interrotto da ragazzi che tendevano un'ostacolo con una fune o nastro... lo sposo lo tagliava con le forbici e pagava un pedaggio ( perchè "rubava" una donna al paese) ah! c'erano dei malefici per provocare l'impotenza dello sposo,, quando gli sposi dicevano si... qualcuno poteva annodare un giunco dicendo formule,,, per scongiurare il fatto lo sposo portava una moneta d'argento enlla scarpa sinistra.. altri malegici consistevano nel mescolare sale o cenere nella "grazia"
poi, se non vi annoia, kle usanze funebri e l'attittidu..
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Tzinnigas
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Inserito il - 21/10/2009 : 12:46:48
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... A Villa Sant' Antonio c'era anche questa usanza quando la sposa era di altro paese... Lo sposo, con tutto il corteo dei suoi parenti raggiungeva il paese della sposa, portando un cesto colmo di pane pintau, vino liquoroso, dolci vari e ben adornato... veniva regalato dallo sposo alla prima persona che incontrava nel territorio del paese della sposa...
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... Este de moros custa bandera ki furat su coro...(Cordas & Cannas)
"Ci sono due cose durature che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali” (Hodding Carter)
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Tizi
Salottino
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Inserito il - 21/10/2009 : 23:17:31
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| Babborcu ha scritto: poi, se non vi annoia, kle usanze funebri e l'attittidu..
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No che non ci annoia, anzi.....sono pronta ad ascoltarti, sono curiosa di sapere se ci sono similitudini con l'usanza da me descritta....."S'attittidu". Da cosa nasce questa usanza?
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Andros
Salottino
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Inserito il - 22/10/2009 : 00:04:36
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| Tizi ha scritto:
| Babborcu ha scritto: poi, se non vi annoia, kle usanze funebri e l'attittidu..
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No che non ci annoia, anzi.....sono pronta ad ascoltarti, sono curiosa di sapere se ci sono similitudini con l'usanza da me descritta....."S'attittidu". Da cosa nasce questa usanza?
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Straquoto Tizi....Babborcu continua...sopratutto se ti diverte!!! Io non mi annoio anzi... Andrea
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Andrea L. |
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