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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 22/10/2009 : 00:06:53
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| Tizi ha scritto: un rito funebre caduto in disuso è "atittai su motu".....per ogni funerale veniva chiamata una signora del paese (ce nera più di una che svolgeva questo compito) la quale doveva "attittai su motu", ossia si avvicinava alla persona deceduta che veniva adagiata in un letto (cumpostu) e cominciava a cantare una nenia triste e ripetitiva, in questo modo dava l'estremo saluta al morto.... io ricordo quando morì mia nonna (avevo 12 anni quindi 34 anni fa), allora il rito era ormai caduto in disuso, ma venne una cugina anziana e cominciò la sua cantilena triste, nominava mia nonna e disperata le dava l'addio, nella sua nenia piangeva e parlava, le sue parole erano un continuo lamento malinconico.....mi colpì talmente tanto che lo ricordo ancora perfettamente.....
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Nell'antichità classica nella veglia al morto erano presenti le prefiche, donne pagate per piangere e ricordare la bontà in vita della persona morta. Arrivavano a strapparsi perfino i capelli nello svolgere il loro "lavoro". Mi semba che sia un'usanza arrivata quasi fino ai giorni nostri nell'Italia meridionale.
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 22/10/2009 : 08:56:31
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| Tzinnigas ha scritto ... A Villa Sant' Antonio c'era anche questa usanza quando la sposa era di altro paese... Lo sposo, con tutto il corteo dei suoi parenti raggiungeva il paese della sposa, portando un cesto colmo di pane pintau, vino liquoroso, dolci vari e ben adornato... veniva regalato dallo sposo alla prima persona che incontrava nel territorio del paese della sposa...
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Si è vero...quando si è sposato mio fratello Franco all'arrivo a Paulilatino, paese della sposa, il corteo nunziale si è fermato, lo sposo è sceso dalla macchina e ha dato in dono un bel cestino pieno di dolci, una bottiglia di vino e se non ricordo male anche su coccoi pintau fatto per l'occasione......una bellissima usanza che ormai quasi nessuno fa più...... Adesso per i matrimoni il pranzo generalmente si svolge in ristorante....ma un tempo non era certo così..... Gli invitati venivano divisi in due gruppi, i parenti della sposa mangiavano a casa dei genitori della sposa....gli sposi e i parenti dello sposo invece pranzavano a casa dei genitori dello sposo....al pomeriggio ci si riuniva tutti quanti e si faceva festa grande....canti e balli fino alla sera. Si cantavano delle canzone dedicate agli sposi....mutettusu ma anche canzoncine allegre e con dopi sensi...... ne ricordo una o meglio una o due frasi....che faceva più o meno così: Ca gei da fatta bella a ti coiai piga sa fui e bai....piga sa fui e bai.....piga sa fui e bai a t'impiccai poi c'erano altre frasi che non ricordo, Graziano tu ti ricordi???? e se non sbaglio finiva così Ca gei da fatta bella a ti coiai piga a poibidda tua e bai a ti croccai.....
Si sà.... finisce sempre così.....
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 22/10/2009 : 08:58:14
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| Neva ha scritto: Nell'antichità classica nella veglia al morto erano presenti le prefiche, donne pagate per piangere e ricordare la bontà in vita della persona morta. Arrivavano a strapparsi perfino i capelli nello svolgere il loro "lavoro". Mi semba che sia un'usanza arrivata quasi fino ai giorni nostri nell'Italia meridionale. |
Devo chiedere a mio marito se ricorda questa usanza....anche per sentito raccontare.....
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Modificato da - Tizi in data 22/10/2009 08:58:32 |
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Andros
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 22/10/2009 : 20:22:42
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| Nevathrad ha scritto: Mi semba che sia un'usanza arrivata quasi fino ai giorni nostri nell'Italia meridionale.
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Dolores Turchi in "Ho visto agire s'accabadora", conferma quanto tu dici Neva! Andrea
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Modificato da - Andros in data 22/10/2009 20:24:00 |
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Andrea L. |
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babborcu
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 23/10/2009 : 09:06:03
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l'attittidu-- lamento funebre era molto diffuso nel mediterraneo.. non solo in italia meridionale ( vedi gli studi di Ernesto Demartino.. le foto di pinna ecc) ma in corsica , dove si chimava vocero.. l'usanza in sardegna era tanto radicata che le ripetute azioni della chiesa per estirparlo abbero i loro effetti solo in tempi relativamente recenti.. l'attittu all'arrivo del sacerdote , infatti di solito , cessava. ..nel nord sardegna erano famose le lamentatrici di nulvi. sia per la vena poetica sia per la "scena" .. arrivavano a strapparsi i capelli, buttarsi la cenere sui capelli... graffiarsi la faccia... vi e' da dire comunque che non di rado attittavano le parenti più strette, il vicinato, oltre che attittadoras compensate con danaro e derrate... l'attittidu dei bambini era detto pibiu... ma per i neonati non si attittava, la madre non prendeva lutto stretto e le campane non suonavano a morto, ma a allegria, perchè si riteneva che un angelo fosse tornato in cielo... le condoglianze per i bimbi erano.." mama diciosa, non pianghedas chi b'azis un angheleddu in chelos"... e simili mentre per gli adulti_ patidelu pro deus... in sa gloria siat e simili.. A ittiri, appena un familiare spirava si provvedeva a far suonare le campane a morto... i benestanti avevano più tocchi.. la salma veniva lavata con acqua e aceto ( lo facevano in genere i vicini e compari o comari) e composta sul letto con gli abiti migliori e son le scarpe, possibilmente nuove... chi andava al funerale toccava la scarpa destra del morto per no "vederlo in sogno" le donne defunte , come abito funebre, indossavano l'abito di gala, le ragazze, se lo possedevano, l'abito nuziale, le donne appartenenti alle confraternite il vestito da processione.. qualcheduno sceglieva di essere sepolto con il saio di san francesco.. non si mettevano gioielli o si toglievano prima dell'inumazione... nella casa del defunto si velavano con teli neri specchi, quatdri e si eliminavano tutti gli oggetti "allegri".. la notte la salma era vegliata , solitamente da uomini... le donne prendevano immediatamente il lutto, secondo le regole per status e parentela... in antico la vedova si avvolgeva il viso con il telo di cotone affumicato e si copriva il capo con una gonna scura... in seguito ed anche adesso, non di rado, con un fazzoletto nero.. il defunto, collocato nella bara, stava a pes a gianna.. non eccezionalmente venivano posti nella bara oggetti: monete, sigari, ai bambini caramelle e quaderni... se morivano giovani donne non sposate veniva collocata nella bara parte del corredo... i non sposati venivano benedetti dalla madre prima dell'inumazione come per i matrimoni.. durante le esequie la donne stavano separate dagli uomini, se possibile in stanze diverse... le attittadoras eseguivano su teju.. una cantava una strofa, spesso secondo lo schema del muttu torradu, e le altre rispondevano " ohi coro meu! oppure ohi coro 'e s'anima mia!" era comunque ( perlomeno a ittiri) ritenuto disdicevole esagerare con i pianti e dare in escandescenze... in quel caso era definito " jannittare" ( come il cane che latra alla porta o l'innamorato lamentoso sulla porta dell'amata) ed era criticato.. sovente, oltre che esprimere il dolore e cantare le virtu' del morto, l'attittadora ricordava i lutti freschi delle astanti per coinvolgerle emotivamente.. " bennida ses maria rosa e tottu siat pro deu intrados in sa losa maridu tou e meu.... nella casa non si accendeva fuoco, i vicini portavano da mangiare, bevande, caffe' ( s'acconortu) la bara era trasportata a spalla, nessuna donna seguiva pero' il feretro.. perchè ..s'interru est cosa de omines... ( si noti , pero' come nelle tre principali scansioni del ciclo della vita le donne più coinvolte non partecipino al corteo) subito dopo iniziava il lutto, che per gli uomini durava in forma stretta non più di tre mesi ( il vedovo non radeva la barba e compariva in pubblico col cappuccio del gabbano sempre calato sugli occhi) per le vedove , se non si risposavano, durava tutta la vita e, a seconda del grado di parentela , sei anni, tre anni, un anno, sei mesi... succeduto dal mezzo lutto.... vicine di casa ,parenti lontane, comari ..ecc.. per alcuni mesi quotidinamente indossavano il gembiale copricapo alla rovescia..dal lato senza fiorami.. la vedova era visitata spesso dalle "idemortos" che portavano notizie e richieste del defunto e ricevevano in cambio doni o almeno l'invito del caffe'...
trascrivo, infine, il bellissimo attitidu di ossi
e fizu e fizu meu cherzo a tinde pesare sa prenda valorosa
e fizu e fizu meu e su dolore tou movet su coro duru
e fizu e fizu meu no b'andes a sa losa chi inie b'at iscuru
e fizu e fizu meu beni a bolu columba no b'andes a sa tumba mihi ! chi mama non cheret..
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sabry
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Inserito il - 23/10/2009 : 09:46:50
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anche da noi si dice attitai e credo che questa usanza si sia dismessa non da molto perchè ancora ne ho sentito parlare, c'erano donne che venivano chiamate per questa funzione. le campane a morto da noi vengono ancora suonate, infatti, essendo il paese abbastanza piccolo, nel giro di poche ore tutti sanno ... per chi suona la campana ...
che mi dite de su bandu? da noi lo fanno ancora prima in sardo e poi in italiano. quando ero piccola passava il banditore in bicicletta, si fermava negli incroci principali, suonava la trombetta tre volte e poi dava le comunicazioni, che potevano essere sia di carattere informativo da parte delle istituzioni che pubblicitario ad esempio il giorno in cui sarebbe arrivato il pesce.. "a chini ada bolli comprai giarrettu, lissa, anguidda ... custu mengiau a domu de zia maddalena". e così via. ora lo fanno con un potente altoparlante dal municipio io, che vivo in campagna, riesco a sentirlo da casa mia.
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 23/10/2009 : 09:48:21
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| Tizi ha scritto:
| Neva ha scritto: Nell'antichità classica nella veglia al morto erano presenti le prefiche, donne pagate per piangere e ricordare la bontà in vita della persona morta. Arrivavano a strapparsi perfino i capelli nello svolgere il loro "lavoro". Mi semba che sia un'usanza arrivata quasi fino ai giorni nostri nell'Italia meridionale. |
Devo chiedere a mio marito se ricorda questa usanza....anche per sentito raccontare.....
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Non più di una decina di anni fa ho visto in tv, non ricordo il programma, un documentario sull'argomento (purtroppo mi sfugge se in Puglia o Calabria) e queste donne fino ancora agli anni '50 esercitavano la loro funzione.
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 23/10/2009 : 09:55:04
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| babborcu ha scritto:
trascrivo, infine, il bellissimo attitidu di ossi
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E' veramente toccante...
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 23/10/2009 : 11:13:36
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senza scomodare troppo l'italia meridionale nel sassarese si registrano attittidos ancora negli anni 50.. poi cominciano a scemare.. ma ne ho visto, ad esempio, uno io a romana ancora alla fine anni 60... in barbagia soppravvive ancora in rarissimi casi.. ma ancora negli anni 50 era molto praticato..
attittu logudorese per un figlio ucciso ( qualcuno ritiene l'attittidu come modo per incitare alla vendetta "..attizzare", almeno come origine... altri titengono che sia una sorta di "consolo" ,, attittare, avvicinare al seno.. nutrire :
"...pilos de oro in lama, chie t'at mortu, nara? ti piango, pilisortu nara, chie t'at mortu? astore bellu in bolu e de mama consolu astore in bolu bellu de mama pinnadellu bellu in bolu astore de mama raru fiore fiore bellu de mama chie t'at mortu?nara ojos mios de cara chie t'at mortu? nara... ecc.
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gallosu
Utente Attivo
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Inserito il - 23/10/2009 : 11:37:02
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| Tizi ha scritto:
| Neva ha scritto: Nell'antichità classica nella veglia al morto erano presenti le prefiche, donne pagate per piangere e ricordare la bontà in vita della persona morta. Arrivavano a strapparsi perfino i capelli nello svolgere il loro "lavoro". Mi semba che sia un'usanza arrivata quasi fino ai giorni nostri nell'Italia meridionale. |
Devo chiedere a mio marito se ricorda questa usanza....anche per sentito raccontare.....
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Questa usanza era presente anche da noi anche se le prefiche non erano pagate o almeno non lo erano nel periodo di cui ho ricordi. Anzi, quando era morto mio nonno, negli anni settanta, mi ricordo che si era presentata (senza invito) una signora, che tra l'altro non era neanche una parente, ed aveva iniziato la sceneggiata tanto che era stata allontanata dai miei parenti in quanto il suo "lavoro" non era gradito.
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 23/10/2009 : 12:54:41
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| babborcu ha scritto:
senza scomodare troppo l'italia meridionale nel sassarese si registrano attittidos ancora negli anni 50.. poi cominciano a scemare.. ma ne ho visto, ad esempio, uno io a romana ancora alla fine anni 60... in barbagia soppravvive ancora in rarissimi casi.. ma ancora negli anni 50 era molto praticato..
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non è che volessi scomodarla, però era un dato pressochè certo che avevo...
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 23/10/2009 : 13:13:00
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gallosu: si succedeva questo.. quando era ormai reputata "vergona" quella teradizione: da noi le prendevano quasi di peso e le portavano in cucina con la scusa di prendere il caffe'... comu que quasi sempre le attittadoras venivano assoldate.. ma venivano se mai ricompensate con una sorta di "regalo"--- la presenza di atttirradoras prezzolate davvero, a volte provenienti da altri paesi era rara ed era una sorta di status simbol dei "ricchi"... si raccontrano tante cose.. provo, se non vi annoio, a dirvene qualcuna... una attittadora, molto scocciata perchè non pe passavano i consueti caffe', dolci nelle pause.. si vendico' cantando:
ne perdo e ne balanzo maridu anzenu piango pro s'istarellu pienu ( istarellu : misura per il grano) piango maridu anzenu m'importat cantu est nudda sento pius una pudda ( mi spiace più se mi muore una gallina)...
a volte ci era un lato comico che si sovrapooneva sul dramma:
la madre a cui era morta la figlia a cui aveva fatto cucire la gonna del costume festivo..
"..fiza mia cara, non sento atteru e chi ses morta chena ti la ponner ...( non mi dule altro:e' che sei morta senza pettertela.. ovviamente la gonna..ma..)
la donna acui era morto imptovvisamente il marito e non aveva fatto in tempo a mangiare i pesci e li aveva nascosti sotto il letto, vedendo il gatto raimondo ( MUNDU) rubarli: "mundu mundu, a unu a unu tottu ti che los leas..."
le due sorelle a cui era morto il padre ,, una dava in escandescenze , l'altra taceva.. al che: betta calchi lagrima. chi t0at mortu unu babbu no unu cane.. nessi pro su chia t a narrer sa critica.. cosi' l'altra cominacia ad urlare :" Babbu meu! babbu meu istimadu.." si interrompe e fa: " bene so andende?"
le due sorelle che piangono la zia.. " tia mia!" e l'altra: "tia mia bella!! "tia mia!" "tia mia istimada!" "tia mia!" "tia mia de oro!"
" a propositu! ammentada tin de ses de nde li ogare sos buttones!?" scusate, ma l'argomento stava doventando tetro.. ciau
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Marialuisa
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Inserito il - 23/10/2009 : 14:48:18
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| babborcu ha scritto:
" a propositu! ammentada tin de ses de nde li ogare sos buttones!?" scusate, ma l'argomento stava doventando tetro.. ciau
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Bravissimo e spassoso , Babborcu , quasi un colpo di scena , hai calato il deus ex machina versione Bisodia e il racconto è diventato irresistibile . Altro che yiddish mame , le ziette ne sanno una più del diavolo . Complimenti Andros per la discussione , istruttiva con leggerezza .
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Tizi
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Inserito il - 23/10/2009 : 14:52:44
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| Babborcu ha scritto: trascrivo, infine, il bellissimo attitidu di ossi
e fizu e fizu meu cherzo a tinde pesare sa prenda valorosa
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commovente.....bellissima.
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Tizi
Salottino
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Inserito il - 23/10/2009 : 14:54:15
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| Babborcu ha scritto: gallosu: si succedeva questo.. quando era ormai reputata "vergona" quella teradizione: da noi le prendevano quasi di peso e le portavano in cucina con la scusa di prendere il caffe'... comu que quasi sempre le attittadoras venivano assoldate.. ma venivano se mai ricompensate con una sorta di "regalo"--- la presenza di atttirradoras prezzolate davvero, a volte provenienti da altri paesi era rara ed era una sorta di status simbol dei "ricchi"... si raccontrano tante cose.. provo, se non vi annoio, a dirvene qualcuna... una attittadora, molto scocciata perchè non pe passavano i consueti caffe', dolci nelle pause.. si vendico' cantando:
ne perdo e ne balanzo maridu anzenu piango pro s'istarellu pienu ( istarellu : misura per il grano) piango maridu anzenu m'importat cantu est nudda sento pius una pudda ( mi spiace più se mi muore una gallina)...
a volte ci era un lato comico che si sovrapooneva sul dramma:
la madre a cui era morta la figlia a cui aveva fatto cucire la gonna del costume festivo..
"..fiza mia cara, non sento atteru e chi ses morta chena ti la ponner ...( non mi dule altro:e' che sei morta senza pettertela.. ovviamente la gonna..ma..)
la donna acui era morto imptovvisamente il marito e non aveva fatto in tempo a mangiare i pesci e li aveva nascosti sotto il letto, vedendo il gatto raimondo ( MUNDU) rubarli: "mundu mundu, a unu a unu tottu ti che los leas..."
le due sorelle a cui era morto il padre ,, una dava in escandescenze , l'altra taceva.. al che: betta calchi lagrima. chi t0at mortu unu babbu no unu cane.. nessi pro su chia t a narrer sa critica.. cosi' l'altra cominacia ad urlare :" Babbu meu! babbu meu istimadu.." si interrompe e fa: " bene so andende?"
le due sorelle che piangono la zia.. " tia mia!" e l'altra: "tia mia bella!! "tia mia!" "tia mia istimada!" "tia mia!" "tia mia de oro!"
" a propositu! ammentada tin de ses de nde li ogare sos buttones!?" scusate, ma l'argomento stava doventando tetro.. ciau
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Babbò continua a raccontare che io sono qui seduta ad ascoltare
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