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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 26/07/2009 : 19:43:01
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| Max ha scritto:
Queste sono parole sacrosante ma purtroppo sempre e solo parole, destinate a rimanere tali. Nessuno desidera, per la propria incolumità, esporsi in prima persona e fare nomi. Si rischia troppo e nessuno vuole rischiare. Pischedda ha già detto abbastanza e le sue non sono certo parole inedite ma una verità che conoscono tutti, compresi gli "addetti ai lavori".
Chiunque faccia ufficialmente nomi e cognomi si vedrebbe recapitare prima o poi una lettera con una bella pallottola che con ogni probabilità si ritroverebbe conficcata nella schiena in una soleggiata domenica mattina fuori dal bar. Chi lo difenderebbe? Tu? Io? Le cosidette "forze dell'Ordine"?
Naaaa....
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Mia personale visione dei fatti... ma stiamo arrivando al delirio? Bisognerà far intervenire Scotland Yard, la CIA. i marines???? E' pur vero che nell'arco degli anni ne hanno beccati pochi, ma al tempo stesso i piromani quando l'incendio sta prendendo il via sono già altrove... e questo gridare al complotto internazionale è proprio risibile...
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 26/07/2009 : 22:06:12
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| Nevathrad ha scritto:
| Spike ha scritto:
| Max ha scritto:
Giunge proprio ad hoc la coraggiosa dichiarazione del sindaco di Pozzomaggiore, Tonino Pischedda, il quale conferma apertamente in un'intervista che dietro gli incendi c'è la longa manus di poteri molto forti, multinazionali e chissà cos'altro ancora e nemmeno dal solito balordo in cerca di emozioni da neurodeliri.
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Premettendo che non sono nemmeno per un istante stato convinto che si tratti di casualità, credo comunque che il sindaco di Pozzomaggiore non possa uscirsene con insinuazioni che non aggiungono nulla alle indagini e anzi contribuiscono ad alimentare un sentimento di sfiducia e di impotenza. |
Concordo in pieno nell'ipotesi del dolo. Ma dato che non sono molto informata sull'argomento, cosa potrebbe ricavare una multinazionale in un paesino come Pozzomaggiore e come tanti altri? potrei capire (si fa per dire naturalmente!) quelli innescati per un intento edilizio in zone con alto valore turistico tiipo la Costa Smeralda... mi fate capire?
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Mi sento di dover riportare quanto ha espresso il Sindaco di Pozzomaggiore, che mi pare qui corra il rischio di passare per mitomane, visionario o, nella migliore delle ipotesi, per colui che spara a vanvera sul mucchio. Molto più concretamente, e premettendo che le sue sono interpretazioni personali ( avendo prove e certezze, sostiene, le avrebbe portate in Procura), elenca quello che secondo lui sono le "mafie" che potrebbero trarre beneficio dal business incendi: quelle dei mezzi di soccorso, dei mezzi aerei e la "mafia" dei mangimi. Pertanto, per quanto riguarda Pozzomaggiore, dal suo discorso emerge la considerazione amara che gli incendi, avendo distrutto migliaia di ettari di pascoli e di foraggio, potrebbero incentivare speculazioni nel mercato dei mangimi con conseguente relativo rialzo del prezzo e gravissime ripercussioni sull'economia del proprio Comune, basata prevalentemente sul patrimonio zootecnico.
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Spike
Utente Normale
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Inserito il - 26/07/2009 : 22:30:30
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Ascoltate, se uno ha responsabilità politiche o amministrative, secondo me non dovrebbe parlare in questo modo. Se sai qualcosa la dici e la dici tutta, non parli per enigmi. Cui prodest un'uscita del genere ? E' per protagonismo, è per dare un messaggio cifrato che solo il bravo investigatore può decriptare ? E' per mettersi moralmente dalla parte dei danneggiati per un "pro domo sua" politico, per mettersi in vetrina ? Ma per favore ! Anzi, mavaffa..... ! Maledetti sia i piromani, sia chi ci mangia, sia gli amministratori cialtroni e inetti ! La mia Sardegna vi la seddi magnendi, andeddi chi ra annadda mara, andeddi frasthimaddi !
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Cantu t’appo intesu mia Cando idia in sa cavalcada in protzessione Sos costumes des sos sardos, cun tiu barore Sos caddittos de sa jara Su turrone de tonara... |
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 26/07/2009 : 22:51:07
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| Adelasia ha scritto:
Pertanto, per quanto riguarda Pozzomaggiore, dal suo discorso emerge la considerazione amara che gli incendi, avendo distrutto migliaia di ettari di pascoli e di foraggio, potrebbero incentivare speculazioni nel mercato dei mangimi con conseguente relativo rialzo del prezzo e gravissime ripercussioni sull'economia del proprio Comune, basata prevalentemente sul patrimonio zootecnico.
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Sì Adelasia, in parte, ma solo in minima parte è comprensibile che territorio bruciato=mangimi da comprare, ma questo varrebbe anche per stagioni particolarmente negative per il fieno e le erbe, quindi un'altra qualsiasi negatività naturale produrrebbe effetti non simili ma comunque rapportabili. Comunque sia, io ritengo che un rappresentante di istituzioni dovrebbe essere più moderato nell'esternare alcune cose, dare una versione puramente personale dei fatti significa ingenerare dubbi e illazioni nei cittadini e in una situazione già di per sè delicata, non è un comportamento condivisibile... Sa di dire la verità? Allora, che parli prima con le autorità e poi, una volta appurate certe tesi, le renda di dominio pubbblico. Generare allarmismi tanto per riempire la bocca di frasi ad effetto non mi sembra abbia mai giovato e un primo cittadino se parla deve tenere conto delle proprie responsabilità, sapendo che su animi facinorosi certe affermazioni potrebbero avere un effetto devastante. Questo per i miei cinque cents.
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 26/07/2009 : 23:14:55
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Foto scattate oggi, dal mio … microcosmo
Un Canadair va verso il mare (Platamona), per fare rifornimento d’acqua
eccolo di ritorno, pronto a lanciare tonnellate d’acqua contro un incendio nell’interno. Gli aerei erano due, uno di seguito all'altro. Non sono più tornati, forse l'incendio è stato domato subito. Meno male Turritano
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Modificato da - Turritano in data 26/07/2009 23:22:09 |
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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Max
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 26/07/2009 : 23:20:46
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| Adelasia ha scritto:
| Nevathrad ha scritto:
| Spike ha scritto:
| Max ha scritto:
Giunge proprio ad hoc la coraggiosa dichiarazione del sindaco di Pozzomaggiore, Tonino Pischedda, il quale conferma apertamente in un'intervista che dietro gli incendi c'è la longa manus di poteri molto forti, multinazionali e chissà cos'altro ancora e nemmeno dal solito balordo in cerca di emozioni da neurodeliri.
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Premettendo che non sono nemmeno per un istante stato convinto che si tratti di casualità, credo comunque che il sindaco di Pozzomaggiore non possa uscirsene con insinuazioni che non aggiungono nulla alle indagini e anzi contribuiscono ad alimentare un sentimento di sfiducia e di impotenza. |
Concordo in pieno nell'ipotesi del dolo. Ma dato che non sono molto informata sull'argomento, cosa potrebbe ricavare una multinazionale in un paesino come Pozzomaggiore e come tanti altri? potrei capire (si fa per dire naturalmente!) quelli innescati per un intento edilizio in zone con alto valore turistico tiipo la Costa Smeralda... mi fate capire?
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Mi sento di dover riportare quanto ha espresso il Sindaco di Pozzomaggiore, che mi pare qui corra il rischio di passare per mitomane, visionario o, nella migliore delle ipotesi, per colui che spara a vanvera sul mucchio. Molto più concretamente, e premettendo che le sue sono interpretazioni personali ( avendo prove e certezze, sostiene, le avrebbe portate in Procura), elenca quello che secondo lui sono le "mafie" che potrebbero trarre beneficio dal business incendi: quelle dei mezzi di soccorso, dei mezzi aerei e la "mafia" dei mangimi. Pertanto, per quanto riguarda Pozzomaggiore, dal suo discorso emerge la considerazione amara che gli incendi, avendo distrutto migliaia di ettari di pascoli e di foraggio, potrebbero incentivare speculazioni nel mercato dei mangimi con conseguente relativo rialzo del prezzo e gravissime ripercussioni sull'economia del proprio Comune, basata prevalentemente sul patrimonio zootecnico.
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Sono convinto che se hanno fatto ciò che hanno fatto il motivo c'è, e anche imponente, sempre che sia uno solo. Chiunque abbia pianificato questa oscenità l'ha realizzata calcolando i minimi dettagli tecnici: non ha affatto l'aria di un rain incendiario estemporaneo. Urge un serio controllo del territorio, qualcosa di inedito e strutturale, tipo mirati e continui pattugliamenti aerei nelle zone a rischio e nei periodi più pericolosi - taglia di 500 mila euro per chiunque sia in grado di fornire informazioni fondamentalmente utili all'identificazione dei colpevoli con garanzia dell'anonimato per i testimoni - migliorare le misure di estensione delle fiamme con più strade tagliafuoco - istituire una seria, preparata apposita task force 365 giorni all'anno che pianifichi le strategie di prevenzione utilizzando le più recenti contromisure tecnologiche - sensibilizzazione pubblica martellante tramite mass media sul fenomeno con parole chiare e semplici che facciano capire fino in fondo che chi appicca le fiamme è il tuo primo nemico in quanto attenta alla tua stessa vita, incentivando in seguito la collaborazione con le forze dell'Ordine - una volta trovati i responsabili renderne noti i nomi, ergastolo con lavori forzati di ricostruzione del territorio in alternativa all'impiccagione.
E ho appena cominciato...
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 26/07/2009 : 23:37:32
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| Max ha scritto: - migliorare le misure di estensione delle fiamme con più strade tagliafuoco -
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Questa è l'arma più inefficace tra tutte, puoi farle anche larghe 30 metri e non servono a nulla... ho visto lingue di fuoco volare a distanze ben maggiori e ad altezze incredibili. Il fuoco lo contrasti o con un controfuoco o con i mezzi aerei, le strisce tagliafuoco sono solo soldi spesi e pure male, visto che oltre a servire poco deturpano pure e molto il paesaggio...
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Max
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 27/07/2009 : 00:40:46
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| Nevathrad ha scritto:
[quote]Max ha scritto: - migliorare le misure di estensione delle fiamme con più strade tagliafuoco -
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Questa è l'arma più inefficace tra tutte, puoi farle anche larghe 30 metri e non servono a nulla... ho visto lingue di fuoco volare a distanze ben maggiori e ad altezze incredibili.
...ciò è probabile Non le riterrei comunque opere del tutto inutili, fungono pur sempre da elemento aggiuntivo al "pacchetto" di contromisure antifuoco. Se esse non ci fossero del tutto, per logica l'incendio si mangerebbe centinaia di ettari in più ed in minor tempo. Poco ma contano. Piuttosto, (cosa fantascientifica) si dovrebbero pulirle più spesso dalle erbacce...ma si sa...ciò costa.
Un'osservazione, a mio giudizio, pertinente: di fronte ad un incendio intenzionale, quindi "doloso", le strade tagliafuoco potrebbero non essere del tutto utili in quanto facilmente neutralizzabili dallo spargimento di liquido infiammabile da un margine all'altro... Tuttavia, per come la vedo io, fungono anche in minima parte da difesa. Non averle sarebbe assai peggio.
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Modificato da - Max in data 27/07/2009 00:41:37 |
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laier
Salottino
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Inserito il - 27/07/2009 : 09:05:15
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un vigile del fuoco che conosco mi dice sempre che le fiamme,spinte dal vento, possono saltare anche 100m le strade tagliafuoco servono relativamente
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 27/07/2009 : 12:30:36
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| Max ha scritto:
| Nevathrad ha scritto: . Questa è l'arma più inefficace tra tutte, puoi farle anche larghe 30 metri e non servono a nulla... ho visto lingue di fuoco volare a distanze ben maggiori e ad altezze incredibili. |
...ciò è probabile |
Max, permettimi di dissentire sul termine… è certo, non probabile… in un incendio in cui si verificano parametri consolidati tipo giornata bollente, orario in cui la terra è riarsa, vento fortissimo (che è la costante ripetitiva e aggiungo ripetitiva, così il concetto è proprio chiaro) una fascia tagliafuoco è inefficace. Per sua definizione dovrebbe servire a dividere una porzione di territorio in due zone, una quella dove sta avvenendo l’incendio, l’altra quella che ne dovrebbe rimanere indenne… ora, se il mio bel fuocherello viene scagliato dal “dolce refolo” del maestrale (o qualsiasi altro vento) come una freccia infuocata nell’arco di un combattente medievale a trenta quaranta metri più in là, scavalcando allegramente la fascia di ritegno, mi dici a cosa serve farla? Possiamo constatare le perdite… il lavoro inutile del personale che materialmente fa la fascia, le ore di lavoro inutili si potevano utilizzare diversamente… magari con la vigilanza? E sono soldi sprecati; il territorio devastato anche dall’uomo… quanto vale la ”dipartita” di quelle piante perennemente sacrificate, poi, in nome di cosa? Senza calcolare che in una zona distrutta dagli incendi molte essenze riescono a rigermogliare al piede praticamente subito e dopo un po’ (almeno visivamente ma di certo la vita è ricominciata immediatamente) il paesaggio non è più così terribile, mentre in una fascia tagliafuoco la devastazione è praticamente “eterna”, con l’azione erosiva delle piogge e col sole battente il terreno sarà sempre più sterile e ridotto a roccia. Una ferita non rimarginabile. E poi una fascia tagliafuoco deve essere proporzionale al terreno che deve “proteggere” immagina un monte alto 800-1000 metri una fascia deve poterlo attraversare in tutta l’altezza, su un crinale e sul retro e questo senza calcolare che in linea di massima le fasce vengono tracciate supponendo che gli incendi vengono appiccati col maestrale… Sì, una vita fa…! ora non c’è più religione manco con questi, non c’è orario e non c’è vento che tenga e ci sono le micce a tempo che possono essere sparse in tantissimi posti senza fatica e fare di un territorio un unico rogo… Ecco i motivi per cui le fasce non servono quasi mai a nulla, e facendo un’analisi di costi/benefici, il bilancio pende al negativo per loro.
| Piuttosto, (cosa fantascientifica) si dovrebbero pulirle più spesso dalle erbacce...ma si sa...ciò costa. |
Qui si può anche stendere un velo pietoso... l'unica cosa che gioca a favore dell'inerzia incontrastata è che la vastità dei territori impedisce una cura capillare.
| Un'osservazione, a mio giudizio, pertinente: di fronte ad un incendio intenzionale, quindi "doloso", le strade tagliafuoco potrebbero non essere del tutto utili in quanto facilmente neutralizzabili dallo spargimento di liquido infiammabile da un margine all'altro... Tuttavia, per come la vedo io, fungono anche in minima parte da difesa. |
Spargimento di liquidi infiammabili? Che uno vada con la lattina di benzina a bagnare il terreno come nei film polizieschi e d’azione la vedo un po’ dura…
| Non averle sarebbe assai peggio. |
Averle è praticamente ininfluente… al massimo potrebbero essere utili (con venti non forti) negli stoppieti bassi, dove il fuoco rotola sul terreno rimanendo basso basso (non trova essenza cespugliose o alberi che fanno torcia e propagano fiamme alte) e, contemporaneamente, si autoestingue nella parte retrostante spingendosi sempre in avanti... condizioni queste che si verificano in una percentuale irrisoria (quasi inesistente) di casi. Però, in questo caso, dove le fiamme sono bassissime, basta un tot di volontari o addetti ai lavori che con delle frasche battono le fiamme e le spengono. E anche in questo caso la costosissima fascia tagliafuoco è inutile. Quello che ci salva dagli incendi ogni volta è l’intervento umano, non un marchingegno statico che non sa e non può adeguarsi alle contingenze. Tanto vero che ogni fine estate mando una email alla forestale, ai vigili del fuoco e alla protezione civile per ringraziarli del lavoro svolto per tutti noi nonostante i rischi che corrono, ma non la mando certo alle fasce tagliafuoco!!!!!!!!
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sonos
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Inserito il - 27/07/2009 : 15:18:58
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Le fasce tagliafuoco servono anche, ma spesso lo si dimentica, per poter far giungere più agevolmente i mezzi ed il personale a terra sul luogo dell'incendio. Spesso per una parte del territorio attraversta dall'incendio non si può più far nulla, si cerca allora di intervenire davanti al fronte di fuoco per cercare di contrastare e bloccare più efficacemente l'incendio stesso. Poi che deturpino il paesaggio non c'è dubbio, ma in giro c'è sicuramente di peggio e di più pericoloso (es. i tralicci dell'alta tensione)
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luca56
Utente Attivo
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Inserito il - 27/07/2009 : 16:27:29
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notizie Ansa : ...Su 10 roghi, 7 dolosi - Decine di esche incendiarie artigianali, costituite da un mozzicone di sigaretta acceso con dei fiammiferi inseriti all'interno, sono state trovate tra Sindia (Nuoro), Suni (Oristano), Pozzomaggiore (Sassari) - paese di una delle due vittime del fuoco - e Bonorva (Sassari). Ma tracce delle stesse esche sono state rinvenute anche nel sud dell'Isola: a Carbonia, Sant'Antioco (Carbonia-Iglesias) e Villacidro (Medio Campidano). Su 10 incendi in Sardegna - hanno accertato gli investigatori della Forestale - 7 sono dolosi: dietro al 70% dei roghi c'é quindi la mano criminale dell'uomo....
Colpiscono le zone del centro e quando gli aiuti sono concentrati lì bruciano le coste ???
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Proverbio cinese Lo sciocco ha mille certezze, il saggio non ne ha alcuna.
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McCurry
Salottino
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Inserito il - 27/07/2009 : 18:56:56
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| luca56 ha scritto:
notizie Ansa : ... Decine di esche incendiarie artigianali, costituite da un mozzicone di sigaretta acceso con dei fiammiferi inseriti all'interno, sono state trovate tra Sindia (Nuoro), Suni (Oristano), Pozzomaggiore (Sassari)
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Considerando quello che il fuoco si lascia dietro (poco) il vento (maestrale) la superficie interessata dagli incendi ..... sarei curioso di vedere i reperti. Come si fa a trovare 2 cm di materiale consumato dal fuoco su 20. 000 ettari di incendio, per me è un mistero .... ma non si sa mai!
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Gli specchi farebbero bene a riflettere prima di rimandarci la nostra immagine. (Anonimo) |
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ziama
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AmBASCIUatrice in USA
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Inserito il - 27/07/2009 : 21:26:31
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Mc.... ho visto investigatori della scientifica studiare le cause di un incendio e determinare con certezza se fosse doloso o colposo ...da un mucchietto di cenere! Comunque sono andata un po' in giro a fare qualche ricerca e questo e' cio che ho trovato: (lunghetto ma interessante)
" raggi del sole concentrati da un vetro, un fulmine che si scarica a terra, l’autocombustione sono eventi rari e non possono essere considerati la causa principale dei numerosissimi incendi che si sviluppano durante l'estate nei nostri boschi. Una volta localizzato l’incendio, la centrale operativa dovrà essere in grado di fornire le seguenti informazioni: -serie storica degli incendi nella zona e delle cause -dati meteorologici relativi ai giorni precedenti e al giorno dell’evento. Una volta che la squadra investigativa arriva sulla zona incendiata effettua un primo “riconoscimento” della situazione. Per definire la causa scatenante è necessario individuare il punto di inizio. A tal fine si stabilisce sul terreno una zona di lavoro in cui è presumibile che esso possa trovarsi tenendo conto delle barriere naturali e artificiali che possono aver ostacolato il passaggio del fuoco, dell’attività dei mezzi di spegnimento, del rilievo del terreno, del combustibile e delle variabili meteo. Determinazione della geometria dell’incendio Se l’incendio è di piccole dimensioni è più facile studiarlo nella sua totalità e conseguentemente determinare l’area d’inizio in cui rinvenire il/i punto/i d’inizio. Nel caso in cui invece le dimensioni siano talmente grandi e l’osservazione complessiva dell’area incendiata sia possibile solo dall’alto si fa ricorso alla determinazione della geometria dell’incendio che consiste nell’assimilare il perimetro dell’incendio a uno dei modelli geometrici di propagazione. Così facendo si individua approssimativamente la zona d’inizio. Determinata la geometria dell’incendio e stabilita una zona d’inizio più o meno ampia è necessario ridurre questa superficie per ottenere l’area d’inizio. In quest’area l’investigazione dovrà essere scrupolosa per rinvenire il mezzo d’ignizione (innesco) e individuare la possibile causa. Per stabilire l’area di inizio si impiega il metodo delle evidenze fisiche (MEF) che permette di ricostruire l’evoluzione dell’incendio attraverso gli indizi (tracce, segni) che questo ha lasciato nel suo passaggio. Tale metodo, messo a punto negli Stati Uniti, dal 1994 è impiegato in Portogallo dall’INPCC (Istituto Nazionale di Polizia e Scienza del Crimine) ed in Spagna dalle Brigate di Investigazione degli Incendi Forestali (BIIF) ed ha consentito di aumentare notevolmente l’accertamento delle motivazioni degli incendi d’origine volontaria. Dall’analisi degli indizi si ottengono dati relativi alla direzione di propagazione, alla intensità calorica e alla velocità d’avanzamento dell’incendio e la sua corretta interpretazione ci permette di localizzare il punto o i punti d’inizio, obiettivo fondamentale del processo investigativo da cui dipende l’esito stesso del processo in quanto vi si rinvengono informazioni sull’innesco e sulle cause e quindi la maggior parte delle prove fisiche che potranno essere utilizzate giudiziariamente nel momento di relazionare il fatto con l’autore. I principali indicatori sono 10: -Grado di danni -Modello di bruciatura -Esposizione /Protezione -Distacco della corteccia -Modalità di carbonizzazione -Desquamazione -Pietrificazione di rami ·-Macchie di fuliggine -Colore delle ceneri Le conoscenze in merito alla dinamica del fuoco ottenute attraverso l’interpretazione degli indicatori che, una volta individuati vanno possibilmente catalogati e fotografati, consentono di realizzare sul terreno il cammino di propagazione e a definire il Quadro degli indicatori. Il cammino di propagazione si individua collocando bandierine colorate nei punti in cui risulta più chiara la traccia lasciata dal fuoco. La punta delle bandierine viene orientata in modo da indicare il percorso di progressione dell’incendio. In questo modo si arriva alla delimitazione di una piccola superficie che viene immediatamente delimitata con nastro segnaletico e nella quale può accedere solo il team d’investigazione: l’area di inizio. Al suo interno si trova l’informazione necessaria per conoscere la causa che ha provocato l’incendio Validazione dell’area di inizio Una volta delimitata l’area di inizio e prima di realizzare sua analisi dettagliata, è corretto comprovare che la sua ubicazione è corretta. A tal fine la si conferma ascoltando i possibili testimoni, tra cui i primi che iniziarono l’opera di spegnimento Determinazione del punto d’inizio Per riconoscere e determinare il punto d’inizio, e per individuare l’innesco, l’area precedentemente delimitata viene suddivisa in parcelle di circa mezzo metro di larghezza e di lunghezza appropriata per un analisi dettagliata. Ognuna delle parcelle viene esaminata attentamente esaminando gli indizi e cercando tutto ciò che non concorda con il modello generale del terreno. Molto utile in questa fase risulta essere l’utilizzo di una calamita per individuare eventuali resti metallici e di una lente per osservazioni di dettaglio. Le tracce rinvenute sul terreno permettono agli investigatori di giustificare le argomentazioni attraverso prove valide tecnicamente. Queste stesse consentono talvolta di comprovare le dichiarazioni dei testimoni. Al momento in cui si localizza una prova , la si identifica segnalando la sua posizione per evitare che possa venire distrutta; prima di prenderla in consegna, la si fotografa da tre prospettive e approssimazioni differenti, posizionandole accanto un oggetto che funga da scala. Le prove analizzate e identificate si classificano in funzione della loro utilità. Una volta identificato il punto d’inizio e gli indizi presenti, si potrà procedere alla ricostruzione della scena dell’incendio e dei fatti occorsi. Definizione del quadro degli indicatori di attività. Prova materiale Il quadro degli indicatori è il registro della serie delle evidenze di attività rinvenute, tanto fisiche che umane, presenti nella zona di inizio dell’incendio. Confrontate tra loro, esse consentono la classificazione della causa che lo ha provocato Necessario elaborare il quadro degli indicatori per stabilire un ipotesi sulla causa d’incendio. La sua validazione si ottiene comprovando la ripetizione di fatti simili, pertinenti alla medesima attività, in molti incendi, per assicurarsi che un fatto è caratteristico di un attività concreta. Esistono una serie di quadri di indicatori che corrispondono alle seguenti attività: -fulmine - fuochi d’artificio - caccia e animali selvatici - attività ricreative - fuochi intenzionali - abbruciamenti agricoli - abbruciamenti di residui agricoli - attività ferroviarie - fumatori - abbruciamenti di rifiuti - quadro di indicatori di altre attività Il quadro di indicatori di attività stabilito dagli investigatori viene comparato con quelli elaborati (se fatti registrati corrispondono con quelli che caratterizzano queste attività si identifica una possibile causa d’incendio). Se non coincidono sarà necessario definire un altro quadro d’indicatori caratteristici. A questo punto si elabora, utilizzando tutta l’informazione ottenuta, un documento che costituisce la prova materiale dell’investigazione. Testimoni. Prova personale. L’informazione ottenuta sul mezzo d’iniezione e sul possibile autore, raccolta nella fase di prova materiale, va confrontata con le dichiarazioni dei testimoni dell’incendio. Queste testimonianze costituiscono la prova personale. L’interrogatorio dei testimoni è una delle parti di maggior peso nel processo investigativo. Relazioni tra la prova materiale e personale. Tutto il materiale raccolto rende possibile la ricostruzione delle circostanze che determinarono l’inizio dell’incendio. Per stabilire un ipotesi centrale sulla causa dell’incendio è necessario comprovare le relazioni tra la prova materiale e personale elaborate durante l’investigazione. Definizione e validazione dell’ipotesi centrale della causa d’incendio Le relazioni individuate determinano una possibile causa d’incendio, con alta probabilità di essere la reale. E’ possibile che con le prove rinvenute tanto fisiche che personali si possano stabilire altre ipotesi in merito all’origine dell’incendio. Per questo motivo è necessario effettuare uno scrupoloso processo i analisi per giungere a definire un’ipotesi centrale come valida e pertanto, come causa dell’incendio esaminato. Se questo processo è superato ci si troverà in condizione di stabilire la causa che ha provocato l’incendio. La nota tecnica riporta il processo di determinazione che viene allegato alle altre note informative sull’incendio (scheda AIB, statistiche) e deve essere utilizzata per il proseguimento dell’indagine e del procedimento giudiziario. Nel caso in cui quest’ipotesi non si dimostri valida, bisogna rincominciare di nuovo il procedimento investigativo. La nuova legge in materia di incendi costituisce uno strumento adeguato all’entità e gravità del fenomeno e risponde al nuovo assetto istituzionale, penale ed amministrativo. Anche se l’attività di indagine e controllo, affidata per lo più al Corpo forestale dello Stato soffre di carenze dovute a mancanze croniche di personale"
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Santa Mariedda - Senorbi
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna
Siamo sardi Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi. Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese. Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto. Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta. Noi siamo sardi. Grazia Deledda. |
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meri
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 27/07/2009 : 21:29:03
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Non ho parole per descrivere l'amarezza nel vedere tanto scempio incredibile !!! ma se sono dolosi come sembra gli autori no autori è troppo poco i li chiamerei delinquenti la devono pagare duramente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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meri
www.coquinaria.it
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