Forum Sardegna - Gestione e salvaguardia dei siti archeologici
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Nota Bene: Oasi di Monte Arcosu, area protetta di proprietà del WWF. Tra le Oasi italiane del WWF è la più estesa con i suoi 3600 ettari. Situata nella montagne del Sulcis a pochi chilometri da Cagliari, nasce nel 1985 per la salvaguardia del Cervo Sardo.



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Trambuccone
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 06/05/2009 : 17:57:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Trambuccone Invia a Trambuccone un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
guarda che il pozzo si offende se lo definisci “cunicolo”! Quello che si vede è il vano scala.


E dai! per questo ho chiesto le misure.....Dalla foto non riuscivo a regolarmi. Cunicolo, effettivamente è la scala secondaria del N. Aiga...
Là sì che ci sono seri problemi di...percorrenza!
Il pozzo mi ha sicuramente perdonato......
Ciao
T.







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Errare humanum est, perseverare autem diabolicum......et tertia non datum.

 Regione Sardegna  ~ Città: Nord Sardegna  ~  Messaggi: 1509  ~  Membro dal: 16/09/2007  ~  Ultima visita: 07/09/2013 Torna all'inizio della Pagina

alfonso

Utente Medio


Inserito il - 09/05/2009 : 20:14:09  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di alfonso Invia a alfonso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Caro Galllosu cerco di risponderti sinteticamente anche se in ritardo:

1) predisposizione e divulgazione in ogni comune di un catalogo archeologico:
In buona parte esistono, a vari livelli di approfondimento. In primo luogo tutti i Comuni dotati di PUC (Piano Urbanistico Comunale) o anche di precedenti Piani di Fabbricazione hanno le carte con l’individuazione delle c.d. aree H, aree cioè soggette a tutela urbanistica, che è diversa dalla tutela archeologica (che è invece di competenza del Ministero dei Beni Culturali). I PUC generalmente sono dotati anche di una relazione archeologica. Molti sono in corso di adeguamento. Questo è il tipo più semplice di conoscenza: individuazione dell’area e sua definizione culturale, oltre che tutela, rispetto alle opere di edificazione o trasformazione. Un secondo livello sono i censimenti fatti sempre dai Comuni, ormai sono tanti in Sardegna, con l’utilizzo di una squadra composta da un archeologo, un rilevatore e qualche operaio. Questo ha, ovviamente dei costi e andrebbero ripetuti nel tempo. Un terzo livello è quello delle prospezioni con studio dell’evoluzione storica del territorio, che in generale comprende una intera regione storica (ti cito ad esempi quello che Peter van Dommelen e la sua equipe conducono nella valle del Riu Mannu, Neapolis; o quella che un gruppo di Università italiane sta conducendo nel territorio di Nora, o quello spagnolo nell’area dell’Orrubiu di Orroli). Sono studi che presuppongono molti anni, e sono in generale condotti da Università in collaborazione della Soprintendenza).
Il primo livello direi che ormai comprende o dovrebbe comprendere la quasi totalità del territorio isolano; il problema è che si tratta di strumenti urbanistici locali e che manca un coordinamento che raccolga tutti i dati; talvolta ci pensano le Province con i PUP (Piani urbanistici Provinciali) ma siamo ancora molto indietro.

2) recinzione con rete dei siti di valore storico-archeologico sparsi nelle campagne.
Personalmente non amo le recinzioni e, salvo casi particolari, le ritengo assolutamente inutili oltre che invadenti. Le nostre campagne stanno diventando sempre più un gigantesco reticolato. Possono servire esclusivamente in casi di pericolo (negli anni sessanta il pozzo di Cuccuru era in aperta campagna ed era necessario chiuderlo anche per l’incolumità della gente, oggi no). Hanno senso nelle area di valorizzazione per delimitare lo spazio e dargli una sua definizione, ma nei normali siti archeologici se non c’è la necessità di impedire l’accesso per stretti motivi di sicurezza sono assolutamente inutili. Tieni peraltro conto che si tratta nella maggior parete dei casi di proprietà private che, ovviamente, il Comune non può chiudere (e nessun altra autorità). Le arature si bloccano più facilmente trovando degli accordi con i proprietari, acquisendo le aree o con progetti specifici che coinvolgano il proprietario.
Le aree archeologiche vanno il più possibile lasciate come sono, erba compresa, salvo quelle oggetto di scavo archeologico (anche perché si tratta di cantieri soggetti alla legge), o alla valorizzazione.

3) servizio integrato di vigilanza tra i vari corpi .
È una cosa sulla quale concordo; In parte esiste, ed è una competenza specifica del corpo forestale; la svolgono anche i Carabinieri e le altre forze dell’ordine, ma certo serve uno stimolo maggiore e soprattutto investimenti, pattugliare il territorio costa alle forze dell’ordine oggi in grave difficoltà finanziaria.
Qui può diventare importante il ruolo delle associazioni locali, gruppi di appassionati che possono adottare il proprio territorio. Un ruolo che assomiglia a quello dei volontari del soccorso. Questo in molte parti viene svolto; il problema è che nel soccorso funziona perché il volontario lavora in raccordo stretto col medico, con lo specialista, in campo archeologico talvolta i volontari si autoproclamano esperti e vedono la propria attività in contrapposizione con quella degli archeologi e, ancora più spesso, è quasi esclusivamente finalizzata alla dimostrazione di alcune teorie piuttosto che alla effettiva salvaguardia del territorio. È un terreno sul quale si può lavorare molto e possono essere notevoli i risultati.

4) effettuazione dei lavori di scavo e restauro sino al "completo recupero" evitando che gli scavi rimangono perennemente in corso per decenni;
In primo luogo lo scavo e il restauro non sono o non dovrebbero essere in funzione della valorizzazione turistica ma seguire strade secondo logiche scientifiche e di tutela, se no avremmo una storia ricostruita sulla base della richiesta del turista (da vera colonia) e restauro solo di alcuni monumenti a discapito di altri, magari meno appetibili, ma più a rischio. Secondo, lo scavo completo è un miraggio, non fosse altro che per i fondi che sostanzialmente non esistono. La Regione non ha un solo capitolo di bilancio per gli scavi, il Ministero non ha fondi, i Comuni possono utilizzare i cantieri occupazione, sottraendoli alla sistemazione delle strade. Capisci bene che lo scavo si trova all’ultimo posto. I programmi di restauro e valorizzazione, soprattutto quelli finanziati con fondi europei, escludono lo scavo; a Settimo abbiamo potuto realizzare l’Arca del Tempo ma non lo scavo, salvo quello strettamente necessario per verificare che l’area prescelta non presentasse valori archeologici. I restauri, che adesso avvieremo del pozzo e del mosaico, escludono lo scavo, salvo lo stretto necessario per il restauro. È l’infernalità di chi decide i finanziamenti.

5) realizzazione di circuiti storico-archeologici
Gli ultimi progetti realizzati o in corso di realizzazione in varie parti della Sardegna vanno proprio in questa direzione

6) solo dopo le precedenti fasi realizzare le strutture ricettive in grado di accogliere i turisti;
Purtroppo questo elemento, che è logico, si scontra con le fonti di finanziamento che spesso seguono ognuna tempistiche proprie, per cui magari ottengo prima il finanziamento per le strutture ricettive e poi per il restauro.

7) campagna di sensibilizzazione da parte dei singoli comuni e coinvolgimento di eventuali volontari (per ridurre i costi) nelle pulizie e nelle opere di scavo;
Qualche esperienza è già in corso, ma non possono esistere da sole in assenza di una strutturata campagna di scavo. Comunque, sia la pulizia che lo scavo necessitano la presenza di personale specializzato che guidi i lavori. Il taglio dell’erba, ad esempio, può portare a gravi danneggiamenti quando realizzato senza gli opportuni accorgimenti; l’erba in realtà fa meno danni, anche se magari è brutta da vedere.

Ovviamente ti ho dato risposte secche, ma avrei dovuto scrivere un romanzo. Magari possiamo ritornarci e approfondire. Magari organizzando una chiacchierata dei frequentanti questo forum all’Arca del tempo dove potremo discutere del tema “scavo, tutela, valorizzazione” con esempi concreti.







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alfonso
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 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 291  ~  Membro dal: 07/01/2007  ~  Ultima visita: 20/07/2013 Torna all'inizio della Pagina

gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 13/05/2009 : 11:32:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Alfonso, ti ringrazio per la cortese risposta anche perché vedo che sei l’unico dei “professionisti” (almeno per quanto mi è dato sapere) che ha dato una propria opinione su questi punti.

Dalle tue righe però purtroppo deduco che le carenze che si riscontrano sulla tutela dei beni archeologici non sono destinate a trovare una soluzione.
A parte la cronica carenza di fondi che è ovviamente la principale causa dello stato di abbandono dei nostri beni praticamente mi confermi che non esiste un piano organico per la realizzazione dei cataloghi archeologici e che quindi si va avanti con iniziative singole senza coordinamento se non per casi isolati. Questo spiega anche il motivo di frequenti “RI-ritrovamenti” di scoperte di pochi decenni fa.

Riguardo ai PUC, come hai ricordato, nascono con altri intenti e scopi e conseguentemente sono assolutamente inadeguati perché di fatto impediscono esclusivamente l’edificazione, che ha una sua valenza nei centri urbani, ma in campagna i danni sono procurati, almeno per la mia zona, essenzialmente dai lavori agricoli oltre ovviamente agli atti di vandalismo. Inoltre un comune difficilmente si attiva per mettere un vincolo a siti archeologici in quanto si scontrerebbe con l’interesse dei proprietari dei terreni che corrispondono ad altrettanti voti in caso di elezioni.

Sempre riguardo ai PUC, per farti un esempio, in quello del mio comune (Guasila) nelle aree H sono evidenziati “solo” due siti (corrispondenti ad altrettanti nuraghi) di valenza archeologica. Nel territorio comunale sono invece censiti 36 nuraghi più altri tre o quattro che sono punti di confine con altri comuni limitrofi. Alcuni di questi nuraghi (purtroppo non quelli inseriti nel PUC) per le loro peculiarità sono citati anche in pubblicazioni archeologiche (vedi Lilliu, Ugas e altri) e nonostante tutto non sono stati evidenziati. Non sono stati inoltre considerati alcune decine di siti di varie epoche (prenuragica, nuragica punica, romana, bizantina) ne tanto meno i resti di 5 o 6 villaggi scomparsi in epoca medievale che essendo situati in terreni aratori continuano ad essere devastati dai lavori agricoli senza che nessuno possa intervenire.
Un censimento sull’intera Trexenta è stato fatto qualche anno fa però su iniziativa personale di un privato di Guasila per la sua tesi di laurea in archeologia ed i suoi studi sono stati pubblicati postumi (ad onor del vero su iniziativa del comune) mentre iniziative degli enti pubblici, almeno che io sappia, non mi risultano siano state prese.

Inoltre manca poi del tutto l’aspetto divulgativo che a mio avviso è molto importante per una sensibilizzazione generale e culturale. I dati, quand’anche vengono raccolti, raramente sono resi fruibili. A cosa è dovuto?

Per quanto riguarda le recinzioni anch’io non le amo però se non altro impediscono l’utilizzo di mezzi meccanici che sconvolgono i terreni in profondità. Se ritieni che possa essere dannoso lo sfalcio dell’erba a maggior ragione dovrebbe esserlo l’utilizzo di un cingolato. E se non c’è un vincolo archeologico difficilmente il proprietario rinuncerà anche ad un solo metro quadro di terreno.

Per essere più chiaro dai un’occhiata a quanto avevo postato qualche tempo fa:
http://www.gentedisardegna.it/topic...&whichpage=7
http://www.gentedisardegna.it/topic...&whichpage=8

Come vedi da qualche decennio non esiste più nulla.

Riguardo al coinvolgimento dei volontari nelle operazioni di pulizia e scavo ovviamente era sottinteso che fosse nell’ambito di una campagna di scavo strutturata.
Se non ricordo male alcuni esperimenti sono stati fatti anche a Barisardo e a Tertenia e penso che questo sia un fattore positivo su cui puntare maggiormente.
Per curiosità, queste iniziative che tu sappia sono state prese dalle singole amministrazioni comunali? Conosci l’iter burocratico per attuarle?

Quanto all’approfondimento hai dato una bella idea che si può approfondire se anche qualche altro forumista è disponibile a partecipare.






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Gallosu
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Trambuccone
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 13/05/2009 : 17:38:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Trambuccone Invia a Trambuccone un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Gallosu! Mi che Alfonso serve anche a me, non puoi massacrarlo di domande solo tu...
Io avrei bisogno di qualche riferimento per quanto riguarda la questione scambio di terreni comunali con terreni contenenti siti archeologici.
Dove trovare le info
Grazie
T.







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gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 13/05/2009 : 18:39:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ok, allora quando Alfonso si rifà vivo lo prego di dare priorità alle tue richieste.
Hai visto come sono cavaliere?






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Gallosu
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Trambuccone
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 13/05/2009 : 21:43:11  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Trambuccone Invia a Trambuccone un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Grazie, ma non è necessaria la precedenza. Anche perchè le risposte alle tue domande interessano anche a me.....
Mi basta che gli avanzino due neuroni ...
Ciao
T.







Modificato da - Trambuccone in data 13/05/2009 21:50:04

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alfonso

Utente Medio


Inserito il - 16/05/2009 : 10:00:39  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di alfonso Invia a alfonso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Per Gallosu e Trambuccone, così nessuno si arrabbia
I PUC non sono la soluzione, così come non lo sono i vincoli archeologici; sono degli strumenti che forniscono le condizioni per effettuare la tutela. Questa avviene solo ed esclusivamente se c’è una comunità sensibile e delle amministrazioni che ci credono. Però sono strumenti importanti, non basta, infatti, volere la tutela se non ci sono strumenti giuridici per effettuarla.
Alcuni PUC sono vecchi ma piano piano vengono aggiornati; è vero intervengono solo nel campo dell’edificazione e in generale in quello della trasformazione del terreno, ma è un contributo notevole, sono tantissime, infatti, le aree archeologiche stravolte da questi fattori. Aggiungiamo che è relativamente recente l’introduzione della VIARC (Valutazione di impatto archeologico) che deve essere obbligatoriamente svolta per le opere di grandi dimensioni. Tieni conto, infatti, che uno dei maggiori fattori di danno sono proprio le opere pubbliche.
Va detto che la Regione Sardegna in tutta la sua storia autonomistica non si è mai dotata di strutture proprie per la tutela, da affiancare a quelle (scarse) statali, a differenza di quanto è avvenuto ain molte regioni a statuto ordinario, vedi l’Emilia-Romagna che creo negli anni ’70 l’Istituto per i Beni Culturali.
Per quanto riguarda le arature il problema è decisamente più complesso, non essendo materialmente fattibile il vincolo archeologico esteso si possono proporre da parte delle amministrazioni delle operazioni di salvaguardia che vanno dal coinvolgimento diretto dell’agricoltore sino alla proposta di permuta dei terreni con terreni comunali non archeologici (magari all’interno dei piani di riordino fondiario), alla realizzazione di programmi di valorizzazione da fare assieme ai privati, coinvolgendoli nella gestione. È certamente un processo lungo che ha alla base la consapevolezza sociale.
In questo è fondamentale il ruolo del volontariato, della costituzione in ogni paese di un gruppo che adotti i propri monumenti. Ed è fondamentale la divulgazione, ma in questo senso mi sembra che in campo archeologico ci sia una grande attività divulgativa, con conferenze, mostre in quasi ogni paese. Alcune volte all’anno vengono poi realizzate iniziative nel campo dei beni culturali a livello nazionale (Giornate del patrimonio, Settimana dei Beni culturali, monumenti aperti) che stanno guadagnando sempre più l’attenzione delle singole amministrazioni. Purtroppo è pessimo il ruolo della stampa più attenta al lato sensazionalista, che scatena le tendenze tombarolesche, che non a quello della tutela.
Quanto a campi di lavoro per volontari puoi trovarne esempi se sfogli la rivista Archeologia Viva che ne è una delle promotrici; la realizzazione non è facilissima, soprattutto a causa delle normative sui cantieri e sulla sicurezza; ne sto affrontando uno a San Vero Milis, con la speranza di riuscire a farlo partire a breve.

Sulla problematica della tutela, nel caso specifico di Tuvixeddu-Tuvumannu terrò una conferenza giovedì 21 maggio, organizzata dall’Associazione Itzokor di Cagliari, in via La Marmora 123 alle ore 19,00. Se ci siete possiamo riprendere il discorso. Tuvixeddu-Tuvumannu è, infatti, uno dei casi-scuola per quanto riguarda i problemi e le difficoltà della tutela.







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alfonso
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gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 03/06/2009 : 17:14:52  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ahia, sarò forse troppo pessimista ma la vedo brutta!!
Quando è stato l'ultimo piano di riodino fondiario ?? Mi sa che l'ultimo tentativo era all'epoca di Portella della Ginestra.
Quanto ai coinvolgimento dei proprietari dei terreni nella gestione questo sarebbe fattibile per siti tipo Tharros, Barumini e simili in grado di garantire un determinato numero di presenze.
Mi sa che i resti poco monumentali, anche se di sicuro interesse scientifico, sono destinati a scomparire definitivamente.






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Gallosu
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Aschy
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 03/06/2009 : 20:10:27  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aschy Invia a Aschy un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
gallosu ha scritto:

Ahia, sarò forse troppo pessimista ma la vedo brutta!!
Quando è stato l'ultimo piano di riodino fondiario ?? Mi sa che l'ultimo tentativo era all'epoca di Portella della Ginestra.
Quanto ai coinvolgimento dei proprietari dei terreni nella gestione questo sarebbe fattibile per siti tipo Tharros, Barumini e simili in grado di garantire un determinato numero di presenze.
Mi sa che i resti poco monumentali, anche se di sicuro interesse scientifico, sono destinati a scomparire definitivamente.


Purtroppo ci sono troppi interessi in ballo... l'esigenza culturale non risulta essere di sicuro nei primi posti..
il mio viaggio in Sardegna continua, e ovunque sto rilevando una situazione davvero preoccupante..
appena potrò cercherò di rendervi partecipe delle mie avventure (e disavventure)....







  Firma di Aschy 
c'è ancora molto da fare per valorizzare la Sardegna in tutti i suoi aspetti..

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Sinnai  ~  Messaggi: 3636  ~  Membro dal: 08/11/2008  ~  Ultima visita: 22/04/2022 Torna all'inizio della Pagina

kigula

Moderatore



Inserito il - 04/06/2009 : 20:06:13  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di kigula Invia a kigula un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Immagino... la cultura in molte zone della Sardegna viene calpestata nel nome di non so quale progresso...





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gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 12/06/2009 : 13:02:47  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ecco la tutela.
Da L'Unione Sarda di oggi:

<< Villacidro Segariu. Le capanne nuragiche saranno spostate: accordo tra le parti alla Regione
Cava bloccata, archeologi al lavoro
Venerdì 12 giugno 2009
Un incontro interlocutorio nel quale però tutte le parti hanno preso gli impegni di propria competenza. I lavoratori non riprenderanno oggi o domani ad estrarre calcare ed altri materiali utilizzati in edilizia nella cava di Segariu. Però Regione, Comune, Soprintendenza e vertice della ditta A.pri.ca perseguiranno in queste settimane un obiettivo condiviso: far tornare al più presto al lavoro nella cava della Marmilla 13 operai in ansia per il proprio futuro. E' il risultato dell'incontro convocato ieri in prefettura a Cagliari per risolvere la vertenza della cava della Marmilla, dove l'attività è bloccata da un anno perché in una zona del sito sono stati ritrovati resti di cinque capanne neolitiche. «Adesso è tutto nelle mani dell'azienda visti gli impegni assunti ieri da tutti i soggetti presenti alla riunione», ha spiegato Gianni Olla, segretario provinciale della Feneal Uil, «la ditta Aprica ha chiesto ieri l'autorizzazione all'uso di esplosivi per la ripresa dell'attività di cava e sia il prefetto che i rappresentanti dell'assessorato regionale ai beni culturali si sono impegnati a sollecitare l'assessorato all'industria perché questi permessi vengano concessi nel più breve tempo possibile». Inoltre è stata perfezionata la convenzione fra la Soprintendenza ed il Comune di Segariu. Il primo ente si occuperà della fine degli scavi e del trasferimento dei reperti in un sito già messo a disposizione dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Silenu. Sarà invece l'assessorato regionale ai beni culturali a finanziare questi interventi. «Siamo soddisfatti perché ogni ente convocato all'incontro in prefettura si è preso le sue responsabilità ed i suoi impegni», ha concluso Olla. Alla riunione era presente anche Alberto Mulas, segretario provinciale della Fillea Cgil. >>

Capisco che i lavoratori debbano essere tutelati e che di questi tempi trovare alternative non è molto semplice ma secondo voi ha molto senso trasferire le capanne in altro sito fuori dal loro contesto?






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Gallosu
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Aschy
Salottino
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Inserito il - 12/06/2009 : 14:12:39  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aschy Invia a Aschy un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Anch'io ho letto l'articolo e anch'io mi sono posto gli stessi interrogativi, ma con tutti i siti archeologici molto più conosciuti che vengono fatti "sparire" ogni anno, non penso che le capanne prenuragiche di Segariu faranno tanto scalpore...







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c'è ancora molto da fare per valorizzare la Sardegna in tutti i suoi aspetti..

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Trambuccone
Salottino
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Inserito il - 12/06/2009 : 15:04:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Trambuccone Invia a Trambuccone un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Spostare le capanne neolitiche ha lo stesso senso che lo spostamento di Abu Simbel......Per mio conto ben venga...l'alternativa sarebbe la distruzione...
T.







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Aschy
Salottino
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Inserito il - 12/06/2009 : 15:16:24  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aschy Invia a Aschy un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
L'alternativa sarebbe sempre se è fattibile, spostare l'attività di cava in un sito vicino, e comunque Abu Simbel non penso sia paragonabile, in questo caso ci sono dati scientifici che vanno inesorabilmente persi, non è tanto le strutture in sè (si tratta pur sempre di basamenti fatti in pietra e non costruzioni particolari come Abu Simbel..)

Tuttavia se proprio non si può fare diversamente ben venga.. tanto sono sempre i siti archeologici che si devono piegare il progresso e raramente avviene il contrario...







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Trambuccone
Salottino
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Inserito il - 13/06/2009 : 00:11:09  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Trambuccone Invia a Trambuccone un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Come volevasi dimostrare.......
Per conto mio gli farei smontare anche un nuraghe.Almeno ,vedendo come diavolo è fatto, forse si smetterebbe d' imbottirli di cemento nei "restauri".
T.







Modificato da - Trambuccone in data 13/06/2009 00:12:04

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