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maurizio feo
Salottino
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 06/11/2009 : 22:15:24
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permettetemi di esprimere la mia opinione, e mi scuso di non aver letto tutte le pagine dei post. Per stabilire la popolazione di una regione, bisogna innanzitutto stabilire il "quando": non siamo ancora in grado di identificare il periodo in cui sono stati costruiti i nuraghi, si parla del XVIII secolo a.c. fino al x secolo; la questione è troppo importante per essere tralasciata; la civiltà nuragica ci ha lasciato circa 8000 nuraghi, un numero impressionante! ma in quale lasso di tempo sono stati costruiti? i nuraghi non sono costruzioni semplici, hanno bisogno di una comunità in grado di distrarre un congruo numero di persone dalle attività di sussistenza; costruirne 8000 significa impiegarvi parecchie persone!! Tenendo conto che le tecnologie agricole e di allevamanto fino al '700 non sono così cambiate dall'età del bronzo, io credo che la civiltà nuragica, nei suoi momenti più fortunati (e non sappiamo quali siano) non avrà avuto una popolazione molto diversa da quella che aveva la Sardegna nei primi censimenti del '600, cioè tra le 200 e 300 mila unità, con bruschi cali e lente crescite come in tutte le civiltà pre-moderne, a causa di crisi ecologiche, epidemie, rivolgimenti politici e sociali. Però ciò che è eccezionale nella Sardegna dell'età del bronzo non è tanto in termini assoluti, ma relativi, perchè nessuna delle terre cha la circondano hanno espresso una tale mole di costruzioni momumentali, e ciò significa che in un certo periodo del II millennio a.c. la Sardegna era una delle terre più densamente popolate ad eccezione delle terre del medio oriente. Il perchè non è chiaro, probabilmente la civiltà nuragica ha realizzato sistema economico e sociale particolarmente efficiente con l'allevamento, l'agricoltura e l'estrazione mineraria, durato alcuni secoli, ed in grado di essere una potenza "relativa" rispetto al mondo circostante. Talvolta, quando penso alla civiltà nuragica, non so bene perchè, ma mi viene in mente l'isola di Pasqua, con le sue gigantesce statue: ora l'isola ha poche migliaia di abitanti, ma alcuni calcolano che circa 500 anni fa ne avesse circa 100.000, cifra enorme; poi il disastro, prima ecologico, poi economico, poi politico-sociale, poi demografico. Ho il sospetto che nella Sardegna dell'età del bronzo sia successa una cosa simile!
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 07/11/2009 : 00:16:51
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Deduzioni logiche, condivisibili e difficilmente opinabili. Condivido pienamente.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 07/11/2009 : 11:40:49
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io ringrazio Maurizio per aver postato quei brani. Per quanto mi riguarda alcuni dubbi più che scemare di forza si rafforzano.
i campioni effettivamente esaminati sono solo 23 dei 50 presi in considerazione. Essi mostrano a detta dei ricercatori una sostanziale continuità ed evoluzione da un piccolo nucleo d'individui alla popolazione nuragica. Quanto piccolo, sia pur vagamente, non lo si accenna. ma non è questo il vero punto.
Quei reperti andando dal "late bronze age" (1500- 1200 a.C.) al ferro, esaminano in sostanza la popolazione dominante nuragica, che troverebbe i suoi epigoni più diretti nei moderni abitanti dell'Ogliastra.
Ma prima degli abitanti dell'ultima età del bronzo, esistevano in Sardegna altre e diverse genti tra i quali i neolitici tardi della cultura Ozieri per fare almeno un esempio. Dove sono i geni dei neolitici? Furono assimilati da quelli nuragici o continuarono ad essere un ceppo differente da quello nuragico? L'articolo accenna anche ad una moderna diversità dei Galluresi dovuta a moderne immigrazioni dal continente. Certamente abbiamo recenti migrazioni in gallura dalla Corsica. Ma non va neppure sottovalutato come anche gli antichi Galluresi del bronzo probabilmente fossero geneticamente differenti dagli altri Sardi. Un solo reperto di santa teresa esaminato, non intacca questa constatazione derivante dagli stretti legami tra corsica e gallura illustrati dall'archeologia.
Gli antichi abitanti della Corsica del bronzo erano geneticamente differenti dai Sardi in virtù probabimente di un maggiore apporto dal continente sin da tempo immemore. Ed i Galluresi antichi discendevano o erano strettissimmente imparentati con quest'ultimi più che con gli "ogliastrini" antichi e moderni. Dove sono i campioni biologici antico-corsicani che pur dovremmo avere anche in sardegna, o almeno in Gallura? Stesse domande che per i neolitici: furono assimilati dai nuragici? oppure si affiancarono ai geni ogliastrino nuragici? certamente anche in gallura s'impose la cultura nuragica. ma questo non vuol dire che tutti i galluresi avessero geni "nuragici" come si dovrebbe ritenere leggendo quel testo.
A seconda della risposta naturalmente il conteggio dei nuragici sarebbe falsato.
In altre parole tra "geni" neolitici più antichi (e probabilmente diversi) di quelli nuragici, e geni di genti coeve a quelle nuragiche ma diversi, Sembra che alcuni strati demografici non possano essere visti da questa indagine. Perchè semplicemente i reperti non si trovano.
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 07/11/2009 : 11:50:33
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un altro dubbio | The Nuragic samples show a remarkably low genetic diversity,comparable to that observed in ancient Iberians, but much lower than among the Etruscans. |
nella ricerca si affermadunque che la bassa variabilità genetica dei sardi possa essere paragonata solo con quella Iberica. Si spiega l'omogeneità genetica sarda con due fattori: l'insularità e il frazionamento delle comunità (osservato anche in epoca storica...), ma come si spiega allora la ancor più netta omogeneità genetica degli iberici? e quali conclusioni se ne traggono per gli iberici? bisogna allora inferire un numero ancora più basso di iberici rispetto ai sardi?
Magari la mia è ignoranza bella e buona, ma mi pare che se si applicasse l'assioma secondo cui i sardi, data la loro bassa variabilità demografica non superarono mai di molto i 50.000 abitanti, lo stesso assioma (essendo quella della deriva genetica una legge generale e immutabile) applicato agli iberici darebbe lo stesso risultato ma in un teritorio ben più vasto ed esposto alle migrazioni come quello Spagnolo. In Spagna dunque nell'età del bronzo-ferro avremmo all'incirca 50.000 iberici.
Ripeto sempre che non sia un discorso da ignorante e quindi sballato, Non sarebbe contraddittorio e irrealistico?
Non sarebbe più facile ammettere che tanto in iberia come in Sardegna fosse probabilmente praticata una endogamia molto forte per motivi culturali? L'endogamia giustificherebbe l'omogeneità genetica. ma, come la si può correlare con le dimensioni demografiche? molteplici gruppi praticanti l'endogamia possono cmq dar luogo a famiglie e villaggi numerose. nulla osta
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Modificato da - DedaloNur in data 07/11/2009 11:58:16 |
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 07/11/2009 : 11:53:33
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| In the Late Bronze Age pre-existing nuraghi were enlarged and metallurgy intensiWed, leading to increased trade across the Mediterranean Sea. Population growth and warfare can be inferred from the archaeological record of that period, the former being a possible cause of the latter |
Purtroppo non accenna a quali records archeologici si debba far riferimento, quando si parla sia di aumento di popolazione che di guerre. Spero non alla natura militare dei nuraghi ne ai bronzetti: quest'ultimi sono l'istantanea di un momento. Che una forma d'arte immortali guerrieri del IX secolo, non esclude affatto che guerrieri ve ne fossero anche prima e da sempre. Però l'autore crede nell'aumento di popolazione, senza fare alcuna ipotesi ne sul quanto ne sul quando. (vero Robur?)
Per concludere almeno momentaneamente, posto che in sardegna vi fu un sostrato demografico diverso da quello nuragico e in virtù della probabile presenza di genti con geni diverse (es. Galluresi-corsi), posto che i nuragici aumentarono (ma non so quando ne come),
mi riesce davvero difficile capire come si possa scientificamente determinare il numero massimo d'individui di cui la sardegna disponesse in un particolare periodo e da qui, addirittura il suo peso politico nel mediterraneo occidentale. Anche perchè come si è gia detto non esiste poi una relazione proporzionale ma solo relativa tra numero di abitanti e talassocrazia.
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DedaloNur
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 07/11/2009 : 11:55:46
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gli altri pdf mi porterebbero O.t., anche perchè non capisco come sian pertinenti ii dati sull'ossidiana o sulla metallurgia con la questione del numero dei nuragici
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Trambuccone
Salottino
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Inserito il - 07/11/2009 : 16:23:42
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| Sembra che alcuni strati demografici non possano essere visti da questa indagine. Perchè semplicemente i reperti non si trovano. |
Centro. | Spero non alla natura militare dei nuraghi ne ai bronzetti: quest'ultimi sono l'istantanea di un momento. |
Ri-centro. | Però l'autore crede nell'aumento di popolazione, senza fare alcuna ipotesi ne sul quanto ne sul quando. |
Teoria non verificabile, per cui da ritenere falsa. Avanti così. T.
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Lessa
Salottino
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Inserito il - 07/11/2009 : 18:24:07
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è come avevamo detto all'inizio del 3D... la ricerca genetica è falsata da una base di campionamento (punto nodale) troppo esigua.
avanti e adagio!
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"La storia scritta dai vincitori non può dire cose giuste"
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maurizio feo
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Inserito il - 11/11/2009 : 14:46:37
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Class dismissed. Out of order for the rest of the age. MF
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/11/2009 : 15:20:17
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| robur.q ha scritto:
permettetemi di esprimere la mia opinione, e mi scuso di non aver letto tutte le pagine dei post. Per stabilire la popolazione di una regione, bisogna innanzitutto stabilire il "quando": non siamo ancora in grado di identificare il periodo in cui sono stati costruiti i nuraghi, si parla del XVIII secolo a.c. fino al x secolo; la questione è troppo importante per essere tralasciata; la civiltà nuragica ci ha lasciato circa 8000 nuraghi, un numero impressionante! ma in quale lasso di tempo sono stati costruiti? i nuraghi non sono costruzioni semplici, hanno bisogno di una comunità in grado di distrarre un congruo numero di persone dalle attività di sussistenza; costruirne 8000 significa impiegarvi parecchie persone!! Tenendo conto che le tecnologie agricole e di allevamanto fino al '700 non sono così cambiate dall'età del bronzo, io credo che la civiltà nuragica, nei suoi momenti più fortunati (e non sappiamo quali siano) non avrà avuto una popolazione molto diversa da quella che aveva la Sardegna nei primi censimenti del '600, cioè tra le 200 e 300 mila unità, con bruschi cali e lente crescite come in tutte le civiltà pre-moderne, a causa di crisi ecologiche, epidemie, rivolgimenti politici e sociali. Però ciò che è eccezionale nella Sardegna dell'età del bronzo non è tanto in termini assoluti, ma relativi, perchè nessuna delle terre cha la circondano hanno espresso una tale mole di costruzioni momumentali, e ciò significa che in un certo periodo del II millennio a.c. la Sardegna era una delle terre più densamente popolate ad eccezione delle terre del medio oriente. Il perchè non è chiaro, probabilmente la civiltà nuragica ha realizzato sistema economico e sociale particolarmente efficiente con l'allevamento, l'agricoltura e l'estrazione mineraria, durato alcuni secoli, ed in grado di essere una potenza "relativa" rispetto al mondo circostante. Talvolta, quando penso alla civiltà nuragica, non so bene perchè, ma mi viene in mente l'isola di Pasqua, con le sue gigantesce statue: ora l'isola ha poche migliaia di abitanti, ma alcuni calcolano che circa 500 anni fa ne avesse circa 100.000, cifra enorme; poi il disastro, prima ecologico, poi economico, poi politico-sociale, poi demografico. Ho il sospetto che nella Sardegna dell'età del bronzo sia successa una cosa simile!
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Non ti sfiora il dubbio che le costruzioni del passato - nelle altre regioni - ci fossero, proprio come in Sardegna, ma siano state cancellate in modo molto più totale e completo da un'antropizzazione sempre molto maggiore a quella che si è mai avuta in Sardegna in tutta la sua storia e da un passaggio molto più frequente di eserciti di visitatori pacifici e no? E poi: perché mai dovremmo ipotizzare che proprio in Sardegna ci fosse una popolazione di così tante volte multipla (nel senso della concentrazione per kmq) rispetto a quella di altre regioni dello stesso periodo, nelle quali tale densità è comprovatamente di molto inferiore? L'isola di Pasqua rappresenta un'eccezione mondiale: un disastro ambientale ante litteram, causato scervellatamente dall'uomo, ed avvenuto solamente lì. A differenza di Machavelli non considero le tue considerazioni condivisibili, né troppo valide. Ma comprendo bene che la mia idea del basso numero dei nuragici non piace proprio a nessuno... Ne riparleranno altri, più in là nel tempo, quando ci avranno ponderato sù abbastanza. Di questo sono certo, chissà perché. Comunque sono disposto a parlarne, con te; perché hai senz'altro ragione: troppe sono le incognite e troppo poche (direi quasi nessuna) le certezze, quando si parla di "Nuragici". Infatti anche il nome che li descrive cerco, quando mi ricordo, di metterlo tra virgolette, perché non è il loro. Non esiste un Consenso Comune su alcunché: esistono soltanto alcune persone convinte di conoscere la Verità e disposte - per essa - ad una continua discussione interminabile. Il passato della Sardegna è protostoria, preistoria: il quando, chi, come, perché, insieme a chi e per quanto tempo, quanti edifici, quante tombe, quante persone e via cantando... sono tutte ipotesi, velate dal mito (affascinante creazione dell'uomo e pertanto degno di ogni considerazione, anche se certo non scientifica) e dagli errori di valutazione (di tutti, non desidero affatto unirmi al coro anti archeologi che va tanto di moda)... Alcuni errori sono già (con quanta fatica, però!) stati sbugiardati: mi sembra che nessuno più racconti le favolette della sentinella nella garitta di guardia, come non si racconta più dei pigmei che abitavano nei furreddus o dei giganti, etc. Altri (moltissimi) ne esistono. Alcuni potrebbero non essere mai corretti. Infatti, mi piace definire al momento la questione "Nuragica" come uno scrigno che resta ostinatamente chiuso, in cui i meccanismi che conservano il segreto dell'apertura sono tutti intercorrelati: farne saltare anche solo uno può condurre "a cascata" ad una serie di aperture e di scoperte del tutto insospettabili adesso. Resto ottimista, contro ogni evidenza. Non è litigando, che si trova la soluzione. Ma il metodo - che è da sempre uno dei metodi accettati, nella scienza - è quello del tentativo e dell'errore. Io ho solamente presentato il mio pensiero. Tutti, qui in questo Forum lo considerano sbagliato: anche se fosse, non ci sarebbe niente di male. Ma personalmente non credo che lo sia, anzi, non credo che ci vorranno molti anni perché sia preso in esame da altri, con maggiore seguito di me. MF
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robur.q
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Inserito il - 11/11/2009 : 16:44:52
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Maurizio, non sto affatto litigando (per così poco!!!) Stiamo solo discutendo civilmente tra persone sensibili e appassionate!!! Ma veniamo al sodo: primo - no, non penso che nelle terre che circondano la Sardegna siano passati i Caterpillar a distruggere tutte le tracce delle antiche civiltà; infatti ci sono monumenti dell'epoca, in Corsica, nelle Baleari, ma non così tanti e non così imponenti; d'altronde, laddove ci sono state antiche civiltà del periodo o successive, penso a Creta, al Peloponneso, all'Etruria, le tracce ci sono, eccome, e monumentali. secondo - perchè la storia dell'isola di Pasqua dovrebbe essere un unicum? io invece credo che sia successo molte volte nella storia dell'uomo, sto parlando di disastri ecologici e/o demografici (basta pensare alla peste nera anche e proprio in Sardegna); terzo - le mie sono idee basate su considerazioni di tipo economico e sociale: infatti, anche se non sappiamo in quanto tempo sono stati costruiti 8000 nuraghi, tuttavia, per la complessità della costruzione, solo una società relativamente stratificata e numerosa poteva distrarre forze lavoro così consistenti per realizzarli, ed anche formare una manodopera specializzata tecnicamente preparata e capillarmente diffusa sul territorio!!! Stiamo parlando di 8000 torri a tholos diffuse in ogni angolo, anche in posti veramente incredibili. I nuraghi non sono casette in ladiri costruite con scarsa tecnologia e che il tempo può annientare, ci vuole un sacco di gente con la pancia piena per portare pietroni giganteschi in "cuccuru de monti"; con pancia piena, ben organizzati e diretti in una struttura sociale complessa e ricca per i tempi; sono le capacità tecniche ed organizzative che distinguono la Sardegna Nuragica dalle terre circostanti, non c'è niente di simile intorno: ecco perchè la cifra che indichi tu mi sembra sottodimensionata: con popolazione che, secondo i tuoi calcoli sarebbe decisamente superiore, i sardi del medio evo hanno costruito "solo" poche decine di chiesette romaniche!!!!
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maurizio feo
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Inserito il - 11/11/2009 : 17:56:29
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No, scusa, robur.q: lo so benissimo che tu non sei affatto animoso e non stavi litigando! Non mi riferivo certamente a te. Parlavo in generale e mi riferivo in particolare all'animosità che anche di recente ha agitato questo ambito "archeologico" del Forum! Comunque, per non ripetermi, ti mando l'articolo, completo, in via privata. Anche la mia teoria della Chefferie Sarda , non piace a nessuno, ma è proprio quella a cui tu sembri alludere qui, credo, quando parli di considerazioni economico-sociali. Ne ho parlato per esteso in un articolo su Sardegna Antica. Il passaggio di popolazioni intere in transito, il riuso di materiali, l'abbattimento di intere città (non solo di qualche edificio) usate come cave di materiale, il passaggio di eserciti. Sono cose che sono avvenute in massima parte nelle grandi pianure, nella terra ferma, non nelle isole. Gli isolani, poi, sono conservazionisti per carattere e per necessità: tutti. Anche gli Inglesi, gli Irlandesi etc. Pensa anche solamente ad Ostia, che non esiste praticamente più, perché è stata usata per costruire Roma. Pensa che del Colosseo è rimasta solo la metà (e dello scheletro soltanto), perché marmi, statue, argani, macchine ed antenne sono stati rubati negli ultimi 4-5 secoli soltanto... Ma pensa anche a quante cittadine come Pompei ed Ercolano non esistono proprio più: se queste due non fossero state protette dai metri di lava che le hanno inizialmente "distrutte", non potremmo vederle oggi. E non stiamo parlando dell'Età del Bronzo!. No: quello che io sostengo regge, più che bene. I segni di presenza umana erano moltissimi di più, anche laddove ti sembra che siano rimasti tutti (d'altronde, i nuraghi che noi vediamo oggi sono solamente ciò che ne resta: ti stupiresti moltissimo dell'aspetto potentemente differente che aveva un nuraghe nuovo, appena terminato!). E la densità di popolazione è sempre stata molto più elevata in continente, che non in Sardegna. (La storia di Pasqua è unica. Non ha nulla a che vedere con questo argomento, né con la peste. Il disastro fu fatto stupidamente dall'uomo con il disboschimento funzionale al trasporto delle statue gigantesche. Dopo di che si dovette abbandonare l'isola. Ma non trovo questo argomento centrale, al momento). Le varie epidemie di peste verificatesi in Sardegna e documentate piuttosto bene sono invece fenomeni naturali (seppure con momenti che implicano tra i vettori la presenza anche dell'uomo, inconsapevolmente) e quindi appartengono a tutt'altra categoria. I nuraghi sono stati edificati, punto. In quanto tempo, nessuno si azzarda a dirlo, per non incorrere in critiche urticanti. Se - per ipotesi - sono stati edificati in un periodo di tempo molto lungo, questo sicuramente corrobora la mia tesi del numero piccolo. Se fossero stati edificati nel corso di dieci anni, i "Nuragici" allora avrebbero dovuto essere più numerosi dei sardi di oggi, per costruirne circa 800 all'anno. Come tu sai, molti nuraghi non esistono più, ma si sa con certezza che sono esistiti, perché gli anziani ne hanno memoria e talvolta la zona in cui sorgevano ne ricorda il nome. Ma - oggi - non ve ne è proprio più traccia alcuna: neppure una pietra (mi riferisco, in questo caso alla zona di Faunele, di Orosei, nome antico e suggestivo anche secondo il Pittau). Ma esistono zone nelle quali solo gli archeologi sono capaci di riconoscere un nuraghe: io personalmente ho scarpinato sulle pietre sconnesse di Conca Humosa, presso il villaggio di Rempellos (Siniscola/Berchida) senza riuscire ad interpretare come base di nuraghe quei poveri resti. Quindi i Nuraghi erano sicuramente molti di più. Ma questo, a mio vedere, non ci autorizza ad affermare che dovesse esserci necessariamente una popolazione molto grande. Questo non lo affermo io: seguo soltanto il manuale d'istruzione per gli scavi e lla oro interpretazione, scritte da archeologi ed antropologi: Ho fatto l'esempio della Sardegna attuale (che - fino ad un certo punto - esemplifica molto bene l'assunto): se noi contassimo i "posti letto" della ricettività estiva alberghiera, delle doppie case dei sardi e delle case estive degli italiani continentali, gli abitanti della Sardegna potrebbero anche sembrare anche 15 milioni. Lo so bene che il caso è ben differente, ma si tratta di un esempio, volto a dimostrare un concetto. La cifra che indico io ti sembra sottodimensionata perché non hai mai considerato prima la cosa da questo punto di vista. Riparliamone tra qualche anno. Provo a mandarti l'articolo intero. Spero che ci stia nella posta del Forum ciao, MF
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Modificato da - maurizio feo in data 11/11/2009 18:02:06 |
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maurizio feo
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Inserito il - 11/11/2009 : 18:04:26
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Anzi: pubblico qui la bozza dell'articolo. Purtroppo non passano le note di riferimento bibliografico delle fonti, per motivi che mi sfuggono.
“Nuragici”. Noi li chiamiamo così. Loro sicuramente chiamavano se stessi in modo diverso, con un nome a noi ignoto. Forse, come diversissimi gruppi umani hanno fatto in passato (mostrando una ripetitiva e comune propensione all’autocelebrazione), usavano un’espressione come “uomini liberi”, oppure “uomini eletti”. In uno studio genetico ormai non più recentissimo (1998), L. L. Cavalli Sforza descrive un albero filogenetico in cui la Sardegna si separa dalle altre popolazioni già alla seconda divisione . Questo implica già le grandi differenze che descriveremo meglio. Si tratta di un’isola, la Sardegna, di 24.000 km2, che dista circa 200 km sia dalle coste italiane che da quelle africane. È molto vicina alla Corsica, ma le due popolazioni isolane sono molto diverse dal punto di vista etnico e dal punto di vista delle vicende storiche in cui si sono formate. Ma proprio la posizione geografica della Corsica può avere avuto un ruolo importante nel primo popolamento della Sardegna, in quanto, grazie alla posizione dell’arcipelago toscano, dalla penisola si può anche tuttora “navigare a vista”. Chi furono i primi abitanti della Sardegna? Non furono quelli che chiamiamo “Nuragici”. Probabilmente i primi abitanti furono uomini pre-neolitici. Parliamo di un periodo nel quale si valuta il numero globale degli abitanti di tutta l’Europa (allo stato di cacciatori raccoglitori) essere compreso tra i valori di 200.000 e 700.000 unità, prevalentemente raccolti nelle zone meridionali, essendo le settentrionali ancora piuttosto fredde. Si calcola che la transizione Neolitica attraverso l’Europa sia durata circa 4000 anni (con termine presunto attorno al 4.500 a.C.). La diffusione degli agricoltori fu molto lenta, eppure non uniforme; certamente favorì un incremento della popolazione, anche se non precisamente quantizzabile. Pur trattandosi di studi che vanno presi con beneficio d’inventario (in fin dei conti sono ipotesi ricostruttive), le cifre globali fornite sono sorprendentemente basse, per la popolazione Europea: poco più di 2 milioni d’individui nel 3.000 a.C.; circa 5 milioni nel 2.000 a.C.; circa10 milioni nel 1.000, con un incremento che parla di attività agricola sempre crescente . Si deve ammettere che le stime sulle comunità di cacciatori sono più difficili da effettuare, per via dell’estrema scarsità di resti archeologici: il cacciatore è nomade, si sposta spesso e non costruisce ripari cospicui né duraturi. Talvolta, anzi, costruisce abitazioni temporanee multiple per le diverse stagioni dell’anno. Questo fatto è fuorviante e può condurre sia a sottostime che a soprastime, se i siti non sono stati studiati a sufficienza e correttamente interpretati. Malgrado ciò, rifacendosi agli avanzi di cacciagione rinvenuti, si è risaliti ad una densità di popolazione globale Inglese di circa 0,02 – 0,07 abitanti per kmq nel Paleolitico superiore . Nella zona centro-settentrionale dell’isola sarda i più antichi insediamenti umani risalgono a circa 10.000 anni fa (precisamente: 9.120 ± 380) . Questa, si noti, è la datazione più antica di popolamento accertato, in un’isola mediterranea. Non è opportuno qui discutere in dettaglio i monumenti più caratteristici e numerosi dell’isola: i nuraghi, che mostrano alcuni richiami architettonici con strutture analoghe rinvenute in altre isole del mediterraneo o zone costiere di esso. Ma non si può non citarli. Si ritiene oggi che i nuraghi siano stati edificati non prima del 1500 a.C. e poi per un periodo che alcuni portano fino all’Età del Ferro, mentre altri lo vorrebbero fare proseguire più oltre. Anche sul numero totale dei nuraghi esiste qualche divergenza: si suppone che essi fossero 6.000 – 7.000, distribuiti su tutta la vasta superficie isolana, seppure con densità variabili. Sembra credibile che da ciascun nuraghe se ne potesse vedere ad occhio nudo almeno un altro, per cui non è affatto improbabile che una delle diverse funzioni del nuraghe fosse la comunicazione rapida attraverso il territorio . La questione della funzione del nuraghe resta aperta, comunque, come anche molte altre. Circa il numero totale della popolazione “Nuragica” molti saggi sono stati tentati e diverse sono le opinioni. Sappiamo che esistono alcuni villaggi realmente Nuragici ed altri che – pur trovandosi intorno o presso i nuraghi – sono, senz’altro, posteriori e non devono quindi essere inclusi nel computo. Il numero d’abitanti ipotizzato per ciascun villaggio varia da 50 a 300 persone. Se dovessimo ipotizzare che tutti i Nuraghi conosciuti facessero capo ad un villaggio e che tutti i nuraghi ed i villaggi fossero stati contemporanei, otterremo un’ipotetica popolazione totale variabile da 300.000 a 1.200.000 unità, il che è sicuramente irrealistico ed eccessivo per l’epoca e per la sede… Ora, noi sappiamo con certezza che alcuni nuraghi non avevano un proprio villaggio satellite, essendo essi stessi edificati per assolvere alcune particolari funzioni specifiche di controllo del territorio e di comunicazione con la sede più importante e “centrale”. Quest’ultima – invece sì – facente capo ad un villaggio. Una situazione del genere si riscontra (ad esempio) nel territorio di Orosei ed è relativa al grande nuraghe “centrale” più importante (Nuraghe Sa Linnarta - Osana), sito su un altopiano declinante verso il mare con ampia vista sulla costa e non lontano dal passo (Iann ‘e Pruna) che conduce verso la valle del rio Berchida e poi Capo Comino e Siniscola. Dal sito del Linnarta si possono facilmente vedere ad occhio nudo gli altri nuraghi minori della zona, in particolare il Rampinu (sul bordo dell’altopiano, poco più a sud), il Panatta (sulle pendici impervie del Monte Tuttavista, ma già al di là del fiume Cedrino) e almeno la zona in cui si trovano il nuraghe Gulunie (detto anche Osala, perché sito sulla scogliera a picco sull’omonima spiaggia. Dal Linnarta si gode ottima visibilità che si estende anche sulla costa settentrionale, Marina Grande, Foce del Cedrino, Santa Maria, Fuile ‘e Mare, ed il territorio interno retrostante) ed il nuraghe ‘e Portu (anch’esso prospiciente il mare). In questo caso quindi, avremmo (anche ammettendo che detti cinque nuraghi – molto differenti tra loro per tipologie e per dimensioni – siano stati coevi ed usati contemporaneamente) un solo villaggio (di circa 200, forse anche 300 persone), a fronte di cinque nuraghi. Pertanto, già sappiamo di dovere ridurre di molto le nostre precedenti stime ipotetiche. Se poi consideriamo che tutti i nuraghi in genere, oltre a non essere coevi, non sono stati tutti in funzione contemporaneamente (e molto probabilmente possedevano scopi e funzioni differenti, come morfologia, dimensioni e localizzazioni lasciano facilmente ipotizzare, seppure non in modo conclusivo), possiamo legittimamente abbattere ulteriormente le cifre, fino ad un più realistico totale di 50.000 – 200.000 persone, includenti uomini, donne, vecchi e bambini… Ma esistono i già citati studi che si basano sulla presunta densità di popolazione di popolazioni di cacciatori-raccoglitori e dell’incremento dovuto all’inizio dell’allevamento e della coltivazione , che parlano di una densità stimata variabile da 1 a 5 abitanti per kmq. Per quanto concerne la Germania, ad esempio, la media riscontrata è di solo 2 abitanti per km2, in zone definite come molto adatte all’agricoltura. (Aldenhoven Platte, periodo della Cultura della ceramica lineare, Bandkeramik). Applicando questa media eccezionalmente alta a tutta l’estensione dell’Europa si ottengono numeri che sono evidentemente errati e smentiti dagli scavi, perché il resto dell’Europa non presentava affatto condizioni altrettanto favorevoli all’agricoltura ed all’allevamento. Anche la Sardegna, per le sue scarse precipitazioni, per il forte stress termico-idrico estivo e per le sue caratteristiche orografiche, va esclusa dalle zone considerate favorevoli ad un raggiungimento di densità così elevate in quell’epoca. Il Bronzo. Nel periodo del Bronzo iniziale, la popolazione umana non era molto numerosa in Europa. In Inghilterra si ipotizzano 0,5 abitanti/Kmq, equivalenti a 20,000 -100.000 (Brothwell 1972, 79); in Polonia e Germania, circa 0,86 ab/Kmq, il che per la Pomerania equivarrebbe a 30.000 (Ostoja-Zagòrski, 1982), e per la zona del Lausitz (79.443 Km2) a 97.000-195.000 (Buck, 1997). La zona nord Italiana delle Terramare conterebbe da 18.000 (Bronzo Medio 2) a 29.000 (BM 3), fino a 31.000 nel Bronzo Tardo. In genere si concede che la densità sia andata aumentando rapidamente tra il Bronzo Antico ed il Bronzo finale. In certe regioni (Slovacchia), nella parte iniziale del Bronzo Finale si sarebbe passati da una densità di 0,43 a 1,16 /Kmq . Anche utilizzando medie di 2 ab/Kmq, (sicuramente errate per eccesso, se applicate alla Sardegna) si otterrebbe, per la Sardegna “nuragica” una cifra totale di soli 48.000 abitanti, che appare comunque molto più realistico di altri numeri proposti in precedenza altrove. Questo numero, per quanto ridotto, rappresenterebbe egualmente un notevole incremento rispetto alla popolazione sarda precedente . Ciò sarebbe dovuto al successo economico, sociale, alimentare, sanitario ed in ultima analisi demografico globale dei “Nuragici”. Il rilevante miglioramento da essi ottenuto nelle loro condizioni di vita ha definitivamente scongiurato l’estinzione della popolazione. Si tratta, però, come si vede, di numeri oggettivamente esigui, per un territorio così vasto. Ecco, allora, che controllo visivo del territorio non può in alcun modo significare, in queste condizioni, anche controllo militare in senso stretto. Stiamo senz’altro parlando – ricordiamolo – d’epoche in cui i grandi numeri non erano mai grandi nel senso attuale del termine. Si deve considerare, ad esempio, che nel 2300 a.C. l’esercito del temutissimo Sargon d’Akkad rappresentava per dimensioni il massimo sforzo possibile ad una nazione, tanto da potere essere utilizzato solo per brevi periodi all’anno . Contava solo 5.400 uomini! E rimase comunque un’eccezione mostruosa, in un mondo in cui la regola era e restò fatta di eserciti molto, molto più piccoli, ancora per lunghi secoli… Fino all’età del Ferro ed alle armate di 100.000 uomini dei Faraoni. Comparativamente, quindi, i riferiti numeri ridotti della popolazione globale sull’isola sarda, non devono stupire più di tanto: pur costituendo un’ipotesi, essi sono giustificati da assunti ragionevoli. Questo potrebbe anche spiegare perché – anche a fronte di prove archeologiche (indirette) dell’esistenza di una navigazione “Nuragica” – i Fenici siano egualmente riusciti, nell’ 800 – 900 a.C. circa a colonizzare le coste della Sardegna, stabilendo fondaci per la propria più efficiente navigazione commerciale. Naturalmente, la cosa sembra del tutto impossibile a chi ipotizzi numeri molto più grandi di guerrieri nuragici armati fino ai denti e detentori di una flotta estremamente aggressiva e padrona del Mediterraneo . Le successive vicende dell’isola sono un po’ meno importanti, ai fini di una definizione di ciò che descriviamo come “nuragico”, ma vale la pena di riassumere brevemente i fatti essenziali. La colonizzazione fenicia ebbe modo di proseguire, dopo qualche alterna fortuna di cui possediamo memoria, ad opera di una colonia fenicia in Tunisia: Cartagine. In seguito all’instaurarsi del predominio romano nel Mediterraneo, caduta Cartagine, la Sardegna fu romanizzata in modo completo (anche se la presenza romana nell’interno sarà stata certamente più “morbida” che non nei siti che oggi chiameremmo strategici), cosa attestata dal fatto che le varie versioni della Lingua Sarda sono in realtà tutte romanze. Se una parte della Sardegna potesse vantarsi a ragione di non essere mai stata conquistata e di avere conservato il proprio precedente idioma, avremmo oggi almeno un dialetto sardo non romanzo . Già dal 1941 la Sardegna è stata oggetto di studi su differenziazione linguistica e differenziazione dei cognomi. I dialetti dell’isola sono risultati essere tutti romanzi, ma contenenti termini che provengono da un substrato pre-indoeuropeo, d’origine sconosciuta . Al momento è legittimo pensare che la prima lingua indoeuropea mai parlata in Sardegna sia stata quella Latina. Si dovrebbe supporre pertanto che gli immigrati Neolitici parlassero anch’essi una lingua non indoeuropea, come i Paleolitici, oppure (ma meno probabilmente) che fossero così poco numerosi da non potere imporre la propria lingua indoeuropea. Vandali, Bizantini e Saraceni seguirono alla caduta dell’Impero Romano. Una qualche forma di “dominazione” araba (più che altro scorrerie costiere) continuò fino al X secolo. Quindi l’isola si trovò soggetta al controllo di Pisa, seguito da quello di Catalogna ed Aragona ed infine fu sotto il Regno di Savoia. Queste ultime dominazioni hanno lasciato proprie colonie in zone limitate dell’isola, in cui sono anche oggi presenti le loro tracce linguistiche. Un’area di lingua Catalana nel nord-ovest ha centro in Alghero; una di lingua ligure-piemontese nel sud-ovest è identificabile in S. Pietro e S. Antioco; nel nord-est esiste una colonia toscana. Le tracce genetiche che tutti questi invasori hanno lasciato, sono però limitate, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare. Si realizza cioè un quadro composito – sì – di popolazione, ma non così evidente come quello che ci si attenderebbe da un flusso genico imponente, caratteristico di un apporto abbondante di geni da parte di colonizzatori che si mescolano o addirittura si sostituiscono alla popolazione originale: anzi, tutto il contrario … La causa più importante, a giustificazione della considerevole differenza tra i Sardi e le altre popolazioni (europee o africane) è la “deriva genetica”, perché numerosi geni presentano frequenze molto differenti dalle medie di diverse regioni europee o africane . Un tipo particolare di deriva genetica è dato dal fenomeno detto “collo di bottiglia”, che si ha quando il numero d’individui facenti parte di una popolazione viene ridotto drasticamente da forze atipiche nella selezione naturale (caccia, persecuzioni, guerre). Solitamente comporta una critica riduzione della variabilità genetica, e tende ad eliminare alcuni alleli totalmente, ma soprattutto a far sì che altri, rari, vengano rappresentati stranamente in eccesso rispetto al normale nel pool genetico. Alcuni esempi possono essere utili. In Sardegna si riscontra: 1) la più bassa frequenza del gene RH negativo (il 20%), rispetto alle altre regioni del Mediterraneo. 2) Si ha anche la più elevata frequenza mondiale del gene MNS*M (78%). 3) Il gene HLA*18 presenta la frequenza più elevata nel mondo. 4) In Sardegna esiste inoltre un’alta frequenza di una particolare variante molecolare della Beta Talassemia (ß39), che ovunque altrove è rara. Esistono molti altri esempi, che dimostrano come la popolazione Sarda (di ieri, ma anche d’oggi) sia una popolazione diversa geneticamente. Forse anche il tipico “occhio sardo” ne è una prova a livello fenotipico (esteriore): in breve potrebbe essere il risultato di quella che Cavalli-Sforza definì “selezione sessuale” di un tratto fisico che è particolarmente gradito in un gruppo umano. A chi assomigliano di più – dunque – i Sardi d’oggi? Studi genetici, che risalgono già al 1975 e che sono stati man mano aggiornati nel tempo, dimostrano che i nordafricani non hanno contribuito in modo rilevante al pool genetico sardo. Italia e Grecia sono probabilmente state le sedi d’origine dei primi occupanti, che risalgono al Neolitico o pre-neolitico. E’ vero che gli uomini neolitici provenivano in ultima analisi dal Medio Oriente e dall’attuale Turchia, ma è altrettanto probabile che il loro genotipo si sia diluito con quello delle popolazioni mesolitiche locali, nell’attraversamento lento della Grecia e dell’Italia meridionale. I moderni Libanesi sono i più diretti discendenti dei Fenici, di cui troviamo oggi il piccolo apporto – oltre che in molti punti del Mediterraneo – prevalentemente nel sud dell’Isola Sarda . È interessante notare che non sono ancora state studiate le somiglianze genetiche che qualche autore ha rilevato tra Sardegna ed alcune zone del Caucaso (zona ancora poco studiata dal punto di vista genetico) . Riassumendo quanto sopra, i protosardi del tardo paleolitico con idioma non indoeuropeo furono così poco numerosi che su di essi ha agito in modo considerevole la deriva genetica; gli immigrati del Neolitico (anche loro non indoeuropeo parlanti) apportarono senz’altro nuovi geni, ma erano con ogni probabilità poco numerosi anch’essi, per cui anche su di loro ha agito la deriva. Su ambedue (più certamente sui secondi) dobbiamo tenere presente anche il cosiddetto “effetto dei fondatori” . Solo più tardi, proprio con il piccolo miracolo economico e demografico dei “nuragici” si giunge a quella densità di popolazione sufficiente a fermare la deriva genetica e mantenere le frequenze geniche pressappoco ai livelli attuali. Al momento, la popolazione sarda attuale – pur portando ancora in sé ben riconoscibili quei geni che la imparentano in modo indissolubile con i suoi antenati dell’età del Bronzo – è tuttavia esposta ad un fenomeno di amalgama globale, che tende a cancellare tutto ciò che è retaggio dei tempi antichi: tradizioni, lingua, ricordi e genoma. E’ un fenomeno planetario: se ne può prendere coscienza, ma è di fatto inarrestabile. Un buon esempio di ciò è la scomparsa dei linguaggi. Oggi sopravvivono circa 6.000 lingue delle circa 15.000 che si parlavano ancora solo 500 anni fa. Anche se le prime a sparire saranno i circa mille dialetti aborigeni, che il governo australiano ha recentemente deciso di difendere introducendone lo studio nelle scuole, il futuro di molte altre lingue appare nero: se ne prevede la scomparsa entro la fine del secolo. Queste considerazioni riassuntive, potranno essere in definitiva più o meno comprensibili e forse poco condivisibili da parte di alcuni, ma è quanto di più verosimile si può dire allo stato attuale sull’entità della popolazione protosarda. Una popolazione che non ha certo bisogno d’invenzioni o di pura fantasia per entrare di diritto nella Storia dell’Uomo e del Mediterraneo in particolare, con l’avere fondato la Prima Grande Civiltà del Mediterraneo Occidentale, alla quale molto devono tutte le successive... E’ una popolazione di cui obiettivamente sappiamo ancora pochissimo. Con un nome di nostra invenzione li definiamo “Nuragici”, ispirandoci al nome che noi oggi diamo ai resti delle loro Torri monumentali per le quali – con ogni probabilità – essi avevano un loro nome comune diverso, non indoeuropeo, di cui forse non conosceremo mai il suono.
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Modificato da - maurizio feo in data 11/11/2009 18:06:14 |
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robur.q
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Inserito il - 11/11/2009 : 18:18:13
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grazie, leggerò volentieri e con molta attenzione il tuo articolo forse potrei anche avere il numero di Sardegna Antica, indicami il numero! tuttavia.... anche la penisola italiana, la penisola iberica, la sicilia, l'africa settentrionale, sono largamente montagnose ed impervie; la Sardegna invece ha una caratteristica che, geologicamente, pedologicamente e antropologicamente, la distingue abbastanza nettamente dalle terre circonvicine: ha realizzato una civiltà economicamente basata principalmente sull'allevamento, ovino ma anche bovino (assai più nel passato), con delle densità assolutamente introvabili nel bacino del mediterraneo (oggi, e sottolineo oggi si trovano solo in Gran Bretagna). Secondo me era questa la base economica nel età del bronzo, in qualche modo poi superata nell'età del ferro, da un'agricoltura latifondista più intensiva, per la quale la nostra isola è assai meno dotata. Credo che vada approfondita la questione dal punto di vista della storia economica e dell'allocamento delle risorse, e naturalmente dall'organizzazione sociale e politica conseguente! Quindi non vedo impossibile una crisi ecologica dovuta ad un ipersfruttamento del suolo ai fini dell'allevamento: conosco nuraghi oggi nel cuore delle grandi foreste demaniali (Is cannoneris, sette fratelli p.e.), dove nessuno oggi costruirebbe niente. Inoltre, alcune caratteristiche della vegetazione isolana, la mancanza o la rarità delle conifere, contrariamente a rilevamenti paleopollinici, e alla Corsica e perfino alla Sicilia, ed alla nota sensibilità delle conifere al taglio (assenza di capacità pollonifera) e all'incendio, sono segnali di uno sfruttamento del suolo ai limiti della sostenibilità.
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