Nota Bene: I più antichi manufatti rinvenuti in Sardegna risalgono al Paleolitico inferiore. Si tratta di oggetti in selce e quarzite databili tra 450.000 e 120.000 anni fa, rinvenuti nell’Anglona nella parte settentrionale dell'isola.
Ogni tanto resto in disparte a godermi le raffinatezze postate da voi. Per disintossicarmi temporaneamente dalle infinite bruttezze che ci circondano.
Marialuisa, L'ingenuo è di straziante attualità. Anche se certe spade crudeli non potranno mai essere belle. Tizi, ci mancava da un po' la saggezza dei Nativi. E che dire del grande Eduardo...
Ogni tanto trovo persino il tempo di fare un nuovo video. Deus ex machina è un testo di un paio di anni fa. Ora è anche questo.
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Ogni tanto trovo persino il tempo di fare un nuovo video. Deus ex machina è un testo di un paio di anni fa. Ora è anche questo.
Arriva quasi sempre di notte, non ha bisogno di aprire porte non deve aspettare l’autobus sotto la pioggia né uscire da un dipinto di Toulouse Lautrec non ha bisogno di staccarsi dalle pagine di un libro, cadere per terra e farsi calpestare dalla prima scarpa di passaggio. Vive dove la nebbia avvolge gli alberi e il bosco avvolge il vecchio maniero. Vive dove si può ascoltare soltanto lo scalpiccio delle foglie secche che muoiono sotto le suole del viandante. Arriva quasi sempre di notte. Anche se stai dormendo, anche se non ti sei ricordato di lasciare accesa una piccola luce ad aspettare. Anche se hai gli occhi chiusi, da un’ora o da una vita. Vola sulla città e sceglie proprio il tuo sonno, dopo aver viaggiato nell’oscurità dopo aver sfiorato il mare calmo, i suoi spazi immensi, i suoi strapiombi severi, la sua musica distesa come una lenta, implacabile ninna nanna. Arriva quasi sempre di notte. Quasi sempre, non sempre. Invisibile come i gesti quotidiani, familiare come la brace dimenticata nel caminetto. Polvere sul libro che non leggi più, sorriso che avresti voluto ricevere. Divide il tempo mentre tu sei intento a vivere, ti aspetta alla prossima fermata. Al prossimo loggione in un teatro abbandonato. Si riaccende l’insegna. Il pubblico prende posto in sala. Arriva quasi sempre di notte Per accompagnarti sulla scena. Ringrazi. Reciti la tua parte e torni dietro le quinte. Nel camerino ti strucchi pensieroso. E’ tardi. Nessuno ti acclama. La città e deserta. Sei stanco ma felice. Di una felicità senza padroni senza cambiali senza ombrello. Arriva quasi sempre di notte.
Pazienza per gli applausi.
Mansardo, comme un souffle. Meraviglioso.
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@ Mansardo....Che pace....parole, immagini e musica si fondono trasmettendo quel senso di immenso....di pace....di silenzio, del tempo che scorre lento ma inesorabile e noi come spettatori a volte distratti stiamo a guardare; E' delicato, proprio come dice Luisa "come un soffio, un respiro".
...e io invece memorizzo e imparo..piango e ascolto.. mai la poesia è stata così tanto il mio pane quotidiano. E ringrazio Dio....o quel Dio che avvolge il pensiero e lo asseconda; quel Dio nudo...presente e antico..nel volo leggero di una cicogna. Grazie. anto
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Jack Folla (alias Diego Cugia) un 8 marzo dedicò alle donne queste parole. Perchè sempre è l'8 marzo. Forse è già stata postato altrove, ma mi piace ripeterlo.
Per i momenti bui
Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita. Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia. Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola. Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare. Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare. Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita. Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane. Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così". E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque. In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, e ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata. Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento. Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete! Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze! Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?" Se lo sono chiesto tutte. E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? È da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti. Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa. Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente. Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa. E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli. Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo. Perché tutti devono vedere e capire: "Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse". Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa. È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.
Jack Folla
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Donna che non smetterai di far nascere il sole... Ora dorme E chissà se ci sarà Un letto così grande Che copre la città D’amore Sogno che si salverà Tra le memorie Sogno che non finirà Scende la notte nel cuore Donna non smetterai Di far nascere il sole Donna non mentirai Nel nome della madre Donna corri nel cielo che affonda Tutto il coraggio è con te Bellezza sogna Donna dentro ai tuoi occhi ritorna Luce che ferma la terra E per la vita resterà Cade giù dal cielo come pioggia quel respiro che ha tremato assieme a te Non aver paura guarda la dolcezza cosa fa Apri le tue braccia e poi sei madre mentre Dio non guarda più. Non aver paura guarda la dolcezza cosa fa Donna corri nel cielo che affonda Tutto il dolore che c’è Bellezza sogna Donna fuoco che sale nell’ombra Nelle tue mani la guerra È il figlio che raccoglierai Cade giù dal cielo come pioggia quel respiro che ha tremato assieme a te Non aver paura senti la dolcezza che rumore fa Donna canto nel cielo che affonda Tutto il coraggio è con te Bellezza sogna Donna dentro ai tuoi occhi ritorna Luce che ferma la terra E per la vita resterà Donna D’Onna Donna.
per te tutte le culture del regno si sono aperte e tu sei diventata la regina delle nostre ombre per te gli uomini hanno preso innumerevoli voli creato l’alveare del pensiero per te donna è sorto il mormorio dell’acqua unica grazia e tremi per i tuoi incantesimi che sono nelle tue mani e tu hai un sogno per ogni estate un figlio per ogni pianto un sospetto d’amore per ogni capello ora sei donna tutto un perdono e così come ti abita il pensiero divino fiorirà in segreto attorniato dalla tua grazia
Alda Merini
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.....capita che si ritorni dopo tanti anni a ripercorrere sentieri e selciati che avevi accantonato.... nei polverosi archivi della mente. .....capita che tutto ciò che hai intorno... riproponga quelli che erano i ricordi dimenticati... Suite riceve calore da tutti noi....e lo rimanda. Mi accoccolo in silenzio e vi parlo di come..il dolore sfugga e si perda... dentro frasi discrete, dentro canzoni amate...e piccoli puntini di pausa....ed è in questi spazi geometrici che io vi abbraccio. .......a.
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Solo per oggi crederò fermamente, nonostante le apparenze contrarie, che la Provvidenza di Dio si occupi di me come se nessun altro esistesse al mondo.
Solo per oggi avrò cura del mio aspetto: non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura alla vita dell'anima.
Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino ma lo farò e mi guarderò da due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi non avrò timori. Non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.
Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterei se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.
Solo per oggi, cari Suiters, magari anche per domani. Mi sta molto a cuore questa bella meditazione di Papa Giovanni XXIII; la ho scritta tanto tempo fa in un'agenda e ogni anno la trascrivo per poterla avere a portata di sguardo:) Oggi è difficile trovare persone così profonde fra coloro che per motivi politici o religiosi o di visibilità potrebbero essere un punto di riferimento; non lo è trovare altrettanta profondità nella semplicità di ognuno di noi. Basta cercarla. Vi abbraccio, Ml.
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Pensando in questi giorni con lo strazio nel cuore ai nostri fratelli nipponici .....
Non perderti d'animo......
Ballando con le parole
La ballerina 90enne è sbocciata divenendo la bestseller della poesia. Toyo Shibata è rifiorita a nuova vita dopo esser stata costretta dal mal di schiena a interrompere la sua attività di danzatrice tradizionale giapponese. Il figlio le consigliò di trasporre su carta le emozioni e i pensieri finora espressi con il corpo, per “non sentirsi frustrata”.
E in una società appunto frustrata e oppressa dai suoi obblighi di condotta sociale e dalla crisi economica più lunga della storia (di fatto ventennale), la motivazione di Toyo ha fatto rifiorire la speranza e il piacere a giovani e anziani (il Giappone è il paese con la maggior percentuale di vecchi al mondo, seconda l’Italia). Seppure in una nazione di lettori (i giapponesi sono ancora i più avidi lettori di giornali) anche le poesie sono in crisi (10mila copie rappresentano un successo: in Italia pochi autori superano le mille): ma quelle di Toyo Shibata hanno superato il milione e mezzo e si attende la nuova raccolta per i 100 anni dell’autrice, a giugno.
Le strofe semplici e dirette della ballerina che ha deciso di mettere in parole la danza dei suoi pensieri ed emozioni, si sono rivelate un toccasana per la depressione diffusa di una nazione passata da un impero quasi divino (come era considerato l’imperatore, il Tenno, fino alla fine della Seconda guerra mondiale) alla punizione nucleare, alla riscossa industriale e finanziaria, fino alla stagnazione, non solo economica: “Siamo tutti ugualmente liberi di sognare”, scrive Toyo Shibata. E un intero paese sta seguendo la sua gentile, secolare e magica pifferaia, che indica la strada di un destino migliore.
Pia .....nessuna parola serve. Quando la Natura decide che è il momento. Quando la Natura vuole far sentire che è viva. Servisse a questo povero uomo capire ogni sua debolezza. Servisse a questo povero uomo quanto limitati siano i suoi confini. Sono vicina al Giappone con la mano sul cuore e il pianto nell'anima. a.
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E Dio mi fece donna, con capelli lunghi, occhi, naso e bocca di donna. Con curve e pieghe e dolci avvallamenti e mi ha scavato dentro, mi ha reso fabbrica di esseri umani. Ha intessuto delicatamente i miei nervi e bilanciato con cura il numero dei miei ormoni. Ha composto il mio sangue e lo ha iniettato in me perché irrigasse tutto il mio corpo; nacquero così le idee, i sogni, l’istinto Tutto quel che ha creato soavemente a colpi di mantice e di trapano d’amore, le mille e una cosa che mi fanno donna ogni giorno per cui mi alzo orgogliosa