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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 09/10/2008 : 11:50:26
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scusate credo di essere stata fraintesa,io parlavo della lingua sarda come è sempre stata non della Lsc.,che non approvo
per gli stessi motivi estesi da Albertina.
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| Firma di cedro del Libano |
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Albertina
Salottino
Utente Mentor
Poetessa Paradisolana
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Inserito il - 09/10/2008 : 12:46:26
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| cedro del Libano ha scritto:
scusate credo di essere stata fraintesa,io parlavo della lingua sarda come è sempre stata non della Lsc.,che non approvo
per gli stessi motivi estesi da Albertina.
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E cumenti appa fai a ddis fai sa cantada, scriendu a modu insoru no mi essidi sa torrada!
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 09/10/2008 : 13:30:50
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| Petru2007 ha scritto:
Cedro, il latino era la lingua dei romani perché loro la parlavano e la scrivevano correntemente...
Una lingua costruita a tavolino da pochi individui, dei quali nessuno di loro la parla e la scrive, non può essere definita la lingua di un popolo, in nessuna parte del mondo e, di conseguenza, anche in Sardegna...
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Petru mi auguro che tu stia scherzando come tuo solito... dato che appena scritto in un sistema partorito dal tavolino di questo simpatico signore...
http://www.liberliber.it/biblioteca...bo/index.htm
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
Fabrizio De Andrè |
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santobevitore
Utente Medio
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Inserito il - 09/10/2008 : 18:30:33
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Leggendo questi commenti mi è venuto da pensare al confronto tra la LSC e la lingua italiana: è vero, Dante, Bembo, Manzoni hanno fissato i parametri alla base dell'italiano ma, ci siamo mai chiesti quanto questa lingua "ufficiale"fosse realmente utilizzata? Sicuramente per la produzione scritta ma quanti la parlavano correntemente in famiglia? Non dimentichiamo che il fattore che ha creato il progressivo indebolimento dei dialetti -e anche della lingua sarda- non è stata tanto l'istruzione obbligatoria quanto l'avvento della televisione. Fino agli anni '50 insomma erano una minoranza quelli che sentivano l'italiano, lingua che aveva già diversi secoli alle spalle, come la loro lingua naturale e la parlavano quotidianamente. Più una lingua la si sente, più si è portati a parlarla secondo me. L'uso in famiglia è la prima cosa anche se penso che in molte famiglie sarde si preferisca oggi un italiano mediocre, magari pure un pò televisivo, anzichè una più che dignitosa lingua sarda. Quello che mi preoccupa è la perdita delle parole,riscontrabile tra i ragazzi soprattutto; molti di loro hanno un lessico sardo ridotto ormai a poche parole banali e alle parolacce. La scomparsa di termini un tempo frequenti, sostituiti dalle forme italiane, è un fenomeno in crescita, mi sembra. E insarasa? Eitta toccada a fai?
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Albertina
Salottino
Utente Mentor
Poetessa Paradisolana
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Inserito il - 09/10/2008 : 19:04:07
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| santobevitore ha scritto:
Leggendo questi commenti mi è venuto da pensare al confronto tra la LSC e la lingua italiana: è vero, Dante, Bembo, Manzoni hanno fissato i parametri alla base dell'italiano ma, ci siamo mai chiesti quanto questa lingua "ufficiale"fosse realmente utilizzata? Sicuramente per la produzione scritta ma quanti la parlavano correntemente in famiglia? Non dimentichiamo che il fattore che ha creato il progressivo indebolimento dei dialetti -e anche della lingua sarda- non è stata tanto l'istruzione obbligatoria quanto l'avvento della televisione. Fino agli anni '50 insomma erano una minoranza quelli che sentivano l'italiano, lingua che aveva già diversi secoli alle spalle, come la loro lingua naturale e la parlavano quotidianamente. Più una lingua la si sente, più si è portati a parlarla secondo me. L'uso in famiglia è la prima cosa anche se penso che in molte famiglie sarde si preferisca oggi un italiano mediocre, magari pure un pò televisivo, anzichè una più che dignitosa lingua sarda. Quello che mi preoccupa è la perdita delle parole,riscontrabile tra i ragazzi soprattutto; molti di loro hanno un lessico sardo ridotto ormai a poche parole banali e alle parolacce. La scomparsa di termini un tempo frequenti, sostituiti dalle forme italiane, è un fenomeno in crescita, mi sembra. E insarasa? Eitta toccada a fai?
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Sono d'accordo con te. Il problema non è quello di tradurre in sardo quello che si può dire benissimo in italiano, il problema è salvare la lingua che parlavano i nostri nonni. Non la si salva imponendo una nuova lingua, perché sempre un'imposizione è. La si salva facendo gustare la piacevolezza dei detti, delle batture, delle rime, delle preghiere, delle filastrocche, soprattutto quelle senza senso che si fondano sulla musicalità e fanno nascere il sorriso. Io come insegnante elementare le mie proposte le ho fatte, ma nessuno sembra mi abbia voluto ascoltare. Pur senza avvalermi della lingua fatta a tavolino, i miei alunni hanno recitato per la festa richiamando in piazza una marea di persone che hanno apprezzato le genuine espressioni che sembravano uscite dalla bocca degli antenati. Cosa voglio dire? Voglio dire che la salvezza della lingua può avvenire solo dalla base e da chi si mette al servizio di chi " ha vissuto" la lingua, non da chi pretende di insegnare una lingua che non è mai esistita.
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tota76
Nuovo Utente
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Inserito il - 09/10/2008 : 19:30:46
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albertina, e giusto quello che dici...
pero visto che sei insegnante, secondo te come sarebbe l'italiano se non fosse obbligatorio studiarlo a scuola? pensi che ci sarebbe un tasso di analfabetismo più alto? non credi che lo stesso accada per il sardo?
io ho visto il pdf dellla regione sulla lingua sarda.... non mi sembra un sardo non utilizzato, qualche parola mi è nuova ma la maggior parte sono parole comuni che si usano tutti i giorni anche i verbi....
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tota76
Nuovo Utente
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Inserito il - 09/10/2008 : 19:33:05
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non capisco perché dici imposizione della lingua, in che senso imposizione? oggi c'è l'imposizione dell'italiano? ci stanno imponendo l'inglese?
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 09/10/2008 : 19:41:10
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La mente umana è molto strana, ma perchè negare l'evidenza? Che male farebbe, ad ogni singolo Sardo o alla Sardegna nel suo insieme, una LSC o comunque la Lingua Sarda insegnata regolarmente a Scuola? io non riesco proprio a capirlo... Turritano
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Modificato da - Turritano in data 09/10/2008 19:56:54 |
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 09/10/2008 : 20:29:23
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Per il singolo sardo sarebbe solo una perdita inutile di tempo, che potrebbe essere impiegato in attività più utili... Per la Sardegna invece sarebbe solo uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere impiegate anch'esse in attività più utili...
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 09/10/2008 : 20:42:38
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| Albertina ha scritto: Sono d'accordo con te. Il problema non è quello di tradurre in sardo quello che si può dire benissimo in italiano, il problema è salvare la lingua che parlavano i nostri nonni. Non la si salva imponendo una nuova lingua, perché sempre un'imposizione è. La si salva facendo gustare la piacevolezza dei detti, delle batture, delle rime, delle preghiere, delle filastrocche, soprattutto quelle senza senso che si fondano sulla musicalità e fanno nascere il sorriso. Io come insegnante elementare le mie proposte le ho fatte, ma nessuno sembra mi abbia voluto ascoltare. Pur senza avvalermi della lingua fatta a tavolino, i miei alunni hanno recitato per la festa richiamando in piazza una marea di persone che hanno apprezzato le genuine espressioni che sembravano uscite dalla bocca degli antenati. Cosa voglio dire? Voglio dire che la salvezza della lingua può avvenire solo dalla base e da chi si mette al servizio di chi " ha vissuto" la lingua, non da chi pretende di insegnare una lingua che non è mai esistita.
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Il grado di utilità del tuo lavoro, purtroppo, è difficilmente definibile in quanto i suoi effetti non sono immediatamente visibili... però stai tranquilla che ha avuto dei benefici notevoli sulla formazione dei bambini e (perché no?) anche sulla crescita culturale dei genitori... in quanto coinvolgendoli non solo emotivamente e risvegliando in loro la consapevolezza della loro storia e della loro cultura, ha contribuito a dare una nuova dimensione al loro essere sardi... dubito che si sarebbero ottenuti gli stessi risultati utilizzando una lingua sconosciuta, mai sentita ed estranea alla loro realtà locale... in quanto come conseguenza immediata ci sarebbe stata una partecipazione meno massiccia agli eventi da parte di tutti gli elementi coinvolti...
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antas
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 09/10/2008 : 21:09:34
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| Petru2007 ha scritto:
Per il singolo sardo sarebbe solo una perdita inutile di tempo, che potrebbe essere impiegato in attività più utili... Per la Sardegna invece sarebbe solo uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere impiegate anch'esse in attività più utili...
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Dae comente chistionas non creo chi tue triballes in s'iscola.
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In donzi sardu chi si oltat cont'a calesisiat podere b'est s'antigu disigiu de libertade de su populu de sos NURAGHES |
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Albertina
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 09/10/2008 : 21:14:37
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| Petru2007 ha scritto:
| Albertina ha scritto: Sono d'accordo con te. Il problema non è quello di tradurre in sardo quello che si può dire benissimo in italiano, il problema è salvare la lingua che parlavano i nostri nonni. Non la si salva imponendo una nuova lingua, perché sempre un'imposizione è. La si salva facendo gustare la piacevolezza dei detti, delle batture, delle rime, delle preghiere, delle filastrocche, soprattutto quelle senza senso che si fondano sulla musicalità e fanno nascere il sorriso. Io come insegnante elementare le mie proposte le ho fatte, ma nessuno sembra mi abbia voluto ascoltare. Pur senza avvalermi della lingua fatta a tavolino, i miei alunni hanno recitato per la festa richiamando in piazza una marea di persone che hanno apprezzato le genuine espressioni che sembravano uscite dalla bocca degli antenati. Cosa voglio dire? Voglio dire che la salvezza della lingua può avvenire solo dalla base e da chi si mette al servizio di chi " ha vissuto" la lingua, non da chi pretende di insegnare una lingua che non è mai esistita.
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Il grado di utilità del tuo lavoro, purtroppo, è difficilmente definibile in quanto i suoi effetti non sono immediatamente visibili... però stai tranquilla che ha avuto dei benefici notevoli sulla formazione dei bambini e (perché no?) anche sulla crescita culturale dei genitori... in quanto coinvolgendoli non solo emotivamente e risvegliando in loro la consapevolezza della loro storia e della loro cultura, ha contribuito a dare una nuova dimensione al loro essere sardi... dubito che si sarebbero ottenuti gli stessi risultati utilizzando una lingua sconosciuta, mai sentita ed estranea alla loro realtà locale... in quanto come conseguenza immediata ci sarebbe stata una partecipazione meno massiccia agli eventi da parte di tutti gli elementi coinvolti...
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E chi lo sa. Intanto i bambini continueranno a recitare e i genitori li sosterranno e sono sicura che continueranno a recitare anche loro. E poi non è mica sepolto quello che abbiamo fatto! Disponiamo del materiale divulgativo: foto, filmati. Voglio dare la precedenza al sito della scuola. Se la scuola non ci dà lo spazio, i genitori sono pronti a firmare per pubblicizzare in altri siti. In fondo la recita è stata presentata anche in piazza, quando le scuole erano chiuse, quindi voglio dire non è solo un lavoro scolastico.
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Turritano
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Inserito il - 09/10/2008 : 21:45:26
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| Petru2007 ha scritto:
Per il singolo sardo sarebbe solo una perdita inutile di tempo, che potrebbe essere impiegato in attività più utili... Per la Sardegna invece sarebbe solo uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere impiegate anch'esse in attività più utili...
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Dedicarsi con in intelligenza e impegno alla propria cultura, non è mai uno spreco, ma il modo migliore di spendere i soldi. Poche cose sarebbero più utili di un impegno del genere, e poi, chi l'ha detto che non s possano fare insieme, questa ed altre cose? Turritano
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 09/10/2008 : 22:27:35
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| Turritano ha scritto:
Dedicarsi con in intelligenza e impegno alla propria cultura, non è mai uno spreco, ma il modo migliore di spendere i soldi.
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Perfettamente d'accordo... in tutto e per tutto...
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Modificato da - Petru2007 in data 09/10/2008 22:28:42 |
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 09/10/2008 : 22:45:01
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Precisazione Per "propria cultura", intendo non non solo quella spiciola, campanilistica, ma sopratutto quella che riguarda tutta la Sardegna: Storia. Lingua, tradizioni, per non sprofondare nel globalismo o in una cultura comunque estranea. Turritano
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