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Discussione |
Preziosa
Utente Attivo
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Inserito il - 02/09/2008 : 14:52:44
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| laier ha scritto:
| Preziosa ha scritto:
Ciao, è più probabile si tratti di un segno di posa, serviva ai mastri muratori per la posizione della pietra da mettere in opera. Le alternative sono due: un segno di proprietà oppure ciò che rimane dello spigato che si usava per far aderire la malta...
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questo è un esempio della pietra che dici tu (si trova al Chiostro) ma in città se ne trovano tante altre. quella nella chiesa di San Marcello è molto più grande ed è quasi uguale a quella del video postata
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caspita esattamente quella di cui parlavo... In ogni caso segni simili ne ho visto anche nei fondi di ceramiche postmedioevali, quindi mi sembra azzardato dire si tratti di simboli nuragici....
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Tetragon
Utente Normale
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Inserito il - 02/09/2008 : 17:25:59
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Ciao a tutti! Allora, secondo me Nuragica ha ragione, perché al Museo Archeologico di Cagliarim nei modellini di Nuraghe, questo simbolo è molto frequente... E nel suo video ci sono invece strutture pre-nuragiche! Il riutilizzo di materiali, nel Mondo Antico e Medievale, era frequentissimo: contate che non c'erano i mattoni industriali facilmente reperibili, per cui, per gli edifici in pietra, avere conci già squadrati era un vantaggio economico non indifferente!! e anche i laterizi erano cari, erano realizzati dalle fucine artigiane e molti di questi avevano un bollo! Il simbolo è verosimile che sia prenuragico, e i conci che siano di riutilizzo, per lo meno a mio parere..
Saluti, Tetragon
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Tzinnigas
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 06/09/2008 : 18:08:39
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Nella trasmissione "Sereno Variabile" di oggi alle ore 17.50 hanno fatto vedere lo stesso segno trovato su un anello : trattasi di un segno prettamente cristiano e rappresenta un'ancora.
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Nuragica
Moderatore
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Inserito il - 06/09/2008 : 18:12:06
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Cristiano??? Un Ancora??? Chi ha curato la trasmissione Tzinnigas?? é possibile riverede la trsmissione in qualche modo??
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Modificato da - Nuragica in data 06/09/2008 18:12:40 |
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Tzinnigas
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 06/09/2008 : 18:20:56
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La trasmissione di Osvaldo Bevilacqua. Parlo del primo segno , quello iniziale.
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Tzinnigas
Salottino
Moderatore
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Inserito il - 06/09/2008 : 18:56:45
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Il segno era identico a questo
[/quote]
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quattromori
Utente Master
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Inserito il - 07/09/2008 : 00:31:08
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se è così, tutto torna. la chiesa è una nave e nella pietra è incisa l'ancora di salvezza per il popolo cristiano. sulla natura nuragica o prenuragica, avete interrogato qualche archeologo? sono sicuro che smentirebbero subito l'ipotesi.
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Sitzikid
Utente Normale
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Inserito il - 12/09/2008 : 22:27:12
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Prima di tutto, saludi e trigu a tottus! Mi inserisco in punta di piedi su questo dibattito (anche se silenziosamente ne ho seguito tanti ed alcuni interessanti) per due semplici motivi. In primis per ribadire ancora una volta che l'Archeologia è si molta intuizione, ma basata soprattutto su riscontri di dati scientifici molto accurati. Ben vengano tutte le intuizioni quindi, ben vengano tutti i pareri di semplici appassionati o di addetti ai lavori. Intervengo in secondo luogo per dare "man forte" a Nuragica, che ha ben centrato l'importanza di quel simbolo e che tante volte ha visto, in quanto è nata e conosce molto bene uno dei territori frequentati stabilmente dall'uomo già 6-7000 anni fà. Un territorio il nostro con la più alta densità di siti archeologici di tutta la Sardegna. Quel simbolo postato (chiamato anche a zampa d'oca!) è chiaramente un segno che ci porta molto lontani nel tempo e che per la semplicità delle “Idee elementari”, appare nella cultura di popolazioni in epoche diverse e senza che queste avessero avuto un benché minimo rapporto tra loro. Un esempio per tutti la lavorazione dell’ossidiana… Ma andiamo per ordine questo simbolo solitamente lo troviamo associato alla presenza di un altare coppellato, quasi sempre al di sopra dei 500 metri di altitudine e soprattutto in quei luoghi la cui “sacralità” è riconosciuta tradizionalmente e continuativamente dalle popolazioni locali. Non di rado in queste aree sacre si trovano dai pozzi sacri alle chiese campestri. Anche qui la continuità del culto in un certo qual modo è garantita. Agli occhi di quella gente il Monte aveva un fascino particolare, la attirava, la costringeva a salire in esso per incidere, scavare, quasi fosse stato eletto a "santuario". Le incisioni forse sono solo un aspetto di quei riti religiosi e di magia propiziatoria , di quelle antiche cerimonie, di quelle assemblee di gente, di capi, sacerdoti e stregoni. Ben altri misteriosi gesti, danze, cerimonie, hanno visto quelle rocce, mentre a noi hanno conservato il risultato di gesti ripetitivi eseguiti con strumenti litici in forme per noi spesso incomprensibili, ma certamente per loro cariche di significato. La gente su quelle aree non ha inciso per passatempo e se questo ha fatto, l'ha fatto in età recente. E non ha inciso solo per rappresentare, ma ha inciso perché l'atto di incidere era un gesto magico-propiziatorio, perché scavare la nuda pietra era un rito, una esigenza religiosa, una forma di preghiera. Incidere e scavare erano modi per comunicare con il soprannaturale, un modo per proiettarsi da un mondo materiale in cui si muore, in un mondo soprannaturale nel quale si credeva si potesse continuare a vivere. L'incidere, come la preghiera di un qualsiasi fedele di una qualsiasi religione, è stato nella preistoria dell'uomo un modo per avvicinarsi alle forze soprannaturali, un modo per vincere, per intercessione di tali forze, le ostilità, la paura, le avversità della vita. L’uomo che frequentava queste zone, imparò sin da subito che non esiste il bene senza il male e che da quest’ultimo può nascere il bene (la pioggia fondamentale è quasi sempre preceduta da tuoni e fulmini!). Ecco che alla luce di queste spiegazioni, appaiono più chiare e più ricche di significato anche quelle tracce, quelle linee, quei segni che apparentemente si distribuiscono senza ordine sulle rocce. Ogni segno è finalizzato, ogni composizione costruita; nulla è frutto del caso, nulla è privo di significato. Le croci rappresentano la figura umana stilizzata se antiche, se recenti invece, spesso indicano il confine di una proprietà, ma non quel segno! Quel segno a “zampa d’oca” invece indica la presenza di un altare con coppelle, di un luogo sacro, dedicato a culti lustrali associati al culto della Dea Madre (della grande madre terra!)! Nel nostro Paese, tutto questo si è conservato bene (simbolo, altari, coppelle, chiesa ecc) in altri, come nel caso preso in esame da voi, è rimasta solo la pietra col segno identificativo che come spesso accade è stata murata nella chiesa più vicina. Posso citarvi decine di questi esempi, ma uno per tutti a Sardara: la chiesa di Santa Anastasia. Nel corso dei millenni questo simbolo è divenuta persino una lettera: la K nell’alfabeto Greco e latino e la Kaf (uno dei significati è “Protezione”) in quello ebraico . Molti di questi luoghi sono stati distrutti perché considerati pagani e spesso portano oggi nomi inquietanti: “S’inferru” (qui da noi), “Il sasso del diavolo”, “Su passu e s’Aremigu”, ecc. Invece si tratta dell’esaltazione massima della natura umana, semplice e misteriosa allo stesso tempo, fertilità e fecondità, come può dimostrare benissimo il raffronto tra una delle nostre incisioni ed un dipinto presso la grotta di Lascaux in Francia. Ci sarebbe molto altro ancora da dire, mi limito invece a sottolineare quanto poco si studia la Preistoria in Sardegna. Non vi deve sorprendere sapere che prima della Sovrintendenza questo sito (quello del filmato di Nuragica per intenderci) è stato visitato e studiato da gente come il Professor Emanuele Anati (direttore del Museo della Valcamonica) e da scrittori come Robert G.Bauval e Grahaam Hanckoch. Non vi deve neanche sorprendere che dell’Archeologia Sarda c’è ancora molto da scoprire e soprattutto da imparare! Infine un ultimo richiamo al culto della Dea Madre, in questa zona sentitissimo e testimoniato dalle tante forme artistiche che lo ricordano come, in una logica successione, incisioni sulle rocce e coppelle, statuine litiche e marmoree, pozzi sacri e nuraghi. Le grandi Dee Madri del Mediterraneo (ivi comprese le nostre) non nascono con le civiltà agricole, che fornirono solo nel nostro caso, una felice condizione di particolare sviluppo, ma preesistono ad esse. Sono infatti oggetto di culto da parte di popoli dati unicamente alla caccia, alla pesca ed alla rudimentale raccolta di prodotti che nascevano spontaneamente dalla terra. In altre parole se le genti che vissero nella nostra zona adoravano una grande dea, che nella nudità si rivelava essenzialmente feconda, ciò vuol dire ch’essi avevano intuito e colto il divino già nelle loro donne, proiettandolo ed esaltandolo nelle forme e negli aspetti di una immensa e potentissima femmina che fu poi la Potnia del mondo mediterraneo. Quel segno, se trovato nel contesto giusto, è un grande segno che precede una grande civiltà. Quella Shardanica prima e quella Nuragica dopo! Bea ha visto giusto.
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Modificato da - Agresti in data 15/09/2008 23:14:16 |
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kigula
Moderatore
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Inserito il - 13/09/2008 : 13:20:31
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Scusami Sitzikid ma l'ultima immagine era veramente enore e l'ho dovuta eliminare. Se vuoi ripostarla ridimensionala.
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Nuragica
Moderatore
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Inserito il - 15/09/2008 : 23:07:04
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Benvenuto Sitzikid!!
Grazie per il tuo prezioso intervento, e per essermi venuto in soccorso. Hai detto bene, la zona delle coppelle e di quelli che io chiamo "strani segni" la conosco molto bene, da quando da ragazzina ho cominciato a partecipare alle allora meravigliose feste campestri e a girovagare fra is caronasa de su monti . Da appassionata ho sempre letto nozioni di archeologia o ascoltato chi ne sapeva piu' di me, per questo mi son permessa pur essendo profana in materia di asserire cio' che anche tu hai confermato. Ora sarebbe bello se altri utenti esperti o semplici appassionati che siano.. intervenissero per dire la loro a tal proposito. Se non erro sull'argomento è stata scritta qualcosa anche in una rivista di cui mi sfugge il nome..
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Modificato da - Nuragica in data 15/09/2008 23:08:18 |
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Sitzikid
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Inserito il - 16/09/2008 : 01:33:05
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Scusate ancora per gli incovenienti tecnici, ma non conosco bene il programma. Comunque reinserisco le ultime tre foto, giusto per completare l'argomento e dare un senso logico al tutto. Come dicevi bene tu Bea, questo tema è stato ospitato in alcune riviste ed alcuni giornali. Altri a breve lo faranno, vista l'importanza dell'argomento. I pezzi gli ho firmati e devo dire inaspettatamente hanno riscosso un notevole successo. I collegamenti col mondo scientifico nel nostro incredibile paese non mancano di certo. E non ho mai saputo il perchè di tanta attenzione. Comunque...nella prima foto una piccolissima figurina (un pendaglio?) che si richiama alla Dea Madre. Nella seconda uno dei 12 altari coppellati ed infine, nella terza, una ricostruzione di un rito lustrale su altare coppellato. Mi piacerebbe tanto sapere il vostro parere, con una piccola riflessione finale: tempo fa quando il mio amico Leonardo Melis parlava di "Popoli del Mare" in tanti storcevano il naso. Era un dato archeologico importante, ma non fine a se stesso. Oggi con orgoglio a Cagliari abbiamo firmato, con i governanti delle Baleari, il primo progetto di alleanza delle Isole del Mediterraneo. Presto seguiranno le altre firme! Ecco, chi l'ha detto che queste discussioni non servono? Quei tempi stanno veramente tornando...grazie anche a Voi!
Saludi e trigu a tottusu.
[URL=http://imageshack.us][/URL] [URL=http://g.imageshack.us/img178/deadj6.jpg/1/][/URL][URL=http://imageshack.us][/URL] [URL=http://g.imageshack.us/img225/rito2ni9.jpg/1/][/URL] [URL=http://imageshack.us][/URL] [URL=http://g.imageshack.us/img225/disegnoritomp6.jpg/1/][/URL]
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quattromori
Utente Master
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Inserito il - 09/10/2009 : 23:52:53
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vorrei riprendere quest'interessante ed "enigmatico" post perchè ho trovato un articolo dell'Almanacco Gallurese 2001/2002 che tratta dell'argomento e come a suo tempo ci aveva segnalato Lucio, effettivamente questi sono simboli che segnalano tecniche costruttive dei picapedres catalani. sarebbero da interpretare come "segni di utilità", per la progettazione o per l'assemblaggio dei pezzi, e come "segni di identità" che richiamano a firme, stemmi, segnali di cottimo. Molti non sono nella posizione originaria e proverrebbero da altre costruzioni e molti altri sono nascosti dagli intonaci
ecco due immagini dall'articolo
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 10/10/2009 : 06:05:59
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Come ha detto katia potrebbe essere un chrismon. da quanto avuto occasione di sentire le pietre erano poste prevalentemente all' esterno e ad un' altezza tale da poter essere toccate. Un certo numero di chiese facevano parte di circuiti religiosi percorsi dai pellegrini in penitenza.
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E' sempre meglio sembrare stupidi tacendo invece di darne la conferma parlando!! |
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laier
Salottino
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Inserito il - 10/10/2009 : 11:06:55
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ultimamente mi è stato detto che quella pietra è un segno di posa, serviva ai mastri muratori per la posizione della pietra da mettere in opera (come diceva preziosa) ne ho vista un'altra uguale in una parete esterna alla chiesa di S. Francesco, si trova in un cortile
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lucio
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Inserito il - 10/10/2009 : 11:43:21
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| Prima di tutto, saludi e trigu a tottus! Mi inserisco in punta di piedi su questo dibattito (anche se silenziosamente ne ho seguito tanti ed alcuni interessanti) per due semplici motivi. In primis per ribadire ancora una volta che l'Archeologia è si molta intuizione, ma basata soprattutto su riscontri di dati scientifici molto accurati. Ben vengano tutte le intuizioni quindi, ben vengano tutti i pareri di semplici appassionati o di addetti ai lavori. Intervengo in secondo luogo per dare "man forte" a Nuragica, che ha ben centrato l'importanza di quel simbolo e che tante volte ha visto, in quanto è nata e conosce molto bene uno dei territori frequentati stabilmente dall'uomo già 6-7000 anni fà. Un territorio il nostro con la più alta densità di siti archeologici di tutta la Sardegna. 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L'incidere, come la preghiera di un qualsiasi fedele di una qualsiasi religione, è stato nella preistoria dell'uomo un modo per avvicinarsi alle forze soprannaturali, un modo per vincere, per intercessione di tali forze, le ostilità, la paura, le avversità della vita. L’uomo che frequentava queste zone, imparò sin da subito che non esiste il bene senza il male e che da quest’ultimo può nascere il bene (la pioggia fondamentale è quasi sempre preceduta da tuoni e fulmini!). Ecco che alla luce di queste spiegazioni, appaiono più chiare e più ricche di significato anche quelle tracce, quelle linee, quei segni che apparentemente si distribuiscono senza ordine sulle rocce. Ogni segno è finalizzato, ogni composizione costruita; nulla è frutto del caso, nulla è privo di significato. Le croci rappresentano la figura umana stilizzata se antiche, se recenti invece, spesso indicano il confine di una proprietà, ma non quel segno! Quel segno a “zampa d’oca” invece indica la presenza di un altare con coppelle, di un luogo sacro, dedicato a culti lustrali associati al culto della Dea Madre (della grande madre terra!)! Nel nostro Paese, tutto questo si è conservato bene (simbolo, altari, coppelle, chiesa ecc) in altri, come nel caso preso in esame da voi, è rimasta solo la pietra col segno identificativo che come spesso accade è stata murata nella chiesa più vicina. Posso citarvi decine di questi esempi, ma uno per tutti a Sardara: la chiesa di Santa Anastasia. Nel corso dei millenni questo simbolo è divenuta persino una lettera: la K nell’alfabeto Greco e latino e la Kaf (uno dei significati è “Protezione”) in quello ebraico . Molti di questi luoghi sono stati distrutti perché considerati pagani e spesso portano oggi nomi inquietanti: “S’inferru” (qui da noi), “Il sasso del diavolo”, “Su passu e s’Aremigu”, ecc. 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Infine un ultimo richiamo al culto della Dea Madre, in questa zona sentitissimo e testimoniato dalle tante forme artistiche che lo ricordano come, in una logica successione, incisioni sulle rocce e coppelle, statuine litiche e marmoree, pozzi sacri e nuraghi. Le grandi Dee Madri del Mediterraneo (ivi comprese le nostre) non nascono con le civiltà agricole, che fornirono solo nel nostro caso, una felice condizione di particolare sviluppo, ma preesistono ad esse. Sono infatti oggetto di culto da parte di popoli dati unicamente alla caccia, alla pesca ed alla rudimentale raccolta di prodotti che nascevano spontaneamente dalla terra. In altre parole se le genti che vissero nella nostra zona adoravano una grande dea, che nella nudità si rivelava essenzialmente feconda, ciò vuol dire ch’essi avevano intuito e colto il divino già nelle loro donne, proiettandolo ed esaltandolo nelle forme e negli aspetti di una immensa e potentissima femmina che fu poi la Potnia del mondo mediterraneo. Quel segno, se trovato nel contesto giusto, è un grande segno che precede una grande civiltà. Quella Shardanica prima e quella Nuragica dopo! Bea ha visto giusto.
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Ciao, Sezzidì! Interessante, ma non sarà un po troppo "ricamato"? é documentato che i mastri muratori, sia catalani che di altra provenienza, facevano uso di segni di riconoscimento sulle pietre edificatorie, compresa la zampa d'oca. Le chiese ed altre costruzioni antiche in arenaria, ad Oristano, sono piene di questi segni. Non mi pare che i nuragici avessero una predilezione per l'arenaria!
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L. |
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