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annika
Nuovo Utente
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Inserito il - 11/06/2008 : 18:04:15
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| antas ha scritto:
Tando picciocos! fueddamos ,iscriimus, in sa variante Nostra calesisiat isa siat. e si in sa vostra non b'est cussu faeddu non timeas de impreare sa de su bighinu SU SARDU LU DEPIMUS SALVARE TOTUS IMPARE CHENA NON TANCARE in chistiones chene fundu
UNU SALUDU A TOTUS CUN AMISTADE a nos intendere luego
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Intza' piccioccusu!! cristionausu,scrieusu, in sa varianti nosta, qualunque siada, e chi in sa' de osatrusu no esistidi su fueddu, no timmaisi de imparai de su bixiu...Su Sardu ddu doppeusu salvai tottosu e imparai chene si perdi in chistioisi chene fundu.
U' saludu a tottusu cun amicizia e a s'intendi allestru.
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Modificato da - annika in data 11/06/2008 18:05:22 |
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"I confini ? esistono eccome !!! " Nei miei viaggi ne' ho incontrati molti..e stanno tutti nella mente degli uomini. (Lizard) |
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antas
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 11/06/2008 : 18:05:42
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certo tutto è dinamico, non voglio imbrigliare nulla ma ti voglio ricordare che l'unica cosa a essere imbrigliata in questo momento è la lingua sarda e che oltre l'israeliano e il greco come tu giustamente affermi, ci sono anche il catalano e il basco che hanno ripreso vita in maniera esponenziale dal momento in cui è stato creato lo standard. SONO APERTO A TUTTE LE SOLUZIONI. MA MI SEMBRA INUTILE CRITICARE CIò CHE SI FA' IN FAVORE DEL NON FARE. PERCHE VEDO CHE SI PARLA E SI SCRIVE TANTO MA SEMPRE IN ITALIANO! A PROVAMUS A ICRIERE IN SARDU CALCHI BORTA
RICAMBIU SOS SALUDOS
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drFolk
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 11/06/2008 : 18:23:40
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Jeo naro a bi provare-mus... Senas si credo chi non siet birgonza, o pejus puru colonizatzione, iscrìvere e faeddare in italianu. Ischimus chi semus sardos, ischimus faeddare s'italianu: tenimus in manos duas armas mannas pro cumprendere su mundu chi semus, rpima de facher cale si siat rivolutzione. Siet de cultura o siet de politica.
Ca nessi dae chent'annos naran chi sa Sardigna si ch'est morinde, e galu est viva e ispipilla.
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Lollove
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 11/06/2008 : 19:16:52
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| dr folk ha scritto:
Noo, ragazzi. A parte che se proponi uno standard sardo unico ammazzi la lingua veicolare delle comunità: imbastardita quanto vuoi, ma ancora viva... E poi questi studi non li condivido, una comunanza statistica del tutto opinabile. E' inconcepibile che la fonetica e la sintassi del sardo di Lula e Onaì e Osidda sia accomunato al sardo di Siniscola e Lodè, mentre Orune e Bitti fanno gruppo a sè stante. In realtà Osiddese, Lodeino e Buddusoino son più simili fra loro di quanto non siano col sardo di Bitti, Onanì e Siniscola. Che, scherziamo? Ma Michael Allan Jones cosa l'ha scritto a fare, il suo Sardinian Syntax?
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La sintassi del sardo è praticamente identica da Luras a Teulada, ciò che più mi stupisce è che a dire una cosa del genere sia tu, che scrivi anche in campidanese. Ciò che cambia è il lessico (che non è un problema) e la fonetica che costituisce invece il problema fondamentale: per la precisione il problema è costituito dai simboli da utilizzare graficamente. A nulla serve ricorrere alla variante locale per aggirare l' ostacolo: anche in un paese di 1000 anime si possono trovare 2, 3, 10 o più modi di rendere graficamente il parlato. Chi decide quale deve essere? Il sindaco? Oppure ognuno continua a scrivere come gli pare, così ogni volta ci si deve riabituare e compiere degli sforzi per comprendere ciò che c'è scritto E questo è uno dei punti nodali : la preferenza della lettura o scrittura in italiano deriva proprio da questo, dall' avere una forma grafica certa. Se jo comincyasi a schrivere in cuesto modo la combrensione divenda un pò piu dificile, li ochi si apesandiscono e potrebe anqe pasarti la vollia di legere...
Inoltre aggiungo: credere che una forma grafica univoca determini la scomparsa delle varianti locali è poco più di una superstizione, è vero invece il contrario: una forma unica scritta facilita la trasmissione generazionale delle varianti locali, in quanto a quella lingua socialmente viene riconosciuto un valore: nei concorsi pubblici, nella scrittura di giornali, nella compilazione delle traduzioni per telefoni cellulari etc etc. Questo è un alto dei punti nodali: la trasmissione delle varianti locali si è bloccata in molti posti in quanto l' italiano garantiva un maggior successo a livello di istruzione e quindi a livello economico e di posizione sociale. Perchè? Non perchè l' italiano sia intrinsecamente superiore al sardo ma perchè socialmente gli è stato riconosciuto quel valore. Senza insegnamento scolastico (reso possibile dalla fora grafica univoca) quel valore non ce l' avrebbe mai avuto.
Altro punto che mi preme sottolineare è questo: ancora non si sa se l' insegnamento del sardo avverrà col sardo come lingua veicolare o no, ma poniamo che sia così. La LSC non sarà lingua veicolare per un semplice motivo: non ha una pronuncia fissa: uno di Bonorva pronuncia diversamente da me che sono di Bolotana ed entrambi pronunciamo diversamente da uno di Bitti ma scriviamo allo stesso modo e non ci voleva certo la LSC per realizzare questo: i poeti sardi avevano già risolto il problema qualche secolo fa. Perciò la variante locale avrà la funzione veicolare, la LSC (o altro standard) la forma scritta, dobbiamo levarci dalla testa che forma grafica e forma parlata coincidano strettamente, questo è il retaggio peggiore che ci lascia l' italiano.
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
Fabrizio De Andrè |
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 11/06/2008 : 22:15:51
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| [red]Donovan ha scritto:
La sintassi del sardo è praticamente identica da Luras a Teulada, ciò che più mi stupisce è che a dire una cosa del genere sia tu, che scrivi anche in campidanese. Ciò che cambia è il lessico (che non è un problema) e la fonetica che costituisce invece il problema fondamentale: per la precisione il problema è costituito dai simboli da utilizzare graficamente. A nulla serve ricorrere alla variante locale per aggirare l' ostacolo: anche in un paese di 1000 anime si possono trovare 2, 3, 10 o più modi di rendere graficamente il parlato. Chi decide quale deve essere? Il sindaco? Oppure ognuno continua a scrivere come gli pare, così ogni volta ci si deve riabituare e compiere degli sforzi per comprendere ciò che c'è scritto E questo è uno dei punti nodali : la preferenza della lettura o scrittura in italiano deriva proprio da questo, dall' avere una forma grafica certa. Se jo comincyasi a schrivere in cuesto modo la combrensione divenda un pò piu dificile, li ochi si apesandiscono e potrebe anqe pasarti la vollia di legere...
Inoltre aggiungo: credere che una forma grafica univoca determini la scomparsa delle varianti locali è poco più di una superstizione, è vero invece il contrario: una forma unica scritta facilita la trasmissione generazionale delle varianti locali, in quanto a quella lingua socialmente viene riconosciuto un valore: nei concorsi pubblici, nella scrittura di giornali, nella compilazione delle traduzioni per telefoni cellulari etc etc. Questo è un alto dei punti nodali: la trasmissione delle varianti locali si è bloccata in molti posti in quanto l' italiano garantiva un maggior successo a livello di istruzione e quindi a livello economico e di posizione sociale. Perchè? Non perchè l' italiano sia intrinsecamente superiore al sardo ma perchè socialmente gli è stato riconosciuto quel valore. Senza insegnamento scolastico (reso possibile dalla fora grafica univoca) quel valore non ce l' avrebbe mai avuto.
Altro punto che mi preme sottolineare è questo: ancora non si sa se l' insegnamento del sardo avverrà col sardo come lingua veicolare o no, ma poniamo che sia così. La LSC non sarà lingua veicolare per un semplice motivo: non ha una pronuncia fissa: uno di Bonorva pronuncia diversamente da me che sono di Bolotana ed entrambi pronunciamo diversamente da uno di Bitti ma scriviamo allo stesso modo e non ci voleva certo la LSC per realizzare questo: i poeti sardi avevano già risolto il problema qualche secolo fa. Perciò la variante locale avrà la funzione veicolare, la LSC (o altro standard) la forma scritta, dobbiamo levarci dalla testa che forma grafica e forma parlata coincidano strettamente, questo è il retaggio peggiore che ci lascia l' italiano.
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Davide, stiamo attenti però.. non è che tra standard scritto e parlato non ci siano relazioni e influenze, e che le due cose siano destinate a camminare su binari differenti... è esattamente l'opposto. Lentamente certo, ma questo è.
La LSC non è solo uno standard scritto, è una forma linguistica che ha ovviamente una sua pronuncia di riferimento, che è quella che deriva dal rapporto tra il grafema e il fonema che gli corrisponde nel sistema ortografico utilizzato. Se io leggo un testo in LSC lo posso leggere solo in un modo! "Sambene" un campidanese non lo leggerà mai "sanguni". bintighimbe non può essere letto bintixincu. Il sistema ortografico utilizzato prevede una corrispondenza ben precisa tra grafemi e fonemi. Un giornalista che legge le notizie del tg, un professore che legge da un libro di testo a scuola, il maestro che fa un dettato ecc ecc, se questi saranno scritti in LSC, verranno letti in LSC. E così come per l'ortografia, anche la fonetica della LSC diventerà la forma standard del parlato. Forma standard che evidentemente influenzerà pian piano anche le varianti dailettali. Cose che accadono in tutto il mondo. In italia tutti i dialetti sono stati influenzati dalla lingua standard. I dialetti italiani che si parlano oggi sono diversi e più vicini all'italiano standard nella fonetica, nel lessico nella sintassi, rispetto a quelli utilizzati 100 anni fa. Con differenze legate al livello di istruzione, all'età, al contesto urbano o rurale ecc, ovviamente , ma tant'è. Il processo di avvicinamento e sostituzione avanza contiuamente. Lo stesso è ovvio che accadrebbe per il sardo.
Ipotizziamo uno scenario realistico: Immaginiamo di essere in Trexenta a seguito di 40-50 anni di politica linguistica seria con la LSC: dunque insegnamento nelle scuole, utilizzo nei media, nelle amministrazioni ecc ecc. Le generazioni che saranno cresciute e alfabetizzarete immerse in tale contesto saranno capacissime di utilizzare il sardo nella sua versione standard, sia nello scritto che nel parlato. Ed è presumibile che sarà socialmente richiesto o considerato preferibile in certi contesti l'utilizzo della lingua standard che dunque sarà diventata la variante di maggior prestigio. Accanto a questa competenza è altrettanto verosimile che il Trexentese in questione manterrà anche la competenza della propria varietà dialettale in un continuum lingua-dialetto che lo indurrà ad utilizzare forme più standard o forme più dialettali a seconda del contesto.
E' chiaramente ovvio che il dialetto di questo Trexentese verrà notevolmente influenzato dalla lingua standard, e sarà dunque in buona parte diverso dal trexentese che si sente oggi in quelle contrade. Possiamo immaginare che foneticamente il suo bricentro si sarà spostato più a nord, con fenomeni simili a quelli che oggi si sentono a Laconi, in paesi della Barbagia meridionale ecc. Alternanza in finale di parola delle vocali -i -u -us, con -e -o -os; tendenza alla sostituzione dei numerali cincu, cuaturu con chimbe/i , baturu/oro, alternaza di suoni velari e palatali ecc. E questo accadrà tanto più facilmente per i neologismi che non provenendo dalla tradizione, ma essendo appresi dalla scuola, dai libri, dai media ecc direttamente nelle forme standard, tenderanno a non essere convertiti foneticamente nemmeno negli utilizzi dialettali.. ( quale sia l'importanza dei media oggi e della lingua scritta nel condizionare gli usi linguistici lo possimo verificare anche in questo forum: molti campidanesi scrivono "limba sarda" piuttosto che "lingua sarda". Questo ci fa capire come una moda diffusa dai giornali e dai media tenda a condizionare usi linguistici tradizionali..)
E' chiaro poi che questo processo di sostituzione avverrà molto più rapidamente in una realtà cittadina come cagliari, ad esempio, molto più debole da questo punto di vista da una trexenta in cui l'utilizzo della lingua è ancora molto radicato socialmente. Cagliari sarà molto più vulnerabile ai modelli linguistici che forniranno la scuola e i media.
Quindi, gli usi dialettali locali tendono invitabilmente a convergere sempre più in direzione dello standard ufficiale. E' assolutamente certo che questo avverrà anche in sardegna, più o meno rapidamente. Che sia un bene o un male, ognuno giudichi da se. Ma credo sia giusto che tutti siano consapevoli di queste cose, ne converrai.
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Modificato da - Arthacan in data 11/06/2008 22:29:30 |
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antas
Salottino
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Inserito il - 11/06/2008 : 22:30:32
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Arthacan tenes rejone. Ma abbaida chi custos cambiamentos in sos ultimos bint'annos los amus biso su matessi, in favore de su campidanesu. In sa zona supra Aristanis Cabras e ateras biddas sos antzianos naran battirdighi undighi, e sos jovanos quattoixi, undixi etc. In Barbagia tipu Gavoi sos antzianos naran PETHA sos jovanos petza. LSC. o no LSC. Ad a essere sempre s'impreu a decidere su tempus benidore po su sardu. P.S. So appena isbarcau a Girona (Barcellona) e comente so intrau a s'albergu mi so attacau a su compter. M'apo a essere malavidande
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 11/06/2008 : 22:54:19
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| antas ha scritto:
Arthacan tenes rejone. Ma abbaida chi custos cambiamentos in sos ultimos bint'annos los amus biso su matessi, in favore de su campidanesu. In sa zona supra Aristanis Cabras e ateras biddas sos antzianos naran battirdighi undighi, e sos jovanos quattoixi, undixi etc. In Barbagia tipu Gavoi sos antzianos naran PETHA sos jovanos petza. LSC. o no LSC. Ad a essere sempre s'impreu a decidere su tempus benidore po su sardu. P.S. So appena isbarcau a Girona (Barcellona) e comente so intrau a s'albergu mi so attacau a su compter. M'apo a essere malavidande
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Ddu sciu ca est aici. Est una lei de is lìnguas e no dd'eus a cambiai nosu. Is lìnguas cambiant sighendi is modas e is modellus de prestìgiu, is centrus de poderi: chini est prus forti bincit.
Podeus nai ca a pustis de sa deruta de Arborea e sa perdida de s'importantzia de Aristanis comenti centru politicu, su chi ddi nant "sardu arboresu" at impiticau sempri de prus su logu anca fiat spainau in s'edadi de mesu, strecau de duas fortzas. 1)A part'e basciu, sa fortza de su campidanesu che partendi de su prestigiu de casteddu si portàt sempri prus a sus; 2)A part'e sus sa fortza de su prestigiu poeticu de su logudoresu, un'unda chi si moviat faci a giossu. Formas comenti "piaghere" funt arribadas fintzas in brabaxa movendi de is biddas de logudoru.
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 11/06/2008 : 23:46:42
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| Arthacan ha scritto:
| [red]Donovan ha scritto:
La sintassi del sardo è praticamente identica da Luras a Teulada, ciò che più mi stupisce è che a dire una cosa del genere sia tu, che scrivi anche in campidanese. Ciò che cambia è il lessico (che non è un problema) e la fonetica che costituisce invece il problema fondamentale: per la precisione il problema è costituito dai simboli da utilizzare graficamente. A nulla serve ricorrere alla variante locale per aggirare l' ostacolo: anche in un paese di 1000 anime si possono trovare 2, 3, 10 o più modi di rendere graficamente il parlato. Chi decide quale deve essere? Il sindaco? Oppure ognuno continua a scrivere come gli pare, così ogni volta ci si deve riabituare e compiere degli sforzi per comprendere ciò che c'è scritto E questo è uno dei punti nodali : la preferenza della lettura o scrittura in italiano deriva proprio da questo, dall' avere una forma grafica certa. Se jo comincyasi a schrivere in cuesto modo la combrensione divenda un pò piu dificile, li ochi si apesandiscono e potrebe anqe pasarti la vollia di legere...
Inoltre aggiungo: credere che una forma grafica univoca determini la scomparsa delle varianti locali è poco più di una superstizione, è vero invece il contrario: una forma unica scritta facilita la trasmissione generazionale delle varianti locali, in quanto a quella lingua socialmente viene riconosciuto un valore: nei concorsi pubblici, nella scrittura di giornali, nella compilazione delle traduzioni per telefoni cellulari etc etc. Questo è un alto dei punti nodali: la trasmissione delle varianti locali si è bloccata in molti posti in quanto l' italiano garantiva un maggior successo a livello di istruzione e quindi a livello economico e di posizione sociale. Perchè? Non perchè l' italiano sia intrinsecamente superiore al sardo ma perchè socialmente gli è stato riconosciuto quel valore. Senza insegnamento scolastico (reso possibile dalla fora grafica univoca) quel valore non ce l' avrebbe mai avuto.
Altro punto che mi preme sottolineare è questo: ancora non si sa se l' insegnamento del sardo avverrà col sardo come lingua veicolare o no, ma poniamo che sia così. La LSC non sarà lingua veicolare per un semplice motivo: non ha una pronuncia fissa: uno di Bonorva pronuncia diversamente da me che sono di Bolotana ed entrambi pronunciamo diversamente da uno di Bitti ma scriviamo allo stesso modo e non ci voleva certo la LSC per realizzare questo: i poeti sardi avevano già risolto il problema qualche secolo fa. Perciò la variante locale avrà la funzione veicolare, la LSC (o altro standard) la forma scritta, dobbiamo levarci dalla testa che forma grafica e forma parlata coincidano strettamente, questo è il retaggio peggiore che ci lascia l' italiano.
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Davide, stiamo attenti però.. non è che tra standard scritto e parlato non ci siano relazioni e influenze, e che le due cose siano destinate a camminare su binari differenti... è esattamente l'opposto. Lentamente certo, ma questo è.
La LSC non è solo uno standard scritto, è una forma linguistica che ha ovviamente una sua pronuncia di riferimento, che è quella che deriva dal rapporto tra il grafema e il fonema che gli corrisponde nel sistema ortografico utilizzato. Se io leggo un testo in LSC lo posso leggere solo in un modo! "Sambene" un campidanese non lo leggerà mai "sanguni". bintighimbe non può essere letto bintixincu. Il sistema ortografico utilizzato prevede una corrispondenza ben precisa tra grafemi e fonemi. Un giornalista che legge le notizie del tg, un professore che legge da un libro di testo a scuola, il maestro che fa un dettato ecc ecc, se questi saranno scritti in LSC, verranno letti in LSC. E così come per l'ortografia, anche la fonetica della LSC diventerà la forma standard del parlato. Forma standard che evidentemente influenzerà pian piano anche le varianti dailettali. Cose che accadono in tutto il mondo. In italia tutti i dialetti sono stati influenzati dalla lingua standard. I dialetti italiani che si parlano oggi sono diversi e più vicini all'italiano standard nella fonetica, nel lessico nella sintassi, rispetto a quelli utilizzati 100 anni fa. Con differenze legate al livello di istruzione, all'età, al contesto urbano o rurale ecc, ovviamente , ma tant'è. Il processo di avvicinamento e sostituzione avanza contiuamente. Lo stesso è ovvio che accadrebbe per il sardo.
Ipotizziamo uno scenario realistico: Immaginiamo di essere in Trexenta a seguito di 40-50 anni di politica linguistica seria con la LSC: dunque insegnamento nelle scuole, utilizzo nei media, nelle amministrazioni ecc ecc. Le generazioni che saranno cresciute e alfabetizzarete immerse in tale contesto saranno capacissime di utilizzare il sardo nella sua versione standard, sia nello scritto che nel parlato. Ed è presumibile che sarà socialmente richiesto o considerato preferibile in certi contesti l'utilizzo della lingua standard che dunque sarà diventata la variante di maggior prestigio. Accanto a questa competenza è altrettanto verosimile che il Trexentese in questione manterrà anche la competenza della propria varietà dialettale in un continuum lingua-dialetto che lo indurrà ad utilizzare forme più standard o forme più dialettali a seconda del contesto.
E' chiaramente ovvio che il dialetto di questo Trexentese verrà notevolmente influenzato dalla lingua standard, e sarà dunque in buona parte diverso dal trexentese che si sente oggi in quelle contrade. Possiamo immaginare che foneticamente il suo bricentro si sarà spostato più a nord, con fenomeni simili a quelli che oggi si sentono a Laconi, in paesi della Barbagia meridionale ecc. Alternanza in finale di parola delle vocali -i -u -us, con -e -o -os; tendenza alla sostituzione dei numerali cincu, cuaturu con chimbe/i , baturu/oro, alternaza di suoni velari e palatali ecc. E questo accadrà tanto più facilmente per i neologismi che non provenendo dalla tradizione, ma essendo appresi dalla scuola, dai libri, dai media ecc direttamente nelle forme standard, tenderanno a non essere convertiti foneticamente nemmeno negli utilizzi dialettali.. ( quale sia l'importanza dei media oggi e della lingua scritta nel condizionare gli usi linguistici lo possimo verificare anche in questo forum: molti campidanesi scrivono "limba sarda" piuttosto che "lingua sarda". Questo ci fa capire come una moda diffusa dai giornali e dai media tenda a condizionare usi linguistici tradizionali..)
E' chiaro poi che questo processo di sostituzione avverrà molto più rapidamente in una realtà cittadina come cagliari, ad esempio, molto più debole da questo punto di vista da una trexenta in cui l'utilizzo della lingua è ancora molto radicato socialmente. Cagliari sarà molto più vulnerabile ai modelli linguistici che forniranno la scuola e i media.
Quindi, gli usi dialettali locali tendono invitabilmente a convergere sempre più in direzione dello standard ufficiale. E' assolutamente certo che questo avverrà anche in sardegna, più o meno rapidamente. Che sia un bene o un male, ognuno giudichi da se. Ma credo sia giusto che tutti siano consapevoli di queste cose, ne converrai.
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Ok, mi trovi d' accordo con gran parte di ciò che hai scritto, in uno scenario di lungo termine la convergenza verso ciò che detta lo standard è assolutamente realistico. Io non la considero in sè una cosa positiva, sia chiaro, io la considero semplicemente l' unico sistema per "salvare il salvabile" in uno scenario nel quale l' italiano sta lentamente fagocitando giorno dopo giorno il sardo. Sempre considerando una prospettiva a lungo termine, come sarà invece tra 50 anni lo stato del sardo se non verrà adottato questo provvedimento (che implica il circolo virtuoso che ho provato a descrivere prima)? Non credo che sarà scomparso, ma sarà sempre più marginalizzato, sempre più relegato a delle "riserve indiane", sempre più invaso dal lessico italiano e, al limite, inglese. Voglio dire: è meglio la perdita di quel 20% di particolarità della propria variante o la perdita dell' 80% per non essersi saputi mettere d'accordo, per non aver voluto cedere di un passo? La perdita è una certezza, qualunque sia la strada da percorrere, si deve solo scegliere QUANTO perdere ed io la mia scelta l' ho fatta: a 77 anni mi piacerebbe avere dei nipoti che sanno parlare un sardo moderno e ricco a livello lessicale anche se non coincide esattamente con la mia variante. Anzi, mi piacerebbe proprio suscitare la loro ilarità quando qualche termine mi sfugge o quando lo sbaglio; che dicano "No si narat gai!" "No si narat asi!" o "No si narat aici!" a me non cambierebbe molto.
Chiaramente non vorrei che questa mia posizione venisse fraintesa come quella della difesa ad oltranza della LSC. Per me la LSC è un esempio di standard, che peraltro ha in sè il problema dello squilibrio verso le varietà settentrionali, probabilmente non si è avuto abbastanza coraggio in questo senso, mi auguro che prima del tanto atteso ingresso del sardo nelle scuole si prendano i dovuti accorgimenti.
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Fabrizio De Andrè |
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 12/06/2008 : 16:55:31
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| Donovan ha scritto:
Ok, mi trovi d' accordo con gran parte di ciò che hai scritto, in uno scenario di lungo termine la convergenza verso ciò che detta lo standard è assolutamente realistico. Io non la considero in sè una cosa positiva, sia chiaro, io la considero semplicemente l' unico sistema per "salvare il salvabile" in uno scenario nel quale l' italiano sta lentamente fagocitando giorno dopo giorno il sardo. Sempre considerando una prospettiva a lungo termine, come sarà invece tra 50 anni lo stato del sardo se non verrà adottato questo provvedimento (che implica il circolo virtuoso che ho provato a descrivere prima)? Non credo che sarà scomparso, ma sarà sempre più marginalizzato, sempre più relegato a delle "riserve indiane", sempre più invaso dal lessico italiano e, al limite, inglese. Voglio dire: è meglio la perdita di quel 20% di particolarità della propria variante o la perdita dell' 80% per non essersi saputi mettere d'accordo, per non aver voluto cedere di un passo? La perdita è una certezza, qualunque sia la strada da percorrere, si deve solo scegliere QUANTO perdere ed io la mia scelta l' ho fatta: a 77 anni mi piacerebbe avere dei nipoti che sanno parlare un sardo moderno e ricco a livello lessicale anche se non coincide esattamente con la mia variante. Anzi, mi piacerebbe proprio suscitare la loro ilarità quando qualche termine mi sfugge o quando lo sbaglio; che dicano "No si narat gai!" "No si narat asi!" o "No si narat aici!" a me non cambierebbe molto.
Chiaramente non vorrei che questa mia posizione venisse fraintesa come quella della difesa ad oltranza della LSC. Per me la LSC è un esempio di standard, che peraltro ha in sè il problema dello squilibrio verso le varietà settentrionali, probabilmente non si è avuto abbastanza coraggio in questo senso, mi auguro che prima del tanto atteso ingresso del sardo nelle scuole si prendano i dovuti accorgimenti.
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Ok, ci siamo capiti. L'importante è non sentire sempre le solite menate che putroppo mi tocca leggere da tante parti per rassicurare la gente: che la LSC è solo lingua scritta, che con le varianti non c'entra nulla che l'ha detto Soru, che l'ho letto nella delibera LSC, che ognuno può continuarea a parlare la propria e bla bla bla.. Siamo in un mondo in cui la comunicazione scritta è sempre più importante e questa ovviamente condiziona e condizionerà sempre più il parlato, soprattutto nelle generazioni future.
Riguardo alla lingua unitaria è comprensibile dunque che i campidanesi non si riconoscano in questa LSC, dal momento che la percepiscono come uno specchio che deforma eccessivamente la propria immagine, al punto da non riuscire a identificarcisi più. E se accade ciò purtroppo si mette a grosso rischio lo stesso recupero del sardo.
La stessa cosa accadrebbe se lo standard fosse sbilanciato allo stesso modo, ma verso il campidanese, allora sarebbero i sardi del Nord ad opporsi per analoghe ragioni. E ritengo anzi che lo farebbero in modo ancora più veemente. Non so tu, che certamente hai una apertura mentale sulle lingue superiore rispetto a tanti altri sardi, ma forse anche tu saresti un po' meno entusiasta. Ma, a parte te, certamente, e lo sai meglio di me, la maggior parte di loro non sarebbe d'accordo.
Riguardo la possibilità di trovare un compromesso migliore... Ok io sono d'accordo, ma bisogna trovarlo e riuscire a mettere d'accordo i sardi. Tu giustamente affermi che non si è avuto sino ad ora il coraggio di scegliere un baricentro linguistico un pò più spostato verso le parlate meridionali.. Ma proprio ieri leggevo nel blog di Maninchedda una tipa che scriveva che il Pres. Soru non ha avuto sì abbastanza coraggio... ma per scegliere il logudorese letterario come standard ufficiale! Buona notte!
Prima che i sardi si mettano d'accordo facciamo a tempo a perderlo del tutto il sardo! o a menarci a vicenda! Te lo ho già detto altre volte. I sardi allo stato attuale non sono disposti ad accettare uno standard unitario se percepiscono questo troppo distante dal sentimento identificativo col proprio sardo. Non ne vedono nememno l'utilità. Piuttosto si tengono l'italiano!
Per me è dunque il caso di partire con una standardizzazione che preveda due norme: logudorese e campidanese.
si tratta di due standard già di fatto presenti e collaudati che andrebbero solo ratificati e perfezionati, adeguatamente incanalati in un percorso convergente. Sarebbe una soluzione rispettosa della tradizione letteraria, dei sentimenti linguistico identificativi dei parlanti e della storia linguistica della nostra terra. Creerebbe forse qualche problema che con uno standard unitario sarebbe evitato, ma ne risolverebbero altri 7000!
ma perchè ci si ostina a non voler almeno provare?? boh??
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Modificato da - Arthacan in data 12/06/2008 17:06:32 |
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 12/06/2008 : 16:59:35
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Vedi come ragionavi meglio quenche mese fa!?? Bravo!
perchè adesso ti sei fissato con questa storia dello standard unitario e basta?????
| Donovan ha scritto:
| Nadja ha scritto:
Grazie a tutti chi ha partecipato a questo forum. Sono assolutomente d´accordo con opinione von nio84 | Io penso che trovare un sardo comune a tutti sia una cosa bellissima, ma per ora potrebbe anche andare bene utilizzare il Logudorese e il Campidanese, ma c'è bisogno di un ente che sviluppi e publicizzi l'utilizzo di queste lingue. Al momento attuale siamo quasi fermi in quanto noi giovani sardi per la maggior parte non la parlano più, figuriamoci i nostri figli, se non iniziamo ad incentivarla prima o poi la perdremo. |
Gia insegnare due varieta del sardo a scuola sarrebbe un buon inizio per salvaguardare limba sarda
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Indubbiamente questa è la soluzione che al momento può essere più facilmente messa in pratica, ma ricordiamoci che comunque ha un certo prezzo. In una situazione nella quale l' italiano viene usato come lingua franca perchè conosciuta pressochè da tutti dividere il sardo in due varianti non darebbe questa certezza, che è proprio la caratteristica che dà all' italiano la forza che attualmente il sardo non ha. Sarei perciò d' accordo con l' insegnamento delle due varianti a queste condizioni:
-Che l' insegnamento sia obbligatorio in tutte le scuole pubbliche della Sardegna e che venga incentivato in quelle private.
-Che entrambe le varianti vengano insegnate in tutta l' isola, o meglio, che una volta acquisita la propria variante si studino le differenze rispetto all' altra, in modo che si possano utilizzare indifferentemente l' una o l' altra nella comunicazione, senza dover ricorrere all' utilizzo dell' italiano per capirsi, se non, naturalmente, per libera scelta.
-Che entrambe le varianti vengano guidate da un' Accademia centrale che dia regole comuni riguardo l' ortografia e la costruzione di neologismi. Riguardo grammatica e sintassi siamo già a cavallo, in quanto al 95% tutti i dialetti del sardo sono identici. Inoltre sul piano lessicale sarebbe opportuno declinare/coniugare i termini tradizionalmente presenti in una variante e non nell' altra: es "LEARE" in log --> "LEAI" in camp; "ARRUGA" in camp --> RUGA in log. Tutto ciò per iniziare una convergenza a medio termine. Di differente a quel punto rimarrebbe solo la fonetica che è proprio ciò che caratterizza le diverse varianti.
-Che le sottovarianti di riferimento scelte siano rispettivamente un logudorese meridionale ed un campidanese settentrionale, in modo da agevolare la costruzione nel medio termine di uno standard comune a tutta l' isola, lavoro che dovrà essere svolto dall' Accademia centrale parallelamente all' insegnamento delle due varianti.
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Modificato da - Arthacan in data 12/06/2008 17:01:08 |
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 12/06/2008 : 19:21:53
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Io non ho avuto il tempo di leggere tutti gli ultimi post di Donovan e Arthacan, quindi scusate se prendo qualche abbaglio, però mi trovo sulla stessa linea di Donovan. Poi dico la mia, in poche parole. 1 è basilare: senza una decisione energica presa dall'alto, i nostri nipoti sapranno a mala pena che i loro nonni parlavano una strana lingua, ormai estinta; 2 alla luce del 1° punto a poca importanza che si prenda come piattaforma ufficiale una lingua "aggiustata a tavolino" (come hanno fatto con pieno successo in altre nazioni Europee), o "la lingua di mezzo" che ha un po' di Logudorese ma anche Campidanese, che si prenda la lingua più rappresentativa dal punto di vista letterale o quella, teoricamente, con più "parlanti". Una decisione ci vuole e va presa senza perdere altro tempo (abbiamo perso perlomeno mezzo millennio e ormai siamo alla fine. 3 una lingua ufficiale è logicamente condizione "sine qua non" per rimanere uniti e conservare le nostre radici. 4 Non si può pretendere che ogni "microvariante" diventi lingua ufficiale nel suo territorio. Cosa assolutamente impossibile e che non esiste da nessuna parte. 5 Con una LSC, quale che sia,le altre varianti continuerebbero ad esistere ancora meglio che non sotto la soverchiante egemonia della lingua italiana.
Questo se si vuole salvare il salvabile, altrimenti la destinazione è una sola: binario morto! ed è forse questo che molti stanno aspettando con malcelata ansia! Turritano
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Le dominazioni passano ... i Sardi restano! |
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antas
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 13/06/2008 : 15:54:19
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Ghettala Turrità
jA NOS SEMUS CUMPRESOS
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In donzi sardu chi si oltat cont'a calesisiat podere b'est s'antigu disigiu de libertade de su populu de sos NURAGHES |
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antas
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 13/06/2008 : 16:01:15
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Ghettalà Turrità
JA NOS SEMUS CUMPRESOS.
Sas variantes sardas sun totus deghidas ma las salvamus solu in custa manera, ponibolu in conca. Su chi mi spantada est ca jente meda s'est bortada contr'a a sa L.S.C. ca ad intesu sa propria variante minethada dae su vighinu sardu. Ma fintzas a candu custa matessi variante fit minethada dae s'italianu, custa jente callavad a sa muda.
H U T H A L A B '
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Arthacan
Utente Medio
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Inserito il - 13/06/2008 : 21:43:06
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Ejei! no boleis cumprendi ca est aici chi seis fendi dannu a su Sardu e a is Sardus! est aici chi seis spartzendi a is Sardus e firmendi calisiasit possibilidadi de arribai a unu bilinguismu e fintzas a una lìngua aunia agradessia po su benideru!
Fatzu sceti un esempru, osi contu de una cosa chi forzis in medas no scint. Intendeus chistionai sempri de poita sa Crèsia sarda no si decidit a fai sa missa in lìngua sarda. In su 1996 ant pesau una cumissioni po studiai comenti fai intrai su sardu in sa liturgia, cun a presidenti mons. Antiogu Piseddu, senorbiesu, obispu de Lanusei. Pariat arribau diadesus su tempus chi su sardu essit intrau in sa liturgia, e gei fiat ora puru!
Sa cumissioni cun a intru linguistas puru, iat cumprèndiu ca fiat mellus a si ponni in sa tenta de cussa traditzioni linguìstica chi sa Cresia sarda etotu iat sighiu po 5 seculus, a su mancu: imperai duus standards rapresentativus. De su '500 sa Cresia fait is catechismus, is prèigas, is gòcius, is pregadoris e tutu is cosas formalis in campidanesu literariu e logudoresu literariu. No in 300 lìnguas una po dònnia bidda! 2 sceti! Campidanesu e Logudoresu standardizaus! E su populu no at mai murrungiau, no at tentu mai problemas, at sempri arriciu totu beni: 5 seculus de lìngua sarda in sa Crèsia!
Custa cummissioni duncas ita at fatu? s'est posta, a traballai, a tradusi sa Bibbia Sacra in duas bersionis: Campidanesu e Logudoresu po ddas fai aprovai de is autoridadis eclesiastica in Roma. (podei biri in www.sufueddu.org). A pustis de tres annus chi iant fatu giai unu bellu tanti de traballu, ndi bessit a foras sa proposta LSU de sa Regioni sarda. Ant frimau totu is tradutzionis! Ca po no fai su traballu po nudda, sa Cresia s'est posta a castiai comenti acabbàt sa chistioni de s'unificatzioni... Passada sa LSU, imoi est arribada sa LSC e ancora abetendi funt! Poita abetant? poita fintzas a candu no bint chi custa unificatzioni est cosa bona e agradessia de su populu, no podint pigai miga s'arriscu de fai is tradutzionis in una cosa chi su populu no bolit, chi su populu dda tirriat! Tòcat a abetai chi siat totu assetiau! E nci at essi de abetai annus meda e meda ancora! candu fadiat assumancu po cumentzai a partiri cun is duas standardizatzionis de su connotu. Siguru seis chi siat custu machimini de LSC pesau de 4 impiastreris a sarvai su sardu? Chi iant sighiu cun sa traditzioni oi emus a tenni giai totu is tradutzionis fatas, e sa missa in lìngua sarda puru!
Ejei, abeteus ancora. Sighei a circai de cumbinci sa genti a agradessi una cosa chi no ddi praxit e no bolint! su sardu est aici chi si morit!!
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Modificato da - Arthacan in data 13/06/2008 21:52:46 |
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Donovan
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 13/06/2008 : 23:36:05
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| Arthacan ha scritto:
Vedi come ragionavi meglio quenche mese fa!?? Bravo!
perchè adesso ti sei fissato con questa storia dello standard unitario e basta?????
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Per me lo standard unitario non è un dogma, è semplicemente la soluzione che può dare maggiori frutti a lungo termine. Questo in astratto ovviamente, non nel caso concreto della LSC, che rappresenta esclusivamente un esempio di standard. Come hai potuto leggere, io per accettare (personalmente...) l' idea di uno standard doppio pongo le mie "condizioni", senza le quali avremmo l' isola divisa in due sistemi di scrittura: questo impedirebbe, che so, a un editore che volesse (a medio-lungo termine) tentare la pubblicazione di un quotidiano in lingua sarda di farlo perchè non potrebbe concorrere con quelli che pubblicano in italiano, in quanto avrebbe un mercato di metà isola + qualche aficionado dell' altra metà; stesso identico problema per i libri, per la sottotitolazione di un qualunque film in sardo, per la traduzione del software di un cellulare etc etc... Insomma per qualunque "PRODOTTO SCRITTO" si avrebbe metà circa del mercato potenziale, il tutto a favore dell' italiano. E' più meno lo stesso giochino che hanno fatto in Corsica: il Corso si insegna nelle scuole ma diviso in Supranacciu e Suttanacciu, nel mentre il francese, identico per tutti, spadroneggia. Il problema è che adottare questa soluzione ha i suoi problemi: gli insegnanti devono essere preparati su due standard con tutto ciò che ne consegue (doppia spesa per la formazione...) o devono essere il doppio e verosimilmente essere spostati da Nord a Sud e viceversa. Io sono per lo standard unico con pronuncia indicata per la zona di riferimento, (doppia o multipla) anche avvalendosi di caratteri "esotici" come riferimento, così come ha più volte indicato Roberto Bolognesi, so che non è facile da realizzare, ma credo possa essere la soluzione che può realmente mettere d' accordo tutti.
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
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