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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 11/11/2009 : 17:56:32
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grazie Laier io invece penso che se vogliamo che il sardo sia "lingua", dal punto di vista sociolinguistico, è necessaria una variante formale, da utilizzare come lingua ufficiale delle amministrazioni pubbliche. La scelta che tu indichi, ovviamente rispettabile quanto la mia, secondo me è intrinsecamente debole, non in grado di contrastare la diffusione dell'italiano come lingua unica; il rischio, elevatissimo, è che fra non molto avremo a che fare con tanti dialetti "morti". D'altronde tutte le esperienze laddove nel mondo ci si è impegnati a difendere le lingue minoritarie, hanno seguito questa strada, comunque, in ogni caso, molto in salita!!! Le lingue sono un comportamento innanzitutto, e non si possono imporre così facilmente cambiamenti nel comportamento non percepiti come utili, e non è detto che la nostra comunità nel suo complesso individui nella salvaguardia del sardo qualcosa di utile; io però il tentativo lo farei....
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laier
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 11/11/2009 : 18:02:24
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guarda non condivido molto di quello che dici... ma quasi quasi mi hai convinto! forse perchè, al contrario di un personaggino, sei corretto, non populista e non demagogico...BRAVO! a me spiacerebbe perdere il bagaglio culturale dei nostri dialetti! forse si dovrebbe nuovamente parlare nelle famiglie al limite le istituzioni potrebbero usare solo le due varianti principali, poi ognuno usa il suo
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Tramonto a Porto Cauli - Masua
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 11/11/2009 : 23:53:08
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Guarda la combiazione, Robur, dici proprio, esattamente, quello che io sotengo da sempre, ma stranamente tu sei convincente, io no. Proprio per questa mia decisa opinione, sono stato preso di mira da certi personaggi che mi hanno osteggiato in tutti i modi. Ora qualcuno, grazie al tuo garbo e alla tua correttezza, si sono "quasi" convinti. La cosa non può che farmi piacere perché, anche se "populista" () e "demagogico", qualcosa di buono ho detto anch'io Bravo Laier, così mi piaci: la coerenza prima di tutto! Turritano
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 12/11/2009 : 08:19:05
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ahahahah c'è un po' di elettricità nell'aria!!! vi ringrazio per i complimenti, sono di quelli che fanno piacere e restano!! In questo campo stiamo parlando quasi escusivamente di opinioni, opinioni politiche, e ognuno ha le sue. Esiste una scienza che si chiama "pianificazione linguistica" ma a molti parlare di pianificazione in questo campo fa venire l'orticaria; in effetti a monte sta sempre una scelta politica della nostra comunità: ci interessa veramente salvare la nostra lingua storica? ci interessa darle valore sociale di lingua, o ci basta una sopravvivenza (stentata e rischiosa dico io) del dialetto del nostro paese, quello che si è conosciuto da bambini nelle nostre famiglie? oppure ancora pensiamo che il sardo non ci serve più, che è più utile parlare bene italiano e inglese? Queste sono opinioni, e quella realmente (e non a parole) maggioritaria nella nostra comunità sarà vincente.
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forzacommo
Utente Senior
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Inserito il - 12/11/2009 : 21:37:29
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Una considerazione da operaio.Riguardo ai dialetti della nostra Isola ho paura che forse siamo in una strada di non ritorno che ci porterà nel tempo a perderli per strada.Ormai siamo in una società che non ha più quei riferimenti che tenevano vive le nostre parlate.Con il tempo abbiamo perso un'infinità di termini che erano legati a quel vivere quotidiano,che che era legato alla campagna e o alla pastorizia.Oggetti e modi di fare insomma che si sono persi in questa modernità e che sicuramente non ritorneranno.Viviamo oggi in un mondo più apperto rispetto ai nostri nonni e inevitabilmente anche i nostri dialetti sono condizionati,e anche non volendo italianizzeremo sempre di più anche i nostri idiomi,e chissà tra cento anni cosa resterà.
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Santu Pedru e Olgo
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 13/11/2009 : 16:36:47
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per questa ragione secondo me è necessario un modello di lingua "tetto", una lingua magari formale e distaccata dai dialetti, ma che possa almeno tentare (e non è detto che ci riesca) di ridare prestigio e capacità "moderne" al sardo; in caso contrario, sono d'accordo con te, la decadenza e l'estinzione saranno inesorabili.
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 13/11/2009 : 22:13:42
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| forzacommo ha scritto:
...... ho paura che forse siamo in una strada di non ritorno .......Ormai siamo in una società che non ha più quei riferimenti che tenevano vive le nostre parlate.Con il tempo abbiamo perso un'infinità di termini .......Oggetti e modi di fare insomma che si sono persi in questa modernità e che sicuramente non ritorneranno.Viviamo oggi in un mondo più apperto rispetto ai nostri nonni e inevitabilmente anche i nostri dialetti sono condizionati,e anche non volendo italianizzeremo sempre di più anche i nostri idiomi,e chissà tra cento anni cosa resterà.
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Gallosu, fra cento anni non esisterà più una Lingua Sarda, né nessuno dei suoi dialetti o varianti: estinta! I motivi sono quelli a cui sommariamente hai accennato tu ed altri ancora. Per esempio: la mancanza di trasmissione da una generazione all'altra (ai bambini ormai si parla quasi ovunque in italiano), interrompendo la linfa vitale che tiene viva una lingua, come a una pianta a cui si tagliano le radici. Mancanza di orgoglio, se non addirittura complesso di inferiorità rispetto alla lingua della nazione dominante, cioè l'italiano. C'è chi non aspetta altro, non vede l'ora che la Lingua Sarda defunga: sono i nemici (occulti o palesi) della Nostra Lingua, della nostra Nazione, della nostra Patria, che ben sanno che una nazione senza lingua è una nazione dimezzata, che verrebbe a mancare un punto di riferimento, un potente motivo di comune identità, che loro vedono come un pericolo per la (supposta) "italianità" della Sardegna. C'è un modo per salvare la Nostra Limba? sì, ce n'è più di uno e tutti ampiamente collegati: prima di tutto riacquistare l'orgoglio di parlarla e, sopratutto, parlarla ai nostri figli fin dalla loro nascita. Come riacquistare questo orgoglio? lo vedremo la prossima volta Turritano
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Pia
Salottino
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Turritano
Utente Virtuoso
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Inserito il - 13/11/2009 : 23:08:01
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Grazie Pia, interessante... ma io l'ho "scoperto" sin dal primo numero (circa un anno fa) e pubblicato qualche articolo nella discussione "Riviste di Sardegna" di questo stesso forum Turritano
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Modificato da - Turritano in data 13/11/2009 23:09:14 |
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 14/11/2009 : 07:24:36
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ad un primo sguardo, a me sembra tutto in Nuorese
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forzacommo
Utente Senior
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Inserito il - 14/11/2009 : 19:49:43
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| robur.q ha scritto:
per questa ragione secondo me è necessario un modello di lingua "tetto", una lingua magari formale e distaccata dai dialetti, ma che possa almeno tentare (e non è detto che ci riesca) di ridare prestigio e capacità "moderne" al sardo; in caso contrario, sono d'accordo con te, la decadenza e l'estinzione saranno inesorabili.
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Potrebbe essere una buona idea,però serve un grosso sforzo e il ruolo principale lo dovrebbe svolgere la scuola rendendone obbligatorio l'insegnamento.Solo che il problema principale potrebbe essere quello di metterci d'accordo come miscelare i vari idiomi e avere anche il coraggio di utilizzarli.Certo che campanilista come sono mischiare alla mia parlata che ne so,un termine campidanese o gallurese,mi farebbe accapponare la pelle.
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Santu Pedru e Olgo
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robur.q
Utente Senior
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Inserito il - 22/11/2009 : 21:01:25
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SOTTOTITOLO: UNO E TRINO Nella lingua sarda sono state individuate tre aree macrodialettali: la settentrionale o Logudorese, la meridionale o Campidanese e la mediana o Arborense (so che turritano non sarà d'accordo ma non si può essere d'accordo su tutto) Fino a giorni nostri però si sono sviluppati due modelli letterari, uno basato sul cagliaritano illustre e l'altro sull'antico sassarese illustre (prima che fosse quasi totalmente soppiantato dalla varietà corsa attuale); la varietà mediana, dopo aver dato vita alla più importante opera giuridica della Sardegna, la Carta de Logu di Arborea, in vigore fino all'ottocento inoltrato e punto di riferimento di qualsiasi giurista, giudice avvocato per 5 secoli, non ha sviluppato, per complesse vicende una varietà letteraria. Secondo me dobbiamo imparare dalla storia: una lingua amministrativo-giuridica, l'arborense, due lingue letterarie, logudorese e Campidanese, tante lingue parlate locali!! Non so bene dove sto andando a parare, forse una soluzione per non scontentare nessuno e nello stesso tempo efficace per la tutela del sardo; e scusatemi se ho semplificato troppo; ma.....che ne pensate? Usi diversi per situazioni diverse: scuola, università, pubbliche amministrazioni, lingua legislativa.... come incasinarsi la vita
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Donovan
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Inserito il - 24/11/2009 : 19:05:54
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| robur.q ha scritto:
SOTTOTITOLO: UNO E TRINO Nella lingua sarda sono state individuate tre aree macrodialettali: la settentrionale o Logudorese, la meridionale o Campidanese e la mediana o Arborense (so che turritano non sarà d'accordo ma non si può essere d'accordo su tutto)
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E' legittimo che ognuno abbia la sua opinione per ciò che riguarda il raggruppamento dei dialetti sardi in "aree macrodialettali", ma non capisco perchè tu dia una grande importanza alle isoglosse che separano l' area "logudorese" da quella "arborense" e nessuna a quelle relative alla lenizione consonantica, che separano i dialetti del circondario nuorese da tutti gli altri dialetti sardi e che quantitativamente sono molto più rilevanti. Non capisco che criterio usi per la divisione.
| robur.q ha scritto: Fino a giorni nostri però si sono sviluppati due modelli letterari, uno basato sul cagliaritano illustre e l'altro sull'antico sassarese illustre (prima che fosse quasi totalmente soppiantato dalla varietà corsa attuale); la varietà mediana, dopo aver dato vita alla più importante opera giuridica della Sardegna, la Carta de Logu di Arborea, in vigore fino all'ottocento inoltrato e punto di riferimento di qualsiasi giurista, giudice avvocato per 5 secoli, non ha sviluppato, per complesse vicende una varietà letteraria. Secondo me dobbiamo imparare dalla storia: una lingua amministrativo-giuridica, l'arborense, due lingue letterarie, logudorese e Campidanese, tante lingue parlate locali!!
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Le due tendenze letterarie tradizionali possono tranquillamente continuare ad esistere pur in presenza di un codice unitario, almeno finchè c'è qualcuno disposto a produrre letteratura con questi stilemi. Lo standard non serve a sostituire gli usi attuali, ma a cercare di conquistare gli spazi nei quali oggi la lingua sarda non viene rappresentata.
| robur.q ha scritto: Non so bene dove sto andando a parare, forse una soluzione per non scontentare nessuno e nello stesso tempo efficace per la tutela del sardo; e scusatemi se ho semplificato troppo; ma.....che ne pensate? Usi diversi per situazioni diverse: scuola, università, pubbliche amministrazioni, lingua legislativa.... come incasinarsi la vita
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Proprio questo il problema! Siamo già in una situazione critica e non possiamo permettercelo!
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"I sardi a mio parere deciderebbero meglio se fossero indipendenti all'interno di una comunità europea ma anche mediterranea"
Fabrizio De Andrè |
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robur.q
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Inserito il - 24/11/2009 : 20:01:26
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Donovan, io ho solo cercato di riassumere le principali classificazioni proposte da specialisti, in particolare Virdis, cui ti rimando per ciò che riguarda l'arborense (e magari anche al mio modesto lavoro che ho linkato da qualche parte); so bene che le varietà nuoresi da te indicate hanno delle caratteristiche peculiari, ma sono sostanzialmente solo quelle che tu hai sottolineato; per il resto il nuorese (e dintorni) condivide colle altre varietà "logudoresi" quasi tutto il resto! se ci dovessimo basare esclusivamente su alcune peculiarità fonetiche, il campidanese non esisterebbe: hai idea della differenza fonetica tra Casteddaio e....Seddorese? Abissale, altro che nuorese!! Però per un sardo del nord siamo tutti "maurreddini", come per noi del sud sono tutti "cabisusesus". Al di là di questo, anch'io sono del parere che non si abbia molto tempo, ma c'è il rischio che scelte non sufficientemente ponderate ed equilibrate porti a reazioni di rigetto ancora più fatali.
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Modificato da - robur.q in data 24/11/2009 20:13:42 |
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Donovan
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Inserito il - 28/11/2009 : 01:59:31
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| robur.q ha scritto:
Donovan, io ho solo cercato di riassumere le principali classificazioni proposte da specialisti, in particolare Virdis, cui ti rimando per ciò che riguarda l'arborense (e magari anche al mio modesto lavoro che ho linkato da qualche parte); so bene che le varietà nuoresi da te indicate hanno delle caratteristiche peculiari, ma sono sostanzialmente solo quelle che tu hai sottolineato; per il resto il nuorese (e dintorni) condivide colle altre varietà "logudoresi" quasi tutto il resto! se ci dovessimo basare esclusivamente su alcune peculiarità fonetiche, il campidanese non esisterebbe: hai idea della differenza fonetica tra Casteddaio e....Seddorese? Abissale, altro che nuorese!! Però per un sardo del nord siamo tutti "maurreddini", come per noi del sud sono tutti "cabisusesus". Al di là di questo, anch'io sono del parere che non si abbia molto tempo, ma c'è il rischio che scelte non sufficientemente ponderate ed equilibrate porti a reazioni di rigetto ancora più fatali.
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Salve Robur, ho un po' di tempo per risponderti e quindi lo faccio Nella sua personale classificazione Maurizio Virdis inserisce, oltre a Campidanese, Arborense e Logudorese, anche il Nuorese. Ovviamente, aggiungo io, dato che è consapevole che si tratta di caratteristiche quantitativamente rilevanti, molto più di quanto siano le differenze tra il Casteddaju e il Seddorese. Se poi mi parli di scarsa rilevanza dal punto di vista grafico sono d' accordo, dato che si ha ormai l' abitudine a leggere in maniera diversa cose scritte alla stesso modo. A questo proposito ti segnalo la ricerca di Roberto Bolognesi, che analizza quantitativamente le differenze fonetiche (e lessicali) tra 77 dialetti sardi:
http://www.sardegnacultura.it/docum...18130841.pdf
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