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lorson
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 18/10/2013 : 22:38:48
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"l’infinito e inconsolabile dolore della notissima Madre dell’ucciso, racchiusa in una solitudine al di là del tempo e dello spazio, che appare rimarcata anche dalla collocazione appartata dell’opera con la quale l’appena 24enne Francesco Ciusa si aggiudicò il 1° premio alla Biennale di Venezia nel 1907"
.....questo nel post dedicato al Tribu, da te postato e linkato. ..resto sempre dubbioso........ma poi cosa interessa, visto la grandezza dell'opera! La storia è stata più giusta dei giudici della Biennale l.
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Voglio essere, non apparire (L.T.). |
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 18/10/2013 : 23:02:15
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| lorson ha scritto:
"l’infinito e inconsolabile dolore della notissima Madre dell’ucciso, racchiusa in una solitudine al di là del tempo e dello spazio, che appare rimarcata anche dalla collocazione appartata dell’opera con la quale l’appena 24enne Francesco Ciusa si aggiudicò il 1° premio alla Biennale di Venezia nel 1907"
.....questo nel post dedicato al Tribu, da te postato e linkato.
l.
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Già. Come avrai notato, ero in buona compagnia. Non casualmente ho aperto questo post precisando: ".....E così credevo anch’io, confortata da numerosi riscontri in merito. L’ avevo riportato anche sul forum, in un post che giace da qualche parte, non ricordo dove….." Lo credevo senza se e senza ma....
Sono comunque d'accordo con te: vista la grandezza dell'opera importa poco, ma è proprio per amore dell'opera, dell'artista e della verità che sarebbe bene chiarire una tantum la questione e liberare Ciusa da fronzoli e distorsioni storiche dei quali non ha alcun bisogno, anzi...
P.S.- Ma la Deledda ha vinto o no il Nobel per la letteratura???
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 19/10/2013 : 19:26:15
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Anche Remo Branca in una sua intervista parla del successo conseguito a Venezia dal suo amico, ma dalle sue parole si evince che non si trattava di un primo premio. Già il fatto che un ragazzo come Ciusa fosse stato ammesso all'esposizione era un traguardo, poi seguirono le recensioni favorevoli, primo fra tutti Ojetti, e come giustamente tu ricordi, Adelasia, l'acquisizione dell'opera a Roma. Mi fa sorridere ricordare che il 1907 fu l'anno in cui a Venezia furono esposti diverse opere di nudo, pensate al contrasto con La madre dell'ucciso, come un pastore in cambales e cappotto de vresi nella spiaggia di Porto Cervo! Comunque nella lapide della casa natale di Ciusa c'è scritto che lui vinse, nella tomba, tuttavia, no. A proposito di tombe, nel cimitero di Nuoro c'è una sola opera di Ciusa, ma molto bella. É una lapide dedicata alla nipote Piera, morta ventenne. É commovente.
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 20/10/2013 : 20:55:04
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E' proprio vero che il forum fornisce tanti nuovi stimoli e non stritola gli argomenti, come fb, dove rimane il vuoto. Fb è come un fiammifero, un guizzo e via; nel forum restano le discussioni, e anche dopo del tempo è facile ritrovarle, rileggerle, meditarci. Stanno ad aspettarti, spesso ricche di novità e di stimoli. Lo stimolo che Rita Niffoi mi regala oggi è il riferimento a un'opera funeraria di Francesco Ciusa nel cimitero di Sa e' Manca, che conosciamo ormai un po' tutti, grazie a Salvatore Satta. No Rita, non lo sapevo e sono curiosa più di una bertuccia. Ho fatto, dopo in tuo input, qualche ricerca, e ho trovato un riferimento al solito Lutzu, che avrebbe ritrovato l'opera. Mariano Lutzu, ho poi scoperto, è l'autore della guida "Sa 'e Manca. Memoria e arte nel cimitero di Nuoro": poiché devo assolutamente recuperarla, mi sapresti dare qualche dritta???
P.S.- Divertente l'accostamento cappotto+ cambales -spiaggia Porto Cervo. Certamente Ciusa non è stato e non potrà mai essere accusato di piacioneria...
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Modificato da - Adelasia in data 20/10/2013 20:57:00 |
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 21/10/2013 : 15:09:20
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Continuo imperterrita la ricerca della documentazione relativa all' argomento del post. Mi pare che tale documentazione persegua tenacemente l'obiettivo di confondere le idee.
Ecco un'altra fonte autorevole:
Da "Francesco Ciusa" di Giuliana Altea (Ilisso 2004): "CIUSA, QUASI UNA LEGGENDA La scultura moderna comincia in Sardegna con Francesco Ciusa, artista la cui vicenda assume per il mondo intellettuale sardo del primo Novecento un valore quasi mitico. La premiazione, alla Biennale di Venezia del 1907...." Per la cronaca, Giuliana Altea è docente di Storia dell’arte contemporanea, se non erro all'università di Sassari.
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 21/10/2013 : 19:15:27
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La Treccani dice di no! Il libro dello studioso nuorese Mariano Lutzu è stato patrocinato, a quanto so, dal Comune di Nuoro, ed è reperibile nelle biblioteche. Io l'ho comprato in un'edicola a Nuoro (costa 10 euro) e l'ho regalato a un'amica nuorese. Quella lapide mi ha colpita per l'espressività del viso della ragazza, Piera Ciusa: è praticamente uno struggente ritratto. A quanto pare l'opera fu conservata per molto tempo in casa Ciusa (la ragazza era la figlia ventenne di Domenico, fratello dell'artista) e sistemata nella tomba di famiglia solo negli anni Sessanta. Quasi come se i familiari avessero deciso di tenerla per osservarla ogni giorno! (Naturalmente questa è una mia fantasia.) Sto cercando la foto di un'opera del Ciusa, che rappresenta una donna maledicente. Ho letto che l'artista, dopo averla scolpita, la trovò eccessiva e le amputo' le braccia. Ma che razza di autocensura!
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 21/10/2013 : 20:50:03
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Ho trovato la fotografia dell'opera di Ciusa, che poi sarebbe "La dolorante anima sarda". É a Cagliari, alla Galleria d'Arte Comunale. Non mi piace!
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Adelasia
Moderatore
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Inserito il - 23/10/2013 : 17:17:51
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A me "La dolorante anima sarda" ha invece comunicato molto. E' straziante, mi impressiona.
Come avevo già scritto nel forum l'opera, che raffigura una donna che rivolge il suo sguardo aspro, sbarrato, livido e senza lacrime non al suo bambino (che, con la testa china è stretto tra le sue ginocchia) ma al cielo, non ha più le braccia, palesemente rivolte anch’esse in alto, lassù. Si potrebbe pensare a un danneggiamento, ma non è così: nelle “Pagine per un’autobiografia” è lo stesso Ciusa a raccontare il tragico ricordo di una giovane donna alla quale era stato ammazzato il marito e che, straziata, tra le nere prefiche piangenti a un certo punto… più terribile ancora, solleva le braccia, incrociandole nei polsi, dopo averle girate dall’alto in basso, e disegnando un cerchio che le congiunge sul punto dove si genera la vita, facendo le fiche con ambo le mani, grida con voce rauca, quasi bestiale: "A tottu su mundu, chi si sicchete!" ( "A tutto il mondo, che inaridisca!"). Quella maledizione verso il cielo Ciusa la riprodusse fedelmente: ma poi, forse impressionato dalla potenza della sua opera e dell’imprecazione, e pare anche su consiglio della moglie Vittoria Cocco, scelse di non immortalare quel gesto, e troncò per sempre quelle braccia che egli stesso aveva plasmato.
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 23/10/2013 : 19:04:22
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Si, ero a conoscenza del fatto che fu Ciusa stesso ad amputare le braccia alla statua, e capisco le tue sensazioni davanti all'opera in questione. A proposito di maledizioni, permettimi una curiosità. In un tuo simpatico commento sull'altare della cattedrale di Nuoro, deplorando il fatto che qualcuno si fosse permesso di demolire un'opera di Ciusa, finivi la frase con l'inizio di un "irrocu" a me familiare: sas manos.. Potresti dirmi la fine della frase? Vorrei confrontarla con le tre versioni, se così si può dire, che si usano nel mio paese.
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Adelasia
Moderatore
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Inserito il - 23/10/2013 : 23:44:10
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| Rita Niffoi ha scritto:
.. sas manos..
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siccas!!! In perfetta sintonia con La dolorante anima sarda, come puoi notare. A dire il vero ho sentito anche la versione "sas manos de ghera" ( o "de chera"), appropriato frastinzu rivolto agli incendiari. ( P.S. - Sei la Rita Niffoi del Vocabolario Oranesu-Italianu / Italianu-Oranesu? Complimenti!!! Oltre che di pargoli ti intendi di tanti altri argomenti, davvero brava. Chiedo venia per questo piccolo volo pindarico, ma quando ci vuole...)
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Adelasia
Moderatore
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Inserito il - 24/10/2013 : 00:11:20
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Sto leggendo "Francesco Ciusa, mio padre", di Antonietta Ciusa Mascolo ( Nuoro, Ed Il Maestrale, 1999). Bel libro. Tanto successo e incontrastato trionfo, ma nessuna traccia del presunto primo premio: eppure l'autrice racconta perfino che l'opera venne acquisita dalla Galleria d'arte romana per 6000 lire e che all'autore venne assegnato il premio "Città di Firenze" elargito dalla Camera di Commercio e Arti della città toscana. La figlia di cotanto padre descrive amenità e periodi bui della sua famiglia, sempre con leggerezza, con molto affetto e con palpabile nostalgia. Vi ho scoperto che un grande ammiratore di Francesco Ciusa era Jack London, e che durante il viaggio di nozze i suoi genitori furono ospiti di Puccini che in loro onore suonò al pianoforte la sua ultima opera: Madama Butterfly. Insomma, da Santu Pedru all'Olimpo....
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Modificato da - Adelasia in data 24/10/2013 00:12:43 |
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 24/10/2013 : 18:52:45
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Riprendo la divagazione sulle maledizioni. Anche da noi "sas manos siccas" è una maledizione diciamo frequente. Poi un'equivalente è: " sas manos che su 'e Milis, chi innettavat s'aranzu chin sos pedes". Letteralmente, " che tu abbia le mani come quel tale di Milis, il quale (essendo monco) sbucciava le arance con i piedi" . E scusate se è poco! Ma un'altra maledizione, rivolta a chi si dà troppo da fare con mani e anche con i piedi, con cattiveria ancora maggiore augura: " sas manos e sos pedes che su 'e Milis, chi lu vocavana in giru in d una canisteddha". Ossia: " Che tu abbia mani e piedi come quel tale di Milis, il quale ( essendo privo sia degli arti superiori che di quelli inferiori) veniva portato in giro dentro un canestro!" Massimo sadismo! Si, Adelasia, ho scritto il vocabolario Oranese e questo lavoro fa parte dei miei interessi, che sono abbastanza vari, pur se penalizzati dagli impegni del mio lavoro ( che è bellissimo). Ora ho in stampa un libro di preghiere. Naturalmente sono lavori da dilettante, ma ti ringrazio per le belle parole!
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Rita Niffoi
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Inserito il - 31/10/2013 : 18:55:09
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Recentemente ho letto del periodo che Ciusa trascorse a Orgosolo, sfollato in tempo di guerra, ma soprattutto alla ricerca di esperienze e stimoli per la sua arte. Lì nacquero alcune sue opere. Non ho invece trovato tracce dell'artista a Orani, il mio paese, anche se è noto che la scultura " Il nomade" fu ispirata a un venditore di scarpe oranese, che appunto si spostava da un paese all'altro con la sua mercanzia. Solo da poco ho letto che tale statua, originariamente a figura intera, subì un vero e proprio crollo strutturale durante un trasloco e così vennero eliminate le gambe...
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 02/11/2013 : 23:48:58
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Rita, sai se il "nomade", il viaggiante venditore di scarpe oranese, sia stato identificato? Te lo chiedo perché quasi tutti i personaggi che hanno ispirato Ciusa mi pare abbiano un nome. In quanto alla dimensione della scultura, in effetti Remo Branca scrive che in origine rappresentava una figura intera, anche se fa intendere che fu lo scultore stesso ad accorgersi che "non aveva bisogno delle gambe per andare perché il luogo lontano era già tutto negli occhi e sulla fronte...Tagliò il passo, ma lasciò le mani , quasi nascoste..."
In quanto a Orani, a mio parere i legami con il tuo paese li aveva, e che legami! Ecco cosa gli scrisse Mario Delitala il 19 gennaio del 1947: "Caro Francesco, ti avevo promesso di alleviarti gli ultimi anni con la mia amicizia.... Ora sono qui ad Orani, in attesa di una insperata fortuna, che mi lasci ancora tra le case del mio bellissimo paese, a fare quadri, ossia a sognare, a dipingere. Tu che fai?...muoviti! riprendi a camminare verso Orgosolo..." Forse perché proprio a Orgosolo, come riporti tu, Francesco Ciusa aveva vissuto pochi anni prima, trovandovi ispirazione per il "Fromboliere", il cosiddetto Davide barbaricino, la sua magnifica, commuovente, ultima opera.
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Modificato da - Adelasia in data 02/11/2013 23:52:52 |
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Rita Niffoi
Utente Medio
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Inserito il - 03/11/2013 : 21:58:25
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Non ho notizia del personaggio oranese che ispirò Ciusa per la sua opera " Il nomade"; l'artista dichiarò che si trattava di un ricordo della sua infanzia. Certo Adelasia hai ragione, Ciusa fu amico di Delitala fin dai tempi in cui l'artista oranese era ancora agli inizi e i due collaborarono in diverse occasioni. Io però mi riferivo a rapporti più diretti con il mio paese, dei quali non ho, tuttavia, nessuna notizia. É pur vero che molte volte fatti e avvenimenti, vengono dimenticati. Per esempio pochi ricordano che negli anni Venti del secolo scorso (mentre Ciusa si trovava a Orgosolo) Remo Branca fu a Orani, penso ospite di suoi parenti morti senza discendenti, e si interessò in particolare di intaglio del legno e di xilografia, ma anche di ceramica. Come dicevo, spesso la memoria é debole e i fatti del passato finiscono nel dimenticatoio... A me piace andare dietro una traccia, un ricordo, una fotografia, una parola talvolta, e seguirla fin che posso, e dovo non posso, immaginarla...
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