Forum Sardegna - Preghiere e pratiche contro il malocchio
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 Preghiere e pratiche contro il malocchio
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Autore Discussione
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Pia
Salottino
Utente Mentor




Inserito il - 03/01/2009 : 12:39:41  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pia Invia a Pia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
"L'unica stanza che componeva la casa era anche stalla per un asinello vecchio, spelacchiato e curvo dagli anni. Al centro dell'ambiente c'era un focolare rotondo che spandeva un fumo acre nell'ambiente. Una vecchia con un paiolo basso di rame toglieva il malocchio alternando sputi, sopra la cenere sparsa sul pelo dell'acqua, a scongiuri fatti in una lingua incomprensibile ma che richiamava ad un antico culto pagano. In un angolo una donna era china sul giaciglio dove era coricato Giorgìnu, era Mariedda. Il bambino tossiva forte ed era rosso in viso febbricitante. Cicytella capì immediatamente di cosa si trattasse e volò via senza indugio diretta verso il bosco".

Vi regalo uno stralcio da L'ultima jana. Quando scrivevo il romanzo è affiorato un ricordo d'infanzia: una mia lontana parente mi aveva portato da zia Annicca ad Ussassai per togliermi il malocchio (ma chi aveva detto che avevo s'ogru malu?); mi lasciarono da sola insieme a questa vecchina piccina piccina tutta raggrinzita dalle rughe in viso che incominciò una litania incomprensibile mettendo cenere dentro una bacinella d'acqua e, mi sembra di ricordare, anche olio. Fu uno shock. Credetemi.





  Firma di Pia 

Pedra Longa

Baunei (Ogliastra)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna


Prof Pia http://www.lezionidibello.blogspot.it

 Regione Piemonte  ~ Città: Torino  ~  Messaggi: 3425  ~  Membro dal: 09/10/2008  ~  Ultima visita: 01/12/2020 Torna all'inizio della Pagina

Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 03/01/2009 : 17:13:59  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Asinella80 ha scritto:

Dai ma lo sappiamo tutti....
L'effetto dei farmaci a volte è legato alla suggestione mentale...
Oia oia lo sapevo che ho sbagliato facoltà!!!

Anch'io ho sbagliato facoltà.
Avrei preferito la facoltà paranormale (se esistesse).
Se mi fossi iscritto in Medicina avrei capito (finalmente) la differenza tra la suggestione e il placebo.
Forse (dico forse) avrei capito che in fondo il "guaritore" del malocchio è lo psichiatra dei poveri.




 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 03/01/2009 : 17:34:50  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io invece penso che alla cultura delle facolta di medicina, ma anche a tutte le altre, dovrebbe essere affiancata quella semplice e genuina della tradizione popolare, che va compresa e recuperata all'interno della cultura dominante.






 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Villamar  ~  Messaggi: 3638  ~  Membro dal: 29/06/2006  ~  Ultima visita: 31/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 03/01/2009 : 18:25:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Albertina ha scritto:

Io invece penso che alla cultura delle facolta di medicina, ma anche a tutte le altre, dovrebbe essere affiancata quella semplice e genuina della tradizione popolare, che va compresa e recuperata all'interno della cultura dominante.



Lo penso anch'io.
Infatti la medicina scientifica (o ufficiale, secondo i punti di vista) ha costruito la sua conoscenza e i suoi progressi sulle esperienze (più che sulla esperienza) della medicina popolare, compresa la medicina magica.
E non mi riferisco solo alla fitoterapia. Dobbiamo, alla medicina popolare (in senso lato) il grande merito degli inevitabili insuccessi che si ritengono giustificati ma costituiscono un bagaglio enorme di conoscenze. Se mi perdonate il paragone: è stata (ed è ancora) una cavia storica per la medicina moderna. Aggiungo: la cartina di tornasole dei limiti e delle incapacità (anche organizzative) della medicina ufficiale.
A titolo personale devo aggiungere ancora che è stata ed è ancora un patrimonio unico (o raro) di identità antropologica della Sardegna. Per questo motivo ho una grande stima delle ricerche e dei libri di Nando Cossu, che non è un medico.
La microscopia e la farmacologia non potevano e non possono non
tenere conto dell'altro patrimonio popolare, a partire se non da Ippocrate, almeno dalla Scuola Salernitana.
Ma poi sono arrivati (cito a caso) Pietro Antonio Leo, Francesco Antonio Boi, Pasteur, Koch, Malpighi, Rolando, la virologia, l'immunologia, la psicologia e la psichiatria, le endorfine e, a Cagliari, il professor Gessa.
La frase riferita agli "ammalati che guariscono nonostante il medico" significa solo che la medicina scientifica ha imparato la lezione e progredisce anche sui propri errori. Cercando di commetterne sempre meno.
In fondo entrambe le due medicine "campano" (cioè si migliorano) grazie alll'esperienza (propria e altrui).
Ti chiedo scusa ma devo citare (a senso) ancora Nando Cossu:
Le malattie della medicina popolare sono attualmente circa cinquanta, ma il loro numero è (da almeno mezzo secolo) in continua diminuzione.
Se credi, ne possiamo parlare la prossima volta.
Saluto te e i pazienti ospiti del forum.




Modificato da - Giuseppe in data 03/01/2009 18:31:33

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 03/01/2009 : 18:42:37  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Giuseppe ha scritto:

Albertina ha scritto:

Io invece penso che alla cultura delle facolta di medicina, ma anche a tutte le altre, dovrebbe essere affiancata quella semplice e genuina della tradizione popolare, che va compresa e recuperata all'interno della cultura dominante.



Lo penso anch'io.
Infatti la medicina scientifica (o ufficiale, secondo i punti di vista) ha costruito la sua conoscenza e i suoi progressi sulle esperienze (più che sulla esperienza) della medicina popolare, compresa la medicina magica.
E non mi riferisco solo alla fitoterapia. Dobbiamo, alla medicina popolare (in senso lato) il grande merito degli inevitabili insuccessi che si ritengono giustificati ma costituiscono un bagaglio enorme di conoscenze. Se mi perdonate il paragone: è stata (ed è ancora) una cavia storica per la medicina moderna. Aggiungo: la cartina di tornasole dei limiti e delle incapacità (anche organizzative) della medicina ufficiale.
A titolo personale devo aggiungere ancora che è stata ed è ancora un patrimonio unico (o raro) di identità antropologica della Sardegna. Per questo motivo ho una grande stima delle ricerche e dei libri di Nando Cossu, che non è un medico.
La microscopia e la farmacologia non potevano e non possono non
tenere conto dell'altro patrimonio popolare, a partire se non da Ippocrate, almeno dalla Scuola Salernitana.
Ma poi sono arrivati (cito a caso) Pietro Antonio Leo, Francesco Antonio Boi, Pasteur, Koch, Malpighi, Rolando, la virologia, l'immunologia, la psicologia e la psichiatria, le endorfine e, a Cagliari, il professor Gessa.
La frase riferita agli "ammalati che guariscono nonostante il medico" significa solo che la medicina scientifica ha imparato la lezione e progredisce anche sui propri errori. Cercando di commetterne sempre meno.
In fondo entrambe le due medicine "campano" (cioè si migliorano) grazie alll'esperienza (propria e altrui).
Ti chiedo scusa ma devo citare (a senso) ancora Nando Cossu:
Le malattie della medicina popolare sono attualmente circa cinquanta, ma il loro numero è (da almeno mezzo secolo) in continua diminuzione.
Se credi, ne possiamo parlare la prossima volta.
Saluto te e i pazienti ospiti del forum.


Ho apprezzato molto il tuo intervento e ti ringrazio. E' un piacere parlare con te. Io mi sono sempre incuriosita per queste pratiche della medicina popolare, specie se associate alla fede.
Mia mamma diceva i bregus. Quando qualcuno aveva qualche dolore alla spalla o qualche slogatura, lei massaggiava amorevolmente la parte sofferente e il dolore passava. Mentre massaggiava diceva una preghiera. Io le dicevo di dirmi com'era, che la volevo sentire. Alla fine si era arresa.
La preghiera era così:

" Sant'Anna e santa Marta
tessianta e fibanta,
fibanta e tessianta
e nuu no ndi fadianta
ca no nd'annuanta.
Aici siada aciunta
custa carria santa battiada"





Modificato da - Albertina in data 03/01/2009 18:43:16

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Villamar  ~  Messaggi: 3638  ~  Membro dal: 29/06/2006  ~  Ultima visita: 31/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

UtBlocc

Utente Bloccato



Inserito il - 03/01/2009 : 18:51:49  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Albertina, questa preghiera si può tradurre in logudorese???



  Firma di UtBlocc 
6169

 Regione Liguria  ~ Prov.: Genova  ~ Città: genova  ~  Messaggi: -1  ~  Membro dal: 08/06/2007  ~  Ultima visita: 07/05/2009 Torna all'inizio della Pagina

Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 03/01/2009 : 20:02:02  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
miss diamante ha scritto:

Albertina, questa preghiera si può tradurre in logudorese???


Te la posso tradurre in italiano:

Sant'Anna e santa Marta
tessevano e filavano
filavano e tessevano
e non facevano nessun nodo.
Così venga unita
questa parte battezzata
del corpo.





 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Villamar  ~  Messaggi: 3638  ~  Membro dal: 29/06/2006  ~  Ultima visita: 31/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

UtBlocc

Utente Bloccato



Inserito il - 03/01/2009 : 20:29:02  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Bellissima!!!!Grazie!!!



  Firma di UtBlocc 
6169

 Regione Liguria  ~ Prov.: Genova  ~ Città: genova  ~  Messaggi: -1  ~  Membro dal: 08/06/2007  ~  Ultima visita: 07/05/2009 Torna all'inizio della Pagina

Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 04/01/2009 : 15:58:47  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Prima di esporre altre notizie e altre argomentazioni, sento il bisogno di ringraziare tutti per il tono pacato e aperto della discussione. Non capita di frequente.
Solitamente, gli interlocutori ne fanno una questione ideologica, fideistica, quasi personale. "Devi credere!" oppure "Non devi credere!" oppure "E' così e basta!".
Vedo che qui tutti abbiamo bisogno di argomentare, di capire, di sapere, di conoscere di più e meglio. Possibilmente, anche di leggere e documentarsi.
Ho sempre in mente (ricordo a braccio) la definizione di Antonangelo Liori (perso di vista ma non nella memoria): la Sardegna ha due culture parallele, una palese e una sommersa. Io aggiungerei (ma forse l'ha detto anche Liori, che ha scritto tantissimo): due culture che si alimentano reciprocamente e involontariamente. Perciò sopravvivono entrambe nell'isola.
Ricorda Nando Cossu che alcuni suoi informatori gli svelavano (senza fare nomi) che si rivolgeva al "guaritore popolare", per certi casi "inguaribili" (o ritenuti tali, aggiungo io), persino il medico del paese inviandogli propri pazienti o, addirittura, propri famigliari. Non ho motivi per dubitare di tale affermazione.
In un altro caso, ricorda sempre Cossu, un'acqua ritenuta "abbrebara" (ma in realtà era acqua fontis) interruppe un'epidemia grave di brucellosi in un gregge di capre. Non si può invocare il placedo in questo caso (dico io) ma la tendenza di tutte le epidemie ad esaurirsi spontaneamente.
Lo stesso Cossu (con un criterio che condivido) distingue la medicina popolare (della quale si è occupato ampiamente) dalla medicina magica alla quale deve essere ascritto il malocchio.
Discorso complesso e difficile che non può e non deve essere abbandonato.
Saluti a tutti.




 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

santobevitore

Utente Medio


Inserito il - 04/01/2009 : 18:29:03  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di santobevitore Invia a santobevitore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Leggendo tutti questi diversi punti di vista mi sono accorto che tanti hanno riportato fatti, sensazioni e opinioni che ho già sentito quando mi è capitato di ascoltare persone che discutevano di questi fenomeni.
Personalmente non credo a queste cose ma ci credeva mia nonna, come una cosa normale che faceva parte della vita. E mi accorgo che nonostante il passare degli anni anche al mio paese non diminuisce l'interesse e la fiducia verso queste pratiche. Credo che coloro che si dedicano a questo genere di pratiche -spesso persone buone che agiscono veramente senza fini di lucro, col solo intento di fare del bene- abbiano lo speciale dono di saper ascoltare le esigenze della persona malata, cosa che invece manca a molti medici. Queste persone agiscono con tempi che non sono quelli della medicina moderna, propongono delle soluzioni meno invasive, si prendono cura della persona malata. Tutto questo non può che far bene al "paziente" migliorando la sua situazione psicologica e quindi creando un clima favorevole per la guarigione. In altre parole, in alcuni casi, anche l'acqua e zucchero, se data con umanità, può incoraggiare a lottare per guarire. Spero di aver spiegato quello che intendevo dire... Saluti a tutti.




 Regione Sardegna  ~ Prov.: Oristano  ~ Città: Cabras  ~  Messaggi: 443  ~  Membro dal: 25/08/2008  ~  Ultima visita: 20/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 04/01/2009 : 18:39:34  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
santobevitore ha scritto:

Leggendo tutti questi diversi punti di vista mi sono accorto che tanti hanno riportato fatti, sensazioni e opinioni che ho già sentito quando mi è capitato di ascoltare persone che discutevano di questi fenomeni.
Personalmente non credo a queste cose ma ci credeva mia nonna, come una cosa normale che faceva parte della vita. E mi accorgo che nonostante il passare degli anni anche al mio paese non diminuisce l'interesse e la fiducia verso queste pratiche. Credo che coloro che si dedicano a questo genere di pratiche -spesso persone buone che agiscono veramente senza fini di lucro, col solo intento di fare del bene- abbiano lo speciale dono di saper ascoltare le esigenze della persona malata, cosa che invece manca a molti medici. Queste persone agiscono con tempi che non sono quelli della medicina moderna, propongono delle soluzioni meno invasive, si prendono cura della persona malata. Tutto questo non può che far bene al "paziente" migliorando la sua situazione psicologica e quindi creando un clima favorevole per la guarigione. In altre parole, in alcuni casi, anche l'acqua e zucchero, se data con umanità, può incoraggiare a lottare per guarire. Spero di aver spiegato quello che intendevo dire... Saluti a tutti.


Ti sei spiegato benissimo e condivido il tuo pensiero. Anche tu, come dice Giusepe, sei aperto al dialogo e cerchi di capire le motivazioni che inducono a credere e a non credere. Grazie per il contributo.





 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Villamar  ~  Messaggi: 3638  ~  Membro dal: 29/06/2006  ~  Ultima visita: 31/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 04/01/2009 : 18:49:07  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Giuseppe ha scritto:

Prima di esporre altre notizie e altre argomentazioni, sento il bisogno di ringraziare tutti per il tono pacato e aperto della discussione. Non capita di frequente.
Solitamente, gli interlocutori ne fanno una questione ideologica, fideistica, quasi personale. "Devi credere!" oppure "Non devi credere!" oppure "E' così e basta!".
Vedo che qui tutti abbiamo bisogno di argomentare, di capire, di sapere, di conoscere di più e meglio. Possibilmente, anche di leggere e documentarsi.
Ho sempre in mente (ricordo a braccio) la definizione di Antonangelo Liori (perso di vista ma non nella memoria): la Sardegna ha due culture parallele, una palese e una sommersa. Io aggiungerei (ma forse l'ha detto anche Liori, che ha scritto tantissimo): due culture che si alimentano reciprocamente e involontariamente. Perciò sopravvivono entrambe nell'isola.
Ricorda Nando Cossu che alcuni suoi informatori gli svelavano (senza fare nomi) che si rivolgeva al "guaritore popolare", per certi casi "inguaribili" (o ritenuti tali, aggiungo io), persino il medico del paese inviandogli propri pazienti o, addirittura, propri famigliari. Non ho motivi per dubitare di tale affermazione.
In un altro caso, ricorda sempre Cossu, un'acqua ritenuta "abbrebara" (ma in realtà era acqua fontis) interruppe un'epidemia grave di brucellosi in un gregge di capre. Non si può invocare il placedo in questo caso (dico io) ma la tendenza di tutte le epidemie ad esaurirsi spontaneamente.
Lo stesso Cossu (con un criterio che condivido) distingue la medicina popolare (della quale si è occupato ampiamente) dalla medicina magica alla quale deve essere ascritto il malocchio.
Discorso complesso e difficile che non può e non deve essere abbandonato.
Saluti a tutti.



Faccio anch'io questa distinzione tra la medicina popolare e la medicina magica. Mio zio andava " anca fudi sa spiridada" specialmente quando c'era la moria del bestiame che attribuiva " a unu mabi fattu". I riti erano meno amorevoli di quelli delle nostre vicine di casa e mettevano paura. Anche le accuse e i sospetti che alimentavano - magari su persone innocenti - non mettevano molta serenità nel cuore.





 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Villamar  ~  Messaggi: 3638  ~  Membro dal: 29/06/2006  ~  Ultima visita: 31/07/2012 Torna all'inizio della Pagina

Giuseppe

Utente Attivo



Inserito il - 04/01/2009 : 18:52:14  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Giuseppe Invia a Giuseppe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
santobevitore ha scritto:

Leggendo tutti questi diversi punti di vista mi sono accorto che tanti hanno riportato fatti, sensazioni e opinioni che ho già sentito quando mi è capitato di ascoltare persone che discutevano di questi fenomeni.
Personalmente non credo a queste cose ma ci credeva mia nonna, come una cosa normale che faceva parte della vita. E mi accorgo che nonostante il passare degli anni anche al mio paese non diminuisce l'interesse e la fiducia verso queste pratiche. Credo che coloro che si dedicano a questo genere di pratiche -spesso persone buone che agiscono veramente senza fini di lucro, col solo intento di fare del bene- abbiano lo speciale dono di saper ascoltare le esigenze della persona malata, cosa che invece manca a molti medici. Queste persone agiscono con tempi che non sono quelli della medicina moderna, propongono delle soluzioni meno invasive, si prendono cura della persona malata. Tutto questo non può che far bene al "paziente" migliorando la sua situazione psicologica e quindi creando un clima favorevole per la guarigione. In altre parole, in alcuni casi, anche l'acqua e zucchero, se data con umanità, può incoraggiare a lottare per guarire. Spero di aver spiegato quello che intendevo dire... Saluti a tutti.

Credo che anche i medici condividono ciò che tu hai detto. Almeno, lo spero.
I motivi della sopravvivenza di tali pratiche popolari sono complessi e meritano (anche tra noi non esperti ma [mi pare] di buon senso) che anche qui, in questo forum, se ne parli ancora. Tanto per chiarirci le idee, tanto per dire che non siamo chiusi al dialogo. Insomma, per informarci, per istruirci, per capire l'isola nella quale viviamo.
Il fenomeno, è stato già detto, ha una sua dimensione (concettuale e territoriale e sociale) ben definita: una recente indagine completa (una specie di censimento condotto con criteri scientifici) ha fornito alcuni valori, con tutti i limiti delle statistiche, ma attendibili.
Sappiamo quante e quali malattie sono ancora materia di intervento della medicina popolare, quanti e quali sono gli utenti abituali in Sardegna (un po' meno certo è il numero degli occasionali), quali inerventi sono ancora in uso e dove, sia pure con una certa approssimazione, ma con molta credibilità.
Sappiamo anche quali sono i limiti, gli errori e i difetti (volontari o involontari; eliminabili o non eliminabili; scientifici, tecnici o organizzativi; individuali o collettivi) della medicina ufficiale.
Queste due nozioni e condizioni consentono, come si è già detto, la persistenza e la convivenza nell'isola (ma anche altrove) delle due culture (o due civiltà) della salute.
Ecco perché anche i medici non possono (non potrebbero...) che essere d'accordo con le tue affermazioni.
Grazie per il tuo intervento.
Ti saluto.




 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 593  ~  Membro dal: 09/11/2008  ~  Ultima visita: 20/02/2012 Torna all'inizio della Pagina

Istella
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 04/01/2009 : 19:03:17  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Istella Invia a Istella un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Pia Deidda ha scritto:

" Quando scrivevo il romanzo è affiorato un ricordo d'infanzia: una mia lontana parente mi aveva portato da zia Annicca ad Ussassai per togliermi il malocchio (ma chi aveva detto che avevo s'ogru malu?); mi lasciarono da sola insieme a questa vecchina piccina piccina tutta raggrinzita dalle rughe in viso che incominciò una litania incomprensibile mettendo cenere dentro una bacinella d'acqua e, mi sembra di ricordare, anche olio. Fu uno shock. Credetemi.



Il tuo racconto mi ha ricordato quando, all'età di 10 anni, mi portarono da una vecchina per farmi "sa maxia de s'umbra". Avevo assistito ad un fattaccio ed ero rimasta spaventata. Ricordo la scena della "terapia": una stanza molto buia, in una casa molto vecchia, alla signora terapeuta (di circa 90 anni) mancava un occhio, e nell'orbita oculare aveva una biglia di vetro che (evidentemente le dava fastidio) si tolse davanti a me.... Io cercavo di farla parlare per tranquillizzarmi, e le chiesi notizie della casa in cui ci trovavamo. Mi rispose che era stata di sua nonna, e che la stanza in cui ci trovavamo era quella che di solito veniva usata per esporre le salme dei suoi parenti prima dei funerali...

Diciamo che la mia paura aumentò...





  Firma di Istella 

Isola Foradada

Alghero (Ss)

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

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Albertina
Salottino
Utente Mentor


Poetessa Paradisolana


Inserito il - 04/01/2009 : 19:11:35  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albertina Invia a Albertina un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Istella ha scritto:

Pia Deidda ha scritto:

" Quando scrivevo il romanzo è affiorato un ricordo d'infanzia: una mia lontana parente mi aveva portato da zia Annicca ad Ussassai per togliermi il malocchio (ma chi aveva detto che avevo s'ogru malu?); mi lasciarono da sola insieme a questa vecchina piccina piccina tutta raggrinzita dalle rughe in viso che incominciò una litania incomprensibile mettendo cenere dentro una bacinella d'acqua e, mi sembra di ricordare, anche olio. Fu uno shock. Credetemi.



Il tuo racconto mi ha ricordato quando, all'età di 10 anni, mi portarono da una vecchina per farmi "sa maxia de s'umbra". Avevo assistito ad un fattaccio ed ero rimasta spaventata. Ricordo la scena della "terapia": una stanza molto buia, in una casa molto vecchia, alla signora terapeuta (di circa 90 anni) mancava un occhio, e nell'orbita oculare aveva una biglia di vetro che (evidentemente le dava fastidio) si tolse davanti a me.... Io cercavo di farla parlare per tranquillizzarmi, e le chiesi notizie della casa in cui ci trovavamo. Mi rispose che era stata di sua nonna, e che la stanza in cui ci trovavamo era quella che di solito veniva usata per esporre le salme dei suoi parenti prima dei funerali...

Diciamo che la mia paura aumentò...


Ta dannu!!! Cesssss!!!





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