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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 13:30:03
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Un altro metodo di datazione, più recente e meno noto, è quello della (Termo)luminescenza. Il metodo, disponibile da circa 35 anni, si basa sul flusso di radiazioni ionizzanti, a cui tutti i materiali sepolti sono esposti. Tali radiazioni derivano dalla radioattività naturale e dalla radiazione cosmica. Quando materiali cristallini sono esposti alle radiazioni, si realizza una temporanea ridistribuzione di cariche elettriche all’interno del cristallo. Di questo fenomeno, si trova nel materiale una piccola traccia (memoria), anche dopo lungo tempo. L’energia in eccesso, che il cristallo contiene in seguito all’esposizione alle radiazioni, può essere liberata a mezzo riscaldamento. L’energia liberata determina una luminescenza, detta termoluminescenza (TL), che può essere emessa una volta soltanto durante il riscaldamento (seguendo una curva che presenta uno o più picchi e che non è proporzionale alla temperatura) e solo da cristalli, che siano stati precedentemente irradiati: non può essere ripetuto dopo che il cristallo ha perso l’energia da irradiazione e non va quindi confusa con l’incandescenza, irradiata in modo continuo e progressivo da corpi riscaldati. Più recentemente, nei laboratori universitari di Oxford, si è adottata anche la luminescenza stimolata da fasci di luce (OSL). Il metodo TL permette la datazione di ceramica, materiali edilizi e resti combusti; OSL è utilizzato per sedimenti. Il momento ultimo in cui il materiale è stato esposto alla luce del sole è il momento zero. L’energia che si accumula durante il tempo passato sotto terra può essere misurata e, essendo noto il ritmo d’accumulo per anno, si può calcolare il numero d’anni trascorso sotto terra dal reperto. Si capisce bene quale danno producano gli scavi clandestini, quindi, che rendono impossibile eseguire questi test scientifici, una volta che abbiano esposto alla luce materiale insignificante per una mente rozza e venale, ma preziosissimo per la scienza. La luminescenza è particolarmente indicata quando, per qualche motivo, non è applicabile il radiocarbonio . Il suo vantaggio è datare direttamente il reperto archeologico oppure il sedimento, in quanto sabbia o grani di quarzo o feldspato sono onnipresenti, senza dipendere da un contesto organico dubbio. Recenti applicazioni ai depositi nei ghiacciai hanno fornito buoni risultati. I campioni devono essere stati riscaldati ad almeno 350 gradi nell’antichità (ciò che non è difficile, per un manufatto ceramico o il resto combusto di un falò, o polveri di provenienza vulcanica). Dato che si deve scartare uno strato di 2 millimetri da tutta la superficie, i campioni devono misurare almeno cm 0,5 x 2 x 2. Il limite d’errore della metodica è compreso tra ±3% e ±8 %, anche se si stima di potere raggiungere, in circostanze favorevoli, anche ±1%. Questa metodica sembra molto promettente, sia per qualità di risultati sia per possibilità di sviluppi futuri, oltre che d’associazione con le altre metodiche: non risulta essere stata utilizzata da studi effettuati in Sardegna.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 13:32:55
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Un usatissimo (in alcuni casi scelti, un polemista potrebbe anche aggiungere: anche "abusato") sistema di datazione è dato dalla ceramica, che costituisce veramente il pane quotidiano dell’archeologo. La ceramica è nata forse per caso, dall’osservazione del comportamento dell’argilla, dopo sua cottura accidentale in un focolare: risale al Giappone del 14000 BP e a Mesopotamia e Cina del 10000 BP. Essa presenta numerosi vantaggi: è virtualmente indistruttibile, quindi se ne reperisce sempre, nei luoghi in cui è stata prodotta ed usata. Inoltre, può essere comparata con quella d’altri siti e perciò permette di stabilire l’esistenza di contatti tra culture, quindi di datarle reciprocamente in modo più sicuro e di definirle in modo più prospettico. Infine, può essere confrontata con quella d’altri strati, nel medesimo sito, o di aree vicine, offrendo un quadro dell’evoluzione stilistica e culturale nel tempo, anche se – probabilmente – in alcuni casi si è un poco esagerato nel dettagliarne gli sviluppi. Va detto, anche se sembrerebbe pleonastico, che il corretto metodo stratigrafico di raccolta, il rigore ed il buonsenso, sono tutti di fondamentale importanza per ottenere risultati validi ed accettabili.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 13:37:47
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C’era una volta; ma quando?
Sir Mortimer Wheeler (1) scrisse, con asciutto umorismo di stampo amabilmente Inglese: “Abbiamo preparato laboriose tabelle orarie, adesso, su, facciamo partire qualche treno” (2) . Con ciò, intendeva che le tabelle non sono sufficienti di per sé a garantire un buon servizio: se non sono precise, non è possibile viaggiare e si perderà sempre la “coincidenza” necessaria. In termini archeologici e storici, ciò equivale ad affermare che le interazioni culturali dell’antichità rimarranno per noi un guazzabuglio, se non ci si metterà un credibile ordine. Che la cronologia comunemente accettata sia ormai insoddisfacente è stato variamente ammesso da molti anche autorevoli scienziati, seppure con modi e toni differenti. Anche l’archeologo James Mellaart (3) scrisse, nel 1979: “Le cronologie convenzionali ci hanno servito a lungo e non troppo bene come uno strumento temporaneo. La maggior parte degli strumenti necessita di un’affilatura negli anni e, infine, va sostituita”.
Il problema, pertanto, non è nuovo e non è solo italiano.
(1) Professore di Archeologia Romana all’Università di Londra, famoso e benvoluto per avere piacevolmente divulgato l’archeologia e l’antropologia al grosso pubblico. Scomparve nel 1976, a 86 anni. (2)“We have been … preparing time tables; let us now have some trains”. Un invito a controllare meglio le cronologie ufficiali. (3) Archeologo londinese del 1925, ora in pensione, famoso per avere scoperto in Turchia Katal Huyuk, considerata la prima città mai nata ed importante per comprendere il passaggio dal nomadismo alla stanzialità e all’agricoltura.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 14:43:15
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Perché agitarsi tanto per una corretta metodica di datazione interdisciplinare?
Ecco un esempio - tra i tanti possibili - di datazione errata:
Nel 1953, l’archeologo R. Atkinson, scoprì, nel fotografare le pietre Sarsen di Stonehenge, un graffito che interpretò come la raffigurazione di un pugnale di foggia unica per il Wessex, sicuramente ‘non locale, né mitteleuropeo’. Decise che era di foggia Micenea e che un Principe Miceneo viaggiante era venuto a stabilirsi nel sito inglese e si era fatto poi seppellire a Silbury Hill, la più grande collina artificiale d’Europa. Conseguentemente, dichiarò essere il 1470 a.C. circa la datazione corretta di Stonhenge. Il radiocarbonio lo ha impietosamente sbugiardato con le datazioni corrette: 2000 a.C. per Stonehenge e 2700 a.C. per Silbury, circa mille anni prima, quindi, di qualsivoglia principe miceneo viaggiante o no. Tra l’altro, quei graffiti approssimativi avevano ben poco di miceneo, il che dimostra che l’entusiasmo e l’egocentrismo avevano contribuito non poco alla formulazione dell’ipotesi pressappochista di Atkinson. Dal che si ricava che il buon senso, dell’uomo, deve sempre intervenire nella valutazione critica dei dati e la professionalità dell’archeologo, nel vaglio della “prima impressione”.
Anche per la Sardegna, più volte in passato si è fatto questo invito, inutilmente, denunciando il malvezzo di “datare” automaticamente ed acriticamente i reperti per ciò che sembrano, non per ciò che sono (1) .
(1) G. Manca, “Misteriosi piccoli dolmen”, Sard. Ant. N° 17, 2000. In questo caso: monumenti apparentemente del Neolitico ( es.:il dolmen S’Ena ‘e sa Vacca di Olzai) sono in realtà riutilizzazioni più tardive, forse addirittura d’epoca storica. Non si citano, per brevità, numerosi altri esempi di metodo e d’archeometria sarda errata, denunciati invece dall’Autore, anche in altri scritti.
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Trambuccone
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 06/11/2011 : 15:01:13
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| Infine, può essere confrontata con quella d’altri strati, nel medesimo sito, o di aree vicine, offrendo un quadro dell’evoluzione stilistica e culturale nel tempo, anche se – probabilmente – in alcuni casi si è un poco esagerato nel dettagliarne gli sviluppi. |
Non potrei essere più d'accordo. Infatti poi se si chiede a quale stadio della struttura corrisponda un dato strato... silenzio assoluto, oppure elucubrazioni e circumnavigazioni cosmiche con avvitamento carpiato. T.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:06:22
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Comunque sia: i problemi nelle datazioni ci sono eccome: inutile negarlo.
Allo stesso tempo, però, il mondo scientifico ufficiale è sempre insorto contro coloro che assumevano un atteggiamento troppo aggressivo nei confronti della tanto criticata cronologia convenzionale. A quasi 20 anni dalla pubblicazione dei volumi I e II di “Black Athena” (Atena Negra) di Martin Bernal (1), non si sono ancora spente le polemiche ed i numerosissimi dibattiti, infiniti articoli di varia natura ne hanno parlato. L’autore è stato bersaglio da attacchi sistematici e continui, che si sono concretizzati in un intero libro di feroce critica, scritto a più mani (Black Athena revisited), cui Bernal ha risposto con un altro libro, in propria difesa (Black Athena writes back). Il risultato è stato un enorme ritardo nel completamento dei volumi III e IV di “Black Athena” da parte dell’eruditissimo e provocatorio autore, che il suo pubblico più fedele sta ancora attendendo (perché, in realtà, sono stati pubblicati in un unico III Volume). È anche vero che Bernal non solo attacca l’ormai logora cronologia, ma ne denuncia il sottostante razzismo e sostiene l’afrocentricità dello sviluppo iniziale della Cultura Mondiale, urticando così molto più che un solo nervo sensibile dell’Establishment Accademico (2) .
(1) Professore, insegnante di Government Studies alla Cornell University, New York; precedentemente Fellow del King’s College, Cambridge. Vincitore dell’American Book Award 1990 e del Socialist Review Book Award 1987. (2) Per avere sostenuto tesi simili, gli specialisti in Medio Oriente Cyrus Gordon e Michael Astour, e l’archeologo marino George Bass, furono ostracizzati negli anni ’60 dal mondo scientifico anglosassone.
(Si vede bene che i problemi non sono unicamente di tipo cronologico: anche all'estero le visioni ed interpretazioni politiche ed etiche riescono a dividere)
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:11:23
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Un trattamento in qualche modo migliore, ma certo tutt’altro che positivo (1), ha ricevuto il libro “Centuries of darkness” dello storico Peter James, scritto nel 1991, in collaborazione con la sua giovane ed agguerrita squadra, composta da J. Thorpe, archeologo specializzato in preistoria Europea; da Nikos Kokkinos, archeologo specialista di Antico Oriente e Grecia; da R. Morkot, storico ed Egittologo, specialista in archeologia Sudanese e Nubiana; da J. Frankish, archeologo con particolare specializzazione nella prima età cretese del bronzo.
Insieme, essi hanno rilevato che c’è qualche cosa di molto sbagliato in un periodo lungo alcuni secoli, durante il quale una specie d’oscurità sembra calare su determinate zone geografiche, alla fine del Bronzo finale, 1200 a. C. circa. Esaminando la Britannia preistorica, la Creta Minoica, la Grecia Micenea, l’Archeologia Biblica e la Nubia Faraonica, hanno segnalato che esistono alcuni “secoli di buio” (appunto: centuries of darkness) in molte aree non solo mediterranee, tra il 1200 ed il 700 a.C., che forse sono soltanto secoli illusori, creati dal nulla, per completare i buchi vuoti di uno schema sbagliato.
Il problema non è da poco: se ciò che il gruppo asserisce fosse vero, le conseguenze sarebbero obbligatoriamente numerose e di ben vasta portata, anche per il Mediterraneo Occidentale e la Sardegna!
(1) La British Association for Near Eastern Archeology ha stroncato il loro lavoro con una sola frase: “Le conclusioni di questo libro sono sbagliate”, Michael Roaf, 1991.
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:16:43
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La datazione storica ed archeologica si basa sui risultati variamente congiunti di metodi diversi, tra loro talvolta complementari. Ne esistono due folti gruppi, pertinenti a Datazione Relativa e Datazione Assoluta, il cui esame per esteso richiederebbe un libro di testo (1). Preso singolarmente, nessuno dei metodi si è dimostrato perfetto, esente da difficoltà o pecche (2). Questi metodi già di per sé sono interdisciplinari: questo significa che non possono essere tutti conosciuti, tanto meno utilizzati, dallo stesso ricercatore. Inoltre, non esauriscono la gamma delle possibilità d’indagine, ma vanno anzi integrati con metodi e nozioni di altre scienze specialistiche, che di volta in volta possano aggiungere qualche prezioso dettaglio – o qualche intero capitolo – ancora mancante al quadro (3) .
(1) Per la D.Relativa: Stratigrafia, Studio delle Ossa, Seriazione dei Contesti, Studio della Lingua, Analisi Pollinica e Datazione Faunistica; per la D.Assoluta: Cronologie e Calendari antichi, Varve, Dendrocronologia, Radiocarbonio, Termoluminescenza, Idratazione dell’Ossidiana, Racemizzazione degli Aminoacidi e Datazione Archeomagnetica, come si è detto.
(2) La prima e principale, comune a tutte, è il preconcetto del ricercatore, che – affezionato alle proprie teorie – è poi restio ad abbandonarle, per orgoglio e lustro personale. Pertanto, nasconde reperti che le contraddicono, modifica l’evidenza a proprio vantaggio, difende con rabbia anche l’errore conclamato, specialmente se possiede l’autorità accademica per farlo. Spesso, poi, in contesti “di cui si conosce già la cronologia” non esegue test per la datazione, in quanto non necessari.
(3) Ad esempio, Filologia e Genetica delle Popolazioni, con la Biologia Molecolare, ma anche Artigianato, Religione e Folklore, oltre a tutto ciò che può essere trasmesso culturalmente, incluse Matematica, Musica, Arte etc.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:23:17
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Una corretta datazione è anche importante perché permette di mettere gli accadimenti nelle giuste prospettive e di comprenderli meglio, anche se - in certi casi - è certamente più difficile giungere alla formulazione precisa della sequenza dei fatti... Un tempo si pensava, erroneamente, che la lavorazione del rame fosse cominciata in Egitto ed in Mesopotamia (Irak), anche se questi territori erano quasi del tutto privi di detto metallo.
Il fatto che ‘cercatori di metalli’ operassero in lontani territori stranieri, partendo dai suddetti stati idraulici era anzi considerata la più evidente espressione della loro potenza politica ed economica. Più recentemente, numerosissime datazioni al radiocarbonio hanno dimostrato che la lavorazione del rame è cominciata nei Balcani, attorno al 4500 a.C., proprio nei luoghi dove è più abbondante in natura questo metallo. Ormai vi è un crescente consenso comune sul fatto che l’arrivo in Sardegna della lega del bronzo sia il risultato del trasferimento nell’isola di una popolazione, che aveva precedentemente appreso quel tratto culturale, proprio nei luoghi dove più abbondante erano (e sono) i due metalli che la compongono, oppure con esse aveva avuto contatti culturali frequenti. Analogamente, si deve considerare non scientifica ed errata l’idea che il passaggio da cacciatori/ raccoglitori ad agricoltori/ allevatori sia avvenuto indipendentemente, in una popolazione sarda isolata: è evidente che, come in tutto il resto del mondo, l’apporto sia stato esterno.
Si tratta di una trasmissione culturale in entrambi e casi: nel primo s’implica un lento e laborioso apprendimento e l’approvvigionamento di materiali quasi introvabili; nel secondo, forse (solo secondo alcuni), anche l’imposizione della forza (se non lo sterminio, che è negato dalla sopravvivenza dei cacciatori raccoglitori, come dimostrano i dati genetici) come in tutto il resto del mondo.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:30:43
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Vorrei fare solamente qualche considerazione che preluda al finale:
Il padre della Psicanalisi, S. Freud, fu affascinato da due grandi personaggi del passato – il faraone Akhenaton e Mosè – che indubbiamente giganteggiano ambedue per la loro imponenza. Il secondo dei due doveva averlo anche studiato, nella sua adolescenza ebraica, pur non essendo più praticante quando scrisse il suo grande saggio su Mosè ed il Monoteismo. Freud propose che i due fossero nella realtà la stessa persona: una tesi suggestiva, oggi comunemente percorsa soltanto da amatori e romanzieri. C’è sicuramente un’impressionante similitudine tra il Salmo 104, generalmente attribuito al Re Davide (X sec a.C.) e l’inno al Disco Solare (1) , rinvenuto ad Amarna, sul muro occidentale della tomba di Ay, nella necropoli di Akhenaton (XIV secolo a.C.), dall’egittologo Donald Redford. È strano soprattutto che vi sia così grande distanza temporale tra due testi quasi uguali, per i quali l’opinione generale è – non potrebbe essere altrimenti! – che Re Davide si sia ispirato ad Akhenaton. Ma se la tesi dell’annullamento di trecento anni (2) fosse accettata, le cose sarebbero differenti: Re Davide sarebbe pressoché contemporaneo di Mosè ed Akhenaton… Per ciò che attiene la Sardegna, molto si è parlato di Shardana, cioè uno dei numerosi e misteriosi Popoli del Mare, di cui sono ormai note le raffigurazioni nei rilievi egiziani, convenzionalmente datate XIII e XII secolo avanti Cristo. I riferimenti egiziani ai guerrieri Shardana proseguono fino all’XI secolo. I bronzetti sardi sono, in genere, attribuiti al periodo compreso tra il XI ed il VII secolo. Tutti gli autori (sardi e non sardi, archeologi e no) hanno ceduto all’irresistibile tentazione di rilevare le somiglianze, evidenti e numerose, che esistono tra i due gruppi d’immagini, i bassorilievi egiziani ed i bronzetti sardi. La difficoltà che questo accostamento incontra, purtroppo, è che i due gruppi sono, secondo la cronologia attualmente accettata, separati da più di duecento anni di tempo. Che non si possono spiegare con una lenta navigazione di stampo odisseico, anche se c’è chi ha tentato di farvi ricorso…
(1) Quando tramonti all’orizzonte occidentale/l’Universo è immerso nelle tenebre e come morto./Gli uomini dormono nelle stanze, con la testa avvolta/e nessuno può vedere il proprio fratello./Si potrebbero rubare loro tutti i beni che hanno sotto il capo e non se ne accorgerebbero!/Tutti i leoni sono usciti dai loro antri/e tutti i rettili mordono./Sono le tenebre di un forno e il mondo giace nel silenzio./E’ perché il suo creatore riposa nel suo orizzonte./Ma all’alba, quando ti levi all’orizzonte/e quando brilli, o disco solare, durante il giorno/Tu scacci le tenebre ed emetti i tuoi raggi./Allora il doppio paese è in festa/l’umanità è sveglia e in piedi:/sei tu che li hai fatti alzare!/Appena purificato il corpo, prendono le vesti/e le loro braccia sono in adorazione al tuo levarti./L’Universo intero si dedica al proprio lavoro./Ogni gregge è soddisfatto della sua erba;/alberi ed erba verdeggiano;/gli uccelli s’innalzano in volo dai nidi/con le ali spiegate sono in adorazione davati a Te./Tutti gli animali saltano sulle loro zampe./E tutti quelli che volano e tutti quelli che si posano/ vivono, quando Tu ti sei levato per loro./Le navi discendono e risalgono la corrente./Ogni via è aperta perché Tu sei apparso./I pesci, a fior d’acqua, balzano verso il Tuo volto:/perché i Tuoi raggi penetrano fino in fondo al mare./Sei Tu che fai sviluppare l’embrione nelle donne/Tu che crei il seme negli uomini/Tu che fai vivere il figlio nel grembo materno/Tu che lo calmi con quello che fa cessare le lacrime/Tu nutrice di chi è ancora nel grembo/Tu che, perennemente, dai il soffio vivificante ad ogni tua creatura, per respirare il giorno della nascita./Tu fai aprire completamente la sua bocca e provvedi alle sue necessità./Quando il pulcino è nell’uovo e pigola nel guscio/Tu gli concedi il soffio della vita, all’interno, per vivificarlo./Tu hai prescritto per lui un momento, affinché lo rompa dall’interno./Esso esce dall’uovo per pigolare al tempo debito/e cammina con le proprie zampe, appena è uscito…
(2) Quella proposta dal testo scritto a più mani già citato più sopra: "Centuries of Darkness".
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 06/11/2011 : 18:33:06
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Concludendo:
Tutte le divagazioni riportate (non proprio brevemente) sopra, possono essere accolte variamente e quindi anche criticate in modo molto negativo, come d’altronde già è stato fatto. Non è il caso di perseverare in una facile e sterile polemica, ma parafrasando la frase iniziale di Sir Wheeler, si potrebbe rilevare, con un sorriso sardonico, che in Sardegna sembrano fare difetto anche le tabelle orarie, non solamente i treni…
Forse è preferibile, invece, che tutte le considerazioni fatte servano ad uno scopo: esemplificare fino a che punto siano assolutamente necessarie una cronologia relativa ed una cronologia assoluta, finalmente affidabili e rispondenti al vero; che ci permettano di chiarire il quadro complesso delle interrelazioni fra culture passate, stabilendo contemporaneità e sequenzialità tra loro, e di ricomporre infine quella che è, di fatto, la nostra storia, per intero. Senza pregiudizi, senza difendere vanità accademiche o filosofiche, e senza voli di fantasia, spacciati per scienza; eventualmente ricorrendo, per onestà intellettuale, all’aiuto di chi conosce le necessarie tecniche scientifiche a noi eventualmente non familiari.
Infatti, per quanto bello e suggestivo, un meraviglioso reperto archeologico, avulso dal suo contesto temporale e culturale, non insegna, né testimonia alcunché del nostro comune passato, né ci spiega in alcun modo il presente: ha lo stesso significato di una bella pianta da fiori. Ne trasmette forse la stessa estetica soddisfazione, ma – in assenza di uno studio serio - non ne possiede certo l’innocenza.
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Istranzu
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Inserito il - 08/11/2011 : 11:34:40
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Mi sono gustato la lunga serie di post di Maurizio Feo, e la sento abbastanza mia, probabilmente perchè ambedue siamo archeologi e crediamo nella cultura materiale, cioè nell'uomo e nelle sue azioni. Mi piace anche questa discussione/monologo che però è stata poco seguita, peccato. Il Forum è pieno di gente che scrive in continuazione, ma solo cose quasi sempre inutili per gli altri: contrasti, attacchi, sciocchezze. Ci dovrebbero essere più discussioni utili per tutti. Per quanto mi riguarda spesso non seguo Paradisola per via della ridondanza di cose che a me non interessano e che appesantiscono solo le discussioni serie e scientificamente interessanti. Avevo qualche mese fa proposto una discussione sulla tecnologia dell'organetto diatonico, per parlare di come è fatto dentro, non come si suona, in quanto qui in Sardegna la stragrande maggioranza dei musicisti non conosce la musica ma la suona bene. Non ho avuto nessun post su quella discussione, come in un'altra similare, ed allora ho smesso di pensarci.
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maurizio feo
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Inserito il - 09/11/2011 : 18:05:06
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Grazie molto, Istranzu, per i tuoi (troppo!) generosi apprezzamenti... Io sono solamente un appassionato, ci tengo a dire... Ma effettivamente, devo concordare con te: gira un'aria un po' strana e poco collaborativa, qui nel Forum... Hai visto come sono tutti evaporati nell'iniziativa sperimentale "definizione di nuraghe" in WikiParadisola? Comincio a pensare che sia stata un'idea pessima, visto che non sembra piacere quasi a nessuno!
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Istranzu
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Inserito il - 10/11/2011 : 20:08:29
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Grazie per la segnalazione di questa discussione (definizione di nuraghe), ma hai ragione sulla gente evaporata. Io poi non partecipo a questi dibattiti se non saltuariamente, in genere ne ho di più realistici con l'università di Siena ed altre realtà. E poi alla mia ormai veneranda età di quasi 71 anni non ho tempo da perdere, devo sfruttare ogni minuto per lavori seri ed interessanti, quindi non posso perdere tempo a chattare.
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 11/11/2011 : 09:36:35
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"Ahimé" - disse, e abbandonò ogni passata speranza.
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