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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 09/11/2011 : 19:33:52
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Dimenticavo... orribile la definizione pseudo-nuraghe, peggio di protonuraghe! Meglio, a mio parere, nuraghi a corridoio.
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 11/11/2011 : 09:38:09
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Passo?!
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 11/11/2011 : 19:19:12
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| maurizio feo ha scritto:
Passo?!
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Se non lo facessi, te ne sarei grato
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 11/11/2011 : 22:07:10
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| pollo mannaro ha scritto:
| maurizio feo ha scritto:
Passo?!
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Se non lo facessi, te ne sarei grato
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Non mi riferisco a cosa farò io! Mi riferisco alla risposta di Machiavelli: come si fa a rispondere "Passo" alla Definizione di Nuraghe, che è il punto principale? Va bene che è stato molto impegnato, ma non ha proprio letto nessuno degli interventi precedenti...
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 11/11/2011 : 22:52:25
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Esatto...neanche uno. Prometto che rimedierò al più presto.
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 12/11/2011 : 13:42:12
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Scriverò in grassetto rosso qualche modifica
| maurizio feo ha scritto:
Ho messo in grassetto le parti che ritengo (io personalmente) da discutere insieme, o migliorare. Non ho aggiunto la bibliografia.
I nuraghi sono delle torri a forma di tronco di cono, realizzate in impianto megalitico con pietre lavorate (non sempre) di medie e grandi dimensioni. Le pietre, più grandi e sommariamente sbozzate quelle della base, più piccole e spesso lavorate in modo più raffinato quelle più in alto, sono messe in opera a secco in filari circolari a doppio paramento(1), che vanno riducendosi di diametro in altezza sino a chiudere all’interno con una falsa cupola, la tholos.(2) Foto 1 I nuraghi possono essere costituiti da una sola torre (nuraghe monotorre) o da più torri [nuraghe complesso (sostituirei con polilobato)] articolate in modo diverso. In casi particolari il nuraghe vero e proprio (vero e proprio? eliminerei questo riferimento) può essere pentalobato (torre centrale più cinque torri laterali). (ma anche trilobato, quadrilobato, esalobato (Valenza e forse un altro) (ma è proprio necessario scriverlo?) Foto 2 Sulla base di ritrovamenti archeologici, si ritiene che la parte sommitale esterna della torre fosse costituita da un terrazzo (in legno) sostenuto da grandi mensoloni in pietra. Questi terrazzi, che sporgevano sul filo della torre, erano la parte strutturalmente più debole dell’edificio, per cui nessuno di essi ci è pervenuto intatto e li conosciamo attraverso modellini di nuraghe realizzati, in pietra o in bronzo, dagli stessi nuragici in epoche più recenti, a partire dal X a.C., quando le torri erano state abbandonate o riconvertite ad altre funzioni (anche questo è tutto da dimostrare). In rari casi è possibile vedere qualche mensolone ancora in opera.
Mi fermo quì...non mi piace la struttura del discorso e preferisco non intervenire. Troppe imprecisioni, troppe interpretazioni soggettive. Bisognerebbe reimpostare il tutto.
Foto 6; In alcuni casi, il nuraghe vero e proprio è cinto da una muraglia megalitica dotata di torri (fino a un massimo di 12) creando così una complessa struttura turrita fino ad un massimo di 18 torri. Foto 3 Il metodo di costruzione è ancora oggetto di discussione, sebbene le dimensioni dei conci (maggiori alla base e gradualmente più piccoli verso al sommità) non implichino particolari difficoltà realizzative nel contesto del periodo in cui vennero realizzati. Essi vennero costruiti nel corso dell’età del bronzo (circa 1600-1300 a.C.) e, nei casi più complessi (nuraghi polilobati e cinte murarie) realizzati in diverse fasi costruttive (3). Foto 4 L’origine architettonica dell’edificio nuraghe, affonda le sue radici nelle esperienze megalitiche del precedente periodo neolitico – testimoniate dalle grandi muraglie poste a fortificare colline – e nelle capanne-torre con funzione di vigilanza sul territorio. Si tratta di esperienze architettoniche locali, ma in sintonia con fenomeni simili in tutto il Mediterraneo, legate ai processi di cambiamento che vedono il concludersi delle società neolitiche, basate su estesi villaggi di piccole capanne. Al loro posto sorge una nuova organizzazione nella quale si fanno sempre più evidenti le distinzioni sociali e le gerarchie di status, e i mezzi di produzione, in particolare terra e bestiame, non sono più collettivi ma vengono progressivamente accentrati. Ciò produce tensioni sociali all’interno delle comunità e tensioni territoriali per la necessità dei vari gruppi di acquisire spazio per la crescita economica. Da qui il sorgere di strutture di tipo difensivo e di avvistamento. In questa fase coesistono due tipologie di costruzioni, quella classica a tronco di cono con volta a tholos, di cui sopravvivono ancora circa 7.000 esemplari, e quella a corridoio, talvolta definita come protonuraghe o pseudo-nuraghe, di forma ovale o rettangolare, attraversata da uno o più corridoi e coperta a piattabanda, di cui si conservano poco meno di 400 esemplari. Si discute su una maggior antichità del tipo a corridoio e su una possibile filiazione di quello a tholos da questo. Allo stato attuale delle conoscenze le due tipologie paiono essere contemporanee con una certa anteriorità di quella a corridoio. I nuraghi erano presenti ovunque, dalle alte montagne, dove sono meno numerosi, alle coste; qui le regioni del Sinis (Oristanese) e della Nurra (Alghero-Sassari) presentano, assieme agli altopiani centrali, le più alte densità di nuraghi; torri sono presenti anche nelle isole come a Sant’Antioco, a San Pietro e nella piccola isola granitica di Mal di ventre al largo del golfo di Oristano, a controllo di uno dei canali più pericolosi per la navigazione. Foto 5 Riferimento a torri fuori della Sardegna. In ogni caso, il Nuraghe è più antico delle altre costruzioni in qualche modo analoghe comparse nel Mediterraneo (includendo in questo novero le tholoi micenee, i Talayots delle Baleari, le Motillas spagnole ed i Brochs scozzesi). Forse, solo le Torri corse sono in qualche modo correlate e coeve al Nuraghe.
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Modificato da - .machiavelli. in data 12/11/2011 13:43:00 |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 12/11/2011 : 17:38:02
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| .machiavelli. ha scritto:
Scriverò in grassetto rosso qualche modifica
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Ma chi ti impedisce di scrivere una tua versione impostata come pare a te? Perché non ce la fai vedere? Al massimo, non saremo d'accordo, ma magari anche sì! E' proprio per questo che ti chiediamo la tua opinione: peggio di quello che c'è per ora non faremo in ogni caso (visto quanto è insoddisfacente la presente definizione ufficiale), quindi, forza! Ahiò: scrivi la tua versione!
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.machiavelli.
Utente Senior
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Inserito il - 13/11/2011 : 11:09:28
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A braccio, con l’ausilio della preziosa segnalazione di Lessà sulle rocce, e di altre frasi utilizzate da Maurizio, Pollo, Trambuccone e Tholoi, espongo la mia sintetica idea relativa all’argomento. Spero che la discussione riesca ad arricchire, modificare e rendere più fluido il discorso.
I nuraghi sono delle torri a forma di tronco di cono, realizzate con pietre di medie e grandi dimensioni, queste ultime utilizzate nelle parti basse delle strutture. Le pietre sedimentarie, eruttive e metamorfiche (basalto, arenaria e tutte le rocce sarde escluso lo scisto, a volte utilizzato per rivestire i grandi pozzi pubblici), sono locali e messe in opera a secco in filari circolari a doppio paramento che vanno riducendosi di diametro in altezza sino a chiudere all’interno con una cupola, denominata tholos. Gli interstizi erano riempiti con terra per migliorare le caratteristiche di utilizzo delle strutture e per semplificare il posizionamento delle pietre. I nuraghi possono essere articolati con l’aggiunta di corridoi, scale e torri laterali, a volte collegate fra loro da spesse mura che chiudono il perimetro della struttura complessa formando cortili interni, spesso dotati di cisterne per l’acqua. Le strutture polilobate più grandi, realizzate a partire dalla metà del XIV a.C. arrivano a contare, oltre al mastio a tre piani che poteva superare i 25 metri di altezza, fino a 6 torri laterali a due piani e una cinta muraria che raccorda più di 10 torri a un piano. Ogni piano misura circa 7/8 metri ma non si conoscono le dimensioni della parte sommitale della torre, un terrazzo probabilmente in legno, sostenuto da grandi mensoloni in pietra. Questo terrazzo, che sporgeva sul filo della torre, era la parte strutturalmente più debole dell’edificio e, ad oggi, nessun nuraghe lo ha restituito. Dopo il X a.C., in un periodo in cui non si costruiscono più nuraghi e i principali sono utilizzati come templi, i nuragici realizzano modelli miniaturizzati in pietra (circa un metro di altezza) e bronzo (una decina di centimetri) grazie ai quali possiamo ipotizzare la forma e le proporzioni del terrazzo. Queste ricostruzioni sono possibili anche a seguito del ritrovamento di qualche mensolone ancora in opera su ciò che resta del terrazzo. Pur se i primi nuraghi risalgono al XVII a.C., il maggior numero venne costruito nel corso della media età del bronzo (1500-1300 a.C.) e, nei casi più complessi (nuraghi polilobati e cinte murarie) realizzati in diverse fasi costruttive, con funzioni che ciclicamente potevano variare secondo le necessità delle comunità. I più arcaici erano dotati di corridoio interno, a volte passante, con camera al piano superiore collegata da una scala. Questi edifici presentano differenze sostanziali rispetto ai più recenti, con camere non circolari, decisamente piccole rispetto alla massa muraria, e ingressi di derivazione dolmenica, prevalentemente orientati a sud/sud-est. A partire dal X a.C. si assiste ad una proliferazione di capanne, piccole e grandi, realizzate esternamente alla torre principale, parzialmente smontata o della quale si utilizza il materiale crollato. L’evoluzione delle strutture abitative e commerciali è oggi al centro del dibattito fra gli studiosi e recentemente, a Sant’Imbenia, gli archeologi hanno portato alla luce un villaggio nuragico nel quale si evince una organizzazione degli spazi con gruppi di abitazioni che ruotano intorno ad un’area aperta, caratterizzata da un corridoio e vani chiusi disposti intorno. Questo modello progettuale è sardo, in quanto non abbiamo tipologie simili in altri siti mediterranei di quel periodo. Architettura e modelli edilizi domestici simili, a cavallo fra Bronzo e Ferro, li troviamo a Gonnesa-Seruci, a Serra Orrios, a Barumini, Santa Vittoria di Serri e altri siti sardi. In alcuni casi si nota la presenza di camere con bacili e sedili, forse luoghi religiosi per praticare un culto legato all’acqua. Dopo circa due secoli, finisce il tempo delle grandi capanne circolari dotate di sedile, e queste capanne vengono rimodulate. Vanno a far parte di complessi più articolati che racchiudono più capanne circolari e rendono l’unità abitativa più ampia, consentendo di praticare tutte le fasi della vita giornaliera in questi spazi aperti interni. I nuraghi sono presenti capillarmente in tutto il territorio sardo, dalle montagne alle colline, dalle pianure alle coste, comprese le isole maggiori (Sant’Antioco e San Pietro) e un isoletta (Mal di Ventre) nel Golfo di Oristano.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 13/11/2011 : 15:43:18
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escluse le immagini schematiche esplicative e le fotografie, io vedrei meglio qualche cosa del genere:
DEFINIZIONE DI NURAGHE. Il Nuraghe è una monumentale costruzione preistorica sarda, di dimensioni e forme variabili, edificata senza leganti ("a secco"), con pietre di varie dimensioni (talvolta enormi) e variamente lavorate (a volte di taglio naturale, altre volte regolari), più frequentemente a forma di tronco di cono e bene evidente nel paesaggio ancora oggi, malgrado i crolli parziali cui tutti i nuraghi sono stati soggetti. Si tratta di una costruzione distintiva della Sardegna, caratterizzata, nel suo schema più semplice da una torre con scala elicoidale che conduce al piano superiore. Forme. Esistono due forme differenti e predominanti: (1) La maggior parte dei nuraghi restanti presenta uno sviluppo verticale, con forma a Torre Singola e pareti inclinate che le conferiscono la caratteristica forma a tronco di cono, base circolare, spesso muro senza leganti, costruito con tecnica “a sacco”(*), una camera centrale circolare, voltata ad ogiva (“tholos”) [Nuraghe a Tholos] e che presentano una scala per accedere al piano superiore. Del medesimo tipo esistono varianti con più stanze a “tholos” sovrapposte in una singola torre a due, o anche tre piani. Alcuni esempi, infine sono a più torri variamente collegate a formare un’unica mastodontica costruzione (Nuraghi Complessi, o Polilobati, in genere edificati in più tempi). Questo gruppo presenta caratteristiche generali piuttosto uniformi – pur nella vasta gamma di variazioni – e discrete difficoltà costruttive. (2) Una piccola percentuale (circa il 10%) è invece costituita da Nuraghi a Corridoio [o a bastione], che rispondono a canoni edilizi meno uniformi e rigidi (pianta ellissoidale, interni di varia forma, estensione e sviluppo, copertura a trilite oppure navicolare), presentando minore sviluppo verticale, in genere meno appariscenti dei primi, pur raggiungendo anch’essi in taluni casi proporzioni enormi. Per la loro forma, apparentemente più “primitiva” erano precedentemente definiti “protonuraghi” o addirittura “pseudonuraghi”.
(*) Nella "tecnica a sacco" coesistono sostanzialmente tre elementi costitutivi, distinti e riconoscibili, nella costruzione:
a) Un "paramento murario" esterno (rivolto verso i possibili "nemici"), costituito da blocchi di notevoli dimensioni, di taglio naturale, reciprocamente disposti ad incastro reciproco in modo vantaggioso per la robustezza e la statica (richiede ottima percezione tridimensionale dello spazio, da parte dei costruttori!). b )Un muro interno (rivolto verso la parte "amica" dell'area), composto di massi di minore proporzione, ma pur sempre discretamente voluminosi, edificato con principi sovrapponibili a quelli esterni. c) La parte intermedia tra strato esterno ed interno (che insieme, idealmente, costituiscono le due pareti del "sacco" contentivo) è composta d’abbondantissimo pietrame medio-piccolo e pietrisco minuto, in modo da realizzare un composto "auto-costipante" (la cui compattezza aumenta anche solo con la gravità, oppure con il calpestio, ad esempio, probabilmente effettuato durante la costruzione stessa), che sarebbe errato - pertanto - considerare come un elemento di riempimento solamente passivo: esso - anzi - partecipava moltissimo alla robustezza ed alla stabilità del manufatto finito.
Date.
La più antica data d’edificazione sembra essere il 1.800 a.C. (Bronzo Medio o Bonnanaro B), anche se qualche studio controverso porterebbe indietro la prima edificazione sino al 2.800 a.C. (Nuraghe Noeddos, Trump, 1990: in pieno Eneolitico ed anteriore al “Monte Claro”). Ma il Consenso Comune divide il Nuragico in tre periodi: 1) Nuragico I (1600-1300), 2) Nuragico II (1300-1150), 3) Nuragico III (1150-850). Si presume che la maggior parte di essi sia stata costruita tra (1) e (2). In ogni caso, il Nuraghe è comunque più antico delle altre costruzioni in qualche modo analoghe comparse, in epoche differenti, nel Mediterraneo (includendo in questo novero le Tholoi micenee, i Talayots delle Baleari, le Motillas spagnole ed i Brochs scozzesi). Solo le Torri Corse sono in qualche modo correlate e coeve al Nuraghe. Le costruzioni israeliane di El-Ahwat sono posteriori e più rozze dei nuraghi e non possiedono alcun rapporto con essi.
Tempi di costruzione. Si pensava che i tempi fossero lunghi: G. S. Webster calcolò che fossero necessari da 4 a 6 anni (per un gruppo di 10 uomini, che lavorassero da 2 a 4 mesi all’anno, e raccogliesse circa 3.000 conci in 3600 ore di lavoro). Ma non sono affatto così lunghi: un costruttore autodidatta, in pensione, ha impiegato 90 giorni – da solo – a edificare un nuraghe veramente piccolo e alquanto difettoso, dentro Ghilarza: ma va detto che si è servito di un trasportatore per avere il materiale sul posto, il che ha indubbiamente molto sveltito il lavoro. Più recentemente, è stato calcolato che, per una squadra di 16 / 20 uomini, sono necessari 182 / 200 giorni di lavoro per edificare un piccolo nuraghe composto da 5083 conci, con una giornata lavorativa di 8 ore, per un nuraghe alto 13 m con 11m di diametro alla base, una tholos interna alta 6m con un diametro di 4,5 m ed una scala lunga 25m con una pendenza di circa 30°.
Numero. Sono attualmente poco meno di 7.000, ma si sa per certo che inizialmente sono stati più numerosi, dal momento che si ha notizia di molti nuraghi che in epoca antica (°) e recente (^) sono stati usati come cave di materiale edilizio per costruire argini di fiumi, strade, muri e capanne. Il risultato è che i nuraghi oggi sono meno numerosi o più danneggiati là dove le attività umane furono più intense.
(°) Ad esempio, il cosiddetto “villaggio nuragico” sito intorno al Nuraghe di Barumini è posteriore ad esso ed è stato edificato cannibalizzando il nuraghe stesso. (^) Il nuraghe Murié sito presso Orosei, fu quasi completamente demolito impiegando i suoi conci negli argini del fiume Cedrino.
Distribuzione. Alcuni suppongono che fossero uniformemente distribuiti in tutto il territorio dell’isola. Più probabilmente essi occuparono, estendendole, proprio le medesime zone che le precedenti Culture Sarde avevano scelto come le più adatte allo stanziamento umano. La scelta cadeva quindi sulle zone alluvionali, sul terreno più facilmente coltivabile con le tecniche conosciute al tempo e più “profondo” (il terreno di tale qualità è scarso in Sardegna e distribuito lungo l’alveo dei fiumi maggiori). Esistono altre teorie, secondo le quali la distribuzione dei nuraghi seguirebbe altri criteri: astronomici, militari, di controllo del territorio (vedi di seguito).
Uso e funzioni.
È questo un punto molto controverso, in quanto – in assenza d’elementi dirimenti la questione con assoluta certezza – esiste spazio per la formulazione di differenti ipotesi. [a] Ipotesi militari. Tra le molte sfumature differenti, prevale ora quella della difesa passiva del territorio: il nuraghe, cioè, con la propria imponenza, incuterebbe timore ai possibili nemici, intesi in questo caso più come facenti parte di un altro clan sull’isola e quindi non molto numerosi, non bene organizzati. E’ evidente che un vero esercito bene organizzato e numeroso non sarebbe ostacolato dai nuraghi: passerebbe indenne tra di essi, razziando e distruggendo tutto, a dimostrazione del fatto che come struttura bellica, il nuraghe è poca cosa. Secondo alcuni, la disposizione d’alcuni nuraghi è intorno ad alcune zone minerarie, per interdirne l’utilizzo ad altri. (b) Ipotesi religiose. Nelle varie versioni, si tratterebbe di un edificio con valenze religiose, da quella tombale (più antica) a quella templare (più recente), insieme o separate ed eventualmente combinate con [c]. La “nicchia d’ingresso” (garitta di guardia per [a]) sarebbe dedicata alla deposizione della persona (santo o eroe) al quale il nuraghe stesso era dedicato. [c] Ipotesi astronomiche. I nuraghi sarebbero stati costruiti da una popolazione che conosceva bene l’astonomia ed i movimenti dei corpi celesti. Sarebbero orientati secondo costellazioni precise, o fasi lunari e/o solari particolari; persino alcune aperture nella loro struttura sarebbero state prodotte ad arte per sfruttarne volutamente l’effetto, con l’ingresso della luce in determinati momenti. Lo scopo sarebbe in parte come in (b) ed in parte volto all'identificazione di date importanti per l’agricoltura. [d] Ipotesi multifunzionali. Nelle varie versioni, si tratterebbe di costruzioni con più funzioni identificative e rappresentative del benessere e dello stato sociale di ciascuna comunità di sardi, in una società divisa dall’orografia dell’isola, ma esprimente un’identità culturale di fondo. Intorno al nuraghe, si sarebbero svolte le attività utili e aggregative sociali d’ogni tipo: da quelle più quotidiane ed abituali a quelle periodiche e saltuarie od eccezionali. Secondo questa ipotesi, il nuraghe poteva servire come “status symbol” (indicatore della ricchezza, con implicazioni anche di [a]), come punto di osservazione per i residenti e punto di riferimento per i visitatori che venissero da lontano (“punto cospicuo”), ma anche come “punto fisso” di trasmissione e ricezione dei segnali [a], come deposito redistributivo delle risorse in una società già discretamente stratificata e differenziata nei ruoli (“granaio”), non più allo stato di tribù, ma più vicina alla situazione di Chefferie. [e] Ipotesi abitative (d’elite?). Chi sostiene questa ipotesi parte dalla considerazione che, così come appaiono adesso, i nuraghi sono oggi poveri resti spogli di ciò che invece erano all’inizio. E’ lecito pensare che – durante il loro uso – fossero invece coibentati con vari materiali (sughero, strame e fango, pellicce), partiti da soppalchi e tramezzi in legno (verticalmente ed orizzontalmente) e completati da terrazzature lignee, corde, stuoie, tappeti, arredati da suppellettili, lampade e tessuti, oltre che da oggetti d’uso e forse anche intonacati e dipinti. Tutto ciò – insieme alla presenza documentata di alcune vene d’acqua accessibili ancora oggi all’interno di alcuni nuraghi – avrebbe influito positivamente anche sull’abitabilità, oggi scarsa, in verità, di tali strutture.
Certamente mi rendo conto che alcune nozioni riportate finiscono con il sembrare opinioni personali, per quanto si cerchi di tenere le proprie distanze e restare quanto più possibile imparziali.
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Modificato da - maurizio feo in data 13/11/2011 16:05:00 |
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.machiavelli.
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Inserito il - 13/11/2011 : 19:25:05
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| maurizio feo ha scritto:
escluse le immagini schematiche esplicative e le fotografie, io vedrei meglio qualche cosa del genere:
DEFINIZIONE DI NURAGHE. Il Nuraghe è una monumentale costruzione preistorica sarda, di dimensioni e forme variabili, edificata senza leganti ("a secco"), con pietre di varie dimensioni (talvolta enormi) e variamente lavorate (a volte di taglio naturale, altre volte regolari), più frequentemente a forma di tronco di cono e bene evidente nel paesaggio ancora oggi, malgrado i crolli parziali cui tutti i nuraghi sono stati soggetti. (prevalentemente a causa della vegetazione e dello smontaggio dei conci per riutilizzo). Si tratta di una costruzione distintiva della Sardegna, caratterizzata, nel suo schema più semplice da una torre con scala elicoidale che conduce al piano superiore. Forme. Esistono due forme differenti e predominanti: (1) La maggior parte dei nuraghi restanti presenta uno sviluppo verticale, con forma a Torre Singola e pareti inclinate che le conferiscono la caratteristica forma a tronco di cono, base circolare, spesso muro senza leganti, costruito con tecnica “a sacco”(*), una camera centrale circolare, voltata ad ogiva (“tholos”) [Nuraghe a Tholos] e che presentano una scala per accedere al piano superiore. Del medesimo tipo esistono varianti con più stanze a “tholos” sovrapposte in una singola torre a due, o anche tre piani. Alcuni esempi, infine sono a più torri variamente collegate a formare un’unica mastodontica costruzione (Nuraghi Complessi, o Polilobati, in genere edificati in più tempi). Questo gruppo presenta caratteristiche generali piuttosto uniformi – pur nella vasta gamma di variazioni – e discrete difficoltà costruttive.(La massa muraria di questi è equilibrata rispetto ai notevoli spazi interni) (2) Una piccola percentuale (circa il 10%) è invece costituita da Nuraghi a Corridoio [o a bastione], che rispondono a canoni edilizi meno uniformi e rigidi (pianta ellissoidale, interni di varia forma, estensione e sviluppo, copertura a trilite oppure navicolare), presentando minore sviluppo verticale, in genere meno appariscenti dei primi, pur raggiungendo anch’essi in taluni casi proporzioni enormi. Per la loro forma, apparentemente più “primitiva” erano precedentemente definiti “protonuraghi” o addirittura “pseudonuraghi”. (La massa muraria di questi è decisamente prevalente rispetto agli angusti spazi interni).
(*) Nella "tecnica a sacco" coesistono sostanzialmente tre elementi costitutivi, distinti e riconoscibili, nella costruzione:
a) Un "paramento murario" esterno (secondo alcuni studiosi rivolto verso i possibili "nemici"), costituito da blocchi di notevoli dimensioni, di taglio naturale, reciprocamente disposti ad incastro reciproco in modo vantaggioso per la robustezza e la statica (richiede ottima percezione tridimensionale dello spazio, da parte dei costruttori!). b )Un muro interno (rivolto verso la parte "amica" dell'area), composto di massi di minore proporzione, ma pur sempre discretamente voluminosi, edificato con principi sovrapponibili a quelli esterni. c) La parte intermedia tra strato esterno ed interno (che insieme, idealmente, costituiscono le due pareti del "sacco" contenitivo) è composta d’abbondantissimo pietrame medio-piccolo e pietrisco minuto, in modo da realizzare un composto "auto-costipante" (la cui compattezza aumenta anche solo con la gravità, oppure con il calpestio, ad esempio, probabilmente effettuato durante la costruzione stessa), che sarebbe errato - pertanto - considerare come un elemento di riempimento solamente passivo: esso - anzi - partecipava moltissimo alla robustezza ed alla stabilità del manufatto finito.
Date.
La più antica data d’edificazione sembra essere il 1.800 a.C. (meglio sarebbe indicare il XVIII a.C.)(Bronzo Medio o Bonnanaro B), anche se qualche studio controverso (non condiviso) porterebbe indietro la prima edificazione sino al 2.800 a.C. (Nuraghe Noeddos, Trump, 1990: in pieno Eneolitico ed anteriore al “Monte Claro”). Ma il Consenso Comune divide il Nuragico in tre (quattro) periodi: 1) Nuragico I (1600-1300), (1650 - 1330) 2) Nuragico II (1300-1150), (1330 - 1150) 3) Nuragico III (1150-850). (1150 - 1000) 4) Nuragico IV (1000 - 800) Si presume che la maggior parte di essi sia stata costruita tra (1) e (2). In ogni caso, il Nuraghe è comunque più antico delle altre costruzioni in qualche modo analoghe comparse, in epoche differenti, nel Mediterraneo (includendo in questo novero le Tholoi micenee, i Talayots delle Baleari, le Motillas spagnole ed i Brochs scozzesi). Solo le Torri Corse (del sud della Corsica) sono in qualche modo correlate e coeve al Nuraghe, pur presentando notevoli differenze strutturali che suggeriscono una minor perizia da parte degli architetti. Le costruzioni israeliane di El-Ahwat sono posteriori e più rozze dei nuraghi e non possiedono alcun rapporto con essi.
Tempi di costruzione. Si pensava che i tempi fossero lunghi: G. S. Webster calcolò che fossero necessari da 4 a 6 anni (per un gruppo di 10 uomini, che lavorassero da 2 a 4 mesi all’anno, e raccogliesse circa 3.000 conci in 3600 ore di lavoro). Ma non sono affatto così lunghi: un costruttore autodidatta, in pensione, ha impiegato 90 giorni – da solo – a edificare un nuraghe veramente piccolo e alquanto difettoso, dentro Ghilarza: ma va detto che si è servito di un trasportatore per avere il materiale sul posto, il che ha indubbiamente molto sveltito il lavoro. Più recentemente, è stato calcolato che, per una squadra di 16 / 20 uomini, sono necessari 182 / 200 giorni di lavoro per edificare un piccolo nuraghe composto da 5083 conci, con una giornata lavorativa di 8 ore, per un nuraghe alto 13 m con 11m di diametro alla base, una tholos interna alta 6m con un diametro di 4,5 m ed una scala lunga 25m con una pendenza di circa 30°.
Numero. Sono attualmente poco meno di 7.000, ma si sa per certo che inizialmente (nel momento di massimo utilizzo) sono stati più numerosi, dal momento che si ha notizia di molti nuraghi che in epoca antica (°) e recente (^) sono stati usati come cave di materiale edilizio per costruire argini di fiumi, strade, muri e capanne. Il risultato è che i nuraghi oggi sono meno numerosi o (e) più danneggiati là dove le attività umane furono più intense.
(°) Ad esempio, il cosiddetto “villaggio nuragico” sito intorno al Nuraghe di Barumini è posteriore ad esso ed è stato edificato cannibalizzando il nuraghe stesso. (^) Il nuraghe Murié sito presso Orosei, fu quasi completamente demolito impiegando i suoi conci negli argini del fiume Cedrino.
Distribuzione. Alcuni suppongono che fossero uniformemente distribuiti in tutto il territorio dell’isola. Più probabilmente essi occuparono, estendendole, proprio le medesime zone che le precedenti Culture Sarde avevano scelto come le più adatte allo stanziamento umano. La scelta cadeva quindi sulle zone alluvionali, sul terreno più facilmente coltivabile con le tecniche conosciute al tempo e più “profondo” (il terreno di tale qualità è scarso in Sardegna e distribuito lungo l’alveo dei fiumi maggiori). Esistono altre teorie, secondo le quali la distribuzione dei nuraghi seguirebbe altri criteri: astronomici, militari, di controllo del territorio (vedi di seguito).
Uso e funzioni.
È questo un punto molto controverso, in quanto – in assenza d’elementi dirimenti la questione con assoluta certezza – esiste spazio per la formulazione di differenti ipotesi. [a] Ipotesi militari. Tra le molte sfumature differenti, prevale ora quella della difesa passiva del territorio: il nuraghe, cioè, con la propria imponenza, incuterebbe timore ai possibili nemici, intesi in questo caso più come facenti parte di un altro clan sull’isola e quindi non molto numerosi, non bene organizzati. E’ evidente che un vero esercito bene organizzato e numeroso non sarebbe ostacolato dai nuraghi: passerebbe indenne tra di essi, razziando e distruggendo tutto, a dimostrazione del fatto che come struttura bellica, il nuraghe è (inadeguato) poca cosa. Secondo alcuni, la disposizione d’alcuni nuraghi è (massiccia) intorno ad alcune zone minerarie, per interdirne l’utilizzo ad altri. (b) Ipotesi religiose. Nelle varie versioni, si tratterebbe di un edificio con valenze religiose, da quella tombale (più antica) (assolutamente contraddetto dagli scavi!) a quella templare (più recente), insieme o separate ed eventualmente combinate con [c]. La “nicchia d’ingresso” (garitta di guardia per [a]) sarebbe dedicata alla deposizione della persona (santo o eroe) al quale il nuraghe stesso era dedicato. [c] Ipotesi astronomiche. I nuraghi sarebbero stati costruiti da una popolazione che conosceva bene l’astronomia ed i movimenti dei corpi celesti. Sarebbero orientati secondo costellazioni precise, o fasi lunari e/o solari particolari; persino alcune aperture nella loro struttura sarebbero state prodotte ad arte per sfruttarne volutamente l’effetto, con l’ingresso della luce in determinati momenti. Lo scopo sarebbe in parte come in (b) ed in parte volto all'identificazione di date importanti per l’agricoltura. [d] Ipotesi multifunzionali. Nelle varie versioni, si tratterebbe di costruzioni con più funzioni identificative e rappresentative del benessere e dello stato sociale di ciascuna comunità di sardi, in una società divisa dall’orografia dell’isola, ma esprimente un’identità culturale di fondo. Intorno al nuraghe, si sarebbero svolte le attività utili e aggregative sociali d’ogni tipo: da quelle più quotidiane ed abituali a quelle periodiche e saltuarie od eccezionali. Secondo questa ipotesi, il nuraghe poteva servire come “status symbol” (indicatore della ricchezza, con implicazioni anche di [a]), come punto di osservazione per i residenti e punto di riferimento per i visitatori che venissero da lontano (“punto cospicuo”), ma anche come “punto fisso” di trasmissione e ricezione dei segnali [a], come deposito redistributivo delle risorse in una società già discretamente stratificata e differenziata nei ruoli (“granaio”), non più allo stato di tribù, ma più vicina alla situazione di Chefferie. [e] Ipotesi abitative (d’elite?). Chi sostiene questa ipotesi parte dalla considerazione che, così come appaiono adesso, i nuraghi sono oggi poveri resti spogli di ciò che invece erano all’inizio. E’ lecito pensare che – durante il loro uso – fossero invece coibentati con vari materiali (sughero, strame e fango, pellicce), partiti da soppalchi e tramezzi in legno (verticalmente ed orizzontalmente) e completati da terrazzature lignee, corde, stuoie, tappeti, arredati da suppellettili, lampade e tessuti, oltre che da oggetti d’uso e forse anche intonacati e dipinti. Tutto ciò – insieme alla presenza documentata di alcune vene d’acqua accessibili ancora oggi all’interno di alcuni nuraghi – avrebbe influito positivamente anche sull’abitabilità, oggi scarsa, in verità, di tali strutture.
Certamente mi rendo conto che alcune nozioni riportate finiscono con il sembrare opinioni personali, per quanto si cerchi di tenere le proprie distanze e restare quanto più possibile imparziali.
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Propongo le aggiunte in rosso e l'eliminazione delle gialle.
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maurizio feo
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Inserito il - 13/11/2011 : 19:45:05
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Grazie, Mack! Adesso, dovremo solo aspettare che qualcun altro intervenga, gentilmente, se appena gli è possibile... E poi dovremo lavorare altrettanto pazientemente ed in spirito collaborativo sulle fotografie, sugli schemi e sulla bibliografia... Ma tanto nessuno ci corre dietro, questo è certo!
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 13/11/2011 : 20:03:10
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Quindi, al momento attuale, la versione aggiornata sarebbe eventualmente questa, (passibile di ulteriori modifiche, naturalmente)
DEFINIZIONE DI NURAGHE. Il Nuraghe è una monumentale costruzione preistorica sarda, di dimensioni e forme variabili, edificata senza leganti ("a secco"), con pietre di varie dimensioni (talvolta enormi) e variamente lavorate (a volte di taglio naturale, altre volte regolari), più frequentemente a forma di tronco di cono e bene evidente nel paesaggio ancora oggi, malgrado i crolli parziali cui tutti i nuraghi sono stati soggetti, prevalentemente a causa della vegetazione e dello smontaggio dei conci per riutilizzo). Si tratta di una costruzione distintiva della Sardegna, caratterizzata, nel suo schema più semplice da una torre con scala elicoidale che conduce al piano superiore. Forme. Esistono due forme differenti e predominanti: (1) La maggior parte dei nuraghi restanti presenta uno sviluppo verticale, con forma a Torre Singola e pareti inclinate che le conferiscono la caratteristica forma a tronco di cono, base circolare, spesso muro senza leganti, costruito con tecnica “a sacco”(*), una camera centrale circolare, voltata ad ogiva (“tholos”) [Nuraghe a Tholos] e che presentano una scala per accedere al piano superiore. Del medesimo tipo esistono varianti con più stanze a “tholos” sovrapposte in una singola torre a due, o anche tre piani. Alcuni esempi, infine sono a più torri variamente collegate a formare un’unica mastodontica costruzione (Nuraghi Complessi, o Polilobati, in genere edificati in più tempi). Questo gruppo presenta caratteristiche generali piuttosto uniformi – pur nella vasta gamma di variazioni – e discrete difficoltà costruttive. La massa muraria di questi è equilibrata rispetto ai notevoli spazi interni. (2) Una piccola percentuale (circa il 10%) è invece costituita da Nuraghi a Corridoio [o a bastione], che rispondono a canoni edilizi meno uniformi e rigidi (pianta ellissoidale, interni di varia forma, estensione e sviluppo, copertura a trilite oppure navicolare), presentando minore sviluppo verticale, in genere meno appariscenti dei primi, pur raggiungendo anch’essi in taluni casi proporzioni enormi. Per la loro forma, apparentemente più “primitiva” erano precedentemente definiti “protonuraghi” o addirittura “pseudonuraghi”. La massa muraria di questi è decisamente prevalente rispetto agli angusti spazi interni.
(*) Nella "tecnica a sacco" coesistono sostanzialmente tre elementi costitutivi, distinti e riconoscibili, nella costruzione:
a) Un "paramento murario" esterno (secondo alcuni studiosi rivolto verso i possibili "nemici"), costituito da blocchi di notevoli dimensioni, di taglio naturale, reciprocamente disposti ad incastro reciproco in modo vantaggioso per la robustezza e la statica (richiede ottima percezione tridimensionale dello spazio, da parte dei costruttori!). b )Un muro interno (rivolto verso la parte "amica" dell'area), composto di massi di minore proporzione, ma pur sempre discretamente voluminosi, edificato con principi sovrapponibili a quelli esterni. c) La parte intermedia tra strato esterno ed interno (che insieme, idealmente, costituiscono le due pareti del "sacco" contenitivo) è composta d’abbondantissimo pietrame medio-piccolo e pietrisco minuto, in modo da realizzare un composto "auto-costipante" (la cui compattezza aumenta anche solo con la gravità, oppure con il calpestio, ad esempio, probabilmente effettuato durante la costruzione stessa), che sarebbe errato - pertanto - considerare come un elemento di riempimento solamente passivo: esso - anzi - partecipava moltissimo alla robustezza ed alla stabilità del manufatto finito.
Date.
La più antica data d’edificazione sembra essere il XVIII a.C. (Bronzo Medio o Bonnanaro B), anche se qualche studio non condiviso porterebbe indietro la prima edificazione sino al 2.800 a.C. (Nuraghe Noeddos, Trump, 1990: in pieno Eneolitico ed anteriore al “Monte Claro”). Ma il Consenso Comune divide il Nuragico in quattro periodi: 1) Nuragico I (1650 - 1330) 2) Nuragico II (1330 - 1150) 3) Nuragico III (1150 - 1000) 4) Nuragico IV (1000 - 800) Si presume che la maggior parte di essi sia stata costruita tra (1) e (2). In ogni caso, il Nuraghe è comunque più antico delle altre costruzioni in qualche modo analoghe comparse, in epoche differenti, nel Mediterraneo (includendo in questo novero le Tholoi micenee, i Talayots delle Baleari, le Motillas spagnole ed i Brochs scozzesi). Solo le Torri del sud della Corsica sono in qualche modo correlate e coeve al Nuraghe, pur presentando notevoli differenze strutturali che suggeriscono una minor perizia da parte degli architetti. Le costruzioni israeliane di El-Ahwat sono posteriori e più rozze dei nuraghi e non possiedono alcun rapporto con essi.
Tempi di costruzione. Si pensava che i tempi fossero lunghi: G. S. Webster calcolò che fossero necessari da 4 a 6 anni (per un gruppo di 10 uomini, che lavorassero da 2 a 4 mesi all’anno, e raccogliesse circa 3.000 conci in 3600 ore di lavoro). Ma non sono affatto così lunghi: un costruttore autodidatta, in pensione, ha impiegato 90 giorni – da solo – a edificare un nuraghe veramente piccolo e alquanto difettoso, dentro Ghilarza: ma va detto che si è servito di un trasportatore per avere il materiale sul posto, il che ha indubbiamente molto sveltito il lavoro. Più recentemente, è stato calcolato che, per una squadra di 16 / 20 uomini, sono necessari 182 / 200 giorni di lavoro per edificare un piccolo nuraghe composto da 5083 conci, con una giornata lavorativa di 8 ore, per un nuraghe alto 13 m con 11m di diametro alla base, una tholos interna alta 6m con un diametro di 4,5 m ed una scala lunga 25m con una pendenza di circa 30°.
Numero. Sono attualmente poco meno di 7.000, ma si sa per certo che nel momento di massimo utilizzo sono stati più numerosi, dal momento che si ha notizia di molti nuraghi che in epoca antica (°) e recente (^) sono stati usati come cave di materiale edilizio per costruire argini di fiumi, strade, muri e capanne. Il risultato è che i nuraghi oggi sono meno numerosi e più danneggiati là dove le attività umane furono più intense.
(°) Ad esempio, il cosiddetto “villaggio nuragico” sito intorno al Nuraghe di Barumini è posteriore ad esso ed è stato edificato cannibalizzando il nuraghe stesso. (^) Il nuraghe Murié sito presso Orosei, fu quasi completamente demolito impiegando i suoi conci negli argini del fiume Cedrino.
Distribuzione. Alcuni suppongono che fossero uniformemente distribuiti in tutto il territorio dell’isola. Più probabilmente essi occuparono, estendendole, proprio le medesime zone che le precedenti Culture Sarde avevano scelto come le più adatte allo stanziamento umano. La scelta cadeva quindi sulle zone alluvionali, sul terreno più facilmente coltivabile con le tecniche conosciute al tempo e più “profondo” (il terreno di tale qualità è scarso in Sardegna e distribuito lungo l’alveo dei fiumi maggiori). Esistono altre teorie, secondo le quali la distribuzione dei nuraghi seguirebbe altri criteri: astronomici, militari, di controllo del territorio (vedi di seguito).
Uso e funzioni.
È questo un punto molto controverso, in quanto – in assenza d’elementi dirimenti la questione con assoluta certezza – esiste spazio per la formulazione di differenti ipotesi. [a] Ipotesi militari. Tra le molte sfumature differenti, prevale ora quella della difesa passiva del territorio: il nuraghe, cioè, con la propria imponenza, incuterebbe timore ai possibili nemici, intesi in questo caso più come facenti parte di un altro clan sull’isola e quindi non molto numerosi, non bene organizzati. E’ evidente che un vero esercito bene organizzato e numeroso non sarebbe ostacolato dai nuraghi: passerebbe indenne tra di essi, razziando e distruggendo tutto, a dimostrazione del fatto che come struttura bellica, il nuraghe è inadeguato. Secondo alcuni, la disposizione d’alcuni nuraghi è massiccia intorno ad alcune zone minerarie, per interdirne l’utilizzo ad altri. (b) Ipotesi religiose. Nelle varie versioni, si tratterebbe di un edificio con valenze religiose, per esempio quella templare insieme o eventualmente combinate con [c]. La “nicchia d’ingresso” (garitta di guardia per [a]) sarebbe dedicata alla deposizione della persona (santo o eroe) al quale il nuraghe stesso era dedicato. [c] Ipotesi astronomiche. I nuraghi sarebbero stati costruiti da una popolazione che conosceva bene l’astronomia ed i movimenti dei corpi celesti. Sarebbero orientati secondo costellazioni precise, o fasi lunari e/o solari particolari; persino alcune aperture nella loro struttura sarebbero state prodotte ad arte per sfruttarne volutamente l’effetto, con l’ingresso della luce in determinati momenti. Lo scopo sarebbe in parte come in (b) ed in parte volto all'identificazione di date importanti per l’agricoltura. [d] Ipotesi multifunzionali. Nelle varie versioni, si tratterebbe di costruzioni con più funzioni identificative e rappresentative del benessere e dello stato sociale di ciascuna comunità di sardi, in una società divisa dall’orografia dell’isola, ma esprimente un’identità culturale di fondo. Intorno al nuraghe, si sarebbero svolte le attività utili e aggregative sociali d’ogni tipo: da quelle più quotidiane ed abituali a quelle periodiche e saltuarie od eccezionali. Secondo questa ipotesi, il nuraghe poteva servire come “status symbol” (indicatore della ricchezza, con implicazioni anche di [a]), come punto di osservazione per i residenti e punto di riferimento per i visitatori che venissero da lontano (“punto cospicuo”), ma anche come “punto fisso” di trasmissione e ricezione dei segnali [a], come deposito redistributivo delle risorse in una società già discretamente stratificata e differenziata nei ruoli (“granaio”), non più allo stato di tribù, ma più vicina alla situazione di Chefferie. [e] Ipotesi abitative (d’elite?). Chi sostiene questa ipotesi parte dalla considerazione che, così come appaiono adesso, i nuraghi sono oggi poveri resti spogli di ciò che invece erano all’inizio. E’ lecito pensare che – durante il loro uso – fossero invece coibentati con vari materiali (sughero, strame e fango, pellicce), partiti da soppalchi e tramezzi in legno (verticalmente ed orizzontalmente) e completati da terrazzature lignee, corde, stuoie, tappeti, arredati da suppellettili, lampade e tessuti, oltre che da oggetti d’uso e forse anche intonacati e dipinti. Tutto ciò – insieme alla presenza documentata di alcune vene d’acqua accessibili ancora oggi all’interno di alcuni nuraghi – avrebbe influito positivamente anche sull’abitabilità, oggi scarsa, in verità, di tali strutture.
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Modificato da - maurizio feo in data 13/11/2011 20:11:34 |
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