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NuragheBlu
Utente Medio
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Inserito il - 07/08/2011 : 16:47:17
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Quelli che vi ho segnalato io invece sono ina strada della Nurra, vicino a una strada che va all'Argentiera in prossimità della azienda della Crucca.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 08/08/2011 : 11:46:50
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...Però: il mio parere è che in Sardegna dovrebbero essere messe a dimora solamente (prevalentemente, intendo) piante sarde. Questa pianta, come abbiamo visto, possiede proprietà interessanti, ma non tali da dire: "Dobbiamo assolutamente piantarla anche in Sardegna". Non possiede valore alimentare. Serve per arginare il bestiame: ora abbiamo, oltre ai muretti, anche tutti i tipi differenti di recinzioni di vario materiale. Il buon lòegno non è utilizzato industrialmente neppure nella regione d'origine. L'uso frangivento è stato in sardegna assegnato agli eucalipti (altra pianta assolutamente non sarda, e per niente bella, tra l'altro, affamatissima di acqua in una regione che già non ne ha molta).
Io credo che - essendo la Sardegna un'isola - in un ecoambiente forzatamente fragile e già molto maltrattato (per molti motivi: e questo vale anche per la Fauna, ovviamente, come per tutto il patrimonio naturalistico) ci si dovrebbe costringere alla conservazione, al potenziamento, alla cura, alla migliore conoscenza ed alla diffusione preferenziale del patrimonio della Flora locale.
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NuragheBlu
Utente Medio
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Inserito il - 09/08/2011 : 23:38:38
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Quest'ultima considerazione mi fa ricordare un concetto che ho letto tanti anni fa in un libro molto interessante (Odum, ecologia, zanichelli) e cioè questo: quando si importa volutamente una specie (animale o vegetale) da un territorio ad un altro in cui non è mai stato presente, si possono avere 2 possibilità: 1) la specie si estingue più o meno rapidamente perchè non trova le condizioni ambientali idonee al suo sostentamento e alla sua riproduzione. 2) la specie occupa la nicchia ecologica che era propria di una o più specie locali, aumentando numericamente a dismisura e contemporaneamente spingendo all'estinzione le specie che occupavano quella nicchia.
Mi sono sempre chiesto come mai non esiste una terza possibilità, e cioé come mai una specie introdotta assuma una sua autonomia, un suo equilibrio numerico che la porti a sopravvivere senza determinare l'estinzione di altre specie.
In altre parole, se questa pianta di cui parliamo da vari giorni si localizza in certi ambienti senza arrecare danni alle altre specie e senza aumentare troppo di numero, che male fa? Anzi è bella, non è velenosa e dopotutto se ci incuriosisce per giorni vuol dire che attira la nostra attenzione.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 10/08/2011 : 08:19:54
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| NuragheBlu ha scritto:
Quest'ultima considerazione mi fa ricordare un concetto che ho letto tanti anni fa in un libro molto interessante (Odum, ecologia, zanichelli) e cioè questo: quando si importa volutamente una specie (animale o vegetale) da un territorio ad un altro in cui non è mai stato presente, si possono avere 2 possibilità: 1) la specie si estingue più o meno rapidamente perchè non trova le condizioni ambientali idonee al suo sostentamento e alla sua riproduzione. 2) la specie occupa la nicchia ecologica che era propria di una o più specie locali, aumentando numericamente a dismisura e contemporaneamente spingendo all'estinzione le specie che occupavano quella nicchia.
Mi sono sempre chiesto come mai non esiste una terza possibilità, e cioé come mai una specie introdotta assuma una sua autonomia, un suo equilibrio numerico che la porti a sopravvivere senza determinare l'estinzione di altre specie.
In altre parole, se questa pianta di cui parliamo da vari giorni si localizza in certi ambienti senza arrecare danni alle altre specie e senza aumentare troppo di numero, che male fa? Anzi è bella, non è velenosa e dopotutto se ci incuriosisce per giorni vuol dire che attira la nostra attenzione.
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Sì, hai ragione. Ed infatti anche io non sono assolutamente contrario, bensì sono moderatamente contrario. Ma desidero che i motivi - che non sono soggettivi e solo miei, bensì oggettivi e di tutta la Sardegna - siano chiari ed espliciti. L'ecoambiente sardo è un piccolo ambiente isolano e quindi è fragilissimo. Nessuno ne parla mai, però! Gli endemismi sardi rari, sono vilemente maltrattati e sempre almeno ignorati. In Sardegna si fa meno attività di protezione e di prevenzione di quella che si fa in Australia, che è anch'essa un'isola (e quindi un ecosisema fragile), ma di proporzioni mo000lto maggiori, naturalmente. In Australia esiste una autocoscienza dello stato , dei cittadini e (imposta all'arrivo) dei turisti.
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Modificato da - maurizio feo in data 10/08/2011 08:33:44 |
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 10/08/2011 : 11:18:00
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Scusami, prima sono stato interrotto... Intendevo aggiungere che vorrei che la Regione prendesse posizione in modo inflessibile (facendo "vigere" le leggi che già esistono in materia), che si sensibilizzassero gli abitanti (il cui comportamento non è irreprensibile: il parassitismo passivo era logico in epoca nuragica, ma è condannabilissimo oggi!) e che si informassero più che chiaramente i turisti (specialmente quielli che io definisco "cavallette"). La tua "terza possibilità" è quella che - in Genetica - mi sembra si definisca di equilibrio. In assoluto non è impossibile che si verifichi. Purtroppo, a meno di grandi spese sperimentali preventive, l'unico modo che abbiamo per verificare se esista (caso per caso!) è il risultato a posteriori sul campo... Quando un eventuale danno ambientale può già essere irreparabile: mi viene in mente una delle teorie circa la causa dell'estinzione del Prolago Sardo (l'introduzione del coniglio in epoca romana).
Credo si possa convenire sul fatto che la conservazione di tutte le realtà specifiche sarde passi necessariamente attraverso la loro buona conoscenza da parte di tutti, il rispetto assoluto da parte degli abitanti e no, il mantenimento nelle condizioni migliori possibili, la loro diffusione, l'uso (nel caso della lingua, ad es.). E credo che sia un obbiettivo raggiungibile e desiderabile, che non implichi contemporaneamente "chiusure" assolute a presenze non sarde, con misura e con prudenza...
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NuragheBlu
Utente Medio
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Inserito il - 10/08/2011 : 22:10:28
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Sono perfettamente d'accordo, Maurizio: la via della tutela passa obbligatoriamente attraverso quella della conoscenza. E sono anche d'accordo sul fatto che certe specie "esotiche" dovrebbero essere respinte o almeno ridimensionate. Mi riferisco agli Eucaliptus, ma non solo.
Il discorso è tuttavia complesso perché, stando nel mondo vegetale visto l'argomento di questa discussione, qualcuno potrebbe con sicurezza matematica affermare quali sono le "piante sarde"? Scommetto che siamo tutti pronti a rispondere "certamente", sono quelle che abbiamo sempre conosciuto da piccoli, oppure sono quelle che sono sempre esistite in Sardegna da sempre.
Niente di più superficiale. Se fosse così dovremmo eliminare tutti i pini del Monte Urpino di Cagliari, tutti gli eucalipti del campidano, tutti gli alberi da frutta selezionati, tutte le piante ornamentali che fioriscono nei nostri giardini. E non solo. Cosa ne pensate del "sardissimo" fico d'india che la più parte delle persone considera il più tipico rappresentante della flora sarda? Ebbene voglio ricordare che il fico d'india non è sardo ma originario dell'America centrale come ci ricorda il suo nome scientifico (Opuntia ficus indica). Allora se seguiamo alla lettera la definizione iniziale di piante sarde come quelle che sono sempre esistite dovremmo almeno definire in quale epoca: prenuragica? nuragica? ecc...
Per concludere: penso che la storia delle piante in un territorio, come quella degli animali, riflette inevitabilmente la storia degli uomini e anzi, la comprensione delle prime storie (quella delle piante e quella degli animali) aiuta a comprendere anche quella umana.
Sarebbe pertanto antistorico respingere al mittente tutte le piante esotiche anche perchè sarebbe un'operazione culturale molto pericolosa in quanto creerebbe le premesse biologiche per respingere al mittente tutte le persone "non sarde" (cioè "non nuragiche"?) che ci sono in Sardegna. Se così fosse, la Sardegna diventerebbe un'isola disabitata, con poche piante e solamente qualche coleottero delle grotte.
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Anto
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Inserito il - 11/08/2011 : 00:34:48
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Discorso complesso ragazzi......molte specie non autoctone adesso sono importantissime per la nostra economia e neanche le definiamo tali (patate, melanzane, melograni, pomodori, castagni ecc....Quello che però a me risulta preoccupante è l'idea malsana di "sostituire" ovunque specie botaniche cultivar...ottenute da varie manipolazioni genetiche (non necessariamente ritoccando il DNA) solo perchè invogliano l'occhio...e non il palato. le scelte fatte in passato che riguardano introduzioni non autoctone risultano ora, con i mezzi e le competenze che abbiamo, disastrose per il nostro ambiente naturale....mote specie infatti colonizzano velocemente siti che altrimenti sarebbero di specie autoctone legate sia al substrato sia alla rete alimentare degli animali che ci vivono....(lo Spartium sta sostituendo l'Erica arborea, il Carpobrotus sta invadendo le nostre spiagge eliminando le nostre specie di duna...senza contare nei nostri giardini o campi di piantagioni di Phegioa....al posto della profumata pera "camusina"......ma la globalizzazione è un fatto inarrestabile e tra una 20ina di anni....con il clima più caldo forse potremo anche mettere in vaso e coltivare in balcone un Ananasso...o un banano.....è la vita ....e spesso è Madre Natura stessa...a cambiare i piatti in tavola...ma per affrontare il discorso ci vorrebbe un convegno,...e non ne usciremo neanche soddisfatti...saluti cari anto
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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 11/08/2011 : 16:39:20
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Sì: sono d'accordo. Con ambedue. Infatti, come ho detto (e ripeto) non sono un assolutista, perché non è questo un campo in cui lo si possa essere. Non mi è mai stato simpatico il fico d'india e lo toglierei volentieri di mezzo. Ma i gusti poersonali non c'entrano: in certe zone il fico degli ottentotti (carpobrotus) sta benissimo, anche se - ovviamente - non è sardo... Ma mi rendo conto che moltissime piante non sono affatto "originarie" della Sardegna, anche se hanno la loro nicchia ecologica IVI da millenni.... Questo vale, per esempio, per l'olivo e per la ceratonia siliqua, il carrubo. Sono ambedue originari dell'Africa ed hanno accompagnato l'uomo nella sua lenta marcia d'avvicinamento all'Asia ed all'Europa. Persino il mirto non è originario della Sardegna, bensì - a quanto sembra - dell'Asia... Ma anche i Sardi-persone non sono originari della Sardegna... Quindi il discorso è - forzatamente - chiaro. Cioé non è affatto risalendo "ad ovo", all'origine di tutte le cose, che si trova la soluzione, su questo mi sembra siamo tutti d'accordo...
Tutto sta a trovare un giusto mezzo: non introdurre piante pericolose ed aggressive, invadenti, come invece in alcuni casi è stato fatto, (non solo in Sardegna): come accidenti si chiama quell'alga tossica che sta invadendo il Mediterraneo (Caulerpa taxifolia, mi sembra?). E non a caso ho parlato di conoscenza: anche nel campo faunistico, l'introduzione incontrollata e non edotta dei rischi ha avuto involontari ma sicuri effetti distruttivi (basta pensare al pesce siluro negli affluenti del Po). Est modus in rebus.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 12/08/2011 : 16:06:48
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E' poi chiaro che, nel modificare l'espressione originale latina "ab ovo" ("dall'origine", moto da luogo) e trasformarla in una forma apocrifa, ho sbagliato a non modificare anche il caso del sostantivo: avrei dovuto scrivere "ad ovum " ("all'origine", moto a luogo). Così, la prossima volta imparerò a pensarci su prima, invece di fare 'ste figure...
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Saponetta57
Salottino
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Inserito il - 12/08/2011 : 16:10:52
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Anto, ti ringrazio per la tua informazione!! Questa pianta è presente anche qua vicino ad Oristano ( alcuni esemplari lungo la strada che porta alla borgata di Solanas di Cabras passando dalla statale Oristano-Torregrande. Non solo, alcuni esemplari si trovano nei giardini vicino all'Ospedale ( tra le due strade dedicate ai fratelli Pau, due illustri cittadini di Oristano). I frutti sono molto belli e decorativi anche usati come centrotavola: quando cadono infatti tappezzano il terreno sottostante. Sono molto duri e scalfiti profumano di resina. I ragazzi li usano per giocare...Mi pare cadono in autunno.
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Saponetta57
Salottino
Utente Normale
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Inserito il - 12/08/2011 : 16:29:33
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A proposito di piante non sarde, qualche anno fa hanno ripiantumato la mia strada che in origine aveva gli olmi. Questi ultimi praticamente con le loro radici entravano nelle case per cui è stato necessario sostituirli. Orbene, la scelta, del tecnico del Comune chiaramente, è ricaduta sull'Eritrina che, appunto, non è dei nostri paesi. Il risultato è stato a parer mio poco soddisfacente: sporcano tantissimo ( anche se quando è fiorita è molto bella) cresce a dismisura e, complice l'incuria dell'amministrazione, gronda di cocciniglia cotonosa per cui i marciapiedi sono nuovamente dissestati dalle radici e appiccicosi: vietato parcheggiare sotto le fronde! A pensare che in un paese ( mi pare Samugheo) ho visto un viale intero di Ginko Biloba: una meraviglia!!!
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NuragheBlu
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2011 : 18:44:59
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Ecco, Saponetta ha descritto un altro impiego per i frutti di questa pianta strana: i frutti sono molto belli e possono essere impiegati come centrotavola. Forse si possono anche colorare e far seccare (o viceversa) e contenere in portafrutta molto decorativi. Un altro possibile impiego: palle di Natale per alberi di grandi dimensioni.
Mi chiedo invece come possano giocare i ragazzi con questi frutti. Forse per lanciarli ai passanti o ai gatti?
Ho provato a cercare i semi tagliando i frutti a metà e si trovano disposti a corona nel mezzo della polpa. Sono neri e ricordano quelli delle angurie. Non è vero come ha scritto qualcuno che si trovano sulla superficie.
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NuragheBlu
Utente Medio
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Inserito il - 14/08/2011 : 18:52:01
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per Maurizio volevo ricordare che c'è anche chi ha detto qualche secolo fa:
"Omnis ovo e ovo"
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Anto
Salottino
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Inserito il - 14/08/2011 : 23:36:25
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...piccicchia ragazzi.... qui inneggiamo alla cultura con la C maiuscola!!!!
@ Saponetta.......Eritrina?.....peccato per gli olmi...non sono neanche loro del posto...ma in confronto all'Eritrina!!!!! e altra cosa il Ginko....hai ragione, è una meraviglia!!! Sta diventando invadente alche un'altra pianta, molto bella però...la jacaranda mimosifolia...se la trovo piccola faccio di tutto per eliminarla!!!!
@ Nuraghe e Maurizio...io l'OVO stasera me lo sono mangiato alla coque !!!!! baci
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Tzinnigas
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Inserito il - 15/08/2011 : 08:12:07
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Nel "Monti comunali" del mio paese, anni addietro, hanno effettuato grossi impianti di eucalipto e pino , occupando ampi spazi "rubati" ai lentischi, roverelle, mirti, lecci, querce da sughero....Fortunatamente, ultimamente, l'amministrazione comunale, sembra intenzionata a far tornare alle origini il territorio, tagliando le piante non autoctone e curando quelle spontanee...
L'ingresso del paesello, sia a nord che a sud, è stato abbellito con l'impianto di filari di lecci, fra i lastricati di trachite e basalto...
Nelle strade di campagna sono stati effettuati, a cura di capaci volontari, numerosi innesti di peri selvatici e ora si possono apprezzare tante qualità di pere che non si conoscevano quasi più...
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Modificato da - Tzinnigas in data 15/08/2011 15:41:15 |
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... Este de moros custa bandera ki furat su coro...(Cordas & Cannas)
"Ci sono due cose durature che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali” (Hodding Carter)
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