Forum Sardegna - Nucleare Si o No? Esperti a confronto
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Nota Bene: Già dal 1405 il popolo di Serramanna ottenne dalla feudataria della Curatoria di Gippi donna Aldonsa de Besora delle concessioni che in un certo qual modo precorsero principi che saranno espressi in Francia ed in Italia solo nel XVIII secolo, ed in Sardegna nel 1829 con l'abolizione dei feudi.



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 Nucleare Si o No? Esperti a confronto
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Nostalgia

Utente bloccato


Inserito il - 16/03/2011 : 13:31:19  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.aamterranuova.it/article2247.htm


1200 firme di scienziati contro il nucleare in Italia
17/06/2008 - gab

L'appello on-line partito dall'Università di Bologna è già stato firmato da 4000 cittadini. Il sole, secondo gli scienziati, offre una quantità di energia 10.000 volte superiore a quella che oggi si consuma

Sono già milleduecento gli scienziati e quattromila i cittadini italiani ad aver firmato l'appello contro il ritorno del nucleare nel nostro Paese, lanciato da un comitato presideuto da Vincenzo Balzani, docente di chimica dell'universita' di Bologna.

''A nostro parere l'opzione nucleare non può essere considerata la soluzione del problema energetico per molti motivi - si legge nell'appello - necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficolta' a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsita' di combustibili nucleari''.

Secondo gli scienziati, il cui appello può essere firmato sul sito www.energiaperilfuturo.it, bisogna puntare sull'energia solare: ''La più grande risorsa energetica del nostro pianeta e' il Sole - affermano - una fonte che durerà per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sempre aperta che invia su tutti i luoghi della Terra un'immensa quantita' di energia, 10.000 volte quella che l'umanità intera consuma. Sviluppare l'uso dell'energia solare e delle altre energie rinnovabili significa guardare lontano, che e' la qualità distintiva dei veri statisti''.






 Regione Piemonte  ~ Città: Torino  ~  Messaggi: 661  ~  Membro dal: 22/11/2010  ~  Ultima visita: 24/04/2011 Torna all'inizio della Pagina

Nostalgia

Utente bloccato


Inserito il - 16/03/2011 : 13:33:41  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.aamterranuova.it/article2157.htm


Le rinnovabili battono il nucleare 4 a 0...
07/05/2008 - gab

Con il trend di crescita attuale vento e sole supereranno presto il nucleare nella produzione di energia. Il futuro è tutto nelle rinnovabili, anche il mercato non crede più nel nucleare...
“Nel periodo 2008-12 la produzione addizionale di elettricità solare ed eolica mondiale, e quindi il contributo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti di queste tecnologie verdi, dovrebbe essere almeno 4 volte superiore rispetto al contributo aggiuntivo netto del nucleare, considerando anche la chiusure delle vecchie centrali”.

Il dato lo ha elaborato il direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini, e pubblicato nel suo editoriale sulla newsletter mensile dell’associazione KyotoClubNews uscita il 9 aprile. Secondo Silvestrini questi dati ci dovrebbero spingere ad analizzare in maniera più razionale l’attuale dibattito sull’opportunità dell’opzione nucleare, valutando tutte le implicazioni connesse con il rilancio di questa filiera tecnologica. Negli ultimi anni la potenza nucleare si è sostanzialmente stabilizzata, mentre le fonti rinnovabili, solare ed eolico in testa, hanno registrato tassi di crescita elevatissimi. “Considerando le tendenze dei prossimi anni – afferma Silvestrini - si evidenzia come, in valori assoluti, vento e sole supereranno la nuova potenza nucleare installata” (vedi grafico). Questo calcolo, tra l’altro, non prende in considerazione la potenza nucleare obsoleta progressivamente abbandonata.

Il Direttore scientifico del Kyoto Club analizza i dati anche dal punto di vista della produzione di elettricità. “Nel periodo 2008-12, il ‘nuovo eolico’ dovrebbe generare una quantità di energia elettrica pari a due volte e mezzo quella del nuovo nucleare, mentre l’elettricità del fotovoltaico dovrebbe raggiungere un quarto di quella prodotta dalle nuove centrali atomiche”. Ma c’è un altro elemento che viene preso in considerazione e cioè la chiusura di 11 centrali nucleari per una potenza di 7.229 MW nel periodo 2008-2009 (i dati per gli anni successivi non sono ancora disponibili). “Alla luce di questi dati, conclude Silvestrini, il contributo del fotovoltaico potrebbe crescere considerevolmente e sfiorare nel quinquennio di Kyoto (2008-12) una quota pari al 40% del contributo netto nucleare. Conteggiando anche il solare termodinamico il valore della produzione solare risulterà anche maggiore”.

Fonte: www.kyotoclub.org






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ziama
Salottino
Utente Maestro


AmBASCIUatrice in USA



Inserito il - 16/03/2011 : 13:35:57  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ziama Invia a ziama un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sono andata a cercare interventi di esperti del settore che dicono NO al nucleare, perche ovviamente e' interessante ed educante sentire entrambe le parti.
Ovviamente non si tratta di 'semplici' cittadini, ma di scienziati, di gente del mestiere che si oppone a tale possibilita.
Premesso che io ho ancora tanto da leggere e da imparare, pensavo fosse giusto riportare, in maniera non polemica, il pensiero di queste persone.
Questo e' il link, troppo lungo per fare un copia ed incolla. Riportero' alcune parti salienti del discorso, ma chi volesse leggerlo tutto deve soltanto cliccarci sopra.

http://www.energiaperilfuturo.it/?cat=8

1) Mentre i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni, i costi del nucleare sono per loro natura non ben definiti e destinati ad aumentare, tanto che probabilmente la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra dieci anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente.

2) L’enorme ulteriore vantaggio di una scelta in favore delle energie rinnovabili sta nel fatto che un euro di investimento oggi può cominciare a produrre energia e a contribuire all’indipendenza energetica in pochi mesi. Nel caso del nucleare, invece gli enormi investimenti di oggi porteranno a produrre nuova energia nel migliore dei casi tra dieci o quindici anni.

3)In Europa il contributo del nucleare alla potenza elettrica installata è sceso dal 24% del 1995 al 16% del 2008. L’energia elettrica prodotta col nucleare nel mondo è diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. In realtà, quindi, il nucleare è in declino, semplicemente perché non è economicamente conveniente in un regime di libero mercato.

4) A causa dei lunghi tempi per il rilascio dei permessi e l’individuazione dei siti (3-5 anni), la costruzione delle centrali (5-10 anni), il periodo di funzionamento per ammortizzare gli impianti (40-60 anni), i tempi per lo smantellamento alla fine della operatività (100 anni), la radioattività del combustibile esausto (decine o centinaia di migliaia di anni), il nucleare è una scommessa che si protende nel lontano futuro, con un rischio difficilmente valutabile in termini economici e sociali.

Gruppo di scienziati capitanato da Vincenzo Balzani (Presidente), Università di Bologna








  Firma di ziama 

Santa Mariedda - Senorbi

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

Siamo sardi
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda.

 Regione Estero  ~ Città: new york  ~  Messaggi: 9847  ~  Membro dal: 12/12/2006  ~  Ultima visita: 30/06/2020 Torna all'inizio della Pagina

Nostalgia

Utente bloccato


Inserito il - 16/03/2011 : 13:38:12  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.jacopofo.com/lettera-ape...-rinnovabile


Lettera aperta di 24 scienziati contro il nucleare

L'appello, sottoscritto da 24 tra ricercatori e professori di Universita' di tutta Italia (c'e' anche un ex ricercatore dell'Euratom), e' rivolto ai candidati governatori delle prossime elezioni regionali.
Non pubblichiamo la lettera che con belle parole invita a promuovere le energie rinnovabili, pubblichiamo l'allegato, dove si elencano e si spiegano i motivi del no al nucleare.
Buona lettura!

Energia per il futuro

15 marzo 2010

Perché l’Italia
non deve tornare al nucleare
e deve invece sviluppare le energie rinnovabili

Lettera Aperta
ai candidati alla carica di Governatore nelle Elezioni Regionali

Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, abbiamo già da tempo sentito il dovere di esprimere la nostra opinione sul problema energetico con l’appello riportato sul sito: www.energiaperilfuturo.it. Poiché le Regioni sono direttamente coinvolte nelle scelte di politica energetica, in occasione delle ormai prossime elezioni vogliamo illustrare anche a voi, candidati Governatori, i motivi per i quali riteniamo che il ritorno dell’Italia al nucleare sia una scelta strategicamente sbagliata e ogni sforzo debba invece essere concentrato sullo sviluppo delle energie rinnovabili.
Una corretta politica energetica deve basarsi anzitutto sulla riduzione dei consumi mediante l’eliminazione degli sprechi e l’aumento dell’efficienza energetica, poi sullo sviluppo dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili. Le Regioni italiane possono e devono giocare un ruolo importante, anche perché la direttiva europea 28/2009 obbliga l’Italia, entro il 2020, a ridurre i consumi, ridurre le emissioni di CO2 e a coprire il 17% dei consumi finali con energie rinnovabili. E’ un percorso virtuoso, nel quale non c’è spazio per il nucleare.
Mentre i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni, i costi del nucleare sono per loro natura non ben definiti e destinati ad aumentare, tanto che probabilmente la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra dieci anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente.
In molti paesi d’Europa, Germania in testa, è in atto una silenziosa rivoluzione basata su una filiera che parte dalle attività di ricerca nelle Università, negli enti pubblici e nelle aziende e si estende alla produzione di materiali, alla sperimentazione di impianti su larga scala e all’installazione diffusa di impianti domestici. L’idea di un abbattimento sostanziale delle emissioni di CO2 e di una forte indipendenza energetica sta, in quei paesi, uscendo dalla dimensione del sogno utopico e entrando in quella di un concreto fattore di sviluppo che traina l’economia e produce posti di lavoro. L’enorme ulteriore vantaggio di una scelta in favore delle energie rinnovabili sta nel fatto che un euro di investimento oggi può cominciare a produrre energia e a contribuire all’indipendenza energetica in pochi mesi. Nel caso del nucleare, invece gli enormi investimenti di oggi porteranno a produrre nuova energia nel migliore dei casi tra dieci o quindici anni.
Una politica rivolta allo sfruttamento delle potenzialità del solare e delle altre fonti rinnovabili e alla riduzione razionale dei consumi sarà un motore importante per una nuova fase di sviluppo nel nostro paese.
Nel documento allegato vengono esaminati in dettaglio i motivi per un no al nucleare. Nel chiedervi di aderire all’appello sulle scelte energetiche pubblicato sul sito www.energiaperilfuturo.it che è già stato firmato da più di 2000 docenti e ricercatori e da oltre 8000 cittadini, siamo a vostra disposizione per discutere il problema energetico in modo più approfondito nelle sedi opportune.

Il Comitato energiaperilfuturo.it

Vincenzo Balzani (Presidente), Università di Bologna
Vincenzo Aquilanti, Università di Perugia
Nicola Armaroli, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna
Ugo Bardi, Università di Firenze
Salvatore Califano, Università di Firenze
Sebastiano Campagna, Università di Messina
Marco Cervino, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna
Luigi Fabbrizzi, Università di Pavia
Michele Floriano, Università di Palermo
Giovanni Giacometti, Università di Padova
Elio Giamello, Università di Torino
Nazareno Gottardi, già ricercatore dell’EURATOM (Commissione Europea)
Giuseppe Grazzini, Università di Firenze
Francesco Lelj Garolla, Università della Basilicata
Luigi Mandolini, Università “La Sapienza”, Roma
Giovanni Natile, Università di Bari
Giorgio Nebbia, Università di Bari
Gianfranco Pacchioni, Università Milano-Bicocca
Giorgio Parisi, Università “La Sapienza”, Roma
Paolo Rognini, Università di Pisa
Renzo Rosei, Università di Trieste
Leonardo Setti, Università di Bologna
Franco Scandola, Università di Ferrara
Rocco Ungaro, Università di Parma


I motivi del no al nucleare

Come e' noto, il Governo centrale spinge per il ritorno dell’Italia al nucleare e l’ENEL ha stipulato un accordo preliminare con la ditta francese AREVA per l’acquisto di quattro centrali di tipo EPR da 1650 MW.
Per dar ragione di questa scelta si fa ricorso ad argomentazioni che a prima vista possono apparire fondate, ma che in realta' sono facilmente confutabili sulla base di dati ampiamente disponibili nella letteratura scientifica ed economica internazionale.
Si sostiene che l’energia nucleare e' in forte espansione in tutto il mondo, ma si tratta di un’informazione smentita dai fatti. Da vent’anni il numero di centrali nel mondo e' di circa 440 unita' e nei prossimi anni le centrali nucleari che saranno spente per ragioni tecniche o economiche sono in numero maggiore di quelle che entreranno in funzione. In Europa il contributo del nucleare alla potenza elettrica installata e' sceso dal 24% del 1995 al 16% del 2008. L’energia elettrica prodotta col nucleare nel mondo e' diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. In realta', quindi, il nucleare e' in declino, semplicemente perche' non e' economicamente conveniente in un regime di libero mercato.
Se lo Stato non si fa carico dei costi nascosti (sistemazione delle scorie, dismissione degli impianti, assicurazioni), oppure non garantisce ai produttori di energia nucleare consumi e prezzi alti, il tutto ovviamente a svantaggio dei cittadini, nessuna impresa privata e' disposta ad investire in progetti che presentano alti rischi finanziari di vario tipo, a cominciare dalla incertezza sui tempi di realizzazione.
Negli Stati Uniti, dove non si costruiscono centrali nucleari dal 1978, il Presidente Obama, nel suo discorso di insediamento ha detto: “Utilizzeremo l’energia del sole, del vento e della terra per alimentare le nostre automobili e per far funzionare le nostre industrie”. La recente decisione del Governo americano di concedere 8,3 miliardi di dollari come prestito garantito ad un’impresa che intenderebbe costruire due reattori nucleari non modifica sostanzialmente la situazione. Obama e' evidentemente condizionato dalla fortissima lobby nucleare americana, capeggiata dalla Westinghouse che, volendo vendere all’estero i suoi reattori, deve costruirne almeno qualcuno in patria.
La notizia, peraltro, conferma la necessita' per il nucleare di ricevere aiuti statali ed e' accompagnata (si veda Chem. Eng. News 2010, 88(8), p. 8, February 22) da due interessanti informazioni: la Commissione di sicurezza ha riscontrato difetti nei progetti della Westinghouse e non ha dato il suo benestare alla costruzione dei reattori in oggetto, e l’Ufficio del Bilancio del Congresso ha manifestato preoccupazione perche' c’e' un’alta probabilita' che il progetto fallisca e vadano cosi' perduti gli 8,3 miliardi di dollari dei contribuenti.
Si sostiene che lo sviluppo dell’energia nucleare e' un passo verso l’indipendenza energetica del nostro Paese, ma anche questa e' una notizia falsa, semplicemente perche' l’Italia non ha uranio. Quindi, nella misura in cui il settore elettrico si volesse liberare dalla dipendenza dei combustibili fossili utilizzando energia nucleare, finirebbe per entrare in un’altra dipendenza, quella dall’uranio, anch’esso da importare e anch’esso in via di esaurimento.
Si sostiene che con l’uso dell’energia nucleare si salva il clima perche' non si producono gas serra. In realta' le centrali nucleari, per essere costruite, alimentate con uranio, liberate dalle scorie che producono e, infine, smantellate, richiedono un forte investimento energetico basato sui combustibili fossili.
In ogni caso, le centrali nucleari che si intenderebbe installare in Italia non entreranno in funzione prima del 2020 e quindi non potranno contribuire a farci rispettare i parametri dettati dall’Unione Europea (riduzione della produzione di CO2 del 17% per il 2020).
Si afferma anche che la Francia, grazie al nucleare, e' energeticamente indipendente e dispone di energia elettrica a basso prezzo. In realta' la Francia, nonostante le sue 58 centrali nucleari, importa addirittura piu' petrolio dell’Italia. E’ vero che importa il 40% in meno di gas rispetto all’Italia, ma e' anche vero che e' costretta ad importare uranio. Che poi l’energia nucleare non sia il toccasana per risolvere i problemi energetici, lo dimostra una notizia pubblicata su Le Monde del 17 novembre scorso e passata sotto silenzio in Italia: pur avendo 58 reattori nucleari, la Francia attualmente importa energia elettrica.
Secondo voci ufficiali, la costruzione (si noti, solo la costruzione) delle quattro centrali EPR AREVA che si vorrebbero installare in Italia, costerebbe complessivamente 12-15 miliardi di euro, ma la costruzione in Finlandia di un reattore dello stesso tipo si e' rivelata un’impresa disastrosa. Il contratto prevedeva la consegna del reattore nel settembre 2009, al costo di 3 miliardi di euro: a tale data, i lavori erano in ritardo di 3,5 anni ed il costo era aumentato di 1,7 miliardi di euro; ma non e' finita, perche' in novembre le autorita' per la sicurezza nucleare di Finlandia e Francia hanno chiesto drastiche modifiche nei sistemi di controllo del reattore, cosa che da una parte causera' ulteriori spese e ritardi e dall’altra conferma che il problema della sicurezza non e' facile da risolvere.
L’Italia non solo non ha uranio, ma non ha neppure la filiera che porta, con operazioni di una certa complessita', dall’uranio grezzo estratto dalle miniere all’uranio arricchito utilizzato nei reattori. Per il combustibile dipenderemo quindi totalmente da paesi stranieri, seppure amici come la Francia. Non bisogna pero' dimenticare che la Francia a sua volta non ha uranio e che per far funzionare i suoi reattori ne importa il 30% da una nazione politicamente instabile come il Niger.
C’e' poi il problema dello smaltimento delle scorie, radioattive per decine o centinaia di migliaia di anni, che neppure negli USA ha finora trovato una soluzione. E c’e' il problema dello smantellamento delle centrali nucleari a fine ciclo, operazione complessa, pericolosa e molto costosa, che in genere viene rimandata (di 100 anni in Gran Bretagna), in attesa che la radioattivita' diminuisca e nella speranza che gli sviluppi della tecnologia rendano piu' facili le operazioni. Si tratta di due fardelli che passano sulle spalle delle ignare ed incolpevoli future generazioni!
Il rientro nel nucleare, quindi, e' un’avventura piena di incognite. A causa dei lunghi tempi per il rilascio dei permessi e l’individuazione dei siti (3-5 anni), la costruzione delle centrali (5-10 anni), il periodo di funzionamento per ammortizzare gli impianti (40-60 anni), i tempi per lo smantellamento alla fine della operativita' (100 anni), la radioattivita' del combustibile esausto (decine o centinaia di migliaia di anni), il nucleare e' una scommessa che si protende nel lontano futuro, con un rischio difficilmente valutabile in termini economici e sociali.
Di fronte ad una domanda di energia sempre crescente, fino ad oggi la politica adottata in Italia e negli altri Paesi sviluppati e' stata quella di aumentarne le importazioni. Continuare in questo modo significa correre verso un collasso economico, ambientale e sociale.
Oggi la prima cosa da fare e' mettere in atto provvedimenti mirati a consumare di meno, cioe' a risparmiare energia e ad usarla in modo piu' efficiente. Autorevoli studi mostrano che nei paesi sviluppati circa il 50% dell’energia primaria viene sprecata e che l’aumento dei consumi energetici non porta ad un aumento del benessere, ma semmai causa nuovi problemi: in Europa nel 2008 gli incidenti stradali causati dall’eccessivo uso dell’automobile hanno provocato 39 mila morti e 1.700.000 feriti. E’ possibile diminuire i consumi energetici in modo sostanziale con opportuni interventi quali l’isolamento degli edifici, il potenziamento del trasporto pubblico, lo spostamento del traffico merci su rotaia e via mare, l’uso di apparecchiature elettriche piu' efficienti, l’ottimizzazione degli usi energetici finali. Anche in sede Europea, la strategia principale adottata per limitare la produzione di gas serra consiste nel ridurre il consumo di energia (20% in meno entro il 2020).
Quanto alle fonti di energia, l’Italia non ha petrolio, non ha metano, non ha carbone e non ha neppure uranio. La sua unica grande risorsa e' il Sole, una fonte di energia che durera' per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sempre aperta che invia su tutti i luoghi della Terra un’immensa quantita' di energia, 10.000 volte quella che l’umanita' intera consuma.
Una corretta politica energetica deve basarsi sulla riduzione degli sprechi e dei consumi e sullo sviluppo dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili. Come e' gia' accaduto in altri paesi europei, una diffusa applicazione delle energie rinnovabili creerebbe in tempi brevi nuove imprese industriali ed artigianali e nuovi posti di lavoro.
Bisogna anche sottolineare che l’eventuale rientro nel nucleare, proprio a causa dei gravi problemi che pone e dei tempi che ipotecano largamente il futuro, non puo' avvenire senza il consenso politico della grande maggioranza del Parlamento e delle Regioni, alle quali spetta la competenza dell’uso del territorio.
L’espansione del nucleare non e' una strada auspicabile neppure a livello mondiale in quanto si tratta di una tecnologia per vari aspetti pericolosa. C’e' infatti una stretta connessione dal punto di vista tecnico, oltre che una forte sinergia sul piano economico, fra nucleare civile e nucleare militare, come e' dimostrato dalle continue discussioni per lo sviluppo del nucleare in Iran. Una generalizzata diffusione del nucleare civile porterebbe inevitabilmente alla proliferazione di armi nucleari e quindi a forti tensioni fra gli Stati, aumentando anche la probabilita' di furti di materiale radioattivo che potrebbe essere utilizzato per devastanti attacchi terroristici.
Infine, e' evidente che, a causa del suo altissimo contenuto tecnologico, l’energia nucleare aumenta la disuguaglianza fra le nazioni. Risolvere il problema energetico su scala globale mediante l’espansione del nucleare porterebbe inevitabilmente ad una nuova forma di colonizzazione: quella dei paesi tecnologicamente piu' avanzati su quelli meno sviluppati.







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Nostalgia

Utente bloccato


Inserito il - 16/03/2011 : 13:41:52  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.repubblica.it/2007/09/se...ndidati.html


Oltre 600 tra docenti e ricercatori hanno firmato un documento contro il nucleare

"Scelta inopportuna per molti motivi, bisogna puntare con decisione sul solare"

"Energia, la soluzione non è l'atomo"
appello degli scienziati ai candidati


Impianto solare termodinamico a concentrazione
ROMA - Solo il solare può garantire all'Italia un futuro energetico sostenibile. Oltre seicento tra docenti universitari e ricercatori hanno sottoscritto un appello "ai candidati alla guida del Paese nelle elezioni politiche 2008" per chiedere che venga messa da parte tanto la tentazione del nucleare, quanto il ritorno al carbone. "In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale - si legge nel documento - sentiamo il dovere di informare la classe politica e il Paese riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere irrimediabilmente la salute e il benessere delle generazioni future". "Tutti gli esperti - prosegue l'appello - ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale".

Se per molti osservatori, soprattutto nel campo economico e politico, la risposta a queste problematiche sta nel ripercorrere la strada del nucleare, gli scienziati firmatari del documento sono convinti che il ricorso all'atomo sia una falsa soluzione. "Riteniamo - scrivono ancora - che l'opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità dei combustibili nucleari".

Di contro, i firmatari dell'appello sollecitano "chi guiderà il prossimo governo a sviluppare l'uso delle fonti di energia rinnovabile e in particolare il solare nelle varie forme in cui può essere convertita". "Il sole infatti - ricordano - è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale".

La versione integrale del testo e l'elenco completo dei ricercatori che hanno firmato il documento, promosso tra gli altri dal docente di chimica dell'Università di Bologna Vincenzo Balzani, possono essere consultati su www.energiaperilfuturo.it, il sito online della campagna, dove anche i semplici cittadini possono sottoscrivere l'appello. Al momento tra i firmatari non risulta il nome del premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, ma proprio pochi giorni fa in un'intervista a Repubblica il celebre scienziato affermava posizioni praticamente identiche.

(1 aprile 2008)








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Nostalgia

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Inserito il - 16/03/2011 : 13:49:27  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.ecologiapolitica.it/libe.../memoria.pdf

Non riesco a impaginarlo

LINUS PAULING, PREMIO NOBEL DELLA CHIMICA E DELLA PACE SCIENZIATI CONTRO IL NUCLEARE

domenica 29 agosto 2001

Nel 2001 cade il centenario
della nascita di
due giganti del sapere,
Enrico Fermi (1901-1954) e Linus
Pauling (1901-1994), entrambi
premi Nobel. Il primo, il grande fisico
italiano, padre dell’energia
nucleare e della bomba atomica,
è il più noto ed il suo centenario è
al centro di molte iniziative scientifiche
e culturali. Il secondo, un
chimico americano, è meno noto
al grande pubblico italiano, anche
se si devono a lui contributi fondamentali
nella chimica e nella
biologia e una grande lezione di
impegno civile per la pace e contro
le bombe atomiche.
Nato nell’Oregon, uno degli stati
della costa del Pacifico degli Stati
uniti, da una famiglia povera,
lavorò per poter studiare e frequentare
l’Università dove si
diplomò in scienze per passare
poi a studiare chimica fisica all’Università
della California a Pasadena.
I primi successi di Pauling
vennero dalle sue ricerche sulla
“natura del legame chimico”. Un
fondamentale libro con questo
nome, fu pubblicato nel 1939 e fu
tradotto in italiano subito dopo la
Liberazione, alla fine della lunga
notte di isolamento internazionale
e culturale imposta dal fascismo.
LO STUDIO
DELLE PROTEINE
La prima importante sede di
insegnamento e di ricerca di Pauling
fu il California Institute of
Technology a Pasadena e qui,
oltre a molti altri temi, affrontò
quello della struttura delle proteine.
Come è ben noto, le proteine
sono costitute da lunghe successioni
di amminoacidi uniti fra loro
con legami -CO—NH. Alla fine
degli anni trenta non si sapeva,
però, come fosse organizzata
questa successione di amminoacidi.
Pauling, insieme col collega
Corey, avanzò l’ipotesi che essi
fossero disposti in una elica, una
ipotesi che si rivelò vera quando
Pauling vide, in Inghilterra, nel
1948, le prime “fotografie” degli
spettri di diffrazione della cheratina.
Il primo articolo di Pauling sulla
struttura delle proteine apparve
nel 1952 ed ebbe una grandissima
risonanza; Pauling estese
la teoria della struttura ad elica
all’acido desossiribonucleico,
Dna, un tema su cui stavano lavorando,
in Inghilterra, anche i chimici
Watson e Crick. Nel 1951
furono ottenuti gli spettri di diffrazione
delle molecole del Dna che
furono rese pubbliche nell’aprile
1952 durante un congresso a
Londra e Watson e Crick, sulla
base di tali “fotografie”, proposero
per il Dna quella struttura “a
doppia elica” per cui sarebbero
divenuti celebri nel mondo.
Sarebbe arrivato allo stesso risultato,
prima di loro, se avesse
potuto partecipare a Londra allo
stesso congresso, anche Pauling
N che invece non poté allontanarsi
dagli Stati uniti perché il governo
gli aveva tolto il passaporto per le
sue presunte attività “antiamericane”.
IL NO
AD OPPENHEIMER
E quello di contestatore fu un
altro volto di Linus Pauling, ispirato
anche dalla moglie Ava Helen
(1903-1981), che aveva sposato
nel 1923 e che era una attivista
nei movimenti dei diritti civili e
pacifisti. Pauling aveva rifiutato
l’invito di Oppenheimer di andare
a lavorare al Progetto Manhattan
che portò alla produzione delle
prime bombe atomiche. Davanti
ai risultati delle esplosioni delle
bombe atomiche americane su
Hiroshima e Nagasaki (agosto
1945) e poi alla luce degli effetti
delle esplosioni nucleari sperimentali
nell’atmosfera, Pauling
decise di dedicare una parte rilevante
del suo impegno nei movimenti
per la cessazione dei tests
nucleari e per l’abolizione delle
bombe atomiche.
Già nel 1948 Pauling con pochi
altri aveva fondato un comitato
che chiedeva a tutti i paesi di collaborare
per tenere sotto controllo
internazionale gli strumenti di
guerra nucleare e per promuovere
la pace. Per queste attività nel
novembre del 1950 fu sottoposto
ad inchiesta da parte di una commissione
del Senato dello stato
della California. Erano i primi giorni
della caccia alle streghe lanciata
dal senatore repubblicano
Joe McCarthy e gli effetti si fecero
subito sentire. Nel gennaio
1952, in vista del congresso di
Londra sopra accennato, il passaporto
era stato negato a Pauling
“perché non sarebbe stato
nell’interesse degli Stati uniti”.
IL PREMIO NOBEL
Pauling insistette e sotto giuramento
dichiarò di non essere un
comunista, di non aveva avuto
legami con il partito comunista e
di essere un leale cittadino americano.
Ma neanche questo bastò
e non bastò neanche la lettera
che Einstein scrisse al Dipartimento
di stato degli Stati uniti
rivendicando il diritto che questo
scienziato aveva di viaggiare.
Pauling continuò la sua azione
di pacifista e nel 1953 pubblicò
un celebre libro, No more war,
che non mi risulta sia stato tradotto
in italiano. Intanto nello
stesso anno gli fu assegnato il
premio Nobel per la chimica (l’intera
motivazione si trova nel sito
Internet www. nobel. se/chemistry/
laureates/1954/press.
html), premio che Pauling poté ritirare
soltanto un anno dopo, quando
finalmente gli fu restituito il
passaporto.
La rievocazione di questi eventi
di mezzo secolo fa non sembri
oziosa ai lettori italiani del 2001
che stanno vivendo un oscuro
periodo della storia del loro paese
e internazionale.
Pauling, pur continuando il suo
insegnamento, le sue ricerche e
le sue conferenze, fu coinvolto in
grado sempre maggiore nelle lotte
per la pace e contro i pericoli di
contaminazione radioattiva del
pianeta provocata dai test delle
bombe atomiche esplose nell'atmosfera.
LA BATTAGLIA
ANTI NUCLEARE
Nel 1955 ebbe un ruolo centrale
nella redazione della “Dichiarazione
di Mainau” firmata da 52
premi Nobel. Il 23 aprile 1957
Albert Schweitzer (1875-1965),
premio Nobel per la pace 1953,
lesse alla radio di Oslo un accorato
appello per fermare la proliferazione
delle armi nucleari; un
appello che fu riprodotto nella
stampa internazionale anche se
fu deliberatamente ignorato in
alcuni paesi. Nel maggio dello
stesso 1957 Pauling tenne una
conferenza alla Washington University
di St. Louis, nel Missouri,
dove insegnava anche il biologo
Barry Commoner, anch’egli attivo
nella mobilitazione degli scienziati
contro le armi nucleari. Proprio
quel Barry Commoner che sarebbe
diventato celebre in Italia, anni
dopo, come leader della contestazione
ecologica.
Con Commoner e con Ed Condon,
Pauling redasse un appello,
sottoscritto da 2000 scienziati
americani e da oltre 8000 scienziati
stranieri, inviato nel 1958 al
Segretario generale delle Nazioni
Unite, Dag Hammarskjold; l’appello
metteva in guardia contro i
pericoli della ricaduta radioattiva
delle esplosioni nucleari nell’atmosfera
e ne chiedeva l’immediata
cessazione. Nel 1960 Pauling
fu convocato da una speciale
commissione del Senato americano
e fu invitato sotto giuramento
a riferire come erano state raccolte
le firme dell’appello; Pauling
si rifiutò di fare tali nomi.
L’iniziativa aveva comunque
portato alla sospensione, dal
1958 al 1961, dei tests nucleari
nell’atmosfera. Tali tests furono
ripresi nel 1961 dall’Urss e nel
1962 dagli Stati uniti, dal presidente
Kennedy.
IL NOBEL PER LA PACE
Quell’anno Pauling e la moglie
furono invitati alla Casa Bianca
insieme ai premi Nobel occidentali;
nel pomeriggio dello stesso
giorno marciarono davanti alla
Casa Bianca per protestare contro
le bombe atomiche - poi andarono
alla cena dei Kennedy.
Il 10 ottobre 1962 fu annunciata
l’assegnazione a Pauling del
secondo premio Nobel, questa
volta per la Pace: Pauling è stato
l’unica persona che ha avuto, due
premi Nobel. (L’intera motivazione
di tale premio può essere letta
su Internet nel sito: www.
nobel. se/peace/laureates/
1962/press. html).
L’annuncio scatenò una ondata
di protesta in America contro
questo scienziato che la stampa
reazionaria considerava nemico
dell’America. Tuttavia Kennedy
tenne conto del movimento contro
le esplosioni nucleari nell’atmosfera
e nell’estate del 1963,
poco prima di essere ucciso,
annunciò di avere raggiunto un
accordo con il segretario dell’Urss
Krusciov per la sospensione
delle esplosioni nucleari nell’atmosfera
e negli oceani, il Partial
Test Ban Treaty. Dopo mille
esplosioni nucleari nell’atmosfera,
le esplosioni sono continuate
nel sottosuolo: altre mille dal
1963 ad oggi (ma la Francia ha
continuato a far esplodere bombe
nell’atmosfera fino al 1977).
Solo di recente è stato firmato,
ma non è ancora entrato in vigore,
il trattato per il divieto totale
delle esplosioni nucleari. Ma di
questo parleremo, se mai, un'altra
volta, tenendo conto che
nonostante gli appelli di tanti
scienziati per il disarmo nucleare,
le bombe nucleari negli arsenali
del mondo sono ancora 35 mila,
con una potenza distruttiva cinquecento
volte superiore a quella
di tutti gli esplosivi usati durante
la seconda guerra mondiale
(1939-1945).
UN IMPEGNO
POLITICO CONTINUO
Ma torniamo a Pauling. Nel
1963 il California Institute of
Technology mostrò di non gradire
il suo impegno politico e Pauling
lasciò l’insegnamento e continuò
le ricerche in un proprio “Linus
Pauling Institute” (www. lpi. orst.
edu/). Tali ricerche riguardarono
temi anche controversi come
quello della medicina e della psichiatria
“ortomolecolare” e quello
degli effetti che forti dosi quotidiane
di vitamina C hanno sulla
prevenzione delle malattie.
Il suo impegno politico non è
mai cessato: nel 1991 ha comprato
a proprie spese una pagina
del New York Times e del
Washington Post, per esprimere
ad alta voce la protesta contro l’intervento
americano nella Guerra
del Golfo.
Pauling ha disposto che la sua
biblioteca e il suo archivio, di decine
di migliaia di libri e articoli e di
centinaia di migliaia di lettere e
appunti, fosse lasciato all’università
statale dell’Oregon, da cui
aveva mosso i primi passi. Un
catalogo di tale immenso patrimonio,
una bibliografia completa
e molte notizie su Linus e Alma
Pauling si trovano in Internet nel
sito: www. orst. edu/Dept/Special_
Collections/subpages/ahp
(2500 pagine su Pauling si trovano
anche nell’archivio dell’FBI;
anche in questo caso il coraggio
civile ha avuto la meglio sull’oscurantismo
e sulle persecuzioni
politiche).






Modificato da - Nostalgia in data 16/03/2011 13:57:30

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milly73
Salottino
Utente Mentor




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@ Ziama

evito accuratamente di fare copia incolla ma, secondo il mio modesto punto di vista, non trovo corretto dare le notizie per metà.
Mi spiego meglio, ho seguito l' intervista alla Prestigiacomo in tv
e come al solito i giornalisti hanno omesso una parte molto importante,
perchè non riportare le affermazioni del ministro, la quale ha affermato:
"L'Italia avrà le sue centrali nucleari"
il copia e incolla che ho fatto riportando le obiezioni mi sembrava importante perchè sono alcune domande che io stessa mi sono posta, ed è anche un modo, sicuaramente per chi ne capisce più di me, di affermare il contrario.

Io sono ancora indecisa se votare un si o un no o non andare alle urne.
Le mie perplessita, nonostante sto leggendo vari articoli, rimane il pericolo delle radiazioni, che fine fanno le scorie e sopratutto creano danni all'ambiente ?
Come molti di voi sanno, fu proposta di costruire una centrale nucleare nella borgata di Cirras (frazione di Santa Giusta Or) ci fu un assemblea e molti abitanti firmarono per opporsi a tale costruzione, premetto, ho letto (non ricordo dove) che per essere sicura una centrale nucleare deve essere lontana almeno 50 km dal centro abitato (sarà vero ?) nella borgata vivono delle famiglie e per giunta coltivano i terreni circostanti.
Un'altra mia perplessità, se non sbaglio è accaduto nell'estate del 2009,ho sempre sentito dire che la Sardegna non è una zona sismica, ma quella famosa estate ero a Oristano e sentii l'asfalto sotto i miei piedi tremare...
pensai che fosse una mia sensazione senza pensarci più di tanto..invece ridendo e scherzando molte persone avevano notato spostamenti di divani etc.
In seguito alcuni parlarono di una leggera scossa senza gravi conseguenze.
Mi chiedo è pericoloso tutto ciò per una centrale nucleare?
Sembrano banalità ma per me è importante per capire meglio i pro e i contro.







  Firma di milly73 
Pro tue fortuna
chi onzi notte t'isplenda sa luna,
chi no appa mai dolore,
onzi die t'illumine su sole...

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Nostalgia

Utente bloccato


Inserito il - 16/03/2011 : 14:05:46  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.fiorigialli.it/dossier/v...-il-nucleare


APPELLO DI SCIENZIATI E RICERCATORI CONTRO IL NUCLEARE

L'appello on-line partito dall'Università di Bologna è già stato firmato da 4000 cittadini. Il sole, secondo gli scienziati, offre una quantità di energia 10.000 volte superiore a quella che oggi si consuma

Sono già milleduecento gli scienziati e quattromila i cittadini italiani ad aver firmato l'appello contro il ritorno del nucleare nel nostro Paese, lanciato da un comitato presideuto da Vincenzo Balzani, docente di chimica dell'universita' di Bologna.

''A nostro parere l'opzione nucleare non può essere considerata la soluzione del problema energetico per molti motivi - si legge nell'appello - necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficolta' a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsita' di combustibili nucleari''.

Secondo gli scienziati, il cui appello può essere firmato sul sito www.energiaperilfuturo.it, bisogna puntare sull'energia solare: ''La più grande risorsa energetica del nostro pianeta e' il Sole - affermano - una fonte che durerà per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sempre aperta che invia su tutti i luoghi della Terra un'immensa quantita' di energia, 10.000 volte quella che l'umanità intera consuma. Sviluppare l'uso dell'energia solare e delle altre energie rinnovabili significa guardare lontano, che e' la qualità distintiva dei veri statisti''.

PER LEGGERE L'APPELLO E PER SOTTOSCRIVERLO: www.energiaperilfuturo.it.


APPELLO CONTRO IL NUCLEARE


Ai Candidati alla guida del Paese nelle elezioni politiche 2008 Le scelte energetiche per il futuro dell’Italia Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di informare la classe politica ed il Paese riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere irrimediabilmente la salute ed il benessere delle generazioni future. Tutti gli esperti ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall'uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale.

Riteniamo che l’opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.

Sollecitiamo pertanto chi guiderà il prossimo Governo a sviluppare l'uso delle fonti di energia rinnovabile: eolica, geotermica, idroelettrica e, in particolare, solare nelle varie forme in cui può essere convertita: energia termica ed elettrica, combustibili artificiali, biomasse. Il Sole, infatti, è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale. E’ quindi urgente sviluppare al massimo l’utilizzo di questa fonte su larga scala.

Per limitare i danni della crisi energetica e climatica che si sta delineando, è necessario fare in modo che i cittadini italiani, a cominciare dagli studenti di tutte le scuole, acquisiscano maggiore consapevolezza sulla delicata situazione in cui si trova il nostro Paese.

Il risparmio energetico, l’uso più efficiente dell’energia ed in particolare delle energie rinnovabili, lo sviluppo della ricerca scientifica sono le azioni necessarie per affrontare il difficile futuro che ci aspetta e per lasciare in eredità ai nostri figli un Paese vivibile. In questa grande sfida scientifica e tecnologica si gioca anche il futuro industriale ed occupazionale della nostra nazione che non possiede risorse significative di combustibili fossili e nucleari e che, quindi, non potrà ambire ad una maggiore indipendenza energetica se non rivolgendosi all’unica risorsa di cui abbonda: l’energia solare.

PER LEGGERE L'APPELLO E PER SOTTOSCRIVERLO: www.energiaperilfuturo.it.






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Nostalgia

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Inserito il - 16/03/2011 : 14:10:53  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://is-is.facebook.com/note.php?...647&comments

Preferite credere ai politici o agli scienziati? Appello dei docenti universitari contro il nucleare

NO AL NUCLEARE (video) skrifaði þann 18. mars 2010 kl. 06:35
Preferite credere ai politici o agli scienziati? Appello dei docenti universitari contro il nucleare

A chi preferite credere, ai politici o agli scienziati? Un gruppo di docenti universitari e ricercatori ha pubblicato l’appello “Perché l’Italia non deve tornare al nucleare e deve invece sviluppare le energie rinnovabili”.

Sul web si sono aggiunte migliaia di firme di altri docenti universitari e ricercatori. Le firme di noi comuni mortali vengono raccolte separatamente: e sono già legioni.

L’appello è diretto ai candidati alla presidenza delle Regioni, ed elenca i motivi ecologici ed economici che rendono sbagliata la scelta nucleare.

Secondo gli scienziati, la corretta politica energetica italiana deve basarsi anzitutto sulla riduzione dei consumi (eliminazione degli sprechi, efficienza energetica) e poi sullo sviluppo dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili.

Dicono che i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni, mentre i costi del nucleare sono non ben definiti e destinati ad aumentare, e “la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra dieci anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente”.

E poi, i soldi investiti nelle energie rinnovabili oggi possono “cominciare a produrre energia e a contribuire all’indipendenza energeticain pochi mesi. Nel caso del nucleare, invece gli enormi investimenti di oggi porteranno a produrre nuova energia nel migliore dei casi tra dieci o quindici anni”.

L’energia elettrica prodotta col nucleare è in diminuzionenetta nel mondo, si legge nell’appello degli uomini di scienza, “semplicemente perché non è economicamente conveniente in un regime di libero mercato”. Infatti nessuna impresa privata è disposta ad investire quattrini nel settore a meno che lo Stato (cioè i contribuenti) non si faccia carico dei costi nascosti (gestione delle scorie, dismissione degli impianti, assicurazioni), o a meno che lo Statonon garantisca ai produttori di energia nucleare consumi alti e prezzi alti, a svantaggio dei cittadini.

L’appello contro il nucleare sfata poi vari miti: l’atomo non contribuisce all’indipendenza energetica (non c’è uranio in Italia) e non è ad emissioni zero di gas serra: l’estrazione e il trattamento dell’uranio sono basate sui combustibili fossili, così come la costruzione e la dismissione delle centrali.

I problemi di sicurezza non sono stati eliminati, le scorie e il decommissionamento degli impianti costituiscono un’eredità avvelenata che si accolla ai posteri sperando che se la sbroglino in qualche modo.

Aumentare produzione e consumo di energia significa “correre verso il collassoeconomico, ecologico e sociale”, dicono i ricercatori. Bisogna imparare ad usare meno energia (isolamento termico degli edifici, trasporti pubblici…) e ad usarla meglio.

Così parlano gli scienziati. I politici di governo ci promettono meraviglie atomiche. Voi a chi preferite credere, ai politici o agli scienziati?

Su energia per il futuro l’appello degli scienziati contro il nucleare

http://www.blogeko.it/2010/preferit...il-nucleare/






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ziama
Salottino
Utente Maestro


AmBASCIUatrice in USA



Inserito il - 16/03/2011 : 14:17:39  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ziama Invia a ziama un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Milly,

ti ho mandato un privato....le spiegazioni tra te e me!







  Firma di ziama 

Santa Mariedda - Senorbi

..un altro meraviglioso angolo di Sardegna

Siamo sardi
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda.

 Regione Estero  ~ Città: new york  ~  Messaggi: 9847  ~  Membro dal: 12/12/2006  ~  Ultima visita: 30/06/2020 Torna all'inizio della Pagina

Nostalgia

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Inserito il - 16/03/2011 : 14:22:59  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.apat.gov.it/site/it-IT/T...rinnovabile/

Energia rinnovabile
Immagine di un mulino

Con l’espressione fonti di energia rinnovabili si intendono tutte le fonti di energia non fossili: solare, eolica, idraulica, geotermica, del moto ondoso, maremotrice (maree e correnti) e le biomasse.

L’utilizzo delle energie rinnovabili rappresenta una esigenza sia per i Paesi industrializzati che per quelli in via di sviluppo. I primi necessitano, nel breve periodo, di un uso più sostenibile delle risorse, di una riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, di una diversificazione del mercato energetico e di una sicurezza di approvvigionamento energetico. Per i Paesi in via di sviluppo, le energie rinnovabili rappresentano una concreta opportunità di sviluppo sostenibile e di accesso all’energia in aree remote.

In particolar modo, l’Unione Europea (UE) mira ad aumentare l’uso delle risorse rinnovabili per limitare la dipendenza dalle fonti fossili convenzionali e allo stesso tempo far fronte ai pressanti problemi di carattere ambientale che sono generati dal loro utilizzo. A conferma di ciò nella Direttiva 2001/77/CE “Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili”, viene posto come traguardo il soddisfacimento, entro il 2010, di una quota pari al 12% del consumo interno lordo di energia e al 22% di quello dell’energia elettrica, attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. Per ottenere questi risultati nella direttiva sono indicati degli obiettivi differenziati per ogni singolo Stato membro e l’Italia si è prefissa di raggiungere, entro il 2010, una quota pari al 22% della produzione elettrica nazionale.
Il Decreto Legislativo del 29 dicembre 2003 n. 387 recepisce la Direttiva 2001/77/CE e introduce una serie di misure volte a superare i problemi connessi al mercato delle diverse fonti di Energia Rinnovabile.
Nel 2003 in Italia la produzione lorda di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili ha raggiunto il valore di 47.971 GWh: il contributo maggiore è venuto dalla produzione idroelettrica, pari a 36.674 GWh, seguito dalla produzione geotermica (5.340 GWh), biomasse (compresi i rifiuti, 4.493 GWh) ed eolica (1.458 GWh). Complessivamente la quota percentuale di energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili ha raggiunto il 16,3%.

Il sistema di promozione dell'energia rinnovabile in Italia, inizialmente incentivato con il provvedimento noto come CIP6, è stato profondamente riformato con il decreto legislativo 79/99, che ha introdotto l’obbligo per le imprese che producono o importano elettricità da fonti fossili a immettere in rete una quota prodotta da impianti nuovi o ripotenziati alimentati da fonti di energia rinnovabili. Tale quota era sta fissata inizialmente al 2% dell’energia eccedente i 100 GWh. Successivamente, con il decreto n. 387 si è stabilito di incrementarla annualmente dello 0,35% fino al 2006.

Tutti gli operatori soggetti all’obbligo possono provvedere autonomamente alla produzione della quota di energia rinnovabile che devono immettere in rete, o comperare tale quota da terzi attraverso un meccanismo di mercato che prevede la cessione dei cosiddetti “Certificati Verdi” (CV). Si tratta di titoli attribuibili annualmente dal GRTN (Gestore Rete Trasmissione Nazionale) all’energia prodotta da fonti rinnovabili. Tali titoli hanno una taglia di 100 MWh e possono essere vantaggiosamente negoziati, tramite contratti bilaterali tra detentori di CV e gli operatori soggetti all’obbligo o nella piattaforma di negoziazione nel GME (Gestore Mercato Elettrico).






Modificato da - Nostalgia in data 16/03/2011 14:23:39

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Nostalgia

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Inserito il - 16/03/2011 : 14:25:42  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.cronacacomune.it/index.phtml?id=12353


16-03-2011
In difesa delle fonti energetiche rinnovabili
Gruppo Consiliare del PD

Il Gruppo Consiliare del PD di Ferrara ha protocollato un ordine del giorno in difesa delle fonti energetiche rinnovabili. Il Decreto del Governo nazionale, presentato dal Ministro Romani lo scorso 3 marzo in attuazione della normativa europea del 2010 sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili, avrebbe dovuto riformare gli incentivi in modo da rendere raggiungibili gli obiettivi europei. Gli standard fissati per il nostro Paese prevedono il raggiungimento del 17% di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020.
Esprimiamo forte contrarietà al Decreto Romani che sembra andare nella direzione opposta rispetto a quella dell’incentivo allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese, e pare piuttosto favorire le fonti fossili tradizionali – gas e carbone - per l’approvvigionamento energetico. Peggio ancora, lascia aperta l’opzione nucleare. Lo sviluppo della green economy risulta sostenibile sul piano ambientale ed energetico e crediamo fermamente che si debba proseguire in questa direzione, rovesciando l’impianto del Decreto presentato dal Governo. Sul piano economico le ripercussioni saranno forti e penalizzeranno migliaia di lavoratori del settore e di imprenditori che si sono impegnati nella realizzazione di nuovi ed innovativi progetti che, a questo punto, non saranno più finanziati. La capacità di investimento provato e quello degli enti locali viene ulteriormente ristretto: ancora una volta il Governo è indifferente rispetto al rilancio economico e produttivo del nostro Paese. Infine, di fronte al necessario cambiamento che, in campo energetico, risulta necessario per la salvaguardia ambientale del pianeta, il Governo risponde mettendo davanti all’interesse collettivo l’interesse di pochi.









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Nostalgia

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Inserito il - 16/03/2011 : 14:33:15  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.agienergia.it/Analisi.as...id=68&ante=0

Fonti rinnovabili e paesi in via di sviluppo: trend, prospettive e problematiche principali

martedì 22 febbraio 2011

Mondo

di Aldo Pigoli (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)



Così come indicato dai più recenti report da parte delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali specializzati in tema di ambiente e risorse energetiche, negli ultimi anni si è verificato una significativa evoluzione nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili a livello globale. L’adozione di fonti alternative non è più una prerogativa esclusiva del mondo industrializzato ma riguarda oltre 100 paesi, il 50% dell’intera comunità internazionale. Metà circa dell’attuale capacità di produzione di energia rinnovabile proviene dai paesi in via di sviluppo, con la Cina a svolgere un ruolo trainante. La geografia dell’energia rinnovabile sta cambiando rapidamente. L’energia eolica, ad esempio, veniva prodotta solo in una manciata di paesi negli anni Novanta del secolo scorso; oggi, tale produzione è presente in oltre 80 paesi. Paesi come Cina, India e Corea del sud continuano ad incrementare le loro politiche in materia di ambiente ed energie rinnovabili. Nel 2009, la Cina ha prodotto il 40% a livello mondiale dei pannelli solari fotovoltaici, il 30% delle turbine a vento (dal 10% nel 2007), e il 77% dei collettori solari per acqua calda. L’India è il quinto paese al mondo (davanti all’Italia, che occupa la sesta posizione) per capacità produttiva di energia eolica e sta rapidamente espandendo molte forme di energie rinnovabili come i biogas e il solare fotovoltaico. L’America latina è tra i principali produttori di biocarburanti, con il Brasile a giocare un assoluto ruolo di leadership davanti a paesi come Argentina, Colombia, Ecuador e Perù. Ma lo stesso può dirsi per l'espansione nella produzione di altre tecnologie rinnovabili. Almeno 20 paesi del Medio Oriente, Nord Africa, ed Africa sub-sahariana sono attivi sui mercati dell’energia rinnovabile. Riassumendo, i paesi in via di sviluppo rappresentano più della metà dei paesi i cui governi hanno posto in agenda obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili e le relative politiche di promozione, attraverso incentivi fiscali, vincoli di legge o contributi finanziari al settore privato.


Significativa è l’analisi degli investimenti nel settore. Nonostante il mancato raggiungimento di significativi accordi internazionali e la recente crisi economico-finanziaria internazionale, nel 2009 (ultimo dato disponibile), i nuovi investimenti in fonti energetiche sostenibili hanno raggiunto i 162 miliardi di US$, con un calo di solo il 7% rispetto al 2008, che non è riuscito ad invertire un trend di crescita ormai in corso da oltre un quinquennio. Secondo il Report “Global trends in sustainable energy investment 2010” pubblicato dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite, nel biennio 2008-2009 gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili hanno superato gli investimenti nelle fonti energetiche di natura fossile. Anche in questo settore la Cina si è dimostrata motore trainante della crescita, con quasi 1/3 dei 119 miliardi di US$ investiti globalmente dal settore finanziario in “clean energy compagnie” e relativi progetti. Un ruolo centrale viene svolto da diversi fondi sovrani, nonché da grandi gruppi multinazionali, che puntano all'acquisto od al controllo di vaste distese di territorio nei paesi in via di sviluppo per l'installazione di impianti di produzione di energie rinnovabili.


Il tema delle fonti energetiche rinnovabili nei paesi in via di sviluppo è oggetto di ampio dibattito circa le potenzialità di sfruttamento ai fini della crescita economica e del miglioramento delle condizioni ambientali per questi paesi. Negli ultimi anni, tuttavia, questo tema è stato messo in relazione con quello della sostenibilità: come vengono gestite le enormi distese di terra impiegata per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolar modo biocarburanti e biomasse? Quale è il reale impatto ambientale? Quali le implicazioni sulla proprietà dei terreni sfruttati. Emblematico il caso africano, dove nel corso degli ultimi anni oltre 5 milioni di ettari di territorio, in una dozzina di paesi, sono stati acquistati da fondi sovrani esteri o multinazionali per lo sviluppo di biocombustibili. Nel 2010, l’organizzazione nigeriana Friends of the Earth ha pubblicato uno studio in cui viene messo in evidenza il rischio concreto di depauperamento dell'ambiente a causa dell'elevato tasso di deforestazione e di impoverimento della fertilità dei terreni sfruttati, con potenziali danni per il futuro utilizzo degli stessi ed un diretto impatto sugli ecosistemi nazionali, già al centro di un serrato dibattito circa la loro progressiva alterazione.


Ma il fenomeno del cosiddetto “land grabbing” non riguarda solo gli aspetti ambientali, bensì anche fattori politici e socio-economici. Basti pensare al tema dei diritti di proprietà della terra, argomento estremamente delicato in molti paesi africani e in via di sviluppo, con notevoli ripercussioni sulla vita di alcune popolazioni locali, spesso fonte di rivendicazioni nei confronti dei governi e di instabilità che potenzialmente può sfociare in forme conflittuali. Significativo in questo senso l’esempio della Bolivia. Il paese andino dispone nel sottosuolo del suo Salar de Uyuni, la più vasta distesa salina del globo, della principale riserva di litio al mondo, componente strategico, tra gli altri, per lo sviluppo dell'industria delle batterie per auto elettriche ed ibride, futura frontiera dell’automotive internazionale ai fini della riduzione delle emissioni di CO2 prodotte. In questo paese, la prospettiva di ingenti investimenti per l'estrazione e la commercializzazione del litio, con evidenti ritorni in ambito economico-finanziario per lo Stato, si sovrappone al rischio di inquinamento e prosciugamento delle falde acquifere del sottosuolo e di alterazione degli ecosistemi locali. Si tratta di aspetti non trascurabili se si pensa che la Bolivia occupa le ultime posizioni delle classifiche mondiali di PIL pro-capite, di vari indicatori socio-economici e di accesso alle fonti idriche e che, contemporaneamente, è uno dei paesi più instabili dell'America latina a causa delle profonde fratture etnico-politiche e socio-economiche che la questione dello sfruttamento delle ingenti risorse di litio ha già ulteriormente contribuito a fomentare.







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http://www.rinnovabili.it/energie-r...ggio-sociale


Roma, 23 gennaio 10
Energie rinnovabili: fonti di sviluppo e di vantaggio sociale

Ancora pochi giorni al convegno “Energie rinnovabili in un’economia globale: motori di sviluppo e di vantaggio sociale”, organizzato dalla società eolica milanese Maestrale Green Energy.
L’appuntamento, che vede la collaborazione di APER (l’Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili), si terrà il 28 gennaio 2010, presso la Sala delle Statue di Palazzo Rospigliosi Pallavicini a Roma.
Al convegno parteciperanno, in qualità di relatori, alcuni dei nomi più importanti del panorama energetico nazionale, del mondo politico e istituzionale.

“Ci chiediamo perché le rinnovabili vengano allo stesso tempo viste come un segnale di modernità e civiltà ma poi frenate – dichiara Carlo Durante amministratore delegato di Maestrale Green Energy -. Con questo convegno vogliamo infatti fare il punto sul vantaggio concreto di avere a disposizione questa energia non più solo sostenibile, ma anche motore di sviluppo dell’economia nazionale e internazionale”.

“E’ con grande soddisfazione – sottolinea Roberto Longo, presidente di APER – che abbiamo accolto le ultime dichiarazioni del Ministro Scajola in materia di energia rinnovabile. L’autorevole commento ai risultati raggiunti nel corso del 2009 dal comparto della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e la dichiarata volontà di promuovere il settore dà concretezza a quella politica del fare richiesta a gran voce dagli imprenditori. Sono certo che le Sue parole contribuiranno a dare maggiore stabilità al mercato e a creare quella fiducia tra gli investitori, necessaria per uno sviluppo sano e durevole del settore”.

“Energie rinnovabili e anche prospettabili. Dopo i deludenti risultati della conferenza di Copenhaghen abbiamo ancora più chiaro che il cambiamento verso le nuove tecnologie energetiche, pulite e rispettose dell’ambiente, debba partire da più vicino, da “casa”” – sostiene Francesco Aracri, membro della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei Deputati.
“L’installazione di impianti fotovoltaici ad altissima efficienza e di altri sistemi per il risparmio energetico è ormai a portata delle conoscenze tecniche italiane e della passione dei nostri esperti, che vanno aiutati con investimenti in ricerca e tecnologia – aggiunge Francesco Aracri – e sta aumentando: secondo una stima del dipartimento energia del ministero dello Sviluppo Economico, le fonti rinnovabili in Italia sono cresciute del 13 per cento nel 2009 rispetto al 2008. Abbiamo chiaro l’obiettivo posto dal ministro per lo Sviluppo Economico
Claudio Scajola di un quinto dell’elettricità da fonti rinnovabili e abbiamo concentrato la nostra attività parlamentare perché questo settore, che ha maggiori costi, venga sostenuto per i prossimi anni, così da attrarre nuovi investimenti. La finanziaria 2009 per il risparmio energetico ha introdotto il bonus energia, interventi di mobilità ed efficienza energetica, ma soprattutto la detrazione irpef del 36% sulle ristrutturazioni e Iva agevolata al 10%, accise sul gas naturale per gli usi industriali e accise sui carburanti gasolio e gpl.”.

“Lo sfruttamento delle energie rinnovabili coniuga in sè due grandi opportunità oggi imprescindibili al progresso e all’economia: la possibilità di creare un mondo migliore e l’opportunità di creare nuova occupazione. Questa prospettiva s’inserisce all’interno di una nuova economia sociale e di mercato che non può che essere l’unica strada percorribile per una decisa ripresa economica dei mercati nazionali ed internazionali. Il Comitato italiano per il microcredito, ente di diritto pubblico della Presidenza del Consiglio, che mi onoro di presiede, può essere un utile strumento a disposizione per la formazione di nuove figure che operino all’interno di questo mercato delle energie rinnovabili, anche attraverso il sostegno alla microimprenditorialità per una definitiva riconversione dell’uso delle energie pulite”. Con queste parole l’onorevole Mario Baccini, presidente della Fondazione Foedus e del Comitato nazionale per il Microcredito, spiega le ragioni del suo intervento al convegno organizzato dalla Maestrale Green Energy.

“Il DAET, Distretto Agricolo Energetico Territoriale, è un modello di sviluppo territoriale volto a creare su un determinato territorio la produzione, la trasformazione ed il consumo di energia rinnovabile da fonti agricole. L’innovazione di questo modello sta nel fatto che la valutazione delle reali capacità produttive agro forestali e territoriali, la messa a punto di nuove tecniche di trasformazione e utilizzo delle risorse energetiche producibili, l’utilizzo in massima efficienza sia del calore che dell’energia elettrica prodotti, consentono l’adattamento della potenza degli impianti di trasformazione energetica sulle reali potenzialità locali e non il contrario. Ciò permette di rendere il DAET fortemente replicabile e durevole – dice Sebastiano Cami, amministratore unico di Gea Faber- . Inoltre il vantaggio di questo progetto di Filiera Energetica Territoriale sta nel fatto che il territorio, al tempo stesso produttore e consumatore, ha una fortissima ricaduta positiva, sia per gli aspetti ambientali che per quelli energetici ed economici, in quanto oltre ai risparmi sulla bolletta energetica, dobbiamo considerare che il costo del biocombustibile prodotto, che rappresenta più del 50% del valore derivante dalla vendita di energia, termica ed elettrica, rappresenta un reale ricavo per i soggetti della filiera territoriale locale.
Tutto questo, infine, causa una forte riduzione dell’effetto NIMBY in quanto il coinvolgimento di numerosi stakeholders determina una migliore accettazione degli impianti energetici istallati. Un concetto estremamente semplice che ha permesso il 10 febbraio 2009 ad una struttura del nostro network, il Consorzio AMU, di ottenere per il progetto DAET un riconoscimento dalla Commissione Europea, nell’ambito della “The European Union Sustainable Energy Week (EUSEW) 2009” il SEE AWARDS come miglior progetto della categoria Comunità Sostenibili”.

“La sostenibilità ambientale e le relative politiche energetiche da attuare sono temi da promuovere a tutti i livelli: dalle istituzioni ai cittadini, dalle imprese agli intermediatori finanziari. I momenti di incontro, come questo convegno, contribuiscono alla divulgazione delle informazioni e delle problematiche connesse ai temi ambientali, ma nello stesso tempo permettono l’individuazione di soluzioni concrete – afferma Claudio Casaletti, direttore marketing della Banca Popolare di Milano-. L’orientamento su scala globale riscontrato in questo momento storico, di diffondere la produzione e il consumo di energie rinnovabili, tocca molteplici aspetti che passano dalla necessità di diversificazione dei fabbisogni energetici per migliorare gli impatti dello sviluppo sull’ambiente, all’occasione di innovazione tecnologica e crescita imprenditoriale”.

Parteciperanno al convegno, in qualità di relatori: – Carlo Durante, AD Maestrale Green Energy – Francesco Aracri, Commissione Ambiente Camera dei Deputati – Gianni Armani, Direttore Operations Italia Terna Spa – Mario Baccini, Presidente Comitato Nazionale Italiano Permanente per il Microcredito e Presidente della Fondazione Foedus – Sebastiano Cami, Amministratore Unico Gea Faber – Claudio Casaletti, Direttore Marketing Banca Popolare di Milano – Nino Frosio, Direttore Tecnico Studio Frosio – Responsabile Progetto SPES – Roberto Longo, Presidente APER – Stefano Saglia, Sottosegretario Ministero per lo Sviluppo Economico – Carlo Stagnaro, Istituto Bruno Leoni






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Inserito il - 16/03/2011 : 14:44:32  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
http://www.fe.infn.it/venerdi/VENER...Vincenzi.pdf

Diapositive schematiche sulla necessità delle energie rinnovabili






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