Forum Sardegna - protesta dei pastori sardi
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Nota Bene: Nel corso del XIX secolo alcuni architetti sardi formatisi a Torino, tra i quali spicca il cagliaritano Gaetano Cima, diffondono nell’isola il nuovo gusto neo-classico in voga nelle principali città europee. A lui si deve la progettazione dell’imponente santuario di Santa Maria Assunta a Guasila realizzato tra il 1839 ed il 1852.



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trakkadda
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 17/09/2010 : 10:39:27  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di trakkadda Invia a trakkadda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ciao a tutti, sono nuovo in questo forum e quindi penso che non mi conoscete ancora. Il motivo per cui apro questa discussione è per sentire le varie opinioni su questa protesta e spiegare a chi non lo sapesse il motivo scatenante...
Io sono uno studente universitario di 27 anni(qualcuno di troppo)ma da sempre ho dato una mano a mio padre che di lavoro fa proprio il pastore quindi credo di poter avere una certa cognizione di causa.
Da un bel po' di anni c'è un braccio di ferro con gli industriali del latte per il prezzo al litro del latte ovino, solo che nelle varie assemblee che decidono il prezzo annuale del latte i pastori siedono come comparse e contano come il due di picche. Il sindacato più grande che li rappresenta ovverosia la Coldiretti diciamo che non ha tutelato al massimo gli interessi dei suoi iscritti al punto che molti di loro e posso citare quelli del mio paese che vive di pastorizia hanno deciso di abbandonare il sindacato, ma torniamo alla protesta in se. Credo che saprete tutti che in quest'ultimo mese sono stati creati numerosi disagi alla popolazione sia nelle proteste di Olbia che in quella di Cagliari, quello che non so è se ne siano state spiegate le ragioni alle persone a cui venivano creati i disagi stessi. Purtroppo si è dovuti ricorrere a queste proteste diciamo dure perché in dieci anni di moderazione non si è arrivati a nulla. Il problema è che il prezzo del latte non cresce mentre tutto quello che sta intorno non fa altro che lievitare, il prezzo di mangimi concimi e robe varie aumenta non solo nell'arco di un anno ma anche nell'arco di alcuni giorni...a parte questo negli ultimi anni il settore ha avuto dei miglioramenti tecnologici come mungitrici elettriche, refrigeratori e un'altra serie di aiuti che però portano ad aumentare il costo di produzione. Gli allevatori sembra che non debbano migliorare la loro produzione perché il prezzo troppo basso del latte impedisce appunto di apportare delle modifiche sostanziali alle aziende.
Molte persone mi diranno, giustamente, che il settore però riceve molti aiuti dalla comunità europea e questo è vero. Il fatto è, per come la vedo io, che con gli aiuti che arrivano oggi si e domani non si sa una persona non può permettersi di ragionare a lungo termine, sarebbe decisamente meglio se quei soldi invece che da aiuti comunitari etc arrivassero direttamente dalla produzione delle aziende.
Ogni anno sento che le industrie sono in crisi e non riescono a vendere il prodotto e la cosa la potrei capire se non vedessi che passano a ritirare il latte fino a fine agosto quando le pecore non hanno una produzione decente di latte sia dal punto di vista quantitativo ma soprattutto da quello qualitativo(un latte veramente immangiabile che io non berrei mai), e se non sapessi che ogni anno gli industriali comprano una certa quantità di formaggio da alcune cooperative...
L'altro giorno ho letto anche un bell'articolo che mi spiegava una serie di cose e che ha confermato alcune voci che giravano dicendo che alcuni degli industriali(tra cui uno che sarebbe il vice-presidente del consorzio di tutela del pecorino sardo, mentre il fratello è vice-presidente del consorzio che ne certifica la qualità)avevano delle aziende agricole e di trasformazione gigantesche in Romania e producevano del simil-pecorino sardo(alcune malelingue parlano di importazione di latte dalla Romania e trasformato in Sardegna, ma sono solo voci).http://www.corriere.it/economia/10_...02aabe.shtml
Un'altra situazione diciamo divertente riguarda la macellazione degli agnelli(l'agnello sardo DOP) perché gli allevatori vendono agli industriali l'agnello in base al peso della carne o al peso da vivo ma che si riferisce sempre alla percentuale della carne. Il bello è che oltre alla suddetta carne loro ottengono gratis anche le interiora che poi vendono nei mercati e le pelli degli agnelli, che sicuramente non avranno dei prezzi esagerati, ma per le quantità che se ne ottengono hanno un valore consistente...
A parte questo, e qui posso parlare in prima persona, da qualche anno è necessario mettere nelle orecchie degli agnelli da macello delle targhette identificative per garantirne l'origine che l'allevatore paga a una ditta che le produce(tra l'altro negli ultimi quattro anni abbiamo avuto tre tipi di targhette diverse che ti obbligavano a ricomprare ogni anno anche la pinza)e sapete che fine fanno? Assolutamente non è che permettono al consumatore di sapere da dove arriva la carne che mangia, ma vengono buttate insieme alle orecchie degli agnelli al momento del macello. Tra l'altro nella nostra azienda quest'anno abbiamo comprato della targhette DOP e sapete cosa è successo? Hanno fatto la stessa fine delle altre e i nostri agnelli hanno avuto lo stesso timbro di quelli che non avevano le targhette DOP! Questo a cosa fa pensare? Beh se uno fosse paranoico direbbe che buttando le targhette identificative è possibile mettere insieme ai nostri agnelli quelli che vengono da altri paesi...
Sicuramente mi son scordato qualcosa, ma non appena mi verrà in mente correggerò il mio errore, mi auguro che ne venga fuori una discussione con punti di vista differenti ma sempre mirata a essere costruttiva...
ciao a tutti
Giovanni






 Firma di trakkadda 
Una volta un uomo chiese a Chuck Norris se il suo vero nome fosse Charles, Chuck Norris non rispose, si limito' a fissare l'uomo fino a farlo esplodere!!!


 Regione Sardegna  ~ Prov.: Nuoro  ~ Città: piccola Roma  ~  Messaggi: 146  ~  Membro dal: 24/08/2010  ~  Ultima visita: 27/09/2014

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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 13:02:17  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando

Vendita diretta di latte crudo come stanno facendo in tantissime regioni italiane? Il guadagno è immediato e viene scavalcata l'intermediazione...
Vendita diretta delle carni come si fa nei mercati a km zero...
Purtroppo bisogna dimenticare la conduzione assistenzialistica che si è tenuta finora... non si può più fare riferimento alla Regione o all'Europa (sigh!) per la sopravvivenza dell'economia personale e bisognerà giocoforza diventare imprenditori di se stessi se si vuole continuare a vivere (soprattutto, e non più sopravvivere) nel mercato odierno.
Sempre che si voglia essere azienda, altrimenti si continuerà a piangercisi adosso per il resto della propria vita. Nella pastorizia perchè non è più tempo del pastore errante nell'Asia come in altre attività economiche.






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Tzinnigas
Salottino
Moderatore




Inserito il - 17/09/2010 : 13:29:43  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tzinnigas Invia a Tzinnigas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Al mio paese c'è una azienda dove il latte prodotto viene lavorato direttamente sul posto ( sono 4 componenti la famiglia) senza cederlo a caseifici che pagano il latte come voglio e quando vogliono... Non so se prendono contributi, ma so so che il formaggio (DOP) prodotto viene venduto, tutto direttamente dai produttori...( per trovarne bisogna quasi prenotarsi). Sulla qualità del formaggio, a quest'ora, è meglio soprassedere...






Modificato da - Tzinnigas in data 17/09/2010 13:31:06

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"Ci sono due cose durature che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali” (Hodding Carter)

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trakkadda
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 17/09/2010 : 14:56:47  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di trakkadda Invia a trakkadda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Beh diciamo che la vendita del prodotto necessita di un sistema di vendita che al momento i pastori non hanno e per fare questo serve un intervento dalla politica e non intendo un intervento finanziario quanto gestionale. Finché si tratta di piccoli produttori la vendita della merce è molto facile, ma quando ci si affaccia sul grande mercato è necessario essere organizzati e parliamo di tantissime aziende per cui il lavoro è enorme, per questo ripeto è necessario che la politica si muova...poi se a me il prodotto viene pagato il giusto prezzo se li tengano gli aiuti comunitari, il problema è nella pastorizia così come l'agricoltura e il settore primario in generale sta tutto qui!






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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 16:33:18  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Vedi trakkada? È bastato darti un’alternativa che ti sei subito rifugiato nel… non abbiamo armi… la politica… e quel sistema di vendita che oggi i pastori qui non hanno, di sicuro non ce l’avranno mai di questo passo. Continuando a fare simili errori di valutazione state facendo in modo di seppellirvi sotto l’assistenzialismo e sotto la stessa vostra inerzia. Se volete andare avanti e guadagnare per le vostre famiglie dovete cambiare tavolo da gioco o cambiare ruolo. Sempre se è vostro intento vivere una vita autonoma, ma questo sembra interessare a parole e a pochi… finchè non si entra nell’ottica che non è la politica che si deve muovere ma il singolo, nulla mai cambierà.
Come si sono organizzati in alta Italia e in moltissime regioni italiane possono organizzarsi quelli del settore sardo. Ci saranno difficoltà iniziali e, forse, anche burocratiche ma se serve un bicchiere d’acqua e non alzi il sedere dalla sedia, il bicchiere d’acqua (stai certo) non metterà i piedi per raggiungerti.
Allora prendete contatti con altri gruppi che hanno già un’esperienza di qualche anno nelle nuove strade e fatevi consigliare sui primi passi da fare. Non lo si vuole fare perché è più comodo stare fermi ed aspettare che mamma regione si muova? È una vostra scelta, ma non lamentatevene. Altrimenti fate come l’ingegnere Stefania Addis che, moderna prefica, è venuta qui a strapparsi le vesti ed a fare il suo accorato canto funebre per Malfatano aggredita dal cemento e dalla sconsideratezza degli uomini ma, quando le è stato detto che anche la sua classe lavorativa aveva delle ben precise responsabilità nello scempio per il quale si lamentava così fortemente, è scomparsa come la nebbia di ottobre alle prime luci del sole.
È ora di sgombrare il campo dalla retorica del pastore povero, maltrattato e negletto, il pastore deve adeguarsi ai tempi come è successo in altre regioni e in altre nazioni. È un imprenditore e deve ingegnarsi anche nelle strategie di marketing oltre che nella produzione. Altrimenti dovrà cambiare modo di vivere. Anche se il discorso è crudo e nudo, purtroppo oggi non c’è più posto per chi non si adegua… è successo ad altre classi di lavoratori e toccherà inevitabilmente anche a lui.






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trakkadda
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 17/09/2010 : 16:56:41  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di trakkadda Invia a trakkadda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Guarda io non faccio mia la questione semplicemente perché non sono nel settore...
Intendo solo dire che quale secondo te dei pastori ha le capacità gestionali per gestire una cosa così grande? E' necessario che ci sia gente di esperienza perché se io sono un produttore devo continuare a fare quello, ma bisogna formare una struttura capace di far funzionare il commercio e qui entrano in campo altre qualità organizzative e manageriali, io non intendo che la politica stia sempre appresso e ci mancherebbe altro ma ci vorrebbe un input per far partire il tutto. Mica è facile partire sin da ora con la situazione attuale a fare quello che dici, ci sono una serie di problemi logistici mica da poco...Io vedo il futuro della pastorizia molto grigio, infatti ho scelto tutt'altra strada pur amando tantissimo la campagna!
Tra l'altro io sono il primo critico verso i pastori perché con un minimo di organizzazione negli anni precedenti tutto questo non sarebbe successo, hanno chinato la testa troppo a lungo e ora forse è tardi per rialzarla...
Sarebbe più opportuno che ci si muovesse a livello locale in modo che ogni zona produca il suo tipo di formaggio per poi riuscire a vendere il prodotto tutti insieme, solo così si potrebbe riuscire a crearsi il proprio mercato, ma è una cosa molto ma molto difficile da fare al momento.
Il mio scopo era quello di spiegare le ragioni della protesta e per quanto riguarda quella sono d'accordo con loro, ma per tante altre questioni sono il primo accusatore, ormai molti si sono assuefatti ai contributi europei diventandone schiavi, senza contare tante aziende che hanno debiti sia con le banche che con gli industriali stessi...c'è tanto caos in questa situazione che io nel mio piccolo non saprei proprio da dove iniziare...per certe situazioni che ho visto sarei tentato di vendere tutto un domani perché ti fai il sangue cattivo facendo questo lavoro, la cosa che mi tratterrà dal mettere in atto tutto questo è il fatto che mio padre ha dedicato tutta la sua vita partendo dal nulla cosmico a fare tutto ciò che ha ottenuto fino ad adesso...







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trakkadda
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 17/09/2010 : 17:02:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di trakkadda Invia a trakkadda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Dimenticavo una cosa, fare un discorso sulla pastorizia qui in sardegna è un conto, nel "continente" è tutta un'altra storia...
Oggi io volendo posso ritirarmi dagli studi e intraprendere la carriera di mio padre puntando a modernizzare ancora l'azienda e a vendere il mio prodotto, ma se un industriale qualsiasi lo volesse beh allora mi metterebbe sul lastrico, ma ti rendi conto di quello che ho scritto nel primo post? I vice presidenti della tutela e della qualità del nostro formaggio producono pecorino in Romania, e tra l'altro sono degli industriali...è come se mettessero una volpe a fare da guardia a un pollaio, il nostro mondo politico di per se non ha nessuna ragione per permettere agli allevatori di staccarsi dall'industria di trasformazione!
Per quanto riguarda la vita degli allevatori beh è ancora molto dura per chi la fa come si deve, ma rispetto a 20 anni fa adesso sono dei "signori"...







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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 17:18:29  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Uno degli errori fondamentali trakkada è che si vuole partire con le cose già grandi e ampliate e non passi piccoli e continui affinando il tiro e le azioni… forse pensi che altrove abbiano iniziato con il direttore vendite e il pr? Hanno iniziato con un furgoncino in un posto di passaggio dove la gente incuriosita ha incominciato a fermarsi e a comprare il latte freschissimo e non manipolato, con un sapore stratosferico rispetto a quello a cui erano abituati. Ecco l’arma vincente, non la grossa organizzazione capillare. Poi si è aggiunta la forma di ricotta e poi quella del formaggio… ma ti rendi conto cosa vuol dire mangiare il casu axedu fatto da poco invece di quello in scatola a scadenza quindicinale della grande distribuzione?
Ci si lamenta che il latte viene pagato pochi centesimi e tutto il resto va nelle tasche di altri e furbi?
Organizzarsi per poter vendere il latte da soli, accordarsi con qualche altro pastore per dividersi i compiti della vendita e quelli burocratici in modo da non ostacolare il lavoro giornaliero. Andare in paese o in città e se necessario come una volta con il contatto casa per casa per chiedere se serve il latte. E come vedi l’antico ritorna… dopodiché vendere in piazza e le persone verranno da sole ad acquistare. Lo ritieni difficile? Altri lo hanno fatto e hanno trovato l’idea vincente. Tu pensa che qui si deve solo eseguire sfruttando le idee altrui senza nemmeno sprecare tempo a tirare fuori idee proprie. Quindi tutto tempo da poter dedicare al lavoro vero.
Ora che si è nelle difficoltà è il momento di scuotersi dall’immobilismo altrimenti non si avrà più l’energia per poterlo fare aspettando ancora.
Le ragioni della protesta le conosciamo, alcune fondamentali, altre meno importanti, altre demagogiche, altre opportuniste… come in tanti altri settori di lavoro. E purtroppo, ancora ancora, alcune cose sono molto condivisibili, altre porteranno le persone a disinteressarsene.






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Tzinnigas
Salottino
Moderatore




Inserito il - 17/09/2010 : 17:30:00  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Tzinnigas Invia a Tzinnigas un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tzinnigas ha scritto:

Al mio paese c'è una azienda dove il latte prodotto viene lavorato direttamente sul posto ( sono 4 componenti la famiglia) senza cederlo a caseifici che pagano il latte come voglio e quando vogliono... Non so se prendono contributi, ma so so che il formaggio (DOP) prodotto viene venduto, tutto direttamente dai produttori...( per trovarne bisogna quasi prenotarsi). Sulla qualità del formaggio, a quest'ora, è meglio soprassedere...


Logicamente parlavo del mio paese in Sardegna, Villa Sant'Antonio ed il pastore è Gavoesu.... Il formaggio che produce e vende in proprio non consiste in poche forme ma tantissime e con acquirenti fissi continentali. Certo, mi ha parlato di una vita di sacrifici, che ben conosco... Per lui non ci sono ferie, non c'è Natale, non c'è Pasqua e spera che non ci siano incendi e l'annata propizia...







  Firma di Tzinnigas 


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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 17:30:02  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
trakkadda ha scritto:

Dimenticavo una cosa, fare un discorso sulla pastorizia qui in sardegna è un conto, nel "continente" è tutta un'altra storia...
Oggi io volendo posso ritirarmi dagli studi e intraprendere la carriera di mio padre puntando a modernizzare ancora l'azienda e a vendere il mio prodotto, ma se un industriale qualsiasi lo volesse beh allora mi metterebbe sul lastrico, ma ti rendi conto di quello che ho scritto nel primo post? I vice presidenti della tutela e della qualità del nostro formaggio producono pecorino in Romania, e tra l'altro sono degli industriali...è come se mettessero una volpe a fare da guardia a un pollaio, il nostro mondo politico di per se non ha nessuna ragione per permettere agli allevatori di staccarsi dall'industria di trasformazione!
Per quanto riguarda la vita degli allevatori beh è ancora molto dura per chi la fa come si deve, ma rispetto a 20 anni fa adesso sono dei "signori"...


Mentre scrivevo il mio ultimo post non ho potuto vedere questo...
Certo che ho letto il tuo primo post... I pastori qui hanno difficoltà maggiori che nelle altre regioni? Ma il fatto che abbiano più difficoltà (boh, forse mancanza di pascoli adeguati e continui?) non significa che debbano rimanere inerti aspettando che qualcuno risolva loro i problemi... Gli industriali dici? Allora spiegami perchè Slowfood e moltissimi gourmets vanno alla ricerca costante di prodotti di nicchia e li pagano un occhio della testa o molti piccoli produttori hanno aperto siti per vendita online facendo affari d'oro???
Ti ripeto se i pastori sardi continuano così, e oggi sono già molto in affanno, in un immediato futuro saranno completamente fuori gioco. Sta a loro decidere cosa hanno intenzione di fare e se non capiranno che la famosa e impenetrabile "politica" non farà niente per loro, soccomberanno. E di certo non continueranno a fare quello che fanno ora a lungo.
Il discorso è impietoso, sono d'accordo, ma indorare la pillola non serve a nessuno, tantomeno a loro.






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 Regione Sardegna  ~  Messaggi: 5815  ~  Membro dal: 13/10/2008  ~  Ultima visita: 05/04/2011 Torna all'inizio della Pagina

antonellocor
Salottino
Utente Senior



Inserito il - 17/09/2010 : 19:16:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di antonellocor Invia a antonellocor un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Lascio qualche considerazione da uomo della strada poco informato sulla protesta: prima di tutto credo ci sia poca informazione. Certe forme di protesta, pur se giustificate dalla situazione possono, a mio parere diventare controproducenti per chi le mette in atto. Bloccare l'accesso a un aeroporto non è come bloccare una strada, vuol dire in tanti casi creare dei danni economici, talvolta anche gravi a chi suo malgrado ci si trova in mezzo. Io pur non conoscendo bene i motivi della manifestazione, istintivamente simpatizzo per i pastori, ma ciò che più è rimasto impresso alla gente stai sicuro che sono i disagi subiti e non le vostre ragioni...
Poi hai parlato di presunto latte romeno importato e spacciato come sardo, ma tu stesso affermi che sono solo voci. Bisogna stare attenti quando si muovono certe accuse, la risposta ufficiale della società in questione è che produce prodotti caseari in Romania, destinati al mercato romeno... Bisognerebbe sentire tutte le campane e valutare l'attendibilità delle fonti.
Per il resto mi trovo abbastanza d'accordo con Neva. In Sardegna manca una vera mentalità imprenditoriale, non lo si può negare. Forse se nel passato si avessero avuto vedute un po' più larghe invece di pensare solo al proprio cortile e fare la guerra al nostro vicino adesso la situazione sarebbe diversa. In Italia siamo partiti tutti come morti di fame (mi riferisco al dopoguerra) ma abbiamo camminato a velocità diverse e purtroppo noi, in Sardegna, non siamo stati i più veloci...
Per quanto riguarda il discorso dei prezzi, sicuramente diminuendo la serie di intermediari ne gioverebbe sia il produttore che l'utente finale, ma non sono d'accordo con te che ci deve pensare la politica, ci dovete pensare voi... Forse potrebbe servire una qualche forma di aiuto esterno per un periodo di grave crisi, ma non dev'essere l'ennesimo aiuto una tantum e poi tutto torna come prima. Bisogna creare un sistema funzionante ed imparare a gestirlo. Non mi ricordo chi diceva che se vuoi aiutare qualcuno che ha fame non devi regalargli un pesce ma dargli una canna ed insegnargli ad usarla... ma lui ci deve mettere il suo impegno ad imparare...
Altro discorso quello dei contributi (statali, comunitari o regionali che siano). Io non conosco il settore ma ho avuto l'occasione di osservare un po' quello agricolo... rimborsi e contributi ce ne sono tanti rispetto ad altri settori ma appena c'è un momento di crisi si alza il solito grido "lo stato non ci aiuta". Ma il settore cosa fa dalla sua parte per "aiutare" lo stato? Parlo di lavoro nero, redditi non dichiarati ecc. Ho visto gente fare il pieno a SUV da 100mila euro ed annotare la spesa sul libretto del gasolio per ottenere sgravi fiscali sul carburante...
Ovviamente non tutti gli allevatori fanno queste cose, sicuramente gli onesti sono molti di più dei disonesti, ma credo che molti nel proprio piccolo (e non solo in questo settore) abbiano approfittato di quello "stato" che viene accusato di non aiutarli...







  Firma di antonellocor 

Non c'è rimedio ne per la nascita ne per la morte, ciò che ci resta è cercare di goderci l'intervallo

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: San Sperate  ~  Messaggi: 1294  ~  Membro dal: 25/02/2009  ~  Ultima visita: 12/07/2013 Torna all'inizio della Pagina

gallosu

Utente Attivo


Inserito il - 17/09/2010 : 19:53:00  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di gallosu Invia a gallosu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Trakkadda, capisco il tuo sfogo perchè evidentemente sei parte in causa e conosci i disagi del mondo pastorale senz'altro meglio di me, però anche io penso che il discorso di Neva sia più che logico e corretto.
Per tanti anni l'industria casearia ha puntato su un monoprodotto, leggasi pecorino romano, indirizzato prevalentemente al mercato statunitense facendo scomparire decine di tipi di formaggio locale che venivano prodotti in periodi diversi dell'anno (con qualità e carateristiche diverse) che consentivano di sfruttare tutto il latte prodotto.
Puntare sul pecorino romano, nei periodi di "vacche grasse" può anche andar bene, ma non appena il mercato americano "starnutisce" ci si ritrova con il prodotto invenduto e conseguente crisi del settore (tranne forse i grossi industriali che comunque riescono a restare a galla) ed in ogni caso si deve sempre dipendere dal''industriale.
Probabilmente guardare al passato con mentalità moderna e creare dei prodotti di nicchia potrà essere di aiuto per risolvere la situazione. Questo dovrebbero farlo le nuove generazioni che, rispetto ai genitori hanno tra l'altro avuto la fortuna di poter studiare, invece mi accorgo che spesso i giovani hanno una mentalità meno dinamica degli anziani.
Credo che un esempio di nuova mentalità lo si possa vedere nel settore vitivinicolo. Negli scorsi decenni si puntava ad un prodotto "da taglio" e si è raggiunta una sovraproduzione che ha causato il fallimento di parecchie cantine. Oggi invece sembra che si punti maggiormente su un prodotto di qualità e guarda i prezzi che stanno riuscendo a spuntare sul mercato.






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Gallosu
http://trexentastorica.blogspot.com/

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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 20:30:46  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Gallosu laddove tu dici “Questo dovrebbero farlo le nuove generazioni che, rispetto ai genitori hanno tra l'altro avuto la fortuna di poter studiare, invece mi accorgo che spesso i giovani hanno una mentalità meno dinamica degli anziani.” stai dicendo una verità amara ma reale.
Il giovane che ha una preparazione e dei know how che il genitore non possedeva, invece di farsi affiancare dalle capacità e dalla sapienza tecnico pratica dell’anziano per fonderle con le proprie conoscenze ed esaltarle, è diventato spesso paradossalmente ancora più “pigro” e meno capace di fare azienda…






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 Regione Sardegna  ~  Messaggi: 5815  ~  Membro dal: 13/10/2008  ~  Ultima visita: 05/04/2011 Torna all'inizio della Pagina

Lore
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 17/09/2010 : 20:59:33  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Lore Invia a Lore un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
intervengo anche io in questa discussione, e posso parlare con cognizione di causa, provenendo anche io da una grande famiglia di allevatori e contadini.
purtroppo, allo stato attuale, trakkadda ha ragione, ovvero i grandi industriali del latte la fanno da padroni...per inciso:prima che inizi la campagna del latte dell'anno, viene stabilito il prezzo da corrispondere ai produttori; gli stessi in genere soono riuniti in piccole cooperative , unendosi sperano di spuntare delle condizioni favorevoli potendo garantire all'industriale una più ampia disponibilità di materia aprima.
ora, l'anno scorso il prezzo era di 60 cent. al litro, mentre in toscana se ne prendevano 90/95...eppure sempre latte è...inoltre noi sardi dobbiamo anche garantire che il latte utilizzato per la nostra quota di pecorino prodotto, derivi dalla vera pecora di razza sarda... e le altre invece..boh???
i piccoli produttori sono in un certo modo costretti a versare il latte a questi signori, perchè la quantità del latte è tale che non si può utilizzare per intero nella produzione personale di formaggio o altri prodotti, e il trakk me ne darà ragione...si fa la propria provvista e una parte la si vende, ma non tutti sono fortunati da avere anche il laboratorio per la produzione completamente a norma....e lì ci sono grandi costi...poi ci sarebbero i magazzini di stoccaggio, investimenti per la commercializzazione etc..., cose che un piccolo non è in grado di sostenere..quindi eccoci ai grandi potenti, che fissano il prezzo e magari come l'anno scorso poi si rimangiano la parola e a campagna iniziata abbassano pure il prezzo, e non c'è modo di versare ad altri caseifici perchè loro hanno già fatto i loro contratti e via discorrendo...ora, è bello parlare di microcommercio e filiera corta, ora la realtà è questa, ma è lì che dovrebbero andare gli incentivi, ovvero a dare la possibilità ad un imprenditore agricolo di fare il proprio prodotto, venderlo, guadagnare e reinvestiro nella stessa azienda per migliorare un prodotto che ci invidiano in tutto il mondo. ma qui entra in ballo la politica, sennò non esisterebbero i grandi industriali..







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chin sa conca non si 'endet su coro (ASKRA)

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Nevathrad

Utente Maestro




Inserito il - 17/09/2010 : 23:12:50  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
@ Lore
Trakkada ha ragione come tu hai ragione se vi fermate a valutare una situazione stagnante e senza via di uscita. E questo principalmente è il vostro problema… l’incancrenimento delle azioni… anche tu continui a parlare di incentivi, di non poter fare le cose perché privi di laboratori a norma. Perché tu pensi che nelle malghe di alto pascolo abbiano quello che tu vorresti, per produrre le loro squisite tipicità? O forse pensi che di formaggio grigio di Lagundo ne vengano prodotte tonnellate o che al festival del formaggio di Campo Tures ci vada la Galbani?
Dici che è bello parlare di filiera corta e micro commercio? Altri allevatori le praticano ormai da anni ed hanno iniziato a risolvere i propri problemi dando alle proprie famiglie il sostegno economico che loro si deve, voi avete voluto rimanere a far parte dei carrozzoni politici e comunitari. Contenti voi? Contenti tutti…
Nel frattempo guarda cosa fanno con pecore e capre altrove…

Questo già nel 2005
http://www.ars-alimentaria.it/sched...=&tipologia=

Questo un ambitissimo prosciutto.
http://tinyurl.com/33pddqb

In Sardegna ci sarà uno o due forse che lo producono ? Boh.







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trakkadda
Salottino
Utente Medio



Inserito il - 18/09/2010 : 00:29:16  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di trakkadda Invia a trakkadda un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Neva sei veramente impietosa, se mi dici che il settore ha dormito ti do ragione se parliamo di evasione ti do ragione ma non parliamo che siamo solo noi la causa del nostro male...
Io ti posso dire che negli anni in cui studiavo ancora al liceo abbiamo dovuto far fronte ad annate disastrose, il primo anno è passata la blue-tongue e ci ha decimato il 20% del bestiame. Io ho passato tutta l'estate a prendermi cura delle pecore che sono state tutte colpite dalla malattia, noi compravamo casse di latte vaccino e lo davamo alle pecore insieme a delle medicine senza nessun aiuto, né da parte delle ASL né da parte di altri enti, al massimo passavano per prendere le pecore che morivano...prova ad immaginare la frustrazione di stare tutto il giorno in mezzo a loro e di non riuscire a salvarne un bel po' perché il 20% son tante ed erano tutte pecore giovani ed in produzione...è stato un lavoro da cani e proprio lì ho maturato la decisione che tu passi una vita di sacrifici poi in 20 giorni perdi parte del tuo capitale, e non parliamo di rimborsi perché io avrei preferito di gran lunga salvare le mie pecore e non ottenere nemmeno un cent! L'anno successivo ci siamo iscritti convinti da un nostro vicino a una cooperativa e sai cosa è successo? La cooperativa è fallita e noi ci siamo ritrovati con alcuni mesi di latte pagati nettamente sotto costo, vai tu a pensare di fare migliorie o a fare quel mestiere!
Oggi il futuro della campagna sta nell'agriturismo ma ne sorgono come funghi e ben pochi con i requisiti necessari!
Ogni zona ha le sue caratteristiche credi che la Sardegna abbia il mercato interno della Toscana o del Lazio? Lì le aziende sono di un altro pianeta, terreni enormi e tutto piatti come il palmo di una mano, greggi molto grandi e aziende tecnologicamente avanzate ma tutto questo hanno iniziato a costruirlo perché li son meglio remunerati, anzi erano perché hanno iniziato da un po', con latte lana etc. Quelle aziende sono in buona parte di pastori sardi e molti di loro hanno anche le pecore di razza sarda.
Io mi appassiono al discorso perché lo sento mio, ma una volta che prenderò la laurea sarò in un altro settore per fortuna...







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Una volta un uomo chiese a Chuck Norris se il suo vero nome fosse Charles, Chuck Norris non rispose, si limito' a fissare l'uomo fino a farlo esplodere!!!


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