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Nota Bene: Il copricapo del costume femminile di gala di Sennori ( Sassari) è costituito da ben quattro elementi sapientemente accostati e modellati.
Il primo elemento e "su tucchè ", che stringe le chiome nascondendole quasi del tutto; il secondo e' un fazzoletto di seta, detto" mucaloru de sa luisina ";il terzo e' un sottogola di pizzo (" su elu"); l'ultimo e più visibile e' "su biccu", un telo di cotone o lino ricamato a sfilato e a traforo, inamidato e piegato in maniera particolare con il ferro da stiro. Alcuni studiosi ritengono la caratteristica acconciatura di derivazione monacale.



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desi satta

Utente Medio


Inserito il - 06/04/2010 : 12:56:40  Link diretto a questa discussione  Rispondi Quotando
Riprendo un contributo di Alfonso Stiglitz su "Il Manifesto Sardo"
http://www.manifestosardo.org/?p=3380#more-3380

Avrei potuto intitolare il 3D "Un argomento di discussione", tuttavia c'è poco da discutere...
...da riflettere, invece, moltissimo.








Modificato da - desi satta in Data 06/04/2010 12:57:33

 Firma di desi satta 
desi
desi.satta@alice.it

 Regione Sardegna  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 309  ~  Membro dal: 16/04/2009  ~  Ultima visita: 16/04/2010

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kigula

Moderatore



Inserito il - 06/04/2010 : 18:59:31  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di kigula Invia a kigula un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Interessante riflessione che comunque mette un po' di tristezza. Concordo sulla necessità di insegnare la storia sarda nelle scuole!







 Regione Estero  ~ Città: Cordoba  ~  Messaggi: 1738  ~  Membro dal: 07/05/2007  ~  Ultima visita: 15/01/2014 Torna all'inizio della Pagina

maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 07/04/2010 : 07:02:59  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Questo commento non piacerà a molti, perché li chiama direttamente in causa, mentre essi sono "assenti" e non possono difendersi.
E' polemico, è politico, ed accoltella alle spalle persone che non sono neppure consapevoli di essere state citae o chiamate in causa (come ad es.: P.V. Poddighe).
Nonostante ciò, lo condivido appieno: se dette persone non soffrissero dell'essere oggi soltanto "stallieri", non sentirebbero il bisogno d'inventarsi le favole con cui cercano di allietarci/confonderci, rifacendosi ad un passato farneticante ed immaginario.
Condivido la considerazione di Kigula: è triste.
E' triste che la Storia non sia insegnata, quindi non sia studiata e pertanto non sia conosciuta. E venga puntualmente sostituita con altro.
E' triste che molto di questo "altro" sia produzione deteriore e criticabile, inseribile in ultime analisi in una "sindrome del complotto", ordito dall'Accademia, dallo Stato Italiano, dai segreti odiatori della Sardegna, dei Sardi e della Lingua Sarda, per cui alla fine si cade nel ridicolo.
Ma il tutto rientra benissimo nel processo di caduta verticale e di perdita
globale che riguarda l'Etica ed i Valori Morali in tutto il Mondo, non solamente l'Italia o la Sardegna (che resta comunque un'isola felice, in questo quadro).









  Firma di maurizio feo 
Beni: ti naru unu contu...

 Regione Emilia Romagna  ~ Città: Roma  ~  Messaggi: 2962  ~  Membro dal: 11/01/2008  ~  Ultima visita: 23/03/2012 Torna all'inizio della Pagina

albertune

Utente Normale


Inserito il - 07/04/2010 : 13:43:32  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di albertune Invia a albertune un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Scusate, invece che prendersela coi poveri ShardanaLeo e Sanna, che non insegnano nè hanno l'atza di voler insegnare in qualche letamaio universitario sardo, perché il caro vecchio indimenticato procusteo Stiglitz non se la prende coi vecchi tromboni, verso i quali dacché sono o sono stati accademici si è invece di manica larga? Son costoro che han lasciato passare nei decenni decine e decine di worms subcultutari senza alcun controllo, e sapete perché: perché hanno dietro qualche noto giornalista, loro manutengolo, che gli fa buona stampa. Vogliamo accorgerci che il vero problema non sono né Sanna nè shardanaleo, ma quei finti studiosi, quei finti progressisti, quei finti uomini di scienza, quei subdoli infangatori di verità, quei cassatori delle altrui opinioni, che circolano nei fangosi meandri delle due divine università sardegnole? O siete anche Voi così coesi col potere universitario da non volervene accorgere?







 Regione Liguria  ~ Città: genova  ~  Messaggi: 52  ~  Membro dal: 11/11/2008  ~  Ultima visita: 13/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

alfonso

Utente Medio


Inserito il - 07/04/2010 : 15:46:52  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di alfonso Invia a alfonso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Permettetemi un breve intervento sui commenti al mio articolo. Il Manifesto sardo è un giornale (online) quindicinale e non un blog, per cui diventa difficile o impossibile per chi scrive gli articoli avere un riscontro dell’eventuale interesse in chi legge. In effetti non so neanche se i miei articoli (uno ogni quindici giorni) vengono letti. In un blog invece il rapporto è diretto, botta e risposta.
Tre commenti.
Primo la tristezza; in realtà il fatto che la storia sarda non sia insegnata a scuola, nell’ambito dell’attività curricolare, non mi genera tristezza ma profonda arrabbiatura (termine eufemistico) e questo lascia libero spazio agli improvvisatori, compresi molti insegnanti.
Secondo, per dire a Maurizio che non ho capito bene l’incipit del tuo intervento:
“non piacerà a molti, perché li chiama direttamente in causa, mentre essi sono "assenti" e non possono difendersi. È polemico, è politico, ed accoltella alle spalle persone che non sono neppure consapevoli di essere state citate o chiamate in causa (come ad es.: P.V. Poddighe)”.
Io non ho accoltellato nessuno, mi sono riferito a libri regolarmente editi e quindi sottoposti dai loro autori al pubblico dibattito. Questo rientra nella libertà di critica che è parte integrante del mio mestiere di storico. A meno che tu non ritenga che un libro possa essere citato solo per approvarlo. Se uno non vuole critiche o non è consapevole di esse è meglio che non scriva libri. La frase di Poddighe l’ho ripresa da un suo libro ed è, nella sua chiarezza, esemplare del pensiero dell’autore, che io ritengo non accettabile (anche qui uso un eufemismo di cortesia) e inseribile in un filone di studi atlantidei di lunga durata. Possiamo fare finta che dietro certi modelli non passino ideologie, concezioni del mondo ecc. che si traducono, poi, nel quotidiano del rapporto sociale, chi ce lo impedisce? Le favole esistono per questo. Ma la libertà di opinione non è unidirezionale.
Infine per Albertune, intanto per ringraziarti del neologismo “procusteo”, mancava alla mia collezione di epiteti, ormai ricca. Da vecchio sardo e, per di più, gramsciano l’idea di essere accostato a un brigante ha molte e stimolanti conseguenze, ma rischierei di finire O.T.
Per il resto del tuo intervento, a parte alcune espressioni di tipo corporale che ovviamente sono lontane dal mio carattere, temo che il bersaglio sia totalmente sbagliato. Evidentemente non conosci né la mia attività di archeologo né le mie pubblicazioni; è vero che non hai perso niente, ma se decidi di criticarmi dovresti almeno fare quella fatica. Potrei elencarti le mie critiche nei confronti di vari studiosi autorevoli, anche accademici, a partire da un mio intervento in occasione di un congresso ufficiale all’Università di Cagliari quando definii vergognosa la bibliografia proposta in un corso di archeologia (taccio per correttezza il nome del docente, anche perché oggi non insegna in quella Università e, appunto, non potrebbe replicare, così faccio contento Maurizio), ma ti rimando ai miei lavori (in congressi e riviste scientifiche) che da qualche hanno sto pubblicando e nei quali critico severamente, ad esempio, il modello di Lilliu, che definisco “un modello colonialista”, ovviamente in termini scientifici e senza mancare di rispetto alla persona. Temo che il mondo scientifico sia lontano e molto dagli orizzonti del tuo sguardo, forse se apri la finestra scoprirai altri mondi.
Cordialmente








  Firma di alfonso 
alfonso
alfonsostiglitz@libero.it

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: cagliari  ~  Messaggi: 291  ~  Membro dal: 07/01/2007  ~  Ultima visita: 20/07/2013 Torna all'inizio della Pagina

albertune

Utente Normale


Inserito il - 07/04/2010 : 16:24:15  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di albertune Invia a albertune un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Se uno non vuole critiche o non è consapevole di esse è meglio che non scriva libri.



Ecco proprio qui ti voglio, o Procuste (non nel senso di ladrone, ma in quello che si rigira ansiosamente nel letto). Credo che qualsiasi saggio, anche quello più schifoso, come fece anni orsono Chomsky che fece pubblicare un saggio (e lo introdusse pure), che era marcatamente razzista (Chomsky è ebreo e libertario), debba avere l'onere e l'onore di un giudizio. Qui invece dei saggi "pericolosi" (la mia finestra scientifica è aperta sul campo gramignoso della linguistica storica) quelli a cui mi riferivo, non ne fanno punto parola. Il giudizio accademico, caro mio, non si esercita solo con il dire bene o male, ma anche col non dire proprio, e sai perché: perchè il buon borghese dovrebbe dire bugie (ma la mamma non lo ha educato) oppure fare mea culpa.








 Regione Liguria  ~ Città: genova  ~  Messaggi: 52  ~  Membro dal: 11/11/2008  ~  Ultima visita: 13/03/2020 Torna all'inizio della Pagina

desi satta

Utente Medio


Inserito il - 07/04/2010 : 17:05:10  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
@Maurizio
Sebbene condivida generalmente il tuo giudizio sulla poca rilevanza dei propalatori di sciocchezze archeologiche, non capisco per quale motivo si tratterebbe di coltellate alla schiena. Ti faccio notare che l’articolo di Stiglitz è pubblicato sul web ed il Manifesto Sardo consente di postare commenti (che al contrario di altri blog non vengono censurati qualora siano contrari alle tesi dell’estensore degli articoli).
Non m pare inoltre che codesto forum sia costituito da una ristretta cerchia di accoltellatori che esclude a priori chiunque non si a in linea col pensiero codificato dal Politburo di Paradisola: come abbiamo fatto tu ed io, è sufficiente iscriversi (in modo totalmente anonimo) e postare ciò che si vuole, con il solo limite di usare un linguaggio non eccessivo (ti prego di fare un confronto con altri luoghi di discussione del web).
Noterai al contrario che i forum e i blog gestiti dai propalatori di sciocchezze di cui sopra, sono chiusi alla critica (e i loro epigoni ben si distinguono ovunque per la correttezza, la pacatezza e la flemma dei loro interventi).
Se poi questi signori dovessero pretendere di non essere criticati (come fanno nei loro blog), non mi stupirebbe, visto che si presentano come martiri per la difesa del’identità isolana (che neppure sanno cosa sia) con il risultato che, da martiri, pretendono di essere adorati e non discussi (se pure ne valesse la pena).
Spero concorderai sul fatto che se mi venisse voglia di criticare ciò che hai scritto, non lo considereresti un tentativo di accoltellamento quanto una normale dialettica tra chi rende pubblico il proprio pensiero e dunque lo sottopone al cervello dei lettori (per chi ne possiede uno) e coloro che non sono d’accordo.

@Albertune
Solo una precisazione (per la quale spero non me ne vorrai): il fatto che uno scritto venga ignorato potrebbe anche significare che viene considerato irrilevante. Se poi ti urta il fatto che ciò accada, tempo sia dovuto alle dure regole del mercato (in senso lato, ovviamente) che consentono tuttavia a chi non riesce a imporre i propri libri di dichiarare in tutta libertà che si tratta di complotto, incomprensione o ignoranza (a volte non senza una qualche ragione).
Se posso permettermi una battuta, potresti fare come altri, che aggiungono due zeri al numero di copie che pretendono di avere venduto (senza sapere che il numero di copie stampate è un dato facilmente accessibile): tanto i polli che ci credono ci sono ovunque. Ha proliferato la Wanna nazionale, perché non un cialtronesco provinciale?








  Firma di desi satta 
desi
desi.satta@alice.it

 Regione Sardegna  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 309  ~  Membro dal: 16/04/2009  ~  Ultima visita: 16/04/2010 Torna all'inizio della Pagina

oltre i limiti

Utente Medio


Inserito il - 07/04/2010 : 20:21:46  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di oltre i limiti Invia a oltre i limiti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
non dimentichiamo che siamo Isola!


Ho scaraventato in fondo a un lago il mare, e ho scelto l’esilio per poter portare dentro ciò che rimane dell’essere Isola. Come nei racconti di mio nonno, di una età conosciuta solo intorno al camino , cosi anche mio figlio , con il timone puntato, ora è ancora isola dei suoni che di un’isola cantano i colori di un ‘sempre’

L’isola ‘testimonia una profonda opposizione fra l’oceano e la terra…e ci ricorda che il mare è sulla terra, e che si giova di ogni minimo affossamento dei rilievi più alti; e la terra è anche lì, sotto il mare, e raccoglie le sue forze per fendere la superficie….L’uomo può vivere bene e in sicurezza soltanto se presuppone che la continua lotta fra terra e acqua sia conclusa o almeno dominata….chiama questi padre e madre, attribuendo i sessi a seconda della fantasia *’
Per un’Isola, l’esistenza dell’Isola, è la negazione di un simile punto di vista…l’uomo può vivere su un’isola dimenticando ciò che essa rappresenta, ma le isole sono antecedenti all’uomo, e destinate a ciò che viene dopo.
L’isola è deserta, …perché smetta di esserlo non basta che sia abitata; gli uomini possono abitarla, ma essa resta comunque deserta e noi, con essa, separati e assolutamente creatori della nostra isola.

Non possono esserci storie raccontate a scuola o imparate a memoria fino a quando non avremo insegnato il riconoscersi Isola.
[*con anche la complicità di G. Deleuze]

____________
altro motivo di riflessione



midbar medaber

“Il deserto in francese, in italiano, in inglese, è qualche cosa in cui non c'è niente. In ebraico la parola, il vocabolo, è midbar. […] ogni vocabolo di questa lingua si svolge intorno a tre lettere. Dunque in ebraico midbar e medaber sono lo stesso vocabolo. Medaber vuol dire “parlare” [lett. “parlo”, “parla”, “parlante”] e midbar “deserto”[…] Dunque, quando ci troviamo nel midbar, nel deserto, sentiamo la parola, sentiamo il silenzio, sentiamo la parola interiore. Non ci sono i media e la televisione che ci sono qui. Ha-midbar medaber. La parola sorge dal deserto. La parola primordiale. Il segreto dell'alef, la prima lettera dell'alfabeto ebraico, sorge dal deserto.”









Modificato da - oltre i limiti in data 07/04/2010 20:29:25

 Regione Lombardia  ~ Prov.: Milano  ~ Città: milano  ~  Messaggi: 132  ~  Membro dal: 17/03/2009  ~  Ultima visita: 10/01/2014 Torna all'inizio della Pagina

maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 09/04/2010 : 09:01:08  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Chiedo scusa, ma mi spiego.
Ho scritto quello che altri avrebbero sicuramente scritto (come hanno fatto in precedenza, prego controllare...) in risposta a Desi che citava Alfonso. Così, vedendosi già scritte le loro obiezioni, essi non sono intervenuti (oppure interverranno privatamente, come hanno già fatto anche troppe volte con me e Desi, lamentandosi del contenuto e della forma di alcuni commenti).
Almeno qui, non hanno scritto in massa. Interverranno altrove, passandosi parola - come ormai è evidente loro abitudine - in altri siti e poi reagendo in modo più o meno sinergico o disordinato, secondo l'ispirazione del momento.
Ma chiedo sia a Desi sia ad Alfonso di non agitarsi e di perdonarmi per avere riportato ad arte opinioni non certo mie, bensì le (presunte, ma prevedibilissime) solite trite razioni di altri. Si chiama sarcasmo, e naturalmente non era diretto a loro.

Infine, ho detto - oppure no? - che condivido appieno l'intervento?

Ed è realmente così: condivido l'articolo di Alfonso appieno e non condivido affatto le critiche che da più parti gli sono mosse (spesso in modo meschino) per il suo impegno che non è solamente archeologico o scientifico, ma più pienamente Culturale. Questo è sempre stato il mio pensiero ed il mio modo di schierarmi. Non cambierò di certo.

Si fa sempre male ad usare sarcasmo, lo so: e questo malinteso lo dimostra appieno. Me ne dispiace. Mi ripropongo di non farlo più.

So bene che tipo di persecuzione si subisce altrove, Desi: è per questo che non frequento più certi luoghi. Tu hai subito, credo, una persecuzione analoga alla mia (per non parlare di quella di Alfonso). Sembra che alcune idee "non ufficiali" e teorie "non accademiche" si portino dietro un codazzo di esaltati sostenitori, fanatici "difensori del Tempio", che si fanno un dovere di "punire" in qualche modo chi non s'inchina all'idea, per quanto falsa e fuorviante essa possa essere. Ad esempio: quando ho usato il termine "groupies", lo ha fatto intendendo riferirmi ai sostenitori acritici di tutte queste teorie non scientifiche (che ricevono in cambio visibilità, pubblicità per i propri testi a pubblicarsi, maggiori possibili contatti per l'organizzazione di incontri e congressini, etc): non avete idea di quante persone mi hanno scritto lamentandosi del fatto che quel termine era diretto personalmente proprio a loro!!
Sono realmente stanco della "Teoria del Complotto" e di tutta questa stupida dietrologia prodotta da una vera Sottocultura. Mi meraviglio che si continui a parteciparvi, con il rischio di essere inglobati ed assimilati alla stessa.
La barzelletta dice: "non litigare mai con un cretino! La gente che assiste potrebbe non capire chi dei due è il cretino vero".
Il che la dice lunga: ed è in fondo, un corollario all'argomento del post.
La Cultura non possiede più un proprio valore intrinseco ed assoluto (e degno di rispetto), bensì lo possiede in quanto materia duttile agli interessi personali ed alla fine convertibile in denaro.

Qualcuno riferirà certamente a Paolo Valente Poddighe che è stato citato in queste pagine: c'è sempre qualcuno che (per motivi insondabili) si prende certe brighe da comare. Ho il suo testo, con la sua personale dedica in Sanscrito. Lo ho letto per intero, per auto-punirmi della mia personale stupidità, compiutamente dimostrata acquistandolo. Conosco personalmente l'Autore, persona talvolta avvincente per la sua passione eccessiva e la sua volenterosa ingenuità. Un self-made researcher, come molti altri oggi in Sardegna: la Sardegna della ricerca dei primati sardi inesistenti...
Credo che - con buona pace di Albertune - si tratti di uno di quei libri destinati a scomparire dalla Memoria Comune. Come già è pienamente accaduto ad altri libri, che uscirono con manovre di Marketing molto superiori al suo. E come sono certo accadrà ineluttabilmente e con pieno merito ad altri libri, di cui ancora s'insiste a parlare oggi..
Ma la Storia Sarda (come anche quella del resto del Mondo) è altra cosa: ha a che fare con la Verità. Per fortuna c'è ancora chi se ne cura. E non è poi così difficile a trovarsi.















Modificato da - maurizio feo in data 09/04/2010 09:13:33

  Firma di maurizio feo 
Beni: ti naru unu contu...

 Regione Emilia Romagna  ~ Città: Roma  ~  Messaggi: 2962  ~  Membro dal: 11/01/2008  ~  Ultima visita: 23/03/2012 Torna all'inizio della Pagina

oltre i limiti

Utente Medio


Inserito il - 09/04/2010 : 13:19:51  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di oltre i limiti Invia a oltre i limiti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Si può porre un problema, oppure, un bisogno come la necessità di trovare un cammello per attraversare il deserto, oppure, semplicemente, si cerca di migliorare se stessi partendo da ciò che si conosce di sé e non cercando di superare gli altri in lunghezza o punti di comando. Nell’ultimo periodo ho riaperto le pagine dei miei libri di storie e le sto allineando. I racconti sono avvolgenti, accattivanti , travolgenti o semplicemente racconti, a volte confusi e fantasie sfrenate.
Potrei immaginare un’isola abitata da superuomini o da semidei o semplicemente da persone.

Io ho incominciato con l’isola deserta, con un luogo che mi chiamasse isola e mi obbligasse nel raccontare a riconoscermi mappa e le sue posizioni. Ho incominciato da un deserto per chiedere alla parola di svuotarsi dei contenuti e dei miraggi. Ho incominciato da un isola , la mia, per mostrare una Sardegna che è deserta quando apre a conquistatori o a padroni di superfici mute buoni solo per il mirtopiras. Tutto questo per, parallelamente, raccontare un passaggio più simile a una attraversata in un mare chiuso che a un oceano pronto a inghiottire isole in orizzonti provvisori.

Essere isola…

Così Alfonso Stiglitz - “Sembra quasi che ci vergogniamo della nostra storia, che la riteniamo non adeguata e che quindi necessiti di essere abbellita, arricchita, fino a invocare la distruzione di Poseidone, il maremoto, perché così, distruggendoci ci nobilita agli occhi del mondo. Da qui la spasmodica ricerca di dati archeologici, o presunti tali, che proverebbero la realtà di questo momento apicale della nostra storia, che solo la pervicace volontà di occultamento “dell’Accademia” (qualunque cosa voglia dire questo termine) tiene nascosti al popolo per impedirgli di prendere coscienza della propria identità.”

Bisognerebbe toglier il ‘quasi’ iniziale e ammettere con noi stessi che siamo caduti nel tranello delle mappe che con fatica mostrano le scritte grandi. Ammagliati dal piccolo, da ciò che il nostro occhio ci fa vedere evidente, ignoriamo gli schemi che pure guardiamo e ogni giorno seguiamo nel nostro essere isola.

E’ forse questo continuo rincorrere il vedere che ci ha resi continente, inclini ai salvatori e al profumo di colonia?

Ma è poi cosi tanto sconveniente essere mappa di un territorio come lo erano i pastori dell’età nuragica : essenziale livello di comunicazione?

(segue)


pro domo mea








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desi satta

Utente Medio


Inserito il - 09/04/2010 : 18:16:17  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
maurizio feo ha scritto:

Chiedo scusa,


... e di che?
Colpa mia che non avevo inteso....

Effettivamente sto perdendo l'abitudine all'ironia... come altri.

Quanto agli attacchi privati, se mi presti un orecchio...
... ti naru unu contu.








  Firma di desi satta 
desi
desi.satta@alice.it

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oltre i limiti

Utente Medio


Inserito il - 10/04/2010 : 11:05:30  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di oltre i limiti Invia a oltre i limiti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Vorrei cercare di porre il quesito ancora più chiaramente.

Sono un sardo che ormai vive da quasi 40 anni a milano e da dieci non sento i profumi della mia terra. Non ho parenti da questo lato del mare se non sporadicamente qualche nipote in visita studio che ,oltre studiare, si abbevera …
Vivo l’esilio come condizione imposta e non solo dalle necessità [tutte scelte naturalmente], lo studio, l’attenzione a certi particolari, la possibilità di maggiore entropia, ma anche per la condizione che la mia terra indica a chi sceglie il mare come patria adottiva. Per questo il mare alla lunga si impone come lago di nostalgie e malinconie.
È questo forse il punto che non mi so spiegarmi. La condizione d’esiliato sembra essere amplificata dalla mia stessa terra, dalla mia stessa gente. Le parole sembrano essersi sciolte in altri significati e tutto rimane simile a una bruma evanescente. Vorrei essere un sardo antico dedito alla pastorizia e al commercio di formaggio , recitare la gerusalemme liberata a memoria come vessillo di un cavaliere e vorrei cercare nella transumanza il veicolo per condividere le mie esperienze. Ma è tutto immensamente piccolo, nel mio tascapane, per riuscire a condividere qualcosa in una terra che sembra aver riconosciuto solo all’asfodelo il diritto all’ospitalità.

La mia posizione , incerta, vaga e labile, non è il vento a renderla vana ma la condizione stessa: non so chi sono e non so se le mie parole odorano dell’inflessione adatta per confonderle con il profumo dell’erba barona.

È qui il mio primo sospetto: non trovo le mie radici, forse, perché ho rinunciato alla mia posizione come sardo, e come isola a riconoscermi Isola?



[segue]








Modificato da - oltre i limiti in data 10/04/2010 11:08:02

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Michael Ventris

Nuovo Utente


Inserito il - 10/04/2010 : 12:27:22  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
maurizio feo ha scritto:

La barzelletta dice: "non litigare mai con un cretino! La gente che assiste potrebbe non capire chi dei due è il cretino vero".
Il che la dice lunga: ed è in fondo, un corollario all'argomento del post.




Ciò apparirebbe saggio, se non fosse che non si tratta (solo) di cretini. Ci sono anche loro, guai se mancassero, ma anche chi li cavalca con ben altri scopi (e per questo sarebbe bene parlare di asini, più che di cretini).
Che facciamo: lasciamo che il comico di turno vada sui giornali a strombazzare la scoperta di chissà quale rarità archeologica nascosta dalla soprintendenza favorito dall’amico giornalista?
O proviamo a suggerire che il giornalista non è né cretino né un asino ma un cialtrone che li cavalca con ben altri scopi?
Perché non mi pare che la riflessione verta su ciò che dicono i cretini, quanto su ciò che fanno coloro che fingono di credere alle loro parole: dai giornalisti sfigati agli insegnati ignoranti che si guardano bene dall’insegnare la storia sarda.
Così interpreto la riflessione di Stiglitz: e tu?








 Regione Estero  ~ Città: Heaven  ~  Messaggi: 5  ~  Membro dal: 15/03/2010  ~  Ultima visita: 01/05/2010 Torna all'inizio della Pagina

oltre i limiti

Utente Medio


Inserito il - 10/04/2010 : 13:36:27  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di oltre i limiti Invia a oltre i limiti un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Perché prendersela sempre con i giornalisti, i raccoglitori di storie e i megafoni di partito, gli imbonitori di turno siano essi cretini o no! Perché ubriacarsi sempre di assoluti!

Il fatto e che oggi siamo noi, sardi, che non sappiamo raccontare la nostre storie, e mi riferisco a quella quotidiana, la storia della nostra contemporaneità. Se non è cosi, mi spiegate come mai hanno potuto costruito sul mare quella ‘cosa’ a La Maddalena?
Il grave è che è solo l’ultima!








Modificato da - oltre i limiti in data 10/04/2010 13:38:26

 Regione Lombardia  ~ Prov.: Milano  ~ Città: milano  ~  Messaggi: 132  ~  Membro dal: 17/03/2009  ~  Ultima visita: 10/01/2014 Torna all'inizio della Pagina

Nicola76

Utente Medio


Inserito il - 10/04/2010 : 13:41:41  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Nicola76 Invia a Nicola76 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bellissimo filone, davvero! Ho letto con molto interesse l'articolo e, devo dire, sono concettualmente d'accordo. C'è spesso una voglia di nobilitare le proprie origini o di piegare il passato a proprio piacimento per giustificare qualsiasi obiettivo futuro.

Tanto per dirne una, ho sentito anche io la teoria (un po' fantasiosa, per quello che posso capire) di identificare la Sardegna con Atlantide. Ma se anche fosse, che cosa cambierebbe per i Sardi di oggi? Che cosa avrebbe lasciato quella cultura antica? Io, che pure sono appassionato di storia, cerco sempre di guardare al futuro: posso essere orgoglioso o meno degli antenati, ma sarà quello che farò IO nella mia vita che mi renderà grande o meno e che lascerò in eredità ai miei figli.

M'è venuta una curiosità. La mia maestra delle elementari ci faceva fare, di sua iniziativa, una materia in più, "Storia di Bologna", per la quale avevamo un quadernone apposito. Ogni settimana studiavamo un po' della storia della città, oppure un edificio storico, avevamo anche una cartina illustrata del centro dove ritrovavamo quei luoghi. Non gliene sarò mai sufficientemente grato, mi ha stimolato culturalmente al punto che oggi chiunque venga a trovarmi da fuori città rimane strabiliato dalle storie che so raccontargli sulla mia città.

Qualcuno ha vissuto una situazione simile? Qualche insegnante si è preso la briga di insegnarvi OLTRE AL PROGRAMMA DI STORIA UFFICIALE (che ho fatto) anche qualcosa di locale?

oltre i limiti ha scritto:
È qui il mio primo sospetto: non trovo le mie radici, forse, perché ho rinunciato alla mia posizione come sardo, e come isola a riconoscermi Isola?


Caro Amico, ti capisco benissimo. Anche io ho vissuto a Milano per qualche tempo. Non ho nulla contro la città, né tanto meno contro i Milanesi, che tanti meriti hanno e che mandano avanti una buona fetta dell'economia del Paese. Eppure non ero felice. Ero fuori dal mio ambiente e lo stile di vita non mi piaceva.

Per fortuna me ne sono accorto per tempo e sono ritornato a casa mia dopo un annetto. Forse, se fossi rimasto per 40 anni come te, sarei in una situazione simile alla tua. Perché dopo un anno, tornando, trovi gli stessi luoghi, le stesse persone, anzi, i primi mesi sei euforico e tutto ti sembra più bello. Dopo 40, probabilmente la Sardegna che hai nella mente non corrisponde più troppo con quella al di là del mare. Non so che dirti di più preciso, ma è un argomento interessantissimo, mi piacerebbe svilupparlo.

Per inciso, mia mamma era sarda ma dopo mezzo secolo sul continente si era del tutto bolognesizzata. La Sardegna per lei era una sorta di "miraggio", una terra mitica (che sicuramente ricordava in maniera idealizzata, non troppo realistica) dove conduceva un'infanzia "povera ma felice". E col senno di poi, credo sia stato meglio che non ci sia tornata (se non in vacanza con mio padre, da giovane), così è morta ricordandosi quel mondo e con una piccola punta di speranza/illusione di poterlo rivedere un giorno.

Una curiosità per Maurizio Feo: in calce ai tuoi messaggi compare "Regione Emilia-Romagna" ma "Città Roma". Com'è possibile, se non sono indiscreto?

Saluti,

Nicola








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Multa non quia difficilia sunt non audemus, sed quia non audemus sunt difficilia (Seneca)

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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 10/04/2010 : 13:43:34  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Caro MV, il nickname che hai scelto è impegnativo: è quello dell'architetto anglo ellenico che scoprì come la lingua greca fosse già scritta - in un alfabeto sillabico, il lineare B - prima ancora di comparire come lo si conosceva fino ad allora, cioé in un alfabeto derivato dal Fenicio, cui furono aggiunte alcune vocali. E pertanto, da allora si dovette ammettere che esisteva una lunga continuità temporale culturale delle genti che chiamavano se stesse Elleni ed in seguito noi definimmo greci, con un termine che non gli è gradito tutt'oggi, visto che significa "schiavi".
E lo sviluppo che tu proponi, per questo argomento, è altrettanto impegnativo e pregno di connessioni con altri temi piuttosto importanti...
Non so se i moderatori ci lasceranno inserire in questa discussione tutte le implicazioni sociologiche, culturali e politiche che già mi vengono in mente.
Comunque, non credo che la trattazione del tema proseguirebbe in modo del tutto sereno.









Modificato da - maurizio feo in data 10/04/2010 13:46:12

  Firma di maurizio feo 
Beni: ti naru unu contu...

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