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Pia
Salottino
Utente Mentor
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 Inserito il - 06/11/2008 : 14:30:55
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Hai ragione donnadelfaro, anche molti insegnanti sardi hanno, o hanno voluto, dimenticare la grande Grazia Deledda. Da poco facevo proprio questa considerazione con una mia amica che insegna in Sardegna: non è mai stata valorizzata nelle antologie o nelle letterature scolastiche.
Sembra però che ultimamente ci sia una sua riscoperta, specialmente in ambito universitario.
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Pedra Longa
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babaiola
Nuovo Utente
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Inserito il - 07/11/2008 : 10:47:23
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Ciao a tutti,
sto scrivendo un lavoro sulla Deledda dove sostengo, fra le altre cose, che la critica letteraria italiana pecca di provincialismo. In fondo parliamo di un Premio Nobel riconosciuto in ambito mondiale e assolutamente non valorizzato in Italia. Secondo voi, perché la Deledda é un Nobel passato in sordina?
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In sostanza con forza, con dolcezza nel modo.
Silvia |
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drFolk
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 07/11/2008 : 11:07:59
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Secondo me perchè è una donna che non propone la rottura con gli schemi sociali arcaici: in fondo, le sue figure sono dei ribelli incompiuti, che nello scontro con la società e col sistema dominante finiscono per avere la peggio. Non sono eroi (o eroine) d'azione, rivoluzionari che sovvertono la società e i costumi; sono piuttosto delle figure meditative, per le quali l'unica ribellione possibile ad una società che ostacola l'amore, la ricchezza, il raggiungimento della felicità, è un sovvertimento non fisico (una rivoluzione, per intenderci), ma un rifiuto Evangelico della società. Basti pensare ad Elias Portolu, alla metafora della morte di Efix, al "delitto e Castigo" che torna in tanti romanzi, dal "Dio dei viventi" a "Le colpe altrui".
Una visione del mondo, quella di Grazia Deledda, che ha poco di sociale e molto di cattolico, e che perciò viene ostacolata, bolandola di verismo provinciale e letteratura démodé.
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 Lollove
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babaiola
Nuovo Utente
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Inserito il - 07/11/2008 : 11:50:07
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Grazie dr folk. E´interessante ció che scrivi. Su qualcosa sono d´accordo ma non mi sembra comunque motivo sufficiente per non inserire la Deledda nel programma ministeriale scolastico, come facevano notare anche donnadel faro e piadeidda. In quanto poi a storie di falliti e fallimenti il Verga non é da meno eppure é citato in qualunque libro di letteratura. Inoltre le tematiche amore, appagamento e/o frustrazione sociale, religione ect sono universali. La motivazione del Nobel é sostanzialmente questa: descrivendo la Nuoro dell´800, il "villaggio"con i suoi anedotti sono stati esposti temi che ci toccano tutti e sopratutto in quel periodo la religione, il senso del peccato, era parte integrante della vita. Perché letteratura demodé? Lei racconta ció che ha conosciuto.
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In sostanza con forza, con dolcezza nel modo.
Silvia |
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callas
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 07/11/2008 : 15:56:42
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...lei racconta ciò che ha conosciuto...
è vero! ma è per questo, secondo me, che viene criticata da intellettuali della sua stessa terra..
...i suoi temi, per l'epoca, sono scottanti...ma veri!
e qualcuno si è risentito...
...poi non è di facile lettura...per stessa ammissione della Deledda...scrivere in italiano non è per lei semplice...la sua lingua è il sardo...!
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Golfo di Marinella
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Ichnos
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 07/11/2008 : 18:07:05
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Quando lo stridolio di una porta che si apre,quando l ombra di colui che entra viene proiettata dal lume di candela,quando prima della voce sembra sentire l apertura mandibolare del vecchio senza denti,quando il fruscio e l aria scomposta ti avverte della presenza del cinghiale di montagna,quando le celebrità della giacca di orbace danno indice prima di conscerne la persona che la indossa,quando la certezza di aver conosciuto sa tanca ancor prima di averla vista,quando la personalità spicca sul dopo chiamato bandito.......... è poesia amici. chiamamoli pure romanzi,ma non potrebbe esserlo, è vivere il periodo immedesimandosi sulla scena,ecco grazia deledda ha datto queste sensazioni,sensazioni che daltronde nell aria dei nostri paesi di mantagna riusciamo a percepire,ma non riusciremmo mai ad esprimerli,la lingua è sinonimo di tutto questo,non potrebbe in alcun caso un italiano perfetto simulare le emozioni che solamente l' inflessione dialettale riesce a darti
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Modificato da - Ichnos in data 07/11/2008 18:14:38 |
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Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 07/11/2008 : 19:51:47
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"Imbruniva. Il cielo limpido, immenso, smaltato dalle tremule trasparenze del crepuscolo proiettava le sue tinte verdognole, le sue sfumature violacee sul Mediterraneo azzurro dalle onde scintillanti: la luna nuova cadeva sulle montagne sarde, alte, grigie, frastagliate, striate di nebbia cerula, coi fianchi coperti di boschi frementi alla brezza del mare: la costa si dileguava lentamente, bruna e solitaria, e da lontano gli alti scogli neri flagellati dalle onde argentee parevano piccoli castelli in rovina".
(da Vita Silvana)
Quanti di noi che abitiamo oltre il mare di Sardegna abbiamo visto questo spettacolo staccandoci dai vari porti di Olbia, di Arbatax, di Cagliari, di Porto Torres? Ieri come oggi i sentimenti, le sensazioni, le emozioni, sono uguali. Questa è letteratura senza tempo.
E poi, vi sembra uno scrivere in italiano non corretto?
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Pedra Longa
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donnadelfaro
Nuovo Utente
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Inserito il - 07/11/2008 : 22:24:44
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| Pia Deidda ha scritto:
"Questa è letteratura senza tempo.
E poi, vi sembra uno scrivere in italiano non corretto?
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In teoria sarebbe desiderabile coniugare uno stile impeccabile con la forza dei contenuti, ma mi rendo sempre più conto che questo è quasi cosa impossibile. Infatti chi è preoccupato di seguire la perfezione dello stile spesso trascura la spontaneità. D'altra parte la passionalità rende impossibile la perfezione dello stile. La passione mal si concilia con l'autocontrollo che caratterizza la bella scrittura. Ciò non toglie che ci siano eccezioni da ambo le parti. L'esperienza consente ai grandi scrittori di trovare una ragionevole mediazione.
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su cummannanti
Nuovo Utente
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Inserito il - 08/11/2008 : 18:00:40
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vi ringrazio per la grande emozione che ho provato insieme a mia moglie Rosy nel rivedere la casa di Grazia Deledda.
L'avevamo visitata nel 1989 .
Abbiamo vissuto 5 anni a Cagliari ed abbiamo visitato tutta la Sardegna.,che consideriamo la nostra seconda terra,dove risiedono i nostri migliori amici.
SIAMO DEGLI APPASSIONATI LETTORI DELLA
DELEDDA DI CUI ABBIAMO QUASI TUTTE LE OPERE.
RINGRAZIAMO ''AGREST'' PER QUESTO CONTRIBUTO IMPORTANTE E LO INVITIAMO A CONTINUARE ANCHE PER GLI ALTRI AUTORI SARDI.(SATTA ETC)
TANTI CARI SALUTI DA LUCCA A TUTTI I SARDI.
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su cummannanti
Nuovo Utente
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Inserito il - 08/11/2008 : 18:27:44
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osservando le foto della cucina, l'uva attaccata al soffitto , le pere,i cereali ed i formaggi , il pane di segale fatto in casa per i servi, tutto cio' rappresentava l'agiatezza delle famiglie ricche rispetto all'enorme poverta' che le circondava.
Non credo che esista altro scrittore che abbia saputo descrivere meglio un paesaggio con i colori ed i profumi della propria terra e l'animo del popolo sardo fiero delle proprie tradizioni, anche perche' conquistate sempre con tanto sudore.
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donnadelfaro
Nuovo Utente
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Inserito il - 16/11/2008 : 19:59:29
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| Pia Deidda ha scritto:
Hai ragione donnadelfaro, anche molti insegnanti sardi hanno, o hanno voluto, dimenticare la grande Grazia Deledda. Da poco facevo proprio questa considerazione con una mia amica che insegna in Sardegna: non è mai stata valorizzata nelle antologie o nelle letterature scolastiche.
Sembra però che ultimamente ci sia una sua riscoperta, specialmente in ambito universitario.
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La colpa non è solo dei programmi scolastici ma anche degli insegnanti.... fino a prova contraria nessuno vieta ad un docente di parlare di un autore piuttosto che di un altro. Evidentemente, più che al mondo letterario dove penso sia ben conosciuta, è presso gli insegnanti che la Deledda non trova regno!
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 18/11/2008 : 19:55:59
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| donnadelfaro ha scritto:
| Pia Deidda ha scritto:
Hai ragione donnadelfaro, anche molti insegnanti sardi hanno, o hanno voluto, dimenticare la grande Grazia Deledda. Da poco facevo proprio questa considerazione con una mia amica che insegna in Sardegna: non è mai stata valorizzata nelle antologie o nelle letterature scolastiche.
Sembra però che ultimamente ci sia una sua riscoperta, specialmente in ambito universitario.
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La colpa non è solo dei programmi scolastici ma anche degli insegnanti.... fino a prova contraria nessuno vieta ad un docente di parlare di un autore piuttosto che di un altro. Evidentemente, più che al mondo letterario dove penso sia ben conosciuta, è presso gli insegnanti che la Deledda non trova regno!
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Sì, certo.
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Pedra Longa
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 10/12/2008 : 16:24:56
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| | La Commissione pari opportunità, per il completamento del progetto su Grazia Deledda, finanziato dalla Regione, ha deciso di organizzare un convegno dal titolo “Grazia Deledda femminista”. Il convegno è riservato ai docenti e agli alunni delle quinte classi delle scuole superiori della provincia che hanno svolto un programma sull'autrice nuorese. Il Convegno si terrà nel mese di marzo 2009 e saranno chiamati a partecipare alcuni studiosi dell'opera della scrittrice. La commissione, presieduta da Antonietta Cossu, pubblicherà gli atti del convegno attraverso un Quaderno culturale in cui verranno inserite le relazioni e gli interventi degli studiosi, nonché i contributi più importanti prodotti dagli alunni e dai docenti. |
L'Unione Sarda 10/12/2008
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Il Poetto dalla Sella del Diavolo
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babborcu
Salottino
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Inserito il - 10/12/2008 : 16:39:38
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su cumannanti: il pane dei servi non era di segale! in sardegna non si usa! sarà stato paned'orzo o di frumento non bianchissimo, integrale...
sarà un mio parere, ma quella cucina ricostruita , pulita pulita, asettica, tutto in ordine... se penso alle cucine antiche vere.. mi fa tristezza e suona un po' di falso! le emozioni me le danno le descrizioni.. perchèla deledda sa ricostruire davvero!
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santobevitore
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Inserito il - 10/12/2008 : 19:06:08
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Che strano, quando ero al ginnasio e con la profesoressa- che non amava la Deledda- si discuteva dell' opera di questa scrittrice, un compagno, al quale non piaceva perché le descrizioni erano troppo lunghe, disse: Non mi piacciono quelle descrizioni di cucine...Parole testuali! All'epoca ero troppo timido per intervenire ma avrei voluto dire che a me piaceva, e molto anche, e che prima di bollare come verismo provinciale la sua opera, cosa che faceva la profesoressa, ci si sarebbe dovuti fermare un momento e cercare di capire la grandezza di una donna che, pur provenendo dalla periferia, rispetto ai centri della cultura "ufficiale", e avendo avuto un'istruzione irregolare (almeno così mi pare) è riuscita ad arrivare al Nobel. Già solo per questo, e credo sia il minimo, meritebbe più attenzione.
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