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alamar34
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 08/06/2006 : 15:49:51
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ahahah questo Maria vedrò di ricordarmelo così se mi dicono di andare al Mulino non mi fregano!
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maria
Salottino
Utente Maestro
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Inserito il - 08/06/2006 : 15:59:57
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maccokedda ki sese
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 09/06/2006 : 20:16:13
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Citazione: Buongiorno Agresti si chiama cosi perche nel tempo di guerra lo era poi a statto transformato ma il suo nome gli e rimasto e quando a volte la gente chiede la via per andare a visitare la casa di Grazia Deledda i vecchi Nuoresi rispondono (affiancoso a su mulinu de sos fradese Galisai) e la gente cerca un mulino e poi si perdene ciao buona die a tie
Ciao Maria!! Sei la mia guida di Nuoro le tue conoscenze sono preziosissime
_______________________________________________________________________________________________ Cantu pane carasau e fattu fattu cannonau dae su casu'e su pastore,
sas seadas lean colore in su mare 'e Muravera, sas launeddas sonan tottu unpare in trullalléra.
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maria
Salottino
Utente Maestro
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Inserito il - 10/06/2006 : 18:00:20
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tutti per te Agre( quando hai ancora bisogno lo sai dove trovarmi) ma un po anche per Flaviedda si no oioi este zelosapassate un buon we sotto ilciao unu
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Adelasia
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Penna d'oro
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Inserito il - 10/06/2006 : 22:41:41
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Scusate se mi intrometto... nel constatare con piacere il "lancio" di argomenti davvero interessanti nel forum, ne approfitto per chiedervi se qualcuno di voi ricorda quale libro avesse scritto Pirandello ispirandosi in qualche modo alle vicende della Deledda. E' da un po' che cerco di ricordarmelo... Mille grazie!
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Agresti
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Inserito il - 12/06/2006 : 12:52:37
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Ciao Adelasia!!! Il libro dovrebbe essere Giustino Roncella nato Boggiòlo Lo spunto venne dato a Pirandello dalla vita di una "giovane e illustre", Grazia Deledda, venuta a Roma dalla natia Sardegna, accompagnata da un marito — sotto certi aspetti — non molto dissimile da questo Giustino Boggiòlo, marito della protagonista Silvia Roncella, e lanciata nell'ambiente artistico e letterario della capitale con l'aperto favore e la protezione del senatore Ruggero Bonghi, il quale scrisse la prefazione al romanzo Anime oneste, uscito nel 1895, che rivelò la sua autrice e le aprì la strada alla fama. Le maldicenze della società romana finirono per suscitare l'indignazione della Deledda e Pirandello — che ne seppe riconoscere molto presto le notevoli doti — preferí ritirare dalla circolazione il libro, che era apparso nel 1911 con il titolo Suo marito. Si accinse, poi, a riprenderlo in mano vent'anni piú tardi per curarne un rifacimento soprattutto di natura stilistica, ma il lavoro si interruppe al quinto capitolo, cioè press'a poco a metà romanzo. Ora esso viene presentato al pubblico nella forma scelta dal figlio di Pirandello, Stefano, secondo gli intendimenti illustrati nell'«Avvertenza» che lo precede.
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Adelasia
Moderatore
Penna d'oro
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Inserito il - 14/06/2006 : 17:02:28
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Grazie mille!!! "Suo marito"....proprio così, io lo conoscevo sotto questo titolo, la tua nota me ne ha richiamato la memoria. Cercherò di recuperarlo presto. Ciao Agrè.
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 16/06/2006 : 00:02:14
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Grazie a te, a dir la verità non conoscevo questo collegamento Pitandello-Deledda.. ho fatto una ricerchina ed ho trovato ciò che chiedevi ed ora mi incuriosisce leggere il libro e colmare la lacuna
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 10/03/2008 : 21:32:25
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Avevo messo da parte una pagina del L'Unione Sarda che risale al 20 giugno del 2005. Se avete un pò di pazienza, per la lettura, conoscerete ancora di più la nostra Grazia
| Quando Grazia Deledda faceva trekking a Fonni A fine '800 la scrittrice nuorese era tra i clienti di Raffaele Cugusi, la prima guida della Sardegna
Un paio di volte arrivò quassù anche Grazia Deledda. 1890, lei era una ragazza romantica con la testa della cronista: se da un lato spediva novelle decadenti intrise di passione e morte ai giornali continentali, dall'altro coltivava l'ottima abitudine di andare a vedere le cose coi suoi occhi prima di scrivere. Così quando decise che era arrivata l'ora di conoscere le montagne di Fonni si rivolse a certi amici di famiglia che le indicarono l'uomo giusto.
Raffaele Cugusi, 40 anni, fonnese, moglie e prole numerosa, era la guida autorizzata dal Touring Club italiano per il Gennargentu. L'unica guida. Uno che conosceva quei monti come le tasche dei suoi calzoni d'orbace e difatti a lui si affidavano le carovane di principi, alti ufficiali in congedo, nobildonne che arrivavano in Barbagia per le battute di caccia e per cogliere le genziane. Alto, una lunga barba sale e pepe, gli occhi azzurri - c'è una foto che lo ritrae, lui con indosso il costume di Fonni, in una mano il fucile, nell'altra un pugnale, ai piedi un muflone ucciso e il cane da caccia.
Grazia Deledda arrivò in carrozza un tardo pomeriggio di fine estate. Nell'accordo c'era il pernottamento in casa di Raffaele Cugusi, più le escursioni guidate sul Gennargentu e negli ovili dei pastori. Lei poggiò la valigia e la cappelliera nella stanza da letto preparata da Mariangela Cualbu (moglie del padrone di casa), e l'indomani all'alba era già appresso alla sua guida. «Mio nonno raccontava che era una ragazza curiosa e infaticabile».
La famiglia di Raffaele Cugusi
Anticonformista, soprattutto: quelli erano tempi in cui le donne dovevano tenersi composte, figurarsi come veniva vista lei che viaggiava da sola e parlava con gli uomini senza problemi. «Voleva sapere il nome di ogni pianta, di ogni fiore, studiava la forma delle pietre forgiate dal tempo, osservava i colori dell'alba e del tramonto...».
Raffaele Cugusi, 75 anni, porta lo stesso nome dell'avo, gli stessi occhi azzurri e la stessa passione per la montagna. È il proprietario dell'agriturismo Su Separadorgiu (uno dei primi), 1500 metri sul Bruncuspina, la casa più alta della Sardegna. Il suo locale - circondato da un laghetto con le trote, un bosco, e un panorama quasi struggente - è tappezzato di foto in bianco e nero, le foto di famiglia fin dalla fine dell'Ottocento.
Grazia Deledda volle salire fino a Perdas Crapias (Punta La Marmora), 1834 metri, la vetta più alta dell'Isola e lo sguardo che arriva fino al mare. «Volle visitare anche gli ovili dei pastori, osservava come si mungevano le pecore, come si faceva il formaggio...». Avrebbe poi descritto tutto nei suoi romanzi. Mica per nulla osservò pure che pane mangiavano i pastori di Fonni, un grande pane spesso e scuro piegato a libro e conservato nella bisaccia che odorava di orbace e di rancido. La scrittrice tornò almeno un paio di volte, a Fonni, fino al 1900, quando si sposò e andò a vivere a Roma.
«Fu una buona cliente, diceva mio nonno...». Ma a dire il vero erano tanti i buoni clienti di Raffaele Cugusi. Alta nobiltà e alti ufficiali, quasi sempre stranieri: inglesi, francesi, americani, austriaci (capito perché la Deledda era una ragazza anticonformista?). «A quel tempo sapete cosa conoscevano queste persone della Sardegna? Fonni e Golfo Aranci, punto. Sbarcavano nel porto gallurese, salivano sulla vettura postale fino a Nuoro e da qui in paese».
La guida del Touring Club in quegli anni segnalava ai viaggiatori un'unica corsa giornaliera per Fonni: ore 5,30, lire 350; aggiungeva che "il paese più alto della Sardegna, a mille metri, abitanti 4298, avrebbe molte qualità per una stazione climatica se non vi mancasse completamente ogni conforto. Vitto e alloggio in qualche modo presso Congiu Raffaele e Cicalò Carboni Carmina. Guida per il Gennargentu, eventualmente organizzazione di caccia grossa: Cugusi Balloi Raffaele".
E i turisti arrivavano, altroché: per la caccia al cinghiale e al muflone, per fare ricerche minerarie («cercavano soprattutto ferro»), per studiare le erbe e i fiori. Elegantissimi, le signore coi grandi cappelli che incuriosivano i bambini scalzi, gli uomini con le giacche lunghe. «Arrivavano in carrozza postale da Nuoro e scendevano in piazza carichi di valigie e di casse che contenevano persino servizi da tè e piatti. Volevano vivere per giorni sui monti senza però rinunciare alle loro abitudini eleganti. Mio nonno e i suoi figli, allora ragazzini, caricavano tutto sui cavalli, poi si partiva per il Bruncuspina».
Si stava lassù anche per due settimane, si dormiva all'aperto e alle volte nell'antico rifugio sotto Punta La Marmora. «Mio nonno aveva le chiavi, era il custode autorizzato di quella struttura. Lì c'erano alcune stanze da letto, era l'ideale nei periodi più freddi». C'è una foto scattata alla fine di una battuta di caccia. Raffaele Cugusi è attorniato dalle prede catturate assieme agli inglesi; indossa un cappello a falde larghe che a Fonni non lo vedevano indosso manco al dottore. «Il cappello di Benjamin Piercy. Era un appassionato di montagna e di caccia, e alla fine con mio nonno erano diventati amici, tanto che gli regalò uno dei suoi splendidi fucili, un calibro 24». L'ingegnere inglese, che in quegli anni lavorava al progetto della linea ferroviaria sarda, viveva nella sua tenuta tra Macomer e Bolotana, e ogni tanto saliva a Fonni. Tantissimi clienti. Alle volte, a dire il vero, capitava che il soggiorno venisse interrotto prima del previsto. «Per colpa di certe sorgenti di acqua molto diuretica. Era l'unico stress insopportabile per quei turisti stranieri cui non faceva paura nient'altro».
Il compenso per la guida Cugusi era molto buono, e in più c'erano i regali come i servizi da tè in ferro smaltato, le caraffe panciute ed eleganti, i vassoi cesellati che venivano utilizzati durante la vacanza (e poi lavati dalla servitù al seguito, naturalmente). «L'attività di mio nonno coinvolgeva tutta la famiglia, compresi i tre ragazzi: Salvatore, Giuseppe e Francesco». Li si vede in diverse foto, tutti eleganti, la camicia, la giacca, i capelli all'umberta. Padre e figli che sembrano continentali, solo Mariangela indossa il costume di Fonni (il marito lo portava soltanto per salire in montagna). «Era una famiglia dove, in tempi di grande fame, non mancava niente proprio grazie ai turisti. Questa è una montagna che dà tanto, l'unica condizione è amarla e rispettarla». Raffaele Cugusi lo diceva sempre.
Piera Serusi |
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Il Poetto dalla Sella del Diavolo
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 11/03/2008 : 12:02:42
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La Cuec pubblica le 170 lettere (99 delle quali inedite) scritte tra il 1892 e il 1909 da Grazia Deledda ad Angelo De Gubernatis, illustre docente di sanscrito e direttore della rivista "Natura ed Arte"
| Nuoro, 8 aprile 1894
Angelo, così dunque tu vuoi che, ti dia del tu? E bene sia. Così io lascio l’ultimo ramo a cui mi attaccavo e mi abbandonavo a occhi chiusi, alla dolce corrente, giacché tu dici che finchfinché io vorrò tu resterai con me. Sì, vieni pure, vieni e col fiore della valle, col fiore dell' agave, dalle foglie d'oro e dalle spine acute. Lo sapevo che avresti finito con l’affezionarti così a me, come fanno tutti coloro che mi incontrano, ma so ancora che questo sarà un altro sogno e che tu te ne andrai quando mi avrai veramente conosciuta bene, forse. Perché temo di farti soffrire qualche volta, e che qualche volta tu ti accorga che l'anima mia non è bianca, come tu credi, ma del colore e della natura dei miei occhi. E i miei occhi spesso ridono, in una chiarezza cristallina, mentre la tenebra si addensa entro di me, una tenebra fosca che neppure tu forse conosci. Ma non te l'ho già detto? Per tee resti la fede, la luce ed il sorriso. Perche quando ti scrivo sono felice e dimentico ogni cosa. Ma se davvero tu vuoi vivere nella mia vita, bisogna che qualche volta anche, senza che io te lo dica, senta che pur io soffro, quanto nel mondo si può soffrire, per miserie di cui tu non puoi farti neppure una idea. Il malifizio di una esistenza che oramai pare la maledizione di Dio, grava dappertutto, così a Roma come nell'ultima borgata sarda. Bisogna che tu non mi senta così felice e serena come la fresca pervinca delle convalli, ogni giorno, bisogna anzi che a giorni tu veda l'onda asfissiante di polvere che mi soffoca e mi lascia mal viva; che tu tenda in ispirito le tue mani sino alla mia testa per cerchiarla così forte di spezzarsi o di cadere nella disperazione, poi il resto sarà tutto sorriso, tutto freschezza, tutto profumo. Io non ti parlerò più di quelle brutte cose, e non volevo accennartele neppur oggi, ma occorre che tu qualche volta le senta per capirci meglio. E se tu mi compatirai, come del resto hai fatto finora, allorché inconsciamente parlerà in me la volgarità o la selvaggia superbia della mia razza, andremo sempre d'accordo, forse, e saremo sempre amici; lo non verrò a Roma, che odio e che amo, ti ripeto, a cui sono legata, non per te solo; con fili d'oro e con catene di ferro, di cui sento tutto lo splendore e la bruttezza, e dove non tu solo pensi a me. Ma vieni pur tu da me, ma solo in ispirito; così vedrai solo le cose belle. Vieni con me, Angelo, vieni se vuoi passare ove passano i miei piccoli piedi , così, per sentieri che io sola conosco, sulle rocce, nei boschi alti ove le fate hanno steso tutto l'incanto di una leggenda. Vieni pure; non ti accadrà nulla di male con la tua piccola amica, che finche potrà, finche Dio glielo concederà, sarà la tua confortatrice, e ti rasserenerà la fronte, come tu vuoi, dimenticando se stessa nella parte concessale da Dio. Perche anch'io penso con te che questa è una grazia di Dio; se pure non è una chimera dei nostri tristi destini. Perche anch'io sento il tuo affetto piovere su me come un' ambrosia infinita, e vorrei così chinare la faccia sulle tue lettere, sotto la carezza del sole d'aprile e delle prime rose, e addormentarmi per sempre dimenticando. |
Cinquant'anni di silenzio
| Il 28 aprile Christie's metterà all'asta nella sua sede di Parigi 197 lettere inedite di Giovanni Verga, un patrimonio culturale che rischia di essere così di- sperso. Per evitare tale danno si è levato l'appello degli studiosi -primi fra tutti Enzo Zappùlla e Sara Muscarà - che chiedono un intervento di Regione Sicilia, Ministero dei Beni culturali, istituzioni pubbliche .e private. C'è da augurarsi che i loro sforzi vadano a buon fine. Non c'è stato, invece, bisogno di appelli, ne di aste internazionali, per le 170 lettere (99 delle quali inedite) scritte da Grazia Deledda ad Angelo De Gubernatis tra il 1892 e il 1909 che in questi giorni vedono la luce per la cura di Roberta Masini (edizioni Cuec, Cagliari). La loro è una storia avventurosa che merita di essere raccontata. Nel 1892 una giovanissima Grazia Deledda (era nata net 1871) scrive al De Gubernatis, illustre docente di sanscrito e direttore della rivista "Natura ed Arte", per chiedergli la pubblicazione di "qualche mio scritto". La risposta è positiva; inizia così una collaborazione che si svilupperà nel corso degli anni e avrà notevole importanza nella crescita e nell'affermazione della scrittrice sarda. Tra i due si stabilisce una corrispondenza attraverso la, quale si sviluppa un comune lavoro culturale ma anche una relazione personale ricca di aspetti interessanti: per noi, oggi, quelle lettere rappresentano la preziosa testimonianza dell'itinerario formativo attraverso il quale si è plasmata la personalità umana e letteraria del fu- turo premio Nobel per la letteratura. Il De Gubernatis coltivò anche altre corrispondenze, nelle quali c'è traccia della sua intensa attività di organizzatore culturale e della sua vitalità sentimentale. Sentendo avvicinarsi la fine, ordinò le lettere destinandole alla Biblioteca nazionale di Firenze, ma distinguendo quelle che potevano essere rese pubbliche subito e quelle che destinava a un silenzio di cinquanta anni. È avvenuto C9sì che una parte- delle lettere di Grazia Deledda siano I state pubblicate già nel 1966 e le altre siano rimaste celate fu1che è scaduto il termine. A questo punto l'incontro fra la Biblioteca nazionale di Firenze, la studiosa Roberta Masini e il Centro di Studi Filologici Sardi è stato natura- le. Dopo circa un secolo, le lettere sono pubblicate in una nitida edizione e rappresentano un contributo di prim’ordine per delineare meglio la figura della più importante scrittrice della letteratura sarda. (g.m.) |
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Modificato da - Agresti in data 11/03/2008 12:29:50 |
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Adelasia
Moderatore
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Inserito il - 11/03/2008 : 23:08:43
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| Agresti ha scritto:
Avevo messo da parte una pagina del L'Unione Sarda che risale al 20 giugno del 2005. Se avete un pò di pazienza, per la lettura, conoscerete ancora di più la nostra Grazia
[quote]Quando Grazia Deledda faceva trekking a Fonni A fine '800 la scrittrice nuorese era tra i clienti di Raffaele Cugusi, la prima guida della Sardegna.......
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Uno spaccato di memoria storica molto gradevole, Agresti, e una Grazia anticonformista che mi fa ricordare quanto ho letto (non ricordo dove) qualche giorno fa, ossia che Giuseppe Dessì avrebbe sostenuto che la Sardegna avesse avuto due grandi uomini: Eleonora d'Arborea a Grazia Deledda
(Non c'entra con la Deledda, ma con curiosità dallo stesso articolo apprendo che il Piercy- sempre Benjamin, sempre lui!- gironzolasse anche nel Gennargentu... )
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noesis81
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Inserito il - 24/07/2008 : 21:10:05
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Che bello questo post.. io adoro la Deledda... ho trovato un po' di cosucce interessanti... Peccato solo che nn tutte le foto si possano ancora vedere... quelle della cas aintendo.. nn è che magari qualcuno me le riesce a inviare?? Proprio stamattina ho ordinato su ebay gli ultimi suoi libri che mi mancavano.. ora li ho quasi tutti.. Anche l'introvabile Giaffà... Un colpo di fortuna da ebay :P
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grandejanas
Salottino
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Inserito il - 17/09/2008 : 23:42:52
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queste sono altre foto della casa.....
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consiglio a tutti di visitarla è molto interessante è soprattutto emozionante!!
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Asinella80
Salottino
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Inserito il - 17/09/2008 : 23:46:02
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Ti ho seguito dal post di Canne al vento... E ora sono sempre più curiosa.... No no un pomeriggio devo andare.....
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donnadelfaro
Nuovo Utente
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Inserito il - 04/11/2008 : 18:57:49
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Nonostante sia una straordinaria scrittrice, sapete spegare come mai non si insegna nelle scuole e soprattutto come mai non è affatto conosciuta all'estero? Ho appreso con piacere che Dacia Maraini, invitata all'Università di Cuba per parlare della letteratura italiana, porterà proprio il caso di Grazia Deledda!
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