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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 26/04/2009 : 16:53:58
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Antonia. I dialoghi dei protagonisti. Anche io leggendo ho osservato come il linguaggio sia "fuori tempo", "fuori luogo". Specialmente il linguaggio di un ragazzino come Angelo. Avrei una idea ...ma voglio aspettare la fine...nel frattempo rifletterci su.
Dico solo - con tutta la libertà dei non addetti ai lavori - che Paese d'ombre è un ponte fra romanzo storico-realista e fiaba. E' la storia di un grande eroe: Angelo Uras. E, come tutti gli eroi, fuori dalle coordinate del tempo. W gli eroi positivi! W la libertà degli scrittori! W gli scrittori e la loro libertà di parlare degli eroi positivi!
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Pedra Longa
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 26/04/2009 : 17:47:30
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| Tizi ha scritto:
Poche persone rinuncerebbero ad una parte di eredità, generalmente più si ha e più si vuole.....mi viene una domanda, ma noi saremmo capaci di rinunciare? Ci sono tante persone che si scannano per un pugno di terra, io personalmente lo trovo assurdo.
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Sofia è una donna sola di un periodo molto distante da noi che anche se come atto d'amore ha sfidato la morale del tempo:mettersi al servizio di un solo uomo e non di una famiglia come era uso. Questo poteva suscitare le maldicenze del paese dei tanti occhi nascosti dietro le finestre,col mancare di don Fulgheri,signoroto del paese,veniva a mancare la sua protezione e Sofia poteva trovarsi in una situazione molto scomoda. Da qui la decisione di non accettare tutta l'eredita' ma di darne parte alla famiglia che a sua volta grata del gesto di Sofia avrebbe dato quella protezione di cui Sofia bisognava presentandola cosi' come una donna umile non avida e interessato al solo lato affettivo della situazione. Solo cosi' avrebbe potuto riscattarsi agli occhi di tutti e continuare la sua vita con piu' serenita'piu' importante della ricchezza
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callas
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 26/04/2009 : 19:10:16
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grazie..della vostra solidarietà...mi commuovete..ed io non vi ho fatto sfigurare...anche se le autorià...se la chiaccheravano entrando in chiesa..io ho comunque cantato il mio brano...e quando mi sono accorta che erano distratti..ho aumentato il volume...!
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Golfo di Marinella
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Tizi
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 26/04/2009 : 19:26:19
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Brava Callasnon avevo dubbi......
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Panorama
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 26/04/2009 : 19:54:24
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Ciao rompitimpani....!!!!!
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Pedra Longa
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 27/04/2009 : 08:58:54
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Brava callas!
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I bastioni
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 27/04/2009 : 09:10:08
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Ricordiamoci, che la rinuncia di una parte di eredità e stata presa dal nostro eroe. Un grande eroe positivo, descritto da Pia. Quando subito dopo le letture del testamento, vide le bambine Margherita e Carmela con il loro fratellino Francesco, che correva tenendo una canna fra le gambe e immaginandosi di essere anche lui cavallo... pagine, 48-49.
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 27/04/2009 : 09:20:29
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Tanto per non rimanere nell'ozio...
Cose vecchie, nuove o ancora in uso…
Si setacciare la farina, usando una paletta di castagno per separare la farina dalla crusca. I ragazzi portavano i cavalli ad abbeverare montandoli a pelo e usando solo una corda intorno al collo al posto del morso. Talvolta, per le feste importanti si usava regalare ai ragazzi degli scudi d’argento. Si mangiava come primizia dell’uva spina (che mi sembra ormai scomparsa), una specie di yogurt (gioddu), minestra di formaggio e finocchio selvatico. Gli abbeveratoi erano di granito, con vasche degradanti, in modo che l’acqua, scorrendo, fosse sempre pulita. Una storia diceva che dopo l’Ave Maria una volpe guaiolava e poi si rifugiava sul monte del Carmine, dove venivano ritrovati anche i resti delle sue vittime; però nessuno mai era riuscito a prenderla, né con i cani né con le tagliole. Le donne di Norbio tessevano al telaio; nel loro abbigliamento erano presernti due fazzoletti, una mantiglia di seta nera e un fazzoletto giallo, quest’ultimo per la vita di tutti i giorni. Una credenza di Norbio diceva che le anime dei defunti, vagavano per i campi, sceglievano una pianta rifugiandovisi, e rimanevano lì protette fino a quando piaceva a Dio accoglierle nella sua gloria. Così tutte le piante contengono un’anima e i fiori proteggono le anime dei bambini. Un’altra credenza diceva che gli spiriti entravano nelle case dei defunti e dei loro parenti per portarsi via i resti dell’anima di coloro che erano morti, resti che rimanevano impigliati negli oggetti della casa o nei capelli delle donne, come fossero bioccoli di lana. Quando si moriva si recitavano preghiere per i defunti; per il funerale la bara veniva portata a spalla dagli uomini e durante le soste veniva appoggiata su un tavolino e irrorata d’acqua benedetta dal sacerdote. Nelle case si accendevano lumini ai santi che si sceglievano come protettori.
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 27/04/2009 : 17:14:41
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E le case? Quel cancelletto....che a quasi tutti i lettori è rimasto nella memoria. Chi non ricorda Angelo che nella prima pagina apre il cancelletto per andare da Fulgheri? Mi piacerebbe sapere com erano. Avevano uno spiazzo davanti? Non davano quindi direttamente su strada? O si parla di un cancelletto dietro la proprietà?
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Pedra Longa
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donnadelfaro
Nuovo Utente
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Inserito il - 27/04/2009 : 17:24:00
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Leggendo questa bella opera non posso fare a meno di pensare a quanto sia attuale. Angelo Uras che si batte contro gli speculatori che vorrebbero distruggere i boschi del paese, contro le ingiustizie dei potenti, contro la malvagità e la stupidità dell'uomo mi riporta alla terra del Sulcis, ferita e offesa da chi ne ha fatto scempio. Dice bene Agresti, Dessì tratta temi e problematiche che a distanza di 35 anni, sono più che mai attuali. Ieri passando per Portoscuso l'acqua aveva un colore che non si può descrivere e accanto a quel magnifico mare una quantità assurda di ciminiere svettavano contro il cielo. Ma esiste un Angelo Uras anche oggi? Che sia da pensare che forse l'uomo non merita tanta bellezza? Certo pastori e contadini hanno bisogno di un lavoro, ma a che prezzo? Il romanzo di Dessì, se ieri andava letto con spirito romantico, credo che oggi vada letto con un pò più di rabbia perché oggi sulla Sardegna incidono un pò meno le situazioni storiche e sociali e un pò di più la disonestà e il profitto della politica e non solo. Possiamo immaginare che la lucidità e la razionalità con cui Dessì affronta questi problemi possa diventare qualcosa che incida profondamente sul reale? Passare dallo scontro sociale degli operai sfruttati nelle miniere alla giustizia sociale di oggi, alla lotta per l'ambiente contro ogni speculazione, al far pagare a chi lo merita la respinsabilità di ogni scempio, di questo abbiamo bisogno. All'indifferenza e arroganza del potere, allo sfruttamento e all'ignoranza degli uomini, Dessì contrappone la pazienza, la calma, la tenacia e la continua ricerca di una razionalità fondata sui sentimenti più nobili e profondi. Ieri, credetemi, guardando quelle ciminiere i miei sentimenti non erano affatto nobili. Invito dunque chi ne ha voglia di tentare di dare all'opera anche una lettura alla luce delle problematiche di oggi. :)
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 27/04/2009 : 17:38:09
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| Pia Deidda ha scritto:
E le case? Quel cancelletto....che a quasi tutti i lettori è rimasto nella memoria. Chi non ricorda Angelo che nella prima pagina apre il cancelletto per andare da Fulgheri? Mi piacerebbe sapere com erano. Avevano uno spiazzo davanti? Non davano quindi direttamente su strada? O si parla di un cancelletto dietro la proprietà?
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Tipiche case campidanesi,col portone che da sulla strada,un ampio cortile di solito lastricato cun s'umpendrau ,nel quale c'erano le stalle per gli animali,l'aia per i polli e i conigli ,qualche pianta di frutta,molto comune la pianta di limone e su stabi dell'uva. Nel romanzo si parla di cancelleto ma molto probabilmente era la porta del portone o de s'ecca fatta a liste di legno
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Modificato da - cedro del Libano in data 27/04/2009 17:39:48 |
| Firma di cedro del Libano |
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cedro del Libano
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 27/04/2009 : 17:45:24
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http://www.sardegnadigitallibrary.i...4460&id=1126
per chi ha voglia di vedere il video nei primi dieci minuti si puo' vedere qualcuno dei luoghi citati nel romanzo e farsi una piccola idea anche se il video e stato fatto 50 anni fa. Alcuni luoghi erano piu' o meno immutati con solo qualche variazione. per esempio dove si vede la piazza zampillo dovete immaginare il fiume che scorreva trasversalmente,purtroppo 50 anni fa era stato ricoperto dalla strada e il fiume scorreva sotto.
La dove si vedono i contadini che tornano dalla campagna e la strada che faceva Don Francesco col calesse e dove mori'.
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Modificato da - cedro del Libano in data 27/04/2009 17:49:21 |
| Firma di cedro del Libano |
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Anto
Salottino
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Inserito il - 27/04/2009 : 18:24:44
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Interessante Cedro...grazie.
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 27/04/2009 : 20:10:06
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Cedro del Libano! Che sorpresa ci hai fatto! Grazie infinite! Giuseppe Dessì nel 1963 ci parla di Sardegna e di Villacidro in un documentario che diventa utile testimonianza. Mi viene da pensare: quando lui ha scritto il testo per il documentario non aveva ancora scritto Paese d'Ombre e chissà se l'aveva già in mente, opera in fieri. Capiamo anche che c'è un collegamento autobiografico fra Angelo e suo nonno. L'eroe positivo si concretizza.
Cedro del Libano, sai una cosa? Io nell'introduzione ho pianto. Chissà perchè...
Un benvenuta a Donna del Faro, quale onore averla fra noi signora! Non avevo dubbi sulla linea da lei intrapresa in questa lettura! Ne faremo tesoro!
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Nevathrad
Utente Maestro
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Inserito il - 28/04/2009 : 09:35:19
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| donnadelfaro ha scritto:
Leggendo questa bella opera non posso fare a meno di pensare a quanto sia attuale. [cut] Invito dunque chi ne ha voglia di tentare di dare all'opera anche una lettura alla luce delle problematiche di oggi. :)
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Donna del faro, io personalmente preferirei limitarmi ad una lettura quanto più aderente al testo ed alla situazione del periodo in esso considerato. Una lettura fatta con chiavi diverse, oltre che portarci ad interpretazioni puramente accademiche, non è detto che rispecchierebbe effettivamente il sentire di Dessì, quanto piuttosto la necessità di una nostra pura interpretazione della realtà odierna. Questo anche per evitare di trovarci immersi in discussioni fatte già in altri spazi e finite in modo non opportuno. E che, oltretutto, poco valore aggiungerebbero a quello universale e grande già insito nell’opera del Nostro che scopriremo andando avanti con la lettura.
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