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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 30/01/2009 : 14:25:23
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Per il buon prosieguo della discussione, vi prego di lasciare al di fuori tutto ciò che non contribuisce all'approfondimento del Muto di Gallura.
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callas
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 30/01/2009 : 15:13:31
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| Marialuisa ha scritto:
babborcu che dici , conflitto d'interesse ? Sono anch'io moderatrice , ma non mi piace nessun tipo di censura vediamo vediamo di chiarire ... @ callas :la mia replica era rivolta a una mia chiamata in causa da parte di Pia e nello specifico si trattava di correnti letterarie : ho risposto in tal senso e ho anche specificato che non era ancora il momento di inerpicarsi così in alto perchè per alcuni si trattava di prima lettura del Muto . Se - poi - ho fatto i complimento alla triade è solo perchè stanno facendo un egregio lavoro , con un bagaglio culturale che a noi è estarneo . Parduletta : mica io mi sento inadeguata ? Io mi sento ignorante e ringrazio chi mi dà modo di colmare queste mie lacune .
ps : se poi , vi dessi così tanto fastidio , carissime , io ho tanto altro da esplorare , leggerò e imparerò anche non intervenendo . Ciao .... a presto ...
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...faccio per prima i complimenti alla triade...e mi scuso con te..Luisa...che non mi dai assolutamente fastidio..ci mancherebbe altro... era solo che sia io che Parduledda..ci siamo sentite inadeguate...e quella tua frase...ci ha buttate giù....solo questo...!
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Golfo di Marinella
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 30/01/2009 : 17:12:05
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Ho detto in un altro topic...rubando la frase al grande filosofo "So di non sapere". Ho aderito alla proposta di Agresti perchè questo metodo di lettura dell'opera lo trovavo stimolante. Ogni libro è una ricca miniera dalla quale attingere e se si legge insieme ognuno di noi può cogliere aspetti differenti a seconda delle diverse conoscenze, personalità e sensibilità. L'apporto di ognuno è fondamentale. Gioia più grande per me non poteva esserci questo inverno a Tortolì quando un gruppo di ragazzine della scuola media di Osini mi hanno posto le loro domande: mi hanno fatto riflettere su alcuni aspetti che neanche io avevo colto, pur avendo scritto il romanzo! Non abbiamo solo occhi e cervello, ma quando leggiamo abbiamo anche cuore e anima.
Per carità....non facciamo prenderci dal virus dilagante in GdS del litigio. Vi prego, qui no!
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Pedra Longa
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ampuriesu
Utente Attivo
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Inserito il - 30/01/2009 : 18:01:15
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Pia...tranquilla che qui siamo tranqulli. al massimo essendo addentrato nella faida posso eliminarne qualcuno con il vecchio archibugio di nonno.
Comunque vi sto preparando una chicca... se stasera finisco le prove di ballo in tempo vedo di inserire qualche parte della storia del muto in versi in modo da cogliere le sfumature viste da un personaggio addentrato in quel tipo di cultura. logicamente scriverò i versi in gallurese con a fronte la traduzione. c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?
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Agresti
Moderatore
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Inserito il - 30/01/2009 : 18:18:45
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| ampuriesu ha scritto: c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?
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Mi incuriosisce davvero
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Il Poetto dalla Sella del Diavolo
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Pia
Salottino
Utente Mentor
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Inserito il - 30/01/2009 : 18:37:13
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| ampuriesu ha scritto: Comunque vi sto preparando una chicca... se stasera finisco le prove di ballo in tempo vedo di inserire qualche parte della storia del muto in versi in modo da cogliere le sfumature viste da un personaggio addentrato in quel tipo di cultura. logicamente scriverò i versi in gallurese con a fronte la traduzione. c'è anche la parte di la prigunta nella quale viene chiesta la mano di Mariagnula.che ne pensate della mia proposta?
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....finisci presto il ballo, ajò!
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Pia
Salottino
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Inserito il - 30/01/2009 : 18:46:12
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E parliamo anche di poesia improvvisata?
Il giovane pastore del capitolo dell'Abbraccio incarna la figura del poeta "improvvisatore" che suggella i momenti più importanti della vita comunitaria con i suoi versi. Ma quanto improvvisa? Poeti abili, veloci, intelligenti e creativi, avranno sicuramente preparato la trama su cui intessere le improvvisazioni?
Dal capitolo Aggius leggo: "La loro immaginazione è fervida, il loro carattere energico, la loro tempra d'acciaio. Hanno una naturale tendenza alla poesia e i loro canti sono ispirati o da sentimenti malinconici, o da un umorismo satirico. Tenaci nell'amore quanto nell'odio, una sola parola basta per intenerirli, una sola parola per eccitarli all'ira.
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Pia
Salottino
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Inserito il - 30/01/2009 : 18:48:28
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Permettetemi una debolezza....: "Ah quanto amo il poeta pastore!" Callas e Agresti mi capiranno....
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 30/01/2009 : 23:03:05
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| Pia Deidda ha scritto:
E parliamo anche di poesia improvvisata?
Il giovane pastore del capitolo dell'Abbraccio incarna la figura del poeta "improvvisatore" che suggella i momenti più importanti della vita comunitaria con i suoi versi. Ma quanto improvvisa? Poeti abili, veloci, intelligenti e creativi, avranno sicuramente preparato la trama su cui intessere le improvvisazioni?
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Un bravo poeta improvvisatore quando andava a un matrimonio, doveva prepararsi almeno un "bringhisi" e una "moda" nel caso ci fosse stato qualche altro concorrente da sistemare, il quale per non soccombere doveva rispondere con un componimento usando la stessa metrica, "la moda" che credo sia il tipo di rima più difficile da comporre..
Conosco l'opera di Paolo Dettori sul Muto di Gallura. Praticamente riprende in rima tutti i passaggi descritti dal Costa, seguendone nell'esposizione anche l'ordine cronologico. Concordo con Ampuriesu per quanto riguarda la parte della prigunta, sicuramente la più interessante, ma per il resto non aggiunge niente di nuovo.
Il Dettori nel comporre, (siamo nel 1948) seguì le usanze del tempo per quanto riguarda l’acquisizione delle notizie sulla faida, cioè si lesse il libro. A questo proposito è curioso notare che da sempre tutta la memoria storica della faida tra Vasa e Mamia è quella riportata nel Muto di Gallura del Costa. Come ho già riportato il tutto è dovuto al fatto che le persone che vissero direttamente quelle vicende e che conobbero il terrore di quei giorni hanno preferito dimenticare. Anche ai diretti discendenti talvolta le notizie arrivavano in maniera un po diversa... C’è voluta tanta pazienza e perseveranza per riuscire ad acquisire qualche informazione che non fosse quella del libro. Girovagando da un archivio parrocchiale a un archivio di Stato, oppure a casa di qualche diretto discendente o avendo nella memoria vecchi racconti di parenti o gente del luogo si possono fare delle scoperte interessanti al riguardo. A volte diventa troppo semplice liquidare il tutto sotto un alone romantico; certo che il Costa fu molto abile nel tessere la trama del suo racconto partendo dai resoconti sbiaditi di gente che, a parte Mariangela Mamia, era estranea alla faida. Spulciando fra le carte d’archivio, se non integrate dalla tradizione orale, e viceversa, però si possono prendere talvolta delle solenni cantonate.
Cito un solo caso a titolo di esempio fra quelli che capitarono, per capire meglio quello che intendo... Spulciando nell’archivio della parrocchia di Trinità d’Agultu, trovo che il giorno 11 giugno 1851, pochi mesi dopo l’estate calda del 1850, lungo la strada che dalla borgata rurale di La Paduledda conduce a Isola Rossa fu ucciso tale Comita P., di anni 27; facendo una rapida ricerca e ricostruito l’albero genealogico, scopro che la nonna materna apparteneva alla famiglia Mamia. In seguito tramite persone anziane dirette discendenti dell’ucciso vengo a sapere che l’omicidio fu attribuito a un certo Giovanni Oggiano Tuxoni. Considerato che i componenti la famiglia dell’omicida erano in stretti rapporti di parentela e amicizia con Pietro Vasa, anzi furono i suoi primi soccorritori, quando fu ferito il giorno di San Giuseppe, il quadro era molto chiaro: si trattava di un omicidio da classificare a pieno diritto nella faida... Dal resoconto del processo a carico del’omicida, celebrato a Sassari nell’agosto 1856, emerse tuttavia un quadro diverso. Il Comita P. con il fratello Pietro avevano accorpato alle loro proprietà un appezzamento di terreno di proprietà del Tuxoni, il quale, per tutelare il suo diritto, aveva fatto ricorso alla Giudicatura Mandamentale. La ritorsione arrivò immediata: infatti fu uccisa una cavalla dell’Oggiano Tuxoni, il quale si vendicò prontamente uccidendo il Comita P., e dandosi immediatamente alla macchia. Fu catturato dopo quattro anni, dopo un conflitto a fuoco nel quale fu ferito gravemente anche un carabiniere. Da rilevare che la vedova di Comita P. si risposò (e questo per me fu molto importante), qualche tempo dopo. Anche il secondo marito fu ucciso nel gennaio 1856, pochi mesi prima delle paci di Tempio. L’Oggiano Tuxoni a sua volta fu condannato all’ergastolo e morì in galera a Pozzuoli nel 1880. Interessante fu nel processo la deposizione di M.L.O., cugina dell’imputato, la quale candidamente dichiarò che il cugino non poteva essere l’omicida, in quanto nella settimana precedente la festa della Trinità d’Agultu “in tarra d’Agghju no s’ammazza a nisciunu” (la festa era il 15 giugno, il fatto del sangue è del giorno 11)...
Da quanto su riportato mi pare si possa ancora una volta sottolineare che le caprette e le rotture di fidanzamenti c’entrino sempre meno con le cause delle uccisioni... probabilmente furono in realtà tutta una serie di piccole inimicizie personali che si svilupaprono in maniera più grandiosa proprio in quel lasso di tempo...
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Nuraghe Succuronis
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ampuriesu
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Inserito il - 31/01/2009 : 10:06:26
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Come promesso ecco una parte della poesia con a fronte la traduinein italiano. scusate se la trduzionenon sarà di u italiano perfetto ma pr quanto possibile ho cercato di tradurre parola per parola dal gallurese all'italiano senza cambiare il senso pur di scrivere in italiano corretto. Petrus...se devi fare modifiche alla traduzione fai pure senza problemi. ho inserito qualche mio pensiero cercando di esservi i aiuto. Tra l'altro queste sfumature me le ha fatte notare mio padre he conosceva bene il Dettori e spesso hano parlato di questa faida. Appena posso posto un'altra parte.
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ampuriesu
Utente Attivo
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Inserito il - 31/01/2009 : 11:42:21
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Cari amici scusate i pasticci del messaggio precedente ma è alquanto problematico scaricare il testo in quando i file accettati sono i jpeg.ho provato a trasformare il testo word in jpeg ma come vedete perde molto e risulta difficoltosa la lettura quindi, non avendo altra scelta ho trascritto tutta la prima parte della poesia in dialetto e poi a seguire la pseudo-traduzioni (l'italiano è pessimo ma non volevo storpiare il senso poetico, sono sicuro che mi capirete). allora breve sintesi di quanto detto nei giorni scorsi. S parlava dell'abbigliamento di Aggius....Il ceto sociale alto indossava la camisgjiola: se leggete la 12 strofa il poeta evidenzia come il Costa che Mariagnula vestiva in camisjiola. strofa 17 iniziala vera e propria prigunta.Pietro, un poeta e altri invitati si recano allo stazzo per chiedere la mano di Mariagnula. Probabilmente il padre di Mariagnula non aveva la vena poetica e così è un'ltro uomo dall'interno della casa che risponde alle richieste del poeta di Pietro che va cercando la sua colomba. Come da tradizione prima si cerca di persuadere l'uomo e viene invitato ad andar via da quella casa mentre poi con modo gentile gli viene dato ci che cerca. nella stofa 28 si rimarca lo stato psicologico del muto...tra tutti gli invitati era l'unico che non partecipava alla festa. il poeta dice perchè sordo e muto...può anche darsi che anche in quell'occasione qualcuno si sarà burlato della sua menomazione o può anche darsi che i parenti stessi provassero vergogna per il suo stato e quindi costretto a restare in disparte. Il resto della canzone parla dei festeggiamenti per poi rimandarci alla seconda parte che se non sentirò qualcuno che si è annoiato con questa prima appena possible posto anche l'altra.
1 Siddu m’arresci raccuntà vulia Lu fattu d’una storia fundata Pa chidda inimicizia passata Di frati Vasa cun frati Mamia Di tirannia e grudeli vinditta Cantu dura lu mundu imbara scritta.
2 Siddu chi la me rimma mi faori Chistu raccontu vi vulia fa Di commu la jenti s’ammazzaa E tinia contu lu rancori Paramori e si mali faidaa E lu godici saldu chi cantaa.
3 La familia Tansu in tarra d’Aggiu Erani meda ma no possidenti Unu mizzanu e ne pati e no senti Però era di folza e di curaggiu Cantu è istatu illa so infanzia Era sempri in un mari d’agunia.
4 Bastianu da sendi minori Sinnandaa a giugà cu l’alti steddi Però l’attruppigliaani in faeddi Fendili schelzi di dugna culori Era interrori commera fulzutu Ma era di natura suldu e mutu.
5 Cant’è istatu a prualli i pugni Era sempri in un mari d’agunia Ma dapoi dugnunu lu timmia Ch’iddu era prontu in lampalli l’ugni Ca lu tuccaa mancari giughendi Si li roldaa che cani battendi.
6 Abà piddemmua Antoni Mamia Ch’era un ommu d’onori rispettatu Pa bonu ragionati era zilcatu Saia attiratu tanta simpatia Si punia a dà un paragoni Era intesu paria un salamoni.
7 Una fiddola di dizasett’anni Di nommu Mariangiula ciammata Pa simpatia paria una fata Eleganti e ciarrendi chena inganni Poi v’aia un frateddu minori Chi a vidillu paria un fiori.
8 Era l’etai di cattoldiz’anni E micheli di nommu si ciammaa Antoni a lu sessanta z’arrigaa E tanti olti se vistu in affanni In Aggiu aia una casa fora fora e istazzi in campagna di Vignola.
9 Petru Vasa quasi di trent’anni Ed era riccu ma supelviosu Un ommu bassu balbutu e pilosu Fazia tanti buruli e inganni Ma cu li signorini cambiaa Un beddu modu chi sill’attiraa.
10 Era illa Trinitai cu la mamma E la trattaa cun tutti l’onori Di fondamenti cun poghi rancori Solu e cu li Pileri e chi s’affanna Cand’unu in faccia a l’altu era prisenti Si fazziani poghi complimenti.
11 Petru culpitu d’un amori aldenti Era pa Mariagnula Mamia Tutti li olti candu la idia Palpiti noi a lu gori senti L’occittu li fazia tanti olti Pruendi chissà logu s’era folti.
12 Già v’era d’attirassi simpattia Ch’era commu una rosa ben fulmata Cu li pili biondi incurunata E li so carri bianchi che nia Vistuta in cammisgiola a chissi tempi Comm’una stella brillanti e luzenti.
13 La signorina sinn’è abbizzata Di tantu affettu chi Petru l’aia E all’insigni li currispundia Cul’occi beddi chi paria una fata Baddendi e faiddendil’in sigrettu Cun istrinti di manu e tantu affettu.
14 La jenti ch’era und’erani baddendi Si so avvisti di ghi si trattaa Tra iddi si puniani ciarrendi Chistu è un coiu chi be s’aggalaa E lu babbu a intesu l’algumentu E se cagliatu chi n’era cuntentu.
15 Di chistu fattu e lu carantanoi Pogu vi manca par’esse zent’anni Chi fazi la dummanda chena inganni Par’ispusalla cun tutti l’onori Difficcultai non an’agatatu E di fa chissà coiu an’appruatu.
16 Era di Maggiu l’abbrazzu in Vignola In unu stazzu si ciamma Giunchizza Accultu a la marina und’una frizza Arrea da lu mari chi cunsola Da la manzana prestu priparendi Dugnia alimentu e la jenti arriendi.
17 Andat’è Petru cun tutti l’onori L’ommu dummanda la culumba rara Che neula basgiata da lu soli E pura che la nia di Limbara Petru pratendi chista culumbina Chi in tutti li talenti è regina.
18 L’ommu rispondi coment’è usanza Culumbula no z’ha in chistu logu Canta jenti vinuta a un’abbogu Ma a la janna nisciunu s’avanza Siguru eti sbagliatu lu caminu Andetivinni a lu ostru distinu.
19 Si lu caminu zinn’ha arrigatu A la carrela d’Antoni Mamia Voddì chi Petru s’era assiguratu Chi la so culumbedda vi staggia No pudia mancà e vi prisentu A Petru giuntu pal’appuntamentu.
20 Senza lamentu pinseti andavinni Si no v’accunulteti imbarà fora No z’è Antoni e deiti cridimmi Chi z’è visciutu no sarà un’ora A la sola la casa lassata E a noi z’ha dittu a valdià.
21 A istà fora veni pogu bè La culumbula noi e chi vulemmu Figgiuleti chi Antoni drentu è Sinnò intremmu noi e cumputemmu Semmu inuti e Antoni lu sa Chi in casa zi dia d’aspittà.
22 Abà punimmu menti un’alta olta E un mamentu chi turratu sia Sidd’è intratu da calcalta polta E si calchi culumba pussidia, senza fa riulia ze t’ha dì s’alta cosa vuleti pratindì.
23 Petru vo la culumbula ch’è soia Ed è in casa d’Antoni Mamia E vinutu cun noi in cumpagnia Pal piddassilla senza dalli noia Sinnò criditi ditila Antoni Chi aeti a vidè sidd’aemmu rasgioni.
24 La culumbula è mea dizi Antoni E ti la zedu tantu volentieri Sappi trattalla cun boni maneri Di rispittalla in dugna occasioni Voddu chi sia felici e cuntenta E subitu a Mariangiula prisenta.
25 No istenta a viscì chissa bandera A la palti di fora illu jannili Posta di gala cu la so manera E salutendi cun modi gentili Cun suspiri cuntenta figgiulendi A Petru soiu ch’è fora aspittendi.
26 La jentu tutti ganti ani dunatu chi a l’abbrazzi s’usaa cussì Chi bedd’usanza si pudia dì Tutti chidda bandera ani basgiatu Dapoi Petru si l’è prisintatu E s’ani abbrazzi e doni scambiatu.
27 Banchi fruniti di tanti alimenti L’invitati passini lu zentu Di canti e soni e di diiltimentu Brindisendi calcunu silla senti Beddu fistiggiamentu e cant’onori A l’alleanza di chissi fiori.
28 Vera la mamma di lu fidanzatu Era veccia c’aia settant’anni E lu fratili s’aia pultatu Però paria in mari d’affannu Accultu a lu balconi z’è visciutu No diiltia ch’era suldu e mutu.
29 A una palti staggia ficcutu Figgiulendi la eccia e a Micheli Chiddu steddu arrumbatu vulinteri Supra la coda d’un capu canutu An’autu una bedda occasioni D’esse insembi chissi tre passoni.
30 La sera fini lu fistiggiamentu Dugn’unu zilca no dapiù noia Petru sinn’anda cu la mamma soia Da chissà logu felici e cuntentu Senza lamentu da la fidanzata Andendissinni si l’ha abbrazzata.
31 Ciudu la primma palti ch’è d’onori Di comprimenti di festi ed allegrii Pal cuminzanni un’alta di dulori Di vinditti e grudeli tirannii Siddu mi faori la me musa In chistu fattu ch’è mezu cunfusu.
TRADUZIONE 1 Se mi riesce raccontare voglio Il fatto di una storia fondata Per quella inimicizia passata Della famiglia Vasa con la famiglia dei Mamia Di tirannie e crudeli ceììvendette Quanto dura il mondo resta scritta.
2 Se la rima mi favorisce Questo racconto vi voglio raccontare Do come la gente si uccideva E teneva conto del rancore Per amore se male parlava E il codice sardo che cantava.
3 La famiglia Tansu in terra di Aggius Erano molti ma non possedenti Uno in mezzo non patisce e non sente Però era forzuto e di coraggio Quanto è stato nella sua infanzia Era sempre in un mare di agonia
4 Sebastiano quando era piccolo Se ne andava a giocare con gli altri bambini Pero lo infastivano con parole Facendogli scherzi di ogni colore terrorizzava per la forza che possedeva Ma era di natura sordo e muto
5 Quanto è stato a provare i pugni Era sempre in un mare di agonia Ma dopo tutti lo temevano Che lui era pronto a prenderlo a graffi Chi lo toccava solo per gioco L’aggrediva come un cane aggressivo
6 Adesso prendiamo Antonio Mamia Che eraun uomo d’onore rispettato Per buon ragionate era cercato Si aveva attirato tanta simpatia Si metteva a dare un paragone Era ascoltato sembrava un Salomone
7 Una figlia di diciassette anni Di nome Maria Angela chiamata Per simpatia sembrava una fata Elegante chiacchierando senza inganni Poi aveva un fratello minore Che a vederlo sembrava un fiore
8 Aveva l’età di quattordici anni E Michele si nome si chiamava Antonio arrivava a sessantant’anni E tante volte si è visto in affani Ad Aggius aveva una casa in periferia E degli nelle campagne di Vignola
9 Pietro Vasa quasi di trent’anni Ed era ricco ma superbo Un uomo basso barbuto e peloso Faceva molti scherzi e inganni Ma con le signorine cambiava Un bel modo che se le attirava
10 Era a Trinità con la mamma E la trattava cun tutti gli onori Educato a non tener rancore Solo con i Pileri si affannava Quando si incontravano faccia a faccia Si facevano poco complimenti
11 Pietro colpito da un’amore ardente Per Maria Angela Mamia Tutte le volte che la vedeva Palpiti nuovi provava il suo cuore L’occhiolino li faceva tante volte Per provare se quella donna era forte
12 C’era da attirarsi simpatia Che era una rosa ben formata Con i capelli biondi incoronata E la carne bianca come la neve Vestita in camisjiola a quei tempi Come una sella brillante d’oriente
13 La signorina si è accorta Di tanto affetto che Pietro provava E agli sguardi corrispondeva con gli occhi belli che senbrava una fata ballando e parlando in segreto con strette di mano e tanto affetto
14 la gente presente al ballo si sono accorti di cosa si trattava tra loro andavano dicendo questo è un matrimonio che bene si presenta e il padre sentito l’argomento si zittisce perché era contento
15 di questo fatto e nel quarantanove poco ci manca per essere cent’anni che pone la domanda senza inganni per sposarla con tutti gli onori difficoltà non ne ha trovato e di combinare il matrimonio hanno deciso
16 ha Maggio si è svolto l’abbraccio a Vignola in uno stazzo chiamato Giunchizza vicino a la marina una brezza che arriva dal mare e che consola dalla mattina presto preparando ogni tipo di alimenti mentre la gente inizia ad arrivare
17 e’ andato Pietro con tutti gli onori l’uomo domanda la colomba rara come una nuvola baciata dal sole e pura come la neve del Limbara Pietro pretende questa colombina Che ha tutti i talenti come una regina
18 L’uomo risponde com’è d’usanza Colomba non si trova in questo luogo Quanta gente venuta tutta assieme Ma alla porta nessuno si avvicina Di sicuro avete sbagliato strada Andatevene per il vostro destino
19 Se la strada ci ha portato qui Al rione di Antonio Mamia Vuol dire che Pietro era sicuro Che la colombella qui abitava Non poteva mancare e vi presento A Pietro venuto per l’appuntamento
20 Senza lamentarvi pensate di andar via Se no accontentatevi di restare fuori Non c’è Antonio e dovete credermi Che uscito meno di un’ora fa A lasciato la casa da sola E a noi a detto di fare la guardia
21 A restar fuori non viene tanto bene Noi è la colomba che vogliamo Guardate che Antonio è dentro Altrimenti entriamo noi per controllare Siamo venuti e Antonio è al corrente E in casa ci doveva aspettare
22 Adesso ci penso su una volta ancora E probabile che sia appena arrivato Se è entrato da un’altra porta E se una colomba possedeva Senza far questioni ci direte Se altro volete pretendere
23 Pietro vuole la sua colomba Ed è in casa di Antonio Mamia E venuto con noi in compagnia Per prendersela senza dargli noia Se non ci credete ditelo ad Antonio E vedrete che abbiamo ragione
24 La colomba è mia dice Antonio E te la cedo molto volentieri Sappi usarla con buone maniere E rispettala in ogni occasione Voglio che sia felice e contenta E subito Maria Angela presenta
25 Non tarda ad uscire quella bandiera Al di fuori della soglia della porta Vestita di gala con le sue maniere E salutando con modi gentili Con sospiri guardava contenta Al suo Pietro che fuori l’aspettava
26 Tutta la gente ha donato Che pera usanza per l’abbrazzi Che bella usanza si poteva dire Tutti quella bandiera hanno baciato Poi Pietro gli si è presentao E si hanno scambiato abbracci e regali
27 Tavole imbadite con tanti alimenti Gli invitati sono un centinaio Di canti e suoni e divertimento Brindava qualcuno che ne aveva le capacità Bel festeggiamento e quanti onori Per l’unione di quei fiori
28 C’era la mamma del fidanzato Era vecchia e aveva settant’anni Si aveva portato il cugino di primo grado Però sembrava in un mare di affanni Vicino alla finestra se n’è andato Non divertiva perché sordomuto
29 Se ne stava dritto in disparte Guardando la vecchia e Michele Quel bambino poggiato volentieri Sulle gambe di una testa bianca An trovato una bella occasione Per trovarsi insieme queste tre persone
30 La sera finiti i festeggiamenti Ognuno cerca di togliere il disturbo Pietro se ne va con la sua mamma Da quei posti felice e contento Senza lamentarsi da la idanzata Prima di andar via la abbracciata
31 Chiudo la prima parte che è d’omore Di complimenti di feste e d’allegria Per iniziarne un’altra di dolore Di vendette e crudeli tirannie Se la musa mi favorisce In questi fatti ora è un po’ confusa
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Modificato da - ampuriesu in data 31/01/2009 11:48:09 |
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 31/01/2009 : 12:39:36
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Complimenti ad Ampuriesu... hai fatto veramente un grosso lavoro...
Nell'opera citata, il poeta, come ho già detto più sopra, riprende passo dopo passo quanto riportato nel libro del Costa. L'autore Paolo Dettori, noto Perredda, era nato nello stazzo di Limpas, territorio di Bortigiadas, nel 1893, in seguito stabilitosi a Santa Maria Coghinas, dove morì nel 1969. Non poteva aver conosciuto i protagonisti superstiti della faida in quanto erano ormai tutti scomparsi... e poi c'era di mezzo anche la distanza spaziale. Probabilmente avrà sentito parlare della carneficina durante il servizio militare quando sicuramente fra i commilitoni c'era gente di Trinità d'Agultu o di Aggius, che erano a conoscenza di qualche particolare della vicenda. Il nostro poeta infatti partecipò alla Grande Guerra, dove si distinse per valore e coraggio tanto da essere decorato.
L'opera del Dettori, pubblicata nel 1948, provocò qualche mugugno, fra i Vasa e Mamia che mal tolleravano ancora che si parlasse di quella triste storia, soprattutto anche considerando il fatto che riportava gli stessi temi contenuti nel libro del Costa, considerato un pessimo elemento specialmente dai Vasa. Vi è da dire che qualsiasi opera che parla della faida, anche in epoca più recente, non è stata mai bene accolta, anche se i tempi erano cambiati. Uguale sorte toccò infatti a un brano musicale, eseguito dai Los Marcellos Ferial, che, scartato a Sanremo, fu poi riproposto al concorso Un Disco per L'estate, quindi trasmesso ogni giorno dalla Reti Rai a livello nazionale... ed eravamo nel 1967... più di un secolo dopo...
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Modificato da - Petru2007 in data 31/01/2009 12:44:03 |
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ampuriesu
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Inserito il - 31/01/2009 : 13:24:40
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Petru... grazie pa lu cumplimentu! volevo ricordarti che Paulu Perredda non ha conosciuto i protagonisti è vero ma altrettanto vero che proveniva da uno stazzo di Bortigiadas come Antoni Stevanu. tra l'altro a Santa Maria Coghinas ha conosciuto tutti i parenti di mia nonna che come noi sono imparentati con la famiglia di Antoni Stevanu e le verità saranno senz'altro più fondate dei racconti romanzati del costa. Hai notato che belle sfumature i la prugunta? Una meraviglia che solo uno addentrato in quella cultura può trasmettere. Dulcin in fundo...Paulu Perredda ha partecipato alla I° guerra mondiale come fante della Brigata Sassari assieme a Pietro Pietro Paolo Carboni figlio di Sebastiana Lucrezia Pes, sorella di Gavina (francesca nel romanzo nonchè marito di mia nonna. vuoi tu che non si siano reaccontati la storia considerato che erano anche compari? unico problema che Pietro PAolo è morto in un combattimento mentre Paulu Perredda è morto negli anni 60. Non voglio togliere nulla al Costa, il suo lavoro è meritorio, ma chi conosce il territorio trova sempre qualche sfaccettatura che non è consona con i nostri costumi.
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Pia
Salottino
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Inserito il - 01/02/2009 : 19:45:49
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Grazie ampuriesu, un bell'apporto poetico aggiunto ad una fatica di traduzione. Ma la poesia continua....
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babborcu
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Inserito il - 02/02/2009 : 09:18:55
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con gioia noto che l'ascia di fuerra (o il temibile archibugio) è stata seppellita... grazie a tutti e grazie ad ampuriesu per i versi... che ci permettono di entrare ancor di più nel clima della vicenda...
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