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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 15/07/2010 : 19:46:56
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| maria ha scritto:
Buongiorno amicone meu
"Cara, potrò parlarti mai" Che tristezza pero nn aver saputo che la sua mamma era deceduta
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Maria, penso leggerle o rileggerle non facciano che del bene
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I bastioni
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 15/07/2010 : 19:50:28
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| Flore ha scritto:
Credo sia una delle lettere più belle
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Maria Grazia, questa che segue anche bella
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 15/07/2010 : 19:52:13
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Antonio Gramsci
Il paradiso della mamma.
Carissima mamma, ho ricevuto la lettera che mi hai scritto con mano di Teresina. Mi pare che devi spesso scrivermi così; io ho sentito nella lettera tutto il tuo spirito e il tuo modo di ragionare; era proprio una tua lettera e non una lettera di Teresina. Sai cosa mi è tornato alla memoria? Proprio mi è riapparso chiaramente il ricordo di quando ero in prima o in seconda elementare e tu mi correggevi i compiti: ricordo perfettamente che non riuscivo mai a ricordare che <<uccello>> si scrive con due <<c>> e questo errore tu me lo hai corretto almeno dieci volte. Dunque se ci hai aiutato a imparare a scrivere (e prima ci avevi insegnato molte poesie a memoria; io ricordo ancora Rataplan1 e l'altra <<Lungo i clivi della Loira -che qual nastro argentato – corre via per cento miglia - un bel suolo avventurato2>>), è giusto che uno di noi ti serva da mano per scrivere quando non sei abbastanza forte. Solamente che il ricordo di Rataplan e della canzone della Loira ti faranno sorridere. Eppure ricordo anche quanto ammirassi (dovevo avere quattro o cinque anni) la tua abilità dell'imitare sul tavolo il rullo del tamburo quando declamavi Rataplan. Del resto tu non puoi immaginare quante cose io ricordo in tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi bene tutte le questioni dell'anima e dell'immortalità dell'anima e del Paradiso e del dell'inferno non sono poi in fondo che un modo di vedere questo semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore, di bene o di male, passa da padre in figlio, da una generazione all'altra in un movimento perpetuo. Poiché tutti i ricordi che noi abbiamo di te sono di bontà e di forza e tu hai dato le tue forze per tirarci su, ciò significa che tu sei già d'allora nell'unico paradiso che esista, Che per una madre penso sia il cuore dei propri figli. Ti abbraccio teneramente con tutti di casa.
Antonio
1 Rataplan è il titolo di una notissima poesia del Parzanese, che fu ai suoi tempi lodato come buon poeta. le sue poesie, come appunto Rataplan, figuravano anni e fa in tutte le antologie scolastiche. 2 Sono i quattro versi d'inizio della canzone della Loira di Giovanni Bercher (1783-1851). Vita nobilissima di poeta e di patriota, patì l'esilio per per amore della libertà.
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Modificato da - errante in data 15/07/2010 19:53:20 |
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 16/07/2010 : 09:02:44
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Rataplan!
Rataplan! perchè guarda la gente A vedermi appoggiato al bastone? Alto là:sono un vecchio sergente, E so dirvi che voce ha il cannone.
_Presto,avanti!_e s'andava a battaglia Come al ballo cantando si va: Rataplan,rataplan,rataplà!
Che volete? Eran bruni una volta Questi baffi,ora grigi son fatti. Gli anni ,ahimè, che han suonato a raccolta, Mi consiglian di rendermi a patti.
Pur del vecchio sergente nel core Non fa breccia il passar dell'età;
Il soldato ognor giovane muore,
Rataplan,rataplan,rataplà!
P.P.Parzanese
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Modificato da - errante in data 16/07/2010 09:15:25 |
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Flore
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 16/07/2010 : 09:37:33
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Hai perfettamente ragione Antonio, se la contendono bene
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Grazia Orsù, dunque.....
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maria
Salottino
Utente Maestro
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Inserito il - 16/07/2010 : 14:24:05
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Buongiorno amicone meu Bellissima anche questa
Rataplan e una canzone
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Redentore - Monte Ortobene
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 19/07/2010 : 07:46:33
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Ghirigori
Una volta, due volte, tre volte… Scrivi e raschiano, scrivi e raschiano… Intingi la penna, la mano rimane a mezz’aria, titubante. Il cervello è impastoiato, non trasmette alla mano, alle dita, l’impulso a muoversi. La mano cala sulla carta e la punta d’acciaio passeggia sul biancore descrivendo complicatissimi ghirigori, labirinti senza uscita. Si cerca affannosamente l’uscita. Il pensiero si assottiglia nell’angustia, bussa alle pareti per cercar di vedere se esse si spalanchino in una sortita possibile. Si incomincia. Si cancella. Si ricomincia. L’espressione fluisce, il lavorio di conglutinamento delle frasi, dei periodi, riposa, allenta lo sforzo iniziale. Si è persuasi d’aver trovato l’equilibrio necessario tra i bisogni della propria sincerità e le aggressioni irrazionali della censura. Si aspetta trepidanti. Sicuro, trepidanti, perché amiamo tutto ciò che ci ha domandato uno sforzo per nascere, per estrinsecarsi. Sentiamo le stesse impressioni di una volta, dinanzi agli esaminatori, con questa differenza: che negli esaminatori eravamo persuasi di aver a che fare con individui assolutamente superiori, che avevano veramente la capacità di giudicare dei nostri sforzi, dei nostri meriti. Adesso sentiamo invece l’incapacità assoluta, l’impreparazione assoluta, in chi, armato di matita, come allora, giudica e manda. Ma un’uguaglianza c’è, tra gli uni e gli altri: sentiamo che un’uguaglianza c’è. Ci troviamo ora, come allora, dinanzi a italiani, a vecchi italiani (anche se giovanissimi nel tempo) che non danno nessuna importanza agli altri, al lavoro, allo sforzo degli altri, alla personalità morale degli altri. Che, detentori per un momento di un potere (anche se piccolo potere), vogliono lasciare una traccia di esso, una traccia quanto è possibile maggiore. Il vecchio italiano non è abituato alla libertà: e non già alla libertà con L maiuscolo, astrazione ideologica, ma la piccola, concreta libertà, che si esprime nel rispetto degli altri, del lavoro, degli sforzi, della personalità e dei bisogni morali degli altri: che abbassa le piccole, esasperanti, inutili irritazioni: che impone, a chi ha il potere (sia pure un piccolo potere), di evitare anche l’apparenza di un’ingiustizia, di un sopruso. Che ha fiducia nelle energie buone degli uomini, e non passa l’erpice su un campo di grano per distruggere quattro papaveri e mezza dozzina di teneri steli di loglio. Che crede anzi naturale che così sia, che al grano si mescoli loglio e papavero, perché una vita collettiva è sana solo quando c’è lotta, attrito, urto di sentimenti e passioni, e solo nella lotta si rivelano i forti, gli indispensabili, gli uomini di fede e d’azione che chiudono la bocca alla critica agendo fortemente. Ma il vecchio italiano non comprende un potere senza repressioni: se in Italia ci fosse la pena di morte, e nessuno cadesse sotto questa sanzione, il carnefice per non stare con le mani in mano diventerebbe mandatario di assassinii e di stupri, per poter lavorare i suoi complici. Così come in molti paesi dell’Italia meridionale le guardie campestri danneggiano esse stesse la proprietà privata per far sentire la propria indispensabilità. Così come il censore, per far sentire quanto faticoso ed improbo sia il suo ufficio, cancella, cancella, cancella tutto tutto tutto, grano e papaveri, lavoro e noia, bene e male. E la penna continua a tracciare ghirigori, aspettando perché sente che questa barbarie (la confusione nei criteri, l’arbitrio, il sopruso è barbarie) si esaurirà nella propria rabbia.
“Ghirigori”, Sotto la Mole, Avanti!, ediz. piemontese, 14 novembre 1917
A. Gramsci
PS. Sembra scritto oggi! X la Legge bavaglio…
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Flore
Salottino
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Inserito il - 19/07/2010 : 08:46:32
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Antonio, è di una attualità allucinante questa lettera.
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Grazia Orsù, dunque.....
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 19/07/2010 : 10:22:10
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| Flore ha scritto:
Antonio, è di una attualità allucinante questa lettera.
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Maria Grazia, quando ho letto questo articolo mi sono detto: Gramsci, è risuscitato. "mi sa che la storia si ripete"
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Flore
Salottino
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Inserito il - 19/07/2010 : 12:49:42
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| errante ha scritto:
| Flore ha scritto:
Antonio, è di una attualità allucinante questa lettera.
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Maria Grazia, quando ho letto questo articolo mi sono detto: Gramsci, è risuscitato. "mi sa che la storia si ripete"
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Infatti, caro Antonio, la madre dei cretini è perennemente incinta....
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Grazia Orsù, dunque.....
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 20/07/2010 : 08:36:08
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PAROLE RUBATE
Se l’amore fosse momentaneo sarebbe come consumare Un antipasto.
Rimarrebbe il desiderio di scoprire il primo piato il gusto di un secondo il caffè.
I.A.
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Flore
Salottino
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Inserito il - 20/07/2010 : 08:41:19
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| errante ha scritto:
PAROLE RUBATE
Se l’amore fosse momentaneo sarebbe come consumare Un antipasto.
Rimarrebbe il desiderio di scoprire il primo piato il gusto di un secondo il caffè.
I.A.
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E quando arriviamo la dolce?
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errante
Salottino
Utente Senior
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Inserito il - 21/07/2010 : 06:50:12
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| Flore ha scritto:
| errante ha scritto:
PAROLE RUBATE
Se l’amore fosse momentaneo sarebbe come consumare Un antipasto.
Rimarrebbe il desiderio di scoprire il primo piato il gusto di un secondo il caffè.
I.A.
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E quando arriviamo la dolce?
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Il dolce? .. vien da se...
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errante
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Inserito il - 21/07/2010 : 06:51:13
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Antonio Gramsci
L’attività del lo Stato disuguale e poliziesca, che obbliga all’ipocrisia, al sotterfugio furbesco: il predominio delle consorterie locali che perseguitano tutti i non simpatici alla clientela: l’assenza assoluta di controllo, che lascia impuniti i peggiori soprusi, e interrorisce i tranquilli ed onesti. E tutto questo complesso di circostanze fa sorgere l’altra attività associativa. I fini particolari trionfano: si vuole ottenerli senza lavoro e sacrifizio. La massoneria è l’associazione tipica per questo lavoro. La furberia, la violenza, l’inganno, la frode sostituiscono l’attività produttrice di idee e di opere. Si aggruppano solo perché l’unione fa la forza, perché il numero spaventa il deputato che vorrebbe negare un sussidio o un favore particolare, perché il numero dei votanti è l’unica giustificazione di certi ordini del giorno, perché il numero rende piú facile una grassazione.
(Sotto la Mole, 14 febbraio 1918).
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Modificato da - errante in data 21/07/2010 06:51:42 |
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Flore
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Inserito il - 21/07/2010 : 09:14:18
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| errante ha scritto:
Antonio Gramsci
L’attività del lo Stato disuguale e poliziesca, che obbliga all’ipocrisia, al sotterfugio furbesco: il predominio delle consorterie locali che perseguitano tutti i non simpatici alla clientela: l’assenza assoluta di controllo, che lascia impuniti i peggiori soprusi, e interrorisce i tranquilli ed onesti. E tutto questo complesso di circostanze fa sorgere l’altra attività associativa. I fini particolari trionfano: si vuole ottenerli senza lavoro e sacrifizio. La massoneria è l’associazione tipica per questo lavoro. La furberia, la violenza, l’inganno, la frode sostituiscono l’attività produttrice di idee e di opere. Si aggruppano solo perché l’unione fa la forza, perché il numero spaventa il deputato che vorrebbe negare un sussidio o un favore particolare, perché il numero dei votanti è l’unica giustificazione di certi ordini del giorno, perché il numero rende piú facile una grassazione.
(Sotto la Mole, 14 febbraio 1918).
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Sempre parlando di attualità....... Proprio la massoneria, nata dall'illuminismo, da noi è diventata una cosa deviata dal suo spirito iniziale......
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