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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 20/01/2007 : 23:43:01
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Ela ha scritto:
Eh! ogni zona della sardegna aveva le proprie usanze ...ma che si discostavano di poco......nella gallura le ragazze si rivolgevano così al cuculo Cuccu dì beddi peddi cuccu di beddi mani, cant'anni aggiu a istà a cuiami? Ma sarà vero che è sardo questo? A me sembra più siciliano....c'è qualcuno che parla il gallurese?
Confermo la risposta di Nuragica, è proprio gallurese, però io l'aveva sentita un poco diversa. Comunque per quel che ne so io in Gallura, si usavano diversi metodi per conoscere il proprio destino di coppia. Le date propizie per effettuare i sortilegi erano il 24 giugno festa di San Giovanni Battista, e il 29 giugno, san Pietro. Esempio, per prevedere le qualità del futuro sposo le giovani fanciulle, la sera precedente il 24 giugno, sotto il guanciale mettevano tre semi di fave: una sbucciata per intero, una sbucciata a metà, e una con la buccia integra. Al mattino, appena sveglia, la giovane, senza guardare metteva la mano sotto il cuscino e afferrava una delle tre fave. Se prendeva quella sbucciata, il futuro marito sarebbe stato povero in canna mentre quella con la buccia garantiva un matrimonio con persona abbiente. Ed ora, sull'argomento, un racconto fattomi personalmente da un anziano improvvisatore dialettale in rima. Costui mi raccontò di aver ricevuto anni fa la visita di un giovane che voleva fidanzarsi con una sua coetanea, però voleva far le cose per bene, nella fattispecie una bella dichiarazione d'amore in rima, secondo un'antica usanza. Il problema era che le sue capacità, per cosi dire poetiche, erano praticamente inesistenti, per cui chiese all'anziano poeta di improvvisargli una bella ode che poi avrebbe declamato alla sua bella, facendola passare per farina del suo sacco. Il poeta dialettale non perse tempo e improvvisò una bella ode che l'innamorato, dopo averla imparata a memoria, recapitò alla sua morosa. Dopo qualche giorno l'anziano poeta mi raccontò di aver ricevuto la visita della ragazza, la quale dopo aver ricevuto la dichiarazione amorosa in rima voleva rispondere negativamente alla stessa maniera, anche per addolcire la pillola al suo innamorato, per cui era necessario che il bravo poeta improvvisasse anche la risposta. Sentiti i motivi per i quali la giovane rifiutava di concedere la sua mano al focoso spasimante, il poeta dialettale eseguì ancora una volta il suo compito e... tutti vissero felici e contenti (si fa per dire). Un tempo accadevano anche queste cose...
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Nuragica
Moderatore
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Inserito il - 21/01/2007 : 17:18:57
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Molto interessante anche il tuo racconto Petru.. Mi sorge pero' una domanda spontanea?? ma nessuna donna barava??Nel senso.. non è che le fave venivano disposte in modo che poi "furbescamente" veniva scelta quella che piu' conveniva?? O forse venivano buttate alla rinfusa sotto il cuscino??
____________________________________________________________ ... vegno del loco ove tornar disio
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 21/01/2007 : 23:32:32
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No, non credo fosse normale barare. La fanciulla metteva la mano sotto il cuscino a caso, appena svglie, quindi non nel pieno della sua lucidità mentale; inoltre non vedeva quello che c'era sotto. E poi avevano una fiducia cieca nel sistema di previsione, sapevano benissimo che barando avrebbero ottenuto un responso poco attendibile per non dire completamente fasullo. Tra le altre cose devo dire che nei "giorni magici", al risveglio, si faceva anche molta attenzione a tutta una serie di particolari normalmente insignificanti. Per esempio se una persona, per così dire single, la mattina del primo gennaio incontrava per primo un individuo del sesso opposto, era certo che avrebbe trovato l'anima gemella entro la fine di quell'anno solare. Per il resto un'usanza molto diffusa, praticata da persona particolarmente ispirate e dotate di certe capacità divinatorie, era quella di sciogliere un albume d'uovo dentro un bicchiere colmo d'acqua. Dalla forma assunta dal colloide così ottenuto si poteva percepire la professione del futuro marito.
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 22/01/2007 : 00:50:30
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siamo arrivati a "sa coia", le nozze..... Dalla cerimonia del fidanzamento ufficiale a quella delle nozze,quasi sempre trascorre quasi sempre parecchio tempo,spesso non solo dei mesi,ma dei lunghi anni,specialmente tra contadini e pastori, nelleclassi sociali più povere,insomma. Lo sposo deve preparare la casa, mentre la sposa deve preparare la mobilia ed il corredo.Qualche tempo prima del matrimonio, si doveva portare il corredo della sposa alla casa degli sposi. Alla cerimonia del trasporto del corredo nuziale partecipava anche lo sposo, i suoi parenti.In testa al corteo c'era il suonatore delle "launeddas".I giovani del seguito, e specialmente le ragazze, cantavano "muttetus" stornelli gioiosi,ed appropriate canzoni nel proprio dialetto, in onore degli sposi, augurando, sempre in versi improvvisati, un lieto e sereno avvenire. tutti e soprattutto le donne vestivano i costumi tradizionali. Caricato il corredo sopra i carri, prima che si avviasse...la madre della sposa gettava "sa razia", o "s'orazia" che era un augurio di fecondità e abbondanza per la nuova coppia. Nei carri c'era ogni ben di Dio...non mancava "sa cannuga" e "su trabaxiu" (il telaio sardo). La maggior parte del corredo era preparato dalla stessa sposa che cominciava già da bambina . ........" a questa cerimonia ho partecipato anche io da bambina....avevo dei cugini e delle cugine molto più grandi di me e quindi già negli anni 60 /70 si sposavano.Mi ricordo che che oltre tutta la biancheria e tutto l'altro occorrente....noi portavamo a braccia cesti di dolci, di pane pintau..ecc. era una festa ...quasi quanto il matrimonio stesso...."
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Modificato da - Ela in data 22/01/2007 00:54:02 |
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Ela
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Inserito il - 22/01/2007 : 01:10:10
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All'arrivo del corteo alla casa degli sposi...si svolge un'altra cerimonia e l'artefice è di diritto la madre dello sposo ( o in sua assenza, la persona più anziana) La cerimonia avveniva in questo modo: "Se il tempo era bello e la giornata luminosa e serena, si portava un tavolino fuori di casa, nel piazzale, dentro se era freddo e piovoso: La madre dello sposo, sale sopra i tavolo, prende in mano "sa cannuga "con la lana ed il fuso e fila tre spanne o fili "is sogas" di lana che devono essere lunghe dal fuso fino a terra. La donna ha l'aspetto di una sacerdotessa nell'atto di compiere un rito sacro.Mentre fila la lana la donna canta dei "muttetus" augurante bene,pace e felicità agli sposi....questo è uno dei tanti
Ita bella sa luna Dda castia Generosa Ita bella sa luna a su sposu i a sa sposa auguru bona fortuna
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Monteferru
Moderatore
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Inserito il - 22/01/2007 : 09:28:47
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Ela e dopu sa coia, una bella pappada e buffada !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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carusoandfriends
Salottino
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Inserito il - 22/01/2007 : 09:49:25
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| monteferru ha scritto:
Ela e dopu sa coia, una bella pappada e buffada !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Quanti ricordi troppo confusi delle feste delle nozze.... ero bambino e rivedo ancora le zie passare con i vasoi pieni di dolci ... piricchittus ... amaretti... gueffusu... l Amore in Sardegna era proprio un rito .. spettaccolo..una festa...una bella pappada....e buffada...
carusoandfriends
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carol
Salottino
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Inserito il - 22/01/2007 : 10:10:06
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ancora oggi è una pappada e abbuffada.............
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 22/01/2007 : 10:21:00
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| monteferru ha scritto:
Ela e dopu sa coia, una bella pappada e buffada !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Calma monteferru.... a sa coia non seusu ancora arribausu!!!!! ( al matrimonio non siamo ancora arrivati)...
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Monteferru
Moderatore
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Inserito il - 22/01/2007 : 12:30:57
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Ela, in s'ora deu cummenciu a cogginai, esti ora de parngiu!!!!!!!!!
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 22/01/2007 : 12:52:50
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| monteferru ha scritto:
Ela, in s'ora deu cummenciu a cogginai, esti ora de parngiu!!!!!!!!!
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Hai ragione Tui cumenza ca sa coia arribada allestru......
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Petru2007
Moderatore
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Inserito il - 23/01/2007 : 00:31:40
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In Gallura uno dei momenti più interessanti era la cosiddetta Pricunta, che si svolgeva quando il corteo dello sposo arrivava a casa della promessa. Era un dialogo che si svolgeva tra due persone una per parte. Più o meno funzionava così: iniziava il rappresentante dello sposo che informava che il suo padrone ad esempio aveva smarrito una pecorella e che voleva sapere se qualcuno l'avesse vista. Normalmente riceveva una risposta negativa, ma quello continiuava e insisteva fino a quando non gli facevano vedere tutte le donne presenti per appurare se fra di esse vi fosse la pecorella smarrita. Altre volte si paragonava la sposa ad una colomba, ad un fiore da mettere in un vaso sguarnito. Il dialogo si sviluppava rigorosamente in rima. A tale scopo si ingaggiavano due esperti improvvisatori. A titolo di esempio, per dare un'idea del rituale riporto alcuni versi di Petru Orecchioni noto Alluttu, improvvisatore gallurese vissuto nell'Ottocento. I protagonisti sono il padre di una fanciulla nubile e un giovane che va a chiederne la mano. In questo caso la fanciulla viene paragonata a una piccola anguria che viene richiesta al genitore/ortolano da parte di un viandante di passaggio assetato per il caldo di stagione.
Ultulanu, si se' in fà dinà Vendimi chissa sindria minori Ch'hagghju una siti chi no possu stà Come Deu ci da sinnò calori. (Ortolano se vuoi guadagnare dei bei soldi in contanti, dovresti vendermi quella piccola anguria; io siccome il buon Dio, quest'anno ci tramanda quest'afa tremenda, non resisto più e rvoglio rinfrescarmi la gola)
La risposta: Piddatinni una manna chi ci n'ha Chi ti la docu a lu stessu 'alori. (Prenditene una grande che è qui bell'e pronta, te la cedo allo stesso prezzo di quella piccola) Una volta si credeva che sposandosi prima la più giovane, l'altra sarebbe rimasta zitella. Pertanto il bravo genitore doveva pensare a sistemare prima quella meno giovane.
Lu malu è chi mustra chena fà e si no è fatta non mi tocca lu cori. (Il problema è che non mi sembra matura, e se non lo è non mi darà alcun sollievo)
Caminanti o non se' in cumparà o no hai dinà in bon onori. (Viandante, o non hai intenzione di acquistare, o forse non hai soldi).
Sidd’è pa’ la minori socu prontu E l’hagghju li dinà e ti li contu. (Se mi vendi la piccola sono pronto ad acquistare, i soldi ce li ho e te li faccio vedere subito.
No vidi chi se’ tontu e tantu basta Lu to’ sintitu malu è ca’ ti infrui Diffarenti saori, gustu e pasta Hani li manni da chissi cuccui. (Mi sembri poco intelligente, il tuo animo cattivo ti consiglia male. Quelle grandi sono più gustose, saporite e appetitose rispetto a quelle piccole ancora acerbe)
Lu saori si sa da chi s’attasta Tantu sò a la solti tutti e dui A volti chissi rui culuriti Sò troppu fatti e no sò sauriti. (In entrambi i casi ci vuole fortuna, il gusto si apprezza solo dopo l’assaggio; a volte quelle rosse e belle colorate sono troppo mature, e poco saporite).
La disputa continua sullo stesso metro; non credo sia necessario riportare tutti i versi, spero di aver reso l’idea con quelli suesposti.
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Ela
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Inserito il - 23/01/2007 : 08:11:38
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Pressapoco è come quello che avevo già scritto sulla trexenta.... queste cerimonie erano comuni a tutte le parti dell'isola....
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Modificato da - Ela in data 23/01/2007 21:13:30 |
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Ela
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Inserito il - 23/01/2007 : 21:12:34
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Seisi prontusu po sa coia?
Finalmente è arrivato il giorno del matrimonio:Lo sposo, accompagnato dal padre, dai parenti,"de is cumbidausu" (gli invitati)e dal prete che deve benedire le nozze, va a casa della sposa.Tutti entrano meno lui...la sorella dello sposo ,o una parente si rivolge ai genitori della sposa e diceva "Seusu eniusu a ndi pigai sa rosa chi s'anti impromittiu" (siamo venuti a prendere la rosa che ci hanno promesso) La madre della sposa , o chi per lei, rispondeva" Sa rosa es pronta, pigaidda e portaidda beni" (la rosa è pronta prendetela e trattatela bene) La madre benediceva la figlia e dopo si formava il corteo con il suonatore delle "launedda" Lo sposo precedeva il corteo al braccio della sorella della sposa, tutti i parenti dello sposo...seguiva la sposa al braccio del padre e tutti i suoi parenti. In alcune parti del sarrabusa i due cortei erano separati e facevano strade diverse per giungere alla chiesa. Era considerato come un rito propiziatore per attirare la buona sorte " Cambiai bia po sa sotti de is isposus" (cambiare strada per la sorte degli sposi). Il corteo entrava in chiesa, l'uomo alla destra e la donna alla sinistra. Finalmente sono marito e moglie....si riforma il corteo e si va alla casa degli sposi...arrivati davanti alla casa però non possono ancora entrare perchè gli aspetta la madre dello sposo con il piattino de "sa razia" questa era composta da chicchi di frumento, grani di sale e dolciumi....pezzettini di carta e qualche monetina.. Questa era segno di buon augurio per la nuova coppia. Giunti gli sposi si fermano davanti alla madre che commossa e dopo aver fatto segni di croce sia sul piatto che sugli sposi, lascia cadere su di loro parte della razia poi lancia il piatto per aria e lo fa cadere ai piedi degli sposi e spande il resto de sa razia sugli invitati.
Al mio paese questo rito de "sa razia " si faceva anche prima di andare in chiesa ed era la madre della sposa che ottemperava a questa cerimonia.... durante il tragitto fino alla chiesa ed al ritorno anche parenti o vicini di casa facevano la stessa cosa (operazione oggi sostituita con i telegrammi) Durante il mio matrimonio ci sono state 6 vicine di casa che mi hanno gettato "s'orazia" come la chiamavamo noi..... e pensare che io abitavo di fronte alla chiesa ....dovevo solo attraversare la strada..... Po su prangiu de sa coia a crasi!!!!!!!!
Mezus terra senza pane, que terra senza justitia
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Modificato da - Ela in data 23/01/2007 21:14:42 |
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Nuragica
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Inserito il - 23/01/2007 : 21:37:20
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da noi la chiamano sa sprexi e si usa farla ancora oggi... Prima del matrimonio è la mamma della sposa che benedice gli sposi con questo sistema...All'uscita dalla chiesa, quindi dopo il matrimoio , spetta alòla mamma dello sposo.. ed infine a tutte le persone del paese che vogliono augurare ogni bene agli sposi ...
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