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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 06/10/2011 : 17:55:06
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| jomaru ha scritto:
Personalmente ritengo quasi impossibile stimare con approssimazione accettabile i tempi di realizzazione di una domus de janas, partendo dall'unico dato certo in nostro possesso: gli strumenti litici usati.
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L’archeologia sperimentale serve a questo: a fornire una spiegazione plausibile individuando una catena operativa compatibile con le conoscenze del tempo e congrua con tutto il resto del quadro archeologico (che detto così in due parole sembra anche semplice ma non lo è per niente). Il problema della determinazione “esatta” (non so cosa intenda con “accettabile”) dei tempi di realizzazione è cosa diversa dal tema che ho sollevato e precisamente quale fosse l’impatto della realizzazione di una DdJ su una comunità tardoneolitica in termini di costo. Che poi ci impiegassero un mese o dieci anni è evidentemente un problema differente, così come la stima dei tempi di realizzazione di una specifica DdJ. Ciò che importa, dal punto di vista dei costi, è l’ordine di grandezza riferito alle necessità di sussistenza (ecco cosa intendo per “alto” costo o “basso” costo).
| In breve, credo che se allora davvero si riusciva a scavare un metro cubo al giorno, siamo tutti fuori strada: l'ipotesi più probabile è che siano state proprio le Janas con le loro sottilissime dita dalle lunghissime unghie d'acciaio...Perdonatemi se ho violato la sacralità dell'argomento chiudendo con questa imperdonabile leggerezza...
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La quantità di roccia asportata è un dato verificabile sperimentalmente, non un’opinione, nel senso che quando e se gli sperimentatori decideranno di pubblicare i risultati, essi saranno disponibili a tutti ed eventualmente replicabili (da che sono disponibili le telecamere a basso costo, le sperimentazioni vengono anche documentate con questo mezzo). Per quanto mi riguarda (e con un comportamento che nulla ha di scientifico) ho riportato un’informazione che mi è stata comunicata per le vie brevi (ed ho verificato direttamente, naturalmente, per ciò che vale) proprio perché l’ammontare della velocità di asportazione mi ha colpito. Se devo essere sincero (come ho già avuto occasione di dire) mi aspettavo esattamente questo tipo di commenti ed è per questo che l’argomento mi è parso intrigante. Personalmente, sono sempre stato affascinato dalle capacità inventive e tecniche delle popolazioni che realizzano opere imponenti (o apparentemente incompatibili con la tecnologia disponibile) disponendo di materiali e tecnologie “povere” e, dal mio punto di vista (essendomene occupato a lungo) mi stupisco meno di te. Spostare grossi pesi, grandi quantità di materiale, realizzare opere imponenti nell’ambito di una cultura che dispone di poca tecnologia e limitate risorse eccedenti la mera sopravvivenza richiede proprio questo: un know-how sofisticato (per quanto rudimentale in termini tecnologici) che a volte ci sfugge (finché non troviamo qualcuno che lo replica di fronte a noi, ecco il perché dell’archeologia sperimentale). Ricordo di essere rimasto basito quando mi hanno fatto vedere la lavorazione di un vasetto di pietra (se non erro calcedonio) effettuata con tecnologia neolitica (legno, sabbia, selce, olio di gomito e cervello).Ci hanno impiegato un tempo ridicolmente breve (rispetto a quanto mi aspettassi, io non avrei saputo neppure da dove partire) ottenendo una finitura ed una precisione da fare invidia ad una macchina utensile a controllo numerico.
Quanto alla tua gravissima violazione della sacralità dell’argomento (la battuta sulle Janas è tremenda!!!) verrai severamente punito ed obbligato a recitare l’imponente e fondamentale opera Atammarg Aodras al contrario per dieci volte di seguito (dopo averne acquistate dodici copie). Così impari e per te sono volatili a bassissimo pH!
| maurizio feo ha scritto:
Io ho esperienza diretta e personale della lavorazione della "pietra di Fordongianus", che qualcuno chiama "trachite" (anche se, secondo altri non sarebbe trachite). E' comunque una pietra tenera. Si tratta di una lavorazione che richiede molto tempo. Ma io lo faccio usando mezzi moderni. Letteralmente rabbrividisco all'idea di "un metro cubo" di pietra tenera, e con mezzi litici!
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Attenzione: non confondiamo “lavorazione” con “asportazione”. Chi scava le DdJ deve prima di tutto asportare, senza preoccuparsi d’altro. È uno dei concetti che ho cercato di sottolineare in partenza. Peraltro, tutti noi, abituati al mondo tecnologico che ci circonda, abbiamo grosse difficoltà ad immaginare di poter affrontare certe problematiche senza utensili/tecnologie moderne.
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maurizio feo
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 06/10/2011 : 18:02:16
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No, non confondo: ho realizzato unu "laccu" (in qualche zona si dice "làcuna"), cioé una piccola vasca in trachite, con martello e scalpello. Prima lo ho scavato, quindi asportando materiale bruto senza altre preoccupazioni estetiche, fuorché quelle di tenermi entro determinati limiti della struttura progettata. Solo in seguito lo ho "lavorato" per decorarlo. Garantisco che la prima fase, più "semplice" è stata la più dura e la meno gratificante.
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Beni: ti naru unu contu... |
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 06/10/2011 : 19:02:11
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| maurizio feo ha scritto:
No, non confondo: ho realizzato unu "laccu" (in qualche zona si dice "làcuna"), cioé una piccola vasca in trachite, con martello e scalpello. Prima lo ho scavato, quindi asportando materiale bruto senza altre preoccupazioni estetiche, fuorché quelle di tenermi entro determinati limiti della struttura progettata. Solo in seguito lo ho "lavorato" per decorarlo. Garantisco che la prima fase, più "semplice" è stata la più dura e la meno gratificante.
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Esatto: hai lavorato l'interno della vasca. Di certo non potevi prenderla a picconate per timore di romperla, problema affatto diverso dallo “scavare” (la scalpellina la usarono nelle DdJ probabilmente per rifinire le pareti, le cornici dei portelli e per le decorazioni (quando presenti). Ho però il sospetto che se avessi avuto vicino lo scalpellino che ho visto io ti avrebbe insegnato qualche "trucchetto" (ad esempio come asportare pezzi di materiale scalzandoli via (però dovrei farti vedere il filmato...). (Ti assicuro che ti capisco, per i lavori manuali, soprattutto se di fatica, sono del tutto negato)
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 06/10/2011 : 19:23:27
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| pollo mannaro ha scritto:
| jomaru ha scritto:
Personalmente ritengo quasi impossibile stimare con approssimazione accettabile i tempi di realizzazione di una domus de janas, partendo dall'unico dato certo in nostro possesso: gli strumenti litici usati.
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L’archeologia sperimentale serve a questo: a fornire una spiegazione plausibile individuando una catena operativa compatibile con le conoscenze del tempo e congrua con tutto il resto del quadro archeologico (che detto così in due parole sembra anche semplice ma non lo è per niente). Il problema della determinazione “esatta” (non so cosa intenda con “accettabile”) dei tempi di realizzazione è cosa diversa dal tema che ho sollevato e precisamente quale fosse l’impatto della realizzazione di una DdJ su una comunità tardoneolitica in termini di costo. Che poi ci impiegassero un mese o dieci anni è evidentemente un problema differente, così come la stima dei tempi di realizzazione di una specifica DdJ. Ciò che importa, dal punto di vista dei costi, è l’ordine di grandezza riferito alle necessità di sussistenza (ecco cosa intendo per “alto” costo o “basso” costo).
| In breve, credo che se allora davvero si riusciva a scavare un metro cubo al giorno, siamo tutti fuori strada: l'ipotesi più probabile è che siano state proprio le Janas con le loro sottilissime dita dalle lunghissime unghie d'acciaio...Perdonatemi se ho violato la sacralità dell'argomento chiudendo con questa imperdonabile leggerezza...
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La quantità di roccia asportata è un dato verificabile sperimentalmente, non un’opinione, nel senso che quando e se gli sperimentatori decideranno di pubblicare i risultati, essi saranno disponibili a tutti ed eventualmente replicabili (da che sono disponibili le telecamere a basso costo, le sperimentazioni vengono anche documentate con questo mezzo). Per quanto mi riguarda (e con un comportamento che nulla ha di scientifico) ho riportato un’informazione che mi è stata comunicata per le vie brevi (ed ho verificato direttamente, naturalmente, per ciò che vale) proprio perché l’ammontare della velocità di asportazione mi ha colpito. Se devo essere sincero (come ho già avuto occasione di dire) mi aspettavo esattamente questo tipo di commenti ed è per questo che l’argomento mi è parso intrigante. Personalmente, sono sempre stato affascinato dalle capacità inventive e tecniche delle popolazioni che realizzano opere imponenti (o apparentemente incompatibili con la tecnologia disponibile) disponendo di materiali e tecnologie “povere” e, dal mio punto di vista (essendomene occupato a lungo) mi stupisco meno di te. Spostare grossi pesi, grandi quantità di materiale, realizzare opere imponenti nell’ambito di una cultura che dispone di poca tecnologia e limitate risorse eccedenti la mera sopravvivenza richiede proprio questo: un know-how sofisticato (per quanto rudimentale in termini tecnologici) che a volte ci sfugge (finché non troviamo qualcuno che lo replica di fronte a noi, ecco il perché dell’archeologia sperimentale). Ricordo di essere rimasto basito quando mi hanno fatto vedere la lavorazione di un vasetto di pietra (se non erro calcedonio) effettuata con tecnologia neolitica (legno, sabbia, selce, olio di gomito e cervello).Ci hanno impiegato un tempo ridicolmente breve (rispetto a quanto mi aspettassi, io non avrei saputo neppure da dove partire) ottenendo una finitura ed una precisione da fare invidia ad una macchina utensile a controllo numerico.
Quanto alla tua gravissima violazione della sacralità dell’argomento (la battuta sulle Janas è tremenda!!!) verrai severamente punito ed obbligato a recitare l’imponente e fondamentale opera Atammarg Aodras al contrario per dieci volte di seguito (dopo averne acquistate dodici copie). Così impari e per te sono volatili a bassissimo pH!
| maurizio feo ha scritto:
Io ho esperienza diretta e personale della lavorazione della "pietra di Fordongianus", che qualcuno chiama "trachite" (anche se, secondo altri non sarebbe trachite). E' comunque una pietra tenera. Si tratta di una lavorazione che richiede molto tempo. Ma io lo faccio usando mezzi moderni. Letteralmente rabbrividisco all'idea di "un metro cubo" di pietra tenera, e con mezzi litici!
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Attenzione: non confondiamo “lavorazione” con “asportazione”. Chi scava le DdJ deve prima di tutto asportare, senza preoccuparsi d’altro. È uno dei concetti che ho cercato di sottolineare in partenza. Peraltro, tutti noi, abituati al mondo tecnologico che ci circonda, abbiamo grosse difficoltà ad immaginare di poter affrontare certe problematiche senza utensili/tecnologie moderne.
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Sono completamente d'accordo con te sulla funzione dell'archeologia sperimentale.
Per accettabile intendo ovviamente che l'approssimazione per eccesso/difetto non si discosti in maniera significativa da quello che tu sostieni determinabile come "esatto". La stima dei tempi realizzativi è fondamentale nel computo dei costi: se io devo realizzare un'opera mastodontica in un mese, mi dovrò dedicare quasi ininterrottamente ad essa, privando la comunità del mio contributo a fare tutto il resto e in piccolissime comunità potrebbe rappresentare un grosso problema. Se viceversa ci metto dieci anni, è chiaro che mi dedico alla realizzazione solo quando non ho altro da fare e in questo caso il costo è quasi pari a zero.
La quantità di roccia asportata è un dato verificabile sperimentalmente, non un’opinione, nel senso che quando e se gli sperimentatori decideranno di pubblicare i risultati, essi saranno disponibili a tutti ed eventualmente replicabili (da che sono disponibili le telecamere a basso costo, le sperimentazioni vengono anche documentate con questo mezzo).
Anche questo corrisponde al vero. Ma se tu non sai qual'era l'orario di lavoro, chi erano le figure deputate alla realizzazione, quale tecnica adoperassero, quanti giorni all'anno potevano lavorare all'opera (connsiderando avversità atmosferiche, conflitti tribali, penuria di cibo, epidemie,...), ecc., cosa puoi stabilire tramite gli sperimentatori?
Bada bene, io non mi stupisco affatto delle enormi capacità dimostrate dalle popolazioni provviste di tecnologie che tu definisci "povere", in realtà ritengo che quegli strumenti probabilmente fossero il top della tecnologia per quei tempi. Ho semplicemente fatto quella considerazione iniziale, perché parto dal presupposto che in così piccole comunità, dubito ci si potesse permettere il lusso di sfinire per mesi e mesi gli uomini migliori, esonerandoli da tutto il resto. Infatti le più grandi opere sono state realizzate da società molto più complesse, che facevano largo uso di schiavi: se sostieni che i realizzatori di DdJ fossero schiavi, allora si che posso credere al tuo metro cubo al giorno.
Per quanto riguarda la condanna, spero in uno sconto di pena, dopotutto non mi sono solo limitato alla battuta...
Giustissimo non confondere l"avorazione" con "asportazione": in questo caso però, il vantaggio di doversi preoccupare solo di asportare, che a volte è faccenda più veloce della lavorazione, funziona solo per il primo 1/2 metro cubo, poi arrivano le complicazioni dovute al limitato raggio d'azione...
Grazie infinite per la tua attenzione J
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Il mare l'abbraccia divina impronta del regale sandalo... |
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 06/10/2011 : 20:10:42
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| jomaru ha scritto: La stima dei tempi realizzativi è fondamentale nel computo dei costi: se io devo realizzare un'opera mastodontica in un mese, mi dovrò dedicare quasi ininterrottamente ad essa, privando la comunità del mio contributo a fare tutto il resto e in piccolissime comunità potrebbe rappresentare un grosso problema. Se viceversa ci metto dieci anni, è chiaro che mi dedico alla realizzazione solo quando non ho altro da fare e in questo caso il costo è quasi pari a zero.
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Ed infatti la stima dei tempi l’ho data: quattro/sei settimane. Il che permette di concludere (posto naturalmente che il dato del mc/giorno sia corretto) come il costo (in termini di rischio, come ho detto) fosse comunque basso. Naturalmente non sappiamo se poi impiegarono un mese e mezzo o dieci anni, ma questo non è rilevante (per la valutazione del rischio).
| jomaru ha scritto:
| jpollo ha scritto: La quantità di roccia asportata è un dato verificabile sperimentalmente, non un’opinione, nel senso che quando e se gli sperimentatori decideranno di pubblicare i risultati, essi saranno disponibili a tutti ed eventualmente replicabili (da che sono disponibili le telecamere a basso costo, le sperimentazioni vengono anche documentate con questo mezzo).
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Anche questo corrisponde al vero. Ma se tu non sai qual era l'orario di lavoro, chi erano le figure deputate alla realizzazione, quale tecnica adoperassero, quanti giorni all'anno potevano lavorare all'opera (connsiderando avversità atmosferiche, conflitti tribali, penuria di cibo, epidemie,...), ecc., cosa puoi stabilire tramite gli sperimentatori?
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Esattamente ciò che ho detto: l’archeologia sperimentale propone una catena operativa compatibile con le conoscenze del tempo e con le altre evidenze archeologiche, senza pretendere che sia quella “vera” (problema differente). In altri termini ti dice: “nel periodo in questione erano disponibili le seguenti tecniche x,y,z (determinate per altra via, ad esempio stratigrafica). Usandole in questo modo (e lo si descrive) ci si impiega tot (e naturalmente lo si dimostra sperimentalmente)”. Il che rende plausibile l’ipotesi (ad esempio, nel nostro caso, che la realizzazione di una DdJ fosse poco impegnativa dal punto di vista della sussistenza). Che poi abbiano fatto esattamente nel modo descritto (o nel ventaglio di modi descritti quando ci sono diverse possibilità) o meno è un altro problema (tra l’altro non particolarmente interessante). In altre parole, la sperimentazione ti dice che era possibile farlo senza spendere troppo in termini di risorse.
| jomaru ha scritto: Bada bene, io non mi stupisco affatto delle enormi capacità dimostrate dalle popolazioni provviste di tecnologie che tu definisci "povere", in realtà ritengo che quegli strumenti probabilmente fossero il top della tecnologia per quei tempi. Ho semplicemente fatto quella considerazione iniziale, perché parto dal presupposto che in così piccole comunità, dubito ci si potesse permettere il lusso di sfinire per mesi e mesi gli uomini migliori, esonerandoli da tutto il resto. Infatti le più grandi opere sono state realizzate da società molto più complesse, che facevano largo uso di schiavi: se sostieni che i realizzatori di DdJ fossero schiavi, allora si che posso credere al tuo metro cubo al giorno.
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Quattro/sei settimane (per due addetti) in un periodo non impegnativo per le attività di sussistenza non sono per l’appunto un grande impegno, neppure per un piccolo gruppo familiare esteso (ad esempio 15 persone, includendo i ragazzini che lavoravano fin da piccoli) e neppure se il lavoro venisse fatto di seguito, soprattutto se il tempo è ricavato nei periodi di “stanca” delle attività agricole (per quelle pastorali il tempo libero è più facilmente gestibile). Sull’uso degli schiavi, non sarei della tua opinione (anche se il discorso porterebbe lontano). Ti citerò il caso delle piramidi, oppure del lavoro collettivo durante l’impero Inca (replicato più volte dall’archeologia sperimentale, ad esempio per la realizzazione dei ponti, delle strade e le canalizzazioni). In ogni caso non stiamo parlando (per l’appunto) di opere di respiro troppo ampio.
| jomaru ha scritto: Per quanto riguarda la condanna, spero in uno sconto di pena, dopotutto non mi sono solo limitato alla battuta...
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No! Nessuno sconto di pena. Su certe cose è necessario essere inflessibili!!
| jomaru ha scritto: Giustissimo non confondere "lavorazione" con "asportazione": in questo caso però, il vantaggio di doversi preoccupare solo di asportare, che a volte è faccenda più veloce della lavorazione, funziona solo per il primo 1/2 metro cubo, poi arrivano le complicazioni dovute al limitato raggio d'azione... Grazie infinite per la tua attenzione J
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Il problema del raggio d’azione è leggermente più complicato. Lo spazio è angusto quando si penetra attraverso il portello. Ad esempio il dromos (se presente) è semplicemente uno scavo ed è rapidissimo. Poi c’è il primo portello di accesso all’anticella e il lavoro rallenta. Poi il tasso di asportazione aumenta mano a mano che si apre lo spazio dietro il portello ed è massimo (per quanto minore rispetto allo scavo del dromos) quando la camera si completa: Lo stesso per la camera sepolcrale: minimo quando si apre il portello e poi aumenta. Spero di avere presto i documenti da mostrare.
Prego, è un piacere.
PS – Non ho citato il particolare che sia le rocce tufacee che quelle calcaree sono molto più dure in superficie. Superata la corteccia, diventano assai più abbordabili (però credo che tutti ne siano a conoscenza).
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 06/10/2011 : 20:25:51
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Pollo, sarò brevissimo: sono d'accordo su tutto con te, tranne il metro cubo al giorno, quindi la possibilità di stabilire con "esattezza" in quanto tempo venisse realizzata una DdJ e di conseguenza l'impatto dell'opera sui costi per la comunità. Ci sono troppe variabili per affidarsi all'archeologia sperimentale.
Tutto sommato sono felice di essere stato condannato...
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Il mare l'abbraccia divina impronta del regale sandalo... |
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 06/10/2011 : 22:59:00
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| jomaru ha scritto:
Pollo, sarò brevissimo: sono d'accordo su tutto con te, tranne il metro cubo al giorno, quindi la possibilità di stabilire con "esattezza" in quanto tempo venisse realizzata una DdJ e di conseguenza l'impatto dell'opera sui costi per la comunità. Ci sono troppe variabili per affidarsi all'archeologia sperimentale.
Tutto sommato sono felice di essere stato condannato...
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Il dato del mc è sperimentale (hanno effettivamente prodotto dati di scavo). Spero in un prossimo futuro di poter dare le coordinate della pubblicazione.
Allora posso comminare una pena più pesante: potresti leggere la divina commedia di Dante in nuragico stretto (se ci riesci cantala anche a cappella)
Ciao
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Forrighesos
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Inserito il - 06/10/2011 : 23:09:00
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Dobbiamo rammentare che si scavava e subito, centimetro dopo centimetro si rifiniva prima di continuare nello scavo. Mi viene in mente "S'incantu" , non potrei mai stimare i tempi di realizzazione, poi non credo che tale splendore sia opera di genti che a tempo perso o meno si dedicassero alla realizzazione di un monumento così ricco di figurazioni magico cultuali e straordinarie rapresentazioni architettoniche, le rifiniture sembrano eseguite con strumenti moderni, vista la loro straordinaria perfezione. Un aspetto credo fondamentale; la morte per loro, era la continuazione della vita, quindi creara la dimora per l'aldilà era fondamentale per quelle genti, prima dell'abbandono della vita terrena dovevano avere già pronta la futura casa scavata nella Madre Terra.
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Forrighesos
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Forrighesos
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Inserito il - 06/10/2011 : 23:13:31
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Dimenticavo Secondo voi cosa avranno utilizzato per l'escavazione della necropoli di Ludurru?????????
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Forrighesos
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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 07/10/2011 : 00:07:09
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| jomaru ha scritto: Anche questo corrisponde al vero. Ma se tu non sai qual'era l'orario di lavoro, chi erano le figure deputate alla realizzazione, quale tecnica adoperassero, quanti giorni all'anno potevano lavorare all'opera (connsiderando avversità atmosferiche, conflitti tribali, penuria di cibo, epidemie,...), ecc., cosa puoi stabilire tramite gli sperimentatori?
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Quoto in pieno Jomaru.
archeologia sperimentale= esperimento falsato.
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Freddie Mercury - In My Defence http://www.youtube.com/watch?v=4TgX...ture=related
"La parola è un'ala del silenzio"Neruda.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Dante Alighieri |
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jomaru
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 07/10/2011 : 00:12:02
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| pollo mannaro ha scritto:
| jomaru ha scritto:
Pollo, sarò brevissimo: sono d'accordo su tutto con te, tranne il metro cubo al giorno, quindi la possibilità di stabilire con "esattezza" in quanto tempo venisse realizzata una DdJ e di conseguenza l'impatto dell'opera sui costi per la comunità. Ci sono troppe variabili per affidarsi all'archeologia sperimentale.
Tutto sommato sono felice di essere stato condannato...
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Il dato del mc è sperimentale (hanno effettivamente prodotto dati di scavo). Spero in un prossimo futuro di poter dare le coordinate della pubblicazione.
Allora posso comminare una pena più pesante: potresti leggere la divina commedia di Dante in nuragico stretto (se ci riesci cantala anche a cappella)
Ciao
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E' un tipico esempio di accanimento giudiziario, un aumento di pena nonostante il patteggiamento e la buona condotta! Tanto vale entrare nel team degli sperimentatori e scavare dall'alba al tramonto per battere il record del metrocubo giornaliero: così se mi chiederete cosa penso mentre scavo, saprete cosa pensava un realizzatore di DdJ! Ammazza st'archeologia sperimentale! Funziona davvero!
Caxxxte a parte, aspetto curioso le coordinate della pubblicazione.
Ciao J
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pollo mannaro
Utente Medio
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Inserito il - 07/10/2011 : 08:43:37
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| jomaru ha scritto: E' un tipico esempio di accanimento giudiziario, un aumento di pena nonostante il patteggiamento e la buona condotta!
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Esatto!
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MirkoZaru
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Inserito il - 07/10/2011 : 11:09:10
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| Messaggio di pollo mannaro
Si è spesso dibattuto in merito alle risorse necessarie alla realizzazione di una torre nuragica. Meno si è parlato delle tombe ipogeiche, scavate senza ausilio di metalli.
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Chiaramente questo bisognerebbe dimostrarlo, con dati scientificamente validi.
| Sebbene lo scavare la roccia con il solo uso di utensili litici appaia un compito improbo, in realtà le popolazioni del neolitico finale/eneolitico scelsero generalmente siti con rocce tenere (tufacee/calcaree)(*) ed alcuni risultati preliminari relativi a prove sul campo suggeriscono velocità di asportazione dell’ordine del metro cubo/giorno con una squadra di due persone (dieci ore di lavoro p.d.)(**).
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Quindi quelle realizzate nel basalto (S.Mohs tra 7 e 8) e nel granito (S.Mohs 7)? Per fare un esempio, la selce ha 6,5 nella scala di Mohs!
| Considerando i colli di bottiglia determinati dalla lavorazione dei portelli, in cui lo spazio non consente l’utilizzo di squadre numerose, una DdJ di media grandezza (dromos, anticella cultuale, camera) poteva essere sbozzata in un tempo ragionevolmente rapido (quattro/sei settimane). Considerato il periodo d’uso delle tombe e la probabile elevata valenza simbolica, l’investimento in termini di rapporto risorse/beneficio sarebbe stato bassissimo.
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I colli di bottiglia applicati a questo fenomeno sono, senza ombra di dubbio, il risultato di preconcetti e grossolani errori di chi ha analizzato ed esposto questi dati, o quantomeno ne sono influenzati ampiamente. Sicuramente, l'autore dello studio, non ha analizzato sul posto tutte le tombe: semplicemente si è fidato di quanto scritto da altri. Inoltre, bisogna tener conto che i portelli hanno subito molte modifiche nel tempo, o semplicemente sono frutto di culture diverse, spesso neanche coeve. Da notare come nel ragionamento di Pollo (o di Mannaro), ci sia un retrogusto di modernità: come se il tempo o le risorse si potessero quantificare ed essere paragonate a quelle di oggi, "tempo ragionevolmente rapido" (come si quantifica cos'è un periodo ragionevolmente rapido) ... "considerando il periodo d'uso delle tombe" (come se potesse essere quantificato con precisione). Il ragionamento fatto da Pollo, secondo me, è il risultato di una deformazione culturale che deriva dalle abitudini dell'uomo odierno, spesso cattedratico, figlio del suo tempo. Si ha ancora la convinzione che la "probabilità" sia scienza, ma applicando un calcolo probabilistico sul fatto che la "probabilità" sia scienza, probabilmente non ne uscirebbe vincitrice!
| (*) è interessante notare che uno dei motivi per l’assenza di grotticelle artificiali in alcune aree (in cui sono presenti monumenti funerari megalitici coevi) sia da alcuni attribuita alla mancanza di siti con rocce adatte.
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Puoi fare un esempio? E in base a quali parametri il motivo è la mancanza di rocce adatte? Ho visto "grotticelle artificiali" (domus de janas per non sbagliarci) nello scisto!
| (**) comunicazione personale di nessuna rilevanza scientifica; posto il topic a livello di curiosità (sono stati usati picconi in dolerite con peso tra 1,5 e 2,5 kg, sia immanicati che non). |
La Dolerite ha 3,5 - 4 nella scala di Mohs... e in ogni caso chi dice che si tratti dei picconi per realizzare le domus? Se si considera che i calcari hanno 3-4,5 nella scala di Mohs e il tufo hanno durezza che va da 4 a 5? Come hanno fatto a realizzare quelle domus con quei "picconi"? Sopratutto la maggior parte delle domus sono rifinite ad unghietta! (In metallo, e i segni sono più che visibili!) Bisogna alternare lo studio sul campo a quello sui libri, e associarlo alla sperimentazione.
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Foto del piccone da: Depalmas, Anna (2000) La Domus de janas 2 di Iloi-Ispiluncas. Antichità sarde, Vol. 4.2 , p. 7-150
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Modificato da - MirkoZaru in data 07/10/2011 11:11:40 |
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MirkoZaru
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Inserito il - 07/10/2011 : 11:23:33
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| pollo mannaro ha scritto:
Esatto: hai lavorato l'interno della vasca. Di certo non potevi prenderla a picconate per timore di romperla, problema affatto diverso dallo “scavare” (la scalpellina la usarono nelle DdJ probabilmente per rifinire le pareti, le cornici dei portelli e per le decorazioni (quando presenti). Ho però il sospetto che se avessi avuto vicino lo scalpellino che ho visto io ti avrebbe insegnato qualche "trucchetto" (ad esempio come asportare pezzi di materiale scalzandoli via (però dovrei farti vedere il filmato...). (Ti assicuro che ti capisco, per i lavori manuali, soprattutto se di fatica, sono del tutto negato)
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Le vasche si realizzano a picconate per asportare l'interno. Mio nonno e suo padre facevano così... La vasca viene realizzata nella roccia viva e solo una volta completato l'interno essa viene cavata e rifinita.
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MirkoZaru
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Inserito il - 07/10/2011 : 11:26:20
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| maurizio feo ha scritto:
No, non confondo: ho realizzato unu "laccu" (in qualche zona si dice "làcuna"), cioé una piccola vasca in trachite, con martello e scalpello. Prima lo ho scavato, quindi asportando materiale bruto senza altre preoccupazioni estetiche, fuorché quelle di tenermi entro determinati limiti della struttura progettata. Solo in seguito lo ho "lavorato" per decorarlo. Garantisco che la prima fase, più "semplice" è stata la più dura e la meno gratificante.
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La fase più dura in realtà, se si conosce la tecnica per realizzarla, è meno faticosa della rifinitura. Sopratutto tu devi aver usato un martello di ferro... la prossima volta un martello di legno o una semplice picozza :D
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