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farfalla10
Nuovo Utente
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Inserito il - 17/12/2010 : 23:49:23
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Foto stupende!!! Bellissime. Sei riuscito a scovaregli angoli più belli della Sardegna. Complimenti!
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 18/12/2010 : 09:33:11
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Grazie mia leggiadra farfalla!!
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E' sempre meglio sembrare stupidi tacendo invece di darne la conferma parlando!! |
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 21/12/2010 : 10:39:03
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Da S.Antioco a Domusnovas
Km percorsi 132
C’è stato movimento stanotte, dei ragazzi coi motorini si rincorrevano lungo la strada facendo un fracasso orrendo. Ma è durata poco e se ne sono andati presto. Raramente sosto la notte dentro qualche paese ed altrettanto rara-mente incorro in questi piccoli incidenti di percorso. Una cosa però, adesso che ci penso, ho notato qui in Sardegna: vedo pochissime auto della polizia o dei carabinieri. Non ho mai visto un posto di controllo come se ne vedono solita-mente, magari per caso o forse perché i controlli sono minori. Oggi è un'altra giornata tranquilla. Resterò qui a S. Antioco per tutto il giorno. Mi hanno telefonato degli amici che abitano a Domusnovas, erano al corrente della mia presenza sull’Isola e questa sera sarò loro ospite a cena. Miri, la mia amica, mi ha promesso che troverò cucina tipica sarda e non mi farò scappare l’occasione. Come programma preliminare pensavo di andare a Torre Budello, verso Teulada questa sera ma con questo cambio di programma ci andrò domani e deciderò cosa fare secondo quello che farò ed il tempo. Solite cose del mattino e poi un giro in centro. Mi fermo per una colazione in un bar. Bella cittadi-na, S Antioco, (la cittadine principale ha lo stesso nome dell’Isola) molto pulita ed ordinata. Propriamente oggi S An-tioco non è più un’isola perché collegata alla Sardegna da una strada, la SS 126 che ieri percorsi fin qui. Sembra che Sulcis, così era chiamata, sia stata occupata in un primo tempo dai Punici, mentre il ponte, che si vede poco prima della cittadina di S. Antioco, fu eretto dai Romani che le diedero vitalità ed importanza. Importanza che durò fino all’epoca bizantina, poi abbandonata a causa delle continue scorrerie dei pirati Saraceni. S. Antioco è un classico vil-laggio di pescatori. Le casette sono basse di vari colori con i tetti di tegole rosse. Diverse le testimonianze del pas-sato, tombe dei giganti, menhir. Il tophet, un cimitero che raccoglie in urne di terracotta, le ceneri di bambini. Il Forte detto Su Pisu. Oltre a S. Antico, la cittadina principale, c’è anche Calasetta che fu fondata dagli stessi che fondarono Carloforte. Lascio S. Antioco dirigendomi verso Calasetta nella quale mi trattengo pochi minuti, prose-guendo poi lungo una stretta strada asfaltata. Ci sono delle bellissime scogliere che posso vedere scendendo dal van e percorrendo alcuni metri a piedi in mezzo alla bassa vegetazione. La prima spiaggetta che incontro è Cala Lunga. Dalla spiaggia parte un sentiero in salita che mi hanno detto, i due ragazzi che gestiscono un piccolo bar, porta sopra la cala. Il sentiero è comodo e per nulla impegnativo; seguendolo arrivo fino al punto in cui la cala si confonde col ma-re aperto. Lasciata Cala Lunga mi fermo a Cala Sabone. Si percorre a piedi, per una decina di minuti, un sentiero alla fine del quale si trova la bella Cala, così chiamata per la sempre presente spuma bianca che si forma quando le onde sbattono contro la bassa scogliera. Io preferisco lo scoglio alla spiaggia a questi posti mi piacciono tantissimo per-ché, a differenza delle spiagge, qui la voce del mare copre qualsiasi altro rumore e non si sente nemmeno la poca gente parlare, in più non ci sono famiglie coi pargoli. Resto per un’oretta sugli scogli, sono solo le nove e trenta e ho tempo. I pochi bagnanti sono distesi sulla scogliera, l’acqua ha il colore dello smeraldo, e molto trasparente. Fra dove ora mi trovo e Calasetta ci sono altri piccoli siti che la gente frequenta. Non sono segnati e l’unico modo per trovarli è fare attenzione ai piccoli sentierini che partono dalla strada e si addentrano tra la vegetazione. Mi sono preso la briga di seguirne alcuni ed ogni volta, arrivato in prossimità del mare trovavo posti che ben si adattavano alla sosta. Riparto in direzione di Capo Sperone attraversando una piccola vallata incolta con cespugli e fichi d’india sparsi o-vunque. Con una stradina mi inerpico fino ad una piazzola e sopra ci sono i resti di quello che viene chiamato in diver-si modi: Rifugio, Vecchio Semaforo, Faro. Non è una costruzione antica, solo vecchia e decadente ma lo spettacolo tutto all’intorno è entusiasmante.
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Modificato da - Tharros in data 21/12/2010 10:48:28 |
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 21/12/2010 : 10:48:52
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Non è ancora mezzogiorno, ma visto il posto mi fermo quassù per il pranzo e girare un poco intorno e dentro quelle costruzioni abbandonate. Ho trovato anche roba sparsa in giro, una vasca da bagno arrugginita, un lavandino e atre cosucce. Lasciato il sito proseguo per la strada che porta alla Torre Cannai e poi fino alle spiagge di Coqquaddus e più avanti di Maladroxia, affollatissima. Sono le ore 14, ritorno in città per fare un giro al Tofhet, quello rimandato questa mattina, una necropoli punica, un cimitero dedicato ai bambini ma anche santuario di divinità fenice e puniche. Dovrebbe essere come quello che si trova vicino a Carbonia sul Monte Sirai. Non è detto che non ci vada, prima di sera. Devo vedere come si mette la giostra. Cosi sono arrivato al punto di partenza. Ho fatto tutto il giro e visto scogliere spettacolari, spiaggette solitarie e poco frequentate, un territorio quasi incontaminato. Portata a termine la visita al tophet e espletati i piacevoli obblighi culturali riparto. Ho deciso di andare a Carbonia. Mi resta ancora un bel po’ di tempo prima di andare verso Domusnovas. Nell’uscire da S. Antioco guardando sulla de-stra vedo un capo che ha un nome molto esotico: punta S’Aliga che altro non significa se non punta della monnezza. Quando l’ ho saputo mi sono chiesto se quelli che la raccoglievano si chiamavano… alligatori!! Detto questo percorro la strada verso S. Giovanni Suergio (Suergio significa sughero) dove prenderò l’altra che mi porterà a Carbonia e quindi sul Monte Sirai. Sono più o meno una ventina di chilometri, da fare in tutto relax così arriverò al sito rispar-miandomi il gran calore che ora c’è fuori dal van e che a sventate viene su dalla strada. Non mi piace accendere il condizionatore quindi è tutto aperto e tutto che svolazza. Prima però un giretto in città, m’ è venuta voglia di un bel gelato. Lasciata Carbonia riesco ad incasinarmi per trovare la strada che porta al sito ma finalmente la vedo. Il fat-to è che uscendo dalla città non c’è il cartello di direzione mentre entrando lo si vede benissimo. L’ ho passato senza ovviamente poterlo scorgere ma quando sono tornato indietro era molto evidente. Scendo dal van, vado alla bigliet-teria dove trovo altre persone in attesa della visita. Ci avviamo tutti in branco seguendo la nostra guida. Visitiamo case, tombe scavate nella roccia un tophet il tutto in circa un’ora e poco più. Mentre stavamo per accomiatarci dalla nostra accompagnatrice la vedo un attimo sbandare e poi cadere a terra come un sacco vuoto. Naturalmente l’abbiamo soccorsa subito, con noi c’era anche una dottoressa che subito si è data da fare mentre noi le bagnavamo il viso con l’acqua minerale. Il caldo le ha giocato un brutto scherzo e, avendo subito un piccolo intervento chirurgico, probabilmente non si era ancora ristabilita del tutto. Comunque nell’arco di una decina di minuti si è ripresa e l’abbiamo accompagnata all’ufficio dal quale c’eravamo avviati per la visita. Il bar era aperto e qualcosa di fresco a-vrebbe aiutato anche noi. Nel locale c’era anche un’addetta, una simpatica signora chiaramente africana con la quale ho parlato per qualche minuto. Mi ha dato qualche informazione più che sul sito, sulla condizione dei lavoratori che, diceva, ultimamente stava diventando precaria. Quando gli chiesi il motivo ci disse che quasi tutti i siti sono gestiti da cooperative di giovani ma sembra che la politica ci stia mettendo lo zampino e che tiri mala aria. Potrebbe avve-rarsi la possibilità che nel giro di qualche anno le cose possano cambiare e che sia la regione a gestire il settore ar-cheologico mandando probabilmente a spasso parecchi ragazzi che si sono fatti il mazzo per tirare a lucido e tenere sempre in perfetto ordine il posto, questo come molti altri. A me sembra che la politica faccia meglio ad occuparsi di cose diverse e se possibile aiutare questi ragazzi che tanto si sono dati da fare per crearsi un’occupazione che pos-sa dar loro modo, se non di vivere alla grande, almeno di tirare avanti alla meno peggio E io sono sempre del parere che quando la politica mette le sue zampe da qualche parte è quasi sicuro va tutto a carte quarant’otto. Bene, è ora di riprendere la strada verso Domusnovas per incontrare gli amici. Per la verità sarebbe ancora presto, lavorano fino alle sei pertanto in meno di un’ora potrei arrivarci Sulla strada c’è anche Iglesias, questa cittadina me la trovo sem-pre in mezzo e dovendo fare un po’ di spesa e comperare un piccolo presente, mi fermo anche oggi. E’ una bellissima cittadina famosa, per le sue chiese. Fu frequentata dai Fenici. ma è soprattutto in età romana che fu molto frequen-tata soprattutto perché si racconta esistesse un’altra città fra Iglesias e Fluminimaggiore chiamata Metalla, (dal latino “ad metalla”) per via delle miniere di argento dove vi lavoravano gli schiavi. Un tempo, sotto il dominio Pisano era chiamata Villa Ecclesiae de Sigerro, il nome attuale le fu dato dagli Aragonesi. Ma fu nel XIII° secolo che creb-be di importanza per l’avvento nel territorio della famiglia Donoratico della Gherardesca ed in particolare i figli del conte Ugolino, citato anche da Dante. Come ultimo fatto storico, nell’Ottobre del 2005 si legò a Carbonia dando ini-zio alla nuova provincia di Carbonia-Iglesias. Targa CI. Passeggio per la città, percorrendo qualche stradina e attra-versando delle piccole piazze fino a quando non arriva l’ora di partire. Domusnovas si trova ad una decina di chilome-tri da qui e adesso è il momento di avviarmi. Parcheggio davanti all’edificio del comune. I ragazzi erano gia fuori casa, seduti su una panchina che m'aspettavano.
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Modificato da - Tharros in data 21/12/2010 11:04:06 |
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 21/12/2010 : 11:00:37
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I miei carissimi ospiti, dopo i saluti i baci gli abbracci e i convenevoli di rito mi chiedono se ho appetito. Da queste parti, mi dicono, si mangia tardi e, poiché è ancora presto, mi vorrebbero far visitare la Grotta di S. Giovanni, poco lontana. Acconsento ben volentieri, salgo sulla macchina di Toni e ci avviamo. Sono molto orgogliosi della grotta. Fra quelle che ho visitato in Sardegna, questa si distingue per il fatto che è percorsa da una strada asfaltata, cosa non unica ma rara, ed è il ritrovo estivo di molti paesani che desiderano stare al fresco. Infatti, vi ho trovato gente che giocava a carte intorno a dei tavolini da campeggio, gente che riposava e che discorreva. La temperatura è di 10 gradi inferiori all’esterno. Confrontata con quella del Bue marino o con altre devo dire che come grotta è molto diversa. E’ stata ben valorizzata da luci che illuminano gli anfratti. Mentre siamo dentro passa un gruppo molto nutrito di persone e allora ho chiesto se avevano timbrato il cartellino e tornavano a casa. Niente di tutto ciò: oggi in paese è giorno di sagra e tutti vanno a mangiare fuori, e anche noi, mi dicono; sono loro ospite e decidono loro dove si mangia. Non ho nulla da eccepire, ovviamente. Quello che non sapevo era che nel programma redatto dai ragazzi mi toccava: una gora poetica, una partita di calcio e vari gruppi folk della zona. I gruppi folk mi piacciono, al contrario del calcio che non ha su di me alcun’attrattiva. Vedere 22 tizi che rincorrono una palla in mutande non è il massimo delle mie aspirazioni. Per quanto riguarda la gara poetica sono curioso. Ben vero che del sardo so solo ajò ed eja e qualche parolaccia, che sono le prime che s’imparano, però non mi dispiace, mi farò fare la traduzione simultanea. Avevo sentito parlare delle gare poetiche sarde. Sono una tradizione molto antica ed i migliori poeti (qui si parla di cantori, infatti, quando c’è una gara si parla di cantare, accompagnati da un coro a Tenores) come ad esempio, per fare due nomi, ma ce ne sarebbero moltissimi altri, Peppe Sozu e Remundo Piras. Per la cena io me la sono cavata con un piatto di malloreddus e uno di culurgiones, vado sul sicuro e poi preferisco di gran lunga i primi ai secondi. I ragazzi non hanno lesinato sui vari cibi proposti. Mi hanno guardato con aria di compatimento quando hanno visto la mia cena ma io, per evitare le solite prediche sui cibi, dico sempre che sono allergico e devo stare molto attento. Non è vero ma ci credono, ho una faccia talmente addolorata quando lo dico.!! La serata è corsa via con divertimento di tutti. La partita di calcio è finita in parità ma qualcuno aveva da recriminare su qualcosa. A fine partita c’è stata un po’ di maretta, è volato qualche spintone, prontamente sedato dalle forze dell’ordine presenti, ma poi sono andati tutti al bar. Molto belli invece i gruppi folk, si sono esibiti in balli più o meno tondi. La gara poetica è stata un po’ sofferta giacché non capivo tranne qualche parola qui e là. Gli amici invece, e vorrei vedere, capivano e si sono divertiti parecchio. Nelle gare poetiche c’è sempre un tema preciso nel quale poi i “Cantadores” ci ricamano sopra. La sfida sta nel portare avanti due opinioni diverse sullo stesso tema. Uno dei due ha vinto ma non so ne come ne tanto meno perché! E’ ora di andare a dormire quindi ci avviamo verso casa, bella ed accogliente. Siamo rimasti ancora a parlare sulla terrazza poi l’amicai si è ritirata mentre io e Toni siamo rimasti ancora alzati per il mirto della staffa. Mi sono fatto raccontare com’è la vita in questo paese ed egli mi ha confermato quello che gia conoscevo in parte. Ma una cosa che non conoscevo era il “casu marzu” di cui l’amico pare sia un produttore occulto. Mi ha spiegato come si produce e la particolarità di questo formaggio…abitato. Non mi sento molto attratto da questa curiosità gastronomica e grazie a Dio ne era sprovvisto. La fretta è una cosa rara da queste parti e penso che il detto “ non fare oggi quello che puoi fare domani” sia un dato di fatto. Il mirto della staffa ha avuto una replica e poi ancora un’altra; il prodotto casalingo è tutt’altra cosa da quello comperato!!! Mentre ancora mi restava una qualche lucidità ho dato la buona notte e, non proprio fermo sulle gambe, sono riuscito ad arrivare al letto.
Buonanotte
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Modificato da - Tharros in data 21/12/2010 11:05:26 |
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maria
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Inserito il - 21/12/2010 : 15:12:13
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Stupendeeeeeeeeeeeee come sempre Tharros Ma dimmi un po quand'e che potro vedere la mia Nuoro
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Redentore - Monte Ortobene
Nuoro
..un altro meraviglioso angolo di Sardegna |
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 21/12/2010 : 18:24:16
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Nuoro la potrai vedere fra qualche tempo...sono a sud, come vedi e devo risalire...
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maria
Salottino
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Inserito il - 21/12/2010 : 21:09:58
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| Tharros ha scritto:
Nuoro la potrai vedere fra qualche tempo...sono a sud, come vedi e devo risalire...
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Moghetiiiiiiiiiii
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Tharros
Salottino
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Inserito il - 22/12/2010 : 08:45:38
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qualche altra immagine...
Cala Lunga vista dalla spiaggia
Cala Sabone..
Un tratto della costa da sotto il Semaforo...
Un panorama sulla sinistra è visibile torre Cannai
Una spiaggia...
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Modificato da - Tharros in data 22/12/2010 08:51:00 |
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Tharros
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Inserito il - 29/12/2010 : 09:33:36
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Da Domusnovas a Torre Budello
Km percorsi 158
Mi alzo presto cercando di non far rumore, mi spiacerebbe svegliare i miei amici che dormono ancora. Esco da casa e mi avvio lungo la strada del paese. Ieri sono salito nella macchina di Toni e non ho portato la digitale con me, ma questa mattina me la sono ricordata. Forse non mi serve ma forse si, nel dubbio. Faccio un giro fra le case, trovo la porta aperta del municipio, entro e mi metto a leggere nelle bacheche gli annunci matrimoniali, le ordinanze del sindaco, e altro ancora. Non sono mai andato a leggere ste cose dove abito e mi ritrova a farlo a 1000 km di distanza in un paese della Sardegna dove ci va solo chi deve. Esco e sorprendo l’alba. Il sole sta nascendo in fondo alla strada. Mi siedo su una panchina guardandomi in giro. Qualche rara macchina che transita, non vedo persone. Nemmeno un alito di vento, ho di fronte a me un'altra bellissima giornata. Rientro a casa e i ragazzi si sono gia alzati e stanno preparando la colazione. Mentre prendiamo il caffè mi chiedono che cosa farò oggi e rispondo loro che farò tappa a Cagliari, tutto il giorno. Poi arriva il momento dei saluti. Come il solito li invito a venire da me per qualche giorno, come il solito dicono di sì e come il solito non verranno, a loro non piace viaggiare. Vado direttamente a Cagliari passando per i paesi ed evitando la strada statale. Evito la SS130 e percorro strade interne, Musei, Villamassargia, Siliqua, Villaspeciosa, Uta, Assemini. Costeggio per un tratto lo stagno di Cagliari, all’altezza di Elmas, entro in città attraversando il quartiere di S.Avendrace. La caccia ad un parcheggio, non facile a trovarsi, poi incomincio la visita, zainetto in spalla con quanto necessario. Passo davanti al porto e mi fermo a fare colazione in un bar sotto i portici di Via Roma, dove si trovano i palazzi della provincia e del comune. A piedi risalgo verso la parte alta di Cagliari, (Dovrebbe essere la strada percorsa anche da D.H.Lawrence quando la visitò e pernottò nell’albergo Scala di ferro). la zona più antica, risalente all’epoca pisana, dove si trova ora la cittadella dei musei. Qualche accenno di storia su questa città, poi anche città Regia. Non si può dire che Cagliari sia stata fondata da questo o da quel popolo e che la sua origine sia legata ad una precisa civiltà, ma è sicuro che i Fenici, che diedero a questo loro insediamento il nome di Karales, ne fecero un punto d’approdo verso VIII° secolo a.C. Invece, con l’arrivo dei Cartaginesi tutto cambia e si realizza un tessuto urbano più definito. Nel 238 a.C. arrivano i Romani che ne danno un forte impulso. Cagliari diventa una vera città con impianti idrici, vie, piazze e passeggiate, una popolazione che si attestò intorno alle 20.000 unità. Seguirono, altri popoli invasori, i Vandali e i Bizantini fino a quando nel 1015-16 fecero la comparsa gli arabi (Su Morus) a caccia di schiavi e bottino. In questo periodo storico è probabile l’ avvento dei primi Giudici (Judikes) che tanta parte ebbero nella storia sarda. I Pisani, al loro arrivo fortificarono i colli di Cagliari allorché nel 1258 ebbero la meglio sui Genovesi. La vittoria pisana trasformò radicalmente la città che ebbe un assetto amministrativo sul modello Toscano. Una cerchia di mura isolò il Castello (Su Casteddu, come oggi viene chiamata Cagliari, allora il nome era riferito solo alla cittadina entro le mura) dal resto della città e vi elessero dimora i Pisani. ma Furono anche erette difese al porto nella zona di Stampace e Marina. Nel 1297 a minacciare i Pisani ci pensò Bonifacio VIII° che infeudò la Corsica a la Sardegna mettendola sotto il potere di Giacomo II° di Aragona. I pisani per difendersi costruirono le Torri di S. Pancrazio e dell’Elefante rispettivamente nel 1305 e nel 1307. L’assedio, che poi fu messo in atto dagli Aragonesi, terminò nel 1324 quando Pisa si ritirò stipulando un trattato di resa. Ma anche per gli Aragona arrivò il tempo di sloggiare; nel 1708 la città venne bombardata dai soldati anglo-olandesi ed a seguito di ciò gli inglesi entrarono in Cagliari senza trovare la minima resistenza. Da qui al 1717 la Sardegna sarà governata dagli austriaci ma, anche loro, dovettero poi sloggiare per un ritorno di fiamma degli spagnoli. Ma dura poco; nel 1718 i Savoia entrarono, a causa dell’accordo di Londra, da padroni nell’Isola capeggiati da Vittorio Amedeo II°. Nel periodo di tempo, dal 1720 al 1847 e poi al 1861, quando fu proclamata l'Unità d'Italia, Cagliari attraversò vicende politiche che per importanza non ebbero confronto con quelle del periodo spagnolo. Quando i francesi sbarcarono a Quartu nel 1793, furono accolti con pochissima cordialità da parte dei miliziani sardi che, dopo averne tolti di mezzo un gran numero li costrinsero a risalire sulle loro navi e ripartire molto velocemente verso altri lidi. Facendosi forti di questa vittoria popolare i Sardi chiesero al re di approvare una richiesta fondata su cinque punti. Più importante era la “vessata questio” della parità dei sardi nel coprire gli uffici e le cariche pubbliche, che non trovò però soluzione. Ispirata dagli Stamenti, scoppiò a Cagliari una sollevazione anti Savoia, ricordata ancora oggi col nome di "Sa Die de sa Sardigna". Piuttosto su di giri il popolo, il 7 maggio 1794, accompagnò i piemontesi, loro malgrado, al porto costringendoli ad imbarcarsi. Nel 1800, dopo una serie d’eventi, il potere sull’isola passò a Carlo Felice che lo detenne fino al 1814 quando subentrò come reggente la moglie Maria Teresa, chissà, forse un regalo per qualche... concessione o forse per levarsela di torno. In memoria, la statua di Carlo Felice a pochi passi dal porto, segna il punto dove parte la strada che arriva dopo 232 km a Porto Torres e che ancora oggi porta il suo nome. Dal 1847 in poi i Sardi ottennero la parificazione agli italiani del continente; verso la fine del 800’ la città cambiò volto. Il sindaco Ottone Bacaredda fece erigere numerose opere pubbliche. Poi arrivò il fascismo e tutto quello che ne conseguì. Cagliari diventa capoluogo di regione nel 1949. I quartieri storici di Cagliari: Stampace dove risiedevano artigiani e la piccola borghesia, Villanova dove invece risiedevano i contadini e Marina che collegava e collega tuttora il colle al porto. Nonostante tutto, i popoli che hanno tentato di prendersi la Sardegna ebbero un destino in comune, se ne sono andati, lasciandosi però dietro notevoli tracce del loro passaggio e della loro cultura che, fatti i debiti conti, danno bellezza e varietà di stili alle città Sarde, non dimenticando però che ognuno di loro fece il possibile per depredare l’Isola a scopo commerciale. Sono tentato di metterci fra questi l’invasione da parte di un tale che ha lasciato solo tracce di cemento.
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Modificato da - Tharros in data 29/12/2010 09:53:32 |
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Tharros
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Inserito il - 29/12/2010 : 09:54:53
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Mi perdo nel dedalo di viuzze del quartiere, strette con dei piccoli slarghi ogni tanto, scalinate e archi. A tratti si trovano delle vere finestre panoramiche sul territorio circostante, fino ad arrivare alla Torre dell’Elefante. Proseguo fino ai bastioni di S. Remy. Visito la cattedrale di S. Maria, uno dei monumenti più compositi in fatto d’architettura di tutta Cagliari. Romanico, gotico, pisano e aragonese con i suoi interni, le tre grandi navate, la cripta o presbiterio, dove trovano posto le tombe degli antichi conquistatori e parenti vari. Per una panoramica su Cagliari, la torre di S. Pancrazio è un ottimo punto d’osservazione. Salgo le larghe scale di legno fin sotto il tetto e di lassù lo spettacolo è grandioso. Poi alla cittadella dei musei poco distante. Il museo ospita reperti collocabili tra la preistoria e l'alto medioevo, con particolare riferimento alle regioni del Sarrabus, Gerrei, Marmilla, Trexenta, Campidano, Sulcis-Iglesiente, Oristanese, e Barigadu. Sono presenti reperti del neolitico antico (Su Carroppu - Sirri Carbonia), del neolitico medio e superiore (Cuccuru s'Arriu a Cabras) e dell'eneolitico primo bronzo. Del periodo nuragico sono presenti i depositi votivi di Su Benatzu a Santadi, Santa Vittoria a Serri, Sant'Anastasia a Sardara, Sianeddu e Villanovafranca. Notevole il reparto che raccoglie i bronzetti, in particolare quella di Abini a Teti e Santa Vittoria a Serri, con un ricco ventaglio di temi figurativi e rituali magici. Ci sono molti reperti di quell’era che provengono da numerosi siti della Sardegna, tombe dei giganti, domus de janas, nuraghe e villaggi nuragici, qui raccolti ed esposti al pubblico. Bronzetti che rappresentano guerrieri, mercanti ma anche gente comune, animali e qualche nave. Si passa poi al tempo dei fenici, dove è possibile vedere una ricostruzione del Tophet di Tharros. Si continua con vetrine che espongono reperti provenienti dal campidano, poi Sarroch e Uta, Nora, Bhitia, fino ad arrivare all’ultima parte che è dedicata ai siti di Othoca e Tharros. Sono rimasto nel museo fin nel pomeriggio, per fare tutto il giro ho camminato parecchio. Però, prima di qualsiasi altra cosa, vado su uno degli otto colli di Cagliari, il Monte Urpinu dal quale un altro splendido panorama scorre sotto gli occhi; dagli stagni di Molentargius alla sella del Diavolo, il Castello di S. Michele, i bastioni di S. Remy, uno spettacolo straordinario. Ho ancora tempo e mi avvio verso il giardino botanico, ho sentito dire che è molto interessante. Dopo la visita mi trovo a considerare che m’aspettavo qualche cosetta di più comunque, passeggiare sui vialetti leggendo di tanto in tanto i cartelli con i nomi delle piante, mi ha dato agio di passare un paio d’ore in completo relax e per finire la giornata come si deve un salto al Poetto per un bagno e poi la doccia. Domani sera sono stato invitato a cena da altri amici di Cagliari, resterò nei dintorni e a cosa fare ci penserò; per ora, ripreso il van, dirigo verso Torre Budello.
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Modificato da - Tharros in data 29/12/2010 10:01:44 |
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Tharros
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Inserito il - 29/12/2010 : 10:02:20
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La strada che mi porta verso la meta, passata Chia, è una delle più panoramiche e più belle della Sardegna. Nonostante tutto qui ancora non c’è stato l’assalto spasmodico dei turisti che, a parte gli stranieri, ancora non hanno trovato la strada, o almeno non tutti!!. La spiaggia di Chia, con le acque cristalline che diventano, andando verso il largo, verde topazio, poi turchese e poi assume un bellissimo blu colbalto, gli stagni retrostanti che portano una sensazione di quiete. Il profumo dell’acqua salmastra si mescola agli odori della terra, il rosmarino selvatico il ginepro ed il leccio che danno forma alla macchia mediterranea. Molte e bellissime sono le spiagge che costellano questo lato della costa. Si va dalle spiagge di Chia, Su Giudeo con il caratteristico scoglio, Cala Cipolla e Porto Campana, Porto Tuaredda e Porto Scudo per arrivare fino alle spiagge “proibite” di capo Teulada, Cala Piombo e Porto Zafferano. La servitù militare, imposta in questi territori, ha sacrificato un’altra meravigliosa parte di questa zona dell’Isola. La strada si snoda fra insenature e montagna. Tratti di mare si alternano a scogliere che penetrano l’acqua, come Capo Malfatano e Capo Spartivento, che assume diverse colorazioni man mano che ci si allontana dalla costa. Sono così preso da queste vedute che non mi accorgo che dietro di me si è formata una colonna di auto fareggianti. Mi fermo in una piazzola per farli passare domandandomi perché hanno tutta questa fretta anche quando sono in ferie. Guardandomi in giro supero il bivio per la Torre e devo tornare indietro. Parcheggio il van in un piccolo spiazzo attorniato da rocce e arbusti. Preparo la cena e poi starò qui, tranquillo davanti al mare godendomi una sigaretta, un bicchierino di mirto e questa magnifica serata, dopo una giornata culturale molto intensa ed interessante. Penso al libro di D.H.Laurence, bellissimo dal punto di vista descrittivo ma piuttosto snob per i commenti riguardanti le persone che ha incontrato nell’Isola. Sottolineava spesso la virilità degli uomini sardi in costume tradizionale mentre a parole bistrattava i “civili” come se non fossero sardi anche loro. Appioppava dei nomignoli e in tutti trovava qualcosa di fastidioso o ridicolo. Il classico inglese con la puzza sotto il naso, portata da casa ma, riuscendo ad estrapolare una certa arroganza, snobismo e supponenza, diventa molto godibile. Come lui stesso amava ripetere: “ Visito i posti per poi odiarli e non tornarci più”. Oggi finirò la giornata con il rumore di sottofondo preferito seppur molto tenue. Anche il mare sembra pensieroso, stasera.
Buonanotte
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Modificato da - Tharros in data 29/12/2010 10:08:02 |
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E' sempre meglio sembrare stupidi tacendo invece di darne la conferma parlando!! |
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Tharros
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 06/01/2011 : 18:21:56
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Volevo inserire la tappa seguente ma in questi giorni è problematico avere una linea veloce...a dopo le feste allora...
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Tharros
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 07/01/2011 : 07:17:05
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KM percorsi 188
Colazione con caffè e biscotti. Non è ancora giorno del tutto e sono questi i momenti con i quali mi piace iniziare la giornata; le ore nelle quali ancora tutti dormono. Riprendo, passata un’ora circa dal risveglio, il mio viaggio percorrendo una tra le strade più panoramiche della Sardegna facendo spesso delle soste per osservare quello che mi circonda. Capo Malfatano, Capo Spartivento, fino a Chia; piccole insenature e baie fanno di questo tratto di costa un piccolo paradiso in terra. Salgo fino alla torre prospiciente la baia per fare qualche foto e guardare il panorama. Ridisceso, proseguo senza fretta fino all’incrocio con la strada che porta a Domus de Maria e qui mi fermo. Devo capire se con la velocità che normalmente tengo e fermate varie riuscirò ad arrivare a Cagliari cambiando il percorso. Anche se ieri è stato tutto molto interessante non ho voglia di passare un’altra giornata in città. Decido per la strada interna, vada come vada, che corre quasi parallela a quella appena percorsa. L’ambiente tutt’intorno è collinare, la strada, anche se con molte curve, è piacevole. Passo oltre Domus de Maria, proseguo per Teulada che dal mio ultimo passaggio, circa sette anni fa, si è molto ingrandito. L’interno di questa parte della Sardegna è particolarmente attraente. Boschetti d’alberi e piccoli appezzamenti di terreno aperto si alternano lungo il percorso rendendolo vario. La velocità di crociera molto ridotta mi consente di prestare più attenzione a quanto mi circonda e, anche se le ore di guida a fine di giornata sono molte, andare piano è meno stressante e più produttivo per gli occhi. Durante il percorso in qualche punto posso ancora distinguere chiaramente il mare. Da Teulada percorro una strada poco frequentata ed in leggera salita; in certi tratti la carreggiata si riduce ed a malapena possono passare due auto. E’ la classica strada di montagna, va su..e poi va giù. Attraverso dei piccoli borghi, Carillus, Is Scattas, Barrua ed raggiunto Santadi mi fermo per una visita al paese. Una sosta per un caffè e due passi. Parcheggio l’auto in una strada fuori dal centro e, mentre sto percorrendo la via sul marciapiede opposto noto una vecchietta che sta davanti ad una porta cercando di scorgere, guardano oltre i vetri se c’è qualcuno. Mi da l’impressione di essere un po’ in ansia ed allora mi avvicino e le chiedo se ha bisogno di aiuto. Mi dice che cercava il dottore perché non si sentiva bene ma l’ambulatorio era chiuso fino il giorno dopo. Non ho trovato un numero di telefono in caso di urgenze, ho cercato un vigile al quale spiegai quanto accadeva ed ha preso a cuore la cosa dicendomi che ci avrebbe pensato lui a far sì che la vecchietta avesse la necessaria assistenza. Ho salutato il solerte funzionario e ripreso il giro per il paese. Come accade per le bellezze di quest’isola non mi lasciano indifferente nemmeno i piccoli fatti che costellano la vacanza.
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Modificato da - Tharros in data 07/01/2011 07:34:09 |
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Tharros
Salottino
Utente Virtuoso
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Inserito il - 07/01/2011 : 07:27:41
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-Sono stato testimone. d’atteggiamenti maleducati ed incivili. Ebbi occasione di assistere al tiro al bersaglio, da parte di un gruppetto di persone, che cercavano di centrare a sassate la feritoia di una torre o quando due tizi armati di roncola tagliare le canne per farsi un riparo dal sole. L’anno scorso ero diretto a Jerzu e mi fermai per fare una foto alla vallata. Improvvisamente sentii uno scoppio e dopo qualche secondo un incendio prese vita sotto i miei occhi e nell’arco di pochi minuti si alimentò tanto che, seppur partito da sotto la strada, riuscì ad attraversarla spinto dal vento e salire sul pendio opposto. Uno spettacolo terribile e maestoso allo stesso tempo. Sentivo gli scoppi dei fichi d’india e il rumore sembrava provocato da una mitragliatrice. Con alcuni ragazzi che si erano fermati scendemmo, non senza pericolo, fino ad una casetta per controllare che non vi fossero all’interno persone od animali. Non mi piace l’indifferenza. Quando posso cerco sempre di intervenire, per quello che mi è concesso dalle possibilità del momento. Naturalmente telefonai subito al 116 per avvisare di quanto stava accadendo-. Un aspetto che non manca mai nei paesi sardi sono i vecchietti in piazza che trascorrono il tempo chiacchierando fra loro. E, diverso dai miei paesi, è che qui molto spesso fuori delle case ci sono persone sedute su delle sedie; molto spesso sono donne che attendono ai loro lavori: filano oppure ricamano. Quando invece sono uomini se ne stanno a fumare o semplicemente a guardare intorno. Mi è successo sovente dall’essere seguito con gli occhi da qualcuno. Mentre le donne sembrano non farlo gli uomini sono più plateali e mi seguono con lo sguardo quando passo loro accanto. Non lo trovo fastidioso e la mia curiosità nei loro confronti è direttamente proporzionale alla loro tanto è vero che a volte mi fermo con la scusa d’una qualche informazione, anche se non ne ho bisogno, poi i discorsi prendono argomenti diversi. Una cosa è quasi sicura: se mi fermo, un bicchiere di qualcosa arriva quasi sempre, e non è mai acqua!! Mai mi è successo nell’interpellare persone che ci siano stati attimi di disagio oppure indifferenza; se ad una mia richiesta l’interpellato non sapeva rispondermi subito cercava qualcun altro che mi potesse aiutare. Non era insolito che in qualche bar dove mi fermavo non si creasse una specie di consiglio fra tutti i presenti che sembravano anche divertirsi cominciando a parlare discutendo fra di loro e quando mi davano le indicazioni richieste ne dovevo ascoltare più di uno alla volta cercando di capire, fra movimenti di mani e braccia che indicavano direzioni varie, quali dovevo guardare e quali no, attimi di comicità che forse solo io ero in grado di vedere in quei momenti. La disponibilità metteva alle volte me a disagio mentre non sembrava assolutamente crearlo in nessun’altro. Poi c’era il fatto che in queste situazioni i più interessati alle mie vicende fossero gli uomini, raramente una donna faceva domande sulla mia presenza. Da Santadi a Giba, in pieno Sulcis, passando per il paese di Piscinas. Costeggio il lago di Monte Pranu fino a Tratalias e poi, proseguendo ho attraversato Narcao e Acquacadda vicina al lago di Bau Pressius giungendo dopo una ventina di minuti sotto il Castello dell’ Acquafredda (forse c’era anche una località Acquatiepida ma mi è sfuggita J) del mai dimenticato Hannibal Leckter dei tempi passati: il caro Conte Ugolino (citato in una tappa precedente) che si era costruito la villa da queste parti, della quale esistono ancora i ruderi. Mi fermo per il pranzo vista castello e il fatto che il proprietario abbia mangiato i parenti poco importa, non mi rovina l’appetito e brindo allo scomparso. Dopo pranzo, seduto sotto uno dei rari alberi che fanno ombra, ( E’ strana la cosa ma la mia impressione è che sull’Isola ci siano più alberi che ombra) faccio il punto della situazione. Sono le due, devo tornare in città per le otto. Le occasioni non mancano ma è necessario fare qualcosa che mi porti nelle vicinanze. La scelta cade su Pula per visitare le rovine di Nora. Potrei, dopo la visita, fermarmi e starmene in ammollo aspettando l’ora dell’incontro. Tanto domani riparto verso nord, o almeno così si dice.
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Modificato da - Tharros in data 07/01/2011 07:35:54 |
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