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.machiavelli.

Utente Senior


Inserito il - 29/10/2009 : 18:13:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di .machiavelli. Invia a .machiavelli. un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Maurizio ha ragione quando osserva che ogni calcolo ha i suoi punti deboli, ma da qualcosa di tangibile bisognerà pur partire.
Ad esempio:
Le ceramiche dal campaniforme in poi (1900 a.C.) sono simili in tutta Europa, a dimostrazione di un modo di vivere simile, o almeno di una collaborazione commerciale che vede uomini e merci contaminare i luoghi visitati. Stesse culture dunque? Non credo, ma certamente l'Europa era interessata più della Sardegna da invasioni e razzie.
Tenuto conto che la popolazione dei vari luoghi subiva incrementi lenti ma crolli improvvisi (guerre e malattie) bisogna cercare di stabilire almeno la ciclicità demografica.
Purtroppo brancolo nel buio, mi sorregge solo la logica. Tuttavia anche questa ha i suoi problemi perché tutti noi siamo condizionati da una visione moderna delle abitudini di vita ed è difficile centrare il bersaglio.








 Regione Sardegna  ~ Prov.: Cagliari  ~ Città: Cagliari  ~  Messaggi: 1141  ~  Membro dal: 20/03/2008  ~  Ultima visita: 11/11/2013 Torna all'inizio della Pagina

DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 29/10/2009 : 19:04:01  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
presuntuosamente cerco di fare un poco d'ordine. Oltre a ricordarvi la lettura del Mahan (gia citato) per comprendere le dinamiche del potere navale, v'inviterei a procurarvi un interessantissimo libro (per questa discussione s'intende): The islands in time . Ne avevo gia accennato. Io lo lessi motlo tempo fa: l'oggetto del libro era lo sviluppo della cultura nelle isole del mediterraneo.

Ricordo che citando vari autori le isole venivano additate come gli habitat nei quali la "pianta uomo" cresce meglio. Provo a spremere la memoria e a rriportare quel poco che ricordo, perchè anche se a grandi linee, offre alla discussione una base più concreta (si parla di isole) e un poco meno astrusa:
1) è sbagliato confrontare la dieta insulare con quella continentale. A prescindere dalla produttività del campidano (che cmq mi pare sottovalutata) non si tiene nella giusta considerazione che gli isolani avavano a disposizione una importantssima riserva di cibo, la pesca. Pasti di pesce sono state rinvenute in tutte le culture sarde, da quella ozieri (anch'essa civiltà agricola di tutto rispetto) a quella nuragica. P
er rapportarmi sommariamente al contenuto di quel libro, ricordo bene come si rimarcasse la diversità di'opinione tra biologi e antropologi, in merito alla dieta insulare.

I biologi, tendevano (come Maurizio) a ribassare le stime demografiche tenendo conto che statisticamente le risorse agricole in un isola sono ben più povere di quelle continentali. Se ricordo bene alcuni poi accennavano anche ad una inferiore biodiversità. A questo alcuni antropologi ribattevano affermando che:
1) l'arrivo dell'uomo nelle isole, comportava un drastico abbattimento della biodivesità nelle isole, sopratutto per quanto riguarda la fauna. A cipro come in Sardegna la scomparsa di alcune specie autoctone si deve alla caccia gia in epoca neolitica. Questo comporta un forte depauperamento.
2) Ma lo sviluppo demografico è in varie isole sostenuto sopratutto dalla pesca, che è fonte pressocchè inesauribile (almeno allora). Questo è chiaro sopratutto pr Malta e Creta. Ne creta ne malta dispongono di importanti pianure. Eppure quei popoli riuscirono a generare un surplus alimentare, assolutamente necessario, per dar vita a quelle civiltà così sofisticate per i tempi.

e qui mi collego sia ad una osservazione di Mac. Se si vuol fare un computo degli abitanti partendo da quanti uomini psosano ospitare o sian necessari per costruirli do ragione a Maurizio. io che ho più brutte maniere delle sue, dico che si tratti di una imposstazione del tutto stupida.

Se però si vuol mettere in evidenza che sia necessario un surplus alimentare per dar vita a certe civiltà, credo che su questo punto si possa tutti concordare (compreso Maurizio). il fatto rimarchevole è che, praticamente tutte le isole del mediterraneo hanno avuto il loro momento glorisoso. Da cirpo a creta, persino le cicladi, poi Malta, quindi la Sardegna. La Sicilia non è u isola nel senso prorpio del termine.

2(gli antropologi rimarcavano u altra caratteristica delle cviltà insulari: la tendenza a creare network. Così pare sia ad ogni latitudine. dal pacifico al mediterraneo, gli abitanti delle Isole hanno una tendenza a relazionarsi tra loro molto spiccata.

Questo ha un risvolto sociale olto importante:la creazione di una gerarchia sociale, e dunque di una società sempre più sofisticata,nella quale conoscenze, ricchezze si concentrano e accumulano. Gia il commercio dll'ossidiana, dimostra come lo smercio di questo materiale fosse concentrato in pochi punti del continente. Questo significa concentrazione e detenzione della ricchezza da parte di pochi. il motivo è che le tecniche navali, le rotte, sono per forza conosciute da una limitata cerchia di persone. Dunque lo sono anche i commerci. Ma tutto questo comporta anche un altro importantissimo punto: le isole sono automaticamente capaci di reperire altrove quel che nel loro territorio non si trova. E ciò costituirebbe un ulteriore vantaggio dello sviluppo (culturale, demografico) insulare rispetto al Continente.

3) l'isolamento. Gli antropologi da sempre rilevano come le comunità isolane siano da sempre più conservative delle genti contientali. Questa tendenza può essere deteriore, se l'isola non ha affatto contatti pacifici col mondo esterno, mentre può essere fruttuosa se tali contatti vi sono. perchè questi ultimi garantiscono lo sviluppo materiale, con l'adozione delle tecniche più progredite. Mentre la sicurezza di un confine invalicabilenon per tutti, come il mare, favorisce il consolidarsi della civiltà e della cultura. Ancora oggi c'è chi sostiene che il mare sia stata la condizone geopolitica fondamentale dello sviluppo della democrazia, in gran bretagna e negli usa ( si tratta di un autore affine al Mahan).

Ad esempio: In tutte le isole è stato rilevato come i loro abitanti finiscano col far risaltare (ed anche estremizzare ) alcuni degli aspetti religiosi dellaloro civiltà. Non ricordo bene con quali ragioni ma si sosteneva che questo era dovuto alla conservazione anche degli aspetti più arcaici della religione (e dunque della cultura). In altre parole ache in mancanza di una tecnica scrittoria, nelle isole più che nel contienete la trasmissione della conoscienza è più stabile e nonsi disperde nel tempo. Anche questo, si diceva nel libro, contribuisce ad una maggiore affermazione dell'uomo nelle isole piuttosto che nel continente.

Da qui, anche se per sommi capi, la spiegazione del fatto che in tutte le isole maggiori del mediterraneo si affermò una cultura e una civiltà di rilievo. Per la sardegna si diceva che, data la sua invidiabile posizione strategica, essa fu ancora più favorita di altre isole.

Ed ecco perchè invito Maurizio ad estendere i dati statistici del Contiente Europeo alle Isole e quindi alla sardegna con molta maggiore cautela.
Certezze ne abbiamo davero poche, Ma fra queste "rarità"io porrei:
1) la stabilità e la continuità culturale sembrano attestate (pensiamo al bucranio e ad altri elementi religiosi).
2) In qualche modo venne garantito a lungo anche un certo surplus alimentare, viste le opere ragguardevoli che le varie civiltà che si avvincendarono nell'isola riuscirono a realizzare,ed in tempi così lunghi
3) ne mancavano gli scambi culturali, scchè troviamo i sardi, abituati a copiare utensili ciprioti, vasi micenei, ed immagino anche tecniche agriicole.
4) stabilità politica e arrivo di nuove genti. Senz'altro simili episodi si verificarono, e come dice Acab andrebbero conteggiati per capire quanti abitanti disponesse la sardegna. Ma la geneitca non può rilevarli tutti perchè possimo materiale genetico ci è giunto, e spesso di un unica popolazione. Tuttavia, almeno sino ai fenici, non c'è una grossa discontinuità culturale lungo tuto l'arco della civiltà nuragica. ne così parrebbe in quella di ozieri. Sicchè gli apporti di nuove genti furono essenzialemnte assimilati.

tutto finisce con i fenici, oppure con i punici...

cmq sia lo ripeto: attenzione ad estendere i dati demografici dal continente alle isole..










Modificato da - DedaloNur in data 29/10/2009 19:17:10

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Freddie Mercury - In My Defence
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seddoresus pater

Utente Normale


Inserito il - 29/10/2009 : 19:18:05  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di seddoresus pater Invia a seddoresus pater un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
DedaloNur ha scritto:

è sbagliato confrontare la dieta insulare con quella continentale. A prescindere dalla produttività del campidano (che cmq mi pare sottovalutata) non si tiene nella giusta considerazione che gli isolani avavano a disposizione una importantssima riserva di cibo, la pesca. Pasti di pesce sono state rinvenute in tutte le culture sarde, da quella di ozieri (anch'essa civiltà agricola di tutto rispetto) a quella nuragica. P


BAH...A me fa ridere sta cosa che la sardegna era una landa desolata per l'agricoltura in confronto al nord italia e sopratutto al continente,forse oltre a vedere la produttività ATTUALE chi asserisce questa tesi dovrebbe un po documentarsi sul clima che si aveva 4 millenni fà,ci si dimentica troppo spesso che l'europa usciva da una disastrosa era glaciale,ci si dimentica che fino a qualche millennio prima dell'era nuragica le pianure tanto priduttive ADESSO allora erano coperte da circa 2 km di ghiaccio,tutto stò gelo estremo si è protratto climaticamente per millenni,portando una piovosità notevole in sardegna fino a pochi millenni fà e causando un clima decisamente malevolo in quelle pianure europee tanto vantate,freddissimo in inverno e pantati d'estate con produzioni agricole infami,in sardegna invece quel clima ha portato condizioni favorevolissime per l'agricoltura che adesso possono sembrare scarse rispetto a altri lidi ma allora erano notevolissime per il periodo potendo consentire alla popolazione un'alimentazione favorevolissima all'aumento demografico








  Firma di seddoresus pater 
MAMA,FILLA E ISPOSA

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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 29/10/2009 : 19:41:00  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Sì. Nel senso che accolgo con piacere la partecipazione ed i contributi di Mack e di gallosu.
Ambedue apportano fattori positivi e degni di attenta considerazione.
Certamente, consideriamo iniziata l'agricoltura in alcune terre quando vi troviamo quello che è considerato il suo "marker" più sicuro: la ceramica (una necessità per l'agricoltore). Sappiamo che le cose non sono mai così schematiche, ma di schematizzazione abbiamo bisogno, per fermare le nostre idee. La ceramica deve essere senz'altro uno dei fattori discriminanti. Ma su quella io non posso esprimere opinioni.
Machiavelli pone l'attenzione sui possibili sconvolgimenti negativi del Mitteleuropa, che potrebbero essere stati risparmiati alla Sardegna. E' un'ipotesi interessante.
Ma non ne possediamo prove certe, né di questo, né del suo esatto contrario.... Sappiamo anche di malattie importanti, che hanno agito solo o prevalentemente nell'isola, tanto che c'è stato anche chi ha potuto ipotizzare una fine della Civiltà Nuragica dovuta alla malaria (personalmente, non ci credo, ma l'ipotesi resta in piedi).
E' comunque possibile che l'isolamento della Sardegna abbia agito sia in positivo che in negativo, contemporaneamente o in sequenza ed in tempi differenti, senz'altro influendo variamente sulla popolazione.

La migrazione, per quanto so, era anche causata dall'incremento numerico che l'agricoltura permetteva in termini di popolazione: quando i numeri erano troppo grandi cominciava quello che alcuni chiamarono (molto tempo dopo) "Ver Sacrum": alcuni colonizzatori radunavano i propri bagagli e le famiglie e partivano verso nuove terre da sfruttare (vista la scarsità della selvaggina, che era ormai stata decimata se non estinta dai cacciatori). Tra quei "bagagli" c'era anche il grano, l'olivo, il gatto etc, cioé tutto il "pacchetto" di addomesticazione (di piante ed animali) già pronto ed ottenuto in migliaia di anni di tentativi, osservazioni, errori e nuovi tentativi.
La genetica prova che quegli animali e quelle piante sono di provenienza Mesopotamica, cioé del paese nel quale quelle presenze erano (per motivi geografico ambientali) più numerose e pertanto la sperimentazione con esse era più probabile (altrove era impossibile).
Le tracce - nei siti più esposti al passaggio umano - sono sicuramente molto più difficili a rinvenirsi: questa rarefazione della cancellazione delle tracce da parte degli uomini fa della Sardegna un terreno in qualche modo privilegiato anche dal punto di vista degli studi archeologici. (ma dello stesso principio si giovano la Genetica e l'antropologia, per via dell'isolato genetico e del conservatorismo, che sono ambedue portati dell'insularità).
A Katal Huijuk abbiamo anche un altro marcatore, estremamente raffinato: l'intonaco. E' tutto un altro discorso, lo so, ma si tratta pur sempre di una grande città di frontiera, che ha lasciato evidenti tracce di sé e della propria grandezza. L'oriente è stata la culla di numerose "prime volte": l'ossidiana del lago Van, insieme alle tracce delle fusioni nei forni dei vasai, che si ritiene abbiano portato proprio in oriente alla nascita della metallurgia.
Tutto questo mi porta a pensare che il movimento della migrazione sia stato in un solo senso prevalente. Pure se sicuramente con possibili piccoli flussi e riflussi in ambedue le direzioni. Intendo dire che non vedo un possibile centro di popolamento e di espansione a partenza dall'occidente: il gradiente numerico della popolazione - da oriente ad occidente - era pur sempre a scendere, non certo a salire.
E' stato così pressappoco fino al 1500 della nostra era.

Ma sono senz'altro d'accordo - come numerose altre volte ho avuto modo di affermare - sul fatto che la Sardegna ospitasse, in un certo punto della propria preistoria, una società più evoluta e fortunata di quelle circostanti, nella Tirrenia antica. E questo implica certamente alcuni distinguo.

Il calcolo a partire dal volume delle pietre spostate e messe in posizione lo accetto senz'altro. Ma non posso accettare che lo si prenda in assoluto: ritengo che esso debba essere assolutamente "calibrato" o completato con altre considerazioni, da altre materie . Tra l'altro, fino a quando non avremo le idee molto più chiare (se mai questo avverrà) circa il metodo, il periodo temporale di costruzione ed il numero reale dei nuraghi (abbiamo già detto di molti nuraghi che non ci sono più, ma di cui sappiamo con certezza che ci sono stati), questo metodo sarà per forza maggiore un metodo piuttosto empirico.
Un saluto, per adesso
Maurizio










  Firma di maurizio feo 
Beni: ti naru unu contu...

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tholoi
Salottino
Moderatore



Inserito il - 30/10/2009 : 10:16:05  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di tholoi Invia a tholoi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Nella speranza di non diventare pedante proverei a riproporre la domanda che ho posto appena aperto questo topic e poi a pag.3, mi chiedo ancora se ci sia uno studio basato sul rapporto nascite/morti per farsi un'idea anche aprossimativa sul numero di abitanti e/o sull'incremento demografico. Mi va bene anche un "stai dicendo str....te..." ehm stupidaggini...








Modificato da - tholoi in data 30/10/2009 10:16:36

  Firma di tholoi 
tholoi - neroargento.com

 Regione Sardegna  ~ Prov.: Sassari  ~ Città: Sassari  ~  Messaggi: 1108  ~  Membro dal: 15/10/2007  ~  Ultima visita: 26/03/2012 Torna all'inizio della Pagina

DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 30/10/2009 : 10:26:08  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
immagino che se una tale disciplina o studio fosse a disposizione Maurizio non avrebbe esitato a depositarla tra le prove!
del resto se vi fosse avremm praticamente risolto il busillo. Sappiamo solo che la vita media era infinitamente più breve di quella attuale.
e che la piramide demografica era davvero tale: tantissimi giovani rarissmi anziani, almeno così si pensa da sempre per le civiltà antiche.

Ma il rapporto nascite/morti è tutt'altro affare. Basta osservare che varia da anno ad anno, in ragione di motivi contingenti, annata buona dei raccolti, carestia, guerra (che può voler dire sia sterminio, ma pure acquisto di popolazione: schiavitù), epidemi e via dicendo.











  Firma di DedaloNur 
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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 30/10/2009 : 15:40:02  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Grazie, Dedalo: ma mi fai più istruito di quanto io non sia!
Ho letto un libro (credo ce ne siano due, dal titolo simile, ambedue dello stesso autore) sulle "Pietre magiche di Mamoiada" in cui si tenta di risalire al numero possibile degli abitanti - nelle varie epoche - attraverso il presunto numero dei siti che implicano attività e presenza di vivi e per converso attraverso il numero delle tombe, sempre relativo allee varie epoche corrispondenti (domus de janas, tombe dei giganti). Non ricordo bene le cifre (il testo ahimé è in Sardegna e non posso consultarlo adesso), ma riporta cifre che mi sono sembrate esagerate. E' proprio da quel testo (non avevo affatto in mente la Talassocrazia Sarda) che è partita la mia idea: ho rifatto tutti i conti... Sono andato a cercarmi qualche altro dato non relativo alla Sardegna, ma di epoche analoghe. Ci ho ragionato su un poco (troppo poco, probabilmente: l'articolo è ancora in forma semi-definitiva) e poi l'ho proposta...

Comunque, concordo con Dedalo sulla sorprendente brevità della vita media (non così breve come s'ipotizzava, però. Cioé, non 25 anni!) e sul fatto che il passato "non era un paese per vecchi" per dirla in modo contemporaneo. La mortalità infantile era alta (anche per motivi rituali, a volte, non solo per motivi sanitari: e lo è stata fino a tempi recentissimi, quasi ieri).

Disponiamo di circa 113 iscrizioni etrusche di epoca tarda (200 - 50 a.C.) in cui le date di durata della vita sono espresse in cifre (sarebbero 130, ma si debbono escludere quelle nelle quali le cifre non sono certe in quanto danneggiate) Provengono quasi tutte da Tarquinia e da Volterra., le due uniche città in cui si sia per qualche motivo affermata l'usanza di indicare l'età del defunto sull'epitaffio. Quelle in cui l'età è indicata in lettere non sono abbastanza sicure - date le incertezze d'interpretazione delle stesse. Se ne deduce che - per gli Etruschi di quell'epoca - la durata media della vita era di 40, 88 anni (41,09 per i maschi e 40,37 per le femmine). Anche qui, il confronto con altri paesi è confortante: Africa settentrionale: 45,37; Spagna: 36,2; La città Gallo Romana di Bordeaux: 35,7; (questi valori non tengono conto della mortalità infantile, che probabilmente imporrebbe una riduzione ad un sesto). Questi valori ci sorprendono comunque ed esprimono la grande vitalità del popolo Etrusco anche se ormai giunto nei pressi del declino, specialmente se li paragoniamo alla "spettanza" di vita verso il 1800 in Europa che era 30 anni (oggi è circa 65).
In Italia, nel 1900 era di 44,2 e di 44,8 per le donne. Nel 1950 rispettivamente di 53,7 e di 56 anni. Adesso, come si vede, la spettanza di vita è più lunga nel sesso femminile.
Certamente questi dati si riferiscono ad epoche molto differenti da quelle che noi prendiamo a cuore ed in esame, ma ci fanno almeno capire quanto inaspettatamente possano modificarsi le situazioni biologiche rispetto alla linearità della nostra logica...
Saluti
MF









Modificato da - maurizio feo in data 30/10/2009 15:41:14

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tholoi
Salottino
Moderatore



Inserito il - 30/10/2009 : 16:31:08  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di tholoi Invia a tholoi un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Certo è che la demografia storica deve tenere bene in conto il fatto che in epoca nuragica, essendo ormai assodato che non si trattava di civiltà prevalentemente militare, il tasso di mortalità per guerre non doveva essere così incidente.








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tholoi - neroargento.com

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DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 30/10/2009 : 17:13:27  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
tholoi, la tua è un affermazione assai impegnativa, di cui ti chiedo conto. Come fai a dire che non fosse prevalentemente una società militarista? definiscimi anche cosa si debba intendere per società militarista.

Io sono il primo a dire che i nuraghi fossero edifici civili (religiosi sopratutto). Questo però non osta affatto ad escludere una società militarista. Guardiamo i bronzetti, le spade rituali infisse e non, nei templi.
Sulla "dimensione" militare dei nuragici si è elucubrato a sproposito. Si è calato dall'alto l'idea delle fortezze medievali, ed allora chiunque osservava un nuraghe aveva in mente il castello di Camelot. ora non vorrei che per la regola del contrappasso, s'immaginasse un popolo di lotofagi, e di chierichetti.

l'intento polemico non è nei tuoi confronti ovviamente. ciao tholoi









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maurizio feo
Salottino
Utente Master



Inserito il - 30/10/2009 : 17:33:05  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Anche io non credo che non ci fossero affatto guerrieri tra i protosardi. (A prescindere dai bronzetti, sui quali non trovo utile dilungarmi qui...)
Credo anzi che i protosardi che noi chiamiamo Nuragici conoscessero, costruissero ed usassero più che bene le armi per tutti gli scopi per cui esse esistono.

Alcune armi sicuramente - prima o poi - li caratterizzano, come ad esempio quei pugnali arcaici con "elsa gammata".
La doppia ascia appartiene anche al loro repertorio: è non è esattamente uno strumento comodo per l'uso quotidiano.
Abbiamo (come riferisce anche Dedalo) grandi bronzi che sembrano simbolici e rituali, come certe spade effettivamente troppo esili per essere usate sul campo: ma sono pur sempre spade e - qualunque fosse il loro significato - prendono origine e modello da strumenti reali usati unicamante per offendere e difendere...

Se le muraglie arcaiche lasciano intendere che esistesse un pericolo da cui difendersi (altrimenti, perché edificarle?) che noi non conosciamo con certezza, perché mai dovremmo immaginare che eventuali o potenziali pericoli non esistessero più qualche secolo dopo?

Brancoliamo nel buio spesso, questo è più che vero, ma dobbiamo essere realistici nelle nostre ipotesi ricostruttive.

Nella mia ipotesi del numero ridotto, se io non credo ad un grande esercito sardo che scorrazzasse per le coste del Mediterraneo a proprio piacimento come un padrone, d'altro canto non lo vedo come un popolo inerme ed impreparato a combattere.
MF









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DedaloNur
Salottino
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Inserito il - 30/10/2009 : 23:07:43  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
maurizio feo ha scritto:
Nella mia ipotesi del numero ridotto, se io non credo ad un grande esercito sardo che scorrazzasse per le coste del Mediterraneo a proprio piacimento come un padrone, d'altro canto non lo vedo come un popolo inerme ed impreparato a combattere.
MF


certo. perchè non rientra nella tua concezione estetica dei nuragici.

Che non scorrazzassero facendo almeno i pirati qua e lì per il mediterraneo è irrealistico. Se è irrealistica una società disarmata, come si fa ritenere irrealistica l'ipotesi che usassero armi anche altrove dalla sardegna?

Se brancoliamo nel buio ma si può ammettere "che fecero qualcosa di grande" come si fa ad escludere così perentoriamente che non andarono mai altrove a combattere e che in certi periodi divennero padroni del mare circostante?

cerchiamo di pesare tutto in un unica bilancia, senza usare 2 pesi e 2 misure... grazie.









Modificato da - DedaloNur in data 30/10/2009 23:17:40

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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 30/10/2009 : 23:49:55  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Fer cryin' out loud, yay gods!









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maurizio feo
Salottino
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Inserito il - 31/10/2009 : 10:28:42  Link diretto a questa risposta  Rispondi Quotando
Nel senso che: mentre io continuo a smussare gli angoli, sottolineare i punti di contatto e di accordo e ad evitare l'attrito, tu - d'altra parte - approfitti di ogni virgola e dettaglio per criticare me attraverso quello che dico... E questo intento - si badi bene - è l'unico che traspare con evidenza dal tuo ultimo intervento, che risulta altrimenti piuttosto incomprensibile in sé.
Sconsiglierei accoratamente di continuare così.
Magari, prova ad ignorarmi, per un poco, che ne dici?
MF









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kigula

Moderatore



Inserito il - 31/10/2009 : 15:43:29  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di kigula Invia a kigula un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Signori, vi sto osservando... Fate i bravi!







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DedaloNur
Salottino
Utente Master



Inserito il - 31/10/2009 : 16:21:48  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di DedaloNur Invia a DedaloNur un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
che cosa mai avrò detto adesso?

il mio intervento mi pare comprensibilissimo. Prova ad eliminare il nick dedalonur. E vedrai che a molti potrebbero nascere considerazioni tanto banali quanto ovvie, leggendo quel che si trova scritto sopra. Se qualcun altro avesse scritto le tue considerazioni avrei risposto al medesimo modo. Ma almeno per il momento le scrivi tu.

infine: impossibile ignorare considerazioni da considerarsi erronee e "squilibrate", quando ci si sforza di avere una visione equilibrata ed obiettiva del tutto. Siam qui per esporre le nostre idee e riceverne delle critiche. il forum è utile solo in questo senso.









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