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Nuragica
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Inserito il - 19/04/2006 : 09:10:57
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Sergio Frau Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta, NurNeon, Euro 30
È uscito oramai da qualche tempo, ma sarebbe bene tornare a spendere due parole su Le Colonne d'Ercole, un'inchiesta, il libro con il quale l'ispirato Sergio Frau rimescola le carte della storia antica del mondo mediterraneo. Partito per affrontare un'indagine sul mito di Atlantide, l'autore finisce per aprire una sacca dei venti, come quella che il buon Eolo aveva dato ad Ulisse per tornare a casa, trascinando se stesso ed i lettori in un viaggio degno del mitico re di Itaca.
Dove sono le Colonne d'Ercole? Questo è la domanda da cui parte l'inchiesta del giornalista di Repubblica, domanda per cui l'unanime risposta sarebbe "a Gibilterra". E invece no. Mettendo a confronto, in un forum aperto e libero, le opinioni di autori antichi, come Omero, Euripide, Erodoto, Platone, Strabone e via una carrellata di classici, con quelle di studiosi contemporanei, come Donadoni, Lilliu, Ugas e tanti altri, Frau le ripristina lì dove sono state per secoli, nel Canale di Sicilia, in quella strozzatura tra la Trinacria e la Tunisia che per secoli ha rappresentato il limite ultimo del mondo greco e l'inizio del mare fenicio.
Le Colonne erano, dunque, intorno all'VIII secolo avanti Cristo, una sorta di Cortina di Ferro, un limite di spartizione territoriale come la Rraya, la linea immaginaria che dividerà molti secoli dopo le scoperte del nuovo mondo tra Spagna e Portogallo, e lo restarono fino all'Età ellenistica, quando Alessandro Magno allargò le terre conosciute verso est e Strabone, il padre della Geografia, per dovere di simmetria, le spostò a Gibilterra.
Ma questa è solo la prima delle rivoluzionarie tesi di Frau, quella da cui deriva la seguente domanda: se Atlantide era al di là delle Colonne e queste sono al Canale di Sicilia, dove potrebbe essere stata quest'isola tanto favolosa quanto sfortunata? Frau la identifica nella Sardegna, la terra che, nel XIII secolo prima di Cristo, era la patria di uno sconosciuto popolo costruttore di torri, gli Shardana o Tyrsenoi, già navigatori dell'epoca micenea che un evento catastrofico farà confluire in quella sorta di Grande Coalizione, chiamata "Popoli del mare", che attaccherà la Grecia ed il regno dei Faraoni......
Mi piace pensare e credere che Atlantide possa essere la Sardegna!! Voi cosa ne pensate??
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Modificato da - Nuragica in Data 19/04/2006 09:12:32
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alamar34
Salottino
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Inserito il - 19/04/2006 : 10:21:31
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Non sono molto informata a riguardo, ma ne ho già sentito parlare di questa tesi che trovo non sia assolutamente da scartare. Sicuramente il parere di Shardana o di Quattromori o di altri che conoscono meglio la storia "antica" dell'isola possono esprimersi con maggiore cognizione di me. Ma ti assicuro che l'idea mi affascina moltissimo e sarei curiosa di saperne di più. Scrivete scrivete che poi io leggo!
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ondarock
Salottino
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Inserito il - 10/07/2006 : 11:20:03
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Ecco un breve articolo di Mario Tozzi sull'argomento!
L'isola di Atlantide ? Esiste, è la Sardegna
Sono secoli che studiosi, filosofi, scienziati e letterati tentano inutilmente di ricollocare il mitico continente di Atlantide nella geografia interpretando ora Platone ora tutte le leggende mediterranee che ne hanno fatto il proprio fulcro, e sono secoli che ogni tentativo viene frustrato da mancanza di prove concrete, ma anche solo di indizi, testimonianze, idee. Sembra che oggi si sia sul punto di arrivare a uno stravolgimento delle convinzioni tradizionali e che una nuova luce possa essere gettata sulla madre di tutti i miti e sulla nostra stessa genesi come popolo italico. In questa, che è soprattutto un'operazione culturale, giocano un ruolo da protagoniste l'archeologia e la geologia --oltre alla rivisitazione storica e filologica-- in un recupero del metodo scientifico come approccio risolutivo anche per le questioni apparentemente solo umanistiche o sociali.
Di volta in volta l'isola di Santorini, le isole britanniche, le Azzorre e le Canarie (e recentemente anche l'arcipelago nipponico o le coste turche) sono stati i luoghi maggiormente indiziati come gli ultimi retaggi del contineente perduto narrato da Platone nel Crizia e nel Timeo. Protetta da mura circolari di metallo e dotata di grande disponibilità di beni naturali, beneficiata da raccolti tre volte all'anno e da minerali preziosi del sottosuolo, Atlantide era una terra promessa situata al di là delle Colonne d'Ercole. Già, ma dov'erano quelle mitiche colonne 2000 anni fa ? Oggi tutti le collocano a Gibilterra, ma le analisi dei testi precedenti la nuova geografia di Eratostene --il primo a destinarle fra Spagna e Marocco-- dimostrano che c'era molta confusione su dove piazzare i limiti del mondo quando la geografia non la facevano ancora i greci, ma i fenici e i cartaginesi, eredi di quegli antichi popoli del mare di cui si erano perdute le tracce dopo un avvenimento catastrofico (Atlantide non si è a un certo punto clamorosamente inabissata ?).
La geologia dei fondali del Mediterraneo a questo proposito parla tanto chiaro che anche un non geologo, ma giornalista e archeologo come Sergio Frau --commentatore di Repubblica e novello scrittore di Le colonne d'Ercole, un'inchiesta, appena pubblicato da NUR-Neon di Roma-- ha potuto notare che c'è una sola zona che poteva fungere da confine del mondo conosciuto prima che i commerci si spingessero più a Occidente, la sola che possedesse quei fondali insidiosi, e soprattutto limacciosi e costellati di secche, che gli antichi indicavano come Colonne d'Ercole, il Canale di Sicilia. Lo stretto di Gibilterra ha fondali profondi più di 300 metri e non c'è mai stato fango laggiù, come potevano sbagliarsi i tanti che avevano chiaramente descritto il canale di mare fra Sicilia e Tunisia ?
E se le Colonne d'Ercole erano davvero a largo della Sicilia quando Platone scriveva, perché Atlantide avrebbe dovuto essere alle Canarie o, tantomeno, a Sanotrini ? I geologi avevano già escluso da tempo l'isola cicladica per via delle prove paleomagnetiche: i manufatti in terracotta dell'antica Thira (Akrothiri) si comportano come argille naturali in cui i granuli magnetici normalmente presenti si riorientano parallelamente al campo magnetico terrestre se riscaldati al di sopra di una certa temperatura (come quella dei forni in cui venivano cotti o di incendi). Confrontando quei dati con quelli provenienti dell'eruzione spaventosa di Santorini (XVI secolo prima di Cristo) si è escluso che la distruzione della civiltà minoica potesse essere contemporanea ai maremoti conseguenti a quella catastrofe, dunque, che Atlantide potesse coincidere con la Creta dei palazzi di Cnosso.
Ma al di là di quelle Colonne ora ricollocate c'è un'isola che ha un clima straordinario --capace di dare più raccolti in un anno--, che è ricchissima di metalli e che è stata abitata per lungo tempo da un popolo che costruiva torri (i nuraghes dei Tirreni) e che forse è fortemente imparentato con gli Etruschi e con i Fenici e i Cartaginesi. Un'isola che poteva costituire un forziere naturale molto più vicino della lontana Spagna cui, chissà perché, dovevano preferire arrivare i naviganti del Libano e della Libya. Un'isola da tenere tanto segreta da farla quasi sparire dalle rotte, una specie di riserva naturale da oscurare nella notte del mito, un'idea di terra promessa che avrebbe potuto chiamarsi Atlantide. Quell'isola si chiama Sardegna e numerosi riscontri archeologici mostrano come sia stata repentinamente abbandonata attorno al 1178-1175. I nuraghes della costa sarda meridionale e occidentale, quelli a quote basse, sono tutti distrutti, capitozzati, con le grandi pietre gettate a terra, mentre quelli contemporanei della Sardegna settentrionale sono ancora oggi in piedi: sono possibili terremoti o maremoti in un'isola da sempre ritenuta tranquilla da un punto di vista tettonico ?
La geologia potrebbe tentare di dare una risposta decisiva attraverso sondaggi opportunamente collocati nella valle del Campidano, vicini ai nuraghes ricoperti da una melma fangosa che ha tutta l'aria di essere un residuo di un'inodazione, o, addirittura, di un maremoto. In tutto il mondo le rocce di maremoto (tsunamiti) permettono di riconoscere le catastrofi del passato: l'ipotesi dell'asteroide che avrebbe causato la scomparsa dei dinosauri riposa in parte su prove come queste. Ma se tutto trovasse ulteriori conferme molte idee andrebbero cambiate: la storia e l'archeologia dell'intero Mediterraneo rischiano di essere stravolte in una nuova visione del mondo antico la cui origine sarebbe più vicina di quanto pensassimo.
Mario Tozzi
(da La Stampa, TuttoScienze del 17/07/2002)
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Inserito il - 10/07/2006 : 11:58:21
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Quest'articolo invece è stato preso dal Messaggero sardo (luglio 2003)
E SE LA SARDEGNA FOSSE LA MITICA ATLANTIDE? Ho tolto le colonne d’Ercole a Gibilterra e le ho rimesse al canale di Sicilia ». Un’impresa non da poco certamente, ma è il “sogno” di Sergio Frau. La fulminante intuizione che sta alimentando il dibattito culturale più avvincente da oltre un anno a questa parte. Perché Sergio Frau, giornalista del quotidiano “La Repubblica”, inviato di temi culturali, appassionato di storia antica, grande viaggiatore, su questo suo “sogno” costruisce un processo indiziario, raccoglie fonti, organizza un forum, chiama a testimoniare autori antichi e moderni, mette insieme un “faldone” con tutti gli atti e ne fa un libro (“Le colonne d’Ercole - un’inchiesta”, edizioni Nur- Neon Roma), con il quale irrompe in un campo, quello storicoarcheologico, caratterizzato da consolidate certezze, portandovi scompiglio e sconcerto. Perché Sergio Frau non è un addetto ai lavori in senso stretto, e perché la sua fatica non prende l’avvio da un ritrovamento materiale, bensì, appunto da un “sogno”, che peraltro sottopone a controlli, altri controlli, e ancora controlli, secondo le regole e i canoni del processo indiziario. Tutto ciò Frau lo ha spiegato a Verona, in un incontro organizzato per presentare il suo libro dall’Associazione dei sardi “Sebastiano Satta”, nello scorso mese di maggio, nell’ambito della manifestazione “Sa die de sa Sardigna”. All’incontro, che si è svolto nel “Forte Gisella”, un’enorme struttura militare realizzata dagli austriaci all’interno del complesso difensivo del “Quadrilatero”, oggi restaurata e destinata a iniziative culturali, hanno partecipato il prof. Alberto Moravetti, docente di Preistoria e Protostoria nell’Università di Sassari, e lo storico Tonino Bussu, sindaco di Ollolai. L’incontro è stato coordinato dal presidente della Circoscrizione in cui ricade il Forte, Carlo Badalini. Innanzitutto perché le colonne d’Ercole vanno tolte a Gibilterra e riportate al canale di Sicilia? Perché era quella la loro collocazione – dice Frau – quando la geografia era fatta dai Fenici e dai Cartaginesi, eredi di quell’antico popolo di navigatori, dominatori del Mediterraneo occidentale, di cui si sono quasi totalmente perdute le tracce, e prima della geografia disegnata dal greco Eratostene, che ha, o avrebbe, spostato il confine occidentale del mondo conosciuto quasi per bilanciare l’enorme allargamento a oriente derivato dalle conquiste di Alessandro Magno. Inoltre non vi è alcuna corrispondenza tra le antiche descrizioni dei luoghi dove erano poste le colonne d’Ercole, caratterizzati da bassi e fangosi fondali, in una zona paludosa e pericolosa, e lo stretto di Gibilterra, caratterizzato invece da fondali di oltre 300 metri. Frau non si limita a affermare queste cose. Chiede il conforto di Pindaro e Aristotele, Timeo, Erodono e Stradone. Chiama Eratostene a rispondere del suo “misfatto”. E non si ferma ancora: verifica quanto accade con la restituzione delle colonne d’Ercole al canale di Sicilia. Si forma – dice – una processione sacra, prima bloccata dalle colonne d’Ercole poste tra la Spagna e l’Africa, che si riversa sul Mediterraneo occidentale “disabitato e deserto come la luna”, ripopolandolo. Torna Poseidone, tornano i Titani, tornano le Esperidi, torna Atlante. _______________________________________________________________________________
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Modificato da - Agresti in data 10/07/2006 12:25:10 |
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Inserito il - 10/07/2006 : 12:06:49
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“Secoli e secoli di miti, di mostri ed eroi rientrano tutt’insieme a riprendere possesso dei luoghi un tempo solo loro. Una possente sarabanda di miti sconfitti che il tempo ha esiliato fuori. Nell’oceano Atlantico”. E torna il mito di Atlantide, quella terra di grande civiltà e grandi ricchezze, di cui parla Crizia nel dialogo di Platone. Una terra coperta di foreste, dal clima mite che consentiva due e anche tre raccolti all’anno, una terra ricca di ogni metallo, una terra dalle vene d’argento, abitata da un popolo di navigatori, che costruiva torri, e che l’avrebbe abbandonato repentinamente a causa di un’immane catastrofe. I greci sapevano di quell’isola, che però rimaneva mitica, sconosciuta perché i discendenti di quel popolo di navigatori, Fenici e Cartaginesi, nascondevano le rotte per poterla raggiungere, e perché gli stessi greci non osavano avventurarsi oltre le colonne d’Ercole, ricordiamo poste nel canale di Sicilia. E in virtù di un accordo, più o meno tacito, per cui era loro il Mediterraneo orientale, e quello occidentale riservato a Fenici e Cartaginesi. E perché – si chiede Frau – i Fenici avrebbero dovuto cercare nell’Atlantico una terra capace di fornire loro abbondanti raccolti, minerali metallici, legna e quanto serviva per i loro traffici, quando al centro del Mediterraneo occidentale, da loro dominato, esisteva un’isola come la Sardegna, con tutte quelle caratteristiche? Con un clima mite, allora coperta di foreste, ricca di metalli, con le sue 8000 torri, tanti sono i nuraghi finora individuati, realizzati da quell’anti quell’antico popolo di navigatori?
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Inserito il - 10/07/2006 : 12:26:47
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Per Frau questa è soltanto una domanda retorica. Ma allora perché quel popolo antico avrebbe abbandonato un terra così felice? Perché Atlantide è scomparsa nel mare. Perché la Sardegna è stata investita da una immane catastrofe, un gigantesco tsunami che la ha percorsa da sud verso il nord, dal golfo di Cagliari a quello di Oristano. I segni di quella catastrofe sono ancora evidenti. Tutti i nuraghi del sud dell’isola, al contrario di quelli del nord che sono ancora in piedi, sono tutti capitozzati, devastati soprattutto dal lato sud. L’intera enorme pianura del Campidano è tutta ricoperta da una sorta di melma, quasi il residuo di un’inondazione. Il gigantesco puzle di Frau sembra funzionare, tutte le tessere trovano il loro posto, l’indagine è completata. Tutte le prove e le testimonianze raccolte sembrano dimostrare la fondatezza del “sogno” iniziale. Adesso Frau va raccogliendo i tanti pareri e le tante sentenze, di lettori e esperti: il libro sta ottenendo un grande successo. E lo fa con grande disponibilità al dialogo e al contradditorio, ma anche difendendo con puntigliosità, mostrando i denti, la sua inchiesta il frutto di tre lunghi anni di lavoro. Alcuni di questi pareri, tutti esprimono interesse se non esplicita approvazione, sono già contenuti come appendice del libro. Sono quelli di Maria Giulia Amatasi Guzzo, esperta di epigrafia semitica, di Lorenzo Braccesi, docente di storia antica, di Sergio Donadoni, egittologo, e di Sergio Ribichini, dell’Istituto di studi fenicio-punici del CNR. Ad essi si è aggiunto, a Verona, quello del prof. Alberto Moravetti, che ha osservato come i fatti, le vicende, i pareri, le testimonianze contenuti nel libro di Frau, sono stati tutti raccolti con equilibrio e consequenzialità e portano tutti alla stessa conclusione, quella dell’autore del libro. Ma occorre approfondire lo studio, per stabilire se quella indicata da Frau è la “verità”. Anche per quanto riguarda l’identificazione della mitica Atlantide nella Sardegna – ha aggiunto Moravetti – certamente la logica del ragionamento dell’autore di “Le colonne d’Ercole” porta a ritenere che se Atlantide è realmente esistita non può che identificarsi con la Sardegna. Ma forse vale la pena continuare a credere che quell’isola mitica sia esistita e continui a esistere soltanto nella mente e nella fantasia degli uomini. Certamente il lavoro di Frau – ha concluso Moravetti – è estremamente utile per restituire alla Sardegna il ruolo di protagonista delle antiche vicende del Mediterraneo. Anche perchè la sua storia di quei lontanissimi anni non ha eguali in tutti i paesi del mondo allora conosciuto. L’utilità del lavoro di Frau è stata sostenuta anche dallo storico Tonino Bussu. È utile il libro di Frau – ha detto – perché aiuta l’isola a uscire dall’isolamento, e le consente di irrompere nella storia con tutto il peso del suo passato. Frau – ha aggiunto – osserva con occhi diversi la storia della Sardegna e del Mediterraneo, e il suo lavoro aiuta i sardi a rimuovere le colonne d’Ercole che hanno portato sempre al loro interno, e hanno impedito il superamento dell’isolamento che li ha sempre penalizzati. di Roberto Puddu
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ondarock
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Inserito il - 18/07/2006 : 11:28:37
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Tozzi si conferma grande istrionico comunicatore: di fronte ad un folto pubblico, immerso nello scenario dell'oliveto di S'Ortu Mannu arricchisce e ricama l'intrigante ipotesi di Sergio Frau...Ecco un articolo apparso sul Giornale di Sardegna...(ndr )
«I SARDI PADRI DEGLI ETRUSCHI»
II conduttore di "Gaia" ospite ieri sera di "Mare e Miniere" dice la sua sul mito di Atlantide e appoggia con enfasi le affascinanti teorie dello scrittore Sergio Frau.
Chi è che bolla come voli di fantasia le teorie su Atlantide? «I bottegai. Quelli che hanno studiato da sempre la Sardegna senza mai analizzare quanto raccontato da Sergio Frau». Non usa mezzi termini Mario Tozzi, studi da geologo e conduttore televisivo di professione (suo il programma Gaia), che senza troppe parafrasi definisce «beghe da bottega» le prese di posizione volte a negare categoricamente l'attendibilità delle ipotesi che vedrebbero i sardi nei panni dei cittadini di Atlantide. La civiltà perduta, una delle più evolute. Storia che, a dire la verità, oscilla tra leggenda emito. Ieri sera, a Villamassargia, in occasione della rassegna Mare Miniere, Tozzi ha illustrato con dovizia di particolari quelli che secondo lui, sono i punti forza delle teorie divulgate da Frau, noto giornalista di Repubblica.
PUNTO primo, i testi di Platone dicono che Atlantide era la prima isola che si incontrava attraversando le Colonne d'Ercole». Che erano uno spartiacque geopolitico dell'antichità che divideva il mondo greco da quello fenicio. «Geograficamente queste erano situate tra la punta nordorientale dell'Africa e la Sicilia. L'isola che s'incontra, quella più grande è la Sardegna». Ancora si dice che Atlantide sia stata sommersa dalle acque. «Una cosa curiosa - prosegue il geologo - è che diversi nuraghe siano stati trovati sotto metri e metri di fango. Il motivo potrebbe essere uno tzunami che sommerse l'isola secoli fa». Come averne la certezza? «Con l'aiuto di studi e finanziamenti. La geologia potrebbe dare una risposta decisiva attraverso sondaggi nella valle del Campidano». Un altro elemento suggestivo, che fa pensare che la civiltà nuragica corrisponda a quella atlantidea, «è la presenza sull'isola di grosse quantità d'argento, soprattutto nel Sulcis Iglesiente». E Atlantide era ricca d'argento, a leggere il buon Platone. «Siamo stati con Sergio Frau a vedere delle tombe etrusche e abbiamo trovato delle coincidenze sorprendenti tra quella civiltà e quella dei popoli nuragici. Solo che i nuragici precedono gli etruschi». Sono forse i sardi, lontani antenati dei romani, i grandi conquistatori del mondo antico? «Volendo fare qualche esempio - continua - in Gallura abbiamo trovato una Domus de Janas, con un toro scolpito nella roccia.
DENTRO, nel tufo, è stato scolpito un tetto di paglia. Lo stesso che a Cerveteri è riprodotto nella necropoli della Banditaccia. Solo che questo ha 700 anni di meno». Dunque sembra plausibile che siano stati i sardi, i costruttori di nuraghe, a portare quei segni. E poi chi ha insegnato agli etruschi a usare il metallo? «In Toscana ci sono le miniere ma sono meno antiche di quelle del Sulcis» argomenta Tozzi. Si tratta di teorie, è tutto da dimostrare. Certo che le teorie promosse sono rivoluzionarie. I sardi non più popolo di dominati ma coloro che hanno dato i natali a un popolo di dominatori come quello romano. «La Sardegna è una terra antica e poco studiata - prosegue il conduttore televisivo - potrebbe riservare, se venissero spese risorse, molte sorprese e nuove chiavi di lettura della storia».
STEFANIA AOI Tratto da IL GIORNALE DI SARDEGNA
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