Nota Bene: La più antica attestazione delle launeddas ( il tipico strumento a tre canne della Sardegna) risale ad età nuragica. Il notissimo "Suonatore Itifallico" ritrovato a Ittiri , oggi esposto al Museo Archeologico di Cagliari, infatti, suona un flauto a tre canne. Questo fa presumere che i nuragici possedessero un sistema musicale che prevedeva l'accordo di tre note. Si pensi che il sistema musicale dei greci antichi accordava soltanto due note!
Grazie Mansardo, questa secondo me, è una delle più belle canzoni di De Gregori, ogni volta che la sento mi emoziona, piaceva molto anche a Lucio, ricordo che una volta disse che sarebbe stata una di quelle canzoni che avrebbe voluto scrivere lui, quindi quale migliore dedica se no "Santa Lucia"........
....una passeggiata fra la folla. Una folla indefinita. Una frittura di pesce, con la gente in fila, chi per il pesce, chi per un qualcosa che non so dirvi..un complessino sudato suona qualcosa..."qualcosa" è il titolo di una canzone. Il mare perpetua i suoi movimenti inesorabile, con lenti spruzzi di schiuma sulla sabbia quasi invisibile. Un via-vai di occhi.gambe, scarpe colorate, profumi, odori...penso ci sia una festa nel piccolo borgo, o forse mi è, come sempre, sfuggito qualcosa...Vedo una festa senza sentirla. Caramelle, torroni. Vino e birra..molto vino e molta birra. E' tardi.. c'è un rumore di vacanze, di una estate decadente, di gamberi surgelati dati per freschi. Il locale "tot" è pieno di gente, quello a sinistra ha solo tre coperchi. Forse nel primo la pizza è più buona...o forse costa meno. Le leggi incomprensibili della dinamica economica. Il mare è sempre li..risoluto e ascolta. Nel clamore di una notte d'estate il silenzio della mia anima è assoluto..penso agli splendidi "solchi di battente"sulle falesie del Golfo. freschi d'acqua e rugosi di sale ..ci penso mentre bimbi urlanti corrono via come foglie in autunno.Ma le foglie in autunno non mangiano i gelati. Penso ai solchi di battente, mentre donne sorridenti e abbronzate sciorinano gioielli... La strada si ripulisce con le ombre lunghe dei pini marittimi...mentre il mare nel suo eterno non dorme. L'eterno movimento della risacca. Ma finalmente ora mi riconosco. Nella penombra, lungo il sentiero ornato di Artemisia, verso casa. Quel silenzio antico.Ora so che la notte è in me. Come il mare.
Dolce domenica di luglio...amici/che di Suite. Vi porto questa notte, e il suo mare. anto So che è tardi....ma adoro il lieve tintinnio delle sartie sulle barche del porto..per questo non dormo.
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@ Anto....solo parole....che colpiscono e arrivano fino in fondo al cuore che toccano l'anima e mostrano la tua sensibilità, il tuo dolce e malinconico sentire.....il tuo silenzio.....la tua anima! Ti abbraccio fortissimamente forte!
....una passeggiata fra la folla. Una folla indefinita. Una frittura di pesce, con la gente in fila, chi per il pesce, chi per un qualcosa che non so dirvi..un complessino sudato suona qualcosa..."qualcosa" è il titolo di una canzone. Il mare perpetua i suoi movimenti inesorabile, con lenti spruzzi di schiuma sulla sabbia quasi invisibile. Un via-vai di occhi.gambe, scarpe colorate, profumi, odori...penso ci sia una festa nel piccolo borgo, o forse mi è, come sempre, sfuggito qualcosa...Vedo una festa senza sentirla. Caramelle, torroni. Vino e birra..molto vino e molta birra. E' tardi.. c'è un rumore di vacanze, di una estate decadente, di gamberi surgelati dati per freschi. Il locale "tot" è pieno di gente, quello a sinistra ha solo tre coperchi. Forse nel primo la pizza è più buona...o forse costa meno. Le leggi incomprensibili della dinamica economica. Il mare è sempre li..risoluto e ascolta. Nel clamore di una notte d'estate il silenzio della mia anima è assoluto..penso agli splendidi "solchi di battente"sulle falesie del Golfo. freschi d'acqua e rugosi di sale ..ci penso mentre bimbi urlanti corrono via come foglie in autunno.Ma le foglie in autunno non mangiano i gelati. Penso ai solchi di battente, mentre donne sorridenti e abbronzate sciorinano gioielli... La strada si ripulisce con le ombre lunghe dei pini marittimi...mentre il mare nel suo eterno non dorme. L'eterno movimento della risacca. Ma finalmente ora mi riconosco. Nella penombra, lungo il sentiero ornato di Artemisia, verso casa. Quel silenzio antico.Ora so che la notte è in me. Come il mare.
Dolce domenica di luglio...amici/che di Suite. Vi porto questa notte, e il suo mare. anto So che è tardi....ma adoro il lieve tintinnio delle sartie sulle barche del porto..per questo non dormo.
grazie Anto ... arrivano al cuore!
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“(…) Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” Antoine De Saint-Exupéry “Osare è la forza più grande …” Selene
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...grazie di cosa Sarti?...comunicare emozioni è come abbracciarti..chiedilo a M.Luisa ..a Mansardo...a Tizi...a tutti gli amici di Suite...chiedilo al tuo cuore. Grazie a te. Un bacio infinito. @Tizi...ricambio, sperando di farlo di persona. a.
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Mamma mia, tra un impegno e l'altro non riuscivo più a fermarmi qui, nella mia casa telematica. L'acquarello di Anto, così intenso, espressivo, garbatamente malinconico, illustra il mio concetto di estate. Un conto alla rovescia in attesa del ritorno del "silenzio antico". Che strano, da ragazzo la fine dell'estate mi metteva malinconia. Le spiagge si spopolavano, le mareggiate rifacevano il trucco alla battigia, le giornate si accorciavano, amici vecchi e nuovi ripartivano per tornare a casa, i locali rovesciavano le sedie sui tavolini e chiudevano i portelloni, spegnendo le loro insegne e le nostre giornate spensierate. Oggi, invece, attendo l'arrivo dell'autunno da fine giugno. Attendo che torni il profumo della pioggia, dell'erba bagnata, del bosco che si risveglia e che tenta invano di nascondere i funghi sotto le foglie. Attendo il caminetto acceso, l'odore della brace (da cui ho una forma di dipendenza) sui maglioni, sul pane, sui muri. La quiete. Il giusto silenzio.
Non sono solo parole, Anto. Sono emozioni, sentimenti. Non sono solo parole. Altrimenti non esisterebbe nemmeno Suite.
a si biri
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Grazie Fabio....in Suite tutti noi abbiamo qualcosa in comune. Estate, inverno, autunno,primavera....la nostra vita che scorre. Ma è piacevole "annegare" nelle emozioni, fresche o salate, allegre o malinconiche.Noi ci siamo. Colgo l'occasione per ricordarvi della meravigliosa notizia che circolava già da ieri nelle nostre case. Rossella tornerà a casa stasera. Nella sua vera casa, perchè in tutti questi mesi la sua casa è stata la moltitudine di cuori che ne custodivano ricordo e speranza....bentornata Rossella. a.
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Buon ferragosto, cari Suiters, ma soprattutto buona marcia di avvicinamento verso il fresco della pioggia, i carezzevoli profumi dell'autunno e il risveglio del Bosco...
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La notte si allunga in una vuota città di anime....è una scelta, la mia...ho lasciato la mia amaca a dondolare sopra le luci di un porto, al rumore delle sartie...stasera divido la notte con le migliaia di storni che dormono o cercano di dormire nella enorme gru di un ospedale in restauro, i rondoni hanno già scelto angoli ruvidi dei terrazzi dove tenersi..E' una notte in Italia anche questa...Un ferragosto sereno , amici/e di Suite...in attesa di un caminetto acceso...ma Mansardo...aspetta, aspetta ancora per un poco...anche l'estate regala emozioni...anto
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Caro Mansardo, la tromba di Paolo Fresu produce suoni inarrivabili, ogni volta che lo ascolto entro in una dimensione che solo la "grandissima musica" conosce. Inoltre questa fusione tra classico e jazz è qualcosa di grandissimo valore. Grazie per avercelo riproposto. Un caro saluto agli amici di Suite che ricordo sempre on affetto. Giuseppe
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Non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà.......
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Mamma mia, tra un impegno e l'altro non riuscivo più a fermarmi qui, nella mia casa telematica.
Si dipanano i giorni fra impegni e divertimenti, fra dolori e felicità, ma poi si torna là dove sai che del mondo si accoglie la sua magica variopinta poesia.
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Foto termostatica all'infrarosso delle mie amate piante del soggiorno. Fremono di vita e trasmettono energia positiva.
Estate 1991. Un'afosa sera d'agosto. Dovevo andare con un gruppo di amici ad assistere al concerto di Fabrizio De Andrè alla Fiera di Cagliari, evento naturalmente attesissimo. Io, con largo anticipo, avevo comprato i biglietti per me e i miei amici. Sin dal tardo pomeriggio i cancelli della Fiera furono presi d’assalto, come ampiamente prevedibile. L’area destinata al concerto, all’interno dello spazio fieristico, era ulteriormente recintata. C’era pertanto un doppio filtro: all’ingresso della Fiera un primo controllo soltanto visivo dei biglietti, all’ingresso dell’arena interna il controllo vero e proprio con il distacco dei tagliandi. I posti non erano numerati. Un’ora prima dell’inizio dello spettacolo furono aperti i cancelli esterni e io, con il biglietto bene in vista per non essere bloccato, mi precipitai di corsa verso l’ingresso dell’arena per occupare posti per me e la mia compagnia. Una volta giunto al varco della platea, mi resi conto di aver perso il biglietto durante la corsa sfrenata tra la gente: mi era sfuggito di mano ed era finito chissà dove! Guardai la calca che ormai mi aveva raggiunto. Il mio biglietto era là in mezzo, ma soltanto pensare di cercarlo faceva venire il mal di testa. Appena mi resi conto di essere senza biglietto, tornai faticosamente indietro per cercarlo, avvisando i miei amici di entrare e tenere un posto anche per me, casomai fossi riuscito a recuperare il biglietto. Ma farmi largo controcorrente in mezzo a quella fiumana era impossibile. Di cercare per terra, poi, neanche a parlarne. E così, dopo qualche minuto, lasciate sfilare le migliaia di persone che andavano a sedersi comodamente, rifeci il tragitto in direzione inversa, ispezionando palmo a palmo il selciato con crescente mestizia. Arrivai poco a poco sino al cancello esterno della Fiera dove, presumibilmente, mi era caduto il biglietto. Chiesi senza troppa convinzione agli addetti alla sorveglianza se per caso avessero rinvenuto un tagliando ancora intatto, ma ricevetti soltanto scrollate di spalle e distaccata commiserazione.
Ero ormai rassegnato a rinunciare in un modo così assurdo al concerto, quando notai, a ridosso di un muro, un pezzo di carta colorata accartocciato e calpestato, confuso in mezzo ad altre cartacce. Mi avvicinai con perplessa speranza e lo raccolsi. Lo aprii con cura, mentre il sangue riprendeva a circolare vorticosamente nelle vene. Marchiato da inconfondibili tracce di suole di scarpe, avevo in mano, intatto, il biglietto! Avevo ritrovato il biglietto! Incredulo, tirai un sospiro di sollievo di cui conservano ancora il ricordo all’Istituto Eliografico della Marina Militare e tornai all’ingresso dell’arena dove, finalmente, dopo che la maschera ebbe strappato il suo dannatissimo tagliandino, potei accedere anch’io alla platea. Mi diressi con aria trionfante verso i miei amici, un po’ preoccupati e raccontai con calma l’accaduto, mostrando il biglietto miracolosamente ritrovato. Soltanto allora prestai attenzione al numero di serie, molto basso. Controllai i biglietti dei miei amici. I numeri di serie erano molto diversi e tutti consecutivi perché appartenevano allo stesso blocchetto. Ero certo di questo, avendoli acquistati personalmente. Mancava solamente un numero della sequenza: il mio. Il biglietto che avevo appena ritrovato non era lo stesso che avevo perso poco prima.
Firma di Mansardo
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Inserito il - 13/07/2012 : 22:17:15
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