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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 16/05/2008 : 17:16:11
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NB:Non ho trovato altri post sulla carapigna , se fosse argomento già trattato scusate !
La carapigna è un sorbetto che anticamente faceva le veci del gelato o del sorbetto. E' un'invenzione sarda , peraltro antichissima che risale al 1600 , e pare abbia avuto origine a Aritzo . Questa preparazione era anche molto importante nell'economia del paese . Si conservava la neve -durante l'inverno - in grosse buche che venivano ricoperte con felci e arbusti . D'estate si trasferiva una quantità di neve in un contenitore ( su barrile) di legno ,e sopra in un contenitore di zinco ( sa carapignera ) venivano versati gli ingredienti del sorbetto : acqua , limone e zucchero. Il lavoro de "is carapigneris " era lungo e faticoso , si doveva mescolare il tutto fino a ottenere il sorbetto , una massa non gelata ma omogenea e senza grumi. Occorrevano circa due ore per completare il lavoro e molto spesso a farlo erano dei bambini . Si vendeva soprattutto durante le feste .
Ps :Anche oggi è altrettanto buona e facile da preparare !
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Ela
Moderatore
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Inserito il - 16/05/2008 : 17:49:29
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veramente ne avevamo parlato ed anche a lungo con foto varie....ma anche io non sono riuscita a trovare la discussione....forse è andata persa!!!!
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Lago Flumendosa
Nurri (Ca)
..un'altro meraviglioso angolo di Sardegna |
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annika
Nuovo Utente
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Inserito il - 16/05/2008 : 17:56:19
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Sinonimi: Astròre (in sardo: neve)
Territorio interessato alla produzione: Intero territorio regionale con particolare riferimento alla zona di Tuili, di Aritzo e delle Barbagie.
Descrizione sintetica del prodotto Sorbetto al limone di colore bianchissimo e dalla caratteristica consistenza simile a quella della neve fresca. Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura Si prepara una limonata con acqua, zucchero e limone. La limonata viene inserita in un contenitore d’acciaio (un tempo di piombo e poi di alluminio) detto sorbettiera, che viene chiuso ermeticamente con un coperchio d’acciaio e dei panni. La sorbettiera viene inserita in un altro contenitore di legno a forma di barilotto (in sardo: barrile). Sul fondo del barilotto e intorno alla sorbettiera viene inserito del ghiaccio a pezzi, che viene poi cosparso di sale. A questo punto si inizia a girare la sorbettiera molto velocemente e con energia, di modo che il contenuto cominci a ghiacciare. Dopo circa 40 min. la sorbettiera può essere aperta e il contenuto sminuzzato, con delle palette d’acciaio prima e poi di legno, affinché il prodotto sia il più soffice possibile, di consistenza simile a quella della neve fresca.
Materiali e attrezzature per la preparazione e il condizionamento La carapigna viene preparata e servita al momento (normalmente all’aperto, durante le feste paesane). La limonata può essere preparata all’interno di locali chiusi, e trasportata dentro contenitori sigillati, per essere lavorata vicino al punto vendita, spesso appunto in bancarella di una festa paesana. Metodiche omogenee e regole tradizionali da oltre 25 anni La carapigna è sicuramente un prodotto molto antico. Questo fatto è testimoniato sia dagli anziani che dichiarano di averla conosciuta fin da bambini, sia dall’arcaicità della tecnica di lavorazione.
(fonte) Regione Autonoma della Sardegna - Ersat, Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura.
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Ichnos
Salottino
Utente Attivo
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Inserito il - 17/05/2008 : 00:37:34
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Quando la sardegna insegna...........sapete amici che anni fà,su una mia scommessa personale sono voluto andare a conoscere la storia del sorbetto (essendo la carapigna di casa) e sentite sentite il sorbetto è proprio la carapigna originariamente si trattava infatti di acqua e limone,ma.......non zuccherata,come dissetante nei periodi di grande caldo,lo zucchero è arrivato molto tempo dopo e x dire il vero nei primi periodi della comparsa dello zucchero,il sorbetto non era tanto gradito,veniva considerata cosa pro is erriccos e quindi in parte anche boiccotata,ma i gusti cambiano amici miei.......w sa carapigna e w sa sardigna
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Si fidi a modu de ti ke furare komente Paride a s ermosa Elena
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 17/05/2008 : 11:36:53
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| ICHNOS ha scritto:
Quando la sardegna insegna...........sapete amici che anni fà,su una mia scommessa personale sono voluto andare a conoscere la storia del sorbetto (essendo la carapigna di casa) e sentite sentite il sorbetto è proprio la carapigna originariamente si trattava infatti di acqua e limone,ma.......non zuccherata,come dissetante nei periodi di grande caldo,lo zucchero è arrivato molto tempo dopo e x dire il vero nei primi periodi della comparsa dello zucchero,il sorbetto non era tanto gradito,veniva considerata cosa pro is erriccos e quindi in parte anche boiccotata,ma i gusti cambiano amici miei.......w sa carapigna e w sa sardigna
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Grazie Maestro Ichnos , veramente fonte inesauribile !
Sorbettiere in stagno o zinco [ source Museo Etnografico Aritzo]
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 02/05/2009 : 19:49:47
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Chiedo scusa per il ritardo, con cui intervengo alla discussione, ma avendo letto solo ora.....non posso non dire la mia......apportando alcune precisazioni a quanto detto da altri sull'argomento. Premetto che....sono uno dei pochi "carapigneris" ancora in attività, di origini aritzesi, discendente diretto di Sebastiano Onano detto Tiu Tanu (n.01/02/1884 m.15/12/1969)(mio nonno Materno) e di Salvatore Pranteddu detto Litteddu (n.03/04/1919 m. 04/09/1986) (mio Padre), Ultimi Carapigneris della vecchia tradizione, e quindi a tutti i titoli erede di questa antica tradizione, per la quale nutro profonda passione. I° Sa Carapigna non è un sorbetto ma bensì una granita II° Su Barrile non è un contenitore per il trasporto del ghiaccio(neve conservata), ma bensì uno strumento atto a contenene la sorbettiaera detta anche carapignera circondata ai lati ed in basso da un' insieme di ghiaccio e sale. Il trasposto del ghiaccio veniva fatto con dei sacchi in cui lo stesso veniva impagliato per coibentarlo, protegendolo così dal caldo e dal vento, che poi venivano posti a dorso di un cavallo. III° La massa deve essere gelata al punto giusto tanto che, a lavorazione ultimata, la carapigna rimanga attaccata in modo considerevole alla paletta di legno, senza scivolare via. IV° Non è assolutamente vero che molto spesso a fare la lavorazione della Carapigna fossero dei bambini, in quanto molto faticosa, è invece vero che anche io, sin da bambino, ho iniziato ad apprendere i segreti di quest'arte, guardando sempre e provando di rado, quando gli adulti potevano dedicarci del tempo all'insegnamento. V° Il prodotto è di origine araba, ma arrivò in Sardegna con gli spagnoli, che a loro volta ne appresero l'arte durante la dominazione araba in Spagna, nel 1600. Gli Aritzesi ne carpirono i segreti presso i palazzi della nobiltà spagnola a Cagliari, dove erano costretti a recarsi per il trasporto del ghiaccio proveniente dalle nevi conservate del Gennargentu. Cosa che iniziarono, con l'industriosità che è da sempre loro riconosciuta, a far conoscere presso la popolazione durante le feste patronali dei nostri paesi. Quanto detto prima è dimostrato da una lettera reperita c/o l'archivio regio di Cagliari. Infatti in una lettera del 4 luglio 1800 L'arrendatore neviero Ghiani si lamentava con l’intendente perché due cavallanti, Sebastiano Mereu e Antonio Maria Nieddu, si erano rifiutati in quanto miliziani di effettuare il trasporto della neve, quando invece si poté appurare che uno se n’era andato per i suoi affari e l’altro «se ha hido à hacer carapiña à San Constantino» (Se n’è andato a fare carapigna alla festa di San Costantino). VI° (Con tutto il rispetto per il Maestro Vacca e per la sua professionalità) La bevanda è sempre stata zuccherata, in quanto, tecnicamente parlando, senza lo stesso non ne sarebbe possibile la produzione, si otterrebbe un qualcosa di completamente diverso nella sua struttura, sicuramente non una granita ( il maestro su questo ci può insegnare qualcosa).
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visitate i seguenti link: http://www.google.com/profiles/GrazianoPranteddu Visitate i forum...."Sa Carapigna" e "Torrone e dintorni........" Non vorrei che morisse il forum "Sa Carapigna"......c'è ancora tanto da dire......Aiutoooooo. |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 02/05/2009 : 22:41:59
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queste sono alcune mie foto mentre faccio la carapigna
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Modificato da - Barbaricina in data 03/05/2009 07:17:12 |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 02/05/2009 : 22:58:51
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altra foto della Carapigna
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 02/05/2009 : 23:33:15
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altre immagini della carapigna...stessa manifestazione
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 02/05/2009 : 23:46:32
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altra e per oggi ultima immagine della carapigna
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Grodde
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Inserito il - 03/05/2009 : 00:08:49
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Penso che in origine non fosse tipica della sola Barbagia, ad esempio qui nel cuore del Mejlogu sulla cima del monte Pèalu si conserva "sa niera" che è una sorta di pozzo largo una decina di metri e profondo 4 o 5, con le pareti rivestite di mura a secco, dove veniva conservata e pressata la neve fino a farla diventare ghiaccio compatto, poi sa niera veniva coperta con vari strati di paglia e terra e in queste condizioni il ghiaccio poteva conservarsi per molti mesi. E veniva poi utilizzato per la preparazione de "sa carapigna". Ora non nevica più come una volta e sa niera è in stato di abbandono da tempo immemorabile Mi sembra che anche sulla cima del Montiferru ci sia una località detta sa niera, immagino che anche li ci fosse uno di questi pozzi per la conservazione del ghiaccio, è possibile che ci fosse una niera in ogni zona della Sardegna dove è presente un monte piuttosto alto, che grazie alle basse temperature garantite dall'altezza poteva permettere una migliore conservazione del ghiaccio
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Modificato da - Grodde in data 03/05/2009 00:10:02 |
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McCurry
Salottino
Utente Master
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Inserito il - 03/05/2009 : 00:11:55
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Ho assaggiato Sa Carapigna in varie manifestazioni, l'ultima volta a Sestu, fatta da Aritzesi DOC,, devo dire che è Buonissima!!
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Gli specchi farebbero bene a riflettere prima di rimandarci la nostra immagine. (Anonimo) |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 03/05/2009 : 00:40:04
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GIUSTO GRODDE ......INFATTI COME HO SCRITTO PRIMA ...E' UNA GRANITA DI ORIGINE ARABA........LA CUI RICETTA GLI ARITZESI CARPIRONO AGLI SPAGNOLI.......E POI SICURAMENTE CI SONO STATE ALTRE IMITAZIONI PIU' O MENO REALI...PER QUANTO RIGUARDA LE NEVIERE.........ESISTEVANO IN PIU' PARTI DELLA SARDEGNA ....MA LE UNICHE CHE GARANTIVANO.......L'APPROVVIGIONAMENTO OGNI ANNO....ERANO QUELLE DI FUNTANA CUGNADA....AD ARITZO ...SUL GENNARGENTU
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Modificato da - Barbaricina in data 03/05/2009 07:15:45 |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 03/05/2009 : 00:45:26
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CARO McCurry, CHISSà COSA DIRAI....QUANDO ASSAGERAI LA CARAPIGNA DOC..................DICO QUESTO PERCHE' SO DI CHI PARLI..........BRAVI RAGAZZI....VOLENTEROSI.....INTRAPRENDENTI......CON TANTA INVENTIVA.........MA A CUI NESSUNO A MAI DATO LA VERA RICETTA DELLA CARAPIGNA........QUELLA SI TRAMANDA SOLO DI PADRE IN FIGLIO...........E LORO ....PURTROPPO PER LORO.......NON HANNO ANTENATI CHE ABBIANO POTUTO FARLO.......
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Modificato da - Barbaricina in data 03/05/2009 07:16:15 |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 03/05/2009 : 21:13:04
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN STUDI SARDI
P. FILIGHEDDU, L. GASPERINI, P. MARCIALIS
LA CARAPIGNA, GRANITA DI ARITZO. PRIMI RISULTATI DI UNA RICERCA ETNOGRAFICA
(Estratto da STUDI SARDI - Vol. XXIX - Anno 1990-91)
Origini della privativa della neve in Sardegna
La privativa della neve in Sardegna nacque ad Aritzo nel 1636 da un’iniziativa imprenditoriale privata degli aritzesi Gerolamo Pirella, Antonio Cuy Lay e Giovanni Bachisio Fadda. Il documento che certifica la nascita de1l’«arbitrio della neve», datato 1696 ma relativo ad avvenimenti del 1636, è conservato presso l’Archivio di Stato di Cagliari. Secondo l’importante fonte, che qui riportiamo nell’ampio re-gesto del Pinna, Gerolamo Pirella, Antonio Cui Lai e Giovanni Bachisio Fad¬da scavarono a proprie spese alcuni pozzi nelle montagne di Aritzo per conservarvi la neve» Chiesero indi al re Filippo IV nel 1636 di stabilire l’arbitrio, o privativa, per la provvista della città di Cagliari, e ne ottennero essi stessi la concessione regia, versando all’uopo alla regia cassa la somma di 35.000 reali. La durata della concessione era per tutta la loro vita ed, in seguito, per quella di altre due persone designande da loro. Ben presto rimase però unico concessionario Gerolamo Pirella, che acquistò i diritti dei suoi consoci. Essendo egli morto senza designare i suoi due successori, usufruì della concessione la sua figlia primogenita Margherita Pirella e, deceduta questa, avanzò le sue pretese la secondogenita Antonia, cui si oppose il Regio Fisco. Ne segui una lunga lite, che fu troncata però da una carta reale di transazione, in data 11 ottobre 1666, con la quale si asse¬gnava la metà dei proventi dell’arbitrio alla Pirella, e l’al¬tra metà all’erario. Così rimase devoluta al R. Patrimonio questa gabella. In progresso di tempo la presa e la conser¬vazione della neve si faceva anche sulle montagne di Parte Olla ed in quelle di Fontana Cungiada, e si avanzò pure il numero di pozzi sul Gennargentu, tanto che nel 1704 si rinnovarono i sette pozzi già esistenti e se ne costruirono altri tre .
Il documento è importante, anche perché ci mostra come l’origine del demanio fosse legata alle necessità di approvvigionamento della città di Cagliari, così che nello stesso tempo in cui nacque la privativa della neve, così nacquero anche i cavallanti, ossia i trasportatori che quotidianamente, spesso viaggiando anche di notte, portavano la neve alla Corte Viceregia e alle pubbliche rivendite della città di Cagliari. Detti cavallanti altro non erano che gli abitanti di Aritzo e di Belvì proprietari di animali da trasporto, comandati a turno dall’appaltatore per far fronte alle quotidiane esigenze del trasporto della neve. In altre parti del documento, non riportate dal Pinna, si afferma che quello del 1636 fu il primo tentativo di sfruttamento della neve nell’isola. Si ricorda inoltre, a dimostrazione della necessità di un regolare approvvigionamento di neve nei mesi estivi, che nel corso di un importante ricevimento a corte si dovette ricorrere al salnitro nero per rinfrescare le bibite. Queste notizie sono in parte confermate da un lungo resoconto del 9 febbraio 1757, con il quale l’Intendente Generale comunicava al Re le richieste notizie «sull’origine, progresso ed economica direzione della Gabella della neve» . Risulta da questo documento che la nascita della gabella risa¬le al 1703, quando dopo la morte dell’ultima concessionaria Antonia Pirella «si è devoluto al Regio Patrimonio il suddetto diritto, e Giuseppe Mammelli di Orani lo prese in arrendamento». Al Mammelli succedette «un certo Marcello del detto luogo di Orani associato con Leonardo Detori di lui suocero, e Cristoforo Lecca [.....] poscia subentrò Salvador Espanu colla Sigurtà del Conte di Monteaguto e di Don Giovanni Carmicer, e terminato il contratto di questo si è deliberato altra volta l’arrendamento a farsi dei suddetti Detori, e Lecca nel qual tempo segui l’ingresso delle gloriose armi di S.M. in questo Regno». Il documento specifica che dal 1723 in poi non «si è potuto sapere le circostanze a cagione che questo genere della neve è sempre stato insieme con tutti gli altri redditi patrimoniali arrendato»» La successione degli arrendatori, tuttavia, è da considerarsi parziale e non priva di diverse inesattezze, e contrasta in più parti con un altro documento, proveniente dal medesimo fondo, il quale riporta invece, in ordine cronologico dal 1693 la 1754, i seguenti nominativi: Giuseppe Pirella (poi riconfermato); Ignazio Balia; Cristoforo Lecca; Angelo Animondo; Baldassarre Almerin; Angelo Animondo; Salvatore Loy; Cristoforo Lecca; Tommaso Belloni; Pietro Giovanni Minello; Giuseppe Camedda; Michele Guessa; Ignazio Pisà; Paolo Sando; Giovanni Battista Postillon; Giovanni Battista Pranteddu; Domenico Valeri, Tutti con incarico triennale tranne gli ultimi due, che ottennero l’appalto per sei anni. In un atto del 1750, tuttavia, l’arrendatore per quell’anno risulta invece essere tale Juan Estevan Massa, evidentemente subentrato prima della naturale scadenza del 1754 al Valerio. Prima del 1693 . ferma restando la titolarità di Antonia Pirella nel godimento della metà dei proventi della neve, l’altra metà era stata appaltata di tre anni in tre anni a Giovanni Bellot¬to (1663); Giovanni Gallus; Ambrogio Nau; Giovanni Seque; Pietro Ibba (per due trienni); Salvatore Lay; Luigi De Medina; Salvatore Lay … Di certo comunque sappiamo che nel successivo 1755 si passò alla gestione cosiddetta in economia, e l’Intendente Generale tentò per conto del Regno un’incetta di neve nei monti di Olla, che tuttavia si chiuse con delle perdite «per la cattiva qualità della neve caduta in detti monti» . Fu forse in seguito a questi negativi risultati che nel 1757 si decise di reintegrare la gabella della neve, e di affiggere i relativi «filetti invitativi» avendo cura che fossero pubblicati anche «in Aritzo, dove cade la neve più condensata ed in maggiore quantità» ........................dei nuovi appalti venne così concesso nel 1759 a Marco Antonio e Giuseppe Agostino Guiani, di Aritzo, che lo mantennero fino al 1763 . Seguirono nel periodo 1764-1775 il notaio Giorgio Podda, di Aritzo; nel 1775-1780 Giovanni Antonio Frau Calvo di Cagliari; nel 1781-1786 ancora Giorgio Podda; nel 1787-1792, senza licitazione per mancanza di concorrenti, Don Emanuele Guiani, di Aritzo (Ghianio Giani in altre carte), ancora in carica nel 1793-74, sempre per mancanza di concorrenti, e poi riconfermato per gli anni 1795-1798, 1799-1804, 1805-1810; nel 1811-1814 Don Antonio Galisai, di Aritzo; nel 1815-1820 Cristoforo Onanu; nel 1821-1826 Carlo Corona, che nel 1822 cedette l’appalto a Michele Aledda Virdis e Pietro Antonio Sulis di Aritzo; nel 1827-1844,
………..omissis……. I karapigneris oggi ancora in attività sono due, rimasti soli a coltivare con la bontà e la genuinità del loro prodotto, il piccolo spazio lasciato libero dalla grande industria, che ormai vende i suoi alimenti gelati fin nelle più sperdute località dell’isola. Sono gli ultimi eredi delle grandi dinastie dei karapigneris di Aritzo, quelle dei Paba, dei Mameli, dei Pranteddu, fino a ieri acerrimi concorrenti e oggi associati per tener viva, nella piena coscienza del valore anche culturale del proprio mestiere, una tradizione a cui è legata la storia stessa di molte delle generazioni che nel succedersi dei secoli hanno popolato questo estremo lembo della montagna sarda.
PIERANGELO FILIGHEDDU LUISA GASPERINI PIERO MARCIALIS Nota a margine (di Graziano Pranteddu) . I Pranteddu sono eredi della dinastia degli Onano. In Quanto il primo dei Pranteddu Karapigneri, Salvatore Pranteddu detto “Litteddu”, di professione torronaio ambulante, mio padre, era genero di Sebastiano Onano detto “Tiu Tanu” (figlio di Giuseppe Onano) (fratello di Tiu Cabanu ) che, essendo padre di cinque figlie femmine Angelina, Maria, Giuseppa (Peppina), Bonaria Giovanna (mia madre) e Gesuina, ebbe in lui l’unico genero disposto a seguire la tradizione familiare, grazie al quale tramite i suoi figli e nipoti ancora oggi continua e viene divulgata anche tramite i moderni mezzi di comunicazione
(www.carapigna.it e-mail : g.pranteddu@carapigna.it g.pranteddu@tiscali.it ) Altri link da visitare: http://www.marellagiovannelli.com/m...eetisane.php
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Modificato da - Barbaricina in data 04/05/2009 07:28:59 |
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saludos
Utente Medio
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Inserito il - 03/05/2009 : 21:57:07
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Oggi due foto antiche sempre sul tema de Sa Carapigna
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