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goiana
Nuovo Utente
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Inserito il - 19/04/2008 : 15:01:55
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"...e s'ippo testuine m'aggradaia de andar' a bellu, chene presse peruna"
"se fossi una tartaruga mi piacerebbe andare tranquillamente, senza nessuna fretta"
"In quei momenti la Divina Provvidenza mi prendeva e mi lasciava , giocava con me come un gatto affamato gioca con un topo morto. Provavo senza riuscire, a riporre in Cristo ogni mia preoccupazione, lo imploravo di avere cura della mia anima che non arrivava a capire il fine ultimo di un disegno divino che sporcava la sua gloria con la morte di creature innocenti come Pauledda. Anche la notte, quando mi distesi digiuno sul giaciglio, la fede e la ragione continuarono a scorticarsi a vicenda in un duello senza regole. Il pensiero della vendetta si lasciava sgambettare da quello del perdono per poi rialzarsi sputando fuoco e piombo. Perchè Dio permette il male fisico e morale? Gesù Cristo che è morto e risorto per vincere il male, è stato sacrificato invano! La fede mi riportava la certezza che Dio permette il male solo quando è sicuro che dallo stesso male ne trae il bene, ma quelle vie mi parevano sconosciute e rimandate alla vita eterna. Io sentivo crescermi dentro la voglia di una giustizia impaziente e terrena".
( Cristolu- S. Niffoi)
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Spesso ciò che ci piace, piace quando è fatto, mentre si fa, dispiace. |
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Regione Sardegna ~
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Nuragica
Moderatore
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Inserito il - 20/04/2008 : 00:33:15
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Nello stralcio che segue Marcello Fois da voce ai pensieri di Bustianu , (Sebastiano Satta) protagonista del romanzo.
Ed ecco un'altra estate. Ed eccomi seduto in cima al colle. Da quassù tutto sembra dolce e dolente. Tutto ritorna di un nitore impietoso. Ed eccomi ancora a ferirmi di tanta bellezza, qusi stordito, quasi annichilito. Che quest'immensità pare impossibile da raccontare: enormità contro pochezza. Sublime che colpisce al ventre e al petto. Spazio, spazio, spazio sotto al mio sguardo. Spazio troppo esorbitante anche per il mio corpo massiccio. Valle azzurra come l'unica divinità alla quale sia giusto inchinarsi. Che se non fossi un uomo potrei piangere. E a volte lo faccio proprio perchè sono un uomo. Aspiro con le narici e mi pare che tutto quell'azzurro e quelll'onda verde e quella sinuosità paglierina mi entrino in corpo e costruiscano versi. Parole come respiri e labbra che tremano appena accarezzate dai colori. Che questa terra è il mio penare e il mio gioire. Insieme. E mi attrae e mi respinge.Insieme. E la maledico, la maledico poi l'adoro. Donna crudele, madre avvolgente,amante esigente. Sterile e scomposta, buttata sul mare come una mondana fra le coltri. Galleggiante in mezzo al mare come un bastimento alla deriva. Terra come mare. Terra come mare limpido di smeraldo e tremolante d'oro......... ....................................................................................... Imito il suo oscillare col busto come un folle ipnotizzato dalla scia spumosa che asseconda il fendente della carena e sia tentato di proietarsi contro quel vuoto pieno. Farsi sostenere dal niente cromatico, sfuggire a quella stabilità basculante e affidarsi ai flutti..........E il naufragar m'è dolce...
Dal romanzo Sempre caro di Marcello Fois
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Modificato da - Nuragica in data 20/04/2008 00:37:03 |
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Chiesa San Mauro - Monte Corona
Gesico (Ca)
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 25/04/2008 : 20:11:36
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“ Ieri la tua Melisenda non ti ha scritto perché…era occupata a fare il pane . Ho letto, al loro arrivo , le tue lettere e la cartolina nella cucina rustica . Le donne hanno subito notato il cambiamento del mio umore . E veramente , amore mio , anche se lontano riesci a darmi coraggio e serenità . Ti scrivo mentre Titì e Maria , vicine a me , fanno i compiti . Oggi hanno vacanza perché è il genetliaco del Re.. Fuori c’è vento e il cielo è grigio , ma la camera è tiepida e silenziosa e potremmo essere felici se tu non fossi lontano… Ho tanto desiderio di un buon concerto , in una bella sala in penombra , con le mani strette tra le tue : ho desiderio di cose belle…Mi fa tristezza pensare che tutta la vita le ho sognate inutilmente . Ma ho tanta voglia di vivere e so che guarirò di tutte le pene che hanno piagato la mia anima … Ieri e avantieri non ho ricevuto posta ma sono sicura di riceverne oggi . Mai più avrei pensato di attendere il portalettere con tanto batticuore , dopo tredici anni di matrimonio , con quattro bambini e …la mia età. Ma non pensare che io vada di corsa ad incontrarlo : anzi , non mi muovo nemmeno ( chissà perché ) ma col respiro sospeso attendo che mi portino la lettera . Il vicinato comincia a destarsi , qualche carro rotola per la strada e ogni tanto si sente lo scalpicio di un cavallo o di un asinello . Fra poco suoneranno le campane per la messa e io andrò a preparare la colazione . Troverò il fuoco già acceso perché questa notte facevano il pane d’orzo . Penso che tu l’avresti mangiato volentieri , che ti saresti seduto un po’ vicino al fuoco a chiacchierare con le donne ….e tante altre cose . Non credere però che non sia contenta che tu abbia ripreso la tua strada e, lontano , abbia ritrovato te stesso …Ma quante chiacchiere questa mattina ! Mi pare di vederti un po’ sorridente , un po’ distratto , ascoltare questo mulino a vento di tua moglie che ti dice tante sciocchezzuole .”
Da “ Lettere d’amore e di guerra “ di Simonetta Giacobbe . 1992 , Cagliari , Editrice Dattena.
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silvana
Salottino
Utente Medio
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Inserito il - 25/04/2008 : 22:31:51
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Sul Supramonte,nel cuore aspro del montano Gennargentu,a novembre del 1913era già inverno.Un inverno secco con certe notti di stelle fredde che imbiancavano di gelo i picchi della montagna.Non c'era neppure vento,la notte del 6.Si sentiva chiaramente il bramire delle volpi affamate che i fuochi dei pastori,resi più vigili e insonni dalla possibilità di un agguato,ricacciavano nelle tane. Dagli ovili della valle venivano su latrati di cani,rari scampanii di greggi a riposo intenti a scuotersi di dosso l'umidore della guazza. Nessuna voce umana in quelle vaste lande di pietra e terra arida,sotto quel cielo impassibile,indifferente alla sua stessa bellezza: il liquido silenzio umano delle notti in Barbagia che sembra quasi ubbidire alla quiete della luna,o del buio,se la luna non c'è. Ma per Paska............... Franco Fresi "banditi di Sardegna"
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Panorama
Gadoni (Nu)
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 12/05/2008 : 09:24:58
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La donna che dorme nel cielo Appare in nascite fugaci Indica lampi ad ogni primavera Dissemina colore Tesse i ritmi d'amore Diventa litania di melodie E dopo si riposa sottovoce. E noi siamo felici Perchè gli uomini non possono vederla.
[Alberto Masala , Taliban ]
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alamar34
Salottino
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Inserito il - 13/05/2008 : 12:40:23
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"I pastori del resto, non avevano paura di loro. Sono più forti dei banditi, i pastori: sono quasi i loro padroni, poiché ne conoscono i passi, le vicende, sono spesso loro ospiti e protettori; possono, dal loro posto fermo di osservazione, coglierli al passaggio e vendicarsi facilmente se ricevono da loro qualche torto".
Dal libro "Marianna Sirca" di G. Deledda
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Capo Caccia
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asia
Salottino
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Inserito il - 13/05/2008 : 12:53:09
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| Marialuisa ha scritto:
La donna che dorme nel cielo Appare in nascite fugaci Indica lampi ad ogni primavera Dissemina colore Tesse i ritmi d'amore Diventa litania di melodie E dopo si riposa sottovoce. E noi siamo felici Perchè gli uomini non possono vederla.
[Alberto Masala , Taliban ]
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Semplicemente splendida!
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Bobbore
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Inserito il - 13/05/2008 : 14:38:14
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La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l’uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d’uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa; sì, la giornata dell’uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti.
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BoBBoRe |
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annika
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Inserito il - 13/05/2008 : 14:58:21
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"da : La Pelle Intera " di Giulio Angioni...ed. Il Maestrale..
Quì seduto su un banco io mi tappo le orecchie con le mani,chiudo gli occhi,mi concentro sul gusto e sull'olfattoe quando mi riesce,mi riesce di tornare a poco a poco a tutto il mondo del mio mangiare laggiu' a casa,il mangiare festivo e feriale,i grandi pani bianchi di Sanluri, il cannonau di Ierzu e Nuragus di Ortueri,funi di salsiccia Mandanese,raffiche di olive in salamoia,malloreddus rugosi,favette giovani di marzo,porchetto e agnello accarraxau,arselle e cozze di S.Giusta,pesci di Oristano cotti su graticole di festa,arance di Milis,torrone di Tonara,sospiri di Ozieri e Arantzada nuorese....e in tutta questa abbondanza poter scegliere,decidere cosa mangiare..come non ho mai fatto in vita mia,a quattro ganasce,a quattro palmenti,decidere fare le mie scelte......finche' mangiando la mia stessa fantasia, ecco che stamane mi ritrovo in mano,un foglietto piegato,l'apro,spalanco gli occhi e leggo cubitale :- Piombo nella schiena del corvo traditore-e mi sento una canna di fucile nella schiena,mi va' di traverso tutto quanto e faccio appena in tempo ad uscire fuori a vomitare davvero...cio' che ho solo pensato di mangiare.
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"I confini ? esistono eccome !!! " Nei miei viaggi ne' ho incontrati molti..e stanno tutti nella mente degli uomini. (Lizard) |
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Marialuisa
Utente Master
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Inserito il - 27/05/2008 : 10:35:19
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Ho vissuto coi venti, coi boschi , con le montagne , ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo , ho mille e mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre , alle rocce , per ascoltare la voce delle foglie , ciò che raccontava l’acqua corrente , ho visto l’alba e il tramonto , il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne ; ho ascoltato i canti e le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo, e così si è formata la mia arte, come una canzone od un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo .
da” La mia Sardegna “ di Grazia Deledda
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